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Javier Zanetti visita Cardiochirurgia pediatrica al Policlinico San Donato

MILANO (ITALPRESS) – E’ stato un pomeriggio speciale per i bambini ricoverati nel reparto di Cardiochirurgia pediatrica dell’IRCCS Policlinico San Donato (Gruppo San Donato): il campione di calcio, Javier Zanetti ha portato in dono per i piccoli pazienti, tanti golosissimi biscotti creati dallo chef Carlo Cracco.
L’ex calciatore argentino dell’Inter del Triplete, attuale dirigente sportivo e vicepresidente della squadra, considerato uno dei migliori giocatori della sua generazione, ha regalato ai piccoli pazienti momenti che rimarranno a lungo nella loro memoria, firmando autografi e scattando tante fotografie insieme ai bimbi.

– foto: ufficio stampa Gruppo San Donato
(ITALPRESS).

Tumore del polmone, si ammalano sempre più donne e giovani

MILANO (ITALPRESS) – Il tumore del polmone è una delle prime cause di morte nei paesi industrializzati, con oltre 2,2 milioni di casi all’anno nel mondo. La mortalità è la più elevata tra tutti i tumori, con quasi 1,8 milioni di decessi pari al 18% di tutte le morti per cancro. Tradotti, questi numeri dicono che le persone che nel mondo muoiono per cancro al polmone sono quasi lo stesso numero di quelle che muoiono per tumore al seno, alla prostata e al colon-retto sommate insieme. In Italia, secondo il ministero della Salute, questa neoplasia è la prima causa di morte per tumore negli uomini e la seconda nelle donne con quasi 34 mila decessi nel 2020 e un tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi del 16% negli uomini e 23% nelle donne. Se però negli uomini l’incidenza è in diminuzione, nelle donne è in aumento: +3,4% in media l’anno. Grazie alla ricerca, però, oggi è possibile avere una diagnosi accurata e personalizzata, con importanti innovazioni come l’immunoterapia e le terapie mirate, in grado di aumentare sia la sopravvivenza sia la qualità di vita dei pazienti. Il tumore del polmone è uno dei temi affrontati da Marco Alloisio, responsabile chirurgia toracica e generale dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, il nuovo format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Nel mondo occidentale – ha spiegato Alloisio – è sicuramente il tumore a più alta mortalità, sia nel sesso maschile che in quello femminile. Riconosce una causa fondamentale che è il fumo di sigaretta”, ha detto, aggiungendo che ci sono anche “agenti chimici e inquinanti”. “Sono concause – ha affermato – che messe assieme creano questa patologia neoplastica ad altissima incidenza e mortalità”.
“I numeri sono in crescita – ha spiegato – e lo sono di più nella popolazione femminile ma soprattutto nei giovani”. Quale può essere il motivo? “I giovani – ha sottolineato – cominciano a fumare a tredici anni. Anche se andiamo nelle scuole e diamo informazioni a tappeto, queste informazioni comunque non penetrano. Sappiamo qual è la prima causa di insorgenza di tumore del polmone: è il fumo di sigaretta”.
Quali sono i sintomi? “Purtroppo sono sintomi molto sfumati. La carenza di sintomi – ha affermato – fa sì che, quando si scopre, il tumore è già avanzato”.
Come si cura? “Mentre trent’anni fa il tumore del polmone si curava con la chirurgia – ha detto -, negli ultimi anni la terapia è diventata di grandissimo interesse. Oltre a tecniche chirurgiche molto raffinate, mini invasive e robotiche, soprattutto nei primi stadi, abbiamo una conoscenza della biologia del tumore”.
Nella situazione in cui un paziente non può più essere definito chirurgico, “abbiamo altre terapie: la chemioterapia, la terapia biologica e la radioterapia”. Per Alloisio, però, “la migliore arma è non fumare oppure affidarsi agli screening”.
“Assieme agli screening salvavita – ha spiegato -, aggiungiamo nei fumatori e negli ex fumatori la Tac spirale senza mezzo di contrasto. Con questo sistema abbiamo avuto una riduzione della mortalità per tumore del polmone del 20%”. Per Alloisio “prendendo un tumore del polmone al primo stadio la percentuale di sopravvivenza è superiore all’80%. Il problema è trovarlo al primo stadio”.
Il Covid ha avuto una sua influenza? “Il coronavirus – ha spiegato – crea un’interstiziopatia polmonare. Non dovrebbe creare tumore del polmone. In verità – ha continuato – facendo Tac per Covid abbiamo scoperto tumori all’interno del torace. Il Covid purtroppo negli ultimi due anni non ci ha permesso di fare gli screening, per cui ci sono stati molti esami in meno e un aumento dell’incidenza e della mortalità di certi tumori”.
Il consiglio, quindi, è non fumare. “Se fumi, smetti. Se non riesci a smettere – ha aggiunto -, non fumare in ambienti pubblici o in presenza di altri”.

