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Covid, Rt in aumento a 0,91. Quattro regioni a rischio alto

ROMA (ITALPRESS) – Sostanzialmente stabile l’incidenza settimanale a livello nazionale dei casi Covid: 50 ogni 100.000 abitanti rispetto ai 48 ogni 100.000 abitanti della scorsa settimana. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Cabina di regia Iss-ministero della Salute. Nel periodo 1 febbraio-14 febbraio 2023, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,91, in aumento rispetto alla settimana precedente ma sotto la soglia epidemica. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è in lieve aumento ma rimane sotto la soglia epidemica.
Il tasso di occupazione in terapia intensiva è in calo all’1,3%, mentre il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale leggermente al 5,2%. Quattro Regioni sono classificate a rischio alto per molteplici allerte di resilienza. Dieci sono a rischio moderato e sette classificate a rischio basso.

– foto agenziafotogramma.it –
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Tumore ovarico, al via campagna di sensibilizzazione Federfarma-Loto Odv

ROMA (ITALPRESS) – Il tumore ovarico è una patologia difficile da diagnosticare in fase precoce, in quanto può manifestarsi con sintomi generici, simili a quelli di altre patologie. Ed è proprio per questo motivo che nasce “Conosciamoci, consapevolmente”, la campagna promossa da Loto ODV e Federfarma presentata oggi alla Camera, che ha il duplice obiettivo di sensibilizzare le donne sull’opportunità di sottoporsi a regolari controlli ginecologici, e di portare all’attenzione delle istituzioni la necessità di poter accedere alle opportunità terapeutiche in modo uniforme sul territorio nazionale, superando così il gap delle diseguaglianze sanitarie ancora presenti nel nostro paese.
Il tumore ovarico, infatti, è una malattia difficile da diagnosticare in fase precoce, in quanto può manifestarsi con sintomi generici, simili a quelli di altre patologie, quali ad esempio: gonfiore addominale persistente, perdita di appetito, senso di pienezza poco dopo l’inizio del pasto, dolore pelvico/addominale, necessità di urinare frequentemente.
Strumenti utili a rilevarlo possono essere la visita ginecologica abbinata ad un’ecografia transvaginale, che tuttavia non sono ritenuti strumenti sufficientemente affidabili dalla comunità scientifica per essere eletti a screening di popolazione. Il progetto pilota sarà attuato in tre città campione: Roma, Napoli e Rovigo, dall’inizio di marzo alla fine di maggio 2023. In queste province i farmacisti, opportunamente formati attraverso un corso FAD, saranno coinvolti in attività volte ad offrire alle donne un concreto supporto di ascolto, aiuto, orientamento. Il progetto pilota è realizzato in collaborazione con l’Associazione Farmaciste Insieme, fortemente radicata sul territorio e già impegnata nel Progetto Mimosa, campagna in favore delle donne vittime di violenza domestica.
“La campagna che presentiamo oggi è molto importante perchè questo è un tema poco conosciuto dalle donne, e sul quale si fa poca prevenzione – ha detto Marco Cossolo, presidente di Federfarma Nazionale -. Il fatto di utilizzare le farmacie con la loro prossimità, la loro vicinanza al territorio e anche perchè sono frequentate per la stragrande maggioranza da donne e dove lavorano maggiormente le donne, si crea un canale comunicativo di grande facilità. Quindi, il ruolo delle farmacia è ancora una volta di vicinanza ai cittadini e di presidio della propria comunità per quel che riguarda la salute e si rivela fondamentale”. Secondo Sandra Balboni, presidente Loto Odv, di questa malattia “oggi se ne parla di più rispetto al passato, ma c’è ancora tanto da fare. Cerchiamo di essere sempre attenti a tutte le novità e le innovazioni e Loto nasce con questo intento ma non solo, cerchiamo anche di aiutare le donne e le loro famiglie durante il percorso della malattia. Un altro obiettivo importante è quello di finanziare la ricerca ma uno degli obiettivi principali è quello dell’informazione”.
“Per questo motivo – ha aggiunto – è importantissimo il progetto che presentiamo grazie alla lungimiranza di Federfarma e Farmaciste Insieme. Siamo convinti che il rapporto di fiducia che si genera tra farmacista e donna che accede alla farmacia sia fondamentale”.
Sono cinque le parole chiave per Angela Margiotta, presidente Farmaciste Insieme: sensibilizziamo, promuoviamo, informiamo, aiutiamo e raccordiamo. “Il 20 febbraio si è celebrata la terza giornata nazionale degli operatori sociosanitari e abbiamo letto una parola: insieme. E’ insieme che si fanno i progetti, si raggiungono gli obiettivi e si raggiungo i risultati. Il cancro è la battaglia della ricerca ed è insieme che si raggiungono gli obiettivi”, ha detto Margiotta. “I danni collaterali della pandemia sono sempre più evidenti: in questi due anni l’attività di prevenzione ha subito una brusca battuta d’arresto”, ha affermato il segretario nazionale di Federfarma Roberto Tobia.
“Questo progetto pilota ha l’obiettivo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni sull’importanza di diffondere consapevolezza circa un tumore assai difficile da diagnosticare precocemente”, ha concluso.
Durante l’incontro è stata proposta l’istituzione di un Tavolo interparlamentare, trasversale alle varie forze politiche, focalizzato sulla prevenzione del tumore ovarico con l’obiettivo di supportare sempre più la comunità scientifica che ormai da tempo sta lavorando alacremente all’individuazione di un programma di screening di popolazione.

