CATANIA (ITALPRESS) – Non si trova nella narrativa ufficiale un intervento di questo genere su un caso di Sindrome di Bouveret. Giunta al Pronto Soccorso dell’ospedale Garibaldi-Centro di Catania, a seguito di un calcolo che ostruisce il duodeno individuato attraverso una gastroscopia eseguita privatamente, una paziente di 64 anni si vede diagnosticata la Sindrome di Bouveret con una fistola colecisto-duodenale, una rara patologia che si caratterizza per l’alto rischio di mortalità.
Sono infatti circa duecento i casi riscontrati negli ultimi cinquanta anni, con un tasso altissimo di mortalità in quelli in cui non si è giunti ad una diagnosi tempestiva.
Dopo un accurato confronto tra i medici del Pronto Soccorso, il dottore Enrico Piazzese, con il responsabile dell’Unità di Gastroenterologia dell’Arnas Garibaldi, Domenico Catarella, si è deciso di intervenire con una delicata procedura endoscopica, realizzabile soltanto grazie all’attrezzatura tecnologica avanzata, fornita di laser e sonde, in dotazione presso le sale operatorie all’ospedale di Nesima.
Non trovandosi in narrativa ufficiale alcun intervento di questo genere su un caso di Sindrome di Bouveret, fanno sapere dall’Ospedale, la tecnica a cui si è fatto ricorso, comunque lunga e complessa, ha una casistica limitata ma si distingue per la modesta invasività, che salva il paziente da un intervento chirurgico traumatico e rischioso.
“Per potere intervenire – spiega Catarella – ho dovuto chiedere specifiche rassicurazioni dall’anestesista, Luana Raciti, la quale mi ha messo subito nelle condizioni di lavorare in tranquillità e sicurezza. Non avendo riscontri in narrativa, abbiamo dovuto operare con cautela, ma grazie all’aiuto di tutti abbiamo centrato l’obiettivo”.
Dopo qualche iniziale difficoltà, il complesso intervento viene concluso con successo e il calcolo viene frammentato e rimosso, restituendo alla paziente la condizione di asintomaticità auspicata. Infine, all’esame di una ulteriore tomografia computerizzata di controllo, eseguita a distanza di 48 ore, la donna viene fatta rialimentare e, successivamente, accompagnata alle dimissioni ospedaliere.
“Diagnosi precoce, competenza e tempestività – sottolineano dalla struttura sanitaria – sono stati gli elementi determinanti per sconfiggere una patologia così complessa, che nella fattispecie ha richiesto l’azione contemporanea di ben due dipartimenti: quello dell’emergenza, diretto da Giovanni Ciampi, e quello delle chirurgie, diretto da Luigi Piazza.
“Si tratta – sottolinea Giuseppe Giammanco, direttore generale dell’Arnas Garibaldi – dell’ennesimo successo della multidisciplinarietà e della professionalità dei nostri operatori. Siamo felici che la paziente sia tornata a vivere normalmente e faccio i complimenti all’equipe medica e infermieristica che ha permesso di ottenere questo successo”.
– foto ufficio stampa ospedale Garibaldi-Centro di Catania –
(ITALPRESS).
Intervento unico al mondo su Sindrome di Bouveret al Garibaldi di Catania
Policlinico Palermo, la dg Furnari per un giorno al Cup monitora servizio
PALERMO (ITALPRESS) – Addetta allo sportello del CUP per un giorno, la Direttrice Generale del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, Maria Grazia Furnari, ha trascorso una mattina affiancando gli operatori impegnati nelle prenotazioni per analizzare i processi interni di gestione, ascoltando il feedback degli utenti, con l’obiettivo di monitorare l’andamento dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie rilevando le principali criticità.
Nel corso della mattina la manager dell’Azienda ospedaliera universitaria ha analizzato i dati relativi ai tempi di prenotazione e la gestione delle richieste, evidenziando alcuni punti critici che necessitano di un intervento immediato per migliorare l’efficienza del servizio e ridurre i disagi per i cittadini.
“Si riscontra molta inappropriatezza nelle prescrizioni – afferma la Direttrice Generale -. Desidero sottolineare l’importanza del ruolo dei medici di medicina generale, richiamandoli al loro ruolo di sostegno nei confronti dei pazienti spesso confusi e disorientati. E’ necessario fornire indicazioni precise sui tempi corretti per l’erogazione delle prestazioni, rispettando una corretta classificazione delle priorità cliniche, al fine di evitare l’eccessiva saturazione delle agende con richieste che potrebbero essere gestite in tempi più lunghi o attraverso percorsi diagnostici alternativi”.
