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IL NUOVO TRENO POP ARRIVA A BARI

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Più scattante e quindi più puntuale, più sicuro per i passeggeri, grazie alle 32 telecamere di sorveglianza, più affidabile, grazie alla maggiore tecnologia presente a bordo e più ecologico, consumando il 30% di energia in meno rispetto ai treni tradizionali. Sono le caratteriste principali che rendono il nuovo treno Pop di Trenitalia, il migliore treno che c’è in Europa. La presentazione del nuovo convoglio per i pendolari, questa mattina in piazza della Libertà a Bari, con il presidente e l’amministratore delegato di Trenitalia, Tiziano Onesti e Orazio Iacono, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, l’assessore regionale ai Trasporti, Gianni Giannini e il vice sindaco, Pierluigi Introna. La presentazione, in occasione della nona tappa in Italia e terza al Sud del road show #lamusicastacambiando (30mila le persone che hanno visitato il convoglio in scala reale) è stata anche l’occasione per siglare il contratto di servizio fra Regione e Trenitalia, in vigore fino al 2032, che permetterà più investimenti per il trasporto regionale, in modo da permette un rinnovo della flotta dei treni per i pendolari, un progressivo aumento dell’offerta e un miglioramento delle performance di qualità.

Inoltre, il contratto consentirà a Trenitalia, facendo affidamento sul flusso di cassa costante definito nel tempo, di programmare investimenti per 350 milioni di euro da destinare tra l’altro, al rinnovo della flotta con l’acquisto di nuovi treni: circa 288 milioni, di cui 123,5 finanziati dalla Regione Puglia, che serviranno per l’acquisto di 46 nuovi treni (43 Pop e 3 Jazz) e interventi di revamping per il miglioramento del comfort del viaggio. Saranno 43 in totale, i nuovi treni in consegna a partire dal 2021 con i primi 12 Pop che affiancheranno i 3 Jazz, che circoleranno sulle linee pugliesi da 2019, riducendo l’età media dei convogli dai 29 anni del 2017 ai 4 anni tra il 2022-2023. Ulteriori 62 milioni di euro sono previsti per le revamping e manutenzione ciclica dei treni, informatica e tecnologica e interventi sugli impianti. “Noi – ha detto Iacono – siamo partiti 4 anni fa per rilanciare il trasporto regionale in questo Paese. Siamo l’azienda del Paese. Al centro degli obiettivi e delle strategie – ha spiegato – ci sono i pendolari. Dopo aver realizzato l’alta velocità – ha continuato – che ha cambiato questo Paese, ora l’obiettivo principale è quello di cambiare la qualità di vita dei cittadini e dei pendolari che sono oltre un milione e mezzo al giorno che viaggiano sui nostri treni. E questo – ha aggiunto – lo stiamo facendo in tutta Italia. Questo contratto – ha sottolineato l’amministratore delegato di Trenitalia – ci permette di poter investire tanto per il rinnovo totale della flotta. Quindi nuovi treni – ha spiegato – più confort, più servizi e più qualità per i pendolari di questa regione”.

“La Puglia infatti – ha ribadito – sarà la regione con l’età media della flotta più bassa d’Italia (4 anni, ndr). In questi anni – ha concluso Iacono – abbiamo lavorato talmente tanto sulla macchina industriale grazie alle persone che lavorano in questa regione che ci ha permesso di arrivare ad avere la Regione con il più alto livello di regolarità di servizio: il 99,4% di corse vengono effettuate, nonostante l’età media della flotta attuale sia di 29 anni”. “Questo treno Pop – ha detto il presidente Emiliano – mi riporta a popolo, che per me rappresenta quell’energia senza la quale non ci sarebbe la gran parte delle cose che esistono. Il treno – ha continuato – è il mezzo della gente che non può permettersi altri mezzi di trasporto, ma è anche il mezzo che permette la nascita di relazioni. Io spero – ha sottolineato – che questi treni viaggino anche nelle giornate di festa. Abbiamo partecipato a un investimento importantissimo – ha continuato – per garantire alla cittadinanza il diritto di muoversi, che è un diritto costituzionale. Affidiamo i pugliesi a Trenitalia – ha concluso Emiliano – che sono la cosa più preziosa che abbiamo”

