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Ssn, Agenas-Aiop “Nell’area cardiocircolatoria privato supera pubblico”

ROMA (ITALPRESS) – Agenas e Aiop presentano il Rapporto sulla Qualità degli Outcome clinici negli Ospedali Italiani, un documento che propone una valutazione comparativa delle strutture ospedaliere, elaborata sulla base del livello di aderenza agli standard quantitativi e qualitativi disponibili. L’impostazione di fondo è il confronto tra le strutture di diritto pubblico e le strutture di diritto privato del Servizio Sanitario Nazionale rispetto a una selezione di indicatori core del Programma Nazionale Esiti (PNE) di Agenas. Il risultato è una fotografia della qualità offerta dal nostro Servizio Sanitario Nazionale, considerando la natura giuridica delle strutture e valutando l’eterogeneità interna a ciascun comparto, sia a livello nazionale sia a livello interregionale e intra-regionale.
Secondo il Rapporto Agenas-Aiop, nell’area cardiocircolatoria, il 47% delle strutture di diritto pubblico e il 65% di quelle di diritto privato riportano un grado alto o molto alto di aderenza agli standard di qualità, contro, rispettivamente, il 15% e il 13% che presentano performance inferiori all’atteso.
L’area del sistema nervoso mostra risultati sostanzialmente analoghi, ma con una proporzione più alta di strutture di natura giuridica pubblica con livelli di qualità bassa o molto bassa: circa una struttura su cinque, contro una struttura su dieci di diritto privato. Nell’area respiratoria la divaricazione è ancora più ampia: livelli alti o molto alti di qualità sono raggiunti dal 14% delle strutture di diritto pubblico e dal 56% delle strutture di diritto privato, mentre il 52% delle strutture pubbliche e il 28% di quelle private riportano una qualità bassa o molto bassa.
Nell’area osteomuscolare, le strutture di diritto privato con performance alta o molto alta sono proporzionalmente di più (73% vs 47%), mentre quelle con qualità bassa o molto bassa sono proporzionalmente di meno (17% vs 32%).
Più sovrapponibili i risultati per le aree di chirurgia generale e di chirurgia oncologica, dove le strutture di diritto privato soffrono soprattutto di ridotti volumi di attività.
Diversamente dalle altre aree cliniche valutate, nell’area gravidanza e parto le strutture pubbliche sono per il 47% di qualità alta o molto alta e per il 32% di qualità bassa o molto bassa; quelle private di qualità superiore all’atteso sono invece il 24%, mentre il 54% risulta avere una performance substandard.
“L’area gravidanza e parto – spiega Barbara Cittadini, presidente nazionale di Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata – è la sola nella quale sono le strutture di diritto pubblico ad ottenere una valutazione migliore. Il dato è essenzialmente dovuto alla propensione al parto chirurgico delle strutture di diritto privato, un fenomeno di natura culturale (che coinvolge professionisti e gestanti) che stiamo affrontando”. “La variabilità – dichiara Cittadini – è il dato che emerge con maggiore forza dal Rapporto Agenas-Aiop. Anche se le strutture di diritto privato presentano – complessivamente e nella maggior parte delle aree cliniche valutate – una performance analoga o superiore rispetto a quelle di diritto pubblico, l’eterogeneità qualitativa coinvolge le une e le altre e vede ospedali della stessa natura giuridica, che operano in un medesimo contesto epidemiologico e territoriale, rispondere in modo diverso a bisogni di salute analoghi. Se, infatti, consideriamo la Regione Campania – la Regione che storicamente presenta un ricorso critico al parto cesareo – è di diritto privato sia la struttura con più alte proporzioni sia la struttura con proporzioni più basse”.
“Il Rapporto – prosegue Cittadini – rappresenta un nuovo, importante contributo di Agenas alla realizzazione di una fotografia che ha come obiettivo quello di fornire indicazioni utili a programmare i servizi sanitari e a governare il cambiamento, nella consapevolezza – comune e condivisa con Aiop – che un sistema sanitario universalistico deve poter assicurare livelli di appropriatezza, efficacia, sicurezza adeguati e omogenei su tutto il territorio nazionale, a prescindere dalla natura giuridica delle strutture ospedaliere”.
“Abbiamo voluto realizzare questo lavoro – continua la Presidente di Aiop – con l’Agenzia tecnico-scientifica che più di tutte è deputata a misurare la qualità delle performance delle strutture ospedaliere italiane. Questo dimostra che le strutture di diritto privato del SSN non temono la valutazione e non sfuggono alla comparazione ma, al contrario, hanno bisogno di dati scientificamente validati per conoscere il livello di qualità che offriamo ai nostri pazienti. Conoscenza, questa, che ci consente di identificare i punti di forza da potenziare e le criticità da superare in un’ottica di miglioramento continuo”.
“Aiop – sia nello sforzo interno di mettere a disposizione dei propri associati tutti gli strumenti utili per rendere più efficiente e più efficace il proprio contributo alla salute pubblica, sia nel dialogo costante con i decisori politici – mette al primo posto le evidenze, unico baluardo per orientare la gestione e la riforma del sistema sanitario secondo criteri oggettivi”, conclude Cittadini.

