Home Qui Europa Pagina 143

Qui Europa

MERKEL: “EUROPA SUPERI EGOISMI”

0

“La solidarietà è una parte del DNA europeo. Il cuore della solidarietà europea si fonda sulla tolleranza, è la nostra forza. La solidarietà è una condizione fondamentale per qualsiasi organizzazione ben funzionante come la famiglia, il villaggio e anche l’Unione europea. Ci aiutiamo a vicenda, ci sosteniamo a vicenda”. Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel al Parlamento europeo di Strasburgo.

“In tempi difficili i singoli paesi non possono farcela da soli. È difficile prevedere nuovi sviluppi ma è sempre meno facile presentarsi da soli sullo scenario interazionale – ha proseguito  -. E solidarietà vuol dire superare gli egoismi internazionali. E’ necessario quindi difendere i propri interessi all’interno dell’Unione Europea ma è anche necessaria comprensione, unione, ed è fondamentale tenere in considerazione i bisogni dell’altro e presentarli come se fossero i nostri bisogni”.

“I vecchi alleati mettono in dubbio alleanze che funzionavano bene. La Gran Bretagna lascia l’Unione Europea e questa è una profonda ferita, ma allo stesso tempo è una decisione che deve essere rispettata – ha spiegato la Merkel -. L’Europa può far sentire la propria voce nel mondo solo se si presenta unità”. 

I punti fondamentali sui quali si è poi concentrata la Cancelliera tedesca riguardano l’immigrazione, il cambiamento climatico, la sicurezza mondiale e i rapporti con l’Africa. “L’immigrazione deve essere guidata dall’Unione europea”, ha affermato la Merkel al Parlamento europeo di Strasburgo, “ed è importante migliorare le condizioni delle persone in loco per non farle spostare e affrontare viaggi spesso pericolosi”. “L’Europa non è così unita sul tema dell’immigrazione come io avrei voluto”, ha dichiarato la Cancelliera, “questo è un tema centrale perché riguarda i rapporti con il vicinato”. “Abbiamo fatto dei progressi ma non è ancora abbastanza, adesso si devono creare dei registri per vedere chi entra e chi esce”. “Si deve abbandonare un pezzettino di sovranità nazionale per trovare una soluzione comune”, ha concluso.

Per quanto riguarda la lotta ai cambiamenti climatici la cancelliera ha affermato: “Dobbiamo iniziare ad usare più gas ed iniziare ad investire sulle energie rinnovabili per raggiungere con successo gli obiettivi del 2030”. Sul tema della sicurezza mondiale la Cancelliera ha dichiarato che “è necessaria una collaborazione militare e dobbiamo lavorare affinché un giorno ci possa essere un esercito europeo. È necessario avere una politica di esportazione degli armamenti comune per poterci presentare uniti sullo scacchiere internazionale”. Altro punto essenziale riguarda i rapporti dell’Europa con l’Africa, “è necessario avvicinare i due continenti”, ha affermato la Cancelliera, perché “l’Europa è la nostra migliore chance per il futuro”.

 

BILANCIO UE, PARLAMENTO FISSA PRIORITÀ POST 2020

0

Il Parlamento Europeo ha approvato con 429 voti a favore, 207 contrari e 40 astensioni la relazione intermedia sul bilancio 2021-2027, presentata dai correlatori Jan Olbrycht (PPE), Isabelle Thomas (S&D), Gerard Deprez (ALDE) e Janusz Lewandowski (PPE).

La plenaria di Strasburgo sottolinea la sua “unità e disponibilità” per i prossimi negoziati con i ministri dell’UE sul quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027 e si rammarica che gli Stati membri non abbiano “compiuto progressi significativi” nella ricerca di una posizione comune.

I deputati ritengono che la proposta di QFP presentata dalla Commissione europea sia un punto di partenza, ma il livello proposto “non consentirà all’UE di mantenere i suoi impegni politici e rispondere alle importanti sfide future”.

