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LIBIA, TONINELLI “CON PARTENZE APRIRE PORTI UE”

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“Oggi non si può parlare di un aiuto alla Libia, ma di un approccio europeo. L’Italia non può essere lasciata da sola, se dovessero aumentare il numero di partenze di imbarcazioni verso l’Italia, è arrivato il momento che sicuramente chiudere i porti italiani non basta più, devono essere aperti altri porti europei, gli altri confini e penso che le parole d’ordine debbano essere cooperazione e redistribuzione dei migranti”. Così il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, ai microfoni di ‘Radio Anch’io’ su Radio1 Rai.

“La linea è che se dovessero arrivare migliaia di richiedenti asilo, che evidentemente non saranno solo libici, non può bastare l’approccio porti chiusi. In Italia i porti sono chiusi, perchè chi viene a bussare ai nostri confini non ha rispettato il diritto internazionale e non può approdare in Italia. L’approccio deve essere internazionale e l’Italia deve tornare al centro dell’attenzione. Dobbiamo evitare che l’emergenza migranti torni a essere il fulcro del dibattito europeo e per evitarlo – ha aggiunto – l’Europa deve prevenire e intervenire e quei Paesi che sono alleati con la Lega in Europa, devono accettare le redistribuzioni”. 

 

MACRON “RICOSTRUIREMO NOTRE DAME ENTRO 5 ANNI”

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“Noi siamo un popolo di costruttori, ricostruiremo la cattedrale, la renderemo anche più bella, entro cinque anni”. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, in un discorso alla nazione, in merito all’incendio che ieri ha parzialmente distrutto la cattedrale di Notre Dame, a Parigi.

“Dobbiamo avere un percorso chiaro, non dobbiamo farci trascinare dalla fretta – ha aggiunto Macron -. Capisco l’impazienza di chi vuole reagire alla crisi, però bisogna anche pensare alla storia, dobbiamo usare la catastrofe come un’occasione per unirci, per pensare a come eravamo e a come diventeremo. È nostro compito trovare un progetto. Condivido il vostro dolore e la vostra speranza. Ora dobbiamo lavorare, riusciremo nella nostra impresa”.

 

SALVINI “RISCHIO TERRORISTI SUI BARCONI È CERTEZZA”

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“Il problema è che ci sono centinaia di terroristi islamici nelle carceri libiche e il rischio di infiltrazioni terroristiche a bordo dei barconi è una certezza. Quindi a maggior ragione devo ribadire, non per puntiglio leghista ma per mio preciso dovere, che in Italia non si sbarca”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, intervenendo a “Radio anch’io” su Rai Radio1. “Chi fugge dalla guerra può essere riconosciuto come tale dai luoghi dove fugge. Ad oggi in Italia non ci si arriva senza permesso”, ha ribadito.

Riguardo alla crisi libica “stiamo lavorando per la pace, per il dialogo, per tenere a terra missili e armi da guerra che non risolvono i problemi, lavoriamo con tutti gli alleati e non solo. Voglio essere fiducioso che la ragione torni a prevalere e che le azioni militari di Haftar stiano arrivando a conclusione e torni a prevalere il buon senso”, ha aggiunto Salvini.

 

SIRI INDAGATO, DI MAIO “SI DIMETTA”

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C’è anche il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Armando Siri, tra i 10 indagati nell’ambito di un’inchiesta per corruzione legata al settore delle energie rinnovabili, in particolare l’eolico. L’indagine è condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Trapani ed è coordinata dalle procure di Palermo e Roma.

“Se i fatti sono questo Siri si deve dimettere dal governo. Va bene aspettare il terzo grado di giudizio ma c’è una questione morale e se c’è un sottosegretario coinvolto in un’indagine così grave non è più una questione tecnico-giuridica ma morale e politica. Non so se Salvini concorda con questa mia linea intransigente ma il mio dovere e tutelare il governo. Credo che anche a Salvini convenga tutelare l’immagine della Lega”, ha commentato il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, a margine dell’Assemblea dei Presidenti delle Camere di commercio italiane. “Poi auguro al sottosegretario Siri di essere innocente e siamo pronti a riaccoglierlo al governo”, ha aggiunto.

Dalla Lega “piena fiducia nel sottosegretario Armando Siri, nella sua correttezza” e l’auspicio “che le indagini siano veloci per non lasciare nessuna ombra”. Anche il vicepremier Matteo Salvini difende l’esponente del Carroccio: “Conosco il sottosegretario della Lega come persona pulita, specchiata, integra e onesta. Mi auguro che le indagini siano veloci e rapide per accertare se altri hanno sbagliato – dice da San Ferdinando, in Calabria -. Per quanto mi riguarda può restare a continuare il suo lavoro. Dico ai 5 stelle che non si è dimessa la Reggi sotto inchiesta per due anni. In Italia si è colpevoli se si viene condannati. So che come Lega diamo fastidio a qualcuno ma abbiamo il dovere di tenere duro. Se qualcuno sbaglia paga ma non mi piacciono due pesi e due misure”.

“Respingo categoricamente le accuse che mi vengono rivolte. Non ho mai piegato il mio ruolo istituzionale a richieste non corrette. Chiederò di essere ascoltato immediatamente dai magistrati e se qualcuno mi ha accusato di queste condotte ignobili non esiterò a denunziarlo”, afferma il sottosegretario Siri.

