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DI MAIO: “PD SI OPPONE AD AIUTO AI PIÙ DEBOLI”

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“Mi stupisce che molti si scandalizzino per quello che l’opposizione ha fatto in aula in questi giorni: invasione dei banchi del Governo, lancio di volumi, grida, ecc. Embè? Noi abbiamo fatto lo stesso quando stavamo all’opposizione. Solo che gli stessi che mettono in pratica questi metodi oggi, allora ci definivano squadristi e violenti. Noi quando facevamo opposizione difendevamo i pensionati minimi, le piccole e medie imprese, i disoccupati e quelli che finivano nella morsa dell’azzardopatia e tante altre fasce deboli”. Lo scrive su Facebook il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio.

“Questi qui invece lo fanno per opporsi a un aiuto vero a tutti i disoccupati, a chi vive sotto la soglia di povertà, a chi – nel loro complice silenzio – è stato truffato da quelle banche che loro hanno salvato. A tutti quelli che fino al 4 marzo si sono sentiti abbandonati, non più rappresentati da nessuno. Noi a quelle persone abbiamo fatto delle promesse, ora le stiamo mantenendo – aggiunge Di Maio -. Sarà forse questo il motivo di tanto nervosismo da parte di coloro i quali hanno governato e oggi vedono cadere tutte le teorie con cui hanno ipnotizzato gli italiani per anni?”.

MANOVRA, OK CAMERA A FIDUCIA

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Il governo ottiene la fiducia posta sulla manovra. I voti favorevoli sono 327, i contrari 228 e 1 solo astenuto.
L’Aula di Montecitorio procederà con l’esame degli ulteriori articoli della legge di Bilancio e quindi degli oltre 200 ordini del giorno, fino a mezzanotte. Il voto definitivo si svolgerà domani.

TRIA “NON MI DIMETTO, NON ESISTE”

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“Io non mi dimetto. Non esiste, nel modo più assoluto. Ho letto che è stato scritto, ma è una cosa che non esiste. Ma poi, spiegatemi perchè dovrei andarmene proprio adesso?”. Così il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in un colloquio con Repubblica.

“Se è vero che sono il vincitore morale a maggior ragione continuo a fare il ministro – aggiunge -. Se me ne fossi voluto andare, l’avrei fatto tre mesi fa”. “Se avessi voluto dimettermi, se avessi voluto lasciare tutto, l’avrei fatto la sera in cui hanno annunciato il deficit al 2,4% – sottolinea Tria -. Lì sì che c’era un motivo”.

“Non l’ho fatto allora, quella sera del 2,4%. Oggi siamo qui ed è possibile capire perchè presi quella decisione. Oggi si possono vedere i frutti di quella scelta”. “Se il problema fosse stato la mia faccia e non il Paese – prosegue -, allora non avrei proprio accettato di entrare al governo o, una volta entrato, non sarei rimasto. Ci sono stati momenti particolari, certo, ma le assicuro che resto al mio posto”.

TONINELLI “RISCHIO POLTRONA? DO FASTIDIO”

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Rischio la poltrona perchè do fastidio. Cosi’, in un’intervista a La Stampa, il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, che, in merito alle voci di un rimpasto e all’ipotesi di una sua sostituzione nell’esecutivo, commenta: “Se fosse vero ne sarei orgoglioso: evidentemente stiamo dando fastidio a chi ha impoverito l’Italia”.

“Ai miei figli dico sempre: solo chi non fa nulla non sbaglia – sottolinea -. Quel che conta nella vita è imparare dai propri errori. Non ho nulla di cui pentirmi, perché ciò che faccio è nell’interesse esclusivo degli italiani. Ho fatto qualche gaffe? Forse. Ma sa che le dico? Meglio fare gaffe che intascare mazzette”.

LA MANOVRA E’ LEGGE. OK DALLA CAMERA

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Con 313 voti favorevoli e 70 contrari la Camera dei deputati ha approvato la manovra del Governo Conte.