– foto ufficio stampa Aiop –
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BPCO, cambia l’approccio. Due broncodilatatori la nuova terapia standard

VERONA (ITALPRESS) – BPCO, se non è una rivoluzione poco ci manca. E’ la storia della medicina e della scienza in generale: alla scoperta scientifica, ad un nuovo farmaco, fa poi il paio la real life, che insegna, aggiusta in corsa e poi diventa pratica clinica. E’ successo pochi giorni fa con il nuovo report GOLD (Global Initiative on Obstructive Lung Diseases), il documento più importante per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento della BPCO. Periodicamente vengono aggiornate da un comitato scientifico internazionale in base alle nuove evidenze e adottate poi dalle principali società scientifiche del settore.
Andiamo subito al punto. Cosa c’è di nuovo? In primo luogo – dicono le GOLD, facendo riferimento ai risultati dello studio EMAX (Early MAXimisation of brochodilatation for improving COPD stability) – per controllare la patologia occorre iniziare con la doppia broncodilatazione, l’associazione tra LAMA e LABA, combinazione che diventa terapia di mantenimento. Ovviamente il quadro va modificato in caso di presenza di quantità elevate di eosinofili nel sangue. Un numero superiore a 300 suggerisce di passare alla triplice terapia, aggiungendo cioè ai LABA LAMA anche l’ICS, il corticosteroide. Rispetto al passato non viene più considerato, o per meglio dire, raccomandato, l’approccio con il solo ICS LABA.
Un altro aspetto sottolineato dalle GOLD riguarda la riduzione del rischio di mortalità, passaggio dirimente in una patologia che oggi rappresenta la terza cause di morte sul pianeta e colpisce nel mondo 380 milioni di persone, l’11,7 per cento della popolazione. A dare evidenza della riduzione del rischio sono solo le triplici, come dimostrato dagli studi IMPACT (fluticasone furoato/umeclidinio/vilanterolo) e ETHOS (budesonide/glicopirronio/formoterolo fumarato), cui le raccomandazioni dedicano paragrafi specifici. Da sempre tra i problemi nelle malattie croniche respiratorie c’è la compliance e di conseguenza l’aderenza. Entrambe sono un pò figlie della semplicità o meno delle cure, tenendo in considerazione che, pur non essendo ormai più una malattia da vecchi, la maggior parte dei pazienti è anziana e magari soffre anche di altre malattie che necessitano interventi farmacologici quotidiani. Un’indagine di DoxaPharma del 2017 su 150 pazienti BPCO, il 39% donne e il 61% uomini, ci fa un quadro interessante della situazione. Dall’anagrafica emerge subito un dato: il 48% ha più di 54 anni ma la maggioranza ha un’età inferiore, il che significa che la BPCO non è più, come sottolineato sopra, una patologia solo dell’anziano. Sette su 10 sono quelli che dicono di aver sofferto di riacutizzazioni. In media da 5 o più dopo la diagnosi (34%) e in 1 caso su 2 con la necessità di rivolgersi al Pronto soccorso. Il capitolo terapia è quello sicuramente che più ci interessa in questo contesto. Nel 90% dei casi viene assunta per via inalatoria: il 62% degli intervistati lo fa tutti i giorni o quasi, il 33% durante la fase acuta e il 5% solo in caso di emergenza. Analizzando i due sottogruppi – riacutizzatori e non – la percentuale di chi si cura regolarmente (o quasi) sale al 69%, 7 pazienti su 10, ma gli altri (27%) solo durante le fasi acute e 4 quando non possono proprio farne a meno. Sette su dieci portano con sè l’erogatore, ma il 62% confessa il proprio imbarazzo ad utilizzarlo in pubblico. Le GOLD ci dicono che proprio per questo medici e specialisti dovrebbero tenere in considerazione le terapie precostituite rispetto alle associazioni estemporanee, vale a dire le terapie contenute in un unico inalatore. Nello specifico le GOLD fanno riferimento ai risultati degli studi IMPACT ((InforMing PAthway of COPD Treatment) e INTREPID ( (INvestigation of TRelegy Effectiveness: usual PractIce Design)che hanno valutato l’efficacia della triplice fluticasone furoato/umeclidinio/vilanterolo.
