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Tumore al seno, Fda approva un nuovo farmaco di Menarini

MILANO (ITALPRESS) – La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha approvato la molecola elacestrant (ORSERDU) per il trattamento di un sottotipo di cancro al seno avanzato o metastatico.
Si tratta di un degradatore selettivo del recettore degli estrogeni (SERD) per il trattamento di donne in post-menopausa e di uomini adulti con carcinoma mammario avanzato o metastatico, positivo per il recettore degli estrogeni (ER+) e negativo per il recettore HER2-, che abbiano sviluppato mutazioni di ESR1, dopo almeno una di linea di trattamento con terapia endocrina.
“E’ il primo e unico SERD a somministrazione orale ad aver completato con successo l’ultimo step dello sviluppo clinico (fase III) e ad essere approvato da un’autorità regolatoria”, si legge in una nota.
Il farmaco sarà disponibile negli Stati Uniti tramite Menarini Stemline, azienda biofarmaceutica acquisita dal Gruppo Menarini nel 2020.
“L’approvazione di ORSERDU (elacestrant) da parte dell’FDA rappresenta la prima terapia in assoluto per i pazienti con carcinoma mammario ER+/HER2- avanzato o metastatico con mutazioni ESR1 e siamo molto orgogliosi di poter offrire una terapia target che possa soddisfare questo grande bisogno terapeutico irrisolto”, ha commentato Elcin Barker Ergun, Amministratore Delegato del Gruppo Menarini. “Siamo grati ai pazienti, agli investigator e agli administrator che hanno partecipato agli studi clinici che hanno portato a questa straordinaria innovazione”, aggiunge.
Elacestrant è stato approvato da FDA con la procedura di Priority Review e Fast Track sulla base dei risultati dello studio registrativo di fase III EMERALD.

– foto Agenziafotogramma.it –

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Endometriosi, in Italia ne soffre il 15% delle donne in età fertile

MILANO (ITALPRESS) – L’endometriosi è la presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero. Può colpire la donna già alla prima mestruazione e accompagnarla fino alla menopausa, in alcuni casi anche dopo. Secondo i dati del Ministero della Salute, in Italia è affetto da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva. La patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficoltà a concepire. Le donne con diagnosi certa sono almeno 3 milioni. Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni e il percorso che porta alla diagnosi è spesso lungo e faticoso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna, che soffre di dolori addominali apparentemente senza causa e realizza con grande fatica il sogno di avere un bambino. Le donne che hanno la madre o una sorella affette da endometriosi hanno un rischio di svilupparla sette volte maggiore. E’ uno dei temi affrontati da Massimo Candiani, responsabile Unità Operativa Complessa di Ginecologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, il nuovo format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
L’endometriosi può avere “un impatto importante a livello sociale, tanto che – ha spiegato Candiani – stiamo lavorando da parecchi anni per riconoscerla come malattia di carattere sociale. E’ una patologia cronica, infiammatoria, che colpisce le donne in epoca fertile. La conosciamo da più di cent’anni, stiamo cercando di trovare le motivazioni e la causa reale, ancora non l’abbiamo trovata”. Per Candiani i “fattori predisponenti possono essere di carattere genetico, di carattere ormonale o meccanismi fallaci immunitari”. I “sintomi caratteristici” sono “il dolore mestruale, quello durante i rapporti e il dolore cronico anche fuori dalla mestruazione, che può far sospettare la malattia. Poi il dolore – ha continuato – può interessare gli organi vicini”.
Per quanto riguarda la difficoltà a concepire, Candiani ha ricordato che “tra il 15 e il 30% delle donne infertili soffre di endometriosi, però è anche sbagliato – ha sottolineato – il luogo comune di chi ha l’endometriosi e pensa di essere infertile: moltissime donne concepiscono spontaneamente oppure terapie mediche, chirurgiche o la procreazione medicalmente assistita permettono di raggiungere l’obiettivo”.
Quanto alle terapie mediche, si tratta di “terapie farmacologiche, antinfiammatorie, ormonali, senza ricorrere immediatamente alla chirurgia perchè – ha spiegato – questa può essere un rimedio ma, essendo una malattia che ha una propensione a ripresentarsi, non si può neanche pensare di eseguire una moltitudine di interventi”.
Cosa si fa quando si decide di trattare chirurgicamente l’endometriosi? “Si parla di interventi mini-invasivi”, ha affermato. “E’ molto importante – ha proseguito – nelle donne resistenti a terapie farmacologiche o quelle che cercano di concepire senza ricorrere immediatamente alle tecniche di fecondazione assistita. Però deve essere una chirurgia costruita, ritagliata, quasi sartoriale, devi conoscere bene la patologia – ha detto – e devi essere in un centro di secondo livello perchè puoi avere bisogno di una multidisciplinarità in questo tipo di interventi. E’ importante essere conservativi e sapersi modulare per non arrecare ulteriore danno”.
Si sente parlare di endometriosi sempre più frequentemente. “Non credo che la patologia stia crescendo – ha spiegato – ma che a poco a poco l’informazione che facciamo abbia istruito anche i nostri colleghi nel riconoscere la patologia e abbia acceso qualche campanello d’allarme nelle pazienti che soffrono di determinate sintomatologie”.
Una donna che soffre di questa patologia corre rischi maggiori quando è incinta? “Nella maggior parte dei casi – ha spiegato Candiani – non corre alcun rischio aggiuntivo rispetto alla paziente non affetta da endometriosi, salvo situazioni particolarmente estreme che richiedono attenzione. Non ne farei un problema nè sulla conduzione della gravidanza nè sulle modalità del parto”.
Anche “lo stile di vita è importante”, però “non bisogna esagerare”, ha detto il responsabile di ginecologia dell’Ospedale San Raffaele.
“Si sente spesso parlare – ha continuato – di non mangiare qualche alimento ma non è l’alimento che fa venire l’endometriosi. Ci sono alimenti più infiammatori, ci sono quelli che sostengono di più i livelli estrogenici nella donna. Limitare questo vuol dire abbassare l’infiammazione e ridurre i sintomi legati all’endometriosi. Anche lo sport è importante, però senza sovraccaricare la muscolatura del piano perineale che è quella generalmente più sollecitata dall’endometriosi a livello infiammatorio”.
Per Candiani bisogna “ricordare a queste donne che c’è anche la possibilità di preservare la fertilità: da alcuni anni a questa parte – ha aggiunto – si possono conservare gli ovociti e si può addirittura prelevare tessuto ovarico sano, congelarlo e magari servirsene in futuro in caso di bisogno”.