Al voto hanno preferito non partecipare Leu, Pd e Fratelli d’Italia.

La manovra è stata bocciata dalle opposizioni. Critiche pure dai sindacati.

“Abbiamo approvato la manovra del popolo” è stata la posizione ufficiale di Lega e Cinque Stelle.

 

IL DISCORSO DEL CAPO DELLO STATO

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‘Care concittadine e cari concittadini, siamo nel tempo dei social, in cui molti vivono connessi in rete e comunicano di continuo ciò che pensano e anche quel che fanno nella vita quotidiana. Tempi e abitudini cambiano ma questo appuntamento – nato decenni fa con il primo Presidente, Luigi Einaudi – non è un rito formale. Mi assegna il compito di rivolgere, a tutti voi, gli auguri per il nuovo anno: è un appuntamento tradizionale, sempre attuale e, per me, graditissimo. Permette di formulare, certo non un bilancio, ma qualche considerazione sull’anno trascorso. Mi consente di trasmettere quel che ho sentito e ricevuto in molte occasioni nel corso dell’anno da parte di tanti nostri concittadini, quasi dando in questo modo loro voce. E di farlo da qui, dal Quirinale, casa di tutti gli italiani’. Ha esordito così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno.

‘Quel che ho ascoltato – ha sottolineato – esprime, soprattutto, l’esigenza di sentirsi e di riconoscersi come una comunità di vita. La vicinanza e l’affetto che avverto sovente, li interpreto come il bisogno di unità, raffigurata da chi rappresenta la Repubblica che è il nostro comune destino’.

‘Proprio su questo – ha aggiunto Mattarella – vorrei riflettere brevemente, insieme, nel momento in cui entriamo in un nuovo anno. Sentirsi ‘comunità’ significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa ‘pensarsi’ dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto, per le proprie idee rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore. So bene che alcuni diranno: questa è retorica dei buoni sentimenti, che la realtà è purtroppo un’altra; che vi sono tanti problemi e che bisogna pensare soprattutto alla sicurezza. Certo, la sicurezza è condizione di un’esistenza serena. Ma la sicurezza parte da qui: da un ambiente in cui tutti si sentano rispettati e rispettino le regole del vivere comune. La domanda di sicurezza è particolarmente forte in alcune aree del Paese, dove la prepotenza delle mafie si fa sentire più pesantemente. E in molte periferie urbane dove il degrado favorisce il diffondersi della criminalità’.

‘Non sono ammissibili – ha dichiarato il Capo dello Stato – zone franche dove la legge non è osservata e si ha talvolta l’impressione di istituzioni inadeguate, con cittadini che si sentono soli e indifesi’.

‘La vera sicurezza – ha detto Mattarella – si realizza, con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza. Sicurezza è anche lavoro, istruzione, più equa distribuzione delle opportunità per i giovani, attenzione per gli anziani, serenità per i pensionati dopo una vita di lavoro: tutto questo si realizza più facilmente superando i conflitti e sostenendosi l’un l’altro’.

‘Qualche settimana fa a Torino alcuni bambini – ha ricordato il Capo dello Stato – mi hanno consegnato la cittadinanza onoraria di un luogo immaginario, da loro definito Felicizia, per indicare l’amicizia come strada per la felicità. Un sogno, forse una favola. Ma dobbiamo guardarci dal confinare i sogni e le speranze alla sola stagione dell’infanzia. Come se questi valori  non fossero importanti nel mondo degli adulti. In altre parole, non dobbiamo aver timore di manifestare buoni sentimenti che rendono migliore la nostra società. Sono i valori coltivati da chi svolge seriamente, giorno per giorno, il   proprio dovere; quelli di chi si impegna volontariamente per aiutare gli altri in difficoltà’.

