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MIGRANTI, CONTE: “UE PERDE OCCASIONE”

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“L’Italia è costretta a prendere atto che l’Europa oggi ha perso una buona occasione: in materia di immigrazione non è riuscita a battere un colpo in direzione dei princìpi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali dell’ordinamento europeo”. Lo scrive su Facebook il premier Giuseppe Conte, in merito al caso della nave Diciotti.

“Nel corso della riunione convocata d’urgenza dalla Commissione Europea e che si è appena conclusa non è stato dato alcun seguito alle Conclusioni deliberate nel corso dell’ultimo Consiglio Europeo di fine giugno. Anzi. Da parte di alcuni Stati è stato proposto un passo indietro, suggerendo una sorta di regolamento di Dublino ‘mascherato’ – aggiunge -, che avrebbe individuato l’Italia come Paese di approdo sicuro, con disponibilità degli altri Stati a partecipare alla redistribuzione dei soli aventi diritto all’asilo, che notoriamente sono una percentuale minima dei migranti che arrivano per mare”.

“Eppure è noto a tutti che l’Italia sta gestendo da giorni, con la nave Diciotti, una emergenza dai risvolti molto complessi e delicati. Ancora una volta misuriamo la discrasia, che trascolora in ipocrisia, tra parole e fatti. Bene – conclude Conte -. Se questi sono i ‘fatti’ vorrà dire che l’Italia ne trarrà le conseguenze e, d’ora in poi, si farà carico di eliminare questa discrasia perseguendo un quadro coerente e determinato d’azione per tutte le questioni che sarà chiamata ad affrontare in Europa”.

 

AVRAMOPOULOS: “CHI ACCUSA UE SI SPARA SUI PIEDI”

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“I politici italiani devono mettere fine al gioco delle accuse, attaccare l’Ue significa spararsi nei piedi. Alcuni responsabili di governo per ragioni di politica e consenso interno si comportano in modo poco responsabile mentre sui migranti è necessario andare avanti tutti insieme, oppure il progetto europeo è a rischio”. Lo afferma il commissario europeo alle Migrazioni, Dimitri Avramopoulos, in un’intervista al quotidiano La Repubblica.

Quanto alla minaccia di sospendere i pagamenti al bilancio Ue, il commissario sottolinea: “Penso e spero sia stata solo una reazione politica dettata dall’istinto. La Commissione dice chiaramente ‘no’ alle minacce, non sono accettabili. Tutti i governi sono legalmente tenuti a rispettare gli obblighi che derivano dalla membership all’Unione. Obblighi giuridici, politici e morali. Il gioco delle accuse non porta da nessuna parte, non possiamo andare avanti con rimedi ad hoc per ogni nave. Il fenomeno migratorio non si fermerà a breve e quindi dobbiamo gestirlo tutti insieme come un’unica famiglia europea poiché le soluzioni nazionali non portano a niente se non al mancato rispetto della Convenzione di Ginevra”.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini si dice pronto a rimandare i naufraghi in Libia, ma Avramopoulos replica: “In questo momento non consideriamo che la Libia sia in condizione di essere considerate sicura per i ritorni”.

 

UE: “PER RICOLLOCAMENTI SERVE CONSENSO”

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“Occorre capire se sono o meno richiedenti asilo e avere il consenso delle persone per inviare i migranti a bordo in Albania, come previsto dall’accordo raggiunto con Roma nel caso della Diciotti”. Lo ha affermato la portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud, sottolineando che la Commissione sta seguendo da vicino la situazione.

“Per conoscere i dettagli di un accordo – prosegue la portavoce – tra uno Stato membro e un paese terzo, bisogna rivolgersi – in questo caso – alle autorità italiane”, come prevede l’applicazione della legislazione europea.

MOGHERINI: “SUPPORTO STATI UE A MISSIONE SOPHIA”

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Per una condivisione della responsabilità sui migranti a livello europeo “al momento non c’è consenso sulle soluzioni pratiche ma c’è sulla necessità di trovarle”. Lo ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, al termine della riunione dei ministri della Difesa Ue, a Vienna.

