FIRENZE (ITALPRESS) – Passaggio di consegne a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della giunta regionale della
Toscana, tra l’uscente Enrico Rossi e il neo governatore Eugenio Giani. Rossi, che ha donato al suo successore una cravatta rossa e un campanello con l’effige del giglio, simbolo di Firenze, ha ringraziato tutti i dipendenti della Regione e il Consiglio regionale “fondamentale per le cose che abbiamo fatto”. “Claudio Martini, 10 anni fa, mi regalo’ questa cravatta che oggi dono a chi mi succede – ha detto Rossi – Eugenio, da presidente del Consiglio, ha sempre avuto tante attenzioni e di questo lo ringrazio. E ringrazio tutti i toscani per questa esperienza che mi rimarra’ impressa nel cuore per tutta la vita”. Per quanto riguarda la nuova giunta, ha detto Giani: “Oggi inizio le consultazioni che credo di concludere entro i prossimi 10 giorni, quando si terra’ la prima riunione del Consiglio regionale. In quella occasione presentero’ il programma e i nomi degli assessori”. La prima ordinanza della giunta, ha spiegato il nuovo presidente, “riguardera’ l’emergenza Covid. Gli uffici mi hanno detto che ci sono atti e ordinanze gia’ predisposti”. Infine Giani ha annunciato che per il ponte crollato ad Albiana “chiedero’ che il commissario abbia gli stessi poteri di quello per il ponte di Genova”. “Altrimenti – ha spiegato – rischiamo di restare fermi al palo”.
Giani si insedia come nuovo presidente, passaggio di consegne in Toscana
Mose, la grande opera di Venezia entrata in funzione
– Speciale Veneto –
L’immagine di piazza San Marco è stata emblematica: il cuore di Venezia, museo a cielo aperto e punto più basso della città, praticamente all’asciutto, nemmeno un dito dei 40-45 cm di marea che ci sarebbero stati senza l’azionamento del sistema. A 17 anni dall’inizio dell’opera, il test di sollevamento del Mose, entrato in funzione per la prima volta in condizioni meteo sfavorevoli lo scorso 3 ottobre, ha dato la risposta che tutti si auguravano: il flusso di mare verso la Laguna è stato interrotto facendo registrare a Punta della Salute una marea stabile intorno ai 70 cm rispetto allo zero mareografico. Un successo che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutto i Paese, e che permette di guardare con fiducia al futuro di Venezia, perennemente minacciata dai “capricci” del mare nella laguna, mentre è ancora ben presente il ricordo del novembre del 2019, quando il picco di marea record di 187 centimetri – la seconda misura storica più alta, dopo i 194 centimetri dell’alluvione del 1966 – aveva invaso completamente il centro storico. Immagini che ora si spera di non vedere più, perché il Mose, al netto dei 5,5 miliardi spesi per la sua realizzazione, degli scandali e delle polemiche che hanno accompagnato la sua realizzazione, ha dimostrato di funzionare. E non era scontato. Il Mose, infatti, può essere considerato un’opera di ingegneria idraulica unica al mondo. Il suo nome, acronimo di modulo sperimentale elettromeccanico, richiama non a caso quello di Mosè che, come racconta il Vecchio Testamento, separando le acque del Mar Rosso riuscì a condurre gli irsaeliti fuori dall’Egitto. Si tratta, in pratica, di una barriera mobile posta fra la laguna di Venezia e il Mar Adriatico, che sollevata quando sale la marea protegge la città dagli allagamenti. Il Mose consiste in 4 barriere costituite da 78 paratoie mobili tra loro indipendenti in grado di separare temporaneamente la laguna dal mare e di difendere Venezia sia dagli eventi di marea eccezionali e distruttivi, sia da quelli più frequenti. Quattro le barriere di difesa: 2 alla bocca di porto