– foto Italpress –
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Malattie croniche dell’intestino, telemedicina al servizio dei pazienti

PALERMO (ITALPRESS) – Seguire a distanza i pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche dell’intestino (MICI o IBD, dall’acronimo inglese di Inflammatory Bowel Disease) e personalizzare il follow up, per migliorare la loro qualità di vita e ottimizzare le risorse del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Sono stati presentati oggi a Palermo, presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone”, i risultati del progetto di telemedicina messo a punto dall’ospedale siciliano, con il patrocinio di A.M.I.C.I ITALIA – Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino e sviluppato con la piattaforma
MyHospitalHub PRO, realizzata da AdiLife e ceduta a titolo gratuito da Takeda Italia.
I pazienti con colite ulcerosa e malattia di Crohn sono in costante aumento e si tratta di patologie che hanno evoluzioni imprevedibili: ci sono casi in cui i controlli in presenza non sono necessari, mentre è importante intervenire tempestivamente quando si presenta una riacutizzazione.
Questa è una delle motivazioni che ha spinto Maria Cappello, Responsabile dell’Ambulatorio IBD, e Calogero Camma, Direttore della UOC di Gastroenterologia ed Epatologia – Policlinico di Palermo, ad adottare la piattaforma di telemedicina MyHospitalHub PRO.
“La telemedicina non può sostituire le prime visite, necessarie anche per instaurare un rapporto di fiducia con il clinico e con la struttura, ma può avere un impatto estremamente positivo sulla qualità della vita dei pazienti durante il followup, sia per chi ha la malattia sotto controllo sia, di riflesso, per i casi più severi, a cui noi medici potremmo dedicare più tempo – spiega Cappello – I primi dati, ottenuti da uno studio che ha coinvolto circa 80 pazienti nell’utilizzo della piattaforma, sono molto incoraggianti e, una volta validata, la piattaforma potrà essere esportata anche in altre strutture che si occupano di IBD: la scalabilità è un ulteriore valore del nostro progetto pilota. E però fondamentale che questi sistemi e il lavoro svolto da remoto dai clinici venaano riconosciuti anche dal Sistema sanitario nazionale per gli aspetti che attengono ai rimborsi”.
“In un periodo di insufficienti risorse per la sanità, l’efficienza dei processi sanitari è un imperativo per tutto il sistema – aggiunge Salvatore lacolino, Commissario straordinario Policlinico di Palermo -. Tra gli aspetti di maggiore attenzione c’è sicuramente la gestione delle patologie croniche che, se non opportunamente gestite, corrono il rischio di diventare ulteriori oneri per il sistema sanitario. La sfida per il futuro è senz’altro quella di gestire le patologie croniche con gli strumenti che la tecnologia è in grado di fornire. Il progetto che oggi presentiamo è un esempio importante di orientamento verso modelli organizzativi che hanno un impatto positivo non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto sulla qualità di vita dei pazienti, e anche un esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privato finalizzato a rendere più efficiente il sistema. Oltre alla tecnologia, è comunque determinante il ruolo dei professionisti che, come in questo caso, creano le condizioni per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie. Ringrazio pertanto la dottoressa
Cappello e i partner privati di questa iniziativa”.
Attraverso un’App, i pazienti possono compilare quotidianamente questionari sul proprio stato di salute (ePRO – Patient Reported Outcome elettronici) e prenotare visite. Contemporaneamente, i medici possono consultare lo stato del paziente e intervenire, in caso di necessità, attivando una televisita. Viene cosi alleggerito per tutti il carico di gestione della malattia con risparmio di tempo e risorse, attraverso una maggiore circolazione dei dati che permette di dare riscontri clinici quando il consulto in presenza non è realmente necessario, a vantaggio della sostenibilità e dell’impatto ambientale con la riduzione degli spostamenti per raggiungere la struttura sanitaria.
“La tecnologia è un importante strumento di innovazione – sottolinea Andrea Pecci, Data, Digital & Technology Head Takeda Italia – La nostra intenzione è quella di essere un’azienda biofarmaceutico altamente tecnologica: siamo infatti la prima tra le principali farmaceutiche nel mondo ad avere un Chief Technology Officer all’interno del Board globale. Progetti come quello presentato oggi hanno per noi un alto valore, perchè creano un circolo virtuoso d’innovazione continua, che vede pubblico e privato lavorare in partnership con il fine ultimo di portare benefici ai pazienti. I centri come quello di Palermo sono esempi di eccellenza: si mettono in gioco e affrontano sfide complesse per cambiare il sistema e portare nuove conoscenze di cui potranno beneficiare tutti”.
A confermare l’alto valore di questo progetto è stato Salvatore Leone, direttore generale di A.M.I.C.l. ITALIA, secondo cui “questa iniziativa è un esempio di come la tecnologia, se sviluppata tenendo conto dei bisogni reali dei pazienti, può fare davvero la differenza per la loro qualità di vita e contribuire al progresso scientifico. Il monitoraggio remoto dei pazienti cronici può anche contribuire a ridurre i costi diretti e indiretti per il sistema sanitario. Il monitoraggio continuo e regolare della salute dei pazienti permette di identificare precocemente eventuali problemi e di intervenire tempestivamente, prevenendo complicazioni e ricoveri ospedalieri non necessari. Ciò può ridurre i costi diretti per le cure mediche e aumentare l’efficienza del sistema sanitario”.
Inoltre, il monitoraggio remoto consente ai pazienti di gestire la loro condizione in modo più autonomo, evitando visite mediche frequenti e viaggi verso il centro medico, riducendo così i costi indiretti. In sintesi, il monitoraggio remoto dei pazienti cronici è una soluzione importante per migliorare la qualità di vita dei pazienti e ridurre i costi per il sistema sanitario.
C’è un altro aspetto importante del progetto: i dati, raccolti in modo anonimo, potranno essere analizzati attraverso algoritmi d’Intelligenza Artificiale, e incrociati con dati diagnostici e di terapia. Questo sistema, oltre a consentire al medico di identificare parametri alterati, permette di condurre studi clinici su ampie casistiche, utili a tracciare l’evoluzione generale delle due malattie e le risposte alle terapie.
“Siamo orgogliosi della partnership con Takeda Italia nata nel 2019, quando la telemedicina, da sempre considerata un’opportunità, è diventata una necessità, abilitata anche da una tecnologia ormai pervasiva e sofisticata – dichiara Martino Politi, presidente di ADiLife – In questi anni abbiamo sviluppato collaborazioni ‘a trè: noi, Takeda Italia e i partner della sanità, adattando di volta in volta la piattaforma di telemedicina alle diverse esigenze. Siamo particolarmente fieri del progetto con l’Ambulatorio IBD del Policlinico di Palermo, perchè consentirà di generare grandi quantità di dati che difficilmente oggi vengono raccolti e utilizzati per la ricerca”.

