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CONTE RIMETTE IL MANDATO

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Il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte ha sciolto negativamente la riserva e ha rimesso il mandato. Lo ha reso noto al Quirinale il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti.

“Ringrazio il presidente della Repubblica per avermi conferito il mandato e gli esponenti delle forze politiche che hanno fatto il mio nome, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Vi posso assicurare di avere profuso il massimo sforzo, la massima attenzione per adempiere questo compito, e l’ho realizzato in piena collaborazione con gli esponenti delle forze politiche che mi hanno designato”, ha detto Conte.

L’ECLISSI DELLA REPUBBLICA

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Istituzioni e Costituzione nella centrifuga della crisi politica fra le più drammatiche della storia della Repubblica. Si è spalancata una profonda faglia che contrappone non soltanto il Quirinale, ma anche l’Europa, al Movimento 5 Stelle e alla Lega.

I due partiti più votati alle elezioni del 4 marzo, e che coalizzati rappresentano la maggiorana parlamentare, hanno messo nero su bianco sul contratto-programma di governo interventi economici assolutamente non compatibili col baratro del deficit di bilancio e soprattutto hanno candidato al ministero dell’Economia il teorico dell’uscita dall’Euro e dall’Europa. Dopo il terremoto elettorale delle politiche, le scosse di assestamento protrattesi per oltre 80 giorni, con un groviglio di consultazioni, trattative e caccia al Premier, avevano fatto credere che alla fine la pazienza e il senso di responsabilità del Presidente della Repubblica fossero riuscite a ricondurre Lega e 5 Stelle nell’alveo costituzionale e del rispetto del contesto internazionale del Paese.

L’insistenza del tentativo di imporre il professore Paolo Savona all’Economia, ma anche lo stravolgimento dell’impostazione di ministeri strategici quali Sviluppo e Lavoro e la reiterazione di provvedimenti quali il reddito di cittadinanza e flat tax, che farebbero sprofondare di altri 300 miliardi i già disastrosi conti pubblici, hanno fatto saltare in extremis ogni possibilità di costituire un governo.

Nonostante la mediazione del Presidente del Consiglio incaricato non parlamentare, Giuseppe Conte, sulla designazione del quale si era consumato un primo braccio di ferro con il Quirinale, tutta l’impalcatura programmatica in rotta di collisione con Bruxelles del governo giallo verde è naufragata sugli scogli frangiflutti della diga costituzionale della Presidenza della Repubblica. Un avvitamento che scuote dalle fondamenta l’intero sistema politico. Un sistema politico che, a parte la Lega la quale avrebbe fin dall’inizio perseguito un preciso disegno strategico, si vede suo malgrado precipitato in una nuova campagna elettorale con lo stesso Rosatellum del disastro di marzo. La strategia di Salvini, talmente palese che il leader leghista durante un comizio pubblico in Umbria ha sconfessato il Premier incaricato mentre era a colloquio col Presidente Mattarella, è riuscita a intrappolare Di Maio e i 5 Stelle, a cacciarli in un vicolo cieco  e a delegittimarli nei confronti dei loro stessi elettori.

Personalmente molto provato e addolorato per la morsa dei mercati e del contesto internazionale in cui si ritrova stretto il Paese, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, unico punto di riferimento, un’ancora essenziale per gli equibri davvero scossi delle istituzioni, dovrebbe procedere nelle prossime ore al conferimento, a una personalità di garanzia, dell’incarico di formare un governo neutrale per mettere in sicurezza il bilancio dello Stato e condurre il paese alla elezioni anticipate. Se fosse possibile con una legge elettorale in grado di garantire la governabilità. La terza Repubblica sembra essere svanita prima ancora di nascere. Mentre alla vigilia del 72° compleanno, sulla festa del 2 giugno sembra incombere una eclissi.