‘Il nostro – ha aggiunto – è un Paese ricco di solidarietà. Spesso la società civile è arrivata, con più efficacia e con più calore umano, in luoghi remoti non raggiunti dalle pubbliche istituzioni. Ricordo gli incontri con chi, negli ospedali o nelle periferie e in tanti luoghi di solitudine e di sofferenza dona conforto e serenità. I tanti volontari intervenuti nelle catastrofi naturali a fianco dei Corpi dello Stato. È l’ ‘Italia che ricuce’ e che dà fiducia. Così come fanno le realtà del Terzo Settore, del No profit che rappresentano una rete preziosa di solidarietà. Si tratta di realtà che hanno ben chiara la pari dignità di ogni persona e che meritano maggiore sostegno da parte delle istituzioni, anche perché, sovente, suppliscono a lacune o a ritardi dello Stato negli interventi in aiuto   dei più deboli, degli emarginati, di anziani soli, di famiglie in difficoltà, di senzatetto. Anche per questo vanno evitate ‘tasse sulla bontà’. È l’immagine dell’Italia positiva, che deve prevalere’.

‘Il modello di vita dell’Italia non può essere – e non sarà mai – quello degli ultras violenti degli stadi di calcio, estremisti travestiti da tifosi – ha sottolineato Mattarella -. Alimentano focolai di odio settario, di discriminazione, di teppismo. Fenomeni che i pubblici poteri e le società di calcio hanno il dovere di contrastare e debellare. Lo sport è un’altra cosa’.

‘Esortare a una convivenza più serena non significa chiudere gli occhi davanti alle difficoltà che il nostro Paese ha di fronte – ha sottolineato Mattarella -. Sappiamo di avere risorse importanti; e vi sono numerosi motivi che ci inducono ad affrontare con fiducia l’anno che verrà. Per essere all’altezza del compito dobbiamo andare incontro ai problemi con parole di verità, senza nasconderci carenze, condizionamenti, errori, approssimazioni’.

‘Molte sono le questioni che dobbiamo risolvere – ha aggiunto -. La mancanza di lavoro che si mantiene a livelli intollerabili. L’alto debito pubblico che penalizza lo Stato e i cittadini e pone una pesante ipoteca sul futuro dei giovani. La capacità competitiva del nostro sistema produttivo che si è ridotta, pur con risultati significativi di imprese e di settori avanzati.  Le carenze e il deterioramento di infrastrutture. Le ferite del nostro territorio. Dobbiamo aver fiducia in un cammino positivo. Ma non ci sono ricette miracolistiche. Soltanto il lavoro tenace, coerente, lungimirante produce risultati concreti. Un lavoro approfondito, che richiede competenza e che costa fatica e impegno. Traguardi consistenti sono stati raggiunti nel tempo. Frutto del lavoro e dell’ingegno di intere generazioni che ci hanno preceduto’.

‘Abbiamo ad esempio da poco ricordato i quarant’anni del Servizio sanitario nazionale – ha aggiunto -. E’ stato – ed è – un grande motore di giustizia, un vanto del sistema Italia.   Che ha consentito di aumentare le aspettative di vita degli italiani, ai più alti livelli mondiali. Non mancano difetti e disparità da colmare. Ma si tratta di un patrimonio da preservare e da potenziare. L’universalità e la effettiva realizzazione dei diritti di cittadinanza sono state grandi conquiste della Repubblica: il nostro Stato sociale, basato sui pilastri costituzionali della tutela della salute, della previdenza, dell’assistenza, della scuola rappresenta un modello positivo. Da tutelare’.

‘Ho promulgato la legge di bilancio nei termini utili a evitare l’esercizio provvisorio – ha sottolineato Mattarella -, pur se approvata in via definitiva dal Parlamento soltanto da poche ore. Avere scongiurato la apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea per il mancato rispetto di norme liberamente sottoscritte è un elemento che rafforza la fiducia e conferisce stabilità’. ‘La grande compressione dell’esame parlamentare e la mancanza di un opportuno confronto con i corpi sociali – ha aggiunto – richiedono adesso un’attenta verifica dei contenuti del provvedimento. Mi auguro – vivamente – che il Parlamento, il Governo, i gruppi politici trovino il modo di discutere costruttivamente su quanto avvenuto; e assicurino per il futuro condizioni adeguate di esame e di confronto’.