– foto xb1/Italpress –
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Fondazione Artemisia Ets, prevenzione per Festa della Donna e del Papà

ROMA (ITALPRESS) – Il 12 marzo, per la festa della donna, la Fondazione Artemisia ETS, in collaborazione con la Rete Artemisia Lab e grazie alla disponibilità dei medici della Rete, apre tutti i propri Centri per offrire PAP Test gratuiti.
Il presidente Mariastella Giorlandino, come ogni anno, ma in modo particolare in questo periodo post pandemico che ha lasciato significativi eventi Long-Covid, promuove giornate di prevenzione gratuita “per stimolare l’attenzione sull’importanza della prevenzione, che un tempo vedeva l’Italia come uno tra i primi Paesi, e che purtroppo è stata troppo trascurata registrando un aumento della mortalità a breve termine e il rischio a lungo termine”, si legge in una nota.
Le ricerche dimostrano che le persone risultate positive al Covid-19 sono a più alto rischio di patologie cardiovascolari ed eventi correlati, quali insufficienza cardiaca, infarto del miocardio, ictus e aritmia.
Inoltre, rileva la dottoressa Stefania Grande, specialista di ginecologia della Rete Artemisia Lab, si sono ridotti del 30% i test effettuati per individuare le malattie sessualmente trasmissibili, meno visite, meno esami diagnostici, minor numero di diagnosi effettuate in tempo.
Questo ha comportato, nell’ultimo decennio, un costante aumento di incidenza delle malattie sessualmente trasmissibili come la clamidia, la gonorrea e la sifilide. Fino al 30% delle donne con infezioni da clamidia se non trattate possono sviluppare la malattia infiammatoria pelvica che può, a sua volta, comportare non solo problemi di fertilità ma anche complicanze durante una gravidanza.
“Pertanto è estremamente importante sensibilizzare le donne a non interrompere mai i percorsi diagnostici dedicati alla prevenzione. Ritardare o bloccare la prevenzione comporta anche il rischio di aumentare le lesioni HPV correlate e, quindi, di patologia tumorale – sottolinea la Fondazione Artemisia Ets -. Rimane fondamentale la prevenzione per ridurre l’incidenza delle malattie e della mortalità”. Per queste ragioni la Fondazione “da anni si impegna a garantire iniziative gratuite a 360°, che proseguiranno anche nei mesi successivi per la festa del papà, con elettrocardiogramma gratuiti, e per la festa della donna con PAP Test gratuiti”.
Per individuare il centro Artemisia Lab più vicino si può consultare il sito interent www.artemisialab.it.

