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Caro energia, da Sanofi bonus ai dipendenti e misure di efficientamento

ROMA (ITALPRESS) – L’attuale emergenza economica sta mettendo in difficoltà imprese e famiglie italiane con aumenti record dei costi, in particolare per quanto riguarda quelli energetici e di carburante. Sanofi ha deciso di attuare un ampio piano per trovare soluzioni volte da un lato a favorire la riduzione dei consumi in azienda e, dall’altro, supportare i dipendenti ad affrontare l’aumento dei costi in bolletta.
E’ stato definito un Business Continuity Plan Energetico che ha introdotto alcune misure speciali. Il nuovo piano straordinario si integra nella più ampia strategia di Corporate Social Responsibility, che tra l’altro prevede: la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2030, il 100% di energia rinnovabile nei siti industriali entro il 2030 ed un parco auto a zero emissioni entro il 2030. In Italia le nuove misure di contenimento dei consumi coinvolgeranno gli uffici Sanofi di Milano e Roma, e prevedono: l’introduzione di limiti di temperatura negli ambienti di lavoro, dall’11 novembre è stata istituita la chiusura degli uffici tutti i venerdì del mese, le attività lavorative vengono svolte in modalità di “Lavoro Agile”.
Inoltre, nell’ambito della politica del Gruppo volta alla riduzione delle emissioni di gas serra, l’azienda ha siglato con le parti sociali un accordo relativo alla gestione e utilizzo del parco macchine e sviluppato su quattro leve di cambiamento: passaggio graduale alle nuove tecnologie (auto ibride, elettriche e future tecnologie); ottimizzazione dell’efficienza del carburante dei motori termici; riduzione del chilometraggio ove possibile (nuove modalità di lavoro); educazione alle tecniche di guida ecologica.
Per far fronte alle difficoltà economiche e all’erosione del potere d’acquisto riscontrate da tutti i dipendenti con maggiore incidenza tra operai ed impiegati, l’azienda ha deciso di stanziare un contributo una tantum che prevede 800 euro per operai ed impiegati e 400 euro per i quadri.
L’iniziativa, che ha visto il coinvolgimento delle segreterie nazionali Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, insieme ai delegati italiani dell’European Work Council e con le Rappresentanze Sindacali Unitarie, coinvolgerà complessivamente oltre 1840 persone tra quadri, impiegati, operai ed interinali sulle sedi e i tre siti produttivi dell’azienda.

– foto agenziafotogramma.it –
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Dai farmaci biosimilari 30 mld di risparmi da reinvestire in sanità