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Lesioni alla spalla, buone risposte dalle tecniche mini-invasive

MILANO (ITALPRESS) – Una caduta sul braccio oppure uno sforzo eccessivo sono spesso le cause della lesione dei tendini della cuffia dei rotatori, uno dei più comuni problemi che colpisce la spalla. La cuffia dei rotatori è un complesso formato da quattro tendini e dai rispettivi muscoli che costituiscono una vera e propria cuffia che circonda la testa dell’omero. Oltre agli eventi traumatici, la lesione può essere conseguenza di un assottigliamento dei tendini causato dall’età. In questo caso, il dolore non è acuto e improvviso ma di intensità variabile e spesso notturno. Nei pazienti al di sotto dei 30 anni, invece, il problema alla spalla più comune è la cosiddetta instabilità gleno-omerale che può portare anche alla lussazione, spesso conseguenza di un trauma. Questo è uno dei temi affrontati da Alessandro Castagna, responsabile di Ortopedia della spalla dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano), intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, il nuovo format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“La spalla – ha spiegato Castagna – è un’articolazione che può fare male, anche molto. Quando succede ce ne accorgiamo perchè questo condiziona la qualità della vita. Il dolore tipicamente è localizzato a livello della zona del deltoide, quando c’è questo sintomo deve venire qualche sospetto per andare ad approfondire l’argomento”. Per Castagna “quando il dolore comincia a durare più di qualche giorno, si ripresenta, disturba il riposo notturno e limita la funzione è opportuno approfondire senza perdere troppo tempo. Se abbiamo una perdita di funzione molto significativa, un dolore che impedisce di condurre una vita normale – ha aggiunto – si corre subito per un consulto e un parere”.
“La spalla – ha evidenziato – è un sistema molto complesso ed è un’articolazione molto mobile. Questo fa sì che sia anche poco stabile. Circa il 3% della popolazione di sana e robusta costituzione si lussa la spalla nella sua vita e negli atleti di contatto si arriva al 15-16%”.
Sulla lesione dei tendini della cuffia dei rotatori, ha spiegato: “Sono i tendini dei quattro muscoli che partono dalla scapola, avvolgono come una cuffia la testa dell’omero e lo muovono nello spazio sui vari piani. Sono quattro – ha proseguito – ma basta che uno o uno e mezzo si rompano e immediatamente la funzione decade e il dolore aumenta molto”.
Per Castagna “una lesione di piccole e medie dimensioni e recente può essere trattata brillantemente con tecniche mini-invasive con ottimi risultati”. Quando si aspetta troppo, però, si può arrivare “al punto che noi chirurghi – ha spiegato – diciamo di non operarsi perchè non avrebbe alcun beneficio”.
C’è anche la riabilitazione. “La buona riabilitazione – ha sottolineato – è di grande aiuto alla spalla: sia per quella che viene operata per recuperare la funzione sia per quella che non viene operata, la fisioterapia è importante. I muscoli che agiscono attorno alla spalla quando muoviamo l’arto superiore sono 21. Questo significa che abbiamo un margine molto ampio di compenso funzionale”.
C’è una predisposizione ad avere danni di questo genere? “Esistono – ha affermato – condizioni costituzionali come la lassità e una patologia del collagene nel suo insieme ma, senza arrivare a questi estremi, generalmente è l’usura che porta al consumo delle strutture e al loro cedimento”.
Il responsabile di Ortopedia della spalla dell’Istituto Humanitas si è soffermato anche sull’artroscopia. “Ci permette – ha spiegato – di vedere le strutture, oggi ad alta definizione e a colori, con un piccolo tubicino di fibre ottiche dentro l’articolazione, fare un bilancio articolare, una diagnosi e decidere un trattamento chirurgico. Non tutte le chirurgie possono essere eseguite in artroscopia ma è uno strumento meraviglioso per capire la patologia e per trattarla”.
Cosa fare per prevenire i problemi alla spalla? “Per chi fa sport esiste una preparazione specifica per la spalla”, ha evidenziato, parlando di “prevenzione” ma anche di “un uso che tenga sempre conto che esistono dei limiti di progetto delle articolazioni oltre i quali non dovremmo spingerci”.