In ultimo, le nuove raccomandazioni puntano l’attenzione sul rischio di riacutizzazione e di peggioramenti, che possono essere contrastati con trattamenti su misura da studiare caso per caso e con terapia a salire se si riscontra un non adeguato controllo della patologia.
La Broncopneumopatia cronica ostruttiva è una patologia comune, caratterizzata da una persistente limitazione del flusso aereo, in genere progressiva e associata a un’aumentata risposta infiammatoria cronica a particelle o gas nocivi a livello delle vie aeree e dei polmoni. Si presenta tipicamente nei pazienti di età superiore a 40 anni e prevalentemente nei fumatori o negli ex fumatori. Oltre all’anamnesi di tabagismo e all’età, altri fattori di rischio includono l’esposizione a particelle occupazionali, fattori genetici e asma. Il declino della funzionalità polmonare è una caratteristica clinica chiave. La gravità è molto variabile e può essere lieve, moderata, grave o molto grave. Anche le riacutizzazioni, eventi cioè acuti di peggioramento dei sintomi respiratori oltre le normali variazioni quotidiane e i sintomi della malattia sono caratteristiche cliniche importanti e influenzano i pazienti in tutti i gradi di severità della malattia.
Si stima che siano oltre 380 milioni le persone in tutto il mondo interessate dalla BPCO, corrispondenti a una prevalenza globale dell’11,7%. I pazienti con BPCO da moderata a grave rappresentano il 70% del totale. Secondo i dati ISTAT, in Italia la
broncopneumopatia colpisce il 5,6% degli adulti (circa 3,5 milioni di persone) ed è responsabile del 55% dei decessi per malattie respiratorie.
Come ha sottolineato Alberto Papi, direttore della Clinica Pneumologica dell’Università di Ferrara, nel corso dell’evento “Le Linee Guida Gold” che si è svolto a Verona, “c’è in sostanza un capitolo nuovo sulle opzioni terapeutiche e non terapeutiche in grado di ridurre la mortalità nei pazienti con BPCO e parliamo di terapie inalatorie triplici con Laba Lama e steroidi inalatori e tutta una serie e altri interventi, dalla riabilitazione alla sospensione del fumo, che hanno evidenze forti sulla riduzione della mortalità”.
Risulta invece difficile intercettare i pazienti affetti da BPCO per far intraprendere loro un percorso di cura adeguato. “I pazienti che hanno episodi clinici come tosse e catarro, fatica a respirare, bronchiti ripetute, spesso vengono trattati come episodi – sottolinea Papi -, senza considerare che sono parte della patologia che evolve. Il trascurare che sono parte della storia e di trattarla, porta a identificare i pazienti anche anni dopo l’inizio della sintomatologia”. Smettere di fumare, invece, è fondamentale. “Il rischio del fumo innesca il processo della BPCO e la sospensione del fumo non evita la progressione – ammonisce Papi -. Quello che cambia è la rapidità della progressione. Il fumatore ha una perdita di funzionalità respiratoria, tutti la perdiamo con l’età, ma nei fumatori è decisamente accelerato. Nel paziente BPCO che smette di fumare, la progressione torna a livelli normali: quello che si è perso si è perso, non è reversibile, ma cambia la pendenza, con la sospensione del fumo, che non è solo preventiva, ma è trattamento, è prevenzione secondaria, uno degli interventi più efficaci nel ridurre la mortalità”.

