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TOSCANA: ACCREDITAMENTO START UP HOUSE DAL 1 GIUGNO

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Apriranno il prossimo 1 giugno i termini per presentare la domanda di accreditamento da parte di incubatori di impresa e start up house toscane. E’ stato infatti pubblicato sul BURT di giovedi’ 2 maggio, l’avviso che consente alle strutture esistenti di accreditarsi e a quelle gia’ accreditate di aggiornare i propri dati sul sistema informatico di Sviluppo Toscana. L’avviso si chiudera’ il prossimo 15 settembre. Incubatori d’impresa e start up house sono realta’, pubbliche e private, che accelerano e favoriscono lo sviluppo di nuove imprese mettendo loro a disposizione tutta una serie di servizi di supporto. Rappresentano il punto di contatto tra il mondo della ricerca e le aziende, promuovono la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e le accompagnano nella fase delicata dell’avvio. Le imprese che si insediano presso realta’ accreditate potranno contare su tutti i servizi immobiliari di base, di accompagnamento e tutoraggio compresi nel catalogo dei servizi avanzati e qualificati per le imprese toscane. I soggetti che si accrediteranno, insieme a quelli gia’ accreditati e aggiornati, andranno a costituire una Rete regionale. L’accreditamento presuppone il possesso di tutta una serie di requisiti, sia quantitativi che qualitativi, indicati nell’avviso. La domanda dovra’ essere redatta esclusivamente on-line accedendo al sito di Sviluppo Toscana. La presentazione delle domande, una volta entrata a regime la procedura, potra’ avvenire ogni anno dal 1 giugno al 15 settembre. Una volta conclusa l’istruttoria di  ammissibilita’, che spetta agli uffici regionali in collaborazione con Sviluppo Toscana, verra’ pubblicato un elenco dei soggetti accreditati i quali, dal 1° giugno ed entro il 15 settembre di ogni anno successivo all’iscrizione, dovranno dare conferma o aggiornare i dati per poter mantenere l’accreditamento ottenuto. Inoltre, sempre entro il 15 settembre, le strutture dovranno fornire l’elenco aggiornato delle imprese incubate.

 

FVG: OPPORTUNITA’ TURISMO CON VIA DELLA SETA

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Fare leva sulle opportunità offerte dalla Nuova via della seta per abbinare, al potenziamento delle relazioni commerciali, un incremento di flussi turistici dalla Cina: e’ attorno a questo obiettivo che si sono incontrati , presso la sede della Regione a Udine, l’assessore al Turismo, Sergio Emidio Bini, il sottosegretario allo Sviluppo Economico (presente in Friuli Venezia Giulia in occasione del Far East Film Festival), i vertici di PromoTurismo Fvg e quelli di Trieste Airport. Proprio lo scalo di Ronchi dei Legionari rappresenta, secondo l’Amministrazione regionale, un valore aggiunto per il territorio, sia in ragione dell’operazione di rilancio concretizzatasi, a gennaio scorso, con l’ingresso in societa’ del colosso F2i, che in virtu’ di una situazione logistica ideale, con collegamenti diretti tanto su gomma quanto su rotaia. Infrastrutture, quelle del Friuli Venezia Giulia, che offrono, in una prospettiva piu’ ampia, un servizio importante all’intero Nordest e al bacino mitteleuropeo. Funzionalita’ e intermodalita’ diventano cosi’ le chiavi, nelle parole dell’assessore al Turismo, per incidere con ulteriore forza sulle potenzialita’ di una regione si’ piccola, ma centrale in un contesto non piu’ solo continentale bensi’, grazie ai recenti accordi sottoscritti con la Cina, mondiale. Su questa piattaforma, l’Esecutivo ha pertanto chiesto al Ministero allo sviluppo economico (Mise) di elaborare, a quattro mani e di concerto con gli operatori del settore, un piano per far si’ che alla crescita dei traffici commerciali facciano paio adeguate azioni utili a conferire al Friuli Venezia Giulia maggior peso sul mercato cinese anche sotto il profilo turistico.