ACQUE POTABILI, AL VIA MONITORAGGIO IN CALABRIA

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TIM, Olivetti e NTT DATA Italia, in collaborazione con il gruppo di ricerca “Gestione Sostenibile delle Risorse Idriche” del Dipartimento di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio e Ingegneria Chimica dell’Università della Calabria e con la società Acque Potabili Servizi Idrici Integrati, hanno avviato il primo servizio sperimentale di monitoraggio delle acque potabili su utenze residenziali nel Comune di Rende (CS),  applicando sul campo un nuovo modello matematico in grado di stimare il consumo e la domanda di acqua su base oraria, elementi fondamentali per nuove modalità di offerta dell’acqua potabile.

“Grazie all’introduzione di questo servizio, basato su contatori di nuova generazione che effettuano e trasmettono in tempo reale misure di consumo, pressione e portata – si legge nella nota – sarà possibile monitorare lo stato della rete idrica del comune di Rende in modo da individuare tempestivamente le potenziali perdite di acqua e contrastare le eventuali frodi, con significativo risparmio di costi ed un migliore servizio offerto ai cittadini”.

Anticipando alcune delle capacità consentite dalle future reti 5G, la tecnologia NB-IoT (narrowband -Internet of Things) che equipaggia i contatori permette di produrre dispositivi radiotrasmittenti a bassissimo consumo in grado di funzionare senza interruzioni per oltre 10 anni. Questa tecnologia assicura inoltre una perfetta funzionalità anche in luoghi interrati quali tombini, cantine o box.

“Con questa iniziativa, che segue di pochi giorni l’annuncio di un nuovo innovation hub a Napoli, TIM conferma l’impegno per il Sud come tassello importante per la modernizzazione dell’intero Paese – ha commentato Mario di Mauro, Direttore Strategy, Innovation & Customer Experience di TIM -. In particolare questa attività si inquadra in un percorso strategico di progressiva valorizzazione delle nuove opportunità offerte dallo smart metering: dopo il monitoraggio del gas, dove ha già raggiunto una rilevante quota di mercato, TIM procede a grandi passi nello sviluppo del water metering, facendo leva su tecnologie avanzate e sulle competenze digitali di Olivetti, con soluzioni all’avanguardia e un ricco ecosistema di partner, a conferma della propria costante capacità di innovazione”.

“Siamo orgogliosi di poter condividere le nostre competenze a favore di progetti che contribuiscono concretamente alla digitalizzazione del nostro Paese. Oggi vediamo i risultati di un percorso di lunga data che si basa sulla collaborazione con il mondo della ricerca, le Università e partner di prestigio. L’alta tecnologia e l’innovazione si uniscono ancora una volta per portare valore aggiunto sul territorio”, dichiara Walter Ruffinoni, Amministratore Delegato di NTT DATA Italia. Questa importante sperimentazione è fondamentale per l’evoluzione della nostra piattaforma di Smart Water Management ed è un’ulteriore dimostrazione delle opportunità generate dall’innovazione  tecnologica”.

“Con questo risultato ribadiamo l’impegno di Olivetti al servizio delle piccole e grandi aziende del settore utilities e confermiamo il nostro ruolo di leadership nel settore dello smart metering – dichiara Antonio Cirillo, Amministratore Delegato di Olivetti -. Grazie alla nuova tecnologia ad alta efficienza NB-IoT, che associa alla tradizionale affidabilità delle reti mobili una maggiore durata di funzionamento dei dispositivi di rilevazione, contiamo di migliorare ulteriormente sia la qualità delle soluzioni proposte sia la gamma delle offerte a portafoglio”.

CAMPANIA, 200 MLN PER EDILIZIA SCOLASTICA

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“Investiamo 200 milioni per l’edilizia scolastica. Abbiamo finanziato 112 progetti di comuni e province per ristrutturazioni, adeguamenti antisismici, impianti”. Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, intervenuto a LiraTv.