ROMA (ITALPRESS) – I farmaci biosimilari hanno generato oltre 30 miliardi di euro di risparmi cumulati da reinvestire nella sanità e 4,5 miliardi di giorni di trattamento dei pazienti. Solo nel 2022 sono stati registrati più di 850 milioni di giorni di trattamento dei pazienti utilizzando farmaci biosimilari. Ci sono però ancora ampi spazi di miglioramento che possono essere sfruttati grazie all’adozione di politiche mitrate, nazionali ed europee, che stimolino la concorrenza. Il dato emerge dall’ottava edizione del rapporto “The impact of biosimilar competition in Europe” realizzato da IQVIA e presentato oggi all’evento multilaterale della Commissione UE sui farmaci biosimilari (European Commission Biosimilar Multistakeholder 2022) in coro oggi a Bruxelles. Realizzato da IQVIA per i servizi della Commissione europea con i contributi iniziali sulla definizione dei KPI di EFPIA, Medicines for Europe e EuropaBio, il rapporto descrive gli effetti su prezzo, volume e quota di mercato in seguito all’arrivo della competizione sui biosimilari in 23 mercati europei.
Dall’analisi emerge che i biologici rappresentano il 35% della spesa farmaceutica in Europa a prezzi di listino e stanno crescendo a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’11,3% negli ultimi cinque anni. A fronte di un CAGR del 6,3% del mercato complessivo, proseguendo in un trend che ha visto crescere i biologici più velocemente dei medicinali non biologici da oltre un decennio.
“L’importanza dei farmaci biologici e la sostenibilità della concorrenza dei biosimilari è sempre più un importante fattore critico di successo per i sistemi sanitari pre e post-COVID-19”, sottolinea il report, ricordando che i biosimilari quotano in Europa un mercato da 9 miliardi che è in continua espansione garantendo grazie alla concorrenza ampi vantaggi ai pazienti, ai contribuenti e al sistema sanitario.
Entro il 2022 ammonteranno ad un totale di 18 i biologici con un corrispondente biosimilare, con una media di 3,8 concorrenti autorizzati: a guidare la classifica l’anticorpo monoclonale adalimumab, utilizzato per il controllo di alcune malattie autoimmuni, che vanta ben 10 medicinali biosimilari autorizzati in Europa.
“L’assorbimento di biosimilari – documenta ancora il report IQVIA – è aumentato notevolmente con le scadenze brevettuali più recenti: in Europa il tasso medio di assorbimento nel primo anno post-biosimilare è aumentato dal 5 al 40% fino a quasi il 75% per i biosimilari di bevacizumab. Ciò riflette un crescente fiducia nella prescrizione di biosimilari da parte dei medici e un miglioramento delle politiche adottate dagli Stati sui biosimilari”.
Secondo le stime di IQVIA l’impatto complessivo sulla riduzione dei costi indotta dalla concorrenza di biosimilari può essere compresa tra il 2% e l’8% del budget farmaceutico complessivo, con riduzioni che possono arrivare fino al 90% del prezzo di listino in relazione alla classe, al prodotto, al livello di prezzo originale e al Paese.
Nei prossimi 5 anni – è la previsione degli analisti – ci sarà il maggior numero di scadenze brevettuali mai registrato nel settore dei farmaci biologici e il maggior numero di competitor in fase di sviluppo, ma c’è anche i rischio che una percentuale crescente di farmaci biologici che perderanno l’esclusività rimarranno orfani. “L’Europa è il leader globale nei farmaci biosimilari – il commento di Julie Marechal-Jamil, direttrice della politica sui biosimilari presso Medicines for Europe -. Con migliori politiche di assorbimento, i medicinali biosimilari possono ridurre le disuguaglianze sanitarie in tutta Europa. La revisione della legislazione farmaceutica dell’UE è un’opportunità per sfruttare parte di questo potenziale, aggiornando le regole di settore ai dati scientifici e alle esperienze più recenti”.