 

PIEMONTE, MEDICI IN PENSIONE NELLE ASL

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Le aziende sanitarie piemontesi avranno la possibilità di utilizzare, in via straordinaria, medici già in pensione per garantire l’erogazione dei servizi negli ospedali e nelle strutture della sanità regionale.
Il provvedimento, in dettaglio, consentirà alle aziende sanitarie di stipulare contratti di lavoro autonomo con medici già in pensione e con un’età massima di 70 anni, ma soltanto nel caso in cui siano già state effettuate senza successo tutte le altre forme di ricerca di personale (concorsi, mobilità, ricorso a personale esterno) e solo in situazioni di estrema criticità, qualora la carenza di dipendenti mettesse a rischio immediato l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza. La delibera è stata approvata oggi dalla Giunta regionale.
L’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta sottolinea come si tratti di uno strumento di urgenza in attesa che il Governo, che ha la competenza sulla formazione dei medici, formuli una vera proposta per affrontare l’emergenza causata a livello nazionale dalla carenza di specialisti negli ospedali del sistema sanitario: la priorità della Regione è di assumere giovani medici, ma al momento occorre scongiurare ogni possibile rischio di chiusura di reparti ospedalieri.
Nei prossimi giorni l’assessore incontrerà il sindacato Anaao con l’obiettivo di concordare ulteriori modalità per raggiungere questo obiettivo.
Nel frattempo prosegue però il piano assunzioni approvato lo scorso anno dalla Giunta regionale per il personale della sanità piemontese, che andrà avanti fino alla fine del 2020 e prevede 1.400 assunzioni aggiuntive con un investimento complessivo di 59 milioni di euro.
Dal dicembre 2017 ad oggi il numero dei dipendenti a tempo indeterminato del servizio sanitario regionale è aumentato di 397 unità: sono 54.194 contro i 53.797 di fine 2017.
In particolare, se consideriamo il solo personale sanitario, la crescita è ancora più rilevante. Ci sono infatti ben 441 infermieri assunti a tempo indeterminato in più (erano 21.478 e oggi sono 21.919), 47 medici (sono 8.915 contro gli 8.868 di fine 2017) e 304 Oss in più (6.360 rispetto a 6.056). Soltanto negli ultimi quattro mesi, da dicembre 2018, ci sono 127 infermieri, 33 medici e 129 Oss in più, per un totale – considerando anche tutte le altre figure professionali – di 294 dipendenti in più.

