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ABRUZZO, VINCE IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA

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Marco Marsilio è il nuovo presidente della Regione Abruzzo. Il candidato del centrodestra ha ottenuto il 48,03%, pari a 299.949 voti. Successo della Lega, al 27%. 

Al secondo posto con il 31,28% il candidato del centrosinistra Giovanni Legnini (195.394 voti). La candidata del Movimento Cinque Stelle, Sara Marcozzi, ottiene invece il 20,2% dei consensi (126.165 voti). Ultimo Stefano Flajani, di Casapound, che si è fermato allo 0,47% (2.974).

Per quanto riguarda l’affluenza, ha votato il 53,1% degli elettori, contro il 61,5% delle precedenti elezioni.

“Il centrodestra ha dimostrato cosa sa fare e si conferma la formula di governo vincente. Abbiamo sempre creduto che il centrodestra si dovesse rinnovare, adeguare ai tempi e avere una formula innovativa e vincente, ma resta la cornice ideale intorno a cui si costruiscono i destini del popolo italiano”, sono state le prime parole di Marsilio.

“La ricostruzione è la priorità assoluta, una vergogna che dobbiamo cancellare – ha aggiunto -. Il centrodestra ha già dimostrato cosa sa fare con la ricostruzione del 2009 e torneremo a replicare quel modello, entro pochi mesi rimetteremo le persone nelle condizioni di potere rientrare nelle loro case”, ha aggiunto.

 

 

SALVINI “NESSUN RIMPASTO DI GOVERNO”

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Dopo la vittoria del centrodestra e l’exploit della Lega in Abruzzo il vicepremier Matteo Salvini sottolinea che “non cambia niente nell’azione di Governo”. 

“Non chiederemo ministri, non chiederemo rimpasti, abbiamo ben in mente la tabella di marcia per i prossimi 4 anni”, aggiunge Salvini.

 

“In agenda ci sono diverse leggi pronte per essere approvate, dal passaggio all’autonomia, che sarà storico, all’acqua pubblica per la difesa dei consumatori, alla legittima difesa che dovrebbe essere legge entro marzo – spiega il ministro dell’Interno -. Stiamo lavorando a una riforma fiscale complessiva, che penso come Lega possiamo presentare entro un mese al massimo, condividendola prima con tutte le categorie produttive. Non possiamo che essere soddisfati del fatto che la nostra azione è apprezzata e chiederò ora ai nostri consiglieri di essere veloci e conseguenti”.

 

VENEZUELA, MOAVERO “VOTO LIBERO AL PIÙ PRESTO”

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“L’obiettivo è elezioni presidenziali libere e credibili in Venezuela il più presto possibile”. Lo ha detto il ministro degli Affari Esteri, Enzo Moavero Milanesi, intervenendo in Aula alla Camera. “Il governo segue con la massima attenzione l’evolversi dei drammatici eventi in Venezuela, in particolare da quando si è aggiunta un’emergenza umanitaria e una grave crisi istituzionale. Il governo, in primo luogo, è preoccupato per l’emergenza umanitaria che ha colpito il Venezuela e sta operando per favorire soluzioni non conflittuali”, ha aggiunto il titolare della Farnesina, che ha spiegato: “L’Italia è concretamente impegnata sia nelle sedi multilaterali che con interventi diretti attraverso appositi fondi. Il governo considera inaccettabile e condanna ogni tipo di violenza e si esprime a favore di una soluzione pacifica e inclusiva auspicando piena democrazia. Secondo il governo in Venezuela la situazione è estremamente complessa, è piena di incertezze e di gravi rischi, bisogna prevenire scontri e violenze che potrebbero sfociare in una guerra civile”.

Per il ministro “è importante favorire il dialogo, se possibile una riconciliazione nazionale. Le nuove elezioni presidenziali, secondo noi, restano la via di soluzione. È fondamentale agire al fine di far affluire gli aiuti umanitari, l’Italia ha proceduto con un primo stanziamento di 2 milioni, a favore della popolazione del Venezuela”.

 

CONSIGLIO D’EUROPA “LIBERTÀ STAMPA IN ITALIA PEGGIORA”

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La libertà di stampa in Italia “è chiaramente peggiorata” nel 2018. Lo evidenzia il Consiglio d’Europa nel rapporto “Democrazia a rischio: minacce e attacchi contro la libertà dei media in Europa”, che valuta la situazione della libertà dei mezzi d’informazione nel continente sulla base di 140 gravi violazioni segnalate nel corso del 2018. Il numero di violazioni in Italia segnalate alla piattaforma del Consiglio D’Europa è più che triplicato rispetto al 2017.

“Dal giugno 2017 le autorità italiane non hanno risposto a nessuna segnalazione della piattaforma”, sottolinea il Consiglio d’Europa, che esprime preoccupazione “per la crescente violenza contro i giornalisti in Italia”, con la mafia e le organizzazioni criminali che “rimangono tra le maggiori minacce ai cronisti”. Nel 2018 sono stati segnalati tre casi di minacce di morte ai giornalisti, e sono 21 i cronisti sotto scorta perché minacciati dalla mafia. Inoltre diversi giornalisti hanno subito intimidazioni da membri di gruppi neo fascisti.