Al centro della riunione la missione Sophia, che scade a dicembre. “Il risultato della discussione è il pieno supporto di tutti gli Stati membri all’operazione, considerata cruciale e importante a livello strategico. Tutti i paesi sono decisi a portarla avanti”, ha sottolineato Mogherini, ricordando che “i migranti arrivati in Europa sono scesi dell’80 per cento, sono diminuite le vittime e ci sono stati molti arresti di trafficanti”.

“Ho visto una grande determinazione da parte di tutti gli stati membri – ha aggiunto -. Questo ci porta a una responsabilità collettiva, abbiamo avuto un approccio molto pragmatico e collaborativo per affrontare la sfida che ci troviamo di fronte. Sophia gestisce solo il 10 per cento delle persone salvate, la questione è molto più grande e va discussa in modo più ampio dagli Stati su come attuare le decisioni dell’Ue. Farò tutto il possibile per aiutare gli stati membri a trovare un consenso sulle soluzioni pratiche”.

 

MOSCOVICI: “SUI CONTI SAREMO COSTRUTTIVI”

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“L’Italia non può lamentarsi della Commissione europea. Quest’ultima è sempre stata al suo fianco per sostenere la crescita. Il paese è di gran lunga quello che più ha beneficiato di flessibilità di bilancio, secondo le nostre regole. Nel corso degli anni, abbiamo tenuto conto di circostanze eccezionali: la sicurezza, i terribili terremoti, l’emergenza migratoria. Chi fa un processo alla Commissione fa un processo assurdo alla luce dei fatti”. Lo afferma in un’intervista al Sole 24 Ore il commissario europeo agli Affari monetari, Pierre Moscovici.

Per Moscovici “un conto è approvare flessibilità; un altro è negare le regole. Queste regole sono state accettate da tutti. Hanno una loro logica, che si applica in modo particolare all’Italia se è vero che il loro obiettivo è di limitare l’indebitamento. Un paese che si indebita non ha più margini di manovra per stimolare la crescita economica e finanziare i servizi pubblici. Rispondo ora alla sua domanda iniziale. All’Italia nel 2018 è chiesta una riduzione dello 0,3% rispetto allo 0,6% del Pil previsto dalle regole. Uno sforzo dimezzato a causa della fragilità della ripresa. Secondo le nostre stime di maggio è possibile che questo sforzo non venga raggiunto – aggiunge -. È possibile che la situazione sia evoluta da allora. Le prossime previsioni sono attese in novembre. Naturalmente incoraggio il governo a fare in modo che l’esecuzione del bilancio sia prudente e rispettosa degli impegni dell’Italia in modo da minimizzare i rischi di deriva dei conti quest’anno. È un messaggio che ho trasmesso al ministro dell’Economia Giovanni Tria, un interlocutore che ritengo serio e ragionevole”.

“Inizieremo presto le discussioni sul bilancio per il 2019. Alla luce di alcune dichiarazioni, le discussioni rischiano di non essere facili, ma farò di tutto perché siano costruttive malgrado il tono in alcuni casi scortese di queste affermazioni e malgrado l’orientamento di bilancio che fanno presagire – spiega il commisario Ue -. È nell’interesse dell’Italia controllare il debito pubblico. Lo sforzo richiesto è dello 0,6% del Pil. Si tratta di un ritorno alla normalità dopo lo sforzo ridotto previsto quest’anno sulla scia di una ripresa più solida e delle necessità di ridurre l’indebitamento, che è al 132% del Pil. Ci aspettiamo uno sforzo strutturale corposo”.

 

DALL’UE 300 MILIONI A PMI CULTURALI ITALIANE

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Il supporto dell’Unione Europea alle imprese dei settori culturali e creativi, attraverso la CCS Guarantee Facility gestita dal FEI, è attivo da oggi per la prima volta in Italia grazie ad una nuova iniziativa lanciata in collaborazione con CDP nella sua qualità di Istituto Nazionale di Promozione.

L’intervento svilupperà un portafoglio di contro-garanzie in favore del Fondo PMI per un valore di 200 milioni di euro. Le PMI attive nei settori culturali e creativi otterranno in questo modo finanziamenti fino a 300 milioni.

