La Regione Sardegna è stata premiata nell’edizione 2019 di “Vivere a spreco zero”, manifestazione promossa dalla campagna “Spreco zero” di Last minute market, in sinergia con il ministero dell’Ambiente, che assegna un riconoscimento per la sostenibilità a enti locali, imprese, scuole e cittadini. Il premio è stato assegnato per “aver contribuito alla prevenzione dello spreco alimentare attraverso un progetto di mense sostenibili in 75 Comuni, supportando gli enti locali per l’acquisto di prodotti bio, di stagione e di filiera corta, con iniziative di educazione alimentare nelle scuole e visite alle fattorie didattiche che hanno promosso la consapevolezza nel consumo del cibo”.
“L’impegno della Sardegna nella ‘Green public procurement’ (acquisti verdi della Pubblica amministrazione) parte da lontano, nel 2006. Siamo stati la prima regione italiana ad avere un piano in questa direzione”, ha evidenziato l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis.
“Da anni il servizio sostenibilità ambientale e sistemi informativi dell’assessorato ha attivato un servizio di supporto tecnico dedicato a tutte le Pubbliche amministrazioni ma anche alle imprese, che hanno bisogno di aiuto per realizzare ‘bandi verdi’ (o partecipare, nel caso delle imprese), in ottemperanza ai ‘Criteri ambientali minimi’ ministeriali (Cam)”, ha aggiunto Lampis.
Gli obiettivi del Piano Gpp, entro il 2020, sono quelli di rafforzare la politica degli acquisti sostenibili in tutto l’Isola, sia in ambito pubblico che privato; favorire l’inserimento dei Cam negli appalti pubblici; incentivare la qualificazione ambientale delle imprese. “In particolare, per quanto riguarda il settore agroalimentare, abbiamo costituito un tavolo tecnico e la rete delle mense sostenibili, un osservatorio regionale sulla ristorazione collettiva pubblica in Sardegna, oltre ad aver realizzato un piano di formazione per accompagnare gli enti pubblici e gli enti gestori delle mense, elaborando modalità per diffondere le buone pratiche a livello regionale”, ha spiegato ancora Lambis.
La Regione è stata individuata anche come “buona pratica” del progetto “Life Gpp Best” (concluso un anno fa), al quale ha partecipato con le Regioni Basilicata e Lazio, il ministero dell’Ambiente della Romania e la fondazione Ecosistemi: obiettivo il trasferimento ad altre Amministrazioni pubbliche delle esperienze già maturate in Sardegna in materia di pianificazione, gestione e implementazione del Gpp.
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A REGIONE SARDEGNA PREMIO “VIVERE A SPRECO ZERO”
ZAIA “UNA TRAGEDIA SE MOSE NON DOVESSE FUNZIONARE”
“Partiamo dal presupposto che il comitatone è una realtà istituita per legge, una riunione ufficiale che ha poteri deliberativi. Il comitatone governa tutto ciò che è la partita Mose e la legge speciale per Venezia e non si riuniva più da due anni. Io ho chiesto di convocarlo da mesi. Il Mose è un cantiere dello Stato, sono stati investiti oltre 5 miliardi, mancano ancora 320 milioni e il Governo ha confermato i finanziamenti. Ci dicono che è già cantierato per il 93%, quindi questi 320 milioni dovrebbero servire a completare l’altro 7%”. Così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ai microfoni di Radio Cusano Campus. “L’inizio dei lavori è del 2003; poi è storia attuale. Quindi adesso si tratterà di capire se questo Mose, modello unico nel mondo, funzionerà. Il Mose è un’opera di altissimo valore ingegneristico e di grande creatività”, ha aggiunto. “Sulla carta dovrebbe funzionare, quando ci sarà la prova di collaudo capiremo se funziona o meno. Io spero che funzioni, altrimenti avremmo buttato 5 miliardi e mezzo. Se non funzionasse sarebbe una tragedia per Venezia, perché avremmo buttato soldi pubblici e la città non avrebbe risolto il problema”, ha concluso Zaia.
