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Europee, la destra di Bardella vince in Francia e Macron scioglie l’Assemblea Nazionale. Il premier belga De Croo si dimette

ROMA (ITALPRESS) – Il Rassemblement National di Jordan Bardella vince le Europee in Francia ed Emmanuel Macron decide di sciogliere l’Assemblea nazionale e di indire elezioni anticipate. Ad annunciarlo lo stesso presidente francese.

Come riporta la stampa d’oltralpe Macron ha affermato di non poter agire come se nulla fosse accaduto. E ha annunciato la convocazione delle elezioni per il prossimo 30 giugno per il primo turno, con secondo turno il 7 luglio.

“Per noi è una serata particolarmente difficile e da domani sarò un primo ministro dimissionario. Ma i liberali sono forti, torneremo”: ad annunciarlo il premier belga Alexander De Croo (Open Vld) all’esito delle elezioni europee. Durante il suo discorso De Croo, visibilmente commosso, si è complimentato “con i vincitori di queste elezioni, la N-VA, la Vlaams Belang et Vooruit”, senza dimenticare “gli amici di MR nel Belgio francofono”.

 

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Europee, Ursula von der Leyen “Senza il Ppe non c’è maggioranza”

ROMA (ITALPRESS) – Questa campagna elettorale è stata “una delle migliori e più belle esperienze della mia vita politica. Ringrazio chi mi ha seguito in questi mesi. Quello che ho visto è stato un livello elevatissimo di fiducia nei confronti del nostro partito in Europa. Il Ppe e’ il gruppo politico più forte del Parlamento europeo. La maggioranza non può essere formata senza di noi”. Sono le prime parole di Ursula Von Der Leyen dopo la diffusione delle prime stime che confermano il Partito Popolare Europeo primo raggruppamento all’Europarlamento.

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Europee, seggi aperti. Italiani al voto per eleggere 76 parlamentari

