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AL VIA CONCORSO “CONOSCERE I TRATTATI”

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Promuovere una riflessione e condivisione dell’idea di Europa, per analizzare in maniera critica e propositiva il passato, il presente e il futuro dell’Unione. Questo l’obiettivo del concorso nazionale “Conoscere i Trattati: per un’Europa diversa, più forte e più equa” indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il concorso è rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che potranno partecipare come gruppo-classe e presentare, entro il 1° marzo 2019, un elaborato sotto forma di saggio o lavoro di ricerca. Le scuole vincitrici del concorso saranno premiate con una visita alle istituzioni europee organizzata dal Dipartimento per le Politiche Europee e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in collaborazione con la Rappresentanza italiana della Commissione europea e con l’Ufficio di informazione del Parlamento europeo in Italia.

Gli studenti, dopo aver analizzato documenti, materiali e informazioni pubblicati sul sito del Dipartimento per le Politiche Europee e sulla piattaforma digitale Europa=Noi, sono chiamati ad analizzare quale idea di Europa unita ritengono utile per il progresso sociale ed economico degli Stati membri e ad approfondire le proposte di una nuova Politeia contenute nel documento del Governo italiano “Una Politeia per un’Europa più forte e più equa” e la loro coerenza con gli obiettivi indicati nei Trattati.

Gli elaborati saranno valutati da una Commissione esaminatrice e i vincitori saranno proclamati durante un evento istituzionale che si terrà a Roma nel mese di maggio 2019.

“Il concorso insieme ad altre iniziative che promuoveremo nelle prossime settimane – spiega il ministro per gli Affari Europei, Paolo Savona – ha l’obiettivo di incoraggiare una partecipazione consapevole e attiva al dibattito sui valori e sul futuro dell’Europa. Leggere e approfondire i Trattati europei significa comprendere il senso della cittadinanza europea e conoscerne le conseguenze anche pratiche. Tutto ciò è fondamentale per orientare l’Europa verso un approccio politico, ossia una politeia, una visione concordata per il perseguimento del bene comune europeo. Perché ciò si possa realizzare in futuro, è necessario promuovere tra i giovani la lettura approfondita e la critica documentata delle fonti”.

“La scuola ha un ruolo decisivo nel far comprendere ai nostri ragazzi il mondo che li circonda, nel dare loro le competenze per interpretare il presente e orientarsi nel futuro – sottolinea il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti -. Questo concorso vuole offrire una opportunità per approfondire le radici, la storia, le motivazioni ideali che hanno portato alla nascita dell’Unione Europea. Lo fa partendo dalla conoscenza diretta e documentata delle fonti, in particolare dei Trattati che sono il fondamento del suo sviluppo e della sua crescita. E proietta i nostri ragazzi in una riflessione nuova sull’Europa, sulla sua identità”.

Il Dipartimento per le Politiche Europee ritiene prioritario promuovere soprattutto tra i giovani un approccio diretto e documentato agli atti fondanti dell’UE per favorire la conoscenza della partecipazione – attuale e storica – dell’Italia all’Unione Europea e migliorare la consapevolezza dei diritti e doveri di cittadinanza e il dibattito democratico per il 2019 sul futuro dell’Unione, anche in vista delle prossime elezioni europee. Per questo motivo, il Dipartimento promuove una campagna di comunicazione che, oltre al concorso nazionale, prevede una sinergia di strumenti e di collaborazioni istituzionali tra cui la piattaforma didattica interattiva e multimediale Europa=Noi, lezioni e infografiche, incontri sul territorio.

 

APPARTENENZA A UE POSITIVA PER 64% ITALIANI

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Il 64% degli italiani intervistati nell’ultimo Eurobarometro Flash, che sarà pubblicato nei prossimi giorni, pensa che l’appartenenza dell’Italia all’Unione europea sia una cosa positiva. Si tratta di un aumento di 15 punti percentuali dal dicembre 2017 (49%). Solo il 15% pensa che sia una cosa negativa, in diminuzione dal 22% di dicembre 2017.

In aumento anche gli italiani che hanno un’immagine positiva dell’UE, ora il 42%, rispetto al 31% di dicembre scorso, con le risposte negative in diminuzione dal 36% al 31%.

La tendenza verso un maggior sostegno dei cittadini all’UE è evidente in Italia, ma anche, in misura diversa, in Repubblica Ceca, Grecia, Polonia e Ungheria.

