BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – “Faccio un appello alla loro responsabilità. Non esistono Paesi frugali ed altri spendaccioni. Piuttosto esistono Paesi consapevoli delle sfide che abbiamo di fronte e Paesi inconsapevoli. Per questo chiedo a tutti di essere all’altezza di questo momento storico. Tutti si avvantaggiano dei benefici del Mercato europeo e anche i paesi che hanno sollevato obiezioni ne sono tra i principali destinatari. Mi auguro che tutti siano consapevoli. Non è il tempo della rigidità ma della ricostruzione, altrimenti saremo costretti ad un’Europa a diverse velocità”. Lo ha detto il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, intervistato dal network di donne corrispondenti Brux-Elles, rispondendo a una domanda a proposito delle proposte di Austria, Danimarca, Olanda e Svezia sul Recovery Fund.
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Recovery Fund, Sassoli “I frugali diventino consapevoli”
Coronavirus, dal Parlamento Ue sostegno ad associazioni nelle città sede
BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Il Parlamento europeo ha contattato le autorità locali per offrire il suo sostegno nell’affrontare le conseguenze socio-economiche della crisi nelle sue tre principali sedi di lavoro. “Siamo tutti coinvolti in un’emergenza che tocca la vita delle persone. Questa crisi deve spingere tutti noi, comprese le istituzioni, a dare il buon esempio”, ha affermato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli.
A Bruxelles grazie ai suoi servizi logistici, il Parlamento europeo fornisce circa 7.000 pasti alla settimana, dallo scorso 14 aprile, distribuiti in collaborazione con varie associazioni di beneficenza: Resto du Coeur Saint Gilles, Doucheflux, Croce Rossa, Madre Teresa e CPAS Ixelles. Il Parlamento ha anche iniziato a fornire pasti per il personale medico dell’ospedale di Saint Pierre.
Inoltre, a 100 donne vulnerabili è stato offerto un riparo nei locali del Parlamento europeo a Bruxelles. Il Samusocial della Regione di Bruxelles gestisce dal 29 aprile le installazioni completamente attrezzate nell’edificio Kohl del PE. Il Parlamento fornisce loro il catering per 7 giorni alla settimana in una caffetteria riorganizzata per rispettare tutte le misure precauzionali. Il Parlamento europeo ha inoltre messo a disposizione una parte della sua flotta auto e camion per il trasporto di forniture e la consegna di pasti ad infermieri e medici.
A Strasburgo il Parlamento coopera con la Croce Rossa locale in coordinamento con la città di Strasburgo e fornisce 500 pasti al giorno, sette giorni alla settimana per le persone bisognose. In accordo con la Prefettura del Basso Reno, l’11 maggio è stato aperto al Parlamento europeo a Strasburgo nell’edificio Louise Weiss un centro di screening del Covid-19. Quattro laboratori di diagnostica medica della regione sono responsabili dei test della popolazione generale e le azioni sono supervisionate dall’Agenzia sanitaria regionale del Grand-Est (Ars) e dalla Prefettura del Basso Reno. Anche in questa città il Pe ha offerto la sua flotta di auto/camion per il trasporto di forniture, se necessaria.
A Lussemburgo l’Europarlamento collabora con le associazioni locali Abrigado, Caritas e Croce Rossa e fornisce 500 pasti al giorno, sette giorni alla settimana per le persone bisognose. Cabine con finestre di vetro usate per le missioni esterne sono state fornite anche a una casa di cura a Bettembourg per consentire ai residenti di vedere i loro parenti, dopo lunghe settimane di reclusione, senza il rischio di rimanere contaminati.
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“Eye Online”, i giovani dialogano con le istituzioni europee
BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – “L’EYE online” entra nella sua ultima settimana e offre ai giovani dell’UE, e non solo, l’opportunità di incontrarsi virtualmente e scambiare opinioni con esperti, politici, attivisti e influencer. Si occuperà inoltre delle preoccupazioni dei giovani sul ruolo dell’UE nel contesto della crisi COVID-19, nell’ambito della campagna #EuropeansAgainstCovid19. Durante l’ultima settimana, i partecipanti potranno discutere con relatori di alto livello come il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, i vicepresidenti Karatina Barley e Otmar Karas, il presidente della BCE Christine Lagarde, nonchè diversi Commissari UE ed eurodeputati.