Il Consiglio d’Europa nel rapporto sottolinea come la maggior parte delle segnalazioni del 2018 sia arrivata dopo l’insediamento del nuovo governo, l’1 giugno. “I due vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, esprimono regolarmente tramite i social network una retorica particolarmente ostile ai media e ai giornalisti”, scrive il Consiglio d’Europa, che spiega: “Tra l’altro, il vicepremier Salvini ha minacciato di revocare la scorta al giornalista Roberto Saviano, nonostante le note minacce di morte da parte della criminalità organizzata. Il vicepremier Di Maio ha insultato i giornalisti e avviato una politica di abolizione dei finanziamenti pubblici alla stampa. Secondo la Federazione Nazionale della Stampa, gli operatori dei media devono affrontare una nuova minaccia nel Paese: un rischio continuo di violenza alimentato dalla retorica ostile di membri del Governo e dei partiti di maggioranza”.

Secondo il rapporto le condizioni per l’esercizio della libertà dei media sono notevolmente peggiorate in tutta l’area del Consiglio d’Europa. Il numero di attacchi contro i giornalisti è costantemente aumentato. Le minacce segnalate, incluse quelle di morte, sono raddoppiate nel corso dello scorso anno, e non vi sono stati progressi nei numerosi casi d’impunità di lunga data per l’omicidio di giornalisti. Inoltre, i giornalisti continuano a essere detenuti arbitrariamente, mentre diverse nuove iniziative legislative indeboliscono la libertà dei media.

Durante un incontro a Strasburgo, le organizzazioni partner hanno presentato il rapporto al segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, che le ha ringraziate per il loro continuo impegno a favore della piattaforma. Il segretario generale ha concordato con i partner la necessità di un’azione politica decisa e concertata da parte degli Stati membri e dell’Organizzazione, al fine di invertire la tendenza all’erosione della libertà dei media e per migliorare la protezione dei giornalisti.

“La libertà di espressione è fondamentale per la realizzazione di ogni altro diritto umano e merita la massima attenzione da parte dei nostri Stati membri. Il rapporto può fungere da base per un dialogo con gli Stati membri su come migliorare la situazione nel settore della libertà dei media”, ha detto il segretario generale.

 

DICIOTTI, GASPARRI “NON PROCESSARE SALVINI”

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Il presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, Maurizio Gasparri, in qualità di relatore, proporrà di respingere la richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso Diciotti.

Gasparri ha accolto la richiesta dell’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, di inviare ai magistrati di Catania i documenti del premier Giuseppe Conte, del vicepremier Luigi Di Maio e del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli che Salvini aveva allegato alla memoria presentata in Giunta sulla vicenda.

“In uno spirito di leale collaborazione, abbiamo chiesto al presidente Casellati di inviare alla Procura di Catania, che è il nostro interlocutore, le lettere di Conte, Di Maio e Toninelli che Salvini ha allegato alla sua memoria. Questa vicenda non ha precedenti, facciamo anche giurisprudenza, io propongo il no all’autorizzazione a procedere, e nella mia relazione riporto anche tutti gli interventi pubblici di Conte sul caso Diciotti”, ha spiegato Gasparri ai microfoni de “L’Aria che tira”, su La7.

 

TAV, PONTI “SCELTA SPETTA ALLA POLITICA”

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“Occorre scegliere tra gli investimenti pubblici, sul tavolo ci sono investimenti per 132 miliardi, è chiaro che bisogna determinare priorità e scegliere. E scegliere tocca alla politica. Se bisogna scegliere lo strumento internazionale dominante è l’analisi costi-benefici, anche se non è uno strumento perfetto, potrei parlare per un’ora delle sue imperfezioni”. Lo ha detto il professor Marco Guido Ponti, coordinatore per l’analisi costi-benefici sulle opere pubbliche, in un’audizione in Commissione Trasporti della Camera sul Tav Torino-Lione.

“L’analisi è manipolabile, ma molto meno di altri strumenti – ha spiegato Ponti -. I parametri di ingresso possono variare, ma sono oggetto di standard internazionale. Noi riteniamo comunque che fare i conti, con tutti i difetti che possono avere, è meglio di agire per ideologia. C’è un vantaggio di trasparenza. I conti non risolvono tutti i problemi, ma migliorano il dibattito democratico più di tutte le ideologie, e il progetto Tav ha avuto un carico ideologico molto elevato”.

“Il lavoro della commissione è in continuità con il mandato del ministro precedente – ha proseguito -. Membri di questo gruppo hanno collaborato con Delrio. È una continuità anche di metodo, c’era un’intenzione da parte del ministero precedente di usare questo strumento per fare delle scelte. Poi non è stato usato, forse per ragioni di tempo, ma le linee guida ci sono state”.