del Lido (quella più vicina a Venezia che è larga il doppio delle altre due ed è formata da 2 canali con profondità diverse), composte rispettivamente da 21 paratoie quella nel canale nord e da 20 quella nel canale sud, tra loro collegate da un’isola intermedia; una barriera formata da 19 paratoie alla bocca di porto di Malamocco e una barriera di 18 paratoie alla bocca di porto di Chioggia. Quando sono inattive, le paratoie sono piene d’acqua e giacciono completamente invisibili in alloggiamenti collocati nel fondale. In caso di pericolo di maree particolarmente sostenute che possano provocare un allagamento del territorio, nelle paratoie viene immessa aria compressa che le svuota dall’acqua. Via via che l’acqua esce le paratoie, ruotando attorno all’asse delle cerniere, si sollevano fino a emergere e a bloccare il flusso della marea in ingresso in laguna. Le paratoie restano in funzione per la sola durata dell’evento di acqua alta: quando la marea cala, e in laguna e mare si raggiunge lo stesso livello, le paratoie vengono di nuovo riempite d’acqua e rientrano nella propria sede. Ciascuna paratoia è costituita da una struttura scatolare metallica vincolata attraverso due cerniere al cassone di alloggiamento. I cassoni di alloggiamento sono gli elementi che formano la base delle barriere di difesa: ospitano le paratoie mobili e gli impianti per il loro funzionamento. Sono tra loro collegati da tunnel che consentono anche le ispezioni tecniche. L’elemento di raccordo tra le barriere e il territorio è rappresentato dai cassoni di spalla. In essi sono contenuti tutti gli impianti e gli edifici necessari al funzionamento delle paratoie. Ogni paratoia è larga 20 m e ha lunghezze diverse proporzionali alla profondità del canale di bocca dove viene installata (Lido- Treporti: 18,6 m e Malamocco: 29,6 m) e spessore variabile (Lido-Treporti: 3,6 m e Chioggia: 5 m). Il tempo medio di chiusura delle bocche di porto è di circa tra 4/5 ore (compresi i tempi di manovra per l’apertura e la chiusura delle paratoie). Con questo sistema, spiega il Consorzio Venezia Nuova cui è affidata l’opera, il Mose, il cui completamento è previsto per la fine del prossimo anno, potrà proteggere Venezia e la laguna da maree alte fino a 3 metri e da un innalzamento del livello del mare fino a 60 centimetri nei prossimi 100 anni. Per assicurare la navigazione e non interrompere l’attività del Porto di Venezia anche quando le barriere mobili sono in funzione, alla bocca di porto di Malamocco una conca di navigazione consente il passaggio delle grandi navi, mentre alle bocche di Lido e a Chioggia saranno invece in funzione conche di navigazione più piccole per il ricovero e il transito dei mezzi di soccorso, pescherecci e imbarcazioni da diporto. Ma il Mose non è un sistema isolato, rientra nel Piano generale di interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna che vede accanto altre opere. Come il cosiddetto “Baby Mose”, un sistema messo a difesa di Chioggia dalle acque alte più frequenti fino a un massimo di 130 cm che ha tenuto all’asciutto il centro di della cittadina durante l’acqua alta dell’ottobre 2012. Ultimato in quella stessa estate, consiste in due paratoie mobili alle estremità del Canal Vena, che attraversa longitudinalmente la città, che vengono sollevate in pochi minuti e proteggono il centro dalle acque alte più frequenti. Capace di difendere Chioggia dalle maree fino a 130 cm, d’ora in poi, grazie al Mose vero e proprio che bloccherà l’entrata della marea in laguna attraverso la chiusura delle bocche di porto, la cittadina sarà protetta anche con acque alte di livello superiore.
