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Shoah, Sassoli “Comprendere è impossibile, conoscere è necessario”

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – “Questa giornata ci ricorda che 76 anni fa si aprirono i cancelli di Auschwitz-Birkenau, rivelando l’orrore del genocidio nazista. Quello che è successo in quel campo di concentramento e in tutte le altre fabbriche della morte disseminate nello spazio europeo, ci chiama alla responsabilità e ci impone l’obbligo di vigilare e di tenere viva la memoria. Come ha scritto Primo Levi, «se comprendere è impossibile, conoscere è necessario»”. Lo ha detto il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, intervenendo in Aula in occasione della Giornata internazionale della commemorazione dell’Olocausto.
“Fare memoria è quindi un dovere perchè quanto è successo non possa accadere di nuovo perchè ci pone ogni volta di fronte al lato più oscuro dell’umanità, alla perdita totale del sentimento più elementare della pietà”, ha proseguito.
“E dobbiamo farlo senza più quasi la voce dei testimoni che l’hanno vissuta: il volgere delle generazioni ci obbliga a guardare a quegli eventi con la forza della ragione e senza più l’ausilio così prezioso di chi ha vissuto la devastazione, la ferocia e la forza seducente del demonio nazionalista. Ma dobbiamo anche ricordare che coloro che hanno vissuto quell’orrore ci hanno dato in custodia istituzioni democratiche ed europee – ha spiegato Sassoli -. L’Europa stessa è nata nel segno dell’apertura, della cooperazione, della consapevolezza di un destino comune. E’ nata da una grande visione, da un ideale coraggioso che solo poteva trarre forza da una tragedia cosi immane come quella provocata dalla seconda guerra mondiale e dal folle disegno nazista”.
“Per questo tutti noi europei dobbiamo vivere la responsabilità di quella custodia: la custodia della democrazia e dell’Europa – ha detto ancora il presidente del Parlamento Ue -. Come sapete, stiamo vivendo un tempo di grandi cambiamenti. In questi mesi così difficili abbiamo imparato a rimettere a posto alcuni valori, a comprendere il senso della nostra interdipendenza”. Le trasformazioni in atto offrono opportunità straordinarie, che dobbiamo saper utilizzare per migliorare la qualità della nostra vita, per correggere lo sviluppo dell’economia e della società nel senso della sostenibilità sociale e ambientale, per ridurre le distanze e le diseguaglianze”.
“Oggi più che mai dobbiamo quindi agire insieme e proteggere la nostra coesione, cioè il contesto nel quale intere generazioni hanno fatto esperienza di pace e hanno saputo costruire un modello che per una lunga stagione ha favorito benessere, crescita economica, diritti sociali e civili. La Giornata della Memoria non è soltanto una ricorrenza ma è soprattutto un invito all’impegno, alla vigilanza e alla responsabilità – ha evidenziato Sassoli -. Per impedire negazionismi e amnesie, dobbiamo sentire tutti l’impegno per una lucida e vigile coscienza storica, capace non solo di rendere testimonianza ma anche di capire, prevenire e intervenire ogni qualvolta si diffondono i semi del male assoluto. Un modo per ricordare ma anche per onorare il sacrificio di chi in questo campo ha perso la vita e ha lottato per un mondo migliore difendendo i valori di libertà e giustizia”.
(ITALPRESS).