“E’ stato detto che la commissione non era neutrale perché alcuni membri si erano già espressi sulla Tav. Ma il nostro operato è come quello di un medico coscienzioso che vede un quadro clinico critico – ha sottolineato Ponti -. Erano i numeri che ci davano un quadro critico già prima, e hanno continuato a darlo. Non c’è stato un atteggiamento ideologico. Ho detto più volte che se avessi visto numeri diversi sul traffico e i costi relativi sarei diventato subito pro-Tav. Non contestiamo l’autonomia della politica, ma per ragioni di trasparenza democratica penso che sia un dovere politico basare le decisioni sui conti. I conti sono trasparenti e contestabili, le ideologie meno”.

 

 

DI MAIO “FINCHÉ CI SARÒ IO GOVERNO NON CADRÀ”

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“C’è chi pensa che per vincere in Abruzzo dovevamo far cadere il Governo. Questo finché ci sarò io non avverrà. I nostri iscritti hanno votato il contratto di Governo e io ho dato la mia parola agli italiani che si va fino in fondo. Questo Governo durerà 5 anni e ispirerà tanti altri governi europei. Il MoVimento 5 Stelle oggi è l’unico argine a Berlusconi Ministro della giustizia o dell’economia”. Lo scrive il vicepremier Luigi Di Maio in un post su Facebook.

Il capo politico del M5S parla anche di possibili novità nelle strategie del movimento, alla luce della lunga serie di risultati negativi alle Amministrative: “Dobbiamo affrontare il tema dell’organizzazione nazionale e locale, dobbiamo aprire ai mondi con cui sui territori non abbiamo mai parlato a partire dalle imprese, dobbiamo decidere se guardare alle liste civiche radicate sul territorio”.

Per Di Maio “è necessario arrivare sempre alle amministrative con un percorso che preveda un lavoro sul territorio fatto di incontri con categorie, mondo del sociale, con gli amministratori. Non improvvisando come a volte accade. Questo vuol dire pure che dove non siamo pronti dobbiamo smetterla di presentarci”.

UE, CONTE “CHI MI ATTACCA È AL CANTO DEL CIGNO”

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“Me li aspettavo, gli attacchi. Non prevedevo la scompostezza, le falsità. Ho avuto l’impressione che per alcuni parlamentari europei, il discorso di martedì sia stato un po’ il canto del cigno…”. Lo dice il premier Giuseppe Conte, in due colloqui con il Corriere della Sera e La Repubblica, in merito al suo intervento di martedì scorso al Parlamento Europeo.

“Il mio è un governo che esprime il cambiamento in atto in Italia e in Europa – aggiunge -. Per questo mi hanno attaccato. Molti di loro sanno che non verranno rieletti. Sono figli di forze con una vecchia ispirazione. Il nuovo vento li spiazza. Ma dispiace solo che per colpirmi siano ricorsi a falsità, tipo che facciamo morire i bambini africani in mare o che difendiamo il venezuelano Nicolás Maduro”.

“Tutti parlano di stabilità finanziaria, meno di stabilità politica e sociale – sottolinea il presidente del Consiglio -. E si trascura il consenso interno altissimo che la mia maggioranza ha, altri Paesi no. Il premier socialista Pedro Sánchez, in Spagna, sta andando diritto verso il voto anticipato. In Belgio sul fiscal compact c’è stata una crisi di governo”.

“Nei quaranta minuti del mio intervento ho cercato di far capire lo stato di crisi dell’Unione Europea e di indicare le strategie per uscirne – aggiunge -. Sono stato critico e costruttivo. Loro, invece, no. Doveva essere la loro vetrina, ma non l’hanno occupata bene”.

“Avevo l’obbligo di far notare che io, a differenza di altri, non sono un prestanome di qualche comitato d’affari. Che non ho conflitti di interesse – spiega Conte -. Mi sembrava il colmo che la deputata forzista Comi rimproverasse me di quella conversazione con la Merkel di cui è stato pubblicato un frammento, visto che Berlusconi ha usato in passato apprezzamenti di tutt’altro tipo nei confronti della Cancelliera”.

Riguardo all’incontro del vicepremier Luigi Di Maio con alcuni rappresentanti dei Gilet Gialli in Francia, il premier sottolinea: “Più che di errore, parlerei di divergenza su un episodio. Sarebbe stato un errore se Di Maio si fosse mosso nel suo ruolo di governo. È andato come leader del M5S. Anche quando l’ungherese Viktor Orbán di recente è venuto a incontrare il vicepremier leghista Matteo Salvini, è stato un incontro politico, tra leader di partito, e si è svolto a Milano”.

Alla domanda se sarà candidato alle Europee dei Cinque Stelle, Conte replica così: “Rispondo con un sorriso. Faccio il premier, non il candidato europeo. Non mi è stato proposto e non ho dovuto rifiutare niente”.

Quanto alla legge di bilancio “le misure non sono ancora entrate in vigore. E vedrete che quando partiranno allora la crescita ritornerà. Io ne sono convinto – sottolinea il presidente del Consiglio -. E del resto non siamo qui per favorire un rallentamento dell’economia ma per farla lievitare”. E “vedrete che il governo va avanti. Andremo avanti anche più forte di prima. Ne sono più che sicuro”.