– foto ufficio stampa GSK –
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Sanofi, “Make to Care” premia l’innovazione a supporto della disabilità

ROMA (ITALPRESS) – Tecnologia a supporto della disabilità: sono ARGO e DIGICOG-MS le soluzioni vincitrici della settima edizione di Make to Care, l’iniziativa di Sanofi volta a promuovere e incoraggiare tutte le forme di innovazione in grado di rispondere alle esigenze quotidiane di chi vive con una disabilità, dei loro familiari e caregiver. L’edizione 2022 si è conclusa ieri sera, con la cerimonia di premiazione presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma e alla presenza di numerose associazioni di pazienti.
ARGO è un dispositivo progettato per aumentare l’autonomia dei nuotatori con disabilità visiva e DIGICOG-MS è un’app per l’autovalutazione e il monitoraggio delle funzioni cognitive per le persone con sclerosi multipla.
Nato nel 2016 dalla stretta collaborazione con Maker Faire Rome – The European Edition e giunto alla sua settima edizione, Make to Care ha dato inizio, per primo in Italia, a una riflessione strutturata sulla Patient-driven-Innovation, ovvero l’innovazione che nasce direttamente da chi convive con una patologia e da chi se ne prende cura, al fine di incentivarne la pratica e la diffusione, oltre che stimolare un dibattito costruttivo in termini di nuove politiche sanitarie.
Marcello Cattani, presidente e amministratore delegato di Sanofi Italia, sottolinea: “Nel corso di questi sette anni Make to Care è cresciuto e si è consolidato quale uno dei punti di riferimento nell’ambito delle iniziative a supporto dell’innovazione a favore di chi è affetto da disabilità e i suoi caregiver. Alle origini dell’iniziativa c’è la volontà di intercettare e valorizzare il ruolo del paziente innovatore e di favorire connessioni, scambi e ulteriori sviluppi grazie all’open innovation. Credo che siano elementi chiave per favorire lo sviluppo di nuove soluzioni che possano contribuire all’ecosistema della salute, di cui noi come industria siamo parte attiva ben oltre la nostra attività di ricerca e produzione di farmaci”.
I progetti vincitori sono stati premiati da una giuria composta da esponenti del mondo delle istituzioni, della sanità e del giornalismo e presieduta da Gian Paolo Montali, Direttore Generale Ryder Cup Golf 2022 e nel comitato organizzatore dell’Open d’Italia di Golf Disabili.
Nel corso degli anni, Make to Care ha raccolto oltre 500 progetti, tra cui 57 finalisti e 12 vincitori valorizzando e sviluppando un ecosistema attorno a cui gravitano centri di ricerca, strutture sanitarie, innovatori, investitori, caregiver e pazienti.
I vincitori avranno nei prossimi mesi la possibilità di partire per un’esperienza formativa in Israele, vera e propria patria delle Start-Up nel Mediterraneo e potranno beneficiare di un programma di incontri organizzati dall’Ambasciata di Israele a Roma (che, anche per questa edizione, patrocina il Contest) e finalizzati ad acquisire conoscenze e contatti utili per l’ulteriore sviluppo dei progetti.
-foto ufficio stampa Sanofi-
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Sanità, Rossi (Ordine Medici Milano) “Investire di più nel personale”

MILANO (ITALPRESS) – “Non sono mai scontento quando arrivano finanziamenti alla sanità, però francamente questo settore ha bisogno di un contributo molto più robusto. Questo lo dico soprattutto facendo un confronto con la spesa in ricerca e sanità degli altri Paesi europei. L’Italia è sempre in fondo, siamo un pò lontani da quello che sarebbe necessario mettere sul piatto per avere un sistema sanitario forte”. Lo ha detto Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, intervistato dall’agenzia Italpress.
“Il problema è relativo al personale, che è stato lasciato erodere nel numero in questi anni. Non si è fatta una programmazione sulle risorse umane sufficientemente attenta. I risultati sono organici ridotti negli ospedali quasi ovunque, e poi c’è il problema dei medici di famiglia, che sono gravemente insufficienti rispetto al carico assistenziale. Per dare un buon servizio è necessario che ci sia un numero di medici più nutrito e adeguatamente remunerato per il loro servizio. E invece siamo in fondo a tutte le classifiche europee per la remunerazione dei medici e la situazione è insostenibile”, aggiunge Rossi.
Secondo il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, sul territorio mancano almeno duemila medici, mentre negli ospedali vanno in pensione in media dieci colleghi e se ne assumono solo quattro, a discapito della qualità delle cure.
A proposito della riforma sanitaria da poco varata dalla Regione Lombardia, Roberto Carlo Rossi spiega: “Al di là dei tagli di nastri, quando si parla di case di comunità o di ospedali di comunità, mi sembra sempre di camminare in quelle città del vecchio west rifatte in studio, in cui ci sono questi edifici, ma sono solo una facciata di cartapesta e dietro c’è il deserto. Così è anche questa riforma, che tra l’altro non è solo lombarda, ma viene dall’Europa e dal Pnrr, che investe sulle mura, sulla cornice e non sul contenuto e sulle risorse umane e questo è un errore fatale. Questo non può non prescindere da un finanziamento maggiore al personale e alle risorse umane. Non credo che con l’assetto attuale le case di comunità possano andare avanti per molto tempo”.