– foto pagina Facebook Fondazione Artemisia Ets –

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Terapie oncologiche più efficaci con l’acceleratore Top-Implart di Enea

ROMA (ITALPRESS) – Passi in avanti nella cura dei tumori: top-Implart, l’innovativo acceleratore lineare di protoni realizzato da Enea presso il Centro Ricerche di Frascati (Roma), in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE-IFO), ha raggiunto una energia pari a 71 MeV, primo valore di interesse clinico per il trattamento di alcuni tumori superficiali come il melanoma oculare. L’impianto unico nel suo genere in Italia anche per applicazioni di radioterapia oncologica sempre più efficaci e meno invasive, si basa su una tecnologia avanzata, in grado di curare anche tumori adiacenti ad organi critici, limitando al massimo danni collaterali e salvaguardando i tessuti sani.
Più piccolo, compatto e versatile rispetto agli acceleratori circolari come i ciclotroni o i sincrotroni, Top-Implart consente di ridurre i costi finali, l’occupazione di suolo e ha minori esigenze di schermatura.
Per le sue caratteristiche l’impianto è idoneo anche per lo studio di applicazioni di tipo flash protontherapy, ovvero irraggiamenti ad alto dosaggio e bassa durata, molto interessanti per le evidenze di riduzione del danno al tessuto sano colpito dal fascio di particelle durante la radioterapia.
“Il raggiungimento dei 71 MeV, primo valore di energia di interesse clinico del nostro fascio di protoni, rappresenta un progresso importante – sottolinea Concetta Ronsivalle, responsabile del Laboratorio ENEA di Sviluppo acceleratori di particelle e applicazioni medicali -. Ma attraverso l’acquisizione di ulteriori finanziamenti – aggiunge – il nostro obiettivo è conseguire un fascio di 120 MeV, utile per il trattamento di tumori pediatrici e del distretto testa-collo”.
Altro punto di forza dell’impianto Top-Implart è la disponibilità, a valle dell’iniettore, di una linea di estrazione a bassa energia (3-7 MeV), realizzata per sperimentazioni di radiobiologia cellulare con fascio verticale e utile negli studi di scienze della vita per lo sviluppo di dosimetri a tracce fluorescenti biocompatibili. Le caratteristiche dell’impianto lo rendono utile per esplorare tutte le potenzialità di questa tecnica innovativa attraverso esperimenti su modelli biologici o, anche, per test di nuove diagnostiche e dosimetri innovativi, adatti a questo tipo di irraggiamenti. Non solo. La particolare struttura del fascio di protoni ne consente anche l’impiego in esperimenti di radiobiologia utili per la ricerca di base, in collaborazione con il laboratorio di Tecnologie Biomediche del Centro Ricerche Enea Casaccia.
Know-how, professionalità e strutture innovative progettate da Enea sono già state trasferite in due iniziative in collaborazione con l’industria per la valorizzazione delle rispettive competenze nel settore: la prima per lo sviluppo in Italia del prototipo Ehra con l’azienda pugliese Linearbeam (gruppo ITEL); la seconda per l’impianto Light dell’azienda inglese Avo – Oncotherapy.
Top-Implart permette anche la ricerca d’avanguardia nel settore aviospaziale con diverse attività tecnologiche avanzate, tra cui la simulazione della radiazione in ambiente interplanetario. In questo ambito Top-Implart può fornire un contributo di rilievo alla conoscenza dei meccanismi del danno indotto dalle radiazioni e del loro effetto sulla sopravvivenza nello spazio di hardware e sistemi biologici: per questo è stato incluso nel programma Asi Supported Irradiation Facilities dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) ed è al centro di ricerche tecnico-scientifiche con istituzioni, industrie e università in grado di consentire sia un coordinamento interattivo di sistemi di radiazione al servizio della comunità spaziale nazionale e internazionale che il trasferimento di conoscenze sulle particelle dalla ricerca all’industria.

