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Dai Paesi Ue via libera ai dazi sulle auto elettriche cinesi

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – La proposta della Commissione europea di istituire dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina ha ottenuto il sostegno degli Stati membri dell’UE.
“Si tratta di un ulteriore passo in avanti verso la conclusione dell’inchiesta antisovvenzioni della Commissione. Parallelamente l’UE e la Cina continuano a lavorare intensamente per esplorare una soluzione alternativa che sia pienamente compatibile con l’Organizzazione mondiale del commercio, adeguata ad affrontare le sovvenzioni pregiudizievoli accertate dall’inchiesta della Commissione, monitorabile e applicabile”, si legge in una nota di Bruxelles.
“L’Italia si è espressa in linea con le analisi tecniche della Commissione tese a ripristinare condizioni di equità commerciale. Auspichiamo che il negoziato riprenda sia in bilaterale sia in sede di WTO per giungere, come sempre sostenuto, ad una soluzione condivisa nel pieno rispetto delle regole internazionali. Noi siamo contrari ad ogni ipotesi di “guerra commerciale” e lavoreremo insieme per evitarla. Occorre preservare la partnership industriale e commerciale con la Cina con cui vogliamo continuare a lavorare in una logica win-win basata sul principio della reciprocità anche ai fini della stabilità economica globale”, commenta il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Scuola, Italia deferita alla Corte Ue per abuso di contratti a termine

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea “per non aver posto fine all’uso abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie (direttiva 1999/70/CE del Consiglio)”. Secondo la Commissione, “l’Italia non dispone delle norme necessarie per vietare la discriminazione relativa alle condizioni di lavoro e l’uso abusivo di successivi contratti a tempo determinato”.
La Commissione constata che “la normativa italiana che determina la retribuzione degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche non prevede una progressione retributiva incrementale basata sui periodi di servizio precedenti. Ciò costituisce una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, che hanno diritto a tale progressione retributiva. Inoltre, contrariamente al diritto comunitario, l’Italia non ha adottato misure efficaci per prevenire l’utilizzo abusivo di successivi contratti di lavoro a tempo determinato del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali. Ciò viola la normativa europea sul lavoro a tempo determinato”.
“Prendo atto della decisione della Commissione europea che ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea perchè si riducano le condizioni per il ricorso dei contratti a termine e affinchè i docenti precari abbiano gli stessi scatti di anzianità degli insegnanti di ruolo, in nome di una piena parificazione dei diritti – commenta il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara -. Abbiamo sottoposto da tempo alla Commissione la necessità di rivedere il sistema di reclutamento dei docenti italiani previsto da un’intesa fra la Commissione e il precedente governo, superando le rigidità della riforma PNRR che creano un’oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tengono conto dei numeri del precariato che sono cresciuti negli scorsi anni. Attendiamo quindi fiduciosi che la parificazione dei diritti possa essere estesa ora anche alle forme di reclutamento”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Mattarella “L’Europa deve colmare il divario di innovazione”

ROMA (ITALPRESS) – “L’Europa deve riorientare profondamente i suoi sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento al XVII Simposio COTEC Europa, a Las Palmas de Gran Canaria.
“Un bilancio demografico con sempre meno giovani certamente costituisce motivo di allarme per il futuro: è dalle nuove generazioni che arriva la spinta al cambiamento e all’innovazione ma, mentre è utile porre in atto ogni possibile correttivo per invertire un trend così squilibrato, occorre nel contempo attivare politiche nei settori della formazione e della ricerca che affrontino il problema del divario tecnologico”, ha aggiunto il capo dello Stato.
“Per restare competitivi servono risorse. Anzitutto fondi per i nostri sistemi educativi – e in Italia permane un significativo deficit di istruzione nell’ambito delle lauree Stem – e per la ricerca, oltre a intese che assicurino l’approvvigionamento delle materie prime indispensabili per la produzione delle nuove tecnologie – ha sottolineato Mattarella -. La sovranità in campo tecnologico si nutre di questi fatti e di cooperazione, perchè non è indifferente la questione della internazionalizzazione della ricerca e degli investimenti relativi, della tutela del valore strategico di alcuni ambiti”.
“L’Europa deve spingere sull’acceleratore, attuando misure che consentano di promuovere la sua capacità industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico”, ha detto ancora il presidente.
“Le dinamiche internazionali sono sempre state segnate dalle nuove tecnologie” e “la supremazia tecnologica è una componente rilevante nel rapporto tra Stati”, ha proseguito il capo dello Stato. “In questa corsa, l’Europa deve poter competere a parità di condizioni e si impone, in questo senso, la capacità di dar vita a ‘campionì europei, espressione di sovranità condivisa”.
Per Mattarella “sovranità tecnologica non significa chiusura, arroccamento o protezionismo, atteggiamenti che finirebbero per indebolire e marginalizzare ulteriormente l’Europa, gli Stati dell’Unione Europea. Al contrario, è un cantiere in cui potenziare la ricerca, per affrontare con coraggio la transizione digitale, cogliendo i vantaggi dell’intelligenza artificiale nella gestione dei cambiamenti epocali che essa produce”.
“L’apertura e la capacità di inclusione proprie alla cooperazione scientifica internazionale sono fattori essenziali perchè l’accesso all’innovazione non resti prerogativa esclusiva di alcuni Paesi, contribuendo allo sviluppo e alla crescita equa e collettiva”, ha aggiunto il capo dello Stato.