VENETO: ACCORDO CON ANFAO SU FORMAZIONE OCCHIALERIA

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La Regione Veneto si allea con le imprese dell’occhialeria per formare tecnici competenti e nuove professionalità.  A Venezia, a palazzo Mocenigo, sede del museo del costume e della moda, l’assessore regionale al lavoro e alla formazione ha rinnovato con Anfao, l’associazione nazionale dei fabbricanti articoli ottici, un patto triennale di collaborazione tra pubblico e privato per investire un milione e mezzo di euro di euro nella formazione e aggiornamento delle maestranze e nella predisposizione di percorsi formativi con tirocini direttamente in azienda per nuove figure tecniche altamente specializzate. La Regione metterà a disposizione 750 mila euro del Fondo sociale europeo, Anfao metterà in campo altrettante risorse per programmare e realizzare  corsi e tirocini formativi nel triennio 2019-2021 sotto il controllo regionale. In Veneto, tra il Cadore e l’Alto Trevigiano, si concentra l’80 per cento della manifattura italiana dell’occhialeria. Il distretto dell’occhiale, che in Veneto ha le sue origini storiche e oggi arriva a contare 400 imprese con oltre 12 mila addetti, è uno dei punti di forza del “made in Italy” e sta vivendo una stagione di grande sviluppo tecnologico. Le previsioni di crescita del mercato mondiale, infatti, stimano che nell’arco di 5 anni il fatturato incrementerà di almeno del 50 per cento, passando dagli 82 miliardi odierni ai 128 previsti. Ma crescita e sviluppo tecnologico delle aziende rischiano di incepparsi, se il settore non sarà in grado di reperire figure tecniche specializzate, capaci di accompagnare i processi di innovazione, ricerca, applicazione tecnologica e di marketing che caratterizzano il sistema produttivo mondiale e veneto. “L’industria dell’occhiale e il suo indotto è uno dei ‘driver’ dell’economia veneta –  mette in luce l’assessore regionale al lavoro e alla formazione Elena Donazzan – ma le sue possibilità di sviluppo e di crescita sono condizionate dalla possibilità di reperire figure competenti tecnicamente qualificate, capaci di coniugare ricerca e applicazione, conoscenze tecnologiche e gusto per la moda e il design. Per questo la Regione Veneto ha scelto di investire insieme agli imprenditori dell’occhialeria su formazione e aggiornamento delle maestranze e su nuovi percorsi formativi per i tecnici di domani. Investire sul capitale umano e mettere a disposizione del distretto professionalità preparate è il modo migliore per sostenere la competitività delle aziende, continuare a garantire il primato del ‘made in Italy’ e favorire il fenomeno del cosiddetto ‘reshoring’, cioè il rientro in patria di imprese che in passato avevano delocalizzato parte della loro produzione ma che, se attratte dalla possibilità di reperire organici ad alta specializzazione, trovano più conveniente riportare la produzione nel territorio di origine. L’obiettivo non è solo quello di avere un serbatoio formativo per garantire il turnover alle aziende, ma di riuscire a creare un vero e proprio politecnico dell’occhialeria, per dare un centro formativo di qualità, capace di attrarre talenti anche da altri paesi, ad una produzione nella quale il Veneto è leader assoluto nel mondo”. Nel precedente triennio il patto formativo tra Regione e Anfao ha consentito di realizzare nelle imprese dell’occhialeria 3800 ore di formazione, coinvolgendo più di 1200 dipendenti di un centinaio di imprese. Sono stati realizzati inoltre, con la collaborazione di Certottica, 11 percorsi di formazione specialistica per una decina di professioni ad alto profilo tecnico che hanno coinvolto 91 giovani allievi in 31 mila ore di tirocinio di azienda: al termine 8 su 10 hanno avuto il posto di lavoro garantito. Il nuovo protocollo di intesa 2019-2021 rafforza ulteriormente la collaborazione tra Regione e imprese dell’occhialeria portando a 4600 ore gli interventi formativi nelle aziende per il personale già occupato e a 12 i percorsi formativi con tirocini aziendali per formare nuovi profili tecnici che le aziende faticano a trovare. I nuovi percorsi, rivolti a diplomati, giovani in possesso di qualifica professionale ma anche a laureati, prenderanno avvio a luglio 2019 e proseguiranno fino al 2021.  Formeranno prototipisti da banco, manutentori di sistemi di automazione, attrezzisti per macchine a controllo numerico, lavoratori specializzati nel settore dell’occhialeria, progettisti Cad-Cam, addetti commerciali e alle relazioni internazionali, addetti internazionali trade & logistic per il settore occhialeria, addetti all’ufficio acquisti, addetti ai processi aziendali, assistenti aziendali 4.0, addetti digital marketing, addetti alla digitalizzazione e informatizzazione. Alla firma della nuova intesa tra Regione e Anfao, rappresentata dal presidente Giovani Vitaloni (che è anche presidente del Mido di Milano), hanno presenziato alcuni dei maggiori imprenditori dell’occhialeria veneta: Callisto Fedon presidente dell’omonimo gruppo, Michele Aracri di De Rigo Vision, Giancarlo Recchia di Pramaor, Alessandra Cerentin e Mattia Pradegan di Thelios. Hanno inoltre portato la loro testimonianza alcuni dei giovani formati da Certottica e già inseriti nelle maggiori aziende del comparto, da Safilo a Marchon: Giada Da Col di Cibiana di Cadore, Sonia De Martin di Borca di Cadore, Giulia Fullin di Tambre d’Alpago e Piero Pizzolato di Vittorio Veneto.