– immagine tratta dal report Iqvia –
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Trapianti, in Sicilia un click per diventare donatore di midollo osseo

PALERMO (ITALPRESS) – Diventare donatore di midollo con un semplice click da casa. La Sicilia è la settima regione italiana dove è partito, gestito dal Registro regionale di midollo osseo che ha sede presso il CRT Sicilia, e con la direzione scientifica del Coordinatore regionale del CRT Giorgio Battaglia (nella foto), il programma di “Digitalizzazione e gestione in remoto del processo di selezione del donatore volontario di sangue, emocomponenti e cellule staminali emopoietiche”. Si tratta di un progetto, voluto dal Ministero in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, volto a migliorare l’efficienza, l’efficacia e la qualità del processo di selezione del donatore di sangue e di cellule staminali emopoietiche mediante l’introduzione di soluzioni digitali e organizzative.
L’iniziativa, finalizzata a incrementare il numero dei donatori di midollo che a causa della pandemia ha registrato un brusco calo, è sostenuta dall’ARNAS Civico, diretta da Roberto Colletti, che ha autorizzato l’adesione del CRT al programma ministeriale. Il progetto, operativo anche in Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, e Friuli, prevede, attraverso l’utilizzo di piattaforme informatiche dedicate, il reclutamento “da remoto” dei candidati donatori e il successivo auto-prelievo di un campione salivare attraverso un kit inviato a domicilio. La raccolta dei campioni salivari è necessaria per la cosiddetta “tipizzazione”, ovvero l’individuazione dei dati genetici dei potenziali donatori che serve a ricercare la compatibilità con i pazienti in attesa di un trapianto di cellule staminali emopoietiche.
Per aderire al programma occorre fare la pre – iscrizione on line al seguente link: https://ibmdr.galliera.it/ibmdr/news_eventi/diventa-donatore. Una volta compilato il form, il donatore verrà contattato e, comodamente da casa, potrà interfacciarsi con un sanitario per confermare l’anamnesi inserita. Successivamente riceverà al proprio domicilio un kit, accompagnato dalle relative istruzioni, per la raccolta del campione salivare, che sarà poi ritirato da un corriere. Dopo le analisi sul campione, il donatore riceverà una mail con un link da cui potrà gestire il suo profilo, e una lettera di ringraziamento che comunicherà l’inserimento in lista.
“Anche in questo settore la Sicilia deve fare passi avanti- commenta Battaglia -. Ma ci sono tutte le condizioni per recuperare il brusco calo degli iscritti al Registro nazionale donatori di midollo osseo”.
Per potere diventare un donatore occorre avere un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, buone condizioni generali di salute, e un peso superiore ai 50 kg. Nel Registro si può restare iscritti fino all’età di 55 anni. Tutte le informazioni sulla procedura per l’iscrizione possono essere richieste presso un centro donatore, polo di reclutamento, o servizio trasfusionale di qualsiasi ospedale più vicino alla propria residenza, o le associazioni distribuite sul territorio o presso il Registro regionale di midollo del Centro Regionale Trapianti Sicilia (CRT Sicilia) di cui è referente il dottore Ettore Pagoto, email [email protected], telefono 091 6663828.
Per ulteriori notizie e chiarimenti si può consultare il sito http://ibmdr.galliera.it/iscrizione.