Il Parlamento ha quindi confermato una serie di priorità (elenco non esaustivo): Fissare la dotazione finanziaria del programma di ricerca Horizon Europe a 120 miliardi di euro in costi 2018 (Commissione: 83,5 miliardi di euro); rafforzare il piano strategico europeo di investimenti (“Piano Juncker”); incrementare i finanziamenti per le infrastrutture di trasporto e le PMI; mantenere il finanziamento delle politiche agricole e di coesione a lungo termine; raddoppiare le risorse per affrontare la disoccupazione giovanile, triplicare le risorse per Erasmus+; fissare il contributo dell’UE per gli obiettivi climatici a un minimo del 25% della spesa del QFP, per portarla al 30% il prima possibile, al più tardi entro il 2027.

Per quanto riguarda la riforma delle entrate finanziarie dell’UE (“risorse proprie”), gli eurodeputati sottolineano che il sistema attuale è “molto complesso, ingiusto, non trasparente e del tutto incomprensibile per i cittadini dell’UE”.

Un nuovo sistema semplificato dovrebbe ridurre sostanzialmente i contributi diretti degli Stati membri basati sul PIL e garantire un adeguato finanziamento delle spese dell’UE nell’ambito del nuovo QFP. Il Parlamento vuole inoltre l’abolizione di tutte i meccanismi di riduzione e di correzione accumulati nel tempo.

Il Parlamento Ue chiede l’introduzione di nuove risorse proprie, basate, ad esempio, su un nuovo regime di tassazione delle imprese (compresa la tassazione delle grandi imprese del settore digitale), sui proventi del sistema di scambio delle quote di emissione e su una tassa sulla plastica.

Infine, sottolinea che le entrate e le spese dovrebbero essere trattate come un unico pacchetto. Pertanto, tutti gli elementi del pacchetto QFP/risorse proprie e, in particolare, gli importi del QFP, dovrebbero rimanere sul tavolo dei negoziati fino al raggiungimento di un accordo definitivo.

Dallo scorso marzo 2018 con l’approvazione della risoluzione sul QFP adottata lo scorso marzo il Parlamento è pronto ad avviare i negoziati e le trattative potranno avere inizio non appena il Consiglio avrà raggiunto un accordo su una posizione comune. L’approvazione di un nuovo regolamento QFP richiede l’approvazione del Parlamento.

I deputati si aspettano “che si raggiunga un buon accordo prima delle elezioni europee del 2019, al fine di evitare gravi battute d’arresto all’avvio dei nuovi programmi a causa dell’adozione tardiva del quadro finanziario, come avvenuto in passato”.

MATTARELLA: “UE NON È UN COMITATO D’AFFARI”

0

“Nessuno dei padri fondatori negò mai che il percorso di integrazione potesse essere faticoso e, anzi, uno dei fondatori, lo stesso Jean Monnet, teorizzò come il progredire della costruzione europea fosse legato proprio alla sua capacità di superare le crisi. Se è questo lo spirito, allora è dirimente un chiarimento introspettivo sulla direzione di marcia che i popoli europei intendono percorrere: il Trattato di Lisbona, nel suo preambolo, pone esplicitamente l’obiettivo di ‘creare una Unione sempre più stretta tra i popoli d’Europa’, le cui decisioni ‘vengano assunte il più vicino possibile ai cittadini, secondo il principio di sussidiarietà'”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento all’Università di Lund sul tema “Svezia, Italia, Europa: insieme per il futuro”.

“Non siamo, cioè, una semplice unione doganale, non siamo una sorta di comitato d’affari. Siamo, anche considerando soltanto un approccio economico-commerciale, assai di più: un mercato unico, uno spazio economico con responsabilità da potenza globale, che si riverbera su molteplici aspetti, strettamente collegato alla libera circolazione delle persone – ha proseguito il capo dello Stato -. Dalla crescita sostenibile al modello sociale, alla redistribuzione internazionale delle risorse, alla garanzia di poter esercitare queste libertà in una cornice di sicurezza e stabilità”.