– foto xd6/Italpress –
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Giornata del personale sanitario, le professioni la celebrano “Insieme”

ROMA (ITALPRESS) – “Insieme per garantire la salute di tutti”: è questo lo slogan scelto per la terza “Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato”, che si celebrerà il prossimo 20 febbraio. Quest’anno, infatti, le undici Federazioni e Consigli nazionali degli Ordini delle Professioni sociosanitarie – oltre 1,5 milioni di professionisti tra medici e odontoiatri, infermieri, farmacisti, medici veterinari, professionisti dell’area tecnica, della riabilitazione e della prevenzione, ostetriche, chimici e fisici, fisioterapisti, psicologi, biologi, assistenti sociali – hanno deciso di celebrare insieme questa giornata, la cui istituzione, per Legge, ha costituito un pubblico riconoscimento dell’attività quotidianamente svolta a tutela della salute dei cittadini.
Lo faranno a Roma, lunedì 20 febbraio a partire dalle 9, presso l’Aula Magna della Pontificia Università San Tommaso D’Aquino, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Ministro della Salute Orazio Schillaci e di altre autorità.
A beneficio di quanti non potranno presenziare e della cittadinanza in generale, sarà predisposto un servizio di diretta streaming, attraverso i canali social e i siti istituzionali degli Enti organizzatori.
La celebrazione congiunta sarà strutturata in modo da alternare letture di brevi testi di scienziate e scienziati, poeti e poetesse con esecuzioni musicali della Red Shoes Women Orchestra, diretta dal Maestro Dominga Damato e composta da sole musiciste donne.
La scelta di privilegiare un’orchestra al femminile nasce dalla comune volontà di lanciare un segnale di attenzione per contrastare la violenza e gli episodi che la cronaca continua a registrare e che, purtroppo, sempre più spesso sono perpetrati, in particolare contro le donne e contro i professionisti sociosanitari a prescindere dal genere.
Promossa dal regista Ferzan Ozpetek e dal paroliere Mogol, la giornata è stata istituita con la Legge 13 novembre 2020 “per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da Coronavirus”. E’ stata scelta la data simbolica del 20 febbraio per ricordare il giorno in cui a Codogno venne scoperto il “paziente uno”.
“Le professioni sociosanitarie – affermano i rappresentanti delle Federazioni e dei Consigli – sono, da sempre accanto a chi soffre e ha bisogno del loro aiuto. Anche nelle fasi più dure della pandemia, quando non c’erano ancora i vaccini e mancavano spesso anche i dispositivi di protezione individuale, l’assistenza non è mai venuta meno. Tanto che nella prima e nella seconda fase Covid-19 si contano circa 500 decessi tra i professionisti sociosanitari e i contagi, che ancora proseguono negli ultimi mesi al ritmo di 5-8.000 ogni 30 giorni, hanno raggiunto, tra infezioni e reinfezioni, quota 474.000 al 6 febbraio, senza sostanzialmente più registrare, dopo l’avvento dei vaccini, casi gravissimi e decessi”.
Le Federazioni e i Consigli nazionali dei professionisti sociosanitari sostengono e dimostrano con la realizzazione della giornata, l’irrinunciabilità di una rappresentanza comune riconosciuta a livello istituzionale e che a livello istituzionale abbia voce in capitolo nella determinazione delle esigenze e delle scelte programmatorie necessarie alla qualità dell’assistenza sociosanitaria.

– foto Ufficio Stampa e Comunicazione FNO TSRM e PSTRP –
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Ernie, in Italia 200 mila interventi chirurgici all’anno