– Foto ufficio stampa Quirinale –

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Ucraina, dal Parlamento Ue sì all’uso di armi in territorio russo

STRASBURGO (FRANCIA) (ITALPRESS) – Il Parlamento Europeo chiede ai Paesi dell’UE di eliminare le restrizioni che impediscono all’Ucraina di utilizzare i sistemi di armamento occidentali contro obiettivi militari legittimi in Russia.
Nella risoluzione, non vincolante, adottata giovedì con 425 voti a favore, 131 contrari e 63 astensioni, si afferma che senza l’abolizione delle attuali restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali, l’Ucraina non può esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa e rimane esposta ad attacchi contro la popolazione e le infrastrutture.
Il Parlamento sottolinea che “le forniture insufficienti di munizioni e le restrizioni sul loro uso rischiano di annullare l’impatto degli sforzi compiuti finora e deplora la diminuzione del volume degli aiuti militari bilaterali all’Ucraina da parte dei Paesi dell’UE”. I deputati ribadiscono l’invito agli Stati membri a rispettare l’impegno assunto nel marzo 2023 di consegnare un milione di munizioni all’Ucraina e ad accelerare la consegna di armi, sistemi di difesa aerea e munizioni, compresi i missili TAURUS.
Ribadiscono inoltre la loro posizione secondo cui “tutti i Paesi UE e gli alleati della NATO dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire all’Ucraina un sostegno militare annuale non inferiore allo 0,25% del loro PIL”.
Nella risoluzione si chiede agli Stati membri di mantenere ed estendere la politica di sanzioni UE contro la Russia, la Bielorussia e i Paesi e le entità non appartenenti all’UE che forniscono alla Russia tecnologie militari e a doppio uso. I deputati condannano il recente trasferimento di missili balistici dall’Iran alla Russia e chiedono un rafforzamento delle sanzioni contro Teheran e la Corea del Nord per il loro coinvolgimento nel sostegno alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Inoltre, auspicano l’aggiunta di un maggior numero di individui ed entità cinesi all’elenco delle sanzioni dell’UE, nonchè misure più severe per affrontare sistematicamente la questione dell’elusione delle sanzioni da parte di società con sede nell’UE, di terzi e di Paesi non UE.
Pur invitando l’UE e i suoi Stati membri a lavorare attivamente per ottenere il più ampio sostegno internazionale possibile per l’Ucraina e individuare una soluzione pacifica alla guerra, i deputati affermano che qualsiasi risoluzione del conflitto deve basarsi sul pieno rispetto dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Ritengono inoltre che la responsabilità per i crimini di guerra russi e i risarcimenti e altri pagamenti da parte di Mosca siano aspetti essenziali di qualsiasi soluzione. A tal fine, i deputati chiedono all’UE e ai partner che condividono la stessa posizione di stabilire un regime giuridico per la confisca dei beni statali russi congelati dall’UE come parte degli sforzi per compensare l’Ucraina per gli ingenti danni subiti.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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Fitto tra i 6 vicepresidenti esecutivi della Commissione Ue, avrà delega a Coesione e Riforme

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STRASBURGO (FRANCIA) (ITALPRESS) – Raffaele Fitto sarà vicepresidente esecutivo della Commissione Europea con delega alla Coesione e alle Riforme. Lo ha annunciato la presidente Ursula Von der Leyen, presentando a Strasburgo la sua nuova squadra. Complessivamente i vicepresidenti saranno sei, tutti esecutivi.

Fitto “ha un’esperienza di lungo corso che ci potrà aiutare nelle politiche di coesione e per gli investimenti”, ha detto Von der Leyen.

“Congratulazioni a Raffaele Fitto per la nomina a vice presidente esecutivo della Commissione europea con delega alla Coesione e alle Riforme. Un riconoscimento importante che conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra Nazione in ambito Ue. L’Italia torna finalmente protagonista in Europa. In bocca al lupo Raffaele, siamo certi che svolgerai benissimo il tuo incarico nell’interesse dell’Europa e dell’Italia”. Così su X il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Questi i sei vicepresidenti esecutivi della Commissione Europea guidata da Ursula Von der Leyen. La nomina deve essere formalizzata dal Parlamento Ue:
Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva per una Transizione pulita, giusta e competitiva.
Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia.
Stephane Sejourné, vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale.
Kaja Kallas, vicepresidente esecutivo e Alto Rappresentante per la politica estera e di difesa.
Roxana Minzatu, vicepresidente esecutivo per le Persone, le competenze e la formazione.
Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo per la coesione e le riforme.