“La crisi economico-finanziaria ha caratterizzato il decennio trascorso, con pesanti riflessi sulle popolazioni. Ad essa si è sovrapposta un’ondata migratoria verso l’Europa di dimensioni notevolissime, mentre, all’interno dell’Unione, il Regno Unito decideva di abbandonare il percorso di integrazione”, ha sottolineato il presidente della Repubblica.

“Diversità di sensibilità, accentuatisi tra i membri dell’Unione, hanno visto emergere sentimenti di lontananza dei cittadini europei rispetto alle istituzioni comunitarie – ha aggiunto -. Lontananza per la quale il disegno europeo, con il suo significato, le sue Istituzioni, le sue politiche, le sue regole e procedure, viene talvolta percepito da una parte dei cittadini europei come estraneo se non avverso e, al più, come una sorta di fiera delle opportunità alla quale attingere secondo spicciole, singole convenienze, senza né anima né scopo”.

“Una linea di pensiero di corto respiro e che non riesce a considerare con attenzione non tanto ciò che abbiamo di fronte in un momento di crisi, quanto, piuttosto – ed è molto – ciò che è stato realizzato e viene oggi dato quasi per scontato, per acquisito una volta per sempre. Insieme all’esercizio di memoria, occorre dunque lavorare, ogni giorno, affinché trovi concreta applicazione la formula dell’Europa dei cittadini”, ha proseguito il capo dello Stato.

 

BREXIT, TAJANI: “PRIORITÀ SONO I CITTADINI”

0

“La Brexit per noi è soprattutto garantire i diritti dei cittadini, preservare la pace in Irlanda del Nord, salvaguardare i lavoratori e le aziende europee”. Lo afferma in una nota il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, in merito all’accordo raggiunto con il Regno Unito da parte dal capo negoziatore per la Brexit, Michel Barnier.

“Crediamo fermamente nella democrazia e nella necessità di rispettare la decisione dei cittadini britannici. La strada da percorrere è ancora lunga, ma sono fiducioso che questo accordo possa porre le condizioni per un nuovo legame con il Regno Unito, che abbandona l’Unione Europea, non l’Europa”, ha aggiunto Tajani a seguito della Conferenza dei Presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo, ai quali Barnier ha presentato i termini dell’accordo.

“Vorrei ringraziare Michel Barnier per il suo lavoro e per lo spirito costruttivo che ha caratterizzato le nostre relazioni. Tengo anche a sottolineare l’apporto essenziale del Gruppo direttivo sulla Brexit del Parlamento europeo. L’accordo sembra rispettare le condizioni poste dal Parlamento europeo: il Regno Unito non potrà godere degli stessi benefici dei Paesi che restano nell’Unione e saranno tutelati pienamente gli interessi dei cittadini europei. E’ una ulteriore dimostrazione della solidarietà e dell’unità d’intenti che caratterizzano gli Stati Membri dell’Ue – ha concluso Tajani -. Il Parlamento dovrà approvare l’accordo e avrà dunque l’ultima parola. Continueremo a seguire da vicino tutti gli sviluppi per assicurarci che gli interessi di tutti i cittadini europei siano tutelati”.

 

MOSCOVICI: “DIALOGO È UN IMPERATIVO”

0

“L’opinione della Commissione è un passaggio importante di una procedura prevista dai trattati. Non mi sono messo il vestito rosso o la barba bianca e non sono Babbo Natale: sono il commissario agli Affari Economici e penso si debbano trattare queste questioni con rispetto reciproco, serietà e dignità. Non con disinvoltura e un’ironia che stride. Diamoci da fare perché c’è tanto lavoro, in questa situazione che nessuno ha voluto. Certo non noi. Il dialogo non è un’opzione, è un imperativo”. Lo afferma in un’intervista al Corriere della Sera il commissario europeo Pierre Moscovici, commentando la risposta del vicepremier Matteo Salvini all’apertura della procedura di infrazione Ue sulla manovra.