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Ghribi (Gruppo San Donato) “Pronti a investire su Sanità della Tunisia”

ROMA (ITALPRESS) – Kamel Ghribi, vice presidente del gruppo internazionale di cliniche “San Donato”, si è detto disponibile a investire nel settore sanitario della Tunisia, per contribuire a realizzare “un sistema di cura forte e moderno per  tutte le fasce sociali”. Lo riporta mosaiquefm.net, sito Internet della prima radio privata tunisina. 
Ghribi ha recentemente firmato trattati di partnership con lo stato egiziano per investire nella salute e in altri settori di quel paese.
“Come tunisino e arabo orgoglioso delle mie origini, ritengo che l’Egitto sia il cuore dell’arabismo, la porta dell’Africa e il ponte tra il passato e il futuro, e la Tunisia la culla della storia, della cultura, delle arti e la madrepatria che merita tutto il sostegno, soprattutto in questo momento”, afferma, sottolineando l’importanza di “rafforzare i legami storici tra i poli del Mediterraneo in modo che le due forze possano incontrarsi di nuovo e unirsi per tracciare un unico futuro per la regione nordafricana e del bacino del Mediterraneo”.
“L’Egitto è il cuore dell’Oriente, e la Tunisia è la porta dell’Africa, la traversata verso l’Europa e il ponte che collega il nord con il sud, così che meno di un’ora di tempo separa l’Europa e continenti africani, ed è questo che può essere impiegato e sfruttato affinchè la Tunisia sia una meta turistica e terapeutica per il cittadino europeo”, afferma Ghribi. E “questa cooperazione arabo-mediterranea sarebbe un forte sostenitore delle relazioni mediterranee, non solo a livello sanitario, ma anche a livello di scambio di esperienze e della forza lavoro tunisina, che gode di una buona reputazione su scala globale”.
Il manager ha anche manifestato la sua intenzione di assumere “un buon numero di infermieri e infermiere tunisini da impiegare negli ospedali San Donato in Italia”.
“Oggi siamo pronti a mettere tutti i nostri sforzi, le relazioni e tutte le competenze e le capacità del nostro gruppo ospedaliero al servizio dei cittadini tunisini e arabi per raggiungere i massimi livelli nel campo della cura, della formazione e della riabilitazione scientifica e superare i problemi quotidiani che i cittadini soffrono nel settore sanitario”, chiarisce.
Foto: uff. stampa GKSD
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Federazioni e Ordini incontrano Schillaci su rilancio sistema assistenza