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TOSCANA, PROGETTI SANITARI PER TUNISIA, ALBANIA, SENEGAL
Riguardano la Tunisia, l’Albania e il Senegal i Programmi di interesse regionale strategico (Pirs) per gli anni 2019-2020 approvati dalla Giunta della Toscana su proposta dell’assessore al Diritto alla salute, Stefania Saccardi. I tre progetti rientrano nel programma delle attività di cooperazione sanitaria internazionale 2019-2020, e la loro gestione verrà affidata direttamente al Centro di Salute Globale della Regione Toscana.
Questi i tre programmi, che avranno un cofinanziamento di 200.000 euro ciascuno e la durata di 24 mesi. Il primo è “Supporto alla riforma della sanità in Tunisia: rafforzamento del sistema sanitario e delle capacità strategiche e operative degli attori di settore pubblico”. Il progetto è in continuità con gli interventi portati avanti dal Centro di Salute Globale negli anni precedenti a sostegno e sviluppo della sanità tunisina. Si prefigge di rafforzare il settore pubblico della sanità integrando gli interventi su due assi principali: operativo e strategico.
Il secondo è “Supporto al sistema sanitario di emergenza-urgenza nelle regioni costiere albanesi”. L’iniziativa è volta al miglioramento della qualità delle cure di emergenza-urgenza, sia sotto il profilo medico-assistenziale, sia sotto il profilo organizzativo-gestionale nell’ambito ospedaliero (servizi di pronto soccorso) e territoriale (gestione del paziente in loco e/o suo trasferimento in idonea struttura di cura). I servizi di cura territoriali delle aree costiere sono quelli sui quali si concentrerà il sostegno e, tenuto conto della necessità di trasferire i casi più complessi, supporto verrà fornito anche a livello centrale di Tirana.
Il terzo è “Rafforzamento del sistema informativo sanitario del Senegal e miglioramento della salute delle donne e dei bambini”.
Il progetto si propone di intervenire nel rafforzamento e miglioramento dei servizi di salute pubblici nelle aree più fragili del contesto di intervento, Kaolack, Sedhlou e Kaffrine, attraverso attività di riabilitazione delle strutture e formazione del personale, al fine di garantire un incremento dell’accesso della popolazione a servizi socio sanitari di qualità.
Il progetto mira inoltre a rafforzare e ampliare la sperimentazione di un sistema informativo web-based nelle Regioni di Dakar, Thies e Louga, al fine di facilitare la raccolta dei dati di salute riproduttiva e materno-infantile della popolazione a livello di Distretto Sanitario in 3 Regioni del Senegal.
I Programmi di interesse regionale strategico 2019-2020 sono frutto di una concertazione con i diversi attori della cooperazione sanitaria internazionale della nostra Regione e si configurano come progettualità stategiche, sia per gli argomenti affrontati che per i Paesi di attuazione: Tunisia, Albania e Senegal. Saranno attuati in collaborazione con l’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo e d’intesa con le autorità ministeriali locali, e vedono il coinvolgimento di tutte le Aziende sanitarie toscane.
FVG, GIBELLI “DARE CORAGGIO A DONNE VITTIME DI VIOLENZA”
“Una giornata per sensibilizzare ma, soprattutto, per dare coraggio a tutte quelle donne che ogni giorno sono vittime di violenze e di soprusi”. Lo ha affermato, a Polcenigo (Pordenone), l’assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli, intervenendo all’inaugurazione della panchina rossa in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, alla quale, oltre al sindaco Mario Della Toffola e al vicesindaco Antonio Del Fiol, ha partecipato anche la presidente della Commissione Fvg per le Pari opportunita, Dusy Marcolin.
“È importante insegnare fin da bambini il rispetto per la figura della donna – ha spiegato Gibelli, ai giovani intervenuti all’evento – e tutte le iniziative di sensibilizzazione che vengono organizzate sicuramente vanno in quella direzione”.