Fondamentale, inoltre, fanno sapere dall’Azienda ospedaliera universitaria, ristabilire l’equilibrio tra le diverse aziende impegnate nell’assistenza differenziando quelle come il Policlinico che è un DEA di II livello deputato all’assistenza di alta specializzazione e che non può pertanto farsi carico di prestazioni di base. Ciò potrà essere sicuramente facilitato dalla piena funzionalità del SovraCup.
“L’attuale disagio vissuto dai nostri cittadini, e presente in tutto il territorio nazionale, non può certo essere sottovalutato – conclude la Direttrice Generale – e resta costante, da parte nostra, l’impegno a vigilare sul corretto carico di lavoro degli specialisti interni e sulla disponibilità delle agende per gli utenti esterni”.
– foto ufficio stampa Policlinico Palermo –
(ITALPRESS).
Sanità, dal Cdm via libera al decreto contro le aggressioni
ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge che introduce “Misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari nell’esercizio delle loro funzioni nonchè di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria”.
Il decreto legge modifica gli articoli del codice di procedura penale 380 (arresto obbligatorio in flagranza) e 382 bis (arresto in flagranza differita): si estende l’arresto obbligatorio in flagranza anche agli atti di violenza che causano lesioni personali ai professionisti sanitari o che producono danni ai beni mobili e immobili destinati all’assistenza sanitaria, con la conseguente compromissione del servizio pubblico erogato dalle strutture. Inoltre si applica l’arresto obbligatorio in flagranza, anche “differito”, ossia nelle quarantotto ore successive alla condotta delittuosa inequivocabilmente provata da documentazione videofotografica.
La norma modifica anche l’articolo 365 del codice penale prevedendo una pena aggravata per chi danneggia beni mobili o immobili all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, compresi beni di medici e personale sanitario: reclusione da uno a cinque anni e multa fino a 10.000 euro e la pena è aumentata se il fatto è commesso da più persone riunite.
“Oggi abbiamo dato un’altra risposta concreta a tutela di medici, infermieri e di tutti gli operatori sanitari e sociosanitari. Con l’approvazione del decreto legge sulle aggressioni, è immediatamente applicabile l’arresto in flagranza di reato anche differita per chi aggredisce un operatore sanitario. Abbiamo mantenuto un impegno preso con chi ogni giorno si dedica con competenza e dedizione alla cura dei cittadini e non merita di essere oggetto di violenza”, commenta il ministro della Salute, Orazio Schillaci.
“Il decreto inoltre – aggiunge – inasprisce la pena per chi danneggia beni all’interno o all’esterno di una struttura sanitaria. Non vogliamo più assistere a violenze nei confronti di donne e uomini del servizio sanitario ma neanche alla distruzione di pronto soccorso o reparti. Queste misure si aggiungono alle altre già approvate lo scorso anno, a scopo preventivo e di deterrenza: sono aumentate le pene per gli aggressori, è già prevista la procedibilità d’ufficio, indipendentemente dalla denuncia di chi viene aggredito e sono stati potenziati i presidi di polizia negli ospedali. Vogliamo che nelle strutture sanitarie e sociosanitarie si lavori in sicurezza – conclude il Ministro – ma sappiamo che accanto a questi doverosi e necessari interventi occorre uno sforzo ancora maggiore sul piano culturale. Per questo continueremo a promuovere, insieme alle categorie, campagne per sensibilizzare i cittadini e rinsaldare il rapporto di fiducia tra paziente e medico”.
– Foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
Piano Cronicità, Salutequità “Fondi e tempi certi o resterà sulla carta”
ROMA (ITALPRESS) – Piano nazionale Cronicità (PNC): nell’aggiornamento all’esame delle Regioni sono necessari sei passaggi perchè il documento sia davvero efficace per i 24 milioni di italiani affetti da una o più patologie croniche.
