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Sure, dal Consiglio dell’Ue ok ad aiuti per 87,4 miliardi

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Oggi il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato un sostegno finanziario di 87,4 miliardi di euro a favore di 16 Stati membri in forma di prestiti dell’UE concessi nel quadro di SURE – uno strumento temporaneo dell’UE volto ad attenuare i rischi di disoccupazione durante la crisi Covid-19. Il sostegno aiuterà gli Stati membri a finanziare il drastico aumento della spesa pubblica registrato a partire dal 1º febbraio 2020 a causa del ricorso a regimi nazionali di riduzione dell’orario lavorativo e a misure analoghe, anche per i lavoratori autonomi, e a determinate misure di carattere sanitario in risposta alla pandemia. SURE è una delle tre reti di sicurezza, per un importo fino a 540 miliardi di euro, concordate dall’Eurogruppo il 9 aprile 2020 e approvate successivamente dai leader dell’UE per proteggere i lavoratori, le imprese e gli enti sovrani.
“SURE costituisce una parte importante della risposta da noi messa in campo per far fronte alle sfide senza precedenti generate dalla crisi Covid-19 – ha detto Olaf Scholz, ministro federale delle Finanze e vicecancelliere della Germania -. Il notevole interesse che questo strumento ha destato negli Stati membri conferma la sua importanza e il suo reale valore aggiunto per i lavoratori e per le imprese. Milioni di lavoratori in tutta l’UE beneficeranno di questo strumento: è un chiaro segnale del fatto che, in Europa, insieme siamo più forti”.
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Covid, Commissione Ue “Momento decisivo, preoccupano alcuni Stati”

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – “In alcuni Stati la situazione si sta avvicinando a quella di marzo, e per noi è preoccupante. Questa potrebbe essere la nostra ultima occasione di evitare di ripetere ciò che è successo in primavera”. Lo ha detto Stella Kyriakides, commissaria europea per la Salute e la sicurezza alimentare, nella conferenza stampa di presentazione della nuova valutazione del rischio del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).
“Siamo a un momento decisivo, e ognuno di noi deve agire usando gli strumenti che ha a disposizione”, ha continuato Kyriakides, presentando i dati che mostrano come i contagi da coronavirus siano tornati a crescere da agosto in poi, in particolare in alcuni Stati membri dell’Unione. La Commissione ha sottolineato come sia fondamentale il ruolo proprio degli Stati, che devono migliorare il tracciamento dei contatti, le modalità e i numeri dei test effettuati, e infine garantire un adeguato accesso agli strumenti richiesti dal personale sanitario. “Non possiamo abbassare la guardia: non abbiamo superato la crisi, lo dicono i numeri”, ha concluso Kyriakides.
Sulla stessa linea d’onda anche Andrea Ammon, direttrice dell’ECDC: “Stiamo monitorando una preoccupante crescita dei casi di persone infettate in Europa. La pandemia non è affatto finita, e tutti quanti devono sforzarsi di mantenere il distanziamento, lavarsi le mani e stare a casa se si sentono poco bene”, ha specificato Ammon.
L’ECDC ha chiarito che la situazione non è uguale per tutti i Paesi dell’Unione: alcuni sono stati capaci finora di tenere sotto controllo la crescita dei casi, altri hanno visto infettarsi principalmente i giovani, in altri ancora invece a preoccupare sono le morti delle persone più anziane.
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Bce “Rimbalza Pil nel 3^ trimestre, ma ancora incertezze per pandemia”

