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CONTE “INVESTIRE SULLE INFRASTRUTTURE”

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“E’ arrivato il momento di premere sull’acceleratore sul fronte delle infrastrutture”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in un’intervista al Sole 24 Ore.  “In settimana – aggiunge – invieremo al Parlamento una legge delega, poi procederemo speditamente con un decreto legislativo che conterra’ una riforma organica del codice degli appalti, ma, parallelamente, abbiamo elaborato uno schema di decreto legge per riavviare, gia’ dalle prossime settimane, vari cantieri”.  A prosito della Tav dice:  “a seguire il dibattito pubblico parrebbe che l’intero e corposo piano d’investimenti sia riduttivamente rimesso all’alternativa si’ Tav/no Tav. In realta’, il progetto Tav corrisponde a una percentuale tutto sommato contenuta di tutte le opere che sono in corso di realizzazione”.

Riguardo alla tenuta dei conti, esclude la patrimoniale “ed e’ prematuro opinare eventuali interventi o formulare valutazioni cosi’ negative gia’ nel mese di febbraio”. “Pensiamo – aggiunge – a una revisione complessiva del sistema di tax expenditures. Con la prima manovra economica abbiamo avuto poco tempo, invece con la nuova manovra avremo piu’ tempo per operare questa revisione e affidarci al piano di investimenti per evitare l’incremento dell’Iva”.

M5S, DI MAIO LANCIA RIORGANIZZAZIONE

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“Organizzazione nazionale e locale del MoVimento; rapporti con le liste civiche sul territorio; nuove regole per i consiglieri comunali; temi relativi alle votazioni su Rousseau”. Sono questi i 4 punti che saranno discussi nella zona di ascolto sulla piattaforma Rousseau dagli iscritti al MoVimento 5 Stelle. Ne ha parlato il vicepremier e capo politico del M5S, Luigi Di Maio, nel corso di conferenza stampa alla Camera.

“Possiamo discutere di nuove regole per i consiglieri comunali, il loro secondo mandato non va considerato se si candidano dopo al Parlamento, la loro esperienza sul territorio può essere utile”, ha spiegato Di Maio, che ha chiarito: “Qualsiasi decisione sarà discussa con gli iscritti e poi votata”.

“Nei prossimi mesi lavoreremo a un dialogo vero con le liste civiche ma con calma, non tutto in un giorno. Il tema non è cercare l’alleanza con le liste civiche solo per vincere – ha aggiunto -. Se i nostri iscritti approveranno la proposta, io inizierei con una sperimentazione. Liste civiche vuol dire tutto e niente, ci sono quelle che nascono in provetta e spariscono dopo il voto e quelle che invece sono davvero radicate nel territorio”.

“Qualcuno sostiene che così diventeremo un partito – ha sottolineato il capo politico del movimento -. Ciò che ci differenzia dai partiti è il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte politiche, ed è per questo che il voto degli iscritti sulle decisioni sarà sempre più frequente, non solo per le scelte politiche ma anche per quelle che riguardano ad esempio la destinazione delle restituzioni degli stipendi dei parlamentari e dei consiglieri regionali”.

 

SCONTRO SALVINI-ANM SU LEGITTIMA DIFESA

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Scontro tra politica e magistratura sulla riforma della legittima difesa, dopo la visita di sabato scorso del ministro dell’Interno Matteo Salvini in carcere all’imprenditore piacentino Angelo Peveri, condannato per aver sparato a un ladro entrato nel suo cantiere. “Noi abbiamo ben chiari i paletti e il perimetro della nostra azione. Noi non lo superiamo, ma reagiamo se altri invadono quel perimetro, per questo siamo intervenuti per fare chiarezza. Le decisioni in merito alle modalità, alla durata di una pena detentiva non spettano al ministro dell’Interno ma spettano soltanto alla magistratura, che emette le sentenze in modo rigoroso”, ha affermato il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Francesco Minisci, ai microfoni di “Radio anch’io”. 

“Abbiamo letto che ci sarà un rinvio della riforma della legittima difesa, è una buona notizia, ma sia sine die. Noi vogliamo che la riforma non si faccia – ha sottolineato Minisci -. Non ce n’é bisogno perché l’istituto della legittima difesa è già sufficientemente regolamentato”.

Da Cagliari arriva la replica di Salvini. “Sentire che il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati dire ‘Noi vogliamo che la riforma non si faccia, non vogliamo che il parlamento approvi la legge sulla legittima difesa’ è di una gravità assoluta – dice il vicepremier in conferenza stampa -. Candidati alle elezioni e fatti eleggere con la sinistra”.

