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AUTONOMIA, FICO “PARLAMENTO SIA CENTRALE”

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“L’autonomia delle Regioni? Se ne occupa il governo, ma, da presidente della Camera, ritengo che il Parlamento debba avere la sua centralità in questa questione: non si può andare avanti senza interpellare il Parlamento fino in fondo”. Così il presidente della Camera Roberto Fico, a margine di un convegno a Napoli.

“È importantissimo – ribadisce Fico – che che il Parlamento abbia un ruolo centrale anche nelle questione delle autonomie, non può avere un ruolo marginale in un’attività così importante. Mi muovo come presidente della Camera per dare centralità al Parlamento, lo faccio dall’inizio del mio mandato e continuerò a farlo sempre”.

La redistribuzione di risorse tra Nord e sud si può far sentire sulla scuola a seguito delle autonomie regionali, accentuando le differenze? “Noi abbiamo nella nostra Costituzione l’equa distribuzione delle risorse, quindi da questo punto di vista non deve accadere niente”, ha risposto Fico.

MACRON INVITA MATTARELLA A PARIGI

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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto il pomeriggio del 15 febbraio al Quirinale l’ambasciatore di Francia in Italia, Christian Masset, che gli ha consegnato una lettera del presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, di invito a compiere una visita di Stato in Francia. Il presidente Mattarella, nel ringraziare, ha cordialmente accettato l’invito. Lo rende noto il Colle.

L’ambasciatore Masset,  richiamato la settimana scorsa dopo che il governo francese aveva giudicato “inaccettabili i continui attacchi da parte del governo italiano”, era rientrato lo stesso 15 febbraio a Roma. Ad annunciarlo era stato il ministro francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, in un’intervista a Rtl France.

 

AUTONOMIA, STEFANI “GIUSTO PARLARNE IN AULA”

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“Credo che la data di ieri me la segnerò nei miei personali annales. Ieri si è ufficialmente chiusa la trattativa tecnica sull’autonomia. Ha richiesto 85 incontri serrati, alcuni dei quali durati otto ore. Abbiamo trattato su 23 materie per due Regioni e su 15 per l’Emilia. Abbiamo costruito la parte finanziaria e portato sul tavolo i temi chiusi. Ora, restano da affrontare alcuni nodi politici. Per dirla in un altro modo: abbiamo ben chiaro quello che si può fare, ora bisogna verificare quello che si vuole fare”. Lo dice il ministro degli Affari regionali, Erika Stefani, intervistata da Il Corriere della sera.
“Io penso – aggiunge – che sia del tutto corretto che su un tema di questa portata ci sia un coinvolgimento del Parlamento. E sono assolutamente a disposizione perché questo coinvolgimento avvenga”.
“Non so – aggiunge – se l’intesa sia emendabile: sono dell’opinione che non lo sia. E’ lo stesso tipo di questione che esiste per i trattati internazionali o per gli accordi con le confessioni religiose. Detto questo, se esistono interpretazioni giurisprudenziali diverse, siamo pronti ad ascoltarle. Ma in ogni caso, prima della firma dell’intesa noi siamo assolutamente pronti al confronto con il Parlamento. Anche perche’ siamo convinti che l’autonomia spaventi soltanto chi non la conosce”.

“NO ALL’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE A SALVINI”

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Per il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano “l’autorizzazione a procedere verso Salvini non va
concessa”. Un’affermazione pronunciata nel corso de “L’Intervista” di Maria Latella.

Il sottosegretario chiarisce: “Se poi i nostri attivisti decideranno di votare si, seguiremo il voto”. Di Stefano su Skytg24 ha ragionato sul fatto che le scelte attuate sulla gestione della Diciotti sono da ricondurre “all’operato di un governo intero, di un consiglio dei ministri che ha agito
collegialmente. Credo – ha aggiunto il sottosegretario- che non si doveva arrivare a questo, Salvini doveva rinunciare all’immunita’ e farsi processare”

“Comunque – ha assicurato l’esponetente pentastellato- il governo non e’ a rischio”.

DICIOTTI, SALVINI “SONO TRANQUILLISSIMO”

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“Voto in giunta e processo? Sono tranquillissimo, gli italiani sanno che ho agito per il loro bene e la loro sicurezza”. Lo dice il vicepremier Matteo Salvini, dopo che sono arrivati in Procura gli atti firmati dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dai ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, allegati alla memoria del ministro dell’Interno sotto esame della Giunta per le immunità del Senato sul caso della nave ‘Diciotti’. A trasmettere i documenti è stata la presidenza di Palazzo Madama.

DICIOTTI, M5S “NON È SOLITO VOTO SU IMMUNITÀ”

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“Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato? – Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere. – No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere”. Questo il quesito cui dovranno rispondere gli iscritti al MoVimento 5 Stelle, nella votazione online sulla piattaforma Rousseau che sarà aperta lunedì 18 febbraio dalle 10 alle 19.

