ROMA (ITALPRESS) – “Il voto anticipato non è più un tabù e noi dobbiamo attrezzarci per vincere. Nella maggioranza è in corso un regolamento di conti che potrebbe far nascere qualcosa di nuovo a destra. Ma se si rompono noi dobbiamo evitare governi tecnici o parlamentari e andare a elezioni”. Lo dice il leader di Italia Viva Matteo Renzi, in una intervista a Repubblica. “Nel 2022 il centrosinistra era a pezzi e loro compatti. La prossima volta deve accadere il contrario. I voti del centro strappati agli avversari potranno essere decisivi nei collegi marginali”, aggiunge.
“Abbiamo tentato di creare un Terzo polo – prosegue – e non ce l’abbiamo fatta, per le divisioni assurde. Per cui Italia Viva sceglie di stare nel centrosinistra a tutti i livelli, fin dalle prossime regionali e dalla campagna contro l’autonomia differenziata. Rimaniamo garantisti e contro l’aumento delle tasse,pro business e per le infrastrutture. Ma se devo scegliere tra Schlein e Meloni non ho dubbi. L’Italia ha un governo imbarazzante che, con gli errori in Europa, i Lollobrigida e i Delmastro, ci sta facendo fare una figuraccia sul piano nazionale e internazionale”.
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Renzi “Il voto anticipato non è più un tabù”
Dl casa, via libera al Senato
ROMA (ITALPRESS) – Con 106 voti favorevoli, 68 contrari e un astenuto, il Senato ha approvato il dl “salva-casa”. Dall’Aula di Palazzo Madama è arrivato il via libera definitivo confermando la fiducia al governo posta sul provvedimento. Già approvato alla Camera, il decreto è così convertito in legge.
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Mattarella “Gli atti contro la libera informazione sono eversivi”
ROMA (ITALPRESS) – “Nella società dell’informazione globale è del tutto superfluo richiamare l’importanza che l’informazione riveste per il funzionamento della democrazia e per un’efficace tutela del sistema delle libertà. La democrazia, infatti è, prima di tutto, conoscenza. E’ contesto nel quale avviene il confronto fra le idee e si esercita il diritto a manifestarle e testimoniarle. Alla libertà di opinione si affianca la libertà di informazione, cioè di critica, di illustrazione di fatti e realtà. Si affianca, in democrazia, il diritto a essere informati, in maniera corretta. Informazione, cioè, anche come anticorpo contro le adulterazioni della realtà'”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell’Associazione Stampa Parlamentare, al Quirinale. “Operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità, e un dovere, affidati anzitutto ai giornalisti”, aggiunge.
“Va sempre rammentato che i giornalisti si trovano ad esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all’articolo 21 della nostra Carta fondamentale, con un ruolo democratico decisivo”, sottolinea Mattarella.
“Si vanno infittendo, negli ultimi tempi, contestazioni, intimidazioni, se non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti. Ma l’informazione è esattamente questo – spiega il presidente -. Documentazione dell’esistente, senza obbligo di sconti. Luce gettata su fatti sin lì trascurati. Raccolta di sensibilità e denunce della pubblica opinione. Canale di partecipazione e appello alle istituzioni. Per citare ancora una volta Tocqueville, ‘democrazia è il potere di un popolo informatò. Ecco perchè ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica”.
“Occorre adoperarsi sul piano culturale contro la pretesa di elevare l’odio a ingrediente, a elemento legittimo della vita: una spinta per retrocedere nell’inciviltà – dice ancora Mattarella -. Si registrano anche un crescente antisemitismo, l’aumento dell’intolleranza religiosa e razziale, che hanno superato il livello di guardia. Un odio che viene spesso alimentato sul web, che va non soltanto condannato ma concretamente contrastato con rigore e severita. Vi sono, in giro per il mondo, molti apprendisti stregoni, incauti nel maneggiare, pericolosamente, gli strumenti che generano odio e violenza”.
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Il dl sulle liste d’attesa è legge, Schillaci “Risposte ai cittadini”
ROMA (ITALPRESS) – Via libera definitivo dall’Aula della Camera al decreto sulle liste d’attesa in sanità. Il provvedimento di conversione in legge, già approvato dal Senato, ha ottenuto 171 voti favorevoli e 122 contrari.