“Purtroppo – ha aggiunto l’assessore – bisogna però rendersi conto che la violenza sulle donne non può essere debellata improvvisamente. Serve insistere, serve continuare su questa strada, serve raccontare le storie delle vittime, i soprusi e gli abusi alle quali sono state sottoposte, serve dare voce anche a quelle donne che, purtroppo, sono state vittime di femminicidio e non possono più parlare”.
“Grazie a iniziative come le panchine rosse – ha quindi sottolineato Gibelli – possiamo contribuire a dare coraggio anche a quelle donne che non ce l’hanno per denunciare i loro aguzzini, facendo loro capire che non sono sole nella battaglia, che la violenza, fisica o psicologica, non è sinonimo di amore e che esiste un’alternativa reale”.
All’evento ha partecipato anche Taher Djafarizad, originario dell’Iran e oggi cittadino polcenighese, fondatore dell’associazione Neda Day, che si occupa del fenomeno delle spose bambine. “Grazie al Comune di Polcenigo, in particolare all’assessore Anna Zanolin, che ha aderito alle iniziative in occasione di questa Gioranta, e a tutte le nostre associazioni, nonché ai singoli che oggi – ha concluso l’assessore Fvg – hanno voluto dare un segnale in merito a un fenomeno tristemente in costante crescita anche in Italia”.
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SARDEGNA, ZEDDA A SEUL “ATTIVARE PERCORSI FORMATIVI”
“La Regione sostiene il processo di internazionalizzazione delle aziende sarde per potenziare competitività e innovazione. Partecipare ad una delle fiere mondiali più importanti del settore agroalimentare rappresenta un valore aggiunto per le imprese che possono confrontarsi nel mercato mondiale”. Lo ha detto l’assessore regionale del Lavoro della Sardegna, Alessandra Zedda, al termine dei tre giorni della fiera “Coex Food Week” tenutasi a Seul, nel Sud Corea, nell’ambito del progetto FOODSS, promosso dall’ Aspal e dall’Accademia di Casa Puddu. “La Regione Sardegna – prosegue l’esponente della Giunta Solinas – partecipa con entusiasmo alle iniziative che puntano sulla promozione delle eccellenze enogastronomiche dell’Isola attraverso la realizzazione di eventi che si svolgono in nuovi mercati in forte crescita, rafforzando in questo modo le opportunità occupazionali e perfezionando professioni sempre più richieste anche nel mercato internazionale grazie al sistema formazione specifico e mirato”.
La rassegna, una delle più importanti del settore nel mercato food asiatico, ha avuto un notevole successo evidenziato dai media internazionali. “FOODSS rappresenta la tappa successiva all’accordo firmato dall’Aspal con la Korean Food Foundation (Agenzia del governo coreano)” dichiara Massimo Temussi, direttore generale dell’agenzia sarda per le politiche attive del lavoro “che punta a rafforzare gli scambi di formazione per i giovani sardi e a promuovere la Sardegna nel mondo in modo da aumentare le capacità occupazionali. Grazie a questo accordo abbiamo avuto in questi giorni in Corea la possibilità di mostrare la Sardegna, le sue aziende e i suoi prodotti di qualità al governo coreano e al mondo asiatico e dato una grossa opportunità ai ragazzi selezionati dal bando”, ha concluso Temussi. L’evento è stato realizzato grazie ad una rete virtuosa di collaborazione tra gli assessorati del Lavoro e della Programmazione e l’Aspal.
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E.ROMAGNA, SABATTINI “COOP FALSE? LE STIAMO STANANDO”
Un cruscotto, un insieme di strumenti insomma, per individuare, nell’analisi delle banche dati oggi accessibili, gli indicatori quantitativi e qualitativi potenzialmente rivelatori della presenza di una cooperativa falsa, applicabili anche alle false imprese. È il risultato più significativo della relazione finale conclusiva dei lavori e del mandato della commissione, presentata in conferenza stampa da Luca Sabattini, presidente della commissione Speciale di ricerca e studio sul fenomeno delle cooperative cosiddette spurie o fittizie istituita dall’Assemblea legislativa.