TOSCANA: SERVIZIO CIVILE REGIONALE, NUOVO BANDO

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Dalle Asl alle biblioteche, dagli uffici pubblici alle cooperative, dalle associazioni del terzo settore alla protezione civile: a partire da oggi, giovedì 9 maggio e fino al 7 giugno 2019 (ore 14), i giovani residenti o domiciliati in Toscana fra i 18 e i 29 anni compiuti possono fare domanda per lavorare, per un anno, in questi e molti altri ambiti, grazie al servizio civile regionale. Il nuovo bando si inserisce nel progetto regionale Giovanisì e, come ogni anno, propone una serie di progetti, declinati nei diversi settori (tra i quali Sanità, Ambiente, Protezione Civile, Istruzione, Cultura, Immigrazione e Pari Opportunità).
In tutto, quest’anno sono 512 presentati da amministrazioni pubbliche, cooperative e organizzazioni del terzo settore, tutti soggetti iscritti all’albo degli enti di Servizio civile regionale. Ai giovani spetta un contributo mensile di 433,80 euro. La misura del Servizio Civile regionale è finanziata con il PorFse 2014-20.
Il servizio civile regionale, sottolinea il presidente della Regione, è ormai un appuntamento consolidato, un’esperienza di cittadinanza attiva e responsabile che mette i giovani in contatto la realtà sociale, un’opportunità per partecipare alla vita della propria comunità e fare qualcosa per gli altri. Un’esperienza formativa utile anche per chiarirsi le idee circa il futuro lavorativo, per mettersi alla prova e misurarsi con responsabilità e impegno.
La Toscana, ricorda ancora il presidente, è oggi la regione italiana in cui sono più numerosi i giovani che hanno scelto questo servizio. Dal 2011 al 2019 sono in tutto oltre 14 mila gli under 29 che hanno scelto il servizio civile regionale.
Numeri
Dal 2011 al 2019 in totale sono 14.025 i giovani in Servizio Civile regionale.
Sono 501 gli enti iscritti all’albo regionale degli enti di Servizio Civile Regionale.

Domande chi e come
Possono presentare la propria candidatura i giovani che, alla data di presentazione della domanda: siano regolarmente residenti o domiciliati in Toscana per motivi di studio propri o per motivi di studio o di lavoro di almeno uno dei genitori; siano in età compresa fra i 18 e 29 anni (compiuti); siano non occupati, disoccupati, inattivi; siano in possesso di idoneità fisica; non abbiano riportato condanna penale anche non definitiva alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo.
Può fare domanda chi sta frequentando un corso di studi di qualunque tipologia.

Tutti i requisiti, ad eccezione del limite di età, devono essere mantenuti sino al termine del servizio.
Non possono presentare domanda coloro che abbiano già svolto o stiano svolgendo il servizio civile (regionale o nazionale) o che abbiano avuto nell’ultimo anno e per almeno sei mesi rapporti di lavoro o di collaborazione retribuita a qualunque titolo con l’ente che realizza il progetto.

Per saperne di più documentazione e istruzioni per l’uso:

giovanisi.it/2019/05/09/servizio-civile-regionale-bando-per-3-150-giovani
(ITALPRESS).

E.ROMAGNA, 130 CANTIERI PER METTERE IN SESTO TERRITORIO

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Opere idrauliche, frane, versanti e fiumi, difesa della costa, strade interrotte da dissesti. Sono oltre 130 i cantieri per la sicurezza del territorio pronti ad aprire nel 2019 in Emilia-Romagna, con risorse per circa 11 milioni di euro, per fronteggiare i danni provocatida piogge, mareggiate e venti forti tra ottobre e novembre 2018.

Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini Commissario straordinario per il
rischio idrogeologico, Stefano Bonaccini,ha firmato ieri il decreto che dà il via al Piano degli interventi immediati di messa in sicurezza o di ripristino delle strutture e infrastrutture danneggiate nei settori dell’edilizia pubblica, compresa la manutenzione della rete viaria e la mitigazione del dissesto idrogeologico.

