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NUOVE CONSULTAZIONI IN DUE GIORNI

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Prendono il via martedì 27 agosto alle 16 e si concludono mercoledì 28 agosto, con l’ultimo appuntamento alle 19, le nuove consultazioni al Quirinale per risolvere la crisi di Governo. Domani si parte con il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, che sarà sentito telefonicamente dal capo dello Stato Sergio Mattarella, che e a seguire riceverà individualmente i presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico. Poi sarà la volta dei gruppi misti.

Il giorno chiave sarà mercoledì 28 agosto: si parte alle 10 con le Autonomie, alle 10.30 il gruppo di Leu alla Camera e alle 11 i gruppi parlamentari di Fdi. Nel pomeriggio alle 16 sarà ricevuta la delegazione del Partito Democratico, alle 17 Forza Italia, alle 18 la Lega e infine alle 19 il MoVimento 5 Stelle.

 

PIÙ VICINO IL GOVERNO M5S-PD

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Si è tenuto a Palazzo Chigi un incontro tra il capo politico del M5S Luigi Di Maio e il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Secondo fonti dem il faccia a faccia non ha ancora sciolto il nodo della premiership.

Dopo un primo incontro interlocutorio tra Zingaretti e Di Maio il confronto prosegue e in serata si tiene una nuova riunione Pd-M5S – spiegano le stesse fonti -. Partecipano Nicola Zingaretti con il vicesegretario Andrea Orlando per il Pd e il Premier Conte con Luigi Di Maio per il Movimento 5 Stelle.

“Leggo molti retroscena, alcuni credibili, altri non veritieri. La verità è che finalmente il confronto è partito, giudico questo un fatto positivo per dare al paese un governo di svolta. Dopo un primo incontro interlocutorio ce ne sarà un altro alle 21 tra le delegazioni, si sta andando avanti per un governo di svolta. Penso che siamo sulla strada giusta”, ha detto Zingaretti parlando con i giornalisti fuori dalla sede del Pd.

“Fare il governo è una cosa seria, noi siamo persone serie, non vogliamo farne uno come il precedente che cada dopo 14 mesi. Io sono ottimista”, ha aggiunto Zingaretti.

 

SALVINI ATTACCA “RIBALTONE PRONTO DA TEMPO”

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“Pare che stia nascendo un governo da un gioco di palazzo che ha le poltrone come collante”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, nel corso di una conferenza stampa al Senato. “Pare ci fosse un ribaltone pronto da tempo”, ha aggiunto Salvini.

“Inorridisco all’idea che qualcuno voglia smontare quanto fatto in un anno, capiamo ora i perché di tanti no: dalla giustizia, all’autonomia – ha proseguito il ministro dell’Interno -. Ad oggi è chiaro che sta vincendo il partito delle poltrone”.

“Noi confidiamo che in queste ore si ritenga che ascoltare gli italiani sia la cosa più lineare. La via maestra è il voto”, ha sottolineato Salvini, che ha aggiunto: “In caso di elezioni siamo pronti ad una manovra economica epocale, chi ha paura del voto non ha la coscienza pulita”.

 

SALVINI “LA VIA MAESTRA RIMANE IL VOTO”

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“Più che un Conte Bis, il governo che si sta profilando tra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, sembra un Monti Bis”. A spiegarlo è il leader della Lega Matteo Salvini, che in una diretta Facebook dal Viminale ha ipotizzato che “Conte stava preparando da tempo questa operazione, su consiglio della Merkel e di Macron”. Secondo Salvini, se si dovesse assistere ad un cambiamento di governo in questa fase della legislatura “sembrerebbe di essere tornati ai tempi della Prima Repubblica, ai tempi di De Mita e di Fanfani”, con una continua “contrattazione di ministeri e poltrone e non sui programmi”, tra due forze “che non vanno d’accordo su nulla tranne che nell’odio per Salvini e per la Lega”. “Mi rifiuto all’idea di un’Italia in mano a un governetto che naviga di giorno in giorno tenuto insieme dall’odio nei confronti degli altri e dai no” ha aggiunto Salvini, che ha chiesto soprattutto tempi brevi.