– foto Italpress –

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Cittadini (Aiop) “Ssn pilastro fondamentale, Governo lo tuteli”

ROMA (ITALPRESS) – “La sanità rappresenta un pilastro fondamentale del nostro welfare, da custodire e garantire per i prossimi decenni, con risorse economiche adeguate ad assicurare una maggiore e diversificata offerta coerente alla domanda di salute della popolazione, investimenti, progettualità, formazione professionale, sviluppo digitale, territorialità dei servizi. In questa prospettiva, dal Governo arrivano segnali importanti”. Lo afferma Barbara Cittadini, presidente nazionale di Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, commentando le parole del ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenuto nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2022/2023 dell’Università degli studi del Molise. Schillaci ha sottolineato tra le altre cose che “il governo ha assicurato alla sanità 2,2 miliardi in più nel 2023 ai quali si aggiungeranno altri 2,4 miliardi nel 2024. E questo credo rappresenti un primo segnale di inversione di tendenza che sono certo si consoliderà con il bilancio dei prossimi anni”.
“Lo stanziamento di 2,2 miliardi di euro nel 2023 e altri 2,4 miliardi nel 2024 – prosegue Cittadini – è un impegno concreto che apprezziamo e che segna un’inversione di tendenza rispetto a un passato caratterizzato, soprattutto, da tagli lineari e scelte di programmazione discutibili. Fanno ben sperare le dichiarazioni del ministro della Salute Orazio Schillaci, quando afferma di voler consolidare con i bilanci dei prossimi anni gli interventi a favore della sanità e che le carenze e le difficoltà di oggi sono il risultato di scelte sbagliate del passato. Il Servizio Sanitario Nazionale deve essere sostenuto per evitare il tracollo dell’intero sistema”.
Secondo la Cittadini “oltre ai problemi strutturali che affliggono il sistema da anni, la pandemia, la guerra russo-ucraina e la crisi energetica stanno mettendo in grande difficoltà il SSN e più volte abbiamo evidenziato il pericolo che si debba ricorrere al blocco delle prestazioni sanitarie a causa del caro bollette e di una crisi che investe a catena l’intero indotto del settore”.
“Come componente di diritto privato eroghiamo il 28% di tutte le prestazioni e i servizi ospedalieri resi alla popolazione dal SSN, in questa situazione il rischio è di doverli fortemente limitare, se non addirittura interrompere”, ha spiegato.
“Le criticità sono molte, come la carenza di personale medico e infermieristico, le lunghe liste d’attesa, la scarsa disponibilità di posti letto. Molto importante – precisa la presidente Aiop – è poi la volontà politica di adottare, come affermato dal ministro Schillaci, un metodo di programmazione parametrata sul fabbisogno delle prestazioni a livello regionale. Occorre rivalutare il territorio, garantendo un’assistenza più capillare e diffusa. Una riforma del SSN si rende, a questo punto, inevitabile”, conclude.