A livello europeo, questi primi risultati mostrano un continuo aumento del sostegno all’Unione europea. Il 68% degli intervistati ha giudicato positivamente l’adesione all’UE. Il 47% degli intervistati ricorda di aver sentito parlare recentemente delle elezioni europee dai media, mentre il 52% non ricorda di aver sentito parlare delle elezioni europee nelle ultime notizie.

Quest’indagine Eurobarometro Flash, commissionata dal Parlamento europeo, è stata condotta per telefono con 26.071 intervistati nell’UE-27. Per l’Italia, sono state effettuate interviste telefoniche con 1000 italiani dai 15 anni in su, fra il 29 novembre e il 1 dicembre.

PARLAMENTO UE PROPONE VISTO UMANITARIO

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Il Parlamento Europeo ha chiesto che la Commissione presenti, entro il 31 marzo 2019, una proposta legislativa che istituisca un visto umanitario europeo. Il visto darebbe al richiedente l’accesso al territorio europeo esclusivamente nello Stato membro che lo rilascia e al solo scopo di presentare una domanda di protezione internazionale.

L’iniziativa legislativa è stata approvata con 429 voti in favore, 194 voti contrari e 41 astensioni.

I deputati sottolineano che, nonostante i numerosi annunci e richieste di percorsi sicuri e legali per i richiedenti asilo in Europa, l’UE non dispone di un quadro armonizzato di procedure di ingresso protetto. Inoltre, a causa di opzioni giuridiche insufficienti, si stima che il 90% delle persone cui è stata concessa protezione internazionale abbia raggiunto l’Unione europea con mezzi irregolari.

Il Parlamento ritiene che i visti umanitari contribuirebbero a ridurre l’intollerabile numero di vittime nel Mediterraneo e sulle rotte migratorie verso l’UE (almeno 30.000 persone sono morte alle frontiere dell’UE dal 2000).

Permetterebbero, inoltre, di combattere il traffico di esseri umani e gestire meglio gli arrivi, l’accoglienza e il trattamento delle domande di asilo.

Lo strumento dovrebbe, poi, contribuire a ottimizzare il bilancio degli Stati membri e dell’UE in materia di asilo, procedure di applicazione della legge, controllo delle frontiere, sorveglianza e attività di ricerca e salvataggio.

I deputati sottolineano che la decisione di rilasciare visti umanitari europei rimarrebbe di esclusiva competenza degli Stati membri.

La risoluzione chiarisce che “i beneficiari del visto dovranno dimostrare una chiara esposizione o un rischio di essere perseguitati e di non far parte di un processo di reinsediamento. La valutazione della domanda non dovrebbe comportare un processo completo di determinazione dello status, ma prima del rilascio del visto, ogni richiedente dovrà essere sottoposto a un’indagine di sicurezza”, attraverso le banche dati nazionali ed europee, “per garantire che non costituisca un rischio per la sicurezza”.

 

STRASBURGO, TAJANI “AVANTI CONTRO VIOLENZA”

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“E’ una giornata difficilissima per l’Europa”. Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani a Strasburgo, parlando all’assemble, all’indomani dell’attentato che ha provocato tre morti e diversi feriti.
“Occorre andare oltre e non modificare le nostre abitudini – ha detto – oggi siamo qui per proseguire, perché la forza della libertà e della democrazia deve vincere contro la violenza del terrorismo e della criminalita’”.
“Alle 12 – aggiunge – vi chiedero’ di fermarci per un minuto di silenzio per solidarieta’ con le vittime”.

FICO: “UE SIA COMPATTA SU SFIDE GLOBALI”

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“Prima di parlare di difesa europea comune dobbiamo però parlare necessariamente di politica estera comune. Un’Europa capace di affrontare in modo compatto sfide globali è necessaria in un contesto oggi quanto mai complesso: penso alle sfide che coinvolgono due temi chiave come migrazioni e ambiente”. Lo ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, nel suo intervento a Montecitorio al convegno “Difesa collettiva: le figure di vertice”.

“Su questi due fronti soltanto ragionando come Unione possiamo fornire un contributo serio ed essere un avamposto rafforzando e valorizzando quei principi che come europei condividiamo: la tutela dei diritti civili e sociali, la dimensione della solidarietà e la salvaguardia dei più deboli, con un occhio sempre vigile sulla difesa dell’ecosistema in cui viviamo”, ha aggiunto Fico.