Ue, industrie culturali e creative decisive per la ripartenza post Covid

ROMA (ITALPRESS) – Le industrie culturali e creative (ICC) – di cui fanno parte la musica, le arti dello spettacolo, l’audiovisivo, la radio, i videogiochi, i libri, i giornali e le riviste, le arti visive, l’architettura e la pubblicità – sono qualcosa di più di uno dei tanti settori da salvare dalla crisi causata dall’emergenza sanitaria perchè per l’Europa possono rappresentare una parte significativa della soluzione dei problemi generati dall’attuale situazione sul piano economico e sociale. E’ quanto emerge da un nuovo studio realizzato da Ernst & Young, dal titolo “Rebuilding Europe: the cultural and creative economy before and after COVID-19” (Ricostruire l’Europa: l’economia culturale e creativa prima e dopo il COVID-19), che fotografa attraverso i dati la vivacità dell’economia culturale e creativa europea prima della pandemia assieme ai devastanti effetti delle misure restrittive a seguito dell’emergenza sanitaria. Nel 2019, le ICC rappresentavano il 4,4% del PIL dell’UE in termini di volume d’affari, con incassi annui di 643 miliardi di euro e un valore totale aggiunto pari a 253 miliardi di euro. Le ICC erano anche uno dei settori con più posti di lavoro in Europa: impiegavano più di 7,6 milioni di persone, un numero 8 volte superiore rispetto a quello del settore delle telecomunicazioni. “La cultura e l’eredità culturale europea, così varia e ricca, è il cemento che sostiene il nostro comune senso di appartenenza all’Europa – dichiara David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo – Dobbiamo pensare alla cultura non soltanto come uno dei nodi centrali per la ripresa, ma anche come una componente fondamentale per costruire il mondo che verrà dopo il Covid-19, un mondo in cui i legami interpersonali devono essere riallacciati”.
“Questo studio dimostra quanto i diversi settori dell’industria culturale contribuiscano all’economia europea in termini di occupazione e fatturato – afferma Giulio Rapetti Mogol, Presidente di SIAE -. Purtroppo però l’industria culturale e creativa è uno dei settori più colpiti in Europa dall’onda d’urto del Covid-19 e gli autori e gli artisti vedranno i loro incassi ridotti drasticamente nel 2021 e nel 2022. E’ necessario perciò mettere in campo azioni per accelerare la ripresa. In questo senso, è cruciale il recepimento della Direttiva Copyright per garantire una giusta redistribuzione della ricchezza non solo ai grandi nomi della cultura e dello spettacolo, ma soprattutto ai tanti artisti meno conosciuti che possono sopravvivere solo grazie al diritto d’autore”. “La cultura ci eleva come individui, perchè nutre e dà forma alla nostra identità, e come europei, perchè è una forza motrice per la crescita economica – commenta Gaetano Blandini, Direttore Generale SIAE -. SIAE ha sostenuto e contribuito alla realizzazione di questo studio, nella consapevolezza che di fronte a questa nuova emergenza, in qualità di rappresentanti di migliaia di creatori in Europa, sia nostro dovere fare luce sulla realtà, assicurarci che questa nostra eredità culturale non sia dissipata e che venga fatto tutto il possibile, in termini di strategie, programmazione e sostegno finanziario, per aiutare il settore a ripartire e riprendere il suo sentiero di crescita”.
(ITALPRESS).

Vaccini, Commissione Ue “Ritardi inaccettabili”

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – “Le risposte di AstraZeneca” sui ritardi nella pianificazione delle consegne dei vaccini ai Paesi Ue “non sono soddisfacenti. Stasera è prevista un’altra riunione”. Lo ha detto la commissaria europea alla Salute Stella Kyriakides al termine del primo scambio con i rappresentanti dell’azienda farmaceutica che entro la fine della settimana dovrete ricevere l’ok dall’agenzia del farmaco europea (Ema) alla vendita di vaccini anti Covid in Europa.
“Il contratto di fornitura che abbiamo sottoscritto con AstraZeneca deve essere rispettato”, ha detto Kyriakides, ricordando che “l’Unione europea ha finanziato 2 miliardi e 700 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo di vaccini per il Covid” ad aziende farmaceutiche tra cui AstraZeneca.
“Vogliamo chiarezza su tanti vaccini l’azienda intende produrre e a chi vuole venderli”, ha continuato, promettendo per il futuro l’istituzione di un obbligo di trasparenza “per ogni azienda farmaceutica che vuole esportare a paesi terzi”.
(ITALPRESS).

Parlamento Ue “Migliorare la blacklist dei paradisi fiscali”