“Il decreto sulle liste d’attesa è legge: diamo risposte concrete ai cittadini e maggiore efficienza al servizio sanitario nazionale. Dopo anni di inerzia, questo Governo interviene in maniera strutturale con misure che affrontano tutti i fattori che hanno contribuito a un aumento intollerabile delle liste d’attesa”, dichiara il ministro della Salute, Orazio Schillaci.
“La nostra priorità – aggiunge il ministro – è tutelare il diritto alla salute degli italiani e lo facciamo attraverso un nuovo sistema di monitoraggio finalmente efficace e strumenti di controllo che vedono in prima linea le Regioni e il Ministero della Salute con un Organismo che potrà attivare poteri sostitutivi, in caso di inadempienza. Aboliamo il tetto di spesa per le assunzioni di personale, diamo ulteriori incentivi al personale con la detassazione delle prestazioni aggiuntive e garantiamo che ai cittadini sia sempre erogata la prestazione: se non ci riesce il servizio pubblico, si ricorre all’intramoenia o al privato accreditato. Non ci sono regali ai privati, al contrario il privato accreditato dovrà fare pienamente la propria parte mettendo a disposizione tutta l’offerta di prestazioni nel Cup unico regionale. Inoltre, sosteniamo le Regioni del Sud con interventi di adeguamento tecnologico e formazione di personale per potenziare l’assistenza sociosanitaria. Da questo momento non ci sono più alibi: abbiamo definito chiaramente regole e responsabilità”.
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Calenda “No al campo largo, serve un centro serio”
ROMA (ITALPRESS) – «L’unica compagnia a cui ha un senso unirsi è quella in cui ti dicono che cosa vogliono fare per l’Italia. Siccome in quella compagnia lì non c’è un singolo argomento su cui siano d’accordo, dalla Nato all’Ucraina, dal lavoro all’energia, a che cosa ci dovremmo unire? Che proposta è quella del campo largo per governare il Paese nella più difficile fase della storia dell’Occidente?». Così il leader di Azione, Carlo Calenda, in un’intervista al Corriere della Sera risponde a una domanda sul nuovo campo largo.
Per Calenda «questo Paese ha disperato bisogno di un’agenda di governo seria e responsabile e non se ne scorge traccia. A destra come a sinistra».
«La verità è che è tutto una presa in giro. E’ come la Partita del Cuore. Schlein che scherza con La Russa come fossero amiconi dopo che da mesi il Pd gli dà del fascista. E ancora, Renzi che fa della foto con Schlein l’incipit di un cambio di posizione politica che l’ha portato dal far votare La Russa e al dichiararsi erede di Berlusconi a zompare a piè pari e senza condizioni nel campo largo. E’ uno spettacolo, non è più politica. Diciamo la verità, le immagini di quella partita dicono che “il Re è nudo” – sottolinea l’ex ministro -. Ci fanno capire che gli allarmi democratici, le accuse di fascismo e comunismo sono tutte favole che servono a tenere buoni i cittadini. La verità è che il conflitto perenne è uno spettacolo che serve alla destra e alla sinistra per militarizzare gli elettori senza dover portare alcun risultato. Ma intanto hanno allontanato un elettore su due. Questo è l’unico pericolo democratico vero».
«Senza un centro repubblicano pragmatico e serio, questo Paese non regge – dice ancora il segretario di Azione -. Metà della sinistra e due terzi della destra non hanno votato la Commissione europea. Ma come si fa a stare insieme in Italia e uno contro l’altro in Europa? Poi uno dice che non contiamo nulla».