I finanziamenti alle province emiliano-romagnole sono cosi’ ripartiti. Agli interventi in provincia di Bologna sono destinati 311 mila euro; 2 milioni e 60 mila euro andranno alla provincia di Modena, mentre Reggio Emilia e provincia avranno risorse per 1 milione e 200 mila euro. Ai lavori in provincia di Parma vanno finanziamenti per 1 milione e 620 mila euro, e 760 mila euro a quelli in provincia di Piacenza. A Ravenna sono assegnati fondi per 894 mila euro, Rimini potrà contare su 200 mila euro. Infine,alla provincia di Forli’-Cesena andranno 680 mila euro e a Ferrara 2 milioni e 558 mila euro.

I fondi rientrano nella seconda tranche di risorse nazionali (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 aprile 2019) ripartite nell’ambito dell’accordo tra Stato e Regioni per far fronte agli eventi di maltempo dell’autunno 2018.

Il Piano è stato realizzato da Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile e servizio Difesa del suolo, della costa e bonifica, con la collaborazione delle Amministrazioni provinciali, comunali, delle Unioni di Comuni, e dei gestori dei servizi essenziali e delle infrastrutture strategiche.

Un’ulteriore tranche di finanziamento per 715mila euro è destinata all’annualita’ 2020. Entro il primo settembre 2019 i soggetti attuatori dovranno aver stipulato i contratti di affidamento degli interventi programmati nel Piano. Le spese tecniche relative alla progettazione, alle conferenze dei servizi, alla direzione lavori e al coordinamento della sicurezza, rilievi topografici, assicurazioni, consulenze e relazioni tecniche dovranno rientrare nel limite del 10% del finanziamento per
singolo progetto.

FVG: CARSO, AVANZA PROGETTO GEOPARCO

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Un progetto che esalta la geodiversità e l’unicità del Carso nell’ottica di un respiro transfrontaliero, perché la Regione crede profondamente nella vocazione mitteleuropea di quest’area. All’interno di tale contesto l’Amministrazione sta predisponendo la candidatura del Carso classico sia a Geoparco regionale – per quanto riguarda la parte italiana – sia a Geoparco della rete Unesco per il Carso transfrontaliero, in un’ottica europea di protezione del
patrimonio geologico come ricchezza naturalistica unica. Questo il concetto espresso oggi a Trieste dall’assessore regionale all’Ambiente del Friuli Venezia Giulia, Fabio Scoccimarro, durante la presentazione dello stato dell’arte del progetto del Geoparco transfrontaliero del Carso. Come sottolineato dalla Regione, l’obiettivo principale e originario del Geoparco è quello di preservare, promuovere e tutelare il patrimonio geologico, naturale e culturale a
beneficio di uno sviluppo socio-economico equilibrato del territorio. Nello specifico, oltre al lavoro per i riconoscimenti nazionali e internazionali, l’operatività della Regione è concentrata su un programma che prevede la realizzazione di un piano di attività per il centro visite di Basovizza, la pubblicazione di un volume che illustri le caratteristiche geologiche del futuro Geoparco e l’organizzazione di un percorso formativo riservato a quelle che saranno le guide turistiche.

Il progetto nel suo complesso mira anche a sviluppare l’economia del territorio, coinvolgendo attorno al Geoparco una rete di imprese pronta a valorizzare i propri prodotti legati alla
particolare conformazione geologica dell’area. In questa strategia si colloca la collaborazione tra la stessa Regione e il Gruppo di azione locale (Gal), al quale è affidata la predisposizione di un Piano di marketing rivolgendosi direttamente agli operatori del settore, imprese e istituzioni locali, per una proposta che parta dal basso. Sono 17 i comuni che aderiscono al percorso finalizzato alla realizzazione del Geoparco del Carso, di cui 12 per la parte italiana (Doberdò del Lago, Duino Aurisina, Fogliano Redipuglia, Monfalcone, Monrupino, Ronchi dei Legionari, Sagrado, San Dorligo della Valle, San Pier d’Isonzo, Savogna d’Isonzo, Sgonico e Trieste) e 5 per la parte slovena; Divaca, Hrpelje-Kozina, Komen, Miren-Kostanjevica e Sežana)