– foto ufficio stampa Enea –
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Ictus, nuova neuro-tecnologia per tornare a usare forchetta e coltello

PITTSBURGH (USA) (ITALPRESS) – Una neuro-tecnologia che stimola il midollo spinale e migliora istantaneamente la mobilità degli arti superiori, consentendo ai pazienti colpiti da ictus, sia di lieve sia di grave entità, di svolgere più facilmente le attività quotidiane. E’ questo il risultato della nuova ricerca condotta dall’Università di Pittsburgh, dalla Carnegie Mellon University e da UPMC (University Pittsburgh Medical Center) e pubblicata oggi su Nature Medicine, una delle principali riviste inglesi specializzate in campo sanitario.
Lo studio dimostra che un paio di sottili elettrodi metallici impiantati lungo il collo permettono ai pazienti che hanno subito danni a causa di un ictus, di aprire e chiudere completamente il pugno, fino a poter usare ancora una volta forchetta e coltello, di sollevare il braccio sopra la testa o di utilizzare nuovamente le mani, riacquisendo in questo modo la mobilità degli arti superiori e delle zone periferiche e diminuendo la propria invalidità.
Attualmente non esistono trattamenti efficaci per curare la paralisi nella cosiddetta “fase cronica dell’ictus”, che inizia circa sei mesi dopo l’evento. Secondo i ricercatori, la nuova tecnologia rappresenta un importante passo in avanti nel miglioramento della quotidianità dei convalescenti.
“Abbiamo scoperto che la stimolazione elettrica di specifiche parti del midollo spinale consente ai pazienti di riacquisire piena mobilità. Ma la vera rivoluzione è aver compreso che in alcuni casi, dopo alcune settimane di sedute, i miglioramenti permangono nel tempo anche laddove non viene più eseguita nessuna stimolazione. Questo rappresenta un grande passo avanti per la scienza e una speranza concreta per le terapie di riabilitazione a seguito di un ictus – ha dichiarato il corrispondente e co-autore senior Marco Capogrosso, Ph.D., assistente professore di chirurgia neurologica a Pittsburgh -. Grazie ad anni di ricerca preclinica abbiamo sviluppato un protocollo di stimolazione pratico e facile da usare, adattando tecnologie cliniche esistenti approvate dalla FDA (Food and Drug Admnistration”, che potrebbero essere facilmente riutilizzate in ospedale e passare rapidamente dal laboratorio alla clinica”.
A livello globale, l’ictus può colpire un adulto su quattro di età superiore ai 25 anni e il 75% di queste persone potrebbe sviluppare deficit duraturi degli arti superiori, limitando gravemente la propria autonomia fisica. In Italia, si verificano circa 200.000 casi di ictus ogni anno: all’80% si tratta di nuovi episodi e al 20% di recidive. Nonostante la mortalità sia in diminuzione, l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie e rappresenta la principale causa d’invalidità. Nel nostro Paese i sopravvissuti all’ictus, con esiti più o meno invalidanti, sono pari a circa 913.000. Ad un anno circa dall’evento acuto, un terzo dei soggetti sopravvissuti presenta un grado di disabilità elevato, tanto da risultare totalmente dipendente dalle cure di altri.
“Creare soluzioni efficaci di neuroriabilitazione per le persone colpite da disabilità motorie sta diventando sempre più urgente – ha dichiarato la co-autrice senior Elvira Pirondini, Ph.D., assistente alla cattedra di medicina fisica e riabilitazione presso Pittsburgh -. Anche i deficit lievi causati da ictus, infatti, possono isolare le persone e creare disagi nella vita sociale e professionale, diventando molto debilitanti, con compromissioni motorie nel braccio e nella mano che impediscono semplici attività quotidiane, come scrivere, mangiare e vestirsi”.
La stimolazione del midollo spinale consiste nell’utilizzo di una serie di elettrodi posizionati sulla superficie con l’obiettivo di scaricare impulsi di elettricità che attivano immediatamente le cellule nervose. Questa tecnologia viene già utilizzata per trattare il dolore cronico. Inoltre, diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo hanno dimostrato che questa soluzione può essere utilizzata anche per ripristinare la mobilità degli arti inferiori dopo una lesione del midollo spinale.
Dopo anni di studi preclinici, che hanno coinvolto modelli computerizzati e test sugli animali con paralisi parziale del braccio, i ricercatori sono stati autorizzati a testare questa terapia sugli esseri umani.
“I nervi sensoriali del braccio e della mano inviano segnali ai neuroni motori del midollo spinale che controllano i muscoli dell’arto – ha dichiarato il co-autore Douglas Weber, Ph.D., professore di ingegneria meccanica presso il Neuroscience Institute della Carnegie Mellon University -. Stimolando questi nervi sensoriali, possiamo amplificare l’attività dei muscoli indeboliti dall’ictus. E’ importante che il paziente mantenga il pieno controllo dei propri movimenti: la stimolazione è assistita e rafforza l’attivazione muscolare solo quando i pazienti cercano di muoversi”.
In una serie di test adattati ai singoli pazienti, la stimolazione ha permesso di eseguire compiti di diversa complessità, dallo spostamento di un cilindro metallico cavo alla presa di oggetti domestici comuni e all’apertura di una serratura. Le valutazioni cliniche hanno dimostrato che la stimolazione delle radici nervose cervicali migliora immediatamente la forza, l’ampiezza di movimento e la funzionalità del braccio e della mano. Gli effetti della stimolazione sembrano essere più duraturi di quanto gli scienziati avessero inizialmente pensato e persistono anche dopo la rimozione del dispositivo, suggerendo che potrebbe essere utilizzato sia come metodo di assistenza che di recupero dell’arto superiore. Gli effetti istantanei della stimolazione consentono un intenso allenamento fisico che, a sua volta, potrebbe portare a miglioramenti a lungo termine.