E’ un progetto che viene da lontano quello delle barriere mobili, nasce tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70, a seguito dell’alluvione del 4 novembre 1966, quando Venezia, Chioggia e gli altri centri abitati lagunari furono sommersi da una marea di 194 cm. Nel 1973, la prima Legge speciale per Venezia (Legge n. 171/1973) dichiarò il problema della salvaguardia della città “di preminente interesse nazionale”, dando inizio a un lungo iter legislativo e tecnico per garantire a Venezia e alla laguna un efficace sistema di difesa dal mare. Nel 1975, il Ministero dei Lavori Pubblici lanciò un appalto-concorso che però si concluse senza la scelta di un progetto da realizzare fra quelli presentati, in quanto nessuna ipotesi d’intervento risultava adeguata alle problematiche d’insieme. Così il Ministero guidato da Franco Nicolazzi acquisì gli elaborati presentati al concorso, affidandoli a un gruppo di esperti al fine di sviluppare un progetto per la difesa di Venezia dalle acque alte, conosciuto come il “Progettone” del 1981. Nel 1984, un’altra Legge Speciale (798/1984) istituì il Comitato di indirizzo, coordinamento e controllo di questi interventi affidandone la progettazione e l’esecuzione a un unico soggetto, il Consorzio Venezia Nuova, al quale venne riconosciuta la competenza necessaria a gestire il complesso delle attività di salvaguardia. A porre la prima, simbolica, pietra del futuro cantiere fu nel 1987 Gianni De Michelis, allora vicepresidente del Consiglio dei ministri guidato da Giovanni Goria, anche se il progetto definitivo, dopo anni di sperimentazioni, è stato presentato nel 2002. L’avvio vero e proprio dei cantieri arriva il 14 maggio 2003, con una cerimonia d’inizio dei lavori sull’isola di Sant’Elena alla presenza dell’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi, quando la prima pietra del Mose, benedetta dal patriarca di Venezia Angelo Scola, venne calata nel canale di Malamocco. Da allora sono trascorsi altri 17 anni, attraversati da inchieste e polemiche. Sul fronte giudiziario, due le inchieste aperte: nel 2013 per frode fiscale e nel 2014 per presunte tangenti e finanziamenti illeciti. Forti anche le critiche al progetto: sui costi di realizzazione, gestione e manutenzione dell’opera sostenuti dallo Stato italiano, ritenuti molto più elevati rispetto ad altri sistemi con cui altri paesi hanno affrontato problemi simili, ma anche dal punto di vista ambientale, legate sia all’impatto dell’opera alle bocche di porto, sia al mancato ricambio delle acque della laguna proprio in occasione delle maree. Polemiche che il test positivo dello scorso 3 ottobre sembra aver spazzato via, anche se l’opera ancora non è completamente a punto. Finché l’opera non sarà completata, infatti, le paratoie si alzeranno solo con una marea superiore ai 130 centimetri, ma San Marco, la piazza principale della città, si allaga quando il livello arriva a circa 90, mettendo a rischio i mosaici della Basilica. Per il piano di impermeabilizzazione ci vorranno ancora due anni, mentre il progetto rielaborato dall’architetto Stefano Boeri per metterla in sicurezza con apposite protezioni in vetro è stato bocciato dagli esperti del ministero dei Beni culturali.
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Toccano quota 300 i nuovi casi di Covid in Toscana, registrati 2 decessi
FIRENZE (ITALPRESS) – Arriva a quota 300 l’incremento di casi di Coronavirus in Toscana, dove nelle ultime 24 ore si sono registrati anche 4 decessi. Complessivamente, da inizio emergenza, sono 16.273 i casi di positività nella Regione. I nuovi casi sono l’1,9% in più rispetto al totale del giorno precedente. L’età media dei 300 casi odierni è di 40 anni circa (il 22% ha meno di 20 anni, il 25% tra 20 e 39 anni, il 36% tra 40 e 59 anni, il 12% tra 60 e 79 anni, il 5% ha 80 anni o più) e, per quanto riguarda gli stati clinici, il 68% è risultato asintomatico, il 27% pauci-sintomatico. Delle 300 positività odierne, un caso è ricollegabile a rientri dall’estero. Il 38% della casistica è un contatto collegato a un precedente caso. I guariti crescono dello 0,6% e raggiungono quota 10.673 (65,6% dei casi totali). I tamponi eseguiti hanno raggiunto quota 797.046, 10.014 in più rispetto a ieri. Gli attualmente positivi sono oggi 4.428, +5,5% rispetto a ieri. I ricoverati sono 151 (6 in più rispetto a ieri), di cui 28 in terapia intensiva (stabili). Oggi si registrano 2 nuovi decessi: 4 uomini, con un’età media di 84,5 anni.