Anche gli italiani al voto per rinnovare il Parlamento europeo, l’organo legislativo dell’Ue e l’unico dell’Unione eletto direttamente dai cittadini. I primi ad andare alle urne sono stati i Paesi Bassi mentre l’Italia vota tra oggi e domani. I risultati, però, per tutti saranno resi noti alla chiusura dei seggi nel Paese i cui elettori saranno gli ultimi a votare, la sera di domani. Alla chiusura delle urne alle ore 23 di sabato, ha votato il 13,67%, risultato parziale con 30.596 sezioni su 61.650.
Alle Europee di quest’anno saranno eletti quindici deputati in più rispetto al Parlamento uscente (720 al posto di 705). Una modifica decisa a seguito dei cambiamenti demografici avvenuti negli ultimi anni. La composizione del Parlamento, tra l’altro, era già mutata dopo Brexit. Con l’uscita del Regno Unito dall’Ue, infatti, gli eurodeputati erano passati da 751 a 705. Al prossimo Europarlamento all’Italia spetteranno 76 seggi. In base alla legge elettorale europea, tutti i paesi membri devono usare un sistema proporzionale. Ci sono, quindi, disposizioni comuni a tutti i 27 Stati ma poi tocca alla legislazione nazionale stabilire alcuni elementi, come la soglia di sbarramento, le circoscrizioni e l’età. L’Italia adotta il voto di preferenza, che dà agli elettori la possibilità di indicare da una a tre preferenze nell’ambito di una stessa lista, votando candidati di genere diverso in caso di più preferenze. Una volta determinato il numero dei seggi che spettano alla lista in ciascuna circoscrizione, sono proclamati eletti i candidati con il maggior numero di voti. Per quanto riguarda la soglia di sbarramento, in Italia le liste devono ottenere almeno il 4% dei voti validi espressi a livello nazionale. La campagna elettorale è portata avanti dai partiti politici nazionali ma, una volta eletti, la maggior parte dei deputati al Parlamento europeo sceglie di aderire a un gruppo politico transnazionale e gran parte dei partiti nazionali fa parte di uno attivo a livello europeo. L’Italia è il terzo paese per numero di eurodeputati da eleggere per la prossima legislatura (dopo Germania e Francia) e i 76 parlamentari che andranno a Strasburgo e Bruxelles saranno scelti nelle cinque circoscrizioni elettorali in cui è diviso il territorio nazionale: 20 nella circoscrizione Nord-occidentale, 15 in quella Nord-orientale, 15 nella circoscrizione centrale, 18 per l’Italia meridionale e 8 nella circoscrizione insulare. Tra i candidati italiani alle Europee ci sono diversi leader di partito, tanti eurodeputati uscenti, molti nomi della società civile e “big” della politica. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e attuale presidente del Consiglio, guida le liste del suo partito in tutte le circoscrizioni. FdI in Europa fa parte del Partito dei conservatori e riformisti (ECR), di cui Meloni è presidente. Per il Pd si candida la segretaria Elly Schlein, capolista al centro e nelle isole. Il Partito Democratico nell’Ue aderisce al gruppo dei socialisti e democratici (S&D). È candidato alle Europee pure Antonio Tajani, leader di Forza Italia, che in Europa fa parte del Partito Popolare (PPE). Tra i leader, poi, nelle liste ci sono anche Carlo Calenda di Azione e per Stati Uniti d’Europa Emma Bonino e Matteo Renzi (in Ue Renew Europe). Ci sono, inoltre, tanti nomi noti, tra parlamentari, eurodeputati uscenti, amministratori e personalità della società civile. Nelle liste della Lega (che in Ue fa parte di “Identità e democrazia”) di Matteo Salvini, che non è candidato, ci sono anche Roberto Vannacci, Silvia Sardone, Paolo Borchia, Annalisa Tardino, Susanna Ceccardi e Aldo Patriciello. Alleanza verdi e Sinistra candida tra gli altri Ilaria Salis, Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Mimmo Lucano. Nelle liste del Pd pure Stefano Bonaccini, Cecilia Strada, Lucia Annunziata, Antonio Decaro, Pina Picierno, Nicola Zingaretti, Dario Nardella. Per il Movimento 5 Stelle, guidato da Giuseppe Conte, che non è candidato, primi delle liste sono Maria Angela Danzì, Sabrina Pignedoli, Carolina Morace, Pasquale Tridico e Giuseppe Antoci. Per Stati Uniti d’Europa, oltre a Renzi e Bonino, tra gli altri ci sono anche Enzo Maraio e Sandra Mastella. Oltre a Calenda, tra i nomi delle liste di Azione anche Elena Bonetti, Cuno Tarfusser, Marcello Pittella e Federico Pizzarotti. Con Fratelli d’Italia sono candidati, tra gli altri, Vittorio Sgarbi, Elena Donazzan, Nicola Procaccini, Carlo Fidanza, Anna Olivetti, Vincenzo Sofo e Mario Mantovani. Tra i nomi di Forza Italia, invece, ci sono anche Caterina Chinnici, Letizia Moratti, Paolo Damilano, Renata Polverini, Alessandra Mussolini, Isabella Adinolfi, Fulvio Martusciello e Giusi Princi. Stefano Bandecchi e Luca Palamara nelle liste di “Alternativa Popolare” mentre per la lista “Libertà”, tra gli altri, Cateno De Luca, Laura Castelli e Capitano Ultimo. Si vota oggi dalle 15 alle 23 e domani dalle 7 alle 23. Gli elettori dovranno recarsi al seggio con documento di riconoscimento e tessera elettorale.

Inoltre sono oltre tremila i comuni italiani al voto sabato 8 e domenica 9 giugno per rinnovare sindaci e consigli comunali. In particolare, le elezioni amministrative riguardano 3.520 comuni delle regioni a statuto ordinario, 114 comuni del Friuli Venezia Giulia, 27 della Sardegna e 37 della Sicilia. L’eventuale ballottaggio, che interessa i comuni al voto con popolazione superiore ai 15mila abitanti, si svolgerà domenica 23 e lunedì 24 giugno (in quel caso i seggi saranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì). Il turno di ballottaggio, però, non riguarderà i comuni che votano in Friuli Venezia Giulia, perché tutti con popolazione inferiore ai 15mila abitanti. Tra le città al voto per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale ci sono 29 capoluoghi di provincia e sei di regione, ovvero Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza. Gli altri capoluoghi di provincia al voto sono Ascoli Piceno, Avellino, Bergamo, Biella, Caltanissetta, Campobasso, Cesena, Cremona, Ferrara, Forlì, Lecce, Livorno, Modena, Pavia, Pesaro, Pescara, Prato, Reggio Emilia, Rovigo, Sassari, Urbino, Verbania, Vercelli e Vibo Valentia.