Gianfranco D’Anna

DI MAIO E SALVINI CONTRO IL COLLE

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“Non ci è stato permesso di fare il governo, eppure rappresentiamo circa il 60% die voti, siamo i vincitori delle elezioni. Eravamo pronti a governare e ci è stato detto no. Il problema è che le agenzie di rating erano preoccupate per un uomo che andava a fare il ministro dell’Economia? Allora diciamocelo chiaramente che è inutile andare a votare e che decidono sempre le solite lobby. È un livello di scontro istituzionale mai visto”. Lo dice il leader del M5S Luigi Di Maio in una diretta Facebook.

“Io sono stato un profondo estimatore del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ma questa scelta per me è incomprensibile. Ora non lo so cosa succederà nei prossimi mesi – ha aggiunto Di Maio – il M5S c’è e ci sarà sempre ma è chiaro che con una consapevolezza totalmente differente”.

Poi in un intervento telefonico a “Che tempo che fa”, su Rai1, l’annuncio: “Io chiedo di parlamentarizzare questa crisi istituzionale, utilizzando l’articolo 90 della Costituzione, per la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica. Noi chiediamo di tornare alle elezioni, ma prima va discussa la messa in stato d’accusa del presidente. Parlamentarizzando la crisi istituzionale evitiamo anche atti, che scongiuro, nella popolazione”.

“E’ una bruttissima giornata per l’Italia e per la democrazia”, ha sottolineato il leader della Lega. “Abbiamo lavorato per tre settimane, per mettere insieme un programma di Governo, eravamo pronti a portare al presidente della Repubblica i nomi di tutti i ministri e io ero felice di andare domattina ad andare al ministero dell’Interno – ha sottolineato -. Un lavoro sfumato perchè il presidente della Repubblica non gradiva un ministro non gradito alla Germania, ai mercati, allo spread. Abbiamo lavorato per niente, per avere un Governo tecnico, siamo in democrazia o per l’Italia decidono i francesi o i tedeschi? E’ una roba incredibile, mi dispiace aver perso tempo. Potevano dircelo prima che sarebbe stato inutile il lavoro con i Cinquestelle”.

Si parla anche di impeachment, sia da ambienti del M5S che da un partito che non fa parte dell’alleanza del governo che non è nato, Fratelli d’Italia. “Non esiste mandare nel caos il paese per fini ideologici. Credo sia arrivato il momento per impeachment a Mattarella. È una strada obbligata e coerente”, afferma il deputato Cinquestelle Carlo Sibilia. “Non sono un costituzionalista ma reputo che il Capo dello Stato abbia superato le sue prerogative costituzionali. Tra l’altro, senza indicare alcuna via alternativa – prosegue -. Movimento Cinque Stelle e Lega rappresentano la maggioranza del Paese e faticosamente hanno trovato un accordo sulle idee e sulle gambe, cioè i nomi dei Ministri che avrebbero dovuto mandare avanti quelle idee. Mattarella si è arrogato il diritto di tagliare le gambe al popolo italiano. È a mio avviso inaccettabile e sfiduciato: va sfiduciato”.

“Si dice che il Presidente  della Repubblica Sergio Mattarella abbia messo il veto sulla nomina di Paolo Savona  a Ministro dell’Economia, se questa notizia fosse confermata avrebbe dell’incredibile – dice in un video su Facebook la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni -. Perché la verità è che non esiste alcuna norma della Costituzione italiana che consente al Presidente della Repubblica di rifiutarsi di nominare un Ministro solamente perché non ne condivide le idee. E se questo veto fosse confermato sarebbe drammaticamente evidente che il Presidente Mattarella è troppo influenzato dagli interessi delle nazioni straniere e dunque Fratelli d’Italia nel caso in cui questo veto impedisca la formazione del nuovo Governo chiederà al Parlamento italiano la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica per alto tradimento a norma dell’articolo 90 della Costituzione perché di gente che fa gli interessi delle nazioni straniere e non degli italiani ne abbiamo vista fin troppa”. 

 

MATTARELLA: “NON SUBISCO IMPOSIZIONI”

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“Ho agevolato in ogni modo il tentativo di Lega e M5S di formare un governo, ho atteso la formazione di un programma, ho superato ogni perplessità sulla circostanza che un governo politico fosse guidato da un esponente non eletto in Parlamento. Nessuno può sostenere che io abbia ostacolato la formazione del governo che viene definito del cambiamento”. Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo che il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte ha rimesso il mandato.