“Sono certo che Mattarella non permetterà questo mercimonio, ma se succederà vi chiedo si fare in fretta perché questo Paese che non merita il mercatino a cui stiamo assistendo in questo momento – ha aggiunto -. Sarebbe più saggio, dignitoso e coerente chiedere la parola agli italiani”. Infine, una stoccata all’ex collega di governo Luigi Di Maio: “Di Maio si è detto interessato a fare il Ministro dell’Interno dopo di me. Gli dico: vai, fai. Gli darò qualche consiglio”.

 

DI BATTISTA “TRE CONDIZIONI AL PD”

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“Insisto. Un grande potere contrattuale deve imporre grande coraggio sui temi. Io, da cittadino e da persona che negli anni ha dato anima e corpo al Movimento pretendo: 1. La revoca delle concessioni autostradali ai Benetton, un gruppo che ha socializzato i costi e privatizzato i profitti e che dopo la tragedia del Ponte Morandi non deve più toccare palla. 2. Che si porti a compimento la riforma dello sport per togliere potere clientelare dalle mani di Malagò (avvistato due giorni fa ‘stranamente’ all’Olimpico accanto a Veltroni). 3. Che si realizzi finalmente una legge durissima sui conflitti di interessi e contro l’accentramento di potere, immenso male del nostro Paese. Non era solo un problema riguardante Berlusconi evidentemente”. Lo scrive su Facebook l’ex deputato del M5S Alessandro Di Battista.

“È il ‘deep State’ (lo Stato occulto) il nemico principale degli interessi dei cittadini. A me interessa contrastarlo – aggiunge -. Sono le mie idee e le idee devono restare protagoniste. Io non ho sentito nessuno del PD pronunciarsi su questo in questi giorni”.

Su Twitter arriva la replica di Luigi Gallo (M5S), presidente della commissione Cultura della Camera: “Chi esplicitamente sta perseguendo la strada del voto o del ritorno con la Lega contro la volontà del gruppo parlamentare e di Beppe Grillo non può dettare condizioni a nessuno. Un’altra occasione persa per stare in silenzio”.

Un’apertura a Di Battista arriva però dalla Lega. “Taglio dei parlamentari, revoca delle concessioni autostradali a chi è inadempiente, riforma dello sport (già approvata) e contrasto a lobby e poteri occulti, da Bibbiano ai banchieri corrotti. La Lega c’era, c’è e ci sarà”, afferma il capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo.

 

RIPARTE DIALOGO PD-M5S, DI MAIO “VOTO SU ROUSSEAU”

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“E’ stata una riunione serena, il tavolo sul programma continuerà”. Lo ha detto il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, al termine dell’incontro tra le delegazioni M5S e Pd. “Di “confronto positivo” ha parlato la vicesegretaria dem Paola De Micheli.

Alla Camera si è tenuta la riunione dei gruppi parlamentari del M5S. All’odg l’accordo con il Pd in vista della formazione del nuovo governo. Assente il capo politico del movimento, Luigi Di Maio, impegnato a palazzo Chigi in una riunione con i capigruppo D’Uva e Patuanelli, al termine dell’incontro con la delegazione del Pd.

Di Maio in tarda serata annuncia sul blog che “alla fine di questo percorso ci sarà una proposta di progetto di governo che sarà stata condivisa tra le forze politiche che intendono entrare in maggioranza. Prima che venga sottoposta al Presidente della Repubblica, questa proposta sarà votata online su Rousseau dagli iscritti del MoVimento 5 Stelle”.

Dopo le tensioni legate alla presunta richiesta dei Cinque Stelle per l’incarico di ministro dell’Interno a Luigi Di Maio, fonti di Palazzo Chigi avevano gettato acqua sul fuoco: “in presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non è mai stata avanzata la richiesta del Viminale per Luigi Di Maio, né dal Movimento 5 Stelle né da Di Maio stesso”.