MIGRANTI, DALL’UE ALTRI 5,3 MILIONI ALL’ITALIA

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La Commissione europea ha messo a disposizione altri 305 milioni di euro in aiuti di emergenza per sostenere la gestione della migrazione e delle frontiere in Grecia, Italia, Cipro e Croazia.

Lo stanziamento sosterrà gli sforzi volti ad aumentare la capacità di accoglienza, a proteggere le vittime della tratta di esseri umani e a rafforzare la capacità di sorveglianza e di gestione delle frontiere.

“La Commissione è impegnata a continuare a sostenere gli Stati membri sottoposti a pressioni migratorie. L’importo supplementare di 305 milioni di euro assegnato questa settimana a diversi paesi permetterà di affrontare le necessità urgenti, assicurando che i nuovi arrivati vengano sistemati in modo adeguato ed abbiano accesso a cibo e acqua, che la sicurezza deille persone più vulnerabili sia garantita e che, dove necessario, i controlli di frontiera siano potenziati”, afferma Dimitris Avramopoulos, commissario europeo per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza.

I finanziamenti di emergenza saranno stanziati nell’ambito del Fondo asilo, migrazione e integrazione (AMIF) e del Fondo sicurezza interna (ISF) della Commissione e fanno parte dei 10,8 miliardi di euro già mobilitati dalla Commissione per la migrazione, la gestione delle frontiere e la sicurezza interna per il periodo 2014-20.

La stragrande maggioranza dei fondi (289 milioni di euro) andrà alla Grecia. All’Italia vanno 5,3 milioni di euro di finanziamenti di emergenza per contribuire a proteggere le vittime della tratta di esseri umani nel contesto della migrazione. Attraverso un progetto pilota che prevede l’allestimento nella regione Piemonte di strutture di accoglienza per i richiedenti asilo, i finanziamenti saranno utilizzati per contribuire ad individuare le vittime della tratta di esseri umani e incoraggiarle a utilizzare gli aiuti disponibili.

Dall’inizio della crisi migratoria, per sostenere la gestione della migrazione e delle frontiere in Italia, la Commissione ha messo a disposizione quasi 950 milioni di euro. Questi finanziamenti comprendono oltre 225 milioni di euro in aiuti di emergenza e 724 milioni di € già assegnati all’Italia nel quadro dei programmi nazionali del Fondo asilo, migrazione e integrazione e del Fondo sicurezza interna 2014-2020.

Per Cipro sono stati stanziati 3,1 milioni di euro, mentre alla Croazia andranno 6,8 milioni.

 

BCE: “RALLENTA LA CRESCITA DELL’EUROZONA”

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“Nel terzo trimestre del 2018 il PIL in termini reali dell’area dell’euro è cresciuto dello 0,2 per cento sul periodo precedente, dopo un incremento dello 0,4 per cento nei due trimestri precedenti. I dati più recenti e i risultati delle ultime indagini congiunturali rivelano una dinamica più moderata rispetto alle attese, di riflesso a un minore contributo della domanda estera e a fattori specifici a livello di paese e settore”. E’ quanto si legge nel Bollettino Economico della Banca Centrale Europea.

“Se da un lato alcuni di questi fattori verranno probabilmente  meno, dall’altro in prospettiva è comunque possibile attendersi un ritmo di crescita lievemente inferiore. Nel contempo, la domanda interna, coadiuvata anche dall’orientamento di politica monetaria accomandante del Consiglio direttivo, continua a sostenere l’espansione economica nell’area dell’euro – prosegue la Bce -. Il vigore del mercato del lavoro, rispecchiato dai perduranti incrementi dell’occupazione e dall’aumento delle retribuzioni, continua a fornire supporto ai consumi privati”.

“Inoltre, gli investimenti delle imprese beneficiano della domanda interna, delle condizioni di finanziamento favorevoli e del miglioramento dei bilanci. Gli investimenti nell’edilizia residenziale restano robusti. In aggiunta, ci si attende tuttora che l’espansione dell’attività mondiale prosegua, stimolando le esportazioni dell’area dell’euro, seppure in misura inferiore”, si legge ancora nel Bollettino.

“Preoccupa l’ampia deviazione dell’Italia dagli impegni sul debito”

“Il calo del rapporto tra debito e PIL per l’aggregato dell’area dell’euro dovrebbe proseguire. Secondo le proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti dell’Eurosistema a dicembre, il rapporto tra debito aggregato delle amministrazioni pubbliche e PIL per l’area dell’euro dovrebbe scendere dall’86,8 per cento del 2017 al 79 per cento nel 2021 – spiega l’Eurotower -. La prospettata riduzione del debito pubblico è sostenuta sia dai differenziali negativi fra tassi di interesse e tassi crescita, sia dagli avanzi primari. I raccordi disavanzo-debito dovrebbero compensare alcuni di questi effetti”.