Per i quali si spende circa l’80% della spesa sanitaria. Stando a proiezioni Istat, poi, nel 2028 si spenderanno 70,7 miliardi di euro per curare le persone con cronicità. Semplificazione, temporalità chiara, monitoraggio forte, fondi e integrazione altre patologie per garantire equità e effettività sono gli aspetti da migliorare nel documento e l’Osservatorio di Salutequità in una sua analisi spiega come fare.
Dovrebbe essere facilitata la lettura e la comprensione con un testo unico sulla cronicità. La bozza trasmessa alle Regioni è un testo di aggiornamento, ma non è stato integrato con il Piano del 2016 e quindi obbliga -per avere il quadro chiaro- alla realizzazione di un testo integrato tra quello del 2016 e quello che potrebbe essere varato nel 2024.
Occorre assicurare e definire una temporalità. Tutti gli altri piani hanno una data di inizio e una di fine per offrire agli attori che debbono implementarlo, verificarlo, utilizzarlo, di programmare i tempi di applicazione e di tarare le aspettative di professionisti e cittadini. La previsione di una temporalità limita anche situazioni di blackout in caso, ad esempio, di ritardi nel rinnovo della Cabina di Regia, nelle cui mani è oggi l’aggiornamento e la verifica del Piano.
Indicare e definire le risorse per l’implementazione. Se da un lato il Ministro nel suo atto di indirizzo sottolinea l’importanza di “investire risorse strategiche sui piani nazionali che costituiscono la risposta sistemica alle tematiche di salute concernenti la cronicità, le malattie rare, … la prevenzione e il contrasto del cancro.”, la mancanza di previsione di risorse per la sua implementazione risulta non solo incoerente con le indicazioni espresse, ma rischia di far rimanere l’atto solo sulla carta. E’ difficile che l’implementazione possa avvenire senza risorse dedicate per gli obiettivi previsti e l’inserimento di nuove patologie (es. per l’adeguamento tecnologico dei presidi diagnostici, il riconoscimento di un codice di esenzione per l’obesità -attualmente non ricompresa nei LEA, per reti cliniche con competenze e diffusione adeguata, ecc.).
Prevedere un sistema di monitoraggio stringente e che dialoghi con il monitoraggio LEA. Il monitoraggio descritto nel Piano risulta debole. Se da un lato indica che le direttrici sono tre (monitoraggio normativo, assetti organizzati ed operativi, indicatori di salute delle singole patologie croniche) dall’altro chiarisce anche che la funzione del monitoraggio “potrà fornire elementi utili a calibrare le scelte strategiche regionali/provinciali e locali” ma non richiama alle conseguenze di una eventuale inapplicazione del Piano. La verifica interessa solo i Pdta (percorsi diagnostico terapeutici assistenziali) delle patologie incluse nel Piano e lascia fuori tante altre malattie croniche, senza quindi una visione di governance complessiva della cronicità. Infine il modello di monitoraggio non dialoga con il sistema degli adempimenti dei Lea.
Deve essere chiara la trasparenza e la pubblicazione della relazione sullo stato di avanzamento dell’implementazione PNC. Da un lato è stato fatto un passo in avanti indicando che l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) supporta tecnicamente la Cabina di Regia nel monitoraggio. Dall’altro però non è specificato se la relazione annuale sugli esiti delle attività di monitoraggio – predisposta di norma entro gennaio dell’anno successivo – sarà resa pubblica per assicurare accountability degli interventi e degli esiti prodotti.
Integrare il PNC con gruppi di patologie croniche che richiederebbero una attenzione specifica e non più rinviabile. E’ il caso, ad esempio, della psoriasi da cui sono affetti 1,8 milioni di persone in Italia e che resta una patologia sottovalutata, spesso associata a patologie già ricomprese nella seconda parte del Piano 2016, ma che è talmente sottovalutata che non viene nemmeno rilevata dall’ISTAT nè in quelle del sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia). E ancora difetta di attenzione alle “nuove cronicità”. La bozza di PNC trasmesso alle Regioni, manca di un riferimento alle “nuove cronicità” che caratterizzano, ad esempio, alcune neoplasie ematologiche per le quali i traguardi scientifici raggiunti grazie alla ricerca hanno modificato radicalmente i percorsi di cura e l’aspettativa di vita. E’ il caso di neoplasie come la leucemia linfatica cronica o la leucemia mieloide cronica in cui il concetto di cronicità è già esplicitamente espresso nel “nome della patologia”.