In una nota il Mit annuncia che il ministro Danilo Toninelli ha ritirato le deleghe a Siri “alla luce delle indagini delle procure di Roma e Palermo, con il coinvolgimento della Direzione investigativa antimafia di Trapani” “in attesa che la vicenda giudiziaria assuma contorni di maggiore chiarezza”. Secondo il ministro “una inchiesta per corruzione impone infatti in queste ore massima attenzione e cautela”.

 

 

 

GOVERNO, DI MAIO “GRAVE CHE LEGA MINACCI CRISI”

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“Anche oggi la Lega minaccia di fare cadere il governo. Lo aveva già fatto con la Tav. Sembra ci siano persino contatti in corso con Berlusconi per fare un altro esecutivo. Sono pieni i giornali di queste ricostruzioni e lo trovo gravissimo. Sono davvero sbalordito”. Così, in un post su Facebook, il ministro e vice premier Luigi Di Maio. 

“Trovo grave che si prenda sempre la palla al balzo per minacciare di buttare via tutto. Ma dov’è il senso di responsabilità verso i cittadini? Dove è la voglia di cambiare davvero le cose, di continuare un percorso, di migliorare il Paese come abbiamo scritto nel contratto?  L’Italia – aggiunge – non è mica un gioco, l’Italia siamo noi e milioni di famiglie in difficoltà che vogliono un segnale. L’Italia non è un trofeo e trovo gravissimo che la Lega con così tanta superficialità ogni volta che gli gira minacci di far cadere il governo. Ma poi per cosa? Per non mettere in panchina un loro sottosegretario indagato per corruzione sono pronti a far saltare tutto e a tornare con Berlusconi? Questo è il valore che danno all’Italia?”, chiosa Di Maio.

“Macché crisi di governo! La Lega vuole solo governare bene e a lungo nell’interesse degli Italiani, la crisi di governo è solo nella testa di Di Maio che farebbe bene a non parlare di porti aperti per gli immigrati e a controllare che il reddito di cittadinanza non finisca a furbetti, delinquenti ed ex terroristi”, replica il vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. 

 

UE, MATTARELLA “NO MINACCIA DA SOVRANISMO”

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Il tema delle elezioni europee evidenzia come “i temi della campagna rispecchiano sempre meno le questioni nazionali. La gente si interessa sempre più a ciò che accade negli altri paesi dell’Unione ed è consapevole di condividere un destino comune. Lungi dal provare estraneità, come vorrebbero far credere alcuni, gli europei provano un senso di appartenenza crescente. E paradossalmente, all’origine di questo rinnovato interesse vi sono i movimenti euroscettici. A forza di denigrare le istituzioni e le politiche europee, sono riusciti a mobilitare nuovamente gran parte della popolazione”.
Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un’intervista rilasciata lo scorso 27 febbraio a Richard Heuzé, pubblicata da Politique Internationale, i cui esratti principali sono stati resi noti oggi dal Quirinale.

Sembra soffiare il vento del sovranismo, ma per Mattarella “vi è un gran numero di paesi che si trovano in situazioni senza precedenti. Ma non credo che questi cambiamenti possano avere conseguenze sul funzionamento del Parlamento, della Commissione e del Consiglio europeo, e meno ancora minacciare l’esistenza dell’Unione. La logica storica che sottende all’integrazione è più forte di tutte le polemiche, di tutte le contestazioni e di tutte le deviazioni”.

PAPA “PORTI CHIUSI PER CALCOLI POLITICI”

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“I migranti trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso del rito della Via Crucis al Colosseo. Tra le croci elencate dal Papa nel corso della sua preghiera anche la pedofilia. Francesco ha citato infatti “i piccoli feriti nella loro innocenza e nella loro purezza”.
Il Pontefice ha parlato anche della situazione della Chiesa, “la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno”. Un monito anche sul clima, con “la nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidita’ e dal potere”.

DI MAIO “L’INNOCENZA LA DECIDONO I GIUDICI”

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L’innocenza la decidono i giudici, non la politica. Quello era Berlusconi”. Queste le parole di Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo, che in una intervista a La Repubblica torna sul caso del sottosegretario ai Trasporti Armando Siri. «Mi auguro che possa dimostrare la sua innocenza, ma qui si tratta di opportunità politica. C’è un’indagine per corruzione in cui c’entra anche la mafia, non è uno scherzo. E c’è di mezzo un faccendiere che sembra essere un link tra Forza Italia e Lega».
Sul capitolo dell’assunzione di Federico Arata, assunto a Palazzo Chigi dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti.
«Nelle prossime ore chiederò a Salvini e Giorgetti un chiarimento a livello politico. Prima di arrivare a delle conclusioni devo parlare con loro».
Tornando a Siri: «Io non credo ai complotti, non penso ci creda neanche la Lega. Se dice di essere innocente va bene, ma lo devono stabilire i magistrati, tutto qua. Io non dico che Siri debba andare a casa, può continuare a fare il senatore in attesa di rientrare, non è che perde il lavoro» “Che succede se non lascia? Qui nessuno obbliga nessuno, deve essere chiaro. La mia è stata una valutazione politica e credo di avere la libertà di farla. Noi intanto gli abbiamo già tolto le deleghe e dunque abbiamo sterilizzato il suo operato. È stata una misura presa in via precauzionale a tutela del governo e delle istituzioni».
«Il governo non è a rischio, anzi, per me va avanti, perché quando lavoriamo da squadra funzioniamo bene – continua Di Maio – Il problema nasce quando qualcuno si muove in autonomia, come se governasse da solo”.
(ITALPRESS).