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – L’elenco UE dei paradisi fiscali, istituito nel 2017, ha avuto finora un “impatto positivo”, ma non è stato “all’altezza del suo potenziale in quanto le giurisdizioni che attualmente contiene coprono meno del 2% delle perdite di gettito fiscale a livello mondiale”. In una risoluzione non legislativa approvata dal Parlamento Europeo, che completa il dibattito con la Presidenza del Consiglio e la Commissione, l’attuale sistema viene definito come “confuso ed inefficace”.
Il testo è stato approvato con 587 voti favorevoli, 50 contrari e 46 astensioni.
I deputati propongono delle modifiche che renderebbero il processo di valutazione di un paese più trasparente, coerente e imparziale. In particolare, dovrebbero essere aggiunti alcuni criteri per garantire che più paesi vengano considerati dei paradisi fiscali ed evitare che un paese venga rimosso dall’elenco troppo rapidamente. I Paesi UE non dovrebbero essere esclusi dall’analisi per vedere se presentano qualche caratteristica di paradiso fiscale, e quelli che non superano tale verifica dovrebbero essere considerati a loro volta paradisi fiscali.
Dopo la votazione, il presidente della sottocommissione parlamentare per le questioni fiscali (FISC), Paul Tang (S&D, NL) ha affermato: “Definendo ‘confuso ed inefficientè l’elenco UE dei paradisi fiscali, il PE dice le cose come stanno. La lista può essere un valido strumento, ma gli Stati membri hanno dimenticato qualcosa quando l’hanno compilata: i paradisi fiscali veri e propri. L’elenco infatti non sta migliorando, sta peggiorando. Guernsey, le Bahamas e ora le Isole Cayman sono solo alcuni dei ben noti paradisi fiscali che gli Stati membri hanno tolto dalla lista. Rifiutandosi di affrontare adeguatamente l’evasione fiscale, i governi nazionali stanno deludendo le aspettative dei loro cittadini per oltre 140 miliardi di euro. Soprattutto nel contesto attuale, ciò è inaccettabile”.
“Per questo motivo, il Parlamento Europeo condanna la recente rimozione delle Isole Cayman dall’elenco e chiede maggiore trasparenza e criteri più severi. Inoltre, bisogna anche guardarsi allo specchio: i Paesi UE sono responsabili del 36% dei paradisi fiscali”, ha aggiunto.
Il criterio per giudicare se un sistema fiscale di un paese sia equo o meno deve essere rivisto e ampliato, per includere ulteriori pratiche e non solo le aliquote fiscali preferenziali. La recente rimozione delle Isole Cayman dall’elenco, mentre nel Paese si applica una politica di aliquote fiscali dello 0%, rappresenta una prova sufficiente delle mancanze del sistema di valutazione. Tra le altre misure proposte, i deputati chiedono che tutte le giurisdizioni con un’aliquota d’imposta sulle società pari allo 0% o senza imposte sugli utili delle società vengano automaticamente inserite nell’elenco dei paradisi fiscali.
La rimozione di un paese dall’elenco non dovrebbe essere il risultato di modifiche del sistema fiscale puramente simboliche. Secondo i deputati, ad esempio, le Isole Cayman e le Bermuda sono state rimosse dall’elenco in seguito all’introduzione di cambiamenti “minimi” e di “misure di esecuzione deboli”. Il PE chiede, dunque, criteri di screening più severi.
Tutti i paesi terzi devono essere trattati e valutati in modo equo e utilizzando gli stessi criteri, tuttavia l’elenco attuale dimostra il contrario. La mancanza di trasparenza con cui l’elenco viene redatto e aggiornato rappresenta un’ulteriore perplessità. Pertanto, il processo di elaborazione della lista deve essere formalizzato attraverso uno strumento giuridicamente vincolante.
(ITALPRESS).

Russia, il Parlamento Europeo chiede il rilascio immediato di Navalny

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Il Parlamento europeo chiede il rilascio immediato e incondizionato di Aleksej Navalny e di tutte le persone fermate in occasione del suo rientro in Russia, inclusi giornalisti, collaboratori o cittadini che lo sostengono.
In una risoluzione, il Parlamento Ue invita i Paesi membri a “inasprire sensibilmente le misure restrittive dell’UE nei confronti della Russia”. Ciò include sanzioni contro le “persone fisiche e giuridiche” coinvolte nella decisione di arrestare e incarcerare Alexei Navalny.
Il testo è stato approvato con 581 voti favorevoli, 50 contrari e 44 astensioni.
Le sanzioni dovrebbero anche essere allargate agli oligarchi russi legati al regime, ai membri della cerchia ristretta del Presidente Putin e ai propagandisti dei media russi che possiedono beni nell’UE e che attualmente godono della libertà di spostamento nei Paesi UE.
Dopo anni di deterioramento delle relazioni, i deputati sottolineano l’importanza di rivedere criticamente la cooperazione con la Russia in varie iniziative di politica estera e su progetti come il Nord Stream 2. Chiedono all’UE di fermarne immediatamente i lavori di completamento. L’UE, inoltre, non dovrebbe più accogliere patrimoni russi di provenienza poco chiara.
“L’Unione dovrebbe poi approfittare dell’insediamento della nuova amministrazione di Washington per rafforzare l’unità transatlantica nella protezione della democrazia e dei valori fondamentali contro i regimi autoritari”, sottolinea la risoluzione.
(ITALPRESS).