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I tassi tornano a scendere, dalla Bce taglio di 25 punti base

FRANCOFORTE (GERMANIA) (ITALPRESS) – Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha ridotto di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento, dopo 9 mesi in cui erano rimasti invariati. Dalla riunione del Consiglio direttivo di settembre 2023 l’inflazione è diminuita di oltre 2,5 punti percentuali e le prospettive sono migliorate notevolmente. Anche l’inflazione di fondo è scesa, rafforzando i segnali di un indebolimento delle pressioni sui prezzi, spiegano dalla Bce. La politica monetaria ha mantenuto restrittive le condizioni di finanziamento. Frenare la domanda e far sì che le aspettative di inflazione restassero ben ancorate ha contribuito in misura rilevante al rallentamento dei prezzi. La Bce comunque predica prudenza: malgrado i progressi degli ultimi trimestri, permangono forti pressioni interne sui prezzi, e l’inflazione resterà probabilmente al di sopra dell’obiettivo del 2 per cento fino a gran parte del prossimo anno.
“Siamo determinati a garantire che l’inflazione ritorni al nostro obiettivo di medio termine del 2% in modo tempestivo. Manterremo i tassi ufficiali sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a raggiungere questo obiettivo”, ha detto Christine Lagarde, presidente della Bce, durante la conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio Direttivo.
“Continueremo a seguire un approccio dipendente dai dati e incontro per incontro per determinare il livello e la durata appropriati della restrizione. In particolare – ha spiegato -, le nostre decisioni sui tassi d’interesse si baseranno sulla nostra valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, delle dinamiche dell’inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria”.
“Non ci impegniamo preventivamente su un particolare percorso tariffario. In ogni caso, siamo pronti ad adeguare tutti i nostri strumenti nell’ambito del nostro mandato per garantire che l’inflazione ritorni al nostro obiettivo a medio termine e per preservare il buon funzionamento della trasmissione della politica monetaria”, ha concluso Lagarde.
“Finalmente la Bce ha tagliato i tassi. Una decisione attesa, opportuna, coerente con la situazione attuale e, guardando gli ottimi dati di riduzione dell’inflazione in Italia, ben al di sotto della media dell’area euro…anche doverosa. Era ora. Auspichiamo che questo sia solo il primo passo in questa direzione”, dichiara il ministro dell’Economia e finanze Giancarlo Giorgetti.

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Ue, Meloni “Serve la difesa comune per proteggere la nostra libertà”

ROMA (ITALPRESS) – “La difesa comune è particolarmente importante in questo momento per l’Unione europea. Il problema è che se vuoi proteggere i tuoi cittadini devi essere in grado di difenderti. Se tu non sei in grado di difenderti anche la tua libertà è limitata, la tua. Il costo della difesa è il costo della tua indipendenza, della tua capacità di difendere gli interessi nazionali. Non vi fate fregare da quelli che dicono che sono soldi buttati, non sono soldi buttati se vuoi essere libero”. Così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’intervista a “PolitiGame”, il format di Skuola.net in vista delle elezioni europee, realizzato in collaborazione con Binario F.

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Meloni “C’è margine per costruire una maggioranza diversa in Europa”