TOSCANA, ACCORDO DA 2.7 MLN PER IL SESTA LAB

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Firmato da Regione Toscana e Cosvig, Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche, un accordo di programma per il potenziamento del Sesta Lab. Cuore dell’accordo la realizzazione del lotto 1 di un nuovo fabbricato per un investimento di quasi 2,7 milioni di euro, 1 dei quali viene cofinanziato dalla Regione. Il progetto, presentato da Cosvig ad ottobre 2018, prevede la realizzazione della nuova Cella 3 per test su combustori per turbine a gas all’interno del Sesta Lab. La costruzione del nuovo fabbricato avverra’ in due lotti per un investimento totale di 4,7 milioni di euro circa. L’accordo riguarda solo il primo lotto per il quale, a fronte di un investimento di quasi 2,7 milioni di euro, la Regione mettera’ a disposizione 1 milione di risorse Por Fesr 2014-2020 Linea 1.5.1 ‘Sostegno alla infrastrutture della ricerca considerate critiche/cruciali per i sistemi regionali’. Il lotto 2, relativo al compressore, sara’ oggetto di un nuovo accordo di programma. In base al cronoprogramma, Cosvig si impegna a realizzare il lotto 1del nuovo fabbricato entro il 30 giugno 2020. Il presidente della  Regione Toscana, Enrico Rossi, in occasione della firma dell’accordo ha sottolineato come questo importante investimento regionale e pubblico (oltre 18 milioni dal 2013 ad oggi, di cui 8,3 regionali e 10 comunali) rappresenti un atto di politica industriale, che conferma e porta avanti delle scelte che hanno dato ottimi frutti, visto che quello che era uno stabilimento Enel in dismissione oggi e’ divenuto uno tra i pochissimi service per produttori di turbine presenti in Europa, una realta’ dove oggi lavorano 34 giovani ricercatori altamente specializzati e che attrae aziende non solo dall’Ue e dagli Usa, ma anche dalla Cina, dalla Corea, dall’Iran. Il Laboratorio Enel di Sesta e’ attivo dal 1996 nel comune di Radicondoli (Si) ed e’ un ramo d’azienda del Cosvig. E’ una stazione avanzata di prova per combustori turbogas nel panorama internazionale anche nell’ambito delle turbine a gas. Lo sviluppo dell’area ed il riposizionamento del Laboratorio a supporto dell’innovazione tecnologica nel settore oil&gas in ambito europeo rappresenta un intervento strategico per la Regione per attrarre nuove attivita’ produttive e creare le migliori condizioni tecnologiche per la permanenza di quelle esistenti.  Il  Sesta Lab e’ un centro di eccellenza ed attrattore del polo tecnologico dell’area geotermica tradizionale per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche per i sistemi di teleriscaldamento, per la produzione energetica da fonti rinnovabili, per il riscaldamento attraverso la tecnologia della pompa di calore e per la produzione di impianti geotermici. Nel 2013, dopo che Enel ha manifestato l’intenzione di chiudere o cedere il Laboratorio, la Regione si e’ fatta avanti e insieme alla stessa Enel, Nuovo Pignone, Ansaldo Energia e Cnr ha siglato un protocollo d’intesa per il salvataggio ed il rilancio, coinvolgendo anche i Comuni toscani dell’area geotermica i quali, utilizzando le risorse provenienti dai contributi per la geotermia, hanno utilizzato 10 milioni di risorse pubbliche per l’acquisto del Laboratorio. La Regione, in virtu’ del protocollo, ha supportato l’operazione con un finanziamento di 7,3 milioni di euro (ovvero la meta’ di quello totale) per l’ammodernamento e il potenziamento delle caratteristiche tecniche dell’impianto stesso. Considerato il milione messo a disposizione dalla Regione per l’accordo di programma, l’ammontare totale dell’operazione ammonta a 18, 3 milioni di euro di risorse pubbliche.