Italia quarto contributore ma può recuperare con Recovery

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Il differenziale che si riscontra tra versamenti da parte dell’Italia, a titolo di risorse proprie, al bilancio europeo per il 2019 (16,8 miliardi, -1,4 miliardi rispetto al 2018) e risorse assegnate all’Italia (11,2 miliardi, in aumento di circa 1 miliardo, +10,3%, rispetto al 2018), ancorché in diminuzione rispetto al dato del 2018, conferma che il livello totale dei flussi verso l’UE nel 2019 è uno dei più alti degli ultimi sette anni. L’Italia rappresenta il quarto Paese per ammontare di risorse accreditate dall’UE, dopo Polonia, Francia e Germania (nel 2018 era il quinto Paese). La dinamica degli accrediti dipende, oltre che dalla preassegnazione dei fondi a ciascun Paese, anche dalla capacità progettuale e gestionale degli operatori nazionali, nonché dalla fase di attuazione del ciclo di programmazione. E’ quanto emerge dalla “Relazione annuale sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea”, relativa al 2019, ma con attenzione per gli eventi più recenti, approvata dalla Sezione di controllo per gli Affari Comunitari e Internazionali della Corte dei conti. La stessa posizione è rivestita dall’Italia quale “contributore netto” dopo Germania, Regno Unito e Francia, sia nel 2019 che nel medio periodo. In una logica di medio periodo, rappresentata dal settennio 2013-2019, il saldo netto cumulato è negativo per un ammontare di 36,38 miliardi. In tale periodo l’Italia ha, pertanto, contribuito alle finanze dell’Europa con un saldo medio annuo di 5,2 miliardi. Tuttavia, aggiunge la Corte, non è possibile ignorare gli effetti dirompenti dell’emergenza da Covid-19 sul quadro economico europeo e l’ingente sostegno finanziario promesso dall’Unione per favorire la ripresa e mitigare l’impatto sociale della pandemia. I nuovi strumenti adottati dall’Unione sotto l’impulso della crisi sanitaria ed economica, nonché il nuovo bilancio pluriennale 2021-2027, di recentissima approvazione, invertiranno con ogni probabilità, anche sul piano finanziario, la tradizionale posizione di contributore netto dell’Italia, che sarà destinataria dal 2021 al 2026 della maggior parte dei fondi del Recovery plan e riceverà una quota importante delle risorse dei Fondi di investimento e strutturali europei. Per quanto attiene all’utilizzazione dei fondi europei si conferma che, a causa della differente capacità di spesa tra le regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate, si riscontra l’aumento del divario di sviluppo tra le prime e le seconde. Quanto alle “chiusure” della programmazione 2007-2013, la Corte rileva che alla data del 30 giugno 2020 risultavano perfezionate le procedure di chiusura con contestuale pagamento del saldo finale per 46 Programmi operativi su 58, di cui 20 cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), 19 cofinanziati dal fondo sociale europeo (FSE) e i 6 Programmi operativi dell’Obiettivo Cooperazione Territoriale europea con Autorità di gestione assegnata all’Italia. L’analisi del livello di spesa dei Fondi UE (Programmazione 2014-20), raggiunto al 31 ottobre 2020, indica che gli impegni si attestano al 31 ottobre al 68,32% (34,6 md) sul piano nazionale (alcune regioni avevano già raggiunto il 100% nel 2019), mentre i pagamenti raggiungono il 38,36% (19,4 md). Si sottolinea che la regola “N+3” permette di continuare a procedere nei pagamenti nell’ulteriore triennio, ma, nell’ambito delle risorse impegnate al 31 dicembre 2020.  Determinante sarà quindi la capacità di utilizzare in pieno la possibilità recata dal primo pilastro del Next Generation EU (NGEU) che riguarda le politiche di coesione con l’iniziativa REACT-UE, che consente di riprogrammare i Fondi SIE con il recupero delle risorse (2014-2020) “non utilizzate”, per meglio dire non impegnate. Con riferimento alle politiche di sviluppo nel campo dell’agricoltura, la magistratura contabile segnala che nel 2019, il 28% dei finanziamenti per la PAC ha contribuito agli obiettivi climatici e la quota della spesa climatica è in aumento anche in altri settori del bilancio, ma che si conferma la storica incapacità o insufficienza attuativa delle strutture nazionali e/o regionali per assorbimento tra quanto stanziato e quanto versato al Paese dal bilancio UE. Negativo l’uso dei fondi destinati a pesca e acquacoltura, che ha riscontrato criticità in tutte le fasi. Passando ad analizzare irregolarità e frodi a danno del bilancio UE, la Sezione del controllo conferma, per il 2019, il trend positivo rilevato nell’esercizio finanziario precedente. Si è registrato, infatti, un ulteriore decremento complessivo delle irregolarità, con un totale di segnalazioni OLAF che passa da 779 a 588 casi. In termini numerici, si evidenzia la netta prevalenza delle segnalazioni sui Fondi agricoli (487), rispetto a quelle relative ai Fondi strutturali (101). Per quel che riguarda l’attività svolta dalle Autorità di gestione, per il 2019 restano complessivamente da recuperare 16.503.670 euro di spesa irregolare sui Fondi strutturali e 35.271.265 euro di spesa irregolare sulla Politica agricola, mentre, per il primo semestre di comunicazione 2020, gli importi ancora da recuperare risultano rispettivamente di 24.579.386 euro per i Fondi strutturali e 30.789.080 euro per la Politica agricola. Permangono ancora svariate criticità nell’efficacia delle azioni di recupero e, fra le aree permanentemente significative in termini di irregolarità e frodi, si segnala anche quest’anno il settore degli appalti, con prevalenza dei fenomeni di violazione della normativa. (ITALPRESS).