“Siamo una Repubblica fondata sul voto parlamentare, sulla democrazia e la libera espressione degli italiani, non spetta a un magistrato dire quale legge fare e quale no – ha aggiunto -. Lo dico per il 99% dei magistrati che fanno bene il loro lavoro. Poi siamo noi quelli che mettono a rischio la democrazia…”.

 

RENZI “LEGA-M5S VOTO DI SCAMBIO PERMANENTE”

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“L’autonomia oggi sembra più uno slogan che non un progetto organico”. Lo ha detto il senatore del Pd Matteo Renzi, nel corso di un forum all’ITALPRESS, rispondendo a una domanda sul regionalismo differenziato.

“Sembra più una necessità che ha Salvini di dare risposte al Veneto, più che alla Lombardia – ha aggiunto l’ex premier -. Continueranno a rimandarla, tutto ormai viene affidato a una relazione che è tecnicamente un voto di scambio permanente tra Salvini e Di Maio. Sulla Tav la Lega fa un passo indietro se i 5 Stelle salvano Salvini dal processo, sull’autonomia si verifica lo stato dell’arte sulla base dei rapporti di forza tra i due”.

“Per alcuni i 5 Stelle dovevano essere i leader della sinistra, con il Pd in funzione ancillare a civilizzare i barbari, e la Lega leader della destra, con Forza Italia a fare un’operazione analoga – ha spiegato l’ex premier -. Questo atteggiamento avrebbe dato vita a un bipolarismo del populismo. La nostra scelta molto coraggiosa ha portato a dare una chance alla politica invece che al populismo: il confronto è tra il populismo grillo-leghista e un’idea alternativa, io parlo di riformismo radicale. C’è una natura molto simile tra Lega e Cinque Stelle, una natura giustizialista, due macchine di propaganda bestiali sulla rete, una visione dell’immigrazione che è analoga. E gli elettorati sono intercambiabili: la crescita nei sondaggi di Salvini cannibalizza da un lato Forza Italia e dall’altro i Cinque Stelle”.

 

“Non ho sentito Di Maio prendere le distanze dal senatore Giarrusso che ha detto che mi vorrebbe vedere impiccato. Se pensano di farmi paura hanno sbagliato persona – ha sottolineato Renzi -. Stanno facendo paura agli italiani, stanno spaventando gli investitori internazionali. Se Di Maio incontra i Gilet Gialli che vogliono rovesciare la Francia si preoccupano tutti quelli che vogliono investire in Italia”.

 

 

CONTE “NON IN DISCUSSIONE ADESIONE UE E NATO”

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“Questo Governo non intende affatto mettere in discussione le grandi scelte compiute dall’Italia nel secondo dopoguerra, quella europea e quella atlantica, nè il multilateralismo”. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte, nel suo intervento alla presentazione della “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, curata dal Comparto Intelligence e relativa al 2018.

“L’unica politica efficace è quella vicina alle persone, che le protegge dalle minacce alla loro sicurezza e al loro benessere. L’intelligence è uno strumento di pace”, ha aggiunto Conte.

“Finora l’Italia è stata lasciata sola sul fronte dell’immigrazione e ha salvato l’onore dell’Europa, come ha riconosciuto lo stesso Juncker – ha poi sottolineato il presidente del Consiglio -. Se continuiamo a procedere secondo miopi convenienze nazionali l’Europa continuerà ad avvolgersi in una spirale di crisi da cui non uscirà. Noi continueremo a batterci perché l’immigrazione venga affrontata per quello che è: un problema che riguarda tutti”.

 

M5S, DI MAIO “RESTA LIMITE DUE MANDATI NAZIONALI”

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“Chiedo cosa sia più corretto: accusare me perché non abbiamo preso il 42 per cento alle Regionali sarde? O venire a chiedermi come ho fatto a prendere il 42 per cento alle politiche? Quello che non accetto è la confusione tra voto politico e amministrativo. Alle politiche io ho cambiato lo schema. Ho scelto i candidati per i collegi uninominali, la squadra di governo, i responsabili della campagna. Nei Comuni e nelle Regioni siamo fermi a un modello base che voglio cambiare perché mi sono stufato di perdere”. Lo dice in un’intervista al quotidiano La Repubblica il vicepremier e capo politico del M5S Luigi Di Maio.

Quanto alla regola dei due mandati, “a livello nazionale mai cambierà. Ma fare il consigliere comunale o il sindaco non è un privilegio come fare il consigliere regionale o il parlamentare”, spiega Di Maio, che alla domanda se si ritirerà a fine legislatura, risponde così: “La politica è l’unico settore dove i contratti precari aiutano a lavorare meglio. Spronano a fare le cose in fretta. Io non mi ricandiderò e darò il mio contributo rimanendo vicino al Movimento”.