Il fenomeno della cooperazione – ha sottolineato il presidente – è stato ben fotografato dalla Commissione, effettuando un excursus giuridico e focalizzando gli elementi distorsivi tipici della falsa cooperativa grazie ai quali sono stati predisposti gli strumenti per rendere trasparente il fenomeno della falsa cooperazione e della falsa impresa affinché si affini e si estenda il controllo sociale. Questo per tracciare una netta distinzione tra la cooperazione mutualistica seria e quella fittizia, che era uno degli obiettivi principali del mandato della Commissione. Gli indicatori per individuare le false coop, ha puntualizzato Sabattini sono stati realizzati “grazie al contributo di una pluralità di soggetti e sono sia di di tipo quantitativo che di tipo qualitativo”.
Il presidente, poi, è passato a tracciare l’identikit di una cooperativa falsa: “Presenta un elevato numero di soci-lavoratori a fronte di una quota esigua di capitale versato. Ha breve durata (massimo 2 anni), per eludere i controlli, e si configura come una ‘scatola vuota’, cioè viene costituita per trasferire blocchi di personale da una cooperativa a un’altra senza un atto giuridicamente rilevante e per svolgere solo determinate prestazioni o fasi di lavorazione (mono committenza), al fine di ridurre i costi del lavoro. Fornisce esclusivamente manodopera e non presenta immobilizzazioni strumentali o know-how. Ha patrimonio netto negativo, costo per unità di personale inferiore ai minimi sindacali e indebitamento bancario quasi inesistente se confrontato col fatturato, al fine di eludere tracciabilità e controlli. Condivide con altre cooperative un’unica sede legale e, nei vari passaggi da una coop all’altra, mantiene gli stessi amministratori e la stessa base occupazionale (lavoratori). Presenta irregolarità contributive (mancato versamento dei contributi previdenziali), amministrative e fiscali e spesso non ha un bilancio di esercizio approvato. Inoltre, non è iscritta alle centrali cooperative, è praticamente priva di attività sindacale interna, eccettuate sigle di comodo che stipulano contratti ‘pirata’, e non applica un contratto collettivo sottoscritto dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative. Infine, non ha un regolamento interno e la partecipazione alle assemblee dei soci-lavoratori è pressoché inesistente”.
L’attenzione mediatica sul lavoro della Commissione speciale e più in generale sul fenomeno della falsa cooperazione – ha concluso Sabattini – sta spingendo imprenditori senza scrupoli a ricorrere alla forma giuridica della Srl (società a responsabilità limitata) o Srl semplificata. Per questo motivo lo studio condotto dalla Commissione speciale e lo strumento messo a punto (cruscotto) devono diventare patrimonio anche di altre Regioni e dell’intero paese.
A Sabattini ha fatto eco Gianni Bessi, vicepresidente della Commissione, che, nell’evidenziare l’efficacia del metodo di lavoro seguito, basato sul coinvolgimento di una pluralità di soggetti e sulla collaborazione fra istituzioni e forze politiche, ha richiamato l’impegno a dare massima divulgazione alla relazione finale della Commissione e alle conclusioni cui ha portato il lavoro di ricerca e studio. Questo – ha concluso Bessi – “per accrescere la consapevolezza circa il valore della cooperazione sana e per rafforzare la cultura della legalità nel fare impresa e dare lavoro”.
In chiusura di conferenza stampa, Piergiovanni Alleva (AltraER), uno dei commissari più impegnati a fare luce sul fenomeno della falsa cooperazione, ha puntualizzato come il problema più importante sia la legislazione sugli appalti. “L’eliminazione- ha spiegato Alleva- della clausola di eguaglianza tra i lavoratori della cooperativa o impresa committente e quelli della cooperativa o impresa che fornisce l’appalto ha creato una disparità di trattamento salariale (a seconda dei contratti anche del 40% in meno) che è la madre di tutte le storture di cui hanno approfittato imprenditori spregiudicati per massimizzare i profitti abbattendo senza scrupoli il costo del lavoro”.