“Soldi – prosegue – che si aggiungono ai 25 milioni ogni anno per Scuola Viva, per tenere le scuole aperte di pomeriggio, ai 46 milioni stanziati un anno fa per il completamento dei cantieri aperti nel passato, ai 28 milioni stanziati l’anno scorso per costruire nidi e asili nido. Stiamo facendo nel campo della scuola e della formazione uno sforzo gigantesco”.

“Senza contare i 105 mila abbonamenti gratuiti agli studenti, e che paghiamo le borse di studio nell’anno corrente. E in più un’altra borsa di 400 euro a 13 mila ragazzi delle scuole superiori”, conclude il governatore De Luca.

FURLAN “STOP SCHIAVISMO E ILLEGALITÀ AL SUD”

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“Il racconto lucido di Roberto Saviano sulla condizione davvero esplosiva che si è creata nei distretti agricoli del nostro paese, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno, deve chiamarci tutti ad una mobilitazione delle coscienze”. È quanto sottolinea oggi su “la Repubblica” in una lettera aperta la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.

“Sono anni che il sindacato denuncia la situazione di sfruttamento e di degrado in cui sono costretti a vivere migliaia di lavoratori immigrati. Abbiamo fatto decine di manifestazioni, scioperi, tante iniziative pubbliche di denuncia. Ma non basta”, scrive la leader Cisl.

“Si parla di almeno 400 mila persone potenziali vittime di caporalato, centomila dei quali vivono in condizioni disumane ed in uno stato di schiavitù, senza acqua, servizi igienici, con una paga di 25 euro per una giornata intera di lavoro, di cui una metà torna ai caporali per cibo, alloggi e spostamenti. Una realtà vergognosa, drammatica, che ci riporta alla memoria le stesse scene vissute tre secoli fa dagli schiavi deportati in America dalle colonie africane e raccontate nelle pagine di “Radici” di Alex Haley”.

La Furlan sottolinea che “la morte del sindacalista maliano Soumalia Sacko, ucciso in Calabria nel ghetto di San Ferdinando è stato un atto terribile, un delitto che non può essere liquidato come una vicenda di microcriminalità. Alla base c’è un sistema di illegalità diffusa, quel vuoto infelice di cui parla Roberto Saviano, nel silenzio delle istituzioni locali, dell’apparato produttivo e financo delle multinazionali dell’industria agroalimentare che fingono di non vedere”.

La Furlan ricorda che “molti immigrati pagano i ‘caporali’ per essere sfruttati, fanno dei lavori che per gli italiani non hanno valore. La politica discute e si divide se è giusto o meno fermare o limitare gli sbarchi, ma nello stesso tempo c’è chi fa profitti sulla pelle di queste persone, usandole come schiavi. Questa è oggi la realtà. Ecco perché dobbiamo uscire da questa ‘gabbia’ omertosa, politica e culturale, lavorare insieme per garantire agli immigrati che si trovano e lavorano in Italia permessi di soggiorno, alloggi civili, tutele contrattuali e lavori dignitosi. Questo dobbiamo fare e non solo perchè siamo un paese di ex migranti o caritatevole. Ma perchè solo così una parte importante della nostra economia può sopravvivere. Per questo il 15 giugno i sindacati di categoria del settore agroalimentare hanno proclamato uno sciopero in tutta Italia per un contratto dignitoso, per la sicurezza e contro ogni forma di sfruttamento. E noi saremo al loro fianco in questa giusta battaglia”.

GIUSTIZIA, BONAFEDE “SOLUZIONE TENDOPOLI BARI”

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“Questo è il mio primo giorno da ministro. Per me era doveroso iniziare questo percorso da Bari che è dimostrazione di una giustizia oggettivamente precaria ed è la dimostrazione che un Ministro della Giustizia debba metterci la faccia”. Così a Bari, il ministro Alfonso Bonafede, alla sua prima uscita pubblica da Guardasigilli, dalla Corte d’Appello dove è arrivato in mattinata per vedere da vicino la situazione della Procura “costretta” in una tendopoli per problemi di stabilità del Palazzo di Giustizia dove per anni si sono svolte le normali attività del tribunale penale.