“Ci sforziamo di trovare delle opportunità anche nei momenti difficili. L’EYE online sta portando l’evento della gioventù europea a un livello superiore, permettendo a un numero ancora maggiore di giovani europei, e non solo, di impegnarsi nel dibattito democratico e di esprimere le loro idee per il futuro dell’Europa. L’EYE è diventato ancora più accessibile e inclusivo per tutti”, spiega Sassoli, che chiuderà l’evento venerdì 29 maggio.
Il programma dell’EYE online è iniziato il 7 aprile, quando è diventato chiaro che quest’anno l’evento biennale di Strasburgo non si sarebbe potuto svolgere a causa della pandemia del coronavirus. La sua ultima settimana, da lunedì 25 a venerdì 29, prevede diverse sessioni interattive quali un dibattito con i principali responsabili politici dell’UE, la presentazione su cosa significhi essere eurodeputato o interprete, e la partecipazione a diversi panel su una varietà di argomenti.
Sassoli parteciperà alla sessione conclusiva intitolata “Nei panni del Presidente del PE”, per presentare il suo lavoro quotidiano, in particolare in questi momenti difficili, e la risposta del Parlamento al Covid-19 e la via da seguire dopo questa crisi.
I vicepresidenti del Parlamento Europeo per la comunicazione, Katarina Barley e Othmar Karas, apriranno la settimana lunedì, rispondendo alle domande dei partecipanti sulla risposta dell’UE alla crisi.
Anche la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, figura tra i numerosi ospiti, per discutere la risposta alla pandemia e come, in particolare, tale pandemia colpisca le persone, le imprese e le banche.
I partecipanti potranno inoltre condividere i loro punti di vista su come i giovani possano contribuire a plasmare le politiche post COVID-19 senza uscire di casa. Altre sessioni riguardano il tema dell’impatto del COVID-19 sulla mobilità dei giovani, in particolare i programmi Erasmus+ e il Corpo di solidarietà europeo, il mercato del lavoro, le disuguaglianze in materia di salute e assistenza sanitaria, nonchè l’emergenza climatica.
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Dalla Commissione Ue via libera alle Regioni per gli aiuti di Stato
ROMA (ITALPRESS) – “Abbiamo lavorato duramente in queste settimane, ma portiamo a casa un altro risultato importante, grazie al lavoro di squadra con il ministro Francesco Boccia e la Conferenza delle Regioni. La Commissione UE autorizza le Regioni, le province autonome italiane e le Camere di commercio ad utilizzare aiuti di Stato per 9 miliardi di euro a sostegno delle aziende e dell’economia”. Lo annuncia il ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola.
“Un via libera atteso quanto imponente che semplifica e accelera le risorse che vogliamo mettere a disposizione anche per le nostre realtà territoriali – aggiunge Amendola -. Con determinazione stiamo ottenendo più risultati in queste settimane che negli ultimi anni”.
Nel corso della Conferenza Stato-Regioni il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, ha espresso “soddisfazione per il via libera al piano ‘ombrellò con cui la Commissione UE autorizza le Regioni, le province autonome italiane e le Camere di commercio ad utilizzare aiuti di Stato per 9 miliardi di euro a sostegno delle aziende e dell’economia”. Boccia ha ringraziato il ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola, “per l’importante lavoro fatto a Bruxelles”. Con il coronavirus, ha concluso, “anche i tempi delle notifiche UE si sono ampiamente ridotti”.