“Se approvato in questa versione – commenta Tonino Aceti, presidente di Salutequità – l’aggiornamento del Piano Nazionale Cronicità rischia di restare solo il piano delle ‘buone intenzionì, destinato a restare sulla carta come il precedente di cui ripropone gli errori. A cominciare dall’assenza di risorse dedicate, di un orizzonte temporale certo, di una integrazione con altre patologie che richiedono attenzione specifica e non più rinviabile e di un cronoprogramma che detti il ritmo degli adempimenti e di un meccanismo di verifica efficace che dialoghi con il sistema adempimenti LEA. L’augurio è – conclude Aceti – che le Regioni, assieme al ministero, già dalle riunioni in programma nei prossimi giorni, percorrano questa strada, chiudendo così un documento davvero e finalmente efficace”.
– foto: Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Danacol e Policlinico Gemelli, il “Mese del Cuore” arriva a Eboli
EBOLI (ITALPRESS) – Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la principale causa di morte in Italia. Parte di queste potrebbero essere evitate partendo dall’identificazione di fattori di rischio modificabili, legati a comportamenti e stili di vita non corretti. Risulta quindi cruciale il ruolo della prevenzione, non solo attraverso un monitoraggio continuo dei fattori di rischio, ma anche favorendo una maggiore consapevolezza dell’impatto che gli stili di vita possono avere sulla salute del cuore.
Per questo, in occasione del “Mese del Cuore”, Danacol di Danone e il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS a Roma, sono schierati in prima linea per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione delle malattie cardiovascolari, in particolare sul controllo del colesterolo, uno dei principali fattori di rischio.
Dopo il successo delle precedenti edizioni di Milano e Roma, la virtuosa e consolidata collaborazione fra Danacol e il Policlinico Gemelli di Roma continua a promuovere la cultura della prevenzione portandola anche nel sud Italia. Dal 26 al 28 settembre, infatti, il “Mese del Cuore” arriva anche in Campania, con una tre giorni dedicata nella città di Eboli (Salerno), in Piazza San Bartolomeo. Qui, Danacol, con il supporto di un’equipe di medici coordinati dal Professor Francesco Landi – Direttore Dipartimento Scienze dell’Invecchiamento, Ortopediche e Reumatologiche, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Roma; Ordinario di Medicina Interna e Geriatria, Università Cattolica del Sacro Cuore – offrirà ai cittadini check up gratuiti per valutare lo stato di salute del proprio sistema cardio-vascolare ed effettuare una diagnosi precoce, grazie alla misurazione di 8 fattori di rischio, quali il colesterolo, l’attività fisica, il fumo, il body mass index, la dieta, la pressione arteriosa, la glicemia e la qualità del sonno.
“Danacol si prende cura del colesterolo delle persone ed invita tutti gli italiani a controllarlo, perchè non trascurare questo nemico silenzioso è fondamentale per tutelare la salute del proprio cuore. L’iniziativa ‘Il Mese del Cuorè, che quest’anno arriva ad Eboli, in provincia di Salerno, rappresenta per noi un progetto molto importante perchè, in linea con la missione di Danone di portare la salute attraverso l’alimentazione al maggior numero di persone possibile, ci permette di sensibilizzare la popolazione sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari. – dichiara Lucia Chevallard, Direttrice Marketing di Danone Italia – Inoltre, la nostra consolidata collaborazione con il Policlinico Gemelli di Roma ci permette di rafforzare il messaggio e di diffondere informazioni basate su solide evidenze scientifiche. Insieme, lavoriamo per un obiettivo comune: migliorare la salute del cuore degli italiani, riducendo il rischio di patologie cardiovascolari grazie a un approccio mirato, semplice e alla portata di tutti, che parte da un corretto stile di vita”.
“Colesterolo, esercizio fisico, fumo, body mass index, dieta, pressione arteriosa, glicemia e qualità del sonno. Sono questi – spiega Francesco Landi, Direttore Dipartimento Scienze dell’Invecchiamento, Ortopediche e Reumatologiche, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Ordinario di Medicina Interna e Geriatria, Università Cattolica – gli 8 fattori che analizzeremo per misurare il rischio cardiovascolare di ogni singolo paziente. Siamo soddisfatti perchè per la prima volta il Mese del Cuore viaggerà al sud della penisola, a Eboli. Un viaggio – continua il professor Landi – ideato per diffondere, attraverso il check-up gratuito, l’importanza della prevenzione non solo per la salute del cuore, ma anche per la salute in generale. I controlli periodici e la consapevolezza dell’importanza della prevenzione sono infatti fondamentali; gli 8 fattori di rischio cardiovascolare non incidono solo sulla salute del sistema circolatorio, ma anche sulla nostra longevità, un traguardo da conquistare giorno dopo giorno con uno stile di vita sano e attivo”.