“L’impegno – sottolinea – è di individuare e trovare una soluzione che sia soddisfacente alle esigenze di giustizia. Non sono venuto qui a prendere in giro nessuno o a prospettare soluzioni magiche perché non ce ne sono, ma l’impegno massimo e la mia faccia su questa cosa insieme a tutte le persone che ci lavorano, questo sì”.

PUGLIA, FIRMATO PATTO PER RILANCIO BAT

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“Finalmente senza guardare le differenze tra chi difende i lavoratori e chi difende le imprese, i sindacati e Confidustria insieme puntano a obiettivi comuni che tendono a fare sì che i fondi e le risorse che ci sono, vengano utilizzate”. Così Sergio Fontana, presidente di Confindustria Bat, ha commentato la firma del patto integrato tra sindacati e associazione degli industriali e finalizzato allo sviluppo sostenibile e alla crescita occupazionale del territorio ricadente nella provincia di Barletta-Andria-Trani. A siglare l’accordo, presentato oggi a Barletta, sono stati anche il segretario generale della Cgil Bat Giuseppe Deleonardis, il segretario generale Giuseppe Boccuzzi e Antonia Sinisi della Cisl di Bari, il segretario generale della Cisl Foggia Emilio Di Conza e dal coordinatore territoriale della Uil Bat, Vincenzo Posa.
Obiettivo del patto è evitare la perdita di fondi utili a imprese e dipendenti. “Perché – ha spiegato Fontana – rischiamo di perdere i finanziamenti che sono, per esempio sul Por, che se non vengono utilizzati in breve tempo verranno persi”.
(ITALPRESS) – (SEGUE).

“I fondi non vengono spesi perché c’è una scarsa idea di programmazione e dell’uso delle risorse. Con questo documento poniamo al centro il tema della governance perché vogliamo costruire dal basso, l’idea di sviluppo, l’idea della qualità del lavoro e dello sviluppo”, ha commentato Deleonardis di Cgil Bat. È necessario creare occupazione, come spiega Posa della Uil: “Vogliamo dare incisività alla nostra azione e quindi questo patto integrato per lo sviluppo speriamo dia sollievo alla disoccupazione. Abbiamo un bisogno: incontrare i Comuni per adeguare il patto integrato alle esigenze di ogni comune, di ogni territorio. Altrimenti non risolviamo il problema”. “Noi abbiamo tre assi di intervento strategico per rilanciare opere pubbliche e infrastrutture nella Bat e sono il Por Puglia, il patto per la Puglia e la nascente zona economica speciale che possono dare una risposta concreta a chi è disoccupato o chi non cerca più un lavoro”, ha ricordato Boccuzzi della Cisl. “Quindi vogliamo creare i presupposti per uno sviluppo sostenibile ovvero senza avere lavoro in nero, senza avere problemi con l’ambiente e avere sicurezza per i dipendenti”, ha puntualizzato Fontana e ha annunciato: “Abbiamo delle proposte su cui vogliamo lavorare e che vogliamo sottoporre come aggregazione tra sindacati e Confindustria a tutti gli stakeholder in primis i Comuni e poi alla nostra Regione per far sì che queste idee passino da idee passino da essere progettuali a operative”.
(ITALPRESS).

SBARRA “SUD LACUNA CONTRATTO GOVERNO”

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“Il Mezzogiorno è uno dei punti di debolezza. La lacuna più vistosa ed evidente, in questo contratto, in questa bozza di programma per il governo del Paese”.

Così da Bari, dove è in corso il consiglio generale della Cisl Bari, il segretario generale aggiunto, Luigi Sbarra, commentando con i giornalisti la scarsa attenzione che il contratto tra Di Maio e Salvini dedica al Sud.

