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NON C’È L’ACCORDO SULLA GIUSTIZIA

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Dopo più di otto ore di confronto nel Governo e un Consiglio dei Ministri sospeso nel pomeriggio e poi terminato dopo la mezzanotte, non si sblocca lo stallo nell’esecutivo sulla riforma della giustizia.

Il provvedimento alla fine viene varato dal Cdm, ma con la formula “salvo intese”, alla luce delle divergenze tra M5S e Lega, in particolare su prescrizione, intercettazioni e separazione delle carriere.

“C’è distanza sulla riforma della giustizia. La Lega è per lo stato di diritto, per tempi certi per la giustizia – riferiscono fonti del Carroccio -. L’Italia è un paese democratico, Lega vuole garanzie per gli italiani. Servono manager nei tribunali che garantiscano il rispetto dei tempi, servono nuove regole sulle intercettazioni, la separazione delle carriere. la lega non vuole i cittadini ostaggio a vita della giustizia e non accetta riforme di facciata”.

A confermare le distanze dopo il CdM è stato il ministro Alfonso Bonafede: “non c’è l’accordo, ho sentito troppi no, nonostante io abbia ribadito più volte di essere disponibile a modificare la riforma”.

“Il ministro Bonafede ci mette buona volontà, ma è acqua. Non c’è veramente uno scatto in avanti, non c’è quella differenza che gli italiani si aspettano. È il momento delle grandi riforme, non delle ‘riformine'”, aveva detto la mattina di mercoledì il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Non la pensa così l’altro vicepremier: “Il ministro Bonafede si è sempre distinto per il dialogo in questo governo, a me risulta che abbiamo fatto tanti incontri sulla riforma della giustizia, una riforma che aiuta le imprese perché dimezza i tempi del processo civile e permette di far accelerare i processi, anche quelli di corruzione”, aveva affermato l’altro vicepremier, Luigi Di Maio.

DI MAIO “LA LEGA DICA SE HA IN MENTE ALTRO”

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Una foto di gruppo con il premier e altri due ministri di area M5S. Il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio si affida a Facebook per serrare i ranghi nella compagine governativa pentastellata, con un post e un’immagine che lo ritrae sorridente accanto a Giuseppe Conte e ai titolari della Giustizia e dei Rapporti con il Parlamento e la Democrazia diretta, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro.

“Noi siamo qui per fare. Il governo deve fare. Le forze politiche che sostengono questo governo devono impegnarsi a fare le cose – scrive Di Maio nel post su Facebook -. Solo che a tratti si fa confusione tra maggioranza e opposizione. Mi aspetterei muri e ‘no’ dalle forze di opposizione, che poi é quello che fanno. Ma da chi sostiene questo governo mi aspetto lealtà e sostegno a riforme e norme che dobbiamo portare avanti. Perché questo non è un gioco, abbiamo delle responsabilità. Adesso dimostriamo di meritarci la fiducia che ci hanno dato gli italiani. Se ci sono problemi si risolvono, ma poi si va avanti. Attacchi, sparate fuori dalle righe, a cosa servono? Di sicuro non fanno bene al Paese. Dobbiamo governare? Bene, facciamolo con serenità e trasparenza. Se qualcuno invece ha in mente altro, lo dica tranquillamente – conclude il vicepremier -. Penso che possiamo fare tanto con questo governo, ma ci deve essere la volontà politica da parte di tutti. Da parte del MoVimento 5 Stelle c’è!”.

 

SALVINI “MANOVRA CORAGGIOSA O SI VOTA”

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“E’ chiaro che se arriva una manovra inadeguata… Noi abbiamo in testa un’idea chiara: questa e’ una manovra importante in cui tutti dovranno avere coraggio. Senno’ il coraggio lo chiediamo agli italiani”.  Lo dice, in una intervista al Corriere della Sera, il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini.
“Sulla sicurezza – dice il vicepremier a proposito della richiesta di chiedere la fiducia – potremo verificare se il governo ha ancora i numeri”.

MATTARELLA “ANCORA OMBRE SULLA STRAGE DI BOLOGNA”

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“La disumana ferocia della strage alla stazione di Bologna è parte incancellabile della memoria del popolo italiano e della storia della Repubblica”. Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 39^ anniversario della strage di Bologna.
“Il trentanovesimo anniversario dell’attentato terroristico – aggiunge – ci richiama, anzitutto, a un rispettoso raccoglimento dinanzi alle vite crudelmente spezzate. Le democrazie si nutrono dei sentimenti più profondi di umanità. È questa condivisione che ha consentito di unire le forze per sconfiggere la barbarie degli assassini, di fare prevalere il tessuto sociale che si voleva strappare, di cercare sempre e ostinatamente la verità, anche quando errori, colpevoli inerzie e ignobili complicità hanno ostacolato il percorso della giustizia. Le istituzioni, grazie all’opera meritoria dei suoi uomini, sono riuscite a definire una verità giudiziaria, giungendo alla condanna degli esecutori e portando alla luce la matrice neofascista dei terroristi”.
“L’impegno profuso – aggiunge –  non è riuscito, tuttavia, a eliminare le zone d’ombra che persistono sugli ideatori dell’attentato. È una verità che dovrà essere interamente conquistata, per rendere completa l’affermazione della giustizia. Rinnovo il ringraziamento all’Associazione tra i familiari delle vittime della strage, che continua nel proprio impegno di tener viva la memoria e promuovere, al tempo stesso, quelle energie civili, che tanto hanno contribuito alla affermazione dei principi di giustizia, in un impegno comune tra le istituzioni della Repubblica, la comunità di Bologna, l’intera società italiana”.