Per Moscovici “tenere un filo di dialogo significa che restiamo in un quadro comune, la zona euro, e in istituzioni comuni come l’eurogruppo. Parliamo fra istituzioni che hanno anche un passato e un futuro. Salvini stesso ha detto che è disposto al dialogo sulla manovra, dunque capisce la posta in gioco. Continuerò a confrontarmi con i miei interlocutori e se a un certo punto ci fosse occasione di incontrare Salvini o Di Maio in conversazioni più informali, non sono contro”.

“La Commissione è neutra e oggettiva, segue le regole. Non agisce né troppo in fretta, né troppo piano. Né troppo forte, né troppo dolcemente – ha proseguito -. Ciò che fa muovere i mercati sono le preoccupazioni sulla politica economica. Se le nostre dichiarazioni apparissero assurde, arbitrarie, infondate e ci fosse fiducia nella politica di bilancio dell’Italia o nella traiettoria del debito, gli investitori ci ignorerebbero. Ma non è così”. E aggiunge: “Chi pensa che i commissari siano dei burocrati non eletti si sbaglia: siamo politici, responsabili davanti al Parlamento europeo come i ministri davanti ai loro parlamenti. Da cittadino non condivido in niente le idee del capo partito Matteo Salvini. Lui è amico di Marine Le Pen, io in Francia la combatto. È un mio diritto, anche se mi hanno attribuito dichiarazioni che non erano mie”.

Quanto alla procedura di infrazione, il commissario europeo spiega: “La mia parola d’ordine è: passo passo. Abbiamo lanciato un processo, ma il seguito non è già scritto: né il ritmo, né la traiettoria di riduzione del deficit e del debito. Per questo la disinvoltura non è la risposta adatta: troppo facile sparare sul pianista. Noi siamo un elemento, ma gli Stati decidono e l’Italia è sotto lo sguardo di tutti i governi, unanimi nel pensare che il Paese non sia sulla strada giusta. Tutti sono preoccupati per la rotta che allontana la riduzione del debito e rischia di non creare crescita. Semmai, l’opposto”.

 

TAJANI: “UE NON VA DISTRUTTA, VA CAMBIATA”

0

“Per rispondere a sfide di portata epocale, come la gestione delle crisi migratorie, la sicurezza, la disoccupazione e il cambiamento climatico, l’Europa non va distrutta, l’Europa va cambiata”. Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, nel suo saluto al direttore di Eunews, Lorenzo Robustelli, e ai partecipanti della quinta edizione del convegno ‘How can we govern Europe’ in corso a Roma presso la Sala Capitolare del Senato.

A giudizio di Tajani “serve un’Europa più politica, che sia davvero capace di dare risposte efficaci ai cittadini. Una politica incapace di rispondere al diffuso senso d’insicurezza alimenta la rabbia e facilita il lavoro dei venditori di illusioni”. Per farlo, sostiene il presidente dell’Europarlamento “dobbiamo ripartire dalle conquiste importanti ottenute negli ultimi 70 anni e di cui siamo fieri, come pace, prosperità, libera circolazione e frontiere aperte”.

“Gli ultimi 10 anni di crisi, tuttavia, hanno frenato questo processo virtuoso. E’ venuto in parte meno lo spirito di solidarietà tra Paesi, vero motore del processo d’integrazione. L’Italia – ha ricordato – ha perso 1/4 della base manifatturiera e 1/3 degli investimenti, tornando al livello di PIL degli anni ’90 e per la prima volta da decenni, le nuove generazioni hanno prospettive peggiori dei propri genitori”. Ora è il momento di tornare ai valori che fondarono la Ue, ha aggiunto Tajani spiegando di essere “ottimista”.