‘La dimensione europea è quella in cui l’Italia ha scelto di investire e di giocare il proprio futuro; e al suo interno dobbiamo essere voce autorevole – ha aggiunto -. Vorrei rinnovare un pensiero di grande solidarietà ai familiari di Antonio Megalizzi, vittima di un vile attentato terroristico insieme ad altri cittadini europei. Come molti giovani si impegnava per un’Europa con meno confini e più giustizia. Comprendeva che le difficoltà possono essere superate rilanciando il progetto dell’Europa dei diritti, dei cittadini e dei popoli, della convivenza, della lotta all’odio, della pace’.

‘Quest’anno – ha ricordato Mattarella – saremo chiamati a rinnovare il Parlamento europeo, la istituzione che rappresenta nell’Unione i popoli europei, a quarant’anni dalla sua prima elezione diretta.  È uno dei più grandi esercizi democratici al mondo: più di 400 milioni di cittadini europei si recheranno alle urne. Mi auguro che la campagna elettorale si svolga con serenità e sia l’occasione di un serio confronto sul futuro dell’Europa. Sono rimasto colpito da un episodio di cronaca recente, riferito dai media. Una signora di novant’anni, sentendosi sola nella notte di Natale, ha telefonato ai Carabinieri. Ho bisogno soltanto di compagnia, ha detto ai militari. E loro sono andati a trovarla a casa portandole un po’ di serenità’.

‘Alla signora Anna, e alle tante persone che si sentono in solitudine voglio rivolgere un saluto affettuoso – ha aggiunto Mattarella -. Vorrei sottolineare quanto sia significativo che si sia rivolta ai Carabinieri. La loro divisa, come quella di tutte le Forze dell’ordine e quella dei Vigili   del fuoco, è il simbolo di istituzioni al servizio della comunità. Si tratta di un patrimonio da salvaguardare perché appartiene a tutti i cittadini. Insieme a loro rivolgo un augurio alle donne e agli uomini delle Forze armate, impegnate per garantire la nostra sicurezza e la pace in patria e all’estero. Svolgono un impegno che rende onore all’Italia. La loro funzione non può essere snaturata, destinandoli a compiti non compatibili con la loro elevata specializzazione. In questa sera di festa desidero esprimere la mia vicinanza a quanti hanno sofferto e tuttora soffrono – malgrado il tempo trascorso – le conseguenze dolorose dei terremoti dell’Italia centrale, alle famiglie sfollate di Genova e della zona dell’Etna. Nell’augurare loro un anno sereno, ribadisco che la Repubblica assume la ricostruzione come un impegno inderogabile di solidarietà’.

‘Auguri a tutti gli italiani, in patria o all’estero. Auguro buon anno ai cinque milioni di immigrati che vivono, lavorano, vanno a scuola, praticano sport, nel nostro Paese – ha detto Mattarella -. Rivolgo un augurio, caloroso, a Papa Francesco; e lo ringrazio, ancora una volta, per il suo magistero volto costantemente a promuovere la pace, la coesione sociale, il dialogo, l’impegno per il bene comune. Vorrei concludere da dove ho iniziato: dal nostro riconoscerci comunità. Ho conosciuto in questi anni tante persone impegnate in attività di grande valore sociale; e molti luoghi straordinari dove il rapporto con gli altri non è avvertito come un limite, ma come quello che dà senso alla vita. Ne cito uno fra i tanti ricordando e salutando i ragazzi e gli adulti del Centro di cura per l’autismo, di Verona, che ho di recente visitato. Mi hanno regalato quadri e disegni da loro realizzati. Sono tutti molto belli: esprimono creatività e capacità di comunicare e partecipare. Ne ho voluto collocare uno questa sera accanto a me. Li ringrazio nuovamente e rivolgo a tutti loro l’augurio più affettuoso. A tutti voi auguri di buon anno’, ha concluso Mattarella.