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TOSCANA, SÌ UNANIME A LEGGE SU BULLISMO E CYBERBULLISMO
Sì unanime dell’Aula alla nuova legge, di iniziativa consiliare, “Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e cyberbullismo”, che ha come prima firmataria Ilaria Giovannetti (Pd). L’atto, che prevede un finanziamento di 50mila euro entro fine 2019 per promuovere azioni di prevenzione e di contrasto al fenomeno del bullismo e del cyber bullismo, ha l’obiettivo di tutelare e valorizzare la crescita educativa, sociale e psicologica dei ragazzi nei loro contesti di vita. Il presidente della commissione Sviluppo economico, cultura, istruzione e formazione Gianni Anselmi (Pd) ha rivolto un ringraziamento “ai consiglieri di tutti i gruppi politici che all’interno della commissione, in congiunta con la commissione Sanità, hanno dato un contributo solerte, veloce ed efficiente nel rispetto dei tempi” e anche “per il clima serio, franco e positivo che ha permesso di lavorare sul merito delle cose”.
“Si tratta di una proposta di legge voluta dai giovani – ha detto Giovannetti, illustrando l’atto. – La prima bozza fu portata dal Parlamento degli studenti in audizione in commissione Sanità. È stata concepita grazie al lavoro di incontri con tanti soggetti coinvolti: assessorati, Corecom, università, istituto degli Innocenti”. “Il campo di azione della legge è stato esteso dalla scuola ai luoghi di aggregazione giovanile, anche di ambito sportivo, e ai contesti ludici”.
Quattro sono le tipologie di azioni previste che la Regione promuove e sostiene: azioni di sostegno alla genitorialità, volte a fornire gli strumenti pedagogici e educativi ai genitori nel loro compito educativo all’autonomia, al rispetto e alla socialità; azioni svolte tra le persone di minore età con la metodologia dell’educazione tra pari; azioni rivolte alle persone di minore età e alle famiglie per l’uso consapevole degli strumenti informatici e della rete internet; azioni di monitoraggio del fenomeno e dell’efficacia delle misure di contrasto realizzate. Per concretizzare queste azioni, si parla di campagne di sensibilizzazione e di informazione rivolte agli insegnanti, agli studenti e alle loro famiglie; di corsi di formazione per studenti; programmi di formazione per il personale scolastico e educativo.
Nell’atto si prevede che a beneficiare dei finanziamenti per questi interventi potranno essere i Comuni singoli o associati, le scuole di ogni ordine e grado, le aziende del sistema sanitario regionale, gli enti di ricerca e le Università degli studi. Un altro aspetto importante della legge è l’istituzione del Comitato regionale per la lotta al bullismo e al cyber bullismo, il cui compito sarà quello di proporre alla Giunta azioni per il contrasto e la prevenzione di questi fenomeni; collaborerà con gli assessorati regionali competenti e con gli operatori sul territorio alla promozione di iniziative volte alla diffusione della conoscenza delle norme di buon comportamento e di sicurezza in rete; fornirà indirizzi, pareri, informazioni e studi in materia. È previsto, da parte della Regione, il monitoraggio su queste politiche, con l’invio annuale al Consiglio regionale di una relazione. Del Comitato faranno parte: l’assessore competente in materia di diritto alla salute, al welfare e all’integrazione socio-sanitaria; l’assessore competente in materia di istruzione, formazione e lavoro; l’assessore alle infrastrutture informatiche e sicurezza; i presidenti delle commissioni consiliari competenti; il presidente della commissione Pari opportunità; il Garante per l’infanzia e l’adolescenza; il presidente del Corecom; il presidente dell’Istituto degli Innocenti; il presidente dell’ordine degli psicologi della Toscana; un rappresentante designato dal mondo sportivo; un rappresentante dell’Ufficio scolastico regionale; due rappresentanti, con parità di genere, del Parlamento degli studenti.