FRANCOFORTE (ITALPRESS) – Nel secondo trimestre del 2020 il PIL in termini reali dell’area dell’euro ha subito una contrazione dell’11,8 per cento sul periodo precedente. Lo evidenzia la Banca Centrale Europea nel Bollettino Economico.
“I dati più recenti e i risultati delle indagini congiunturali indicano il procedere della ripresa economica dell’area dell’euro, nonchè un rimbalzo del PIL nel terzo trimestre, seppure verso livelli più bassi rispetto a quelli antecedenti la crisi – sottolinea la Bce -. Oltre al significativo rafforzamento della produzione nel settore industriale e in quello dei servizi, vi sono segnali di una netta ripresa dei consumi. Di recente il comparto dei servizi ha fatto osservare un rallentamento rispetto a quello manifatturiero, come emerge anche dai risultati delle indagini congiunturali per il mese di agosto. Gli incrementi dei tassi di contagio da coronavirus nei mesi estivi rappresentano un fattore sfavorevole per le prospettive a breve termine. Guardando al futuro, un’ulteriore e durevole ripresa continua a dipendere in larga misura dall’evoluzione della pandemia e dal buon esito delle politiche di contenimento”.
“L’incertezza riguardo l’evoluzione della pandemia attenuerà verosimilmente il vigore della ripresa nel mercato del lavoro, nonchè nei consumi e negli investimenti; d’altro canto, l’economia dell’area dell’euro dovrebbe ricevere sostegno dalle favorevoli condizioni di finanziamento, dall’orientamento espansivo delle politiche di bilancio e dal rafforzamento dell’attività e della domanda a livello mondiale – spiega ancora la Banca Centrale Europea -. Questa valutazione trova sostanzialmente riscontro nelle proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti della BCE per l’area dell’euro a settembre 2020. Le proiezioni indicano una crescita annua del PIL in termini reali pari al -8 per cento nel 2020, al 5,0 per cento nel 2021 e al 3,2 per cento nel 2022”.
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Commissione Ue lancia un piano per superare il trattato di Dublino

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – La Commissione europea ha presentato il “Nuovo patto sulle migrazioni e sull’asilo”, una serie di norme legislative che si pongono l’obiettivo di regolare la questione migratoria. “Sarà un patto che prenderà in considerazione tutte le tematiche: dai flussi alle richieste d’asilo, per finire con i rimpatri”, ha spiegato in conferenza stampa Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione e commissario per la Promozione dello stile di vita europeo.
Schinas ha descritto il Patto come “una casa a tre piani”: il primo riguarda i rapporti con i Paesi d’origine e di transito dei migranti, il secondo tratta le frontiere più esterne ed esposte dell’Unione, e il terzo mira a gestire i rapporti fra gli Stati membri dell’Ue.
Il “primo piano” si pone l’obiettivo di migliorare i rapporti con gli Stati extra-Ue, attraverso la gestione dei loro confini e il miglioramento della situazione economica dei cittadini di quei Paesi. Saranno aumentati gli sforzi per firmare accordi di rimpatrio con gli Stati d’origine dei migranti, e allo stesso tempo si cercherà di perseguire qualsiasi trafficante di essere umani che operi in questi territori.
Il “secondo piano” riguarda la gestione delle frontiere esterne dell’Unione. Schinas ha chiarito che andranno potenziati i controlli a cui vengono sottoposti i migranti che entrano in territorio comunitario, aggiungendo all’attuale raccolta delle impronte digitali anche altri controlli di sicurezza e di salute. Frontex diventerà un’agenzia più attiva, un vero e proprio “braccio operazionale” ha detto Schinas, che ha promesso procedure più veloci e standardizzate per la richiesta di asilo politico.
Il “terzo piano” ha a che fare con gli Stati membri dell’Unione, e cerca di trovare un equilibrio tra responsabilità e solidarietà. “Tutti gli Stati avranno gli aiuti di cui hanno bisogno”, ha chiarito Schinas. Il concetto chiave è quello delle “sponsorizzazioni dei rimpatri”: quando uno Stato non vuole accogliere dei migranti, può decidere di occuparsi del rimpatrio di un numero equivalente di individui, scegliendo anche la nazionalità dei migranti da rimpatriare. Se entro otto mesi la pratica del rimpatrio non viene effettuata, ha specificato Schinas, il Paese che se ne sarebbe dovuto prendere carico ha l’obbligo di accogliere i migranti. Rimane sempre valida l’opzione, per qualsiasi Stato membro, di accogliere i migranti approdati nel territorio europeo.
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Migranti, Conte “Dall’Ue un passo importante”

ROMA (ITALPRESS) – “Il Patto sulla Migrazione è un importante passo verso una politica migratoria davvero europea. Ora il consiglio Ue coniughi solidarietà e responsabilità. Serve certezza su rimpatri e redistribuzione: i Paesi di arrivo non possono gestire da soli i flussi a nome dell’Europa”. Lo scrive su Twitter il premier Giuseppe Conte.
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Michel in quarantena, Consiglio Europeo rinviato

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Il Consiglio europeo che si sarebbe dovuto tenere giovedì e venerdì prossimi è stato rinviato alla prossima settimana: il presidente del Consiglio europeo Charles Michel è infatti in quarantena dopo essere entrato in contatto con una guardia della sicurezza che è risultata positiva al coronavirus. A comunicarlo è stato un portavoce di Michel. Il presidente ieri era risultato negativo a un tampone.
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Ue, no al Nutriscore da 7 Paesi