– foto Italpress –
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Pandemia ha compromesso accesso alle cure, associazioni lanciano allarme

ROMA (ITALPRESS) – L’assistenza alle cronicità ha bisogno di multifattorialità, aderenza alle cure, ma secondo il tipo di terapia prescritta che deve essere sempre appropriata e basata su linee guida aggiornate perchè altrimenti si disincentiva il paziente dal seguirla. E questo si raggiunge con l’implementazione dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) che vanno personalizzati e che siano attenti alle fragilità sociali e familiari, con monitoraggi reali e continui della loro effettiva implementazione e degli esiti di salute prodotti, avvalendosi anche degli strumenti di telemedicina e teleassistenza: i pazienti cronici hanno assoluto bisogno di essere seguiti a domicilio.
Non hanno dubbi sui percorsi e sulle necessità di cura e assistenza delle cronicità, Valeria Corazza, presidente APIAFCO, l’associazione delle persone con psoriasi e Alessia Amore, vice direttore di AMICI Italia, l’Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, che all’incontro promosso da Salutequità sul PNRR e il Piano nazionale Cronicità, hanno messo sul tavolo del dibattito con istituzioni e ordini professionali le istanze reali dei cittadini pazienti chiedendo l’aggiornamento del Piano Nazionale della Cronicità e registri di patologia per la stratificazione.
“Le condizioni di assistenza che la pandemia ha creato – ha sottolineato in premessa Tonino Aceti, presidente di Salutequità – sono allarmanti: l’11% delle persone che avevano bisogno di visite specialistiche o esami diagnostici nel 2021 ha dichiarato di aver rinunciato per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio. La rinuncia alle cure colpisce di più chi vive in un comune centro di area metropolitana: si è passati dal 7,3% del 2019 al 12,8% nel 2021. I problemi di accesso si acuiscono con l’età e colpiscono più massicciamente le persone anziane: si passa dal 14,6% dei 55-59enni che hanno dichiarato di aver dovuto rinunciare a visite o esami necessari al 17,8% nella fascia di età delle persone con più di 74 anni”.
“Anche l’OCSE nel suo rapporto annuale 2022 appena presentato – ha aggiunto Aceti – nella panoramica sugli effetti della pandemia ha denunciato l’abbandono delle cure. Ad esempio, quasi un giovane su due non ha avuto accesso all’assistenza per la salute mentale e sono rimasti in stand by l’11,5% in media OCSE degli interventi per cancro. A peggiorare anche la perdita di aspettativa di vita: l’OCSE afferma che la pandemia ha provocato in molti paesi una riduzione senza precedenti dell’aspettativa di vita nel 2020 e nel 2021, cancellando i guadagni rispetto addirittura al decennio precedente”.
Dagli Ordini professionali risposte e bisogni parlano una lingua pressochè comune.
Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale degli Assistenti sociali, ha sottolineato la necessità di un “nuovo linguaggio” che non parli più solo di bisogni sanitari, ma li affianchi sempre a quelli sociali, per i quali vanno formati operatori in numero e in grado dal punto di vista qualitativo di sostenerli, ma soprattutto vanno riconosciuti per rendere attrattiva una professione che altrimenti si confonde, senza alcun effetto positivo sugli assistiti, in mille rivoli e mille definizioni, quando deve essere chiaro che chi ha una necessità a livello sanitario, soprattutto nelle cronicità, ne ha altrettanto a livello sociale. E non solo il paziente, ma anche la famiglia caregiver e per questo tutti devono essere assistiti anche da questo punto di vista da professionisti formati e di qualità.
Basta con le semplificazioni, ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli infermieri: l’assistenza non può essere un momento di “passaggio” per il paziente, ma è fondamentale e per questo devono essere previsti precisi esiti territoriali così come oggi sono analizzati quelli delle cure ospedaliere e devono esserci specialisti ad hoc sul territorio. In questo senso Mangiacavalli, ha sottolineato che negli ultimi anni si è investito molto poco sul personale sanitario e soprattutto sugli infermieri, in termini di sviluppo e valorizzazione di competenze specialistiche. Ora, ha detto, dopo 20 anni di cura dimagrante e spending review, occorre cambiare passo per rispondere ai bisogni di salute complessi. La presidente FNOPI ha denunciato un “appiattimento organizzativo, formativo e contrattuale” della professione infermieristica per la quale è indispensabile un cambio di rotta con un’evoluzione che consenta di formare infermieri specialisti, riconoscerne il ruolo giuridico ed economico. Senza questi presupposti, ha concluso, non può esserci una risposta appropriata ai bisogni di salute complessi e non ci può essere realmente un sistema salute degno di questo nome.
La pandemia avrebbe dovuto insegnare molte cose secondo Alessandro Beux e Francesco Della Gatta, consiglieri nazionali della Federazione nazionale dei tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. Alcune importanti. Tra queste, la prima è la valorizzazione, non solo economica, delle professioni sanitarie. Ma finora le professioni sanitarie, non solo non sono state adeguatamente valorizzate economicamente, aggiungono i consiglieri della Federazione delle 19 professioni sanitarie, ma non lo sono state nemmeno per quanto riguarda l’adozione di modalità organizzative del lavoro moderne, in grado di massimizzare l’efficacia delle loro competenze, con maggiore responsabilità per farsi carico direttamente e in modo completo di funzioni e attività, ovviamente all’interno della imprescindibile interprofessionalità.
“Il recupero delle cure mancate, l’abbattimento delle liste di attesta, il rilancio del Piano nazionale della cronicità – ha detto Aceti – sono imprescindibili e in questo senso non solo abbiamo fornito tutti i dati per dimostrarlo, ma abbiamo anche consegnato al Parlamento diverse proposte di emendamenti alla Legge di Bilancio volte a garantire finanziamenti specifici per l’abbattimento delle liste di attesa, con la specificazione degli obiettivi da raggiungere, dei modelli organizzativi prescelti, dei tempi di realizzazione, di un dettagliato cronoprogramma e della destinazione delle risorse e il monitoraggio dell’attuazione come condizione per l’assegnazione delle risorse e anche un finanziamento ad hoc per l’aggiornamento, l’attuazione e il monitoraggio del Piano Nazionale della Cronicità nelle Regioni. I cittadini e gli oltre 24 milioni di cronici non possono più essere lasciati indietro e la politica e le sue esigenze deve lasciare il passo alla qualità dei servizi, alla misurazione degli esiti di salute prodotti dal territorio e al buon senso. Consideriamo inoltre ineludibile lavorare ad un Piano straordinario per il capitale umano del SSN, in grado di definire strategie e investimenti di breve, medio e lungo periodo volti ad affrontare in modo strutturale il problema delle carenze di organico, della mancata valorizzazione economica e professionale, della sicurezza, del benessere organizzativo e della scarsa attrattività delle professioni sanitarie e sociali e del loro esercizio all’interno del Servizio Sanitario”.
L’incontro promosso da Salutequità sul PNRR e il Piano nazionale Cronicità è stato realizzato grazie al contributo non condizionato di UCB, Bristol Myers Squibb, Gruppo Menarini, Sanofi e Beigene.