“Il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non può subire imposizioni. Ho accettato tutte le proposte tranne quella del ministro dell’Economia – spiega Mattarella -. La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato per gli operatori economici e finanziari, e ho chiesto l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, che al di là della stima e della considerazione della persona non sia visto come sostenitore di linee che potrebbe provocare la fuoriuscita dell’Italia dall’euro, cosa differente dal cambiare l’Unione Europea in meglio dal punto di vista italiano”.

“L’incertezza sulla nostra posizione dell’euro ha posto in allarme investitori e risparmiatori italiani e stranieri che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende – sottolinea il capo dello Stato -. L’impennata dello spread riduce le risorse dello Stato, occorre fare attenzione al pericolo dell’aumento degli interessi per i mutui e per i finanziamenti alle aziende. È mio dovere essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani, in questo modo si riafferma concretamente la sovranità italiana. L’adesione all’euro è una scelta fondamentale, se si vuole discuterne si deve farlo in modo approfondito”.

 

 

SALVINI: “MATTARELLA ARBITRO PARZIALE”

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“Non faccio polemiche personali, il presidente Mattarella è stato gentile e formalmente ineccepibile, critico la sostanza. Contesto da capo a fondo il ruolo che si è ritagliato, si è dimostrato un arbitro parziale”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, intervistato da Luca Telese e Oscar Giannino a “24 Mattino”, su Radio 24.

“Se Forza Italia vota la fiducia a Cottarelli o si astiene, l’alleanza finisce, è evidente”, aveva detto poco prima Salvini a “Circo Massimo” su Radio Capital.

“Adesso Mattarella darà l’incarico a Cottarelli, che sui giornali ha demolito il contratto che abbiamo fatto con i 5 stelle – ha aggiunto – che, devo dirlo, si sono dimostrate persone serie e costruttive”.

“Poco saggi quelli che chiedono l’impeachment? Mettetevi nei panni di una forza politica che ha preso un terzo dei voti degli italiani e che si trova qualcuno che gli dice che non possono fare il governo – ha sottolineato il segretario del Carroccio -. Se escludo di sostenere l’impeachment a Mattarella? Fateci ragionare. C’è chi vorrebbe andare in piazza o scioperare, sto chiedendo calma”.

 

 

GOVERNO, INCARICO A COTTARELLI

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“Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l’incarico di conferire il governo a Carlo Cottarelli, il quale si è riservato di accettare”. Lo ha annunciato al Quirinale il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti.

“Ho accettato l’incarico di formare un nuovo governo, sono molto onorato come italiano di questo incarico e ce la metterò tutta”, ha detto Cottarelli dopo il colloquio con Mattarella.

“Mi presenterò al Parlamento con un programma che in caso di fiducia preveda la legge di bilancio, e le elezioni a inizio 2019 – ha sottolineato il presidente del Consiglio incaricato -. In assenza di fiducia il governo si dimetterebbe immediatamente e il compito sarebbe l’ordinaria amministrazione e accompagnare alle elezioni dopo il mese di agosto. Il governo manterrebbe una neutralità rispetto al dibattito elettorale. Mi impegno a non candidarmi e chiederò un simile impegno ai ministri”.

“Il dialogo con l’Europa è essenziale, deve essere un dialogo  a difesa dei nostri interessi, e sarà costruttivo, nel pieno riconoscimento del ruolo essenziale dell’Italia. Come è essenziale la nostra partecipazione all’Euro”, ha spiegato ancora Cottarelli, che ha annunciato che presenterà la lista di ministri “in tempi molto stretti. “L’economia italiana è ancora in crescita e i conti pubblici rimangono sotto controllo, la mia guida del governo assicurerebbe una gestione prudente dei conti pubblici”, ha aggiunto. 

Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università di Siena, e con un master in Economia presso la London School of Economics, Cottarelli ha lavorato nel Servizio Studi della Banca d’Italia e dell’Eni, oltre che per il Fondo monetario internazionale. Nel novembre 2013 è stato nominato dal Governo Letta Commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica, un incarico durato un anno, e dall’1 novembre 2014, su nomina del Governo Renzi, è diventato direttore esecutivo nel Board del Fondo Monetario Internazionale. Dal 30 ottobre 2017 è il direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano.

GRILLO: “MERCATO PARLA AL POSTO DEGLI ITALIANI”

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“Sono uscito stamattina e ho visto questa cosa avvilente, le persone non parlano, guardano nel vuoto, come se fossero sostituite da un alieno che gli fosse entrato dentro, come nei film di fantascienza. Perché non parla, perché è avvilita la gente? È avvilita perché c’è qualcuno che parla al posto di milioni di italiani, è il mercato”. Così Beppe Grillo in un video su Facebook.

“Il mercto parla con frasi tipo ‘è ottimista, ha raggiunto l’equilibrio, è euforico, contento, è salito, è sceso. Io ho provato a chiamarlo il mercato, avrà un software, un algoritmo con cui si esprime – ha aggiunto Grillo -. Mi ha detto che è avvilito, è sotto analisi a Bruxelles, mi ha detto che questo silenzio non lo può sopportare e diventa sentimentale a volte, recepisce le cose in modo ottimista o pessimista. È avvilito per forza, deve sopperire a cose che non gli competevano. Ricordava con somma nostalgia quando era il mercato vero, quello delle patate, della fritta, delle verdure, le patate erano eufroriche quando il mercato saliva, le cipolle erano un po’ giù e lacrimavano. Oggi il mercato è lo pseudonimo del capitalismo più avvilente e di predazione che abbiamo oggi in Italia”, ha concluso il co-fondatore del M5S.

 

DI MAIO: “MOBILITAZIONE CON TRICOLORE”

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“So che siete incazzati, mi avete mandato migliaia di messaggi di incoraggiamento e di rabbia. Non possiamo rimanere a guardare e non possiamo lasciarci anestetizzare dai media. Dobbiamo reagire subito e con fermezza. Oggi appenderò una bandiera italiana fuori dalla finestra. Vi chiedo di fare altrettanto. Tiriamo fuori il nostro orgoglio di essere cittadini italiani e rivendichiamo il diritto a decidere sul nostro futuro e sul nostro governo”. Lo dice il leader del M5S, Luigi Di Maio, nel corso di una diretta Facebook, rivolgendosi ai sostenitori del movimento e lanciando anche una campagna social con l’hashtag #ilmiovotoconta.

“Organizzeremo anche manifestazioni nelle città, tutto quello che è possibile per esprimere pacificamente il nostro dissenso. Organizzeremo un grande evento per il 2 giugno a Roma”, prosegue Di Maio.

“Circolano tonnellate di bugie. Ho detto in tutta la campagna elettorale che non vogliamo uscire dall’euro. Paolo Savona non ci avrebbe portato fuori dall’euro, avrebbe fatto valere gli interessi dell’Italia nelle sedi europee”, sottolinea l’ex vicepresidente della Camera.

“Ora vogliono fare allarmismo e fare terrorizzare: è solo una bugia inventata dai consiglieri di Mattarella per inquinare le acque dell’informazione. Più che il presidente andrebbe messo in stato d’accusa qualche suo consigliere. Non credeteci, vi prego, sono tutte balle”, aggiunge.

“Non ci volevano al governo. La messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica si può fare. Se la Lega non fa passi indietro c’è la maggioranza, non è una possibilità, ma la certezza pressochè assoluta – spiega ancora Di Maio -. Non facciamo questa cosa a cuor leggero, sono stato un profondo estimatore del presidente, ma la sua scelta oltre che gravissima è incomprensibile”.

“Con la messa in stato d’accusa obbligheremo il Parlamento a discutere di quello che è successo ieri, ma soprattutto faremo in modo che dopo le prossime elezioni non ci sia lo stesso presidente che impedirà nuovamente la nascita del Governo del cambiamento”, prosegue Di Maio.