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Consulta “Sul terzo genere serve una legge”
ROMA (ITALPRESS) – La Corte costituzionale ha deciso le questioni di legittimità costituzionale promosse dal Tribunale di Bolzano in materia di rettificazione di attribuzione di sesso e ha dichiarato inammissibili le questioni sollevate nei confronti dell’art. 1 della legge n. 164 del 1982, nella parte in cui non prevede che la rettificazione possa determinare l’attribuzione di un genere “non binario” (nè maschile, nè femminile). Infatti, “l’eventuale introduzione di un terzo genere di stato civile avrebbe un impatto generale, che postula necessariamente un intervento legislativo di sistema, nei vari settori dell’ordinamento e per i numerosi istituti attualmente regolati con logica binaria”. La sentenza sottolinea al riguardo che “la caratterizzazione binaria (uomo-donna) informa, tra l’altro, il diritto di famiglia, del lavoro e dello sport, la disciplina dello stato civile e del prenome, la conformazione dei “luoghi di contatto” (carceri, ospedali e simili). La Corte rileva tuttavia che “la percezione dell’individuo di non appartenere nè al sesso femminile, nè a quello maschile – da cui nasce l’esigenza di essere riconosciuto in una identità “altra” – genera una situazione di disagio significativa rispetto al principio personalistico cui l’ordinamento costituzionale riconosce centralità (art. 2 Cost.)” e che, “nella misura in cui può indurre disparità di trattamento o compromettere il benessere psicofisico della persona, questa condizione può del pari sollevare un tema di rispetto della dignità sociale e di tutela della salute, alla luce degli artt. 3 e 32 Cost.”. “Tali considerazioni – conclude la Corte – unitamente alle indicazioni del diritto comparato e dell’Unione europea, pongono la condizione non binaria all’attenzione del legislatore, primo interprete della sensibilità sociale”.
La Corte ha poi dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 31, comma 4, del d.lgs. n. 150 del 2011, nella parte in cui prescrive l’autorizzazione del tribunale al trattamento medico-chirurgico anche qualora le modificazioni dei caratteri sessuali già intervenute siano ritenute dallo stesso tribunale sufficienti per l’accoglimento della domanda di rettificazione di attribuzione di sesso. La Corte ha infatti osservato che, potendo il percorso di transizione di genere “compiersi già mediante trattamenti ormonali e sostegno psicologico-comportamentale, quindi anche senza un intervento di adeguamento chirurgico”, la prescrizione dell’autorizzazione giudiziale di cui alla norma censurata denuncia una palese irragionevolezza, nella misura in cui sia relativa a un trattamento chirurgico che “avverrebbe comunque dopo la già disposta rettificazione”. In questi casi, il regime autorizzatorio, non essendo funzionale a determinare i presupposti della rettificazione, già verificatisi a prescindere dal trattamento chirurgico, viola l’art. 3 Cost., in quanto “non corrisponde più alla ratio legis”.
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La Russa ai partiti “Meno scontri personali, più confronti sulle idee”
ROMA (ITALPRESS) – In politica un confronto di idee e non uno scontro personale è possibile. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, “esce” per un attimo dai palazzi istituzionali e torna sul terreno di gioco, calcistico, per invitare la politica a prendere esempio da quanto successo alla Parita del Cuore, dove la nazionale dei politici, da lui allenata, si è mostrata unita, al di là delle appartenenze. Nel corso della tradizionale cerimonia del Ventaglio a Palazzo Madama ha ricordato: “Nella squadra dei politici abbiamo dimostrato che i confronti politici possono non essere scontri personali, è possibile tornare a un confronto politico che sia uno scontro di idee ma mai un attacco o uno scontro fra persone”.
Nell’incontro con i giornalisti parlamentari, prima della pausa estiva, ha trattato i temi delle riforme, prima fra tutte quella del premierato: “Il referendum ci sarà, una volta passata la riforma che non credo venga approvata con la maggioranza qualificata – ha detto il presidente del Senato -. Non so se il referendum passerà con pochi o tanti voti, ma questo è il bello della democrazia, conto che gli italiani in un modo o nell’altro daranno un giudizio chiaro”.
E sulla possibilità di cambiare la legge elettorale ha aggiunto: “La scelta di farlo dopo la riforma del premierato non mi scandalizza, non dico la legge elettorale che preferisco ora, ma quando non ero presidente del Senato ho guardato con molta attenzione alla riforma fatta da due Regioni, tra cui la Sicilia, che limitava il ballottaggio al non raggiungimento del 40%”.
Sul continuo ricorso ai decreti legge ha ricordato che “non dipende da chi c’è alla maggioranza o all’opposizione, dipende da una dinamica della politica nel considerare prevalente l’attività legislativa da parte del governo”.
La seconda carica dello Stato ha apprezzato il voto di Fdi al Parlamento europeo: “avevo scommesso che non avremmo votato a favore della Von der Leyen, mi ricordo che avevo una maglietta ‘mai con il Pd, mai con il M5S’, non ne ho una con la scritta ‘mai con i Verdì o ‘mai con la sinistrà, esempio per dire che per me il fatto di non aver votato Von der Leyen, senza rompere con lei è stata una cosa che ho apprezzato”.