ROMA (ITALPRESS) – “Penso che l’Europa debba soprattutto cambiare le proprie priorità, penso che debba tornare a un principio di sussidiarietà dove fa meno cose ma le fa meglio. Oggi c’è il margine per costruire una maggioranza diversa nel Parlamento europeo e quindi un’Europa diversa che faccia politiche diverse. Ho già dimostrato che le cose si possono cambiare con coraggio e buon senso, un’Italia che sa assumere il suo ruolo, che non va a rimorchio degli altri può fare da capofila su molte questioni, può indicare la rotta all’Ue”. Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a “Giù la maschera” su Rai Radio1.
“Penso che l’Italia sia tornata centrale e noi dovremmo essere contenti di questo, possiamo fare la differenza, siamo gli unici come conservatori che possono portare a un cambio di passo. Con von der Leyen ho costruito un rapporto istituzionale com’era giusto fare perchè io penso a portare a casa i risultati”, aggiunge. Poi un passaggio sui temi internazionali come il prossimo G7 a presidenza italiana e il conflitto tra Russia e Ucraina.
“Se la Russia avesse voluto la pace non avrebbe mosso guerra. Sono molti mesi che sento dire che le cose vanno molto male, questa è molta parte della propaganda russa perchè i dati dicono altro, se oggi c’è una possibilità negoziale è esattamente perchè noi abbiamo reso” complicata “quella che doveva essere una guerra lampo dell’idea imperialista russa. Attenzione a rincorrere una certa propaganda. Oggi si comincia a ragionare di tavoli negoziali grazie a quelli che hanno reso il tentativo espansionistico russo difficile. La Russia ha invaso il territorio ucraino – evidenzia -, se vuole la pace si può ritirare. Il G7 è un luogo dove si discute di grandi temi e si cerca di portare a soluzioni condivise. Per la presidenza italiana è un’occasione che ci permette di portare le nostre priorità. Quello che emergerà lo vedremo perchè siamo ancora in fase di negoziazione, tra le priorità che abbiamo portato ci sono il tema dell’Africa e dell’Intelligenza Artificiale che è la più grande sfida sulla quale noi ci confrontiamo e vedo una politica abbastanza lenta nel dare le risposte rispetto ad una tecnologia che può cambiare tutto”.
Infine, la riforma del premierato e la Rai. “Chi viene scelto dagli italiani per governare deve avere 5 anni per poterlo fare perchè l’instabilità, soprattutto sul piano della nostra credibilità ed economico, è stata la madre di tutti i nostri problemi. Per questo io considero questa riforma la madre delle riforme, ovvero quella che risolve moltissimi problemi”. La riforma del premierato “non la vogliono Pd e M5S che sono le forze della conservazione dello status quo – prosegue -, vogliono continuare a fare i governi nel palazzo, la proposta del Pd è raddoppiare i senatori a vita, il M5S propone il cancellierato alla tedesca. Io penso che invece si debba cambiare perchè le cose non hanno funzionato con i governi fatti nei palazzi con maggioranze mai scelte, con programmi mai votati, addirittura con presidenti che non erano conosciuti”. La Rai “la immagino come un’azienda più plurale di quanto non lo sia stata in passato. Il problema non è ‘vogliamo una Rai indipendentè, ma vogliamo una ‘Rai dipendente con la sinistra al governo e indipendente quando la sinistra è all’opposizionè. Hanno occupato manu militari un’azienda come la Rai e, oggi che cerchiamo di creare un sistema più plurale, loro vanno su tutte le furie perchè evidentemente ritengono che il servizio pubblico appartenga a loro. Se si vuole mettere mano alla riforma della Rai perchè la riforma fatta dal Pd non va bene, bene, ma non credo che sia una competenza che spetti al governo a differenza di quanto fatto da altri, credo che sia una competenza che spetta al Parlamento”, conclude Meloni.

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Sequi “L’Europa non può più trascurare l’Africa”