ROMA (ITALPRESS) – Secondo incontro delle Federazioni e Consigli nazionali degli Ordini delle professioni sociosanitarie (medici e odontoiatri, infermieri, farmacisti, tecnici sanitari e professionisti della riabilitazione e della prevenzione, fisioterapisti, chimici e fisici, medici veterinari, psicologi, assistenti sociali, ostetriche, biologi) con il ministro della Salute Orazio Schillaci. Affrontati diversi temi generali, che saranno successivamente oggetto di approfondimento in incontri ad hoc con le singole professioni. Al primo posto, spiega una nota, la regolamentazione degli incontri del Tavolo permanente delle Federazioni e Consigli sanitari e sociosanitari, perchè possa avere un ruolo non solo propositivo, ma anche di programmazione strutturale degli interventi necessari al miglioramento e alla garanzia dell’assistenza ai cittadini. Poi, una velocizzazione dei lavori della CCEPS, la Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni sanitarie, organo di giurisdizione speciale, istituito presso il ministero, che esamina i ricorsi presentati dai professionisti sanitari contro i provvedimenti dei rispettivi Ordini. Tra questi, le sanzioni disciplinari, che non possono essere applicate sino a che i ricorsi sono pendenti.
Tra gli argomenti da sviluppare, l’insediamento della Commissione Nazionale Formazione Continua (ECM): il suo ruolo rispetto alla proroga di un anno del triennio formativo, prevista nel decreto “Milleproroghe”, e la definizione di forme di premialità per chi è in regola con l’acquisizione dei crediti.
Particolare urgenza è stata posta sul tema della grave carenza di professionisti, soprattutto di infermieri, di medici specialisti e farmacisti, rispetto alla quale si dovranno definire azioni non solo sul reclutamento, ma anche per l’incremento dell’attrattività delle professioni sanitarie in generale e del loro impiego nel Servizio sanitario nazionale. Dovrà poi essere sviluppato il discorso dell’assistenza domiciliare, in virtù dei mutati bisogni e dei cambiamenti demografici, così come il problema di ricoveri e accessi impropri, con nuovi modelli organizzativi da adottare e adattare in ospedali, pronto soccorso e sul territorio, anche con il coinvolgimento della rete delle farmacie aperte al pubblico. Tra i temi centrali, quello dei farmaci innovativi, dei tetti di spesa riferiti ad analisi ed esami diagnostici, soprattutto in funzione della revisione dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) e del relativo finanziamento. Uno spunto di riflessione innovativo è stato quello relato all’intelligenza artificiale e ai suoi risvolti etici, perchè nell’assistenza la tecnicalità e l’efficienza del progresso tecnologico non possono, secondo le professioni, sostituire la sensibilità e la capacità selettiva verso il singolo assistito e soprattutto non possono supplire l’indispensabile rapporto che deve esserci tra professionista sociosanitario e persona, anche secondo ciò che dettano i singoli Codici deontologici, affinchè sia efficace il rapporto di cura.
Federazioni, Ordini e Ministero analizzeranno anche il tema della revisione dei profili professionali e di alcuni profili a livello accademico e del sistema delle lauree abilitanti e, alla luce delle necessità assistenziali e dei recenti fatti di cronaca, le problematiche relative alla gravidanza e ai primi mille giorni di vita. Particolare impulso sarà dato, poi, a campagne di prevenzione e per l’educazione e la sicurezza alimentare. Allo studio anche una campagna ministeriale di comunicazione specifica sulla violenza ai danni del personale, tema ritenuto essenziale e trasversale a tutte le professioni, che hanno chiesto un rilancio dell’Osservatorio nazionale, con maggiori poteri e possibilità di azione. Infine, è stata condivisa la necessità di introdurre semplificazioni amministrative negli adempimenti professionali.
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– foto ufficio stampa Fnopi-