– foto ufficio stampa Ital Communications –
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Premio RSNA al neodirettore di Radiodiagnostica del Gemelli

ROMA (ITALPRESS) – Dall’inizio di novembre, la professoressa Evis Sala, dopo una lunga e importante esperienza presso l’Università di Cambridge, ha assunto l’incarico di ordinario di Radiologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e di direttore del Centro Avanzato di Radiodiagnostica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRRCS. E a pochi giorni di distanza dal suo insediamento è arrivata la notizia di un premio prestigioso, che le è stato assegnato dalla Radiological Society of North America (RSNA), la più grande società scientifica di radiologia al mondo. Il riconoscimento che le è stato tributato è l’Honorary Membership, il più importante conferito dalla RSNA a un radiologo non Nord-Americano e le è stato conferito a Chicago, il 28 novembre, nel corso del congresso annuale della RSNA. In precedenza, era già stata insignita per ben tre volte del premio RSNA Honored Educator Award, nel 2014, 2017 e 2020.
“La professoressa Sala – commenta Bruce G. Haffty, presidente della RSNA – ha dato un contributo fondamentale al nostro programma BOOST dell’RSNA ed essendo io stesso un ricercatore nel campo dell’oncologia, posso dire di aver molto apprezzato e ammirato il contributo alla ricerca, da lei offerto nel corso degli anni. Sono stato testimone dei suoi eccezionali contributi al portfolio di imaging oncologico della RSNA, alla ricerca e alla formazione nel campo dell’imaging. Per questo ritengo che la professoressa Sala sia assolutamente meritevole della nostra Membership Onoraria”.
Una vita dedicata alla ricerca: dai biomarcatori di imaging funzionale, alla biopsia virtuale. Ricercatore di fama mondiale in campo oncologico, in particolare per i suoi studi sul carcinoma ovarico, la professoressa Sala porta avanti da anni un programma di ricerche multidisciplinari che integrano gli studi di imaging con la genomica, l’ingegneria e l’intelligenza artificiale. In particolare, una parte delle sue ricerche è mirata allo sviluppo e alla validazione di biomarcatori di ‘imaging funzionalè, per ‘vederè non solo l’anatomia, ma anche la funzione di un tessuto; questo consente di valutare la risposta al trattamento oncologico utilizzando l’imaging metabolico e fisiologico del tumore.
Le sue ricerche nel campo della radiogenomica sono mirate alla comprensione delle basi molecolari del cancro per arrivare ad associare un determinato fenotipo (l’aspetto del tumore a un’indagine radiologica), alle varie alterazioni genetiche che interagiscono con il microambiente tumorale e che sono alla base non solo di diversi tipi di tumore, ma anche della resistenza ai trattamenti. Le sue ricerche cercano insomma di integrare i metodi di imaging quantitativi (che valutano l’eterogeneità spaziale e temporale del tumore), con le diverse scienze ‘omichè (genomica, proteomica e metabolomica). L’obiettivo futuro è quello di integrare la biopsia liquida con lo studio dell’eterogeneità radiologica del tumore, per arrivare a realizzare una sorta di ‘biopsia virtualè o di indirizzare in maniera mirata quella tradizionale, attraverso una mappatura spaziale di precisione.
Un altro filone di ricerca che la professoressa Sala sta portando avanti riguarda lo sviluppo e l’implementazione dei metodi di Intelligenza Artificiale (IA) per la ricostruzione delle immagini, la segmentazione e l’integrazione dei dati; a questo riguardo ha già messo a punto un algoritmo (disponibile in open source) che consente di valutare in appena 10 secondi l’estensione totale del tumore (un sistema prezioso per esempio in caso di carcinosi peritoneale). Tutto ciò rappresenta insomma un esempio eccellente di ricerca ‘creativà e ‘inclusivà di varie discipline, anche di frontiera, con l’obiettivo di migliorare l’accuratezza diagnostica e di conseguenza la personalizzazione dell’offerta terapeutica per le persone affette da tumore.
Cittadina del mondo, per una ricerca davvero senza frontiere. Prima di arrivare alla Facoltà di Medicina e chirurgia della Cattolica e al Policlinico Gemelli, Evis Sala è stata professore di imaging oncologico presso il dipartimento di radiologia dell’Università di Cambridge ed è stata condirettore del Cambridge Cancer Centrès Advanced Cancer Imaging Programme e dell’Integrated Cancer Medicine Programme. Dal 2013 al 2018 ha diretto il servizio di radiologia “body” del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, una delle istituzioni di oncologia più prestigiose al mondo. E’ condirettore della rivista Cancer Research Communications e senior consulting editor di Radiology: Artificial Intelligence. Per le sue ricerche si avvale di un affiatato gruppo di ricerca trans-nazionale (Gran Bretagna, USA, Austria, Italia) caratterizzato da un’importante leadership femminile.
Dopo essersi laureata in medicina presso l’Università di Tirana, la professoressa Sala ha conseguito un PhD in epidemiologia all’Università di Cambridge e ha completato delle fellowship presso l’Organizzazione Mondiale di Sanità per la ricerca oncologica e l’epidemiologia dei tumori.