“Quando si parla di cyber bullismo, la questione non può essere declinata in maniera banale – ha detto il presidente della commissione Sanità, Stefano Scaramelli – La vulnerabilità di un ragazzo oggi può essere lesa anche nella solitudine della sua camera, il luogo che in passato rappresentava il rifugio da un atto di prevaricazione accaduto sull’autobus, sul campo di calcio, a scuola”. “Oggi la società è chiamata ad affrontare una questione spinosa, l’utilizzo responsabile dei mezzi di comunicazione”. Scaramelli ha ricordato che “sarà attivato un numero verde specifico” attraverso il quale personale professionalmente qualificato del Centro di ascolto regionale garantisce funzione di ascolto, informazione e orientamento ai servizi sociosanitari presenti sul territorio appositamente dedicati. “La base culturale di questa legge – ha concluso Scaramelli – è il rispetto dell’altro, verso cui tendere la mano e mai da prevaricare”.
Apprezzamento per le buone intenzioni della legge arriva dalla Lega. “In Toscana nell’ultimo anno si registra un aumento di episodi di bullismo e cyber bullismo del 20 per cento – ha detto Luciana Bartolini. – Qualcosa va fatto, altrimenti si rischia la piaga sociale. Occorre però affrontare il problema con politiche educative mirate, personale formato e genitori coinvolti, in particolare nelle scuole dove avvengono la maggior parte degli episodi”.
“Bulli si diventa, non si nasce; e non dobbiamo pensare che la prevenzione si faccia nella scuola – afferma Paolo Sarti (Sì- Toscana a sinistra). – La scuola non è responsabile”. Sarti si dice soddisfatto del sostegno alla genitorialità, inserito nella legge grazie ad un suo emendamento. “Tutto nasce dal passaggio tra gli zero e i 6/7 anni, quando i genitori devono dare ai figli autonomia, rispetto e socialità. Sostenere la genitorialità significa parlare di prevenzione altrimenti si parla solo di contrasto a bullismo e cyber bullismo”. “Gli interventi saranno difficili, perché si dovrà entrare nelle famiglie e aiutarle a stare in contatto con i giovani”.
“Le mie proposte sono state accolte, soprattutto per quanto riguarda il riferimento alla legge regionale sulle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”. Così è intervenuta Monica Pecori (gruppo Misto), “perché – ha aggiunto – sappiamo bene che fenomeni di bullismo interessano anche queste persone”.
“Finalmente si arriva alla discussione di una proposta di legge – commenta Marco Casucci (Lega) – che segue l’approvazione di una mia mozione del marzo 2017 e una proposta di risoluzione del 2019”. “Un buon inizio – aggiunge – su un argomento delicato, da affrontare insieme con la massima determinazione, anche se i soldi sono ancora pochi”.
Secondo Serena Spinelli (gruppo Misto-Tpt), “la legge prova a creare un meccanismo di connessione” tra agenzie educative, istituzioni, scuola, enti locali”. La speranza della consigliera è che “questa legge, a un certo punto, non serva più”, perché – spiega – “quando ci troviamo a dover monitorare, controllare, prevenire, comprendere e curare significa che molto purtroppo non abbiamo fatto e, allora, siamo già sconfitti in partenza”. “Dobbiamo prendere consapevolezza della solitudine” e “aiutare a costruire le comunità come cooperanti, vive e in grado di farsi carico delle difficoltà”.
Sulla stessa linea l’intervento di Andrea Quartini (M5S). “Condivido le riflessioni di Spinelli, perché quando occorre normare certi comportamenti, in termini sociali e politici abbiamo fallito”. “Il bullismo era più diffuso in passato, oggi abbiamo il fenomeno nuovo, drammatico e incontrollabile del cyber bullismo: basta un clic per rovinarsi, la causa e l’effetto sono immediati, simultanei e irreversibili con conseguenze che spesso si realizzano quando le persone sono adulte”. “È importante intervenire, perché questo fenomeno sfugge al nostro controllo”. Quartini ha espresso apprezzamento per gli emendamenti presentati dal M5S e accolti in legge, soprattutto per il riferimento al sexting (invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o cellulare, ndr).