L’iniziativa promuove la concessione di nuovi finanziamenti alle imprese operative in numerosi settori, tra i quali cinema, TV, editoria e architettura. Nei prossimi sei mesi si stima che circa 900 imprese potranno accedere ai finanziamenti garantiti. Complessivamente, l’iniziativa punta a raggiungere circa 3.500 PMI nei prossimi due anni, che, grazie all’intervento di contro-garanzia, riceveranno finanziamenti per circa 300 milioni.

Quella avviata oggi è l’operazione più rilevante in termini di accesso al credito mai realizzata all’interno del programma europeo “Europa Creativa”.

Per Mariya Gabriel, commissario europeo per Economia e Società Digitali, e Tibor Navracsics, commissario per Istruzione, Cultura, Giovani e Sport, “i settori creativo-culturali rappresentano un ponte tra l’arte, il business e la tecnologia. Essi fungono da catalizzatore per l’innovazione e favoriscono l’assunzione di rischi d’impresa, che sono fondamentali per creare resilienza. Aiutare questi operatori economici a crescere e a stimolarne la creatività è tra i principali punti d’attenzione della Commissione Europea. Questo accordo di garanzia aiuta a colmare il financing gap che penalizza questi settori ed avrà importanti benefici sociali ed economici”.

“La nuova operazione, frutto della continua collaborazione fra CDP e istituzioni nazionali ed europee, rappresenta un’importante opportunità di crescita per un macro-settore imprenditoriale che a livello comunitario impiega oltre 7 milioni di persone e rappresenta oltre il 4% del PIL – spiega l’amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, Fabrizio Palermo -. Siamo lieti di consentire all’Italia di attrarre per la prima volta i fondi della Commissione Europea che, attraverso il Fondo PMI,  consentono di facilitare l’accesso al credito alle imprese dei settori culturali-creativi del nostro Paese”.

“L’operazione, nata dalla collaborazione continua e proficua tra Mediocredito Centrale e CDP – afferma l’amministratore delegato del Mediocredito Centrale – Banca del Mezzogiorno, Bernardo Mattarella – rafforza, con l’ampliamento delle risorse a disposizione, l’operatività del Fondo di Garanzia per le PMI, uno degli strumenti più efficaci per facilitare l’accesso al credito delle piccole e medie imprese del nostro Paese. L’iniziativa permetterà di dare ulteriore sostegno alle imprese operanti in un settore, quello culturale e creativo, di particolare importanza per la crescita del Paese”.

L’amministratore delegato del FEI, Pier Luigi Gilibert, afferma: “Sono lieto di annunciare oggi la prima operazione della Cultural and Creative Sectors Guarantee Facility, realizzata in Italia con Cassa Depositi e Prestiti. CDP è un nostro partner affidabile da molto tempo e la nuova iniziativa è il risultato di una collaborazione rafforzata in tema di supporto alle PMI. L’accesso al credito è spesso limitato per le imprese dei settori creativi e culturali e il nuovo strumento aiuterà questi operatori economici ad ottenere i finanziamenti di cui hanno bisogno”.

 

UE, JUNCKER: “RESPINGERE NAZIONALISMO MALSANO”

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“Vorrei che respingessimo il nazionalismo malsano e abbracciassimo il patriottismo illuminato. Non dovremmo mai dimenticare che il patriottismo del 21° secolo è duplice: sia europeo che nazionale, con uno che non esclude l’altro. Amare l’Europa è amare le sue nazioni. Amare la tua nazione è amare l’Europa. Il patriottismo è una virtù. Il nazionalismo incontrollato è pieno di veleno e inganno. Dobbiamo rimanere fedeli a noi stessi”. Così il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, nel discorso sullo Stato dell’Unione.

“Restano delle cose da fare: l’Ue è garante di pace, rispettiamola meglio, ha aggiunto. “Dopo 10 anni l’Europa ha voltato pagina sulla crisi economica arrivata da fuori. La crescita è ininterrotta da 21 mesi con 12 milioni di posti di lavoro creati. Gli investimenti sono tornati in Europa grazie al fondo creato – ha sottolineato Juncker -. L’Europa ha ribadito il suo ruolo di potenza commerciale con 70 accordi che ci aiutano a esportare verso altre parti del mondo. Noi europei – ha sottolineato – siamo una forza di cui non si può più fare a meno. Se l’Europa parla con una sola voce riesce a imporsi e deve agire con un fronte compatto. Bisogna quindi lavorare per un’Europa più unita e forte”.