– foto ufficio stampa Comin & Partners –
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Professionisti sanitari “Insieme per garantire la salute di tutti”

ROMA (ITALPRESS) – “Insieme per garantire la salute di tutti”. E’ questo lo slogan della terza “Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato”, che si è celebrata a Roma alla presenza, tra gli altri, del ministro della Salute, Orazio Schillaci.
Quest’anno, infatti, le undici Federazioni e Consigli nazionali degli Ordini delle Professioni sociosanitarie – oltre 1,5 milioni di professionisti tra medici e odontoiatri, infermieri, farmacisti, medici veterinari, professionisti dell’area tecnica, della riabilitazione e della prevenzione, ostetriche, chimici e fisici, fisioterapisti, psicologi, biologi, assistenti sociali – hanno deciso di celebrare insieme questa giornata, la cui istituzione, per Legge, ha costituito un pubblico riconoscimento dell’attività quotidianamente svolta a tutela della salute dei cittadini. Promossa dal regista Ferzan Ozpetek e da Mogol, la giornata è stata istituita con la Legge 13 novembre 2020 “per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da Coronavirus”. E’ stata scelta la data simbolica del 20 febbraio per ricordare il giorno in cui a Codogno venne scoperto il “paziente uno”.
Ad aprire la giornata Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, in rappresentanza delle Federazioni presenti: “Nei momenti di maggiore difficoltà, come prescritto anche dai nostri Codici deontologici, noi professionisti abbiamo diffuso e difeso il sapere scientifico; sostenuto e reso possibile la campagna vaccinale; divulgato tutte le indicazioni per difendere e assicurare la salute delle persone, intesa come dimensione bio-psico-sociale; sostenuto e accompagnato chi era più vulnerabile; supportato il Paese sviluppando ed attuando misure di prevenzione; abbiamo rispettato la vita e la morte dei nostri assistiti. Siamo rimasti uniti, come lo siamo oggi per celebrare insieme questa Giornata; e insieme è l’avverbio scelto per caratterizzare la comunicazione di questo evento, perchè riteniamo che sostenere, nella sua interezza e complessità, il nostro Sistema salute, e garantire il nostro Servizio sanitario nazionale sia possibile solo con un impegno costante, competente, multidisciplinare e sinergico. E’ così che si garantisce il diritto alla salute: diritto fondamentale che appartiene all’individuo e alla comunità, che richiama il diritto a vivere in un ambiente salubre, e che i professionisti sanitari e socio-sanitari, grazie alle proprie competenze, calano nella realtà, rendendo possibile la vita sociale e civile del Paese”, evidenzia Mangiacavalli.
Per il ministro della Salute, Orazio Schillaci, “il capitale umano è la leva principale dei servizi sanitari e il lavoro dei professionisti sanitari e socio-sanitari è essenziale per la piena tutela del diritto fondamentale alla salute, sancito dalla nostra Costituzione. Riconoscere i meriti e l’importanza degli operatori sanitari e sociosanitari vuol dire attivarsi per valorizzare al meglio la loro professionalità, dando risposte concrete a tutte le urgenze oggi più che mai attuali. E questa è una mia priorità. La carenza di personale rappresenta, da anni, un’emergenza nazionale e sono convinto che dobbiamo affrontarla restituendo attrattività al Servizio sanitario nazionale, che è uno dei migliori al mondo. Ho assunto l’impegno, in questo mandato, di procedere a una rivalutazione del trattamento economico di chi ogni giorno è impegnato nel servizio sanitario pubblico. Un primo segnale – osserva il ministro – è stato dato con l’inserimento, in legge di bilancio 2023, della norma che incrementa l’indennità al personale operante presso i servizi di pronto soccorso. Parallelamente è necessario agire sui vincoli di spesa per il personale, al fine di permettere alle Regioni di potenziare gli organici e rafforzare i servizi sanitari regionali. Accanto al giusto riconoscimento sul piano economico, è importante investire anche in termini di formazione e di sviluppo delle competenze, sia specialistiche, che trasversali, legate a nuovi modelli di organizzazione del lavoro multidisciplinare e integrato. Ecco perchè occorre aumentare il numero di iscritti nelle università e colmare la carenza di figure specialistiche”, conclude.
Secondo tutti i rappresentanti delle Federazioni e dei Consigli, le professioni sociosanitarie sono, da sempre accanto a chi soffre e ha bisogno del loro aiuto. Anche nelle fasi più dure della pandemia, quando non c’erano ancora i vaccini e mancavano spesso anche i dispositivi di protezione individuale, l’assistenza non è mai venuta meno. Tanto che nella prima e nella seconda fase Covid-19 si contano circa 500 decessi tra i professionisti sociosanitari e i contagi, che ancora proseguono negli ultimi mesi al ritmo di 5-8.000 ogni 30 giorni, hanno raggiunto, tra infezioni e reinfezioni, quota 474.000 al 6 febbraio, senza sostanzialmente più registrare, dopo l’avvento dei vaccini, casi gravissimi e decessi. Una giornata impreziosita dalle esecuzioni musicali della Red Shoes Women Orchestra, diretta dal Maestro Dominga Damato e composta da sole musiciste donne. La scelta di privilegiare un’orchestra al femminile nasce dalla comune volontà di lanciare un segnale di attenzione per contrastare la violenza e gli episodi che la cronaca continua a registrare e che, purtroppo, sempre più spesso sono perpetrati, in particolare contro le donne e contro i professionisti sociosanitari a prescindere dal genere.