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Coronavirus, Fedriga “Il Governo non limiti i poteri regionali”
TRIESTE (ITALPRESS) – “Il Governo non limiti i poteri regionali sulle ordinanze e lasci la possibilità a chi amministra i territori, e ne conosce profondamente le necessità, di poter intervenire conservando un margine di autonomia nell’adozione delle misure più adatte a contrastare la diffusione del Covid-19”. Lo ha detto il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga a margine dell’odierna riunione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. “C’è un rischio nella scelta di centralizzare e uniformare gli interventi emersa nel nuovo decreto – ha aggiunto Fedriga -, che potrebbe tradursi in una generale omologazione delle misure di contenimento del virus. Non tenendo conto delle singole specificità, queste decisioni non sarebbero più coincidenti con i reali bisogni delle nostre comunità”. “Le Regioni sin dall’inizio della pandemia – ha detto il Governatore – hanno dimostrato piena e totale collaborazione con il Governo, impostando un rapporto leale e corretto tra istituzioni che deve proseguire nel rispetto delle reciproche competenze”. I presidenti riuniti in Conferenza hanno quindi affrontato anche il tema legato agli ingressi negli impianti sportivi e culturali “ambito nel quale – ha concluso il governatore – è necessario dare delle regole affinchè palazzetti e teatri possano aprire al pubblico seppur in numero contingentato e proporzionale agli spazi disponibili”.
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Proclamati gli eletti in Veneto, il nuovo Consiglio regionale
VENEZIA (ITALPRESS) – Oggi pomeriggio la Corte d’Appello di Venezia ha proclamato gli eletti dell’Assemblea legislativa di palazzo Ferro Fini. Ora il Presidente uscente dovrà procedere alla convocazione del Consiglio regionale entro il 16 ottobre. Nelle giornate di giovedì 8 e venerdì 9 ottobre verranno effettuate le procedure di accreditamento dei consiglieri eletti. Di seguito l’elenco dei consiglieri regionali che formeranno l’Assemblea legislativa del Veneto nell’undicesima legislatura, 2020 – 2025, salvo eventuali ricorsi. Lista Zaia Presidente: Roberto Ciambetti, Fabiano Barbisan, Roberto Bet, Simona Bisaglia, Fabrizio Boron, Gianpaolo Bottacin, Sonia Brescacin, Francesco Calzavara, Elisa Cavinato, Giulio Centenaro, Silvia Cestaro, Nazzareno Gerolimetto, Stefano Giacomin, Silvia Maino, Gabriele Michieletto, Filippo Rigo, Silvia Rizzotto, Luciano Sandonà, Francesca Scatto, Alessandra Sponda, Stefano Valdegamberi, Alberto Villanova e Marco Zecchinato. Lega Salvini: Federico Caner, Cristiano Corazzari, Enrico Corsi, Elisa De Berti, Marco Dolfin, Marzio Favero, Nicola Finco, Roberto Marcato e Manuela Lanzarin. Fratelli d’Italia: Elena Donazzan, Daniele Polato, Tommaso Razzolini, Enoch Soranzo e Raffaele Speranzon. Forza Italia – Autonomia per il Veneto: Alberto Bozza ed Elisa Venturini. Movimento 5 Stelle: Erika Baldin. Lista Veneta Autonomia: Tomas Piccinini. Partito Democratico: Anna Maria Bigon, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Giacomo Possamai, Andrea Zanoni e Francesca Zottis. Il Veneto che vogliamo: Elena Ostanel. Europa Verde: Cristina Guarda. Nella prima riunione del Consiglio regionale verrà nominato il nuovo Ufficio di Presidenza.