Nel 2020 autorizzati in Europa 72 nuovi farmaci

ROMA (ITALPRESS) – Nel 2020 sono stati autorizzati a livello europeo 72 nuovi farmaci, di cui circa il 50% è rappresentato dai medicinali antineoplastici e immunomodulatori destinati al trattamento di alcuni tipi di tumori solidi (quali il tumore del polmone, della mammella e dell’ovaio) e del sangue (quali linfoma, leucemia e mieloma). Una percentuale rilevante riguarda i medicinali antinfettivi a uso sistemico, mentre percentuali inferiori riguardano farmaci dell’apparato gastrointestinale e del metabolismo e medicinali delle patologie del sangue.
Sono alcune delle informazioni contenute nella nuova edizione del Rapporto “Orizzonte farmaci”, consultabile sul portale istituzionale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa).
Il Rapporto ha lo scopo di fornire informazioni sui nuovi medicinali e sulle nuove terapie più promettenti, che nel 2020 hanno avuto un parere positivo dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) o che potrebbero averlo negli anni successivi.
Tra i medicinali orfani che hanno ricevuto il parere positivo dell’EMA, tre sono farmaci per terapie avanzate (in particolare, terapie geniche): Zolgensma per il trattamento dell’atrofia muscolare spinale, Tecartus per il trattamento del linfoma a cellule mantellari e Libmeldy per il trattamento della leucodistrofia metacromatica.
Per il 2021 è atteso un parere da parte dell’EMA per 83 nuovi medicinali con una prevalenza di farmaci antineoplastici, seguiti dai medicinali immunosoppressori e da quelli per il sistema nervoso. Dei 29 medicinali orfani attualmente in valutazione, 6 sono medicinali per terapie avanzate.
La pubblicazione rientra tra le attività di Horizon Scanning dell’AIFA, che permettono di identificare e valutare precocemente nuovi medicinali e nuove indicazioni terapeutiche di medicinali già autorizzati che potranno ampliare le opzioni di trattamento a disposizione dei medici e dei pazienti, colmando le esigenze di salute non ancora soddisfatte.
(ITALPRESS).

A Biden il benvenuto dell’Ue “Alla Casa Bianca un amico dell’Europa”