MILANO (ITALPRESS) – Può essere inguinale, femorale, ombelicale, iatale e di altri tipi ancora, ma la definizione dell’ernia è valida per tutte: una fuoriuscita di viscere dalla parete del muscolo o del tessuto che lo contiene. Nella maggior parte dei casi le ernie interessano la cavità addominale, tra il petto e le anche. La più diffusa è sicuramente l’ernia inguinale, a tal punto che la sua riparazione è considerata l’intervento chirurgico più frequentemente eseguito nelle sale operatorie di tutto il mondo. L’incidenza globale dell’ernia inguinale nella popolazione si aggira intorno al 4-5% con valori che raddoppiano se si prende in considerazione il solo sesso maschile e con una frequenza che aumenta con il passare degli anni. Il rapporto maschio-femmina è di otto a uno. Un senso di peso e bruciore, accompagnati alla presenza di una protuberanza inguinale sono i sintomi comuni dell’ernia. Solitamente si suggerisce di operare presto, seppur nella maggioranza dei casi senza urgenza. L’ernia è uno dei temi affrontati da Giampiero Campanelli, direttore Hernia Center Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, il nuovo format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“L’origine dell’ernia è un problema metabolico”, ha spiegato Campanelli. “I tessuti connettivi – ha continuato – sono poveri di una determinata sostanza, quindi le reazioni che formano i nuovi tessuti connettivi sono meno efficaci”. Per il direttore dell’Hernia Center bisogna “sfatare il discorso degli sforzi”. “Non è detto – ha evidenziato – che gli sforzi producano l’ernia, certamente gli sforzi su una base biochimica la fanno comparire”.
Come accorgersi della comparsa di un’ernia? “Uno degli errori più frequenti – ha sottolineato – è diagnosticare un’ernia quando non c’è. Il semplice dolore inguinale, per esempio, che può comparire durante uno sforzo fisico, se non è accompagnato da una tumefazione visibile, molte volte non è un’ernia. Tipicamente con la comparsa di un’ernia c’è la comparsa di una tumefazione. Poi può accompagnarsi o meno a sensazioni di bruciore, prurito, dolore o pesantezza”.
Secondo la credenza popolare, con l’ernia si deve quasi sempre andare verso un intervento chirurgico. “Una delle cose – ha spiegato Campanelli – che penso possa contraddistinguere una super-specializzazione su questo argomento è la possibilità di dividere i casi in cui si deve andare dal chirurgo da quelli in cui si può non andare dal chirurgo. La semplice comparsa di una debolezza della parete posteriore del canale inguinale, che si associa a un dolore, non è detto che debba essere trattata primitivamente chirurgicamente”. Per Campanelli alcune “situazioni a volte vanno risolte all’inizio con la fisiochinesiterapia”.
Talvolta si sente dire che qualcuno è stato operato di ernia ma il dolore è rimasto. “Questo è il quadro peggiore che possa presentarsi”, ha affermato. “E’ il dolore cronico post-operatorio – ha aggiunto – e ha due origini. Una prima origine è l’intervento sbagliato in quel momento”. Occorre, quindi, grande attenzione per “l’indicazione chirurgica”.
“Il secondo motivo – ha proseguito – è un intervento fatto male. La chirurgia dell’ernia è passata da una situazione di ‘lavoro casalingò a una super-specializzazione. Non tutti, però, sono superspecialisti. Anche un semplice intervento di ernia inguinale primitiva, se viene operato male o nel momento in cui non doveva essere operato, può dare esito a un vero e proprio incubo. Noi a volte siamo costretti a correre ai ripari con interventi particolari per il trattamento della nevralgia cronica”.
Per Campanelli si tratta di “un argomento epidemiologicamente enorme perchè si fanno 2 milioni di interventi all’anno negli Stati Uniti e 200 mila in Italia”.