ROMA (ITALPRESS) – Conoscere e far conoscere l’Africa, le sue opportunità in termini di sviluppo, ma anche le sue necessità, come quelle sanitarie e formative. Questa la mission di Ecam – European Corporate Council on Africa and the Middle East – e del suo segretario generale, Ettore Sequi, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, per fare il punto sui progetti in via di sviluppo nei vari Paesi africani e fornire un quadro completo fatto di opportunità, criticità e sfide in seno allo stesso continente. Uno sviluppo, quello portato avanti da Ecam, che parte da lontano, andando a coinvolgere le fondamenta di Stati in cui situazioni di profonda criticità interna – sotto molteplici ottiche – rendono preziose anche delle opportunità che in Europa potrebbero essere concepite come scontate o di facile accesso. “Conoscere Ecam significa capire quali opportunità porta con sè il continente africano – ha esordito l’ambasciatore Sequi -. La cooperazione tramite soggetti quali l’Europa, nord e centro Africa e il golfo ha in sè una serie di opportunità, dallo sviluppo del business agli aspetti riguardanti salute, agricoltura e formazione. Ecam ha una vocazione naturale per favorire dialogo e conoscenza, con le proprie risorse rivolte al settore umanitario, fondamentale per assistere popolazioni spesso colpite in maniera grave – parlando della situazione a Gaza -. Dal punto di vista sanitario abbiamo raggiunto risultati importanti. E’ stato creato un importante centro di cardiochirurgia infantile in Tunisia, dove abbiamo anche fornito ossigeno e ventilatori. Quando vi fu il terremoto che colpì Turchia e Siria – ha proseguito Sequi – abbiamo inviato attrezzature di emergenza, ambulanze, medicinali e kit sanitari di assistenza per la popolazione”.
Diversi, infatti, i progetti a sostegno di settori come la sanità e la formazione nei Paesi africani, il tutto nella piena “interazione e cooperazione” con piccole e medie imprese italiane, oltre che Ospedali e Istituti: “In questo senso – ha proseguito Sequi – abbiamo sviluppato un progetto che garantisce la formazione di giovani cardiochirurghi che a Milano imparano a svolgere operazioni delicate per bambini con dei cuori creati da una stampante 3D. Sotto la direzione di un’equipe medica italiana, questi ragazzi si specializzano nell’affrontare patologie che nei Paesi di origine sarebbe complicato trattare. Ancora, in Costa d’Avorio ci stiamo occupando in quanto Ecam di un progetto per fornire, tramite piccole e medie imprese italiane, macchine e tecnologie per la commercializzazione del cacao. Opportunità del genere – ha evidenziato il segretario generale – passano sempre attraverso la formazione, e in questo senso è calzante l’esempio dell’accordo con l’istituto Garibaldi di Roma, attraverso il quale forniamo delle borse di studio a giovani africani in materia agricola e direzione di piccole imprese, contribuendo a creare un certo tipo di stabilità sia in Italia che in Africa qualora questi stessi ragazzi dovessero tornare nei loro Paesi d’origine”.
Il lavoro di Ecam passa tuttavia attraverso situazioni geopolitiche di non semplice risoluzione, con effetti di influenza non solo evidenti nel nord del continente, “ma spesso originati da tutto ciò che accade nel centro Africa”, ha continuato Sequi, osservando la competizione costante portata da Stati come Russia e Cina: “Questi potenze mondiali sono ben presenti in Africa per l’acquisizione di materie prime fondamentali – ha chiosato Sequi -. Basti pensare che dal punto di vista militare la presenza russa è intensa, sia nel Sael che che nell’area mediterranea, dalla Siria alla Libia, fino a Tunisia e Sudan. L’Europa – sottolinea – sta cominciando a comprendere anche i rischi di trascurare l’Africa. Quanto sta capitando nel Mar Rosso – conclude – ha un impatto proprio su piccole e medie imprese, che possono scaricare meno i costi, assicurativi, in termini di carburante e di tempistiche, rispetto a grandi imprese che sono capaci di attutire eventuali perdite dovute a tali conflitti”.

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Bce, cala rischio recessione ma aspettative restano incerte

ROMA (ITALPRESS) – La stabilità finanziaria nell’area dell’euro ha beneficiato del miglioramento delle prospettive economiche, ma l’aumento dei rischi geopolitici potrebbe comportare notevoli rischi al ribasso. Le sorprese economiche favorevoli negli ultimi mesi hanno alimentato le aspettative di base degli investitori secondo cui l’inflazione nell’area dell’euro raggiungerà l’obiettivo della Bce senza una profonda contrazione economica, realizzando uno scenario di “atterraggio morbido”. E’ quanto rileva la Bce nel rapporto sulla stabilità finanziaria.
Nel complesso, nonostante la riduzione dei rischi di recessione a breve termine e le aspettative di base per un imminente ritorno a una crescita moderata, i rischi per la stabilità finanziaria rimangono elevati. La probabilità che si materializzino eventi estremi appare elevata poichè il rischio geopolitico è in aumento. Se le tensioni dovessero aggravarsi ulteriormente, ciò potrebbe incidere sull’offerta di materie prime energetiche, minare la fiducia nell’economia reale, alimentare l’inflazione e innescare l’avversione al rischio nei mercati finanziari. Allo stesso modo, l’incertezza sulla politica economica globale rimane elevata, poichè i paesi con più della metà della popolazione mondiale manderanno i propri cittadini alle urne nel 2024.
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