PARLAMENTO UE: “IN UNGHERIA VIOLATO STATO DIRITTO”

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Il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato con 448 voti a favore, 197 contrari e 48 astenuti la risoluzione che chiede di aprire una procedura contro l’Ungheria, guidata dal primo ministro Viktor Orban, per violazione dello stato di diritto.

È la prima volta che il Parlamento europeo invita il Consiglio dell’UE ad agire contro uno Stato membro per prevenire una minaccia sistemica ai valori fondanti dell’Unione. Questi valori, sanciti dall’articolo 2 del Trattato UE e ripresi nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, comprendono il rispetto per la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto e i diritti umani.

I deputati europei chiedono ai paesi dell’UE di avviare la procedura prevista all’articolo 7, paragrafo 1 del trattato UE, sottolineando che, nonostante la disponibilità delle autorità ungheresi a discutere la legalità delle misure approvate, “la situazione non è stata affrontata e permangono molte preoccupazioni”.

Questa è la fase preventiva della procedura, che prevede un dialogo con il paese interessato e “mira a evitare eventuali sanzioni”. La decisione è stata approvata con 448 voti favorevoli, 197 contrari e 48 astensioni. Era necessaria una maggioranza dei due terzi sui voti espressi e un minimo di 376 voti a favore.

Il Parlamento ricorda che l’adesione dell’Ungheria all’UE “è stato un atto volontario basato su una decisione sovrana, con un ampio consenso tra tutti gli schieramenti politici e sottolinea che qualsiasi governo ungherese ha il dovere di eliminare il rischio di una grave violazione dei valori dell’UE”.

Le preoccupazioni del Parlamento si riferiscono a: 1) funzionamento del sistema costituzionale e del sistema elettorale; 2) l’indipendenza della magistratura e di altre istituzioni e i diritti dei giudici; 3) la corruzione e i conflitti di interesse; 4) la tutela della vita privata e la protezione dei dati; 5) la libertà di espressione; 6) la libertà accademica; 7) la libertà di religione; 8) la libertà di associazione; 9) il diritto alla parità di trattamento; 10) i diritti delle persone appartenenti a minoranze, compresi i rom e gli ebrei, e la protezione dalle dichiarazioni di odio contro tali minoranze; 11) i diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati; 12) i diritti economici e sociali.

“Nella settimana in cui si discute lo Stato dell’Unione, il Parlamento europeo invia un messaggio importante: difendiamo i diritti di tutti gli europei, compresi i cittadini ungheresi, e difendiamo i nostri valori europei – afferma la relatrice Judith Sargentini (Verdi/ALE) -. I leader europei devono ora assumersi le proprie responsabilità e smettere di guardare dall’esterno, poiché lo Stato di diritto viene distrutto in Ungheria. Per un’Unione costruita su democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali, ciò è inaccettabile”.

La proposta di decisione del Consiglio, approvata oggi, sarà trasmessa agli Stati membri dell’UE. Questi possono, deliberando a maggioranza di quattro quinti, determinare l’esistenza di un chiaro rischio di grave violazione dei valori dell’UE in Ungheria. Il Consiglio dovrebbe prima ascoltare le opinioni delle autorità ungheresi. Ogni eventuale decisione deve ricevere il consenso del Parlamento. Gli Stati membri possono anche decidere di rivolgere raccomandazioni all’Ungheria affinché affronti la situazione di rischio.

In una fase successiva, il Consiglio europeo (Capi di stato o di governo) può determinare, all’unanimità e con l’approvazione finale del Parlamento, l’esistenza in Ungheria di una grave e persistente violazione (e non più rischio) dello Stato di diritto, della democrazia e dei diritti fondamentali. Ciò potrebbe infine portare a sanzioni, come la sospensione del diritto di voto in seno al Consiglio dei Ministri.