“Oggi – ha poi aggiunto – la super-specializzazione impone una chirurgia su misura. Alcuni pazienti possono essere operati con un semplice taglietto di pochi centimetri, in anestesia locale e in regime ambulatoriale. Altri non possono essere operati in questo modo. E arriviamo fino alla riparazione delle grosse problematiche parietali in cui gli interventi sono più complessi. Oggi abbiamo una grande opportunità, quella di operare con la chirurgia robotica. Ci sono alcune indicazioni che privilegiano l’utilizzo di questo presidio. Ci sono risultati eccellenti ma non ci deve essere un abuso perchè il robot va utilizzato solo nelle situazioni in cui c’è un reale vantaggio, sia per la comunità sia per il paziente”.
Si parla spesso della colla di fibrina. “Questo – ha detto Campanelli – è stato alla base di un grandissimo lavoro scientifico. Abbiamo dimostrato che possiamo utilizzare la colla al posto dei punti di sutura. E’ stato un vantaggio enorme perchè non c’è il senso di tensione e il rischio di inglobare particelle nervose è molto ridotto. Utilizzandola in maniera appropriata – ha concluso -, la colla di fibrina arriva agli stessi risultati degli interventi con sutura, però abbattendo moltissimo la percentuale di dolore”.

– foto Italpress –
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Tumore al seno, scende in campo l’ItalRugby femminile

ROMA (ITALPRESS) – La Federazione Italiana Rugby sostiene l’impegno alla tutela dei diritti alla prevenzione e alla cura del tumore al seno e lo fa coinvolgendo la Nazionale Maggiore Femminile a partire dal no-cap match dell’11 febbraio, che ha preso il via alle ore 17 contro la Spagna allo Stadio Baldiri Aleu di Barcellona.
Per l’occasione, prima dell’inizio del match, le atlete hanno svolto un simbolico gesto di autopalpazione del seno, volto a mantenere alta l’attenzione sul tema e ad incoraggiare l’opinione pubblica alla prevenzione per la diagnosi precoce, fondamentale per la corretta individuazione e gestione della malattia. Il gesto potrà poi essere replicato durante alcune delle partite della Nazionale Maggiore Femminile di rugby nel corso dell’anno, oggi ancora in via di definizione.
L’iniziativa, e in generale la campagna, è realizzata dalla FIR con la collaborazione di Europa Donna Italia, Associazione di promozione sociale fondata nel 1994 dall’oncologo Umberto Veronesi e presente oggi in 47 paesi, che si occupa di tutelare i diritti delle donne alla prevenzione e alla cura del tumore al seno, con l’obiettivo di ottenere uguali trattamenti in tutte le nazioni europee.
«Crediamo fortemente in questa iniziativa per due ragioni: è la prima volta che il rugby femminile si impegna ad amplificare da donna a donna i principi che sosteniamo ormai da anni in Italia e in Europa. Il secondo motivo è che “il gesto in campo” rimanda a messaggi ulteriori e approfonditi attraverso i media e i social sulla prevenzione del tumore al seno con l’adesione ai programmi di screening organizzati su tutto il territorio italiano», ha commentato Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia.
In Italia nel 2022 sono stati diagnosticati oltre 55.000 nuovi casi di tumore al seno e ci sono ben 834.000 donne in vita alle quali è stato diagnosticato un tumore al seno.
Il tumore al seno è la patologia oncologica maggiormente diagnosticata nella popolazione italiana con un impatto sul Sistema Sanitario Nazionale di grande rilevanza. Per questo sono state istituite le Breast Unit (Centri di Senologia Multidisciplinare) che, grazie all’expertise necessario, garantiscono una presa in carico della paziente di grande qualità. In questi centri, infatti, è stato riscontrato, in studi dedicati, un tasso di sopravvivenza migliore e del 18% rispetto a centri non specializzati. La diagnosi precoce è uno degli strumenti per migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita delle donne: una diagnosi tardiva, purtroppo, può incidere negativamente sulle possibilità di uscita dalla malattia, sul percorso terapeutico molto impegnativo e sulla vita stessa.