Nel 2023, grazie all’iniziativa “il Mese del Cuore”, sono stati realizzati 2.000 check up con il Policlinico Gemelli e circa 13.000 misurazioni dei livelli di colesterolo sono state effettuate in farmacia: risultati importanti che, secondo le stime, cresceranno nell’edizione 2024 grazie a tutte le attivazioni messe in campo.
L’iniziativa che quest’anno si terrà ad Eboli ha il Patrocinio del Comune di Eboli e ha visto il supporto delle attività di volontariato promosse da Cittadinanzattiva Campania Asp, tramite il coinvolgimento della propria Assemblea Territoriale di Eboli.
Nell’ambito della campagna “Stay Alive con Danacol”, che vede ancora Elio come protagonista sulle note del celebre brano “Stayin’ Alive” dei Bee Gees, il brand ha previsto una rosa di attivazioni ed iniziative per promuovere la prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Insieme all’iniziativa “Mese del Cuore” a Eboli, Danacol è presente anche quest’anno alla Longevity Run, un appuntamento dedicato alla prevenzione e alla promozione dei corretti stili di vita promosso con i medici del Policlinico Universitario Gemelli: un binomio di salute e sport che, dopo aver toccato le città di Pistoia, Capodimonte, Treviso, Gaeta, Pinzolo, Ovindoli e San Gabriele di Piozzano, sarà a Sant’Antioco il 5 e 6 ottobre e infine a Roma il 20 ottobre, nell’ambito della Roma Half Marathon 2024.
Inoltre, grazie a Danacol Plus+, l’integratore alimentare indicato per ridurre il colesterolo nel sangue e per contribuire alla normale funzione cardiaca, in tutte le farmacie presenti sul territorio nazionale che aderiscono all’iniziativa le “Farmacie del Cuore”, sarà possibile effettuare gratuitamente un controllo del colesterolo. Basta chiedere alla propria farmacia di fiducia se partecipa all’iniziativa.
Per conoscere tutte le iniziative in programma per il Mese del Cuore ed effettuare il test di autovalutazione è possibile visitare la landing page dedicata: https://www.danacol.it/mese-del-cuore/
– foto f08/Italpress –
(ITALPRESS).
Policlinico Palermo, tecnologia innovativa nel laboratorio BIOPLAST
PALERMO (ITALPRESS) – Ricostruire ossa e cartilagini dalle cellule staminali. Nel laboratorio di ricerca Bioplast presente all’interno dell’istituto di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, sono in corso numerosi progetti di ricerca di medicina rigenerativa basati sullo studio di cellule staminali ottenute da campioni di grasso. Il tessuto adiposo rappresenta la fonte principale di cellule staminali mesenchimali per uso clinico e sperimentale perchè può essere prelevato in grandi quantità senza lasciare esiti.
Tra i progetti più recenti spicca l’introduzione di una tecnologia innovativa chiamata “Organ-on-chip” (OoC), che offre nuove opportunità per la ricerca scientifica, lo sviluppo farmaceutico e la medicina personalizzata. Questi sistemi sono progettati per replicare le funzioni specifiche degli organi umani su scala ridotta, consentendo la coltura tridimensionale (3D) di cellule e tessuti in un ambiente dinamico, con l’obiettivo di impiegarli in ambito clinico per la ricostruzione di ossa e cartilagini.
“Il laboratorio BIOPLAST – afferma Adriana Cordova, Direttrice dell’unità operativa di chirurgia plastica nonchè del Dipartimento Chirurgici dell’Azienda ospedlaiera universitaria – è il nostro fiore all’occhiello. E’ infatti l’unico laboratorio che comunica direttamente con la sala operatoria rappresentando la perfetta integrazione tra attività chirurgica assistenziale e attività di ricerca e a breve contiamo di avere risultati tangibili nella produzione di sostituti tessutali, di cartilagine e osso”.
