ROMA (ITALPRESS) – “Più della metà di tutti gli adulti nell’Unione Europea è completamente vaccinata”. Lo annuncia su Twitter la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen.
“Per proteggersi dalle varianti ed evitare una nuova ondata di infezioni, è importante vaccinarsi – prosegue -. Sono state fornite dosi sufficienti per vaccinare il 70% degli adulti nell’UE. Facciamolo”.
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Von der Leyen “Oltre metà degli europei vaccinata con la seconda dose”
G20, Gentiloni “Accordo storico sulla tassazione globale”
ROMA (ITALPRESS) – Accordo sulla tassazione globale al G20 dell’Economia di Venezia. Lo conferma su twitter il Commissario europeo Paolo Gentiloni: “Orgoglioso di partecipare a una giornata storica. Accordo per una riforma della tassazione globale”.
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Von der Leyen “Vaccini sufficienti per il 70% della popolazione Ue”
BRUXELLES (ITALPRESS) – L’Unione europea ha ricevuto dosi di vaccino sufficienti per inoculare completamente il 70% della sua popolazione adulta. Ad assicuralo la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. Attraverso una nota, la numero 1 della Commissione Ue ha affermato che saranno distribuiti circa 500 milioni di dosi ai 27 Stati membri, consentendo ai Paesi “di vaccinare completamente almeno il 70% degli adulti dell’UE questo mese di luglio”. “Il nostro impegno congiunto è un successo. Usciremo da questa crisi insieme”, ha aggiunto von der Leyen.
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Sassoli “Orban? Chi viola lo stato di diritto non resterà impunito”
MILANO (ITALPRESS) – “Nessuna violazione dei principi dello Stato di diritto resterà impunita, anche perchè nessuna infrazione sfuggirà all’applicazione del regolamento”: a dirlo il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in merito alla legge ungherese anti Lgbt, voluta dal premier Viktor Orban, “equipara omosessualità e orientamenti sessuali alla pornografia e usa la protezione dei bambini come pretesto per discriminare le persone sulla base del loro orientamento sessuale. Tutto questo – evidenzia in un’intervista al ‘Corriere della Serà – è contrario ai nostri principi sul rispetto delle minoranze, dell’uguaglianza e della dignità umana. Siamo determinati nel difendere con forza l’articolo 2 del nostro trattato”. Per Sassoli “democrazia e Stato di diritto sono la nostra carta d’identità. Oltre a garantire uno spazio di libertà unico al mondo, i principi fondanti dell’Europa producono anche regole, meccanismi di concorrenza e sistemi di protezione sociale che generano sviluppo, redistribuzione e lotta alla povertà. Tutto questo ha un alto valore economico e in questo momento garantisce anche i contribuenti sull’uso del debito comune”.
Il dibattito europeo sui valori “serve all’Europa per rafforzare il proprio ruolo. Forse non tutti si rendono conto di quanto l’Europa sia un punto di riferimento nel mondo. E lo è – sottolinea – per i valori che esprime, per il suo sistema democratico e il suo modello sociale. Siamo uno spazio di libertà e benessere guardato con ammirazione”. “Giorni fa – spiega infine Sassoli – ho ricevuto una petizione sottoscritta da 270 mila cittadini europei per sostenere la cittadinanza italiana a Patrick Zaki. Io appoggio questa richiesta, perchè diventare cittadini italiani significa diventare cittadini europei e così avremo più possibilità di proteggere un ragazzo che ha studiato nelle nostre università, si è formato alimentandosi dei nostri valori ed è crudelmente punito per averli difesi. Se abdicassimo sui valori tradiremmo Patrick e tutti coloro, dalla Bielorussia alla Cina all’America Latina, che hanno fiducia nell’Europa dei diritti e della democrazia”.
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Gentiloni “Giustizia decisiva per mettere l’Italia al passo con l’Ue”
ROMA (ITALPRESS) – “L’Europa esce a grande velocità dal punto di vista della ripresa economica. Ci sono dei tassi di crescita che non vedeva dal 1976. L’Italia da ancora prima. Un 5% in più per l’Italia è di grande valore. Naturalmente questo non cancella i rischi sociali e sanitari che abbiamo davanti. Un buon tasso di crescita non spazza via i problemi. Sarebbe la cosa più stupida pensare questo”. Lo dice Paolo Gentiloni, commissario europeo agli Affari Economici, in un’intervista al direttore di Repubblica, Maurizio Molinari.