“Mi associo a chi ha espresso determinazione nel rendere efficace questa legge – interviene Paolo Marcheschi (FdI). – Va applicata a un fenomeno che dimostra un malessere della nostra società”. “È necessario – ribadisce il consigliere – un uso consapevole dello strumento, ma anche che l’alfabetizzazione venga fatta tra i propri pari. Spesso, infatti, i messaggi dati da genitori o insegnanti restano inascoltati, mentre i messaggi tra ragazzi hanno più efficacia”.
VENETO, NUOVA CAMPAGNA CONTRO VIOLENZA DI GENERE
Tre giovani donne, di spalle, si abbracciano tenendosi per la vita. E’ l’immagine-simbolo della nuova campagna regionale “Non sei sola-Affidati alla rete”, avviata dalla Regione Veneto d’intesa con la rete dei Centri antiviolenza. Una campagna per informare e sensibilizzare le donne, attraverso pieghevoli e bigliettini da visita distribuiti nei luoghi ‘topici’ della vita femminile e in tutte le strutture sanitarie, farmacie comprese, per aiutarle a non subire un “amore malato”, ad aver coraggio di denunciare aggressioni, discriminazioni e violenze, a mettere in salvo se stesse e gli eventuali figli da una relazione violenta.
“In Veneto sono attive 44 strutture antiviolenza, tra sportelli di ascolto, centri antiviolenza e case rifugio, in pratica una ogni 53 mila donne residenti. Lo scorso anno hanno incontrato e ascoltato 8464 donne, quasi il doppio del 2017, e hanno preso in carico 3256 donne, 150 in più dello scorso anno”, ha ricordato l’assessore alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, nel presentare oggi a palazzo Balbi, alla presenza del presidente Luca Zaia, quanto fa la Regione Veneto per contrastare la violenza di genere.
La rete delle strutture antiviolenza in Veneto nel 2018 ha ricevuto una segnalazione o richiesta di aiuto ogni 300 donne residenti e ha preso in carico una vittima ogni 770 donne residenti. Oltre a sostenere i centri antiviolenza la Regione ha provveduto con 109 corsi a formare oltre 3300 operatori di pronto soccorso (medici, infermieri, ostetriche, pediatri, ginecologi ma anche medici di base, farmacisti, assistenti sociali, psicologi) perché ospedali, ambulatori e presidi sanitari sono la prima ‘sentinella’ per intercettare abusi e violenze e per aiutare le donne a diventarne consapevoli e ad avere il coraggio di autotutelarsi. “E’ stato fatto un grande lavoro di squadra per affrontare quello che non è solo un problema sanitario, ma un problema sociale. Abbiamo così impostato nei Pronto Soccorso percorsi ‘privilegiati’ di trattamento e accompagnamento, omogenei in tutto il territorio regionale, utili anche per affrontare la violenza assistita, cioè quella subita dai minori, che lascia ferite per tutta la vita. La campagna informativa è un invito alle donne a fidarsi e ad imparare a chiedere aiuto”, spiega Gianna Vettore, medico di pronto soccorso e responsabile del Centro regionale di Emergenza-Urgenza.
Se il primo passo è aiUtare le donne a riconoscere e denunciare le violenze subite, il passo ulteriore è avviare un percorso di autonomia. Per le donne vittime di violenza e avviate ad un percorso protetto la Regione garantisce alle associazioni antiviolenza la disponibilità di alcuni alloggi pubblici. Ora, grazie alla nuova intesa raggiunta con Confindustria Veneto (il protocollo è pubblicato oggi sul Bur), il sistema produttivo regionale è impegnato a facilitarne l’inserimento occupazionale.
L’impegno di spesa complessivo per campagne informative, rete delle strutture, formazione degli operatori di emergenza ed urgenza e percorsi protetti ha superato i 12 milioni nell’ultimo decennio, 5.9 milioni stanziati dalla Regione, il resto di fonte statale. Con una differenza, però: mentre i finanziamenti regionali (previsti dalla legge 5/2013) sono puntuali e arrivano alle strutture nell’arco di un anno, per quelli statali l’ultima erogazione risale al 2017 e si attende ancora la liquidazione del riparto dei fondi 2018.
(ITALPRESS).