– foto Agenziafotogramma.it –

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Sclerosi multipla, al via MS Kare per supportare le cure domiciliari

ROMA (ITALPRESS) – La cronicità della sclerosi multipla oggi richiede sempre di più una corretta interazione tra ospedale e territorio, attraverso un supporto domiciliare delle cure per ottimizzare la gestione del percorso dei pazienti a beneficio della loro qualità di vita e a favore della sostenibilità del SSN.
Con questo obiettivo, Novartis lancia MS Kare, un nuovo programma di supporto per le persone con diagnosi di sclerosi multipla, “che consente di convivere con maggiore sicurezza e serenità il proprio percorso terapeutico, alleggerendo il burden complessivo della malattia da un duplice punto di vista, sia del centro che del paziente stesso”, si legge in una nota.
Il progetto nasce con l’obiettivo di migliorare la presa in carico complessiva del paziente in tutte le fasi del suo percorso di cura, dall’effettuazione a domicilio degli esami ematochimici di screening, con refertazione on line a disposizione di medico e paziente, al percorso di coaching con infermiere dedicato a supporto del paziente, nonchè durante tutto il percorso terapeutico, attraverso servizi che accompagnano il paziente e gli forniscono soluzioni volte ad agevolarlo come la consegna domiciliare del farmaco e un call center dedicato per rispondere ad eventuali domande.
“La sclerosi multipla cambia radicalmente la vita delle persone costrette a conviverci: alla diagnosi e all’inevitabile percorso di malattia cronica e degenerativa si aggiungono ulteriori difficoltà di natura psicologica, relazionale e lavorativa, ogni contesto di vita e progetto deve fare i conti con la presenza della malattia e della sua gestione, impattando sulla qualità di vita della persona ma anche su quella di famigliari e caregiver – commenta Mario Alberto Battaglia, Presidente Fondazione Italiana Sclerosi Multipla e Direttore Generale Associazione Italiana Sclerosi Multipla -. Ecco perchè è fondamentale che la presa in carico della persona con SM sia omnicomprensiva e personalizzata, ma soprattutto centrata sulla persona e i suoi bisogni. In questo auspicabile cambio di paradigma la domiciliazione della cura, dell’assistenza, della formazione e del consulto, riveste pertanto un ruolo cruciale”.
Il programma si inserisce nel percorso di cure stabilito dal clinico sulla base delle caratteristiche del singolo paziente e offre una serie di servizi in grado di migliorare la gestione domiciliare della terapia in ogni sua fase, così da assicurare l’aderenza e migliorare la qualità di vita per il paziente in terapia.
“Nella domiciliazione della gestione di patologie croniche e complesse come la sclerosi multipla, la telemedicina e l’e-health sono ormai realtà imprescindibili. L’introduzione di strumenti digitali ci richiede di ripensare il nostro modello tradizionale di presa in carico e di relazione con il paziente cronico offrendo innumerevoli vantaggi primo fra tutti il monitoraggio costante per assicurare la gestione in sicurezza della terapia più idonea per lui”, dichiara Damiano Paolicelli, Professore di Neurologia dell’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari e Responsabile del Centro SM, Policlinico di Bari.
La Sclerosi Multipla, con la sua natura cronica e progressiva e l’elevata incidenza nella fascia più giovane e produttiva della società (20-40 anni), ha un peso notevole sulla formazione scolastica, sulla vita professionale, su quella di relazione ed in generale sull’autonomia dell’individuo; caratteristiche che la rendono una delle malattie neurologiche a più alto impatto sulla popolazione italiana.
“Per Novartis reimmaginare la medicina significa non solo rendere disponibili opzioni terapeutiche innovative ed efficaci in grado di cambiare la storia della malattia, ma anche offrire soluzioni che possano rispondere in modo concreto ai bisogni insoddisfatti di pazienti e operatori sanitari, contribuendo ad una sanità sempre più efficiente e sostenibile – ha dichiarato Paola Coco – Chief Scientific Officer and Medical Affairs Head di Novartis Italia – Questo progetto di supporto al paziente si inserisce in un percorso più ampio che, come Azienda, abbiamo già avviato in linea con l’indirizzo del PNRR che stimola la territorialità delle cure”.