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Le Pmi europee alla Commissione Ue “Serve un vero piano di rilancio”
BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – “Apprezzamento” per gli sforzi della Commissione Europea per far fronte alla crisi dovuta al Coronavirus, in particolare “le nuove linee guida per la riapertura del mercato interno e delle frontiere che potranno favorire almeno in parte l’avvio della stagione turistica, fondamentale quest’anno per molti Stati membri. Queste misure aiuteranno senz’altro a prevenire un vero disastro economico nelle regioni maggiormente colpite”. Ma “in due punti fondamentali non abbiamo ancora visto misure adeguate”. Lo scrive in una lunga lettera alla presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, Cea-Pme, la Confederazione Europea delle Piccole e Medie Imprese. La missiva è firmata tra gli altri da Maurizio Casasco, presidente di Confapi e primo vicepresidente di Cea-Pme.
“Non sono ancora state stabilite le condizioni per le garanzie sui prestiti della BEI e per l’utilizzo del fondo SURE, condizioni che dovranno essere definite in modo che tali fondi possano essere effettivamente destinati alle aziende di piccole dimensioni e ai lavoratori autonomi – spiega l’associazione degli imprenditori europei -. Le banche sono ancora restie a concedere prestiti d’emergenza alle aziende più piccole, stanno applicando tassi d’interesse scandalosi e richiedono garanzie supplementari, nonostante abbiano già accesso a garanzie della BEI che consentono una copertura totale del rischio. Inoltre, ci preme evidenziare che SURE sarà uno strumento efficace a sostenere i lavoratori autonomi solo se gli Stati membri sospenderanno i ‘normali criterì per l’accesso alle indennità di lavoro o all’indennità di disoccupazione. Vi chiediamo di far valere la relativa condizionalità al momento della concessione delle garanzie della BEI e dell’utilizzo dei fondi SURE. Di conseguenza, almeno il 20% dei fondi della UE o le garanzie devono prima di tutto e soprattutto raggiungere le aziende più piccole e i lavoratori autonomi senza altra burocrazia oltre alla ragionevole protezione del denaro dei contribuenti”.
Inoltre “in qualità di rappresentanti delle Pmi europee – prosegue la lettera -, auspichiamo che possa essere implementato un ampio programma di supporto alle piccole e medie imprese. Queste sono le aziende più colpite, secondo le nostre stime almeno cinque milioni di piccole e medie imprese potrebbero avere ora la necessità di usufruire di una ‘seconda possibilità’ in modo da poter riorganizzarsi, prima di essere costrette a dichiarare fallimento. L’Europa non può permettersi sia economicamente sia politicamente un tasso di fallimento del 20%.
Con l’occasione avanziamo una richiesta urgente: le risorse del recovery fund che intendete utilizzare per la ricostruzione devono necessariamente essere destinate alle Pmi europee, per un ammontare almeno di 50 miliardi di euro e non alle grandi imprese. Le aziende di grandi dimensioni non devono essere autorizzate ad utilizzare i fondi destinati all’emergenza da Coronavirus per crisi strutturali pregresse. Ciò include, ad esempio, i bonus per la rottamazione di auto nuove o la parziale nazionalizzazione di aziende già in crisi”.
Per Cea-Pme “investire oggi in aziende di medie dimensioni significa garantire a milioni di imprese l’opportunità di promuovere la digitalizzazione, lanciare nuovi prodotti, servizi e processi, conquistare nuovi mercati e acquisire nuovi clienti o partner. In una situazione di emergenza come questa e con pochi aiuti dall’esterno, le piccole e medie imprese trasformeranno le idee creative in modelli di business di successo nel più breve tempo possibile. Come abbiamo fatto durante e dopo la crisi finanziaria dal 2008 al 2013, quando siamo riusciti, in questo modo, a mantenere i livelli occupazionali e ad essere i primi a creare nuovi posti di lavoro. Dal 2015, l’80% di nuovi posti di lavoro in Europa sono stati creati dalle Pmi e non dalla grande industria, anche se le Pmi rappresentano ‘solò il 60 percento dell’economia – prosegue l’associazione di categoria -. Le Pmi europee hanno giustamente bisogno e si aspettano un sostegno maggiore dagli aiuti di Stato rispetto alle grandi aziende. Al fine di rilanciare l’economia, le Pmi hanno bisogno di finanziamenti a fondo perduto – piccoli importi fissi, senza cofinanziamento, ma per un numero significativo di aziende, gestiti direttamente dalla Commissione europea per evitare ritardi. Questa forma di sostegno non dovrebbe rientrare nelle regole del De minimis e generererebbe altresì un forte impatto positivo. E’ sempre necessario ricordare che le Pmi sono il cuore dell’economia europea. Auspichiamo che possa essere avviato al più presto un programma per il rilancio delle Pmi”, conclude la lettera.