– foto ufficio stampa Policlinico Gemelli –
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Covid, Salmaso “Mantenere prudenza. Mascherina e vaccino utili”

ROMA (ITALPRESS) – “Non è il caso di preoccuparsi, ma continuiamo a mantenere sempre un certo grado di attenzione”. E’ il pensiero dell’epidemiologa Stefania Salmaso (Aie) in una intervista sul Corriere della Sera. “Quando ci sono persone particolarmente vulnerabili, specie nelle residenze sanitarie per anziani, dove i focolai locali sono molto pericolosi” avverte. “Questa settimana i numeri aggregati forniti dal monitoraggio sono saliti del 10% rispetto ai 7 giorni precedenti. L’incidenza settimanale è sempre abbastanza sostenuta, circa 380 nuovi positivi ogni 100mila abitanti, in certe regioni si evidenziano frequenze molto più elevate. E’ altamente plausibile che le nuove infezioni siano sottostimate, e non dappertutto con lo stesso margine di errore, data la disponibilità di tamponi rapidi da fare a casa senza intervento di personale sanitario”.
Per Salmaso il Vaccino resta ua priorità, soprattutto “per tutte le persone oltre i 60 anni che dovrebbero fare anche il secondo richiamo”. Ed ancora raccomanda: “La mascherina va indossata nelle situazioni di rischio. E non trascuriamo la vaccinazione contro l’influenza che si preannuncia in grande rimonta rispetto a un biennio di quiete”.

– foto: agenziafotogramma.it

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Lean Healthcare Award, innovazione non solo digitale per la sanità

ROMA (ITALPRESS) – Non solo innovazione digitale, ma un cambiamento culturale profondo per rendere la sanità più vicina ai cittadini. E’ questo il senso del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza secondo Bayer. Se ne è parlato nel corso della quinta edizione dei Lean Healthcare Award. Proprio sul fronte dell’innovazione culturale, Bayer Italia ha lanciato il progetto “DiCo Sanità”, un network di digitalizzazione collaborativa che ha l’obiettivo di affiancare le aziende sanitarie su tutto il territorio nazionale.
“Abbiamo deciso di generare un board di riflessione, con tutti gli esperti del settore, all’interno del quale individuare le priorità per non mancare l’obiettivo di questa trasformazione digitale, organizzativa e culturale – ha detto Patrizia Ponzi, Patient Access Head di Bayer Italia -. Questo board che si è riunito anche questa settimana, ha messo a punto una survey che verrà mandata agli operatori sanitari, e che ha proprio l’obiettivo di individuare quali sono i gap, cosa manca per raggiungere i risultati. Da questi gap saranno elaborate raccomandazioni operative dal board, che saranno poi diffuse alle istituzioni regionali e nazionali”.
Il premio Lean HealthCare e Lifescience Award 2022, giunto ormai alla quinta edizione, ha visto concorrere 206 progetti, presentati da 92 aziende socio-sanitarie pubbliche e private. Nell’ambito della categoria della “migliore idea progettuale”, il Policlinico Umberto I di Roma è salito sul podio, collocandosi al terzo posto con il progetto “Team emo-feel: approccio Lean e presa in carico integrata del paziente emofilico” per trovare soluzioni condivise nella gestione del tempo e del carico di lavoro, ponendo al centro l’esperienza di cura vissuta dal paziente con emofilia.
Un premio speciale per la categoria “ambiti progettuali” è stato, inoltre, attribuito al Presidio Ospedaliero Sirai Carbonia per l’iniziativa “Il cuore dall’ospedale al territorio”, per una migliore gestione dei percorsi territoriali, la gestione della cronicità e dell’attività domiciliare del paziente affetto da sindrome coronarica acuta e cronica.

– foto ufficio stampa Bayer Italia –

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