LITI NEL PD, RENZI RITIRA PETIZIONE ANTI-SALVINI

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Nel Pd fanno discutere le due diverse raccolte firme avviate dal segretario Nicola Zingaretti e dal senatore ed ex leader del partito, Matteo Renzi, per chiedere le dimissioni del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. Su Twitter l’europarlamentare dem Carlo Calenda propone di fare sintesi, e rivolgendosi a Zingaretti, Renzi e Paolo Gentiloni scrive: “Ecco qui. Con 15 minuti di duro lavoro ho fuso le due petizioni per le dimissioni di Salvini. Che ne dite? Facciamo questo sforzo di unità? Daje”.

Poco dopo, Renzi annuncia il ritiro della sua petizione. “Purtroppo anche oggi ci sono polemiche inspiegabili sul fatto che i bravissimi comitati di #AzioneCivile hanno presentato una raccolta firme per la mozione di sfiducia a Salvini. Ricordate la storia: alcuni di noi hanno proposto di portare il Ministro dell’Interno in Parlamento attraverso una mozione di sfiducia. Il gruppo dirigente del Pd ha bloccato questa iniziativa, definendola sbagliata – scrive il senatore su Facebook -. E noi abbiamo di conseguenza fermato le macchine. Poi quando finalmente il PD ha fatto la mozione di sfiducia era troppo tardi per votarla in Aula prima di settembre. Non mi è sembrato un capolavoro, ma ormai è andata”.

“Ho personalmente chiesto allora una mobilitazione online per tener vivo da qui a settembre lo sdegno contro ciò che Salvini ha fatto. Abbiamo raccolto in due giorni più di trentamila firme. Oggi ci viene detto che la raccolta firme va bloccata, sostituita o unita a quella improvvisamente annunciata dalla segreteria del PD”, prosegue.

“Avverto forte il rischio di cadere nel ridicolo. E per questo dico che stoppiamo subito la raccolta firme – che avrebbe dovuto continuare fino al 12 settembre – e così evitiamo ogni polemica. Sono sempre dell’avviso che una parte rilevante del Pd stia attaccando ancora il Matteo sbagliato: aver bloccato l’intervento al Senato, la scelta come responsabile delle riforme costituzionali di un parlamentare che ha votato NO il 4 dicembre, gli attacchi contro le misure dei nostri Governi, le aperture ai Cinque Stelle non solo in Sicilia – conclude Renzi -. Ma diciamo che il tormentone di agosto non può essere il derby sulla raccolta firme. Mentre Salvini e Di Maio combinano danni, che si fa? Si continua a litigare all’interno? Ma dai. Se il gruppo dirigente del Pd ha cambiato idea e adesso finalmente vuole la sfiducia meglio. Noi blocchiamo la nostra raccolta di firme, spero che altri blocchino le loro ossessioni ad personam”.

 

TOTI “SALVINI? NOSTRE SPIAGGE PARALLELE”

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Il nome del nuovo movimento sarà “Cambiamo”, “si declina bene con tutto quello che vogliamo fare: cambiare il centrodestra, l’Italia, le regole della politica, della partecipazione. È al plurale, perché nessuno viene prima, tutti collaborano. Il 2 settembre, da Matera, partirà il tour in 13 regioni. Poi faremo le primarie. I nostri alleati saranno la Lega di Salvini e Fratelli d’Italia della Meloni. Sono i miei alleati di governo in Liguria. La divisione non è più tra destra e sinistra, ma tra chi difende i propri interessi nazionali e chi ha una visione più lassista. Io credo che si possa fare un riformismo liberale popolare di massa che difende gli interessi nazionali”. Lo dice in una intervista a Repubblica il Governatore della Liguria, Giovanni Toti, che parla del divorzio con Forza Italia e da Silvio Berlusconi.

Sui rapporti con la Lega, Toti aggiunge: “Salvini mi pare molto impegnato nella gazzarra con i 5 stelle. È a Milano Marittima, io in Liguria. Diciamo che siamo su due spiagge diverse. Ma parallele”.

 

TAGLIO PARLAMENTARI, VIA LIBERA DEL SENATO

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L’Aula del Senato, con 180 voti a favore 50 contrari e nessuno astenuto, ha dato il via libera al disegno di legge costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari.
Il provvedimento, approvato in seconda deliberazione, passa ora alla Camera per la quarta e ultima lettura e l’approvazione definitiva.
“Al Senato – scrive su facebook il vicepremier Luigi Di Maio – abbiamo appena approvato il #TagliaPoltrone, per togliere 345 parlamentari. Manca ancora un ultimo passaggio alla Camera e poi ci siamo! E sarà un’altra promessa mantenuta. In 5 anni risparmieremo 500 milioni di euro, 100 milioni di euro all’anno. 300 mila euro al giorno che torneranno nelle tasche degli italiani. Il risultato di oggi è stato possibile grazie al lavoro di Riccardo Fraccaro, del nostro capogruppo al Senato Stefano Patuanelli e tutti i senatori della Commissione Affari Costituzionali, ed è per questo che li voglio ringraziare, prima di tutto come cittadino. Adesso l’appuntamento è alla Camera per l’ultima votazione al taglio definitivo di 345 parlamentari”.

ASSOCIAZIONI CATTOLICHE A SEMINARIO SUL FINE VITA

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Oltre trenta associazioni cattoliche si sono date appuntamento a Roma, nella sala Apollo del Palazzo Maffei Marescotti per un confronto, anche con esponenti dei gruppi parlamentari e del governo, a seguito dell’ordinanza della Corte Costituzione con la quale è stato indicato al Parlamento il termine del 24 settembre 2019 al fine di modificare la norma sull’aiuto al suicidio.
Nel titolo del seminario c’è la sfida: “diritto” o “condanna” a morire per vite “inutili”?.