DI MAIO “CI PIACE COMBATTERE I PRIVILEGI”

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“E’ stato un 2018 in cui abbiamo combattuto quella classe di italiani privilegiati che si e’ opposta al cambiamento, che ci sta combattendo anche in questi giorni perchè stiamo bloccando le pensioni d’oro, stiamo bloccando un sacco di cose che vi avevamo promesso avremmo tagliato e le stiamo tagliando”. Così il ministro e vicepremier, Luigi Di Maio, in un video su Facebook con Alessandro Di Battista, per fare gli auguri ai militanti del Movimento.

“E’ stato un 2018 in cui ci siete stati vicini, vi ringraziamo perchè senza di voi non saremmo andati da nessuna parte. C’è ancora tanto da fare, siamo soltanto alla fine dell’inizio, ci sono ancora tante cose da portare a casa nel 2019, vi abbiamo promesso che vi regaleremo una bella legge che tagli gli stipendi a tutti i parlamentari, ma dovremo fare tante cose che faremo insieme perchè è un percorso partecipato. Oggi – aggiunge – la cosa che vi posso augurare per il 2019 e’ di fare le cose che vi piacciono. Fate sempre le cose che vi rendono felici perche’ sicuramente sono stati anni difficili in cui abbiamo dovuto fare delle battaglie grosse. Ma ci e’ sempre piaciuto combattere quei signori che utilizzavano i soldi pubblici o le leggi dello Stato per privilegiarsi di una serie di diritti di cui non dovevano godere”.

 

FICO: “CENTRALITA’ PARLAMENTO INDICA STRADA”

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“A gennaio proporrò alla Giunta per il Regolamento una serie di possibili interventi di riforma che incidono su organizzazione dei lavori, procedure, qualità legislativa”. Lo dice il presidente della Camera, Roberto Fico, in una lettera al Sole 24 Ore, sottolineando come “sia ingenuo vagheggiare una centralità perduta se il Parlamento non è disposto a riflettere su sé stesso, dunque a riformarsi”.
Il presidente della Camera ribadisce di avere “profondamente a cuore il senso di un’assemblea, e per me è stata dolorosa la compressione dei tempi di esame della legge di bilancio. Era però necessario organizzare i lavori della Camera tenendo conto dello scarso tempo disponibile e dell’obiettivo primario di non pervenire all’esercizio provvisorio, che avrebbe prodotto serie conseguenze sul sistema economico. La manovra ha tempi stabiliti ed è scandita in ogni sua fase dalla dialettica tra governo e istituzioni europee. È un problema democratico, che riguarda tutti i parlamenti nazionali dell’Ue. Siamo dentro una cornice di vincoli e scadenze, e dentro questa dobbiamo trovare un equilibrio.
Se il Parlamento deve fare la sua parte, anche il Governo deve fare altrettanto, con l’obiettivo congiunto di una maggiore concertazione e programmazione normativa.
Anche questo rientra nel percorso culturale di cui parlavo: la centralità del Parlamento non resti una dichiarazione astratta ma un faro che ci indica la strada da seguire”.

I dati sull’attività della Camera consegnano, fa rilevare Fico, “un quadro di luci e ombre. L’incidenza delle leggi di conversione sul totale delle leggi approvate è pari al 60% contro il 51% registrato nello stesso periodo della scorsa legislatura.
Minore invece l’incidenza delle leggi d’iniziativa governativa nel loro complesso (80% vs 87%). Il numero di provvedimenti su cui è stata posta la questione di fiducia è pressoché identico. Minore è stato il numero delle sedute. Va considerato però che il governo Conte si è formato tre mesi dopo le elezioni. Con tutto ciò che ne consegue rispetto alla costituzione delle Commissioni, e quindi all’inizio dell’attività ordinaria.
In questi mesi, inoltre, il Parlamento ha agito efficacemente come trasformatore e integratore dei provvedimenti di origine governativa”.