– foto xb1/Italpress –

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Covid, in una settimana 28.354 nuovi casi e 299 decessi

ROMA (ITALPRESS) – Nella settimana dal 10 al 16 febbraio 2023 sono stati registrati 28.354 nuovi casi positivi, con un calo dell’8,3% rispetto alla settimana precedente, quando erano stati 30.911. Lo rende noto il ministero della Salute.
I morti sono stati 299, +7,2% rispetto alla settimana precedente (279). In calo i tamponi, che sono stati 536.080, -2% rispetto alla settimana precedente (547.026). Il tasso di positività è del 5,3%, con un calo dello 0,4% rispetto alla settimana precedente (5,7%).

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Covid, incidenza in lieve calo ma l’Rt sale ancora

ROMA (ITALPRESS) – In lieve calo l’incidenza settimanale a livello nazionale dei casi Covid: 48 ogni 100.000 abitanti rispetto ai 52 ogni 100.000 abitanti della scorsa settimana. E’
quanto emerge dal monitoraggio della Cabina di regia Iss-ministero della Salute. Nel periodo 25 gennaio-7 febbraio 2023, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,85, in aumento rispetto alla settimana precedente ma sotto la soglia epidemica. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è in lieve aumento ma rimane sotto la soglia epidemica.
Il tasso di occupazione in terapia intensiva è stabile all’1,6%, mentre il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende al 5%. Nessuna Regione è classificata a rischio alto. Nove sono a rischio moderato e dodici classificate a rischio basso.

– foto agenziafotogramma.it –

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