“L’ultimo Eurobarometro del Parlamento – ha concluso – indica che un numero senza precedenti di cittadini dal 1983 ritiene positiva l’appartenenza all’Ue. Anche in Italia, oggi non certo tra i Paesi più euro entusiasti, vi è una maggioranza crescente del 57% che considera positivamente l’euro mentre meno di 1/3 degli italiani vorrebbe uscire dalla moneta unica”.

 

BREXIT, UE APPROVA ACCORDO

0

I 27 leader Ue hanno dato il via libera politico all’accordo sulla Brexit. “Non è una giornata felice per chi, Paese fondatore come noi, ha condiviso un lungo percorso con il Regno Unito – ha commentato il premier Giuseppe Conte a Bruxelles – ma siamo anche confidenti che quando si completerà questo percorso avremo un partenariato strategico con il Regno Unito che sarà sicuramente l’accordo tra Ue e Paese terzo più avanzato e potrà essere un modello anche per il futuro”.

SCHENGEN, NUOVE NORME PER CONTROLLI ALLE FRONTIERE

0

Per il Parlamento Europeo i controlli alle frontiere interne dello spazio Schengen dovrebbero essere limitati a un periodo massimo di un anno invece degli attuali due.

Il Codice Frontiere Schengen consente agli Stati membri di effettuare controlli temporanei alle frontiere interne dello spazio Schengen, in caso di grave minaccia per l’ordine pubblico o per la sicurezza interna.

Nella votazione in Plenaria del 29 novembre, che ha stabilito la posizione del Parlamento per negoziare con i ministri dell’UE (Consiglio), i deputati hanno sostenuto diversi punti: il periodo iniziale per i controlli alle frontiere dovrebbe essere limitato a due mesi, invece dell’attuale periodo di sei mesi, e i controlli alle frontiere non potranno essere prolungati oltre un anno, dimezzando l’attuale limite massimo di due anni.

I deputati hanno sottolineato che “poiché la libera circolazione delle persone è interessata dai controlli temporanei alle frontiere, questi dovrebbero essere utilizzati solo in circostanze eccezionali e come misura di ultima istanza”.

I Paesi dell’area Schengen dovranno fornire una valutazione dettagliata dei rischi se i controlli temporanei alle frontiere interne verranno prolungati oltre i due mesi iniziali. Qualsiasi successiva estensione dei controlli oltre i sei mesi dovrà soddisfare una serie di requisiti: una dichiarazione di conformità ai requisiti giuridici della Commissione europea, un’autorizzazione del Consiglio dei ministri dell’UE.

I deputati chiedono inoltre che il Parlamento sia maggiormente informato e coinvolto nel processo.

“Schengen è una delle maggiori conquiste dell’UE che, tuttavia, è stata messa in pericolo a causa dei controlli illegali in corso da oltre tre anni alle frontiere interne, da parte di sei Stati membri, nonostante fosse previsto un periodo massimo di due anni.  Ciò dimostra quanto siano ambigue le norme attuali e come gli Stati ne abusino e le interpretino in modo scorretto. Se vogliamo salvare Schengen, dobbiamo porre fine a questa situazione e stabilire regole chiare”, spiega la relatrice Tanja Fajon (S&D).

Il mandato per avviare colloqui informali con i ministri dell’UE è stato approvato con 319 voti in favore, 241 voti contrari e 78 astensioni.

I colloqui ora possono iniziare, poiché il Consiglio ha già raggiunto un accordo sulla sua posizione lo scorso giugno.

Austria, Germania, Danimarca, Danimarca, Svezia e Norvegia sono attualmente sottoposte a controlli alle frontiere interne a causa delle circostanze eccezionali dovute alla crisi migratoria iniziata nel 2015. Inoltre, la Francia dispone di controlli alle frontiere interne a causa di una minaccia terroristica persistente.