Questi i 20 commissari: Maros Sefcovic, Commercio e Sicurezza Economica; Valdis Dombrovskis, Economia, Produttività e Semplificazione; Dubravka Suica, Mediterraneo; Oliver Varhely, Salute e Benessere animale; Wopke Hoekstra, Clima, Net Zero e Crescita pulita; Andrius Kubilius, Difesa e Spazio; Marta Kos, Allargamento; Jozef Sikela, Partnership internazionali; Costas Kadis, Pesca e oceani; Maria Luis Albuquerque, Servizi finanziari, Risparmio e Unione degli Investimenti; Hadja Lahbib, Gestione delle Crisi; Magnus Brunner, Affari Interni e Migrazioni; Jessika Roswall, Ambiente ed Economia circolare competitiva; Piotr Serafin, Bilancio, anti-frode e Pubblica Amministrazione; Dan Jorgensen, Energia; Ekaterina Zaharieva, Ricerca e Innovazione; Michael McGrath, Democrazia, Giustizia e Stato di Diritto; Apostolos Tzitzikostas, Trasporti sostenibili e Turismo; Christophe Hansen, Agricoltura e Cibo; Glenn Micallef, Equità intergenerazionale, Cultura, Giovani e Sport.
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– Foto ufficio stampa Commissione Europea –

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Giorgetti “L’emergenza demografica entri nell’agenda europea”

BUDAPEST (UNGHERIA) (ITALPRESS) – “E’ importante che l’emergenza demografica diventi argomento nell’agenda Europea. Come Italia sosteniamo questa iniziativa. L’auspicio è che il dibattito di oggi non si esaurisca con la denuncia di una condizione comune a molti paesi, compresa l’Italia, ma diventi oggetto di riflessioni e proposte della commissione”. Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a margine della discussione dell’Ecofin dedicata alla demografia e alle conseguenze sulla sostenibilità economica e sociale dei paesi europei. “Prudentemente la commissione in questi anni non si è mai occupata di dare raccomandazioni su un tema ritenuto delicato – aggiunge – ma è anche vero che il PNNR affronta diversi aspetti non secondari, come la necessità di implementare gli asili nido per rendere possibile la coesistenza della maternità con la partecipazione al lavoro. Il fattore demografico, non dimentichiamolo, ha implicazioni su moltissimi aspetti comprese produttività e crescita: quando parliamo della competitività del sistema europeo inevitabilmente dobbiamo anche ricordare che le corti giovani sono più produttive e tendono a essere più ricettive delle trasformazioni dei cambiamenti”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Palalic “Per stabilità dei Balcani non ignorare diritti della Serbia”