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Parte la campagna antinfluenzale in Fvg, Fedriga “Battaglia di comunità”
TRIESTE (ITALPRESS) – “La campagna antinfluenzale di quest’anno rappresenta una vera e propria battaglia di comunità, per la quale la popolazione è chiamata ad applicare lo stesso senso civico dimostrato nel periodo del lockdown. Solo così eviteremo di mettere in ginocchio un sistema sanitario già sotto stress a causa del Covid”. Lo ha detto oggi a Trieste il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, presentando assieme al vice con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, la campagna per la vaccinazione antinfluenzale. Nell’occasione lo stesso Fedriga ha anticipato la ridefinizione da parte della Regione di quanto previsto dal Ministero dell’Istruzione in ordine alla sintomatologia per la quale i ragazzi dovranno essere sottoposti a tampone nelle scuole. “Le direttive dell’Esecutivo nazionale – ha spiegato il governatore – rischiano di mettere in estrema difficoltà sia il sistema scolastico che quello dei tracciamenti. Bisogna infatti individuare una serie di sintomi maggiormente definiti, altrimenti il pericolo è anche quello di incorrere in atteggiamenti elusivi di fronte al fatto che un malessere inconferente con il Covid possa far scattare le misure di protezione e di isolamento. A tal fine presenteremo la nostra proposta a metà settimana in sede di Conferenza delle Regioni”.
Da parte sua il vicegovernatore ha ricordato i numeri dell’approvvigionamento vaccinale di quest’anno con 100mila dosi in più (in tutto 346mila) rispetto al 2019, con l’allargamento delle categorie a rischio partendo dagli over 60 e comprendendo i bambini dai sei mesi ai 6 anni. Per quel che riguarda la dotazione alle farmacie destinata alla vendita alle persone che non rientrano nelle categorie a rischio, Riccardi ha spiegato che intanto verranno messe a disposizione alcune migliaia di dosi, in attesa di vedere l’andamento generale della campagna e poi eventualmente modulare una richiesta di ulteriore fornitura all’ente governativo. Proprio intervenendo sul tema, il rappresentante dei medici di medicina generale, Doriano Battigelli, ha riconosciuto il risultato conseguito dalla Regione di aver acquistato in anticipo una quantità significativa di vaccino che consente di partire in tempi rapidi con la campagna. (ITALPRESS).
Toscana, a Suvignano il “Centro delle competenze” sui prodotti tipici
FIRENZE (ITALPRESS) – Sorgerà alla Tenuta di Suvignano (Monteroni) il nuovo “Centro delle competenze” sui prodotti agricoli e tradizionali. Il via al percorso avverrà giovedì 8 e venerdì 9 ottobre con una due giorni di lavori, che possono essere seguiti su web, in programma dalla Tenuta, bene confiscato alla mafia e trasformato in simbolo della legalità. “Il valore ecosistemico e multifunzionale dei prodotti tradizionali ed il centro delle competenze: un valore aggiunto per i territori”: è questo il titolo dell’iniziativa che vedrà coinvolti il mondo accademico e della ricerca scientifica (Università, Accademia dei Georgofili, Centri di ricerca), le Associazioni, i produttori agricoli e degli altri settori economici e l’Anci. L’appuntamento costituirà anche il punto di partenza per la costituzione del Comitato Promotore per il Centro delle Competenze dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali. L’8 mattina, oltre alla presentazione dei partner del Progetto “Cambio Via” (Regione Liguria, Regione Toscana, Regione Sardegna, Corsica) e dello “Stato dell’arte dei Pat in Toscana” a cura delle organizzazioni di categoria agricole, è prevista una tavola rotonda con i contributi delle diverse Direzioni regionali coinvolte. Il pomeriggio