Poco dopo è arrivata una nota distensiva del movimento. “Bene la chiarezza fatta dalla presidenza del Consiglio circa le false indiscrezioni trapelate nelle ultime ore – spiega il M5S -. Al contempo, accogliamo positivamente le parole di apertura di alcuni autorevoli esponenti del Partito Democratico sul ruolo del presidente Giuseppe Conte. Sì a un dialogo sul programma e sui temi. Il M5S vuole innanzitutto parlare di soluzioni per il Paese, in una fase che consideriamo delicatissima a seguito dell’apertura di una crisi che ci vede estranei a ogni responsabilità”.

Non era stato risolutivo il vertice di lunedì sera, durato circa quattro ore, tra il capo politico del M5S Luigi Di Maio, il premier dimissionario Giuseppe Conte, il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il suo vice Andrea Orlando.

Intanto parole di apprezzamento che somigliano ad un vero e proprio endorsement a Giuseppe Conte arrivano dagli Stati Uniti. Attraverso un tweet il presidente Donald Trump scrive parole di elogio verso il premier dimissionario: “Giuseppe Conte ha rappresentato l’Italia con forza al G-7. Ama molto il suo Paese e lavora bene con gli Stati Uniti. Un uomo di grande talento che si spera rimanga Primo Ministro”.

 

BREXIT, JOHNSON VUOLE STOP PARLAMENTO FINO A OTTOBRE

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Sospendere i lavori del Parlamento per impedire un dibattito sulla Brexit favorendo in questo modo il “no deal”, l’uscita “dura” dalla Ue senza accordo. Quella che si pensava potesse essere una semplice indiscrezione giornalistica rilanciata su Twitter dal notista politico Nick Robinson, nel corso della giornata ha trovato la conferma dello stesso premier britannico Boris Johnson. In tv ha infatti ammesso la volontà di chiedere alla Regina di acconsentire alla sospensione dei lavori del Parlamento a settembre, pochi giorni dopo la riapertura dalla pausa estiva. Una sospensione che dovrebbe durare fino al prossimo 14 ottobre, giorno in cui si terrà il discorso della Regina e in cui verrà presentato il programma del governo. Quindici giorni di distanza dal fatidico 31 ottobre, data in cui è prevista l’uscita dalla Ue. Johnson ha però rassicurato che non si tratta di una mossa escogitata per impedire ai Comuni di mettere i bastoni fra le ruote nel suo percorso verso una Brexit senza accordo. “E’ falso – ha affermato il premier -, ci sarà tutto il tempo dopo il vertice Ue del 17 ottobre per dibattere di Brexit”. Una risposta che non ha convinto l’opposizione, a partire dai laburisti. Il leader Jeremy Corbyn ha annunciato di aver scritto alla regina Elisabetta manifestando il proprio disappunto contro la richiesta di sospensione ma anche per esprimere “forte preoccupazione” sulla mossa di Johnson. Corbyn ha anche chiesto alla regina un incontro urgente. Il rischio è che per i più critici alla Brexit si possano assottigliare (quasi azzerandosi) tempi e spazi di manovra. Ad essere compromessa la trattativa con la Ue e questo finirebbe per determinare il cosiddetto “no deal”, un divorzio senza accordo che rischia di rivelarsi tutt’altro che indolore. Intanto sono oltre 300 mila le firme raccolte dalla petizione che chiede al governo britannico di non sospendere il Parlamento.

 

CALENDA LASCIA IL PD

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L’europarlamentare del Pd Carlo Calenda si dimette dalla direzione del partito. Lo annuncia in una lunga lettera al segretario Nicola Zingaretti e al presidente Paolo Gentiloni.

“Lascio una dirigenza di cui non mi sento più parte, non una comunità che sono orgoglioso di rappresentare. Le 280.000 persone che mi hanno accordato il loro voto di preferenza alle elezioni europee sapevano perfettamente come mi sarei comportato in caso di accordo con i 5S. A loro devo innanzitutto coerenza – spiega -. Lavorerò in Europa nel gruppo SeD, mentre in Italia rafforzerò Siamo Europei per dare una casa a chi vuole produrre idee concrete per una democrazia liberal-progressista adatta a tempi più duri e non ha paura del confronto con i sovranisti. Cercherò di mobilitare forze nuove. La mancanza di decoro generalizzata degli attori di questa crisi dimostra chiaramente che c’è l’urgenza di chiamare all’impegno una nuova classe dirigente”.