“La seconda questione è che non basta una buona crescita, perchè noi abbiamo avuto una caduta del nostro Pil a livello europeo e ancor più a livello italiano. Come sapete nel 2020 l’economia ha perso più dell’8% – prosegue -. La domanda è: avremo solo un rimbalzo rispetto a dove stavamo prima oppure questo può essere l’abbrivio per una crescita duratura e sostenibile sul piano ambientale? Quindi abbiamo scommesse che si moltiplicano”.
Per Gentiloni “il piano del Recovery è molto impegnativo perchè c’è una quantità di risorse notevolissima. Manca un pò il senso che questa è una missione nazionale. Non è una questione che possa essere risolta solo dal governo. Duecento miliardi da spendere in 4 o 5 anni sono un’enormità. La misura più importante di una legge di bilancio, quando ero premier, valeva 6-7 miliardi. Dobbiamo comprendere che avviene una cosa straordinaria e questa è una missione nazionale”.
Quella della giustizia “è una delle riforme principali che l’Europa chiede. Perchè l’Italia ha un record negativo che è la lentezza della giustizia, in particolare civile. Questo è un handicap in particolare economico. Per le imprese che vogliono investire nel nostro Paese, il fatto che una qualsiasi controversia abbia tempi non comparabili è un problema. Nel piano italiano, se ne parla poco, ma l’obiettivo principale per noi a Bruxelles è colmare questo ritardo. Anche i cittadini italiani hanno diritto a una giustizia con dei tempi europei. Per la prima volta ci sono dei passi avanti”.
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Europa ottimista sulla ripresa, Pil Italia +5% nel 2021
BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – “Il Pil dell’Italia è previsto in crescita del 5% nel 2021 e del 4,2% nel 2022”. Così in conferenza stampa il commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni, presentando le stime economiche estive sulla crescita reale del Pil della Commissione europea. La previsione del dato per il 2021 “è stato rivisto ampiamente al rialzo rispetto alle stime primaverili” e ciò è dovuto “alla riduzione delle limitazioni per le aziende e nella mobilità”, ma anche all’aiuto di “investimenti pubblici e privati”, ha annunciato Gentiloni. Grazie a questi fattori positivi “le attività economiche italiane stanno andando avanti e continueranno a farlo”. Anche le previsioni economiche per la crescita del Pil dell’Ue “sono state riviste a rialzo in modo marcato per il 2021 e solo leggermente per il 2022. Nello specifico, i dati prevedono un aumento reale “del +4,8% nel 2021 e del +4,5% nel 2022”, ovvero una crescita dello 0,6% per il 2021 e dello 0,2% nel 2022, se confrontati con i numeri forniti nelle stime economiche di primavera. Gentiloni ha ricordato che l’aumento dello 0,6% previsto per il 2021 è “il più elevato dopo molti anni”, aggiungendo poi che “si prevede un ritorno del Pil dell’Ue a livelli pre-crisi già nell’ultimo trimestre del 2021, seppure esso resterà al di sotto del livello previsto prima della pandemia”. Inoltre, è previsto che “tutte le economie degli stati membri raggiungano o superino i livelli di Pil pre-pandemia al più tardi nel terzo semestre del 2022, anche se molte lo faranno già alla fine di quest’anno”. Questi eventi positivi sono dovuti anche alle graduali riaperture delle attività economiche, che secondo il commissario europeo per l’economia “saranno il motore di un forte rilancio economico”.
Anche i dati relativi all’inflazione sono stati rivisti al rialzo, con un +1,9% nella zona Euro e +2,2% nell’Ue. Essa tornerà ad essere “gradualmente moderata nel 2022, quando ci sarà la convergenza tra domanda e offerta”.
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Corte Conti Ue “A pagare sono spesso i contribuenti, non chi inquina”
LUSSEMBURGO (ITALPRESS) – Il principio “chi inquina paga” prevede che l’inquinatore debba sostenere i costi dell’inquinamento causato. Secondo una relazione pubblicata dalla Corte dei conti europea, tuttavia, nell’UE non è sempre così. Anche se questo principio è generalmente recepito nelle politiche ambientali dell’UE, infatti, è applicato in misura diversa nei vari settori e negli Stati membri e la sua copertura resta incompleta. Di conseguenza, sottolinea la Corte, gli interventi di bonifica sono talvolta pagati con fondi pubblici anzichè da chi ha provocato l’inquinamento.