L’innovazione di questo sistema risiede nella capacità di replicare l’ambiente fisiologico umano, consentendo il controllo di vari stimoli meccanici, gradienti biochimici, interazioni tra tessuti e altre condizioni microambientali. Pur essendo più semplici rispetto alla complessità degli organi e dei tessuti reali, questi sistemi riescono a riprodurre specifici stati fisiologici e patologici umani.
La Direttrice Generale dell’AOUP, Maria Grazia Furnari, commenta: “Questo progetto rappresenta un passo fondamentale nella nostra missione di migliorare la salute e il benessere delle persone attraverso l’innovazione scientifica. Le cellule staminali, con la loro capacità unica di differenziarsi in vari tipi di cellule, offrono un potenziale terapeutico straordinario. Mi complimento con la Professoressa Cordova e tutti i ricercatori del Laboratorio BIOPLAST nella convinzione che i risultati delle loro ricerche avranno un impatto profondo, non solo nel miglioramento delle terapie esistenti, ma anche nello sviluppo di nuovi approcci”.
Nelle ricerche del Laboratorio al fianco della professoressa Cordova sono impegnati il professore Franz Moschella, la biologa Barbara Di Stefano, la dottoranda Mara Franza e il biologo specializzando Marco Trapani.
-foto ufficio stampa Policlinico Palermo-
(ITALPRESS).
Palermo, record di nascite a Villa Serena
PALERMO (ITALPRESS) – Cinque bambini in cinque ore sono nati ieri nella Casa di cura Villa Serena. Un traguardo reso possibile grazie alla competenza e alla professionalità del team di Ostetricia, che era composto dai dottori James Cucinella e Grazia Pulizzotto (ginecologi), dall’anestesista Salvatore Pirri, dalla neonatologa Francesca Bisconti, dal pediatra specializzando Danilo Malizia e dalle ostetriche Francesca Messana, Francesca Badalamenti e Maria Grazia Bilello. Le mamme e i bambini stanno bene. Sono una femmina e quattro maschi, tre nati con parto naturale e due con cesareo. Con questo lieto evento, anche quest’anno fra le strutture di diritto privato accreditato dal SSR, Villa Serena si conferma punto di riferimento in Sicilia per l’Ostetricia e la Ginecologia, con percorsi gratuiti per la nascita e il benessere materno fetale e la salute delle donne, interamente organizzati dall’Azienda. In particolare, l’accompagnamento al parto gratuito è accurato e attento alla sicurezza e alle esigenze delle future mamme e dei bambini, sia per le gravidanze fisiologiche che a rischio. Infatti, la clinica, oltre al Nido, dispone di un’Unità sub-intensiva di Neonatologia con 10 posti letto, che permette di assistere i neonati prematuri già dalla 34esima settimana e di occuparsi di tutti i neonati prematuri e di tutte le patologie riguardanti i nati entro il primo mese di vita, potendo accogliere anche i piccoli pazienti che necessitano di ricovero dal territorio.
– Foto ufficio stampa Villa Serena –
(ITALPRESS).
Malattie incurabili, Bayer punta sulle nuove frontiere dell’innovazione
MILANO (ITALPRESS) – Bayer Italia apre le porte della sua sede milanese nell’ambito della Biotech Week per un evento web tutto dedicato alle innovazioni che stanno rivoluzionando il mondo della salute.
Con “Treat the untreatable” la casa farmaceutica fa il punto sugli obiettivi, più vicini e più lontani, che vuole raggiungere nella gestione e nel trattamento di patologie che oggi non sono ancora curabili. Il convegno online, mediato dalla Country Division Head Pharmaceuticals di Bayer Italia, Arianna Gregis, e dal Senior Advisor Divisione Pharmaceuticals, Salvatore Lenzo, ha avuto come ospite di eccezione Lucio Iannone, Head of Venture Investments di Leaps by Bayer collegato da remoto dagli Stati Uniti. Con lui sono stati toccati i principali temi di interesse oggi al centro della ricerca medica e farmaceutica a partire dall’impegno che Bayer sta portando avanti con i Leaps, un progetto volto ad affrontare dieci delle più grandi sfide che oggi il mondo ha davanti quando si parla di salute, cercando collaborazioni che possano aiutare a trovare delle innovazioni che conducano a soluzioni terapeutiche per malattie che al momento restano incurabili.