“Dal giorno della mia iscrizione ho chiarito che non sarei rimasto nel partito in caso di un accordo con il M5S. La ragione è semplice: penso che in democrazia si possano, e talvolta si debbano, fare accordi con chi ha idee diverse, ma mai con chi ha valori opposti – scrive l’ex ministro dello Sviluppo Economico -. Questo è il caso del M5S. Le ragioni le abbiamo spiegate ai nostri elettori talmente tante volte che non vale la pena ripeterle qui”.

Per Calenda “non saranno 5 o 10 punti generici a far mutare natura a chi è nato per smantellare la democrazia rappresentativa cavalcando le peggiori pulsioni antipolitiche e cialtronesche di questo Paese. Sapete bene che nulla abbiamo in comune con Grillo, Casaleggio e Di Maio. Ed è significativo il fatto che il negoziato non abbia neanche sfiorato i punti più controversi: dall’ILVA alla TAV, da Alitalia ai navigator. Un programma nato su omissioni di comodo non è un programma, è una scusa”.

“Eviterò di commentare la decisione di cedere al diktat del M5S su Conte. In fondo esiste una perversa coerenza nella scelta di questo nome per guidare un Governo nato dal trasformismo. Nelle ultime ore siamo arrivati persino ad accettare un giudizio sull’accordo di Governo da una piattaforma digitale privata che abbiamo sempre giustamente considerato eversiva e antidemocratica – scrive ancora Calenda -. Nell’ultimo anno sono stato molte volte in disaccordo con le decisioni del Partito, ma ho sempre rispettato il volere della maggioranza. Questo caso è differente. Stringendo l’alleanza con il M5S, il PD rinuncia a combattere per le sue idee e i suoi valori. E questo non posso accettarlo. Fino a qualche giorno fa ero solo uno dei tanti a pensarla in questo modo. Dirigenti, parlamentari, leader passati e presenti, hanno reiterato per molto tempo la stessa promessa: senza di me, mai con i 5S! Fino a trenta giorni fa, quando la crisi del Governo Conte era già manifesta”.

 

“Nella direzione del 26 luglio abbiamo votato all’unanimità la relazione del Segretario che indicava chiaramente nelle elezioni l’unico percorso da seguire in caso di caduta dell’esecutivo. Cito le tue parole Nicola: ‘confermo che nel caso si arrivasse a una crisi di governo la nostra posizione era, è e sarà sempre la stessa: di fronte a una crisi di queste proporzioni la via maestra sono le elezioni anticipate, non esiste alcuna ipotesi di alleanza con i 5S’ – prosegue l’eurodeputato -. Persino nel Paese delle amnesie di comodo e del trasformismo fa impressione pensare che quella decisione della direzione sia stata archiviata, poche ore dopo l’apertura informale della crisi di Governo, con un’intervista che ha poi determinato una precipitosa inversione di rotta di tutta la nostra leadership. Come può un partito privo di coerenza, processi decisionali effettivi e rispetto per le determinazioni assunte dai propri organi dirsi davvero tale? Il Pd può trovare una momentanea unità sulla base di una convergenza di interessi individuali, ma continua a essere più interessato ai regolamenti di conti che a combattere contro i suoi avversari. Per questo non si riesce a far stare seduti nella stessa stanza i leader delle varie correnti”.

“Rifugiarsi in un confortevole quanto generico antifascismo per nascondere la mancanza di pensiero, la spinta all’autopreservazione e la paura di perdere, è una scorciatoia che non servirà a battere la destra. Al contrario, ne accrescerà la forza”, aggiunge Calenda, per il quale “senza dubbio l’apertura ai 5S ha spiazzato Salvini, costringendolo ad una precipitosa ritirata. Ma è stata solo una ‘vittoria di Pirro’ ottenuta ad un prezzo esorbitante. Abbiamo rimesso al centro della scena il M5S – che infatti sta già ricrescendo nei sondaggi – e confermato nei cittadini l’idea che siamo pronti a tutto pur di ritornare al Governo”.