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Covid, Positivi in diminuzione ma aumentano decessi, 686 in 7 giorni

ROMA (ITALPRESS) – Sono 221.154 i nuovi casi positivi al Covid 19 in Italia nell’ultima settimana, con una diminuzione del 2,8% rispetto alla settimana precedente, quando furono 227.440. Aumentano invece i decessi (686 negli ultimi sette giorni) l’8,0% in più rispetto alla settimana precedente, quando furono 635. 1.256.722 i tamponi effettuati, con una variazione di -5, 2% rispetto alla settimana precedente, quando furono 1.324.969. Il tasso di positività è del 17,6% con una variazione di 0,4% rispetto alla settimana precedente (17,2%). (ITALPRESS).

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Covid, incidenza e Rt medio in calo. Cinque regioni a rischio alto

ROMA (ITALPRESS) – In calo l’incidenza settimanale a livello nazionale: 375 ogni 100.000 abitanti (2-8 dicembre) rispetto a 386 ogni 100.000 abitanti (25 novembre-1 dicembre). Nel periodo 15-28 novembre, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,10 (range 1,01-1,19), in aumento rispetto alla settimana precedente e superiore alla soglia epidemica. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è sostanzialmente stabile e intorno alla soglia epidemica: Rt=0,99 (0,97-1,02) al 28 novembre rispetto a Rt=1,01 (0,98-1,04) al 22 novembre. E’ quanto emerge dai dati della Cabina di regia dell’Istituto Superiore di Sanità. Il tasso di occupazione in terapia intensiva sale al 3,4% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 8 dicembre) rispetto al 3,2% (rilevazione al 1 dicembre). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 14,5% (rilevazione al 8 dicembre) rispetto al 13,3% (rilevazione al 1 dicembre). Cinque regioni sono classificate a rischio alto, tutte per molteplici allerte di resilienza, dieci sono a rischio moderato e sei classificate a rischio basso. Undici regioni/province autonome riportano almeno una allerta di resilienza, mentre sei riportano molteplici allerte di resilienza.
(ITALPRESS).
-foto agenziafotogramma.it-

Fnomceo “In Italia mancheranno 100 mila medici nei prossimi 5 anni”