ROMA (ITALPRESS) – A nome delle 7000 aziende associate, Federalimentare plaude all’iniziativa del governo italiano volta a bloccare in sede UE l’imposizione del Nutriscore.
“Ritengo molto importante che l’Italia abbia già trovato un solido gruppo di alleati contro l’avvento di un sistema fuorviante per i consumatori ed estremamente penalizzante per tutta la filiera alimentare italiana”, ha dichiarato il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, secondo il quale “va ristabilito il principio che il consumatore debba essere pienamente informato, ma non condizionato dall’alto nelle sue scelte e nelle sue preferenze”. “Sono certo – ha proseguito Vacondio – che l’approccio educativo del sistema proposto dall’Italia sarà accolto con sempre maggiore interesse, anche perchè più rispettoso della cultura e delle tradizioni alimentari di ogni Paese”.
Il riferimento del presidente di Federalimentare è al documento contro il Nutriscore presentato oggi al Consiglio europeo dei ministri dell’Agricoltura dalle delegazioni di Italia e Repubblica Ceca, anche a nome di Cipro, Grecia, Lettonia, Romania e Ungheria. “I codici a colori – si legge nel testo – non hanno dimostrato di essere efficaci nell’aiutare il consumatore a valutare il reale valore e la qualità dei cibi. Perciò, un’etichetta nutrizionale armonizzata a livello UE dovrebbe considerare i cibi nel più ampio contesto delle esigenze quotidiane di una dieta sana, incoraggiando la varietà, la moderazione e un corretto equilibrio tra i vari gruppi di alimenti”. Il documento pone una serie di paletti alla volontà della Commissione Europea di proporre, nell’ambito della “Farm to Fork Strategy”, un sistema di etichettatura nutrizionale obbligatorio armonizzato a livello comunitario. I Paesi firmatari, in particolare, affermano che un eventuale sistema europeo non dovrà compiere una valutazione complessiva del prodotto, ma offrire al consumatore “informazioni fattuali”.
E’ una chiara bocciatura del Nutriscore, anche perchè il testo sottoscritto dai sette governi respinge sia l’utilizzo dei colori come strumento di valutazione degli alimenti, sia il generico riferimento a 100 grammi di prodotto usato dal sistema francese, che penalizza l’olio d’oliva, il parmigiano e tanti altri prodotti di qualità normalmente consumati in piccole porzioni. I Paesi firmatari, infine, avvertono che soluzioni determinate dal mercato non debbano anticipare le decisioni delle istituzioni, nazionali ed europee.
L’Italia ha recentemente varato un proprio sistema di etichettatura fronte pacco, il Nutrinform Battery, il cui approccio è totalmente alternativo al Nutriscore, perchè informa i cittadini senza influenzarne indebitamente le decisioni e si basa sulla dieta generale invece che sul consumo del singolo prodotto. Lo schema costituisce la proposta ufficiale italiana per l’armonizzazione a livello UE e il governo, una volta ricevuto il necessario via libera dalla Commissione Europea nel luglio scorso, ha intensificato la propria azione volta ad allargare ulteriormente la base di consenso.
“Ringrazio il governo e in particolare i ministri Di Maio, Amendola e Bellanova per la decisione e la tenacia con cui difendono il made in Italy agroalimentare dall’insidia del Nutriscore, uno schema di etichettatura assolutamente incompatibile con la cultura alimentare e la tradizione italiana”, ha concluso Vacondio.
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Parlamento Ue “Ricette urgenti contro carenza di farmaci”