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – L’insediamento di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti è stato al centro della seduta di oggi del Parlamento Europeo.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha aperto il dibattito affermando che “oggi è un’occasione per ringiovanire le nostre relazioni transatlantiche che hanno sofferto molto negli ultimi quattro anni. In questo periodo, il mondo è diventato più complesso, meno stabile e meno prevedibile. Ciò richiede più che mai a noi europei di prendere saldamente in mano il nostro destino, per difendere i nostri interessi e promuovere i nostri valori. Insieme agli Stati Uniti, dobbiamo porci come fondamento dell’ordine internazionale basato sulle regole, lavorando per la pace, la sicurezza, la prosperità, la libertà, i diritti umani e l’uguaglianza di genere”.
Per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, “l’Europa ha ora un amico alla Casa Bianca ed è pronta per un nuovo inizio con il suo partner più vecchio e più fidato. Dobbiamo spingere per un cambiamento globale basato su valori comuni, sulla democrazia, sul cambiamento climatico, sulla gestione della pandemia e sulla digitalizzazione”.
Riferendosi all’assedio del Campidoglio, ai discorsi d’odio e alla disinformazione diffusa attraverso i social media, ha chiesto la cooperazione con gli Stati Uniti per regolamentare i giganti della tecnologia, affermando che “il potere politico sfrenato dei giganti di internet deve essere limitato, poichè il loro comportamento deve essere dettato da leggi invece di decisioni arbitrarie prese da un amministratore delegato della Silicon Valley”.
Manfred Weber (PPE) ha sottolineato che “oggi è un giorno di speranza. Quattro anni di divisione della società sono ormai alle nostre spalle. Non siamo in grado di dare lezioni agli Stati Uniti, perchè l’Europa ha gli stessi problemi. I social media sottolineano le posizioni estremiste. Le Big Tech hanno bisogno di regole chiare – devono essere al servizio della società”. Secondo Weber, è inoltre importante prendere sul serio le preoccupazioni degli elettori di Trump. “Proteggere le frontiere non è estremismo. Difendiamo insieme i nostri valori comuni e le nostre istituzioni”, ha concluso.
“Ignorare la piaga della disuguaglianza è il modo in cui sono iniziati alcuni dei peggiori sconvolgimenti degli ultimi anni, come Brexit e il Trumpismo”, ha dichiarato Iratxe Garcia Perez (S&D), rilevando che tutte le democrazie, anche le più forti, sono vulnerabili. Le terribili scene dell’attacco al Campidoglio dimostrano che “dobbiamo lottare contro la disinformazione”. Un’altra sfida comune UE-Stati Uniti è la ricostruzione del sistema multilaterale, e garantire il rispetto delle regole e delle istituzioni democratiche.
Secondo Dacian Ciolos (Renew) “l’attacco al Campidoglio ha radici riconoscibili. Il populismo, il perseguimento di interessi individualistici nei pubblici offici, la polarizzazione e le grandi menzogne inventate e propagate dalla più alta carica del Paese. Nessuna democrazia al mondo è immune da questi pericoli”. Ha poi aggiunto che la data di oggi rappresenta “un’opportunità che non possiamo perdere”. “Dobbiamo rimboccarci le maniche e rimodellare la nostra partnership e trovare una visione comune per affrontare le sfide comuni, allentare le tensioni commerciali, combattere il cambiamento climatico, e affrontare i giganti digitali”, ha concluso.
Jerome Riviere (ID) ha detto che l’attacco al tempio della democrazia statunitense è imperdonabile. Ha criticato la decisione di quasi tutti i social media di bloccare un presidente democraticamente eletto ancora in carica, violando il principio democratico essenziale della libertà di espressione. Ha poi aggiunto che la sconfitta di Donald Trump non cambia l’agenda politica degli Stati Uniti, “che è quella di dominare le persone in tutto il mondo”.
Ska Keller (Verdi/ALE) ha chiesto la salvaguardia delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto. Gli eventi in Campidoglio sono stati il risultato diretto dell’incoraggiamento di Trump e di “quattro anni di bugie quotidiane e disprezzo dei fatti”. “L’Europa è al sicuro dal populismo e dai demagoghi, dalla disinformazione e dagli attacchi allo Stato di diritto?”, ha chiesto, citando gli esempi della campagna Brexit “piena di palesi menzogne e false promesse”, “l’incredibile disprezzo del governo polacco per la proprietà del proprio corpo da parte delle donne”, e “lo smantellamento sistematico dello Stato di diritto ungherese da parte di Viktor Orban”.
Derk Jan Eppink (ECR) ha messo in guardia dal lasciare ai giganti della tecnologia o dei ai politici il potere di mettere a tacere il dibattito pubblico, sottolineando che “le grandi aziende tecnologiche abusano della loro posizione dominante. Il loro potere deve essere spezzato”. Ma mentre i democratici potrebbero essere “traumatizzati dopo quattro anni di Trump”, i nuovi arrivati dovrebbero astenersi dal criminalizzare il dissenso. Sollevare domande scomode è il cuore della democrazia”, ha concluso.
Martin Schirdewan (Sinistra) ha detto che quattro anni di Trump “hanno minato la fiducia nella democrazia, che deve essere ripristinata e rafforzata. Un nuovo presidente americano deve anche segnalare un nuovo inizio nelle relazioni transatlantiche, ha aggiunto, sottolineando che per il suo gruppo le richieste sono chiare: un ritorno al multilateralismo, una politica comune impegnata nell’azione per il clima, e lavorare insieme per un ordine mondiale pacifico”.
(ITALPRESS).