di venerdì 9 è invece previsto un Worldcafè con 4 tavoli tematici coordinati da professori degli atenei toscani dell’Accademia dei Georgofili. La Toscana conta 461 prodotti agroalimentari tradizionali espressione della storia di ciascuno dei nostri territori, i Brigidini di Lamporecchio, la Schiacciata fiorentina, il castagnaccio, la salsiccia di cinghiale, la porchetta di Monte San Savino, l’aglione della Valdichiana, e ancora: la patata rossa di Cetica, la pera picciola, la trota iridea, il Cacciucco livornese. I Centri delle conoscenze e delle competenze mirano a riunire esperti che forniscano elementi per orientare la definizione di politiche basate sull’evidenza scientifica, al fine di scambiare le diverse competenze ed esperienze collettive nei diversi ambiti. La realtà che verrà allestita a Suvignano costituirà una base di dati e informazioni scientifiche e culturali indispensabili per elaborare strategie volte allo sviluppo e alla valorizzazione economica e culturale del patrimonio delle nostre tradizioni enogastronomiche.
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Il Veneto sperimenta un nuovo tampone rapido, Zaia “Primi in Italia”
VENEZIA (ITALPRESS) – Prima in Italia, la Regione Veneto sta sperimentando con successo, un nuovo tipo di tampone rapido antigenico dotato di procedure estremamente semplici, di pressochè nulla invasività, di altissima attendibilità, in grado di dare l’esito in dieci minuti, senza dover processare il tutto in laboratorio, ma operando con un tampone e un piccolo apparato in qualsiasi ambiente, ivi compreso, in prospettiva, anche l’utilizzo in autosomministrazione. Lo riferisce una nota della Regione. La novità, che potrà rivoluzionare le attuali modalità di esecuzione dell’esame, è stata presentata oggi dal primario di microbiologia di Treviso e coordinatore delle microbiologie del Veneto, dottor Roberto Rigoli, nel corso del punto stampa del Presidente della Regione Luca Zaia (che si è sottoposto al tampone in autosomministrazione) in cui è stato fatto il punto sulla situazione del Covid-19 in Veneto. “Siamo grati al dottor Rigoli e alla sua equipe – ha detto Zaia – perchè il loro lavoro costituisce la nuova frontiera della prevenzione dal coronavirus e apre scenari finora nemmeno immaginabili, essendo possibile utilizzare questo metodo semplice, veloce e sicuro non solo per la ricerca del Covid 19, ma per tanti altri tipi di esame”. “Il Veneto è il primo in Italia a fare questo passo – ha aggiunto Zaia – E’ la logica conseguenza della scelta di non fermarsi mai di fronte a un risultato acquisito, ma di cercare continuamente nuove evoluzioni. Con questo metodo si potrà, ad esempio, fare l’esame all’interno delle scuole, dotare del kit i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta che lo vorranno e lo riceveranno gratuitamente per eseguirlo ai loro assistiti, evitare le lunghe code di chi vuole sottoporsi al test ai drive in attivati in tutto il Veneto, evitare ai più piccoli il fastidioso tampone tradizionale che li fa soffrire. Le gare per l’acquisto del necessario sono già partite e contiamo di poter avviare questo nuovo cammino nel giro di poche settimane”. La procedura è stata illustrata dal dottor Rigoli. Si utilizza un tamponcino di piccole dimensioni, che viene inserito semplicemente nella fossa nasale (un pò come “mettersi le dita sul naso”, nulla più) e roteato brevemente all’interno di entrambe le narici. Una volta estratto, il tampone viene inserito in una provetta dove si scioglie l’antigene e il contenuto viene analizzato da un apparecchio del costo di circa mille euro, che processa il tampone e ne dà l’esito in dieci minuti.
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