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Coronavirus, Amendola “L’Europa sta reagendo”
ROMA (ITALPRESS) – “L’Europa sta reagendo e adesso stanno reagendo, ovviamente in una politica coordinata, anche i Paesi. Aspettiamo il 27 la proposta della Commissione sul fondo per la ripresa e questa proposta franco-tedesca secondo me aiuta a lavorare per un compromesso che mobiliti risorse già prima dell’estate per lottare contro la recessione e a sostegno delle imprese e del mondo del lavoro e a sostegno anche dei piani di investimento necessari. Lavoreremo per approvare già a giugno il bilancio e il fondo per ripresa con l’accordo, andando il bilancio in esecuzione da gennaio 2021, che ci sia un anticipo, il cosiddetto front loading che è citato anche nell’accordo franco-tedesco, cioè che risorse vengano utilizzate già prima dell’entrata in vigore del bilancio perchè la recessione è adesso e adesso bisogna combatterla”. Lo ha detto a Start, su Sky TG24, il ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola
“Credo che l’Europa stia reagendo – ha continuato Amendola -, ed è una notizia positiva se guardiamo le storie di anni fa delle crisi che abbiam vissuto. Anche il passo che ha fatto la Germania credo che sia molto importante”.
Sulla proposta franco-tedesca dei Recovery fund “ci sono dichiarazioni di quattro Paesi cosiddetti ‘frugalì, io ieri ho avuto un colloquio con il ministro degli esteri olandese, nelle prossime ore li avrò anche con gli altri Paesi, ma credo che la contrapposizione nord-sud in Europa sia roba del passato, roba vecchia. Quello che dobbiamo cercare di mettere in comune è una risposta, tutti e 27 i Paesi dipendono dal mercato comune, le loro sorti, anche economiche, dipendono da quanto sia forte e unito il mercato europeo”, ha proseguito il ministro.
“Non c’è – ha spiegato – uno scontro tra Paesi, c’è da lavorare insieme per tenere unita l’area Euro. La Bce sta facendo un ottimo lavoro ma bisogna tenere unito anche il mercato comune europeo, la sua capacità di produrre lavoro, ricchezza e tenere la coesione sociale in una fase così complicata”.
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Ue “Dopo la crisi l’Italia garantisca un debito sostenibile”
Com’era inevitabile, l’emergenza coronavirus condiziona anche le raccomandazioni economiche della Commissione Europea agli Stati membri, presentate oggi.
Due gli obiettivi: il primo, a breve termine, consiste nell’attenuare le gravi conseguenze socio-economiche causate dalla pandemia. Il secondo, invece, a breve-medio termine, punta a realizzare una crescita sostenibile e inclusiva che favorisca la transizione verde e la trasformazione digitale. La Commissione mira alla promozione della sostenibilità competitiva per costruire un’economia al servizio delle persone e del pianeta, un obiettivo reso ancora più importante dall’impatto del coronavirus. Le raccomandazioni spaziano nelle quattro dimensioni della sostenibilità competitiva, ovvero stabilità, equità, sostenibilità ambientale e competitività, e rispecchiano anche l’impegno della Commissione “di convogliare nel semestre europeo gli obiettivi di sviluppo sostenibile degli Stati membri, in quanto tracciano un quadro integrato che spazia dalla sanità pubblica alle questioni sociali, ambientali ed economiche”.
Le raccomandazioni toccano settori come “l’investimento nella sanità pubblica e la resilienza del settore sanitario, il mantenimento dell’occupazione mediante il sostegno al reddito dei lavoratori colpiti, l’investimento nelle persone e nelle competenze, il sostegno all’imprenditoria e la lotta contro la pianificazione fiscale aggressiva e il riciclaggio”.