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ROMA (ITALPRESS) – “Da mesi è in corso una enorme pressione sul popolo serbo in Kosovo, che costituisce la maggioranza assoluta nel nord di questo territorio. Tutto è iniziato con la presa illegale, da parte di partiti albanesi leali al primo ministro Albin Kurti, di quattro comuni nel nord dove vivono oltre il 95% di serbi. In quell’area governano sindaci che hanno solo il 3% dei consensi dei cittadini. Si stanno effettuando arresti con false accuse di crimini di guerra. Sono state chiuse tutte le istituzioni finanziarie attraverso cui i serbi potevano ricevere stipendi e pensioni. È stato vietato l’import di merci dalla Serbia, chiuse le poste e le banche serbe. La polizia kosovara negli ultimi giorni ha arrestato cittadini pacifici e ha usato violenza contro di loro durante la detenzione. Si stanno creando condizioni insopportabili con il chiaro obiettivo di far sì che anche l’ultimo serbo lasci il territorio in cui vive da mille anni”. Così Jovan Palalic, membro del Parlamento serbo e presidente del gruppo di amicizia Serbia-Italia, in un’intervista alla Italpress.
“La politica del governo di Pristina è quella di pulire etnicamente il Kosovo, in modo pacifico, attraverso una politica di violenza e paura, creando condizioni di vita insostenibili.
I serbi in Kosovo e lo stato serbo fanno appello a tutta l’Europa affinché presti attenzione a questo vero e proprio ghetto nel cuore del Continente, affinché le istituzioni europee intraprendano azioni più concrete nei confronti delle autorità kosovare per porre fine immediatamente a questa politica di persecuzione e tornare al dialogo con la Serbia”, sottolinea Palalic. “Ricordo che la Serbia ha adempiuto ai suoi obblighi contrattuali assunti con gli accordi con Pristina nel 2013, di cui garante è l’Unione Europea. Se le autorità di Pristina pensano che in questo modo costringeranno la Serbia a riconoscere la loro secessione illegale, ciò non accadrà mai, poiché, secondo il diritto internazionale e la Costituzione, il Kosovo è parte della Serbia. Tuttavia, queste divergenze sullo status del Kosovo non possono impedire che la vita quotidiana delle persone si svolga in modo civile e non violento, in un’Europa che ha unito tanti popoli in una pacifica convivenza. Proprio questa è la politica della Serbia: che le persone in Kosovo e in tutto il Balcani vivano in pace e collaborazione e che tutti, sia i serbi che gli albanesi in Kosovo, attraverso un compromesso sostenibile, abbiano diritto a un futuro felice in Europa”, sottolinea.
“A causa di questa atmosfera pericolosa, che rischia di degenerare in tensioni ancora maggiori, il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, ha chiesto innanzitutto all’Unione Europea che l’intero processo torni al punto di partenza. La Serbia richiede elezioni democratiche nel nord del Kosovo. Per garantire la sicurezza dei serbi, il presidente Vucic ha richiesto che i serbi tornino a far parte della polizia e della magistratura. Quando queste condizioni, che esistevano prima, saranno soddisfatte, allora la Serbia tornerà al dialogo come parte seria e responsabile. Personalmente, rivolgo un appello all’Italia, che con la nuova e attiva politica balcanica del governo di Giorgia Meloni ha espresso chiaramente l’ambizione legittima di giocare un ruolo costruttivo come mediatore imparziale. L’Italia potrebbe contribuire al rapido ritorno della parte di Pristina al vero dialogo, con i passi diplomatici necessari e giusti, che porteranno alla fine di questa pericolosa, violenta, antidemocratica e antieuropea politica contro i serbi. Non è possibile immaginare e costruire un’area balcanica stabile ignorando costantemente i diritti fondamentali dei serbi e umiliando la Serbia, il più grande e antico stato della regione”, conclude Palalic.
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-Foto: fonte Jovan Palalic-

La Bce taglia i tassi di 25 punti base

FRANCOFORTE (GERMANIA) (ITALPRESS) – Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, tasso mediante il quale orienta la politica monetaria. Sulla base della sua valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, “è ora opportuno compiere un altro passo nella moderazione del grado di restrizione della politica monetaria”, si legge in una nota della Banca Centrale Europea.
Come annunciato lo scorso 13 marzo a seguito del riesame dell’assetto operativo, il differenziale tra il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e il tasso sui depositi presso la banca centrale sarà fissato a 15 punti base. Il differenziale tra il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali e quello sulle operazioni di rifinanziamento principali rimarrà invariato a 25 punti base. Pertanto, il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale sarà ridotto al 3,50%. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 3,65% e al 3,90%. Le modifiche entreranno in vigore il 18 settembre 2024.
“I dati recenti sull’inflazione rispecchiano sostanzialmente le attese, e le ultime proiezioni degli esperti della BCE confermano le prospettive di inflazione precedenti – spiega la nota della Banca Centrale Europea -. Secondo gli esperti l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026, come nelle proiezioni di giugno. L’inflazione dovrebbe tornare ad aumentare nell’ultima parte di quest’anno, anche perchè i precedenti bruschi ribassi dei prezzi dell’energia non incideranno più sui tassi calcolati sui dodici mesi. Dovrebbe poi diminuire fino a raggiungere il nostro obiettivo nella seconda metà del prossimo anno. Per quanto riguarda l’inflazione di fondo, le proiezioni per il 2024 e il 2025 sono state riviste lievemente al rialzo, poichè i rincari dei servizi sono risultati maggiori delle aspettative. Al tempo stesso, gli esperti della BCE continuano ad attendersi un rapido calo dell’inflazione di fondo, dal 2,9% di quest’anno al 2,3% nel 2025 e al 2,0% nel 2026. L’inflazione interna resta elevata in quanto i salari continuano a crescere a un ritmo sostenuto. Tuttavia, le pressioni sul costo del lavoro si stanno allentando e i profitti stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione dell’aumento delle retribuzioni”.
“Le condizioni di finanziamento rimangono restrittive e l’attività economica resta contenuta, di riflesso alla debolezza dei consumi privati e degli investimenti. Le proiezioni degli esperti della BCE indicano un tasso di crescita economica dello 0,8% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026, con una lieve revisione al ribasso rispetto alle proiezioni di giugno, principalmente per effetto del minore contributo della domanda interna nei prossimi trimestri – prosegue la nota -. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine. Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finchè necessario a conseguire questo fine. Per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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