A una domanda sul giornalista del quotidiano La Stampa Andrea Joly aggredito da militanti di Casapound a Torino, La Russa ha risposto: “Non credo che il giornalista passasse per caso, questo non giustifica minimamente la reazione violenta. Casapound va sciolta? Non tocca a me decidere. Può esserci una valutazione, quando la faranno la leggerò”.
Sul suo futuro politico il presidente del Senato ha le idee chiare: “Una carica che potrebbe mancarmi in futuro è il mantenimento della presidenza dell’Inter Club del Parlamento e spero che anche dopo mi venga conservata, non ho altre ambizioni”.
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Uil Pensionati lancia raccolta firme contro l’autonomia differenziata
ROMA (ITALPRESS) – “L’autonomia differenziata così come proposta non farà bene al Paese. Nè alle regioni cosiddette ricche, nè a quelle povere. Esistono già troppe disuguaglianze e, invece di ridurle, questa riforma rischia di aumentarle ulteriormente”. Così Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil Pensionati, alla raccolta firme organizzata dal sindacato per il referendum contro l’autonomia differenziata.
All’iniziativa, che si è tenuta a Roma presso la Galleria Alberto Sordi, era presente anche il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri. “Questa riforma creerà tanta confusione. Diritti fondamentali come salute, istruzione, sicurezza e lavoro non possono essere gestiti a livello regionale. Il Paese deve rimanere unito. I diritti fondamentali non possono essere amministrati diversamente tra nord e sud. Un pensionato di Reggio Emilia non dovrebbe avere un diritto alla salute diverso da uno di Reggio Calabria. Differenziare la sicurezza sul lavoro è inaccettabile. Gli incidenti e i morti sul lavoro sono una tragedia uguale da Milano a Palermo. Molti aspetti – prosegue Barbagallo -, come i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), non sono ben definiti. Senza una chiara definizione, come si garantiranno i diritti di cittadinanza su tutto il territorio nazionale? Inoltre, il comitato per l’individuazione dei LEP non prevede la presenza delle parti sociali. Anche il finanziamento dei LEP è controverso. La legge prevede che il passaggio ai costi standard non comporti nuovi oneri per la finanza pubblica”.
“Come saranno finanziati i LEP? La previdenza integrativa funziona bene su scala nazionale e spezzettarla regione per regione non è la soluzione. La rivalutazione delle pensioni invece non la toccano, i pensionati continueranno a essere trattati come un bancomat da Nord a Sud – aggiunge il leader della Uilp -. Dare alle regioni il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario solleva preoccupazioni. Già ora i pensionati italiani pagano tasse elevate rispetto alla media europea. Cosa accadrà con questa riforma? In un’Europa che cerca di unirsi, vogliono frammentare l’Italia. I pensionati hanno tenuto unito il Paese, non vanifichiamo le loro conquiste. Questa riforma non deve andare avanti”, conclude Barbagallo.
Per il leader della Uil Bombardieri, l’autonomia differenziata “non fa bene al Paese perchè le persone rischiano di perdere ancora e di diventare più povere, rischiano i pensionati che vedrebbero diminuita la qualità dell’assistenza e soprattutto una assistenza diversa tra le Regioni del Mezzogiorno e quelle del Nord. Rischia soprattutto il lavoro e chi di lavoro ha vissuto per tanti anni. Con l’Autonomia differenziata rischiamo di vedere mettere in discussione i contratti nazionali, la qualità dell’assistenza e i trattamenti economici di chi lavora nella sanità. La stessa problematica ci sarebbe per l’istruzione – prosegue -, per la sua qualità e soprattutto il modo in cui verranno trattati i lavoratori dell’istruzione. Per tutti questi motivi noi pensiamo che sia giusto raccogliere le firme e chiedere l’abolizione di questo tipo di norma che è assolutamente sbagliata ed è contro il Paese”.
A chi gli domanda se si teme un mancato raggiungimento del quorum, Bombardieri fa notare che “le battaglie vanno fatte soprattutto quando sono giuste, poi possiamo anche rischiare di perderle ma alla nostra gente che ci chiede giustizia ed equità sociale noi dobbiamo dare delle risposte. Quindi le battaglie le facciamo, poi i conti li faremo alla fine”, conclude.
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