In questo senso è già fondamentale il legame tra associazioni di categoria e di pazienti, che spesso fungono da primo motore per innescare il processo di ricerca. “E’ attraverso la collaborazione con questi enti e con gli altri stakeholder che si occupano di salute che si può fare davvero la differenza nella vita delle persone”, ha dichiarato Arianna Gregis.
In primo piano, quindi, i nuovi approcci che la tecnologia consente nei confronti delle malattie rare. In Italia si stima che oltre un milione di persone sia affetto da una patologia di questo tipo; nel 72% dei casi all’origine c’è una causa genetica, ma sempre più spesso l’insorgere è motivato da fattori ambientali, da allergie e da infezioni. L’altra grande urgenza è quella dei trapianti: sono circa 8mila le persone in lista d’attesa. Per il trapianto del rene, ad esempio, si arriva ad aspettare anni, un lasso di tempo infinito per i pazienti che ne hanno bisogno. Non è un caso se il 20% di chi aspetta un organo non riesce ad arrivare al giorno del trapianto. Ecco allora che le innovazioni tecnologiche cercano di venire in soccorso della sanità in difficoltà, tanto in Italia quanto all’estero. La coltivazione di organi artificiali in maiali geneticamente modificati sta dando nuove speranze ai pazienti.
“Nel breve termine vedo positivamente gli sviluppi in questo ambito”, ha detto Iannone nel corso del suo intervento da Boston. “Stiamo vedendo gli impatti significativi che questi trapianti hanno sulla salute e sulla qualità della vita dei pazienti. L’ambizione è di trattare altre due persone entro il 2025 dando loro una speranza di sopravvivenza che si aggira intorno ai 4-5 anni”.
Impossibile non parlare della seconda causa di mortalità in Italia: il tumore. Rispetto al 2010, c’è stato un incremento del 36% delle diagnosi: nel solo 2023 sono stati registrati 395mila nuovi casi. L’ambizione è poter arrivare, un giorno, ad avere veri e propri vaccini che impediscano alla base la degenerazione cellulare, ma per il momento tanta fiducia viene riposta nelle terapie basate sull’utilizzo delle staminali. Soffermandosi proprio sui possibili vaccini, Iannone ha affermato: “Ci sono studi in atto per la prevenzione di tumori familiari, come quello della mammella e delle ovaie, ma sono comunque progetti che si trovano nel primo stadio di ricerca e che avranno bisogno ancora di alcuni anni prima di poter essere sperimentati sull’essere umano”.
Tema conclusivo del convegno non poteva essere che l’intelligenza artificiale, la tecnologia per eccellenza che sta pian piano modificando il modo di vivere e di approcciarsi ai problemi. L’applicazione di questo strumento, dal potenziale non ancora esattamente inquadrato, non si limita solo ai macchinari, ma viene utilizzata anche per percorsi terapeutici specifici di patologie a cui non si penserebbe immediatamente. “Per l’autismo e i deficit dell’attenzione si stanno sviluppando scenari di realtà virtuale in cui i pazienti, soprattutto bambini e adolescenti, possono migliorare le loro social skills”, ha spiegato ancora Iannone. “Siamo alle fasi iniziali, ma si stanno facendo passi avanti anche in questo campo”.
“L’intelligenza artificiale ha una potenzialità enorme. Bayer vuole cogliere questa opportunità a partire dal settore ricerca e sviluppo”, ha aggiunto Gregis. “Basti pensare alla collaborazione che abbiamo attivato con Google Cloud per identificare nuovi target terapeutici e anche all’app TeraPiù, che monitora l’aderenza alla terapia dei pazienti. Abbiamo inoltre una nuova soluzione tecnologica, Calantic, che aiuta i medici radiologi con diagnosi sempre più precise e in minor tempo.
Con “Treat the Untreatable” Bayer Italia rilancia quindi il proprio impegno trasversale nel breve e lungo periodo. “Abbiamo una grande responsabilità, perchè siamo nelle case di un milione di italiani attraverso i nostri farmaci”, ha concluso Gregis. “L’obiettivo è riuscire ad aiutare sempre più persone a vivere una vita sana all’insegna della prevenzione e della cura”.
– foto Italpress –
(ITALPRESS).