 

“Martedì 19 febbraio, la Giunta per le autorizzazioni sarà chiamata a decidere se il ritardo dello sbarco dei migranti dalla nave Diciotti sia stato deciso ‘per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo’ – spiega il M5S sul Blog delle Stelle -. Ricordiamo brevemente i fatti. Tra il 20 e 25 agosto scorso, mentre 137 migranti si trovavano sulla Diciotti, ovviamente con assistenza sanitaria e alimentare, il ministro degli Esteri e il presidente del Consiglio Conte stavano sentendo i leader degli altri paesi europei affinché ognuno accogliesse la propria quota di migranti. Questo accordo doveva essere raggiunto prima dello sbarco perché, altrimenti, sarebbero dovuti rimanere tutti in Italia. E questo a causa del Regolamento di Dublino, che impone che il primo Paese di approdo debba farsi carico di tutti i migranti che arrivano in Europa. Il ministro dell’interno Salvini, d’accordo con il ministro dei Trasporti Toninelli, il vice presidente del Consiglio Di Maio e con il presidente Conte, negò quindi lo sbarco fino a che l’accordo non fosse stato raggiunto”.

“Per questa vicenda il Tribunale dei Ministri di Catania ha deciso di inquisire il ministro dell’interno perché ha considerato il ritardo dello sbarco dalla nave un sequestro di persona e ha chiesto al Parlamento l’autorizzazione a procedere – prosegue il post -. Su questo si deve esprimere con un voto prima la Giunta per le autorizzazioni a procedere e poi l’Assemblea del Senato. In pratica, se il Parlamento nega l’autorizzazione a procedere, sta affermando che il ministro ha agito per interesse pubblico o interesse dello Stato, e che quindi non sarà processato. Nel caso invece venga data l’autorizzazione, il ministro dell’interno andrà a processo. Questo quindi non è il solito voto sull’immunità dei parlamentari. Di quei casi si occupa l’articolo 68 della Costituzione, e su quelli il MoVimento 5 Stelle è sempre stato ed è inamovibile: niente immunità, niente insindacabilità. Nessuna protezione per i politici che devono rispondere delle loro azioni individuali. Noi mandammo a processo i nostri portavoce Paola Taverna e Mario Giarrusso e entrambi votarono per farsi processare”. 

Secondo il M5S “questo è un caso diverso: stiamo parlando infatti dell’articolo 96 della Costituzione. Nello specifico questo è un caso senza precedenti perché mai in passato si era verificato che la magistratura chiedesse al Parlamento di autorizzare un processo per un ministro che aveva agito nell’esercizio delle sue funzioni e non per azioni fatte per tornaconto privato e personale (tangenti, truffa, appalti, etc): in questo caso non ci porremmo neppure il problema e lo spediremmo in tribunale. Quindi ora siamo chiamati a decidere”.

 

ZINGARETTI “SE PERDO SOSTENGO SEGRETARIO”

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“L’alleanza elettorale con il M5S non e’ il mio obiettivo politico”. Lo ha detto Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria del Pd, ospite a 1/2h in piu’ su Rai3.

Il presidente della Regione parlando del futuro del partito ha aggiunto: “Il 3 marzo saranno le primarie per l’Italia e votate chi vi pare, se riusciamo a intercettare questa voglia all’interno del paese, questo dubbio che c’e’, questo aiutera’ lo sviluppo di una situazione. La partita e’ totalmente aperta”.

E nel caso di una sconfitta, il candidato alla segreteria si e’ detto pronto a dare
comunque un contributo: “Se perdero’ saro’ il primo a sostenere chi sara’ segretario, se c’e’ una leadership si combatte per far vincere la leadership. A tutti chiedo generosita’, in questo
momento tutti devono spingere pensando al noi e non all’io, questo vale innanzitutto per me”.

 

GRILLO “SIAMO TRA IL COMMA 22 E LA SINDROME DI PROCUSTE”

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Beppe Grillo usa l’arma del sarcasmo per commentare il quesito proposto per la consultazione online sulla piattaforma Rousseau sull’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini sul caso Diciotti.

“Se voti Si vuol dire No. Se voti No vuol dire Si. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!”. E’ quanto scrive su Twitter Grillo.

Intanto sono molti gli esponenti pentastellati a difendere la scelta di delegare il popolo cinquestelle, attraverso la piattaforma Rousseau. Tra questiil deputato Stefano Patuanelli che spiega: “Con Russeau abbiamo fatto vedere a tutti, nel corso di questi anni, cosa voglia dire essere un “cittadino attivo”. Grazie alla tecnologia della rete abbiamo permesso agli attivisti di essere coinvolti, di partecipare, di decidere in quelle decisioni che prima erano esclusivamente della politica. Rousseau e’ la nostra stella polare, la vera differenza tra noi e tutti gli altri. Per questo rigettiamo al mittente le
accuse che stanno arrivando e che riguardano la votazione di domani. Anche su un caso delicato come quello della Diciotti, crediamo sia giusto chiedere agli iscritti se il Ministro dell’Interno e il Governo abbiano agito o meno nel perseguimento di un preminente interesse pubblico”.