In merito al regionalismo differenziato, il vicepremier sottolinea: “Noi sosteniamo l’autonomia ma non lo spacca-Italia. All’ottimo ministro Stefani lo abbiamo detto chiaramente: permetteremo alle Regioni che lo chiedono di poter gestire alcuni servizi. Ma il percorso non sarà breve. Ci sarà una pre-intesa approvata in Cdm dopo un vaglio politico mio, di Salvini e di Conte. Poi il presidente inizierà una trattativa con i governatori di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Infine si andrà in Parlamento e lì i presidenti delle Camere decideranno se sarà emendabile o no il testo delle intese”.

Sulla la manovra bis Di Maio è netto: “Il ministro Tria, che tiene i cordoni della borsa, dice che non ci sarà”. Poi chiude a future intese con Salvini: “Sia chiaro, stiamo in un governo perché c’è un contratto ma restiamo alternativi alla Lega. Con Salvini non vado a giocare a calcetto. Quando fa cose giuste, lo difendo”. E quand’è che sbaglia? “Quando attacca i giudici, perché bisogna sempre rispettare i poteri dello Stato”.

Alla domanda se ripeterebbe ancora la frase “abbiamo abolito la povertà”, il ministro replica così: “La spiegherei meglio. So bene che continuerà esserci gente povera. Volevo dire che prima del reddito c’era chi non aveva nulla e ora avrà 780 euro e famiglie che arriveranno a 1300. Questo è un fatto”.

 

CONTE “NESSUNA IPOTESI DI MINI-TAV”

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“L’ulteriore supplemento della analisi costi benefici sul Tav Torino-Lione, che riguarda solo la parte italiana del tunnel di base e la tratta nazionale, è stato prodotto dal gruppo di lavoro del professor Ponti su uno specifico input giunto non dalla Presidenza del Consiglio, ma dal Mit e solamente per lo scrupolo di voler dare un ulteriore riscontro al dibattito che si era creato intorno al metodo della analisi”. Lo chiarisce il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. “Come ammesso dagli stessi autori, che il Ministero ringrazia per lo sforzo ulteriore, questo contributo si basa su una impostazione che in qualche modo distorce il corretto fondamento della analisi originale. Il risultato è comunque molto negativo – circa -2,5 miliardi nello scenario realistico, peraltro con una incidenza nettamente inferiore delle mancate accise incassate dallo Stato – e ciò nonostante si considerino i costi dell’investimento al netto dei fondi Ue che, tuttavia, arriveranno eventualmente in massima parte solo a consuntivo”, aggiunge il Mit.

Da Palazzo Chigi intanto si precisa che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte “non ha aperto a nessuna ipotesi di mini-Tav”. Sul fronte Pd, la capogruppo in Commissione Trasporti della Camera, Raffaella Paita, annuncia una mozione di sfiducia per Toninelli “che ha bloccato i cantieri in tutta Italia, ha preso in giro gli italiani e per essere stato di fatto commissariato”.

 

PRODI “ARRIVATO MOMENTO DI DIRE BASTA”

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“Evidentemente siamo al risveglio delle coscienze. Passino tutti gli slogan, ma quando si superano certi limiti la gente si risveglia e comincia a reagire”. Così Romano Prodi, in un’intervista al Corriere della Sera, commenta la manifestazione “People. Prima le persone”, di ieri a Milano, che ha visto sfilare e scendere in piazza 250 mila persone secondo gli organizzatori.

“Parlo di chi ha impostato una politica di chiusura e di esclusione che è diventata intollerabile – aggiunge -. Ecco perché ora si assiste al risveglio”. Alla domanda se vede un legame tra questa manifestazione e le primarie di oggi, risponde: “Andrò a votare alle primarie, non perché mi piaccia il Pd, ma perché ho a cuore la democrazia”. “Un legame diretto ovviamente non c’è – aggiunge -. Ma un legame di sensibilità sì. Ed è la stessa cosa che mi ha spinto a fare l’appello per la partecipazione alle primarie del partito democratico”.

“Di fronte allo stravolgimento della coscienza di un paese bisogna rispondere usando tutti gli strumenti: quelli politici nel campo della politica, quelli sociali ed etici nel campo sociale, come nel caso della grande manifestazione di Milano – spiega -. Sia chiaro le primarie e la marcia antirazzista fino a piazza Duomo sono due cose totalmente diverse però rispondono alle stesse preoccupazioni”.

“La democrazia sta arretrando, non c’è dubbio – sottolinea -, la situazione è questa. E di fronte a un tale arretramento bisogna essere vigili perché, una volta iniziati, i passi indietro della democrazia non si sono mai fermati. Per questo sono importanti tanto il corteo di Milano, espressione di una crescita etica e sociale del Paese, quanto le primarie che sono una risposta politica”. “È arrivato il momento di dire basta e di reagire”, conclude Prodi.