– foto screenshot video Federazione Italiana Rugby –

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Terremoto, partiti per la Siria gli aiuti del Gruppo San Donato

PISA (ITALPRESS) – Sono partiti dall’aeroporto militare di Pisa gli aerei dell’Aeronautica Militare che trasporteranno gli aiuti umanitari che il Gruppo San Donato ha deciso di inviare in Siria.
Sarà la Mezza Luna Rossa Siriana a ricevere e distribuire gli aiuti. Si tratta di 4 ambulanze, medicinali, dispositivi medici e vestiario per un totale di circa 50.000 pezzi.
Oltre le ambulanze e beni necessari all’assistenza, il Gruppo San Donato ha inviato anche una qualificata equipe professionale composta da medici specialisti che offriranno tutto l’aiuto necessario ai colleghi siriani gia presenti sul posto. A partire sono stati i medici dell’IRCCS Ospedale Galeazzi di Milano Dennis Andrade, Youssef Tammam, Camilla Baserga e Lorenzo Mosca.
La prima equipe verificherà il tipo di assistenza necessaria e sarà raggiunta sul posto da altri specialisti che saranno chiamati in ragione delle esigenze che saranno esposte dalla Mezza Luna Rossa.
L’operazione di invio dei materiali si è realizzata grazie alla collaborazione tra il gruppo San Donato e il Governo italiano. “In particolare grazie ai Ministri degli Esteri Antonio Tajani e della Difesa Guido Crosetto hanno assicurato il supporto necessario e gli aerei che hanno permesso il trasporto dei materiali”, sottolinea il Gruppo San Donato.
A Pisa, all’operazione di invio dei materiali, hanno partecipato il Vicepresidente del Gruppo San Donato Kamel Ghribi e il Segretario Generale della Farnesina Ambasciatore Ettore Sequi, in rappresentanza del Ministro Tajani.
“Il dramma che ha colpito le popolazioni di Turchia e Siria ha suscitato dolore ed emozione a livello mondiale e noi, come principale operatore privato della sanità di un grande Paese come l’Italia, abbiamo sentito il dovere di intervenire offrendo il nostro contributo – ha detto a margine delle operazioni il VicePresidente del Gruppo San Donato Kamel Ghribi -. Siamo consapevoli che l’emergenza è tale per cui nessuno da solo può riuscire a fare la differenza, e proprio per questo serve il contributo del più alto numero possibile di soggetti pubblici e privati. Le modalità attraverso cui si è sviluppata la collaborazione con il Governo ci conferma che la partnership pubblico-privato è la strada piu efficace per realizzare obiettivi di interesse generale. Ecco perchè la nostra prospettiva è quella di un grande gruppo al servizio di un grande Paese”.

– foto ufficio stampa Gruppo San Donato –

(ITALPRESS).

Covid, in Italia 30.911 positivi e 279 decessi in una settimana

ROMA (ITALPRESS) – Sono 30.911 i nuovi positivi in Italia, in calo del -6,4% rispetto alla settimana precedente, quando i contagiati furono 33.042. Sono 279 i deceduti, con una netta diminuzione del -36,4% rispetto alla settimana precedente, quando i morti furono 439. Diminuiscono anche i tamponi effettuati, che sono stati 547.026, con una variazione di -8,1% rispetto alla settimana precedente, quando i testati furono 595.539. Il tasso di positività è del 5,7% con una variazione di +0,2% rispetto alla settimana precedente (5,5%).(ITALPRESS).

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