“O si capisce – ha detto Sbarra – che il Mezzogiorno recuperato alla crescita e allo sviluppo è una grande risorsa per l’intero Paese, oppure si realizza e si determina un danno incredibile all’intera comunità nazionale. Il Mezzogiorno – ha sottolineato – deve essere considerato una delle grandi priorità da affrontare e risolvere. Servono politiche di vera coesione nazionale – ha spiegato Sbarra – per recuperare gli squilibri e le distanze tra le aree geografiche del Paese e bisogna sul Mezzogiorno fare cose precise: la prima bisogna ripristinare politiche differenziate per attrarre gli investimenti, bisogna intervenire sui fattori complessivi della crescita e dello sviluppo, bisogna ancorare – ha aggiunto – la scelta di definire e localizzare nel mezzogiorno pezzi importanti della spesa ordinaria dello Stato. E’ sbagliata – ha detto il segretario generale aggiunto – l’idea che il Sud ha risorse comunitarie e deve spendere solo quelle. Questo – ha spiegato – significa utilizzare la spesa dei fondi strutturali in sostituzione della spesa ordinaria. In questo modo i ritardi di crescita e di sviluppo, il Mezzogiorno non li conquisterà mai. Ecco perché – ha ribadito – aspettiamo alla prova dei fatti questo nuovo governo, perché – ha concluso – tra le priorità che indicheremo, c’è la certezza di destinare al Mezzogiorno quote importanti di spesa ordinaria dello Stato”.
(ITALPRESS).

SANITÀ, DIVARIO NORD-SUD SUI PRESIDI

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Al 31 dicembre 2015 sono 12.828 i presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari attivi In Italia; essi dispongono complessivamente di 390.689 posti letto (6,4 ogni 1.000 persone residenti). Lo rende noto l’Istat.

L’offerta, con oltre due terzi dei posti letto complessivi (75,2%), è costituita prevalentemente da “unità di servizio” che erogano prestazioni di tipo socio-sanitario.
Rilevanti sono gli squilibri territoriali: l’offerta raggiunge i più alti livelli nelle regioni del Nord, dove si concentra il 64% dei posti letto (9,1 ogni 1.000 residenti) e tocca i valori minimi nel Mezzogiorno, con il 10,4% (soltanto 2,9 posti letto ogni 1.000 residenti).
Le regioni del Nord dispongono anche della quota più alta di posti letto a carattere socio-sanitario, con 7,6 posti letto  ogni 1.000 residenti, contro un valore di 1,9 nelle regioni del Sud.

Nei presidi socio-assistenziali e socio-sanitari sono assistite 382.634 persone: quasi 288 mila (75,2%) hanno almeno 65 anni, oltre 73 mila (19,3%) un’età compresa tra i 18 e i 64 anni, e poco più di 21 mila (5,5%) sono giovani con meno di 18 anni.

Gli ospiti anziani non autosufficienti sono oltre 218 mila. Tra gli anziani più della metà sono ultra ottantacinquenni e in tre casi su quattro sono donne.
Tra gli adulti (18-64 anni) prevalgono gli uomini, che costituiscono il 63% dell’intero collettivo. Il motivo del ricovero è legato principalmente alla presenza di disabilità o di patologie psichiatriche (circa il 66% di tutti gli ospiti adulti).
Nel 2015 complessivamente sono 21 mila i minori assistiti, circa il 36% dei quali è stato accolto nelle strutture per problemi legati al nucleo familiare, quali incapacità educativa, problemi economici o psicofisici dei familiari; il 24% è costituito da stranieri non accompagnati.
14 mila minori sono stati dimessi da queste strutture nel corso del 2015. Il 28,5% dei minori dimessi risulta rientrato in famiglia di origine, mentre l’8,1% è stata data in affido o adottata; l’8,8% è stato reso autonomo; il 31% è stato trasferito in altre strutture residenziali; il 13,9% si è allontanato spontaneamente dalla struttura residenziale.
Negli ultimi anni gli stranieri ospiti dei presidi sono aumentati sensibilmente passando da meno di 17 mila nel 2013 a più di 21 mila nel 2015. L’aumento è dovuto principalmente ai minori che, solo negli ultimi 2 anni, hanno avuto un incremento di oltre il 40%. Alta la concentrazione nelle Isole, principali punti d’ingresso degli immigrati.
La gestione dei presidi residenziali è affidata prevalentemente a organismi di natura privata (70% dei casi), soprattutto di tipo non profit (48%); il 13% delle residenze è gestita da enti di natura religiosa; al settore pubblico spetta la gestione di circa il 16% dei presidi.