“Nell’orizzonte di proiezione, il rapporto tra debito pubblico e PIL dovrebbe ridursi o stabilizzarsi sostanzialmente in tutti i paesi dell’area, sebbene in alcuni di questi sia previsto che continui a superare ampiamente il valore di riferimento del 60 per cento del PIL – prosegue la Bce -. Rispetto all’esercizio dello scorso settembre, il calo del rapporto tra debito e PIL per l’aggregato dell’area dell’euro dovrebbe essere lievemente più contenuto a causa del più debole andamento dell’avanzo primario”.

“È necessario proseguire gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche nel pieno rispetto del PSC. In particolare, nel caso dei paesi con elevati livelli di debito, sono indispensabili ulteriori sforzi di consolidamento per imprimere all’incidenza del debito una solida dinamica discendente, poiché il forte indebitamento rende tali Stati vulnerabili a eventuali futuri episodi di flessione economica o di instabilità dei mercati finanziari. Alla luce di ciò, desta preoccupazione il fatto che la conformità al PSC è più debole nei paesi più vulnerabili agli shock – sottolinea la Banca Centrale Europea -. In effetti, secondo le proiezioni della Commissione europea, la maggior parte dei paesi che non hanno ancora conseguito posizioni di bilancio solide è venuta meno agli impegni assunti nell’ambito del PSC nel 2018 ed è a rischio di mancata conformità anche per il 2019. È particolarmente preoccupante la circostanza che la più ampia deviazione rispetto agli impegni assunti si riscontri in Italia, un paese in cui il rapporto tra debito pubblico e PIL è notevolmente elevato”.

ALLA COMMISSIONE UE IL PIANO ITALIANO ENERGIA-CLIMA

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Il ministero dello Sviluppo Economico ha inviato oggi alla Commissione europea la Proposta di Piano nazionale integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC), come previsto dal Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio 2016/0375 sulla Governance dell’Unione dell’energia. Il Piano è strutturato secondo 5 dimensioni: decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività.

I principali obiettivi dello strumento sono: una percentuale di produzione di energia da FER nei Consumi Finali Lordi di energia pari al 30%, in linea con gli obiettivi previsti per il nostro Paese dalla UE e una quota di energia da FER nei Consumi Finali Lordi di energia nei trasporti del 21,6% a fronte del 14% previsto dalla UE. Inoltre, il Piano prevede una riduzione dei consumi di energia primaria rispetto allo scenario PRIMES 2007 del 43% a fronte di un obiettivo UE del 32,5% e la riduzione dei GHG vs 2005 per tutti i settori non ETS del 33%, obiettivo superiore del 3% rispetto a quello previsto da Bruxelles.

“Siamo riusciti nei tempi previsti – ha detto il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega all’Energia Davide Crippa – ad elaborare uno strumento fondamentale per la politica energetica e ambientale del nostro Paese e dell’UE per i prossimi 10 anni, senza il quale continueremmo a navigare a vista e col pericolo di non raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Il merito va ad un cambiamento radicale nell’approccio alla politica energetica e all’eccellente lavoro di squadra che ha coinvolto tecnici e policy maker di MiSE, MATTM, MIT, GSE, ISPRA, ENEA, Politecnico di Milano e ARERA, che ringrazio per l’impegno e la passione con cui hanno collaborato alla redazione del PNIEC. Il piano – ha aggiunto Crippa – è uno strumento che per raggiungere i propri obiettivi avrà bisogno del sostegno e della collaborazione attiva da parte di tutti gli stakeholders, sia nella fase di predisposizione che di realizzazione. Per questo, prevediamo una consultazione a tutti i livelli e, soprattutto, con le parti interessate, comprese le parti sociali. Oltre alla consultazione tramite la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) contiamo di realizzare un percorso strutturato di confronto attraverso tavoli tematici di lavoro che coinvolgeranno i diversi player. Inoltre, a breve, presenteremo in un evento pubblico il portale dedicato al PNIEC, pensato per essere uno spazio di informazione e di dialogo sulle principali tematiche oggetto del piano, integrando anche la dimensione sociale della transizione energetica che, molto spesso, rappresenta la principale barriera al cambiamento”.