TORINO (ITALPRESS) – Causa Covid-19, “la ripresa economica dell’area dell’euro perde slancio più rapidamente delle attese, dopo il forte, benchè parziale e disomogeneo, recupero dell’attività economica nei mesi estivi”. Non riserva buone notizie il bollettino mensile della Bce, pubblicato stamane, e conferma i peggiori timori per fine anno. Secondo Francoforte, “l’incremento dei casi di Covid-19 e il connesso inasprimento delle misure di contenimento pesano sull’attività, provocando un evidente deterioramento delle prospettive a breve termine”. Oltre alle deboli prospettive per il mercato del lavoro, “è l’incertezza a gravare sul comportamento dei consumatori”. Con evidenti ricadute su ordini, stock e produzione. In questo scenario le banche, prosegue la Bce, stando a quanto riporta l’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro di ottobre 2020, nel terzo trimestre di quest’anno “hanno inasprito i propri criteri di concessione dei prestiti a imprese e famiglie a causa di un aumento del rischio percepito”. Segnali e decisioni, che rallentano l’economia globale, l’inflazione a livello mondiale si è perciò mantenuta bassa, e resterà negativa nell’area euro fino a inizio 2021. L’insieme di questi fattori, spiega il bollettino, “condurrà, con ogni probabilità, a un significativo ridimensionamento della crescita del prodotto nell’ultimo trimestre dell’anno, come anticipato da indagini recenti”. Il Consiglio direttivo lascerà invariati i tassi di interesse di riferimento della Bce, proseguiranno gli acquisti nell’ambito del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP) con una dotazione finanziaria totale di 1.350 miliardi di euro, e che dureranno fino a metà 2021.
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Bce, la pandemia frena la ripresa
Ue, accordo Parlamento-Consiglio su bilancio e Recovery Fund
BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Via libera in Europa al pacchetto economico che prevede al suo interno il Bilancio Ue e il Recovery Fund. E’ stato raggiunto infatti l’accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio sulle misure che prevedono anche aiuti importanti per reagire alla crisi causata dal Covid. Si tratta di un accordo politico preliminare e che riguarda il periodo dal 2021 al 2027. A rendere nota in un tweet l’intesa Sebastian Fischer, portavoce della presidenza di turno tedesca del Consiglio Ue. “I negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo raggiungono un accordo politico sul budget Ue e recovery fund. Elementi principali – afferma -: rinforzo mirato dei programmi nel rispetto degli accordi. Adesso è necessario dare l’approvazione finale”.
Su Twitter il ministro per gli Affari Europei parla di “ottima notizia. Perchè definisce il quadro generale in cui l’Europa si muoverà nei prossimi anni e rafforza la cornice economica del Next Generation EU. Siamo sulla buona strada”, aggiunge.
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Corte Ue “Italia viola il diritto dell’Unione sulla qualità dell’aria”
LUSSEMBURGO (ITALPRESS) – L’Italia ha violato il diritto dell’Unione sulla qualità dell’aria. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
“I valori limite applicabili alle concentrazioni di particelle PM10 sono stati superati in maniera sistematica e continuata tra il 2008 e il 2017”, sottolinea la Corte.
Nel 2014, la Commissione europea aveva avviato un procedimento per inadempimento nei confronti dell’Italia in ragione del superamento sistematico e continuato, in un certo numero di zone del territorio italiano, dei valori limite fissati per le particelle PM10 dalla direttiva “qualità dell’aria” .
Secondo la Commissione, infatti, da una parte, dal 2008 l’Italia aveva superato, in maniera sistematica e continuata, nelle zone interessate, i valori limite giornaliero e annuale applicabili alle concentrazioni di particelle PM10, ai sensi dell’articolo 13, paragrafo 1, in combinato disposto con l’allegato XI, della direttiva “qualità dell’aria”.
D’altra parte, la Commissione muoveva censure all’Italia per non aver adempiuto l’obbligo di adottare misure appropriate al fine di garantire il rispetto dei valori limite fissati per le particelle PM10 nell’insieme delle zone interessate.
Ritenendo insufficienti i chiarimenti forniti in proposito dall’Italia nel corso della fase precontenziosa del procedimento, la Commissione, il 13 ottobre 2018, ha proposto dinanzi alla Corte un ricorso per inadempimento.
Nella sentenza pronunciata oggi la Corte, riunita in Grande Sezione su domanda dell’Italia, ha accolto il ricorso.
La Corte giudica la censura “fondata, alla luce degli elementi dedotti dalla Commissione per i periodi e le zone oggetto del procedimento”, e ricorda, anzitutto, che il fatto di superare i valori limite fissati per le particelle PM10 è sufficiente, di per sè, per poter accertare un inadempimento alle summenzionate disposizioni della direttiva “qualità dell’aria”.