Nell’UE esistono quasi 3 milioni di siti potenzialmente contaminati, principalmente da attività industriali e dallo smaltimento e trattamento dei rifiuti. Su dieci corpi idrici superficiali, come laghi e fiumi, sei non sono in un “buono stato chimico ed ecologico”. L’inquinamento atmosferico, un grave rischio sanitario nell’UE, è inoltre nocivo per la vegetazione e gli ecosistemi. Tutto ciò comporta costi significativi per i cittadini dell’UE. In virtù del principio “chi inquina paga”, chi inquina è considerato responsabile dell’inquinamento e del danno ambientale causato. Ed è chi inquina, e non i contribuenti, che dovrebbe farsi carico dei costi associati.
“Per raggiungere gli obiettivi ambiziosi del Green Deal europeo con efficienza ed equità, gli inquinatori devono pagare per i danni ambientali che provocano”, ha dichiarato Viorel Stefan, il membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Fino ad oggi, però, troppo spesso i contribuenti europei sono stati costretti a sostenere costi che avrebbero dovuto essere a carico di chi inquina”.
Il principio “chi inquina paga” è un principio fondamentale alla base della normativa e delle politiche ambientali dell’UE, ma la Corte ha riscontrato che viene applicato in misura diversa e non uniformemente. Anche se la direttiva sulle emissioni industriali si applica agli impianti più inquinanti, in caso di danno ambientale causato da emissioni autorizzate la maggior parte degli Stati membri non obbliga le industrie responsabili al risarcimento. La direttiva non impone neppure alle industrie di sostenere i costi dell’impatto dell’inquinamento residuo, che ammonta a centinaia di miliardi di euro. Analogamente, la normativa dell’UE in materia di rifiuti integra il principio “chi inquina paga”, ad esempio attraverso la “responsabilità estesa del produttore”. La Corte rileva però che occorrono spesso ingenti investimenti pubblici per sopperire alla mancanza di fondi.
Chi inquina, inoltre, non sostiene il costo pieno dell’inquinamento idrico. Sono generalmente le famiglie dell’UE a pagare di più, anche se consumano solo il 10 % dell’acqua. Il principio “chi inquina paga” resta di difficile applicazione in caso di inquinamento da fonti diffuse, in particolare quello provocato dall’agricoltura.
Molto spesso, la contaminazione dei siti risale a così tanto tempo prima che l’inquinatore non esiste più, non può essere individuato e non può essere obbligato a risarcire il danno. Questo “inquinamento orfano” è una delle ragioni per cui l’UE ha dovuto finanziare progetti di bonifica che avrebbero dovuto essere pagati dagli inquinatori. E quel che è peggio, l’utilizzo dei fondi pubblici dell’UE è avvenuto in violazione del principio “chi inquina paga”, ad esempio quando le autorità degli Stati membri non hanno applicato la normativa ambientale e non hanno obbligato gli inquinatori a pagare.
Infine, la Corte sottolinea che, quando le imprese non dispongono di garanzie finanziarie sufficienti (ad esempio, polizze assicurative che coprono la responsabilità ambientale), vi è il rischio che i costi della bonifica dei siti finiscano per essere sostenuti dai contribuenti.
Ad oggi, solo sette Stati membri (Cechia, Irlanda, Spagna, Italia, Polonia, Portogallo e Slovacchia) richiedono garanzie finanziarie per alcune o per tutte le passività ambientali. A livello dell’UE, tuttavia, tali garanzie non sono obbligatorie, per cui in pratica i contribuenti sono costretti a subentrare e sostenere i costi della bonifica quando chi ha causato il danno ambientale è insolvente.
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Ue, Draghi “Sui Balcani Occidentali serve visione strategica”
ROMA (ITALPRESS) – “Il vertice è un’occasione opportuna per confermare il nostro impegno nei confronti dei Balcani occidentali. Il “Processo di Berlino” è stato un utile quadro per promuovere la cooperazione e la riconciliazione nella regione”. Lo ha detto il premier Mario Draghi nel suo intervento al Vertice del “Processo di Berlino”.
“I Balcani occidentali sono una regione con un grande potenziale. Dobbiamo anche raddoppiare i nostri sforzi per la riconciliazione. Non c’è alternativa alla riconciliazione se la regione vuole andare avanti sulla strada di una maggiore integrazione con l’UE – ha sottolineato Draghi -. Mentre continua il processo di cooperazione e riconciliazione regionale, è anche essenziale che l’UE confermi il suo impegno. L’UE deve essere molto chiara sul fatto che il suo obiettivo finale è la piena adesione all’Unione per tutti i paesi in quest’area. L’UE deve dimostrare saggezza politica e visione strategica. L’integrazione è l’unico modo per stabilizzare la regione e consolidare la sua transizione democratica”.
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