L’Italia è chiamata a fornire ai lavoratori adeguate fonti alternative di reddito e accesso alla protezione sociale, in particolare per i lavoratori atipici. Come scrive la Commissione, sono necessari “accordi di lavoro flessibili e sostegno attivo all’occupazione e misure per dare liquidità alle pmi, imprese innovative e lavoratori autonomi, evitando ritardi nei pagamenti”.
Quando tornerà la normalità, ovvero con la disattivazione della clausola di salvaguardia e con buone condizioni economiche, la Commissione invita poi l’Italia a impegnarsi per “raggiungere un bilancio pubblico equilibrato a medio termine e garantire la sostenibilità del debito”.
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Sei milioni al progetto europeo eNeuron coordinato da Enea
ROMA (ITALPRESS) – Sviluppare strumenti innovativi per la gestione ottimale delle “comunità energetiche” e favorire la transizione verso un sistema low-carbon. E’ questo l’obiettivo prioritario di eNeuron, il progetto europeo di Innovation Action (IA) coordinato dall’ENEA e risultato primo nella classifica della call di riferimento.
Il progetto eNeuron può contare su un finanziamento di 6 milioni di euro nell’ambito di Horizon 2020 e coinvolge 17 partner pubblici e privati di 8 Paesi; per l’Italia, oltre ad ENEA, partecipano l’Università Politecnica delle Marche e la Fondazione ICONS.
In una prima fase è prevista la realizzazione di una piattaforma attraverso la quale gli utenti della progetto e Neuroncomunità potranno partecipare attivamente alla gestione ‘comunitarià dell’energia per soddisfare in modo sostenibile ed efficiente il proprio fabbisogno energetico. In una seconda fase, l’iniziativa si focalizzerà sull’uso ottimale e sostenibile dei vettori energetici multipli, considerando priorità sia a breve che a lungo termine.
“Il progetto intende la comunità dell’energia come un’infrastruttura integrata per tutti i vettori energetici, e vede il sistema elettrico come spina dorsale, caratterizzata dall’accoppiamento delle reti elettriche con quelle del gas, del riscaldamento e del raffrescamento, supportate dall’accumulo di energia nelle varie forme e tipologie, inclusi i veicoli elettrici e i processi di conversione”, spiega Marialaura Di Somma, ricercatrice presso il Laboratorio Smart Grid e Reti Energetiche del Centro ENEA di Portici e coordinatrice del progetto.
A livello operativo, eNeuron si propone di sviluppare approcci e metodologie innovativi per progettare e gestire le energy community mediante l’uso ottimale di vettori energetici multipli che verranno sperimentati e validati in quattro siti pilota in Europa caratterizzati da un’elevata complementarità tra loro: in Italia nel quartiere Montedago ad Ancona, in Polonia a Bydgoszcz (mediante il distributore di energia elettrica polacco “ENEA Operator”); in Norvegia nel laboratorio messo a disposizione dal distributore di energia elettrica Skagerak; in Portogallo nella base navale di Lisbona messa a disposizione da EDP Labelec e dalla Marina Portoghese.
“Questo progetto si inserisce nel quadro delle policy europee e nazionali per lo sviluppo delle comunità energetiche, un tema sempre più attuale e strategico. In particolare, eNeuron contribuirà alla realizzazione di strumenti per la pianificazione di sistemi energetici integrati in presenza di poli-generazione distribuita e con elevati livelli di penetrazione di energia rinnovabile”, sottolinea Giorgio Graditi, vice direttore del Dipartimento Tecnologie Energetiche dell’ENEA. “D’altra parte questo progetto consentirà a ENEA di rafforzare il proprio ruolo a livello europeo nella ricerca in campo energetico, potendo contare sulle specifiche competenze del Laboratorio Smart Grid e Reti Energetiche, specializzato in attività di studio, analisi, ricerca e sviluppo di tecnologie, metodologie e dispositivi per applicazioni nel settore delle smart grid, delle reti energetiche e impegnato – conclude Graditi – in attività di ricerca per lo sviluppo di hub-energetici multi-vettore e comunità energetiche locali”.
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