La Corte dichiara che, dal 2008 al 2017 incluso, i valori limite giornaliero e annuale fissati per le particelle PM10 sono stati regolarmente superati nelle zone interessate. Secondo la Corte “il fatto che i valori limite in questione non siano stati superati nel corso di taluni anni durante il periodo considerato non osta all’accertamento, in una situazione siffatta, di un inadempimento sistematico e continuato alle disposizioni in parola”.
In caso di superamento dei valori limite dopo il termine previsto per la loro applicazione, lo Stato membro interessato è tenuto a redigere un piano relativo alla qualità dell’aria che risponda ai requisiti della direttiva, “segnatamente a quello di prevedere le misure adeguate affinchè il periodo di superamento di tali valori limite sia il più breve possibile”. La Corte dichiara che “l’Italia non ha manifestamente adottato, in tempo utile, le misure in tal senso imposte”.
“Il superamento dei valori limite giornaliero e annuale fissati per le PM10 è rimasto sistematico e continuato per almeno otto anni nelle zone interessate, che, nonostante il processo inteso a conseguire tali valori limite, in corso in Italia, le misure previste dai piani per la qualità dell’aria sottoposti alla Corte, segnatamente quelle intese a indurre cambiamenti strutturali (specificamente con riguardo ai fattori principali di inquinamento) – prosegue la Corte -, per una grande maggioranza di esse sono state previste solo in tempi estremamente recenti e che molti di questi piani dichiarano una durata di realizzazione degli obiettivi relativi alla qualità dell’aria che può essere di diversi anni, se non addirittura di due decenni dopo l’entrata in vigore di detti valori limite”.
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Stato di diritto, accordo Parlamento-Consiglio Ue su condizionalità
BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – I Paesi dell’Unione Europea che non rispettano lo stato di diritto potrebbero perdere l’accesso ai fondi Ue, secondo un accordo provvisorio raggiunto tra Parlamento e Consiglio.
“L’accordo di oggi è un passo importante verso la protezione dei valori dell’UE. Per la prima volta, abbiamo istituito un meccanismo che permette all’UE di fermare il finanziamento ai governi che non rispettano i nostri valori come lo stato di diritto”, ha detto il co-relatore dell’accordo Petri Sarvamaa (PPE) dopo la conclusione dei negoziati.
“Per noi era fondamentale che i beneficiari finali non venissero puniti per gli errori dei loro governi e che continuassero a ricevere i fondi promessi e su cui contavano, anche dopo l’attivazione del meccanismo di condizionalità. Possiamo dire con orgoglio che abbiamo sviluppato un sistema solido che garantirà la loro protezione”, ha detto la co-relatrice Eider Gardiazabal Rubial (S&D).
“Non siamo scesi a compromessi sui valori: abbiamo fatto in modo che lo Stato di diritto sia considerato uno dei valori dell’UE sanciti dai trattati, come l’indipendenza della magistratura. Ogni violazione dello stato di diritto sarà considerata dal meccanismo: dalle singole violazioni a quelle sistemiche o ricorrenti per le quali finora non è esistito alcun meccanismo”, ha aggiunto Sarvamaa.
“I cittadini europei si aspettano da noi che l’erogazione dei fondi dell’UE sia subordinata al rispetto dello Stato di diritto. Questo è esattamente ciò che fa il meccanismo concordato oggi”, ha concluso Rubial.
Gli eurodeputati sono riusciti a garantire che la nuova legge non si applichi solo quando i fondi dell’UE sono direttamente utilizzati in modo improprio, come nei casi di corruzione o frode. Si applicherà anche agli aspetti sistemici legati ai valori fondamentali dell’UE che tutti gli Stati membri devono rispettare, come la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle minoranze.
I negoziatori del Parlamento hanno inoltre insistito sul fatto che la frode e l’evasione fiscale dovrebbero rientrare nel meccanismo, includendo sia i casi individuali che le situazioni generalizzate e ricorrenti.
Inoltre sono riusciti a ottenere un articolo specifico che chiarisce la possibile portata delle violazioni elencando esempi di casi, come minacce all’indipendenza della magistratura, mancata correzione di decisioni arbitrarie o illegali e limitazione dei rimedi giuridici.
Gli eurodeputati sono riusciti a mantenere un importante aspetto preventivo per il meccanismo: tale meccanismo non solo può essere attivato se una violazione colpisce direttamente il bilancio, ma anche quando c’è un serio rischio che lo faccia: così facendo il meccanismo potrà prevenire situazioni in cui i fondi dell’UE potrebbero finanziare azioni in conflitto con i valori dell’UE stessa.
Per garantire che i beneficiari finali che dipendono dagli aiuti dell’UE – come gli studenti, gli agricoltori o le ONG – non siano penalizzati a causa delle azioni dei loro governi, gli eurodeputati hanno insistito sulla possibilità di presentare un reclamo alla Commissione attraverso una piattaforma web, che li aiuterà a garantire che ricevano gli importi dovuti. La Commissione potrà inoltre effettuare una correzione finanziaria riducendo la prossima rata di aiuti UE al paese interessato.