ROMA (ITALPRESS) – “Assicurare gli approvvigionamenti nell’interesse del paziente, garantire l’accesso ai trattamenti medici per tutti i pazienti dell’UE e ripristinare l’indipendenza sanitaria europea”. E’ questo il diktat contenuto nella Risoluzione approvata dal Parlamento Europeo sulle “carenze di medicinali” che prende le mosse dal Rapporto approvato a metà luglio dalla commissione del Parlamento europeo per l’Ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI). Nel mirino dei parlamentari europei le cause profonde del fenomeno ricorrente delle carenze di medicinali notoriamente aggravato dalla crisi sanitaria determinata dalla pandemia di Covid-19.
“La carenza di medicinali è una grave minaccia per il diritto alle cure mediche essenziali per i pazienti nell’UE, in quanto provoca disuguaglianze tra i pazienti in base al paese di residenza e può creare perturbazioni del mercato unico”, sottolinea la risoluzione riaccendendo i riflettori sulla necessità di riportare ripristinata la disponibilità e accessibilità dei farmaci riportandone la produzione in Europa.
«La risoluzione del Parlamento UE arriva nel momento giusto», commenta Enrique Hausermann, presidente di Assogenerici. «Siamo già al lavoro con l’Agenzia Italiana del Farmaco per garantire un sistema di gestione del fenomeno delle carenze e delle indisponibilità sempre efficace nel tutelare la continuità di cura per i pazienti e nel garantire un sistema di controlli e monitoraggio più preciso, evitando appesantimenti burocratici ma avendo come faro la soluzione alle cause reali dell’indisponibilità di farmaci in talune aree terapeutiche. E’ anche attraverso questa collaborazione istituzionale – conclude Hausermann – che potremo affrontare efficacemente il fenomeno, per fortuna molto limitato nel nostro Paese».
“A causa della delocalizzazione della produzione – si legge nel documento approvato ieri a Bruxelles – il 40% dei medicinali finiti commercializzati nell’Unione proviene da paesi terzi, il che si traduce in una perdita di indipendenza dell’Europa sul piano sanitario. Sebbene l’Europa abbia una solida impronta produttiva, la catena di approvvigionamento fa ricorso massiccio a subappaltatori all’esterno dell’UE per la produzione delle materie prime in considerazione del costo del lavoro inferiore e della presenza di norme ambientali meno rigorose, facendo sì che dal 60 all’80 % dei principi attivi dei medicinali venga fabbricato al di fuori dell’Unione, segnatamente in Cina e in India”, tanto che “oggi questi due Paesi producono il 60 % del paracetamolo, il 90 % della penicillina e il 50% dell’ibuprofene di tutto il mondo”.
Tra le sottolineature anche il fatto che ad oggi “l’accesso limitato ai principi attivi necessari per la produzione di medicinali generici pone una sfida particolare” e che “la perturbazione della catena di approvvigionamento globale derivante dalla pandemia di COVID-19 ha messo ancor più in risalto la dipendenza dell’UE dai paesi terzi nel settore della sanità”
Di qui il pressante invito alla Commissione UE ad “adottare rapidamente le misure necessarie ridurre la dipendenza dell’UE nei confronti dei paesi terzi”: bisogna “elaborare una mappatura dei siti di produzione dell’UE nei paesi terzi e una mappatura in evoluzione, da utilizzare come riferimento, dei siti di produzione esistenti e potenziali nell’UE, per poter sostenere, modernizzare e rafforzare le loro capacità” rincarano i parlamentari Ue.
In attesa dell’inversione di rotta suggerita, ancora un appello all’adozione di un linguaggio comune: la risoluzione insiste sull’importanza di una definizione armonizzata a livello UE di “carenze”, “tensioni”, “interruzioni della fornitura”, “esaurimento delle scorte” e “costituzione di scorte eccessive” e l’invito alla Commissione a garantire che la propria strategia per il settore farmaceutico sia effettivamente volta a “contrastare le pratiche commerciali inammissibili in qualunque fase del circuito dei medicinali”. Riflettori accesi anche sul differenziale dei prezzi tra Stati membri che “favorisce le esportazioni parallele verso i paesi nei quali i medicinali sono venduti a un prezzo maggiore”.
Prima mission per la politica di settore europea: “rafforzare il mercato europeo dei medicinali al fine di accelerare l’accesso dei pazienti ai medicinali, rendere l’assistenza sanitaria economicamente più accessibile, ottimizzare il risparmio nei bilanci dei sistemi sanitari nazionali ed evitare oneri amministrativi alle aziende farmaceutiche”.
Focus immediato anche su generici e biosimilari: “consentono di rafforzare la concorrenza, ridurre i prezzi e realizzare risparmi a vantaggio dei sistemi sanitari, contribuendo così a migliorare l’accesso dei pazienti ai medicinali” sottolinea la risoluzione, che invita ad “analizzare il valore aggiunto e l’impatto economico dei medicinali biosimilari” valutando anche “misure atte a sostenere la loro introduzione sul mercato” e sollecita la Commissione a stroncare le controversie tese a ritardare l’ingresso sul mercato dei medicinali generici garantendo “il rispetto della fine del periodo di esclusiva commerciale dell’innovatore”.
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