Come migliorare l’esperienza del paziente, esperti a confronto a Palermo

PALERMO (ITALPRESS) – La Sala Mattarella di Palazzo dei Normanni, a Palermo, ha ospitato il Simposio Internazionale sulla Qualità: “Improving Patient Experience: challenges and new trends”, organizzato da Irccs Ismett e Upmc.
Nel corso del convegno, giunto alla sua terza edizione, esperti internazionali del settore si sono confrontati su come migliorare la patient experience, ovvero la percezione generale e la soddisfazione dei pazienti riguardo all’assistenza ricevuta.
“I fattori determinanti della patient experience sono molteplici – spiega Angelo Luca, Ceo Ismett-Upmc – Innanzitutto, è importante fornire cure efficaci e sicure a pazienti che sono sempre più informati. Si tratta di persone con aspettative, desiderose di essere al centro del processo di cura ed avere un’assistenza completa, non frammentata e più personalizzata”.
La pandemia ha evidenziato l’importanza di disporre di personale sanitario con competenze tecniche adeguate alle nuove esigenze. “Il coinvolgimento del personale nei confronti del proprio lavoro e della organizzazione – aggiunge Luca – è un altro elemento che ha un impatto significativo sulla patient experience, la qualità del lavoro e il rendimento. Da due anni abbiamo attivato un programma per misurare e migliorare il coinvolgimento dei dipendenti”.
“Negli ultimi 20 anni è cambiato completamente il rapporto tra medico e paziente – sottolinea Cinzia Di Benedetto, direttore sanitario Ismett -. Il paziente non è più un beneficiario passivo delle cure ma una persona consapevole dei propri bisogni. Il paziente va quindi considerato come persona a 360 gradi e non solo come individuo che necessita di una terapia, questa è la vera sfida della Patient Experience”.
Nel corso del Simposio si è parlato, inoltre, dell’importante ruolo dell’infrastruttura e delle tecnologie. “Da circa 1 anno collaboriamo con lo studio dell’architetto Piano per la nuova sede di Ismett a Carini – evidenzia ancora Luca -. Avere spazi adeguati per i pazienti, i visitatori e il personale sanitario, stanze di degenza confortevoli, che mantengono la privacy e la tranquillità e riducono il rischio infezioni intraospedaliere aumenta la soddisfazione e garantisce un’assistenza sicura ed efficiente. A questo si aggiungono la natura e il verde che hanno un effetto positivo sulla salute fisica e mentale dei pazienti, aiutando a ridurre lo stress, la depressione e l’ansia e migliorando il sonno”.
Durante i lavori del congresso, è stato evidenziato, infatti, come la progettazione dei processi e dei percorsi sanitari con la prospettiva del paziente è fondamentale per migliorare l’esperienza del paziente. Le tecnologie avanzate come gli ospedali intelligenti possono aiutare a migliorare la qualità e l’efficienza delle cure. “La tecnologia – continua Luca – offre diverse soluzioni, ad esempio è possibile utilizzare sistemi di controllo degli asset, localizzazione in tempo reale del personale sanitario, del paziente e delle attrezzature evitando inutili perdite di tempo e aumentando la disponibilità dei sanitari per il paziente, automazione delle prenotazioni, del check-in e check-out, sale operatorie intelligenti, manutenzione delle apparecchiature secondo il loro reale utilizzo e non secondo controlli periodici programmati, controllo dei consumi energetici, sistemi di navigazione e geonotificazione, e sistemi robotizzati per il trasporto dei farmaci e dei pasti. Tutto ciò fa parte di ciò che viene chiamato Smart Hospital, strumentale per migliorare la sicurezza, la qualità delle cure e l’efficienza”.

– foto xd6/Italpress –
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Covid, 38.168 i nuovi positivi in una settimana. 345 le vittime

MILANO (ITALPRESS) – Sono 38.168 i nuovi positivi nella settimana tra il 20 e il 26 gennaio in Italia, in diminuzione del 26,5% rispetto alla settimana precedente, quando furono 51.897. Sono 345 i deceduti, con una variazione di -30,3% rispetto alla settimana precedente (495). I tamponi effettuati sono stati 608.732, con una variazione di -11,4% rispetto ai 687.233 della settimana precedente. Il tasso di positività è del 6,3%, in diminuzione dell’1,3% rispetto alla settimana precedente, quando era del 7,6%. (ITALPRESS).

Photo Credits: www.agenziafotogramma.it

Covid, in calo Rt e incidenza

ROMA (ITALPRESS) – In calo l’incidenza settimanale a livello nazionale dei casi Covid: 65 ogni 100.000 abitanti rispetto a 88 ogni 100.000 abitanti della settimana scorsa. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Cabina di regia Iss-ministero della Salute.
Nel periodo 4-17 gennaio 2023, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,73, in diminuzione rispetto alla settimana precedente (0,89) e sotto la soglia epidemica anche nel range inferiore. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Cabina di regia Iss-ministero della Salute sul Covid-19. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è in diminuzione e rimane sotto la soglia epidemica.
Il tasso di occupazione in terapia intensiva è in calo al 2,1%, mentre il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende al 6,4%.
Nessuna Regione è classificata a rischio alto.
-foto agenziafotogramma.it-
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