Gli eurodeputati sono riusciti a ridurre il tempo a disposizione delle istituzioni dell’UE per adottare misure contro uno Stato membro, se vengono individuati rischi di violazione dello Stato di diritto, a un massimo di 7-9 mesi (invece di 12-13 mesi come originariamente richiesto dal Consiglio).
La Commissione, dopo aver accertato l’esistenza di una violazione, proporrà di attivare il meccanismo di condizionalità contro un governo dell’UE. Il Consiglio avrà quindi un mese di tempo per adottare le misure proposte (o tre mesi in casi eccezionali) a maggioranza qualificata.
La Commissione si avvarrà del suo diritto di convocare il Consiglio per garantire il rispetto della scadenza.
Il compromesso concordato deve ora essere formalmente adottato dal Parlamento e dai ministri dell’UE.
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Ue, la pandemia aggrava l’incertezza economica
BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Un crollo nella prima metà dell’anno, la ripresa nel terzo trimestre e una prevista frenata negli ultimi tre mesi. L’economia europea nel 2020 è stata come una montagna russa, ha spiegato la Commissione europea durante la presentazione delle previsioni economiche per il 2020 e il 2021. La parola più ripetuta dal commissario per l’Economia Paolo Gentiloni durante la conferenza stampa è “incertezza”.
Per la Commissione l’economia dell’Ue subirà una contrazione del 7,8% nel 2020, prima di crescere del 4,2% nel 2021 e del 3% nel 2022 (i numeri sono molto simili anche per la zona euro, con un calo solo leggermente inferiore nel 2020). “Ma non torneremo ai livelli pre-pandemia prima della fine del 2022”, ha avvisato Gentiloni.
“In particolare saranno in difficoltà Stati che fanno grosso affidamento sui servizi come il turismo”, quindi Spagna, Italia, Grecia.
I dati del Pil per il 2020 sono pessimi per tutti i Paesi membri: -12,4% per la Spagna, -9,9% per l’Italia, -9,4% per la Francia. Anche Stati normalmente solidi come Germania e Paesi Bassi fanno registrare grossi cali, rispettivamente del 5,6% e 5,3%.
L’ex premier italiano si è concentrato fortemente sui numeri dell’occupazione, chiarendo che alcune misure nazionali ed europee – come il fondo SURE a supporto dei regimi di lavoro ad orario ridotto – hanno contribuito a non far schizzare verso l’alto il valore della disoccupazione nonostante la sospensione delle attività economiche. L’avviso, però, è quello di rimanere cauti. Perchè una volta che questi regimi termineranno, la Commissione si aspetta che i posti di lavoro persi potranno aumentare notevolmente, ha spiegato Gentiloni.
Grosse difficoltà anche per i numeri di bilancio, con deficit e debito in aumento in tutti gli Stati europei, a causa delle importanti politiche di supporto messe in atto dalle amministrazioni. Il deficit aggregato della zona euro salirà infatti dallo 0,6% del PIL nel 2019 all’8,8% nel 2020. Seguirà le stesse tendenze anche il debito pubblico che, aggregato per l’area euro, salirà dall’85,9% del 2019 al 101,7% nel 2020.
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Disoccupazione Eurozona stabile all’8.3% a settembre
Il tasso di disoccupazione nell’Eurozona si e’ attestato all’8,3 per cento nel mese di settembre. Il dato è stabile rispetto ad agosto e in aumento rispetto al 7,5 per cento dello stesso periodo del 2019. Lo rileva Eurostat.
Rispetto ad agosto 2020 e a settembre dello scorso anno il numero di disoccupati è aumentato.
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Consumi famiglie in calo del 10,7% in eurozona nel II trimestre
ROMA (ITALPRESS) – Nel secondo trimestre il consumo reale delle famiglie è calato del 10,7% nell’area euro dopo un -3,3% nel primo. Lo rileva Eurostat. E’ il calo più elevato dal 1999.
Il reddito reale pro capite delle famiglie è calato del 3,2% dopo +0,5% nel primo trimestre.
Nella Ue il consumo reale è calato del 12,3% dopo -3,2% nei primi tre mesi dell’anno registrando la diminuzione più forte dal 1999.
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Ue, da aprile fino a 50 milioni di dosi di vaccino al mese
Con i contratti stipulati negli ultimi mesi, «l’Ue potrà contare dalle 20 alle 50 milioni di dosi di vaccino al mese a partire da aprile». Lo ha detto Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo piano di coordinamento Ue per il contrasto alla seconda ondata. «Nella migliore delle ipotesi – spiega – l’Ue potrà vaccinare fino a 700 milioni di persone» potendo così «fare delle donazioni ai Paesi più bisognosi».
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