ROMA (ITALPRESS) – In Italia, secondo i dati della Federazione Cimo-Fesmed, tra il 2010 e il 2020, sono stati chiusi 111 ospedali e 113 Pronto soccorso e tagliati 37 mila posti letto. Nelle strutture ospedaliere mancano oltre 29 mila professionisti sanitari. E’ quanto è emerso nel corso di una conferenza stampa organizzata della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). La stima è che già oggi, tra ospedale e territorio, manchino più di 20mila medici: 4500 nei pronto soccorso, 10mila nei reparti ospedalieri, 6000 medici di medicina generale. La situazione potrebbe peggiorare nei prossimi cinque anni, quando andranno in pensione 41 mila tra medici di famiglia e dirigenti medici (proiezioni su dati Agenas), che diventano 50mila se consideriamo tutti i medici del Servizio sanitario nazionale. A questo si aggiunge il fenomeno della fuga dagli ospedali: dal 2019 al 2021 – secondo i dati Anaao-Assomed – hanno abbandonato l’ospedale circa 8.000 camici bianchi per dimissioni volontarie, perchè il peggioramento delle condizioni di lavoro porta molti professionisti a voler
fuggire dal Ssn oppure a voler cambiare mestiere. Situazione analoga per i medici di famiglia, che sempre più spesso ricorrono al pre-pensionamento per dedicarsi alla libera professione. Tanto che, tra pensionamenti e “rinunce”, in cinque anni, dal 2016 al 2021, i medici di famiglia sono passati da 44.436 a 40.769 (dati Sisac) e molti pazienti sono rimasti privi di un proprio medico di fiducia.
Trend in crescita, visto che i numeri dei pensionamenti rilevati da Enpam mostrano tremila pensionamenti di medici di famiglia l’anno negli ultimi tre anni, rimpiazzati dai nuovi ingressi solo per un terzo. Eppure, secondo gli italiani, un medico non vale l’altro: a renderlo unico è il rapporto consolidato di fiducia. Tanto che, in tutti i sondaggi, la fiducia nel medico di famiglia si assesta intorno all’80%. E il 56% dei pazienti, secondo uno studio Fimmg, considera il proprio medico “speciale”. La “fuga” dei medici dal Servizio sanitario nazionale è una condizione strutturale di lungo periodo, le cui ricadute sono però esplose proprio in fase pandemica. Secondo l’indagine condotta quest’anno dall’Istituto Piepoli per Fnomceo, lo stato di salute psico-fisica dei medici è peggiorato durante l’emergenza Covid: il 71% ha avvertito una crescita di stress, mentre 1 su 10 ha addirittura riscontrato problemi di salute che prima non aveva. Al normale impegno quotidiano si sono aggiunti consulti e visite da remoto, che hanno invaso la vita privata del 58% dei medici italiani, 3 su 4 dei quali non riescono più ad andare in ferie o anche solo a garantirsi un adeguato tempo per la vita personale. Tanto che un medico italiano su tre, potendo, andrebbe subito in pensione. E, a sognare di dismettere il camice bianco è proprio la “fetta” più giovane della Professione: il 25% dei medici tra
i 25 e 34 anni e il 31% di quelli tra i 35 e i 44 anni.
A questo si aggiungono gli stipendi non adeguati: secondo uno studio Sumai – Assoprof siamo il terzultimo Paese in Europa sul fronte delle remunerazioni dei medici, davanti solo a Portogallo e Grecia. La Spagna, quartultimo Paese della classifica, offre ai propri professionisti ben 35mila euro lordi in più all’anno. E poi l’aziendalizzazione, che considera i medici come fattori produttivi e i pazienti come voci di spesa. “Per la politica, i medici sono invisibili – ha detto il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Per non essere invisibili c’è da essere considerati sotto il profilo economico, e serve anche un nuovo ruolo all’interno del sistema, recuperando quella visione che Tina Anselmi aveva incarnato quando aveva fondato il Servizio sanitario nazionale”. La Fnomceo ha realizzato uno spot, “Invisibili”, proprio per denunciare l’indifferenza della politica di fronte ai problemi del Ssn, che varrà diffuso sui social media e proiettato nelle sale cinematografiche. Il video mostra un medico bardato con tuta e dispositivi di protezione anti-Covid, che lentamente si spoglia. A mano a mano che gli indumenti cadono sul pavimento, la figura scompare; e noi ci rendiamo conto che il medico è “invisibile”, come il protagonista del romanzo di H.G. Wells. “Se è vero – ha aggiunto Anelli – che un medico su tre vuole abbandonare il Servizio sanitario nazionale, tra pensionamenti e dimissioni potremmo trovarci, tra 5 anni, con un “buco” di centomila medici. In questi anni il Fondo sanitario nazionale è cresciuto di 14 miliardi, e altri 15 sono stati previsti dal Pnrr. Ma neanche un euro è stato destinato ai professionisti, che sono la spina dorsale del servizio sanitario. Non servono solo risonanze magnetiche e Tac, serve anche chi le fa funzionare e chi sa leggerne gli esiti”. Da qui l’invito al governo: “investiamo sui professionisti, mettiamo più risorse, diamo loro più peso nelle decisioni nella gestione della sanità. Solo così potremo conservare il nostro Servizio sanitario nazionale”, conclude Anelli. Per Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), “siamo invisibili per la politica, ma non per i cittadini. Il Servizio Sanitario nazionale si salva se tutti pensiamo di salvare tutti. Nessuno si salva se pensa di coltivare solo il proprio orticello. Non penso possa esistere una medicina di famiglia e una medicina territoriale senza un Ssn. Noi abbiamo deciso – ha proseguito – che il 15 dicembre ci sarà una manifestazione a Roma, per una mancata attenzione avuta nei nostri confronti nel dl Aiuti Quater”.
-foto agenziafotogramma.it-
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