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Assegnati i premi SIF-Farmindustria a 10 giovani ricercatori

ROMA (ITALPRESS) – Dieci giovani ricercatori hanno ricevuto oggi il premio SIF-Farmindustria dell’importo di 5.000 euro ciascuno. La consegna è stata effettuata dal presidente della SIF (Società Italiana di Farmacologia), Giorgio Racagni, dal presidente eletto della SIF, Giuseppe Cirino, e dal presidente di Farmindustria, Marcello Cattani. “Chi più dei giovani, che rappresentano il nostro futuro, ha bisogno di riconoscimenti e sostegni per spingersi sempre un pò più in là ed esplorare le frontiere della ricerca? – afferma Cattani -. Come industria farmaceutica siamo orgogliosi di puntare sulle nuove generazioni. Lo dimostra la crescita del 13% degli under 35 negli ultimi 5 anni, tra cui anche molte donne. Donne che rappresentano più del 50% nella R&S e che sono la quasi totalità delle premiate oggi, a dimostrazione del loro intuito e della loro tenacia”.
“Per affrontare le grandi sfide che il mondo della farmacologia ha davanti a sè, è fondamentale – ha dichiarato Racagni – valorizzare la ricerca di base e clinica e dare fiducia alle nuove generazioni di studiosi che, con il loro coraggio e le loro idee innovative, possono fare la differenza. Per questo, i Premi SIF-Farmindustria rappresentano un’eccellenza di cui la nostra Società è particolarmente orgogliosa”.
I premi SIF-Farmindustria sono stati istituiti nel 2000 con la firma di un protocollo d’intesa. E sono stati assegnati in totale a 220 ricercatori pubblici e privati.
I nomi dei premiati di oggi: Paola Brivio, Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari; Claudia Ceci, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Medicina dei Sistemi; Vanessa D’Antongiovanni, Università degli Studi di Pisa, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale; Agnese Graziosi, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie; Natascia Guida, Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Neuroscienze, Scienze Riproduttive e Odontostomatologiche; Francesca Lazzara, Università degli Studi di Catania, Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche; Giovanni Enrico Lombardo, Università Magna Graecia di Catanzaro, Dipartimento di Scienze della Salute; Elena Lucarini, Università degli Studi di Firenze, Dipartimento NEUROFARBA; Maria Giovanna Lupo, Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Medicina;
Federica Raucci, Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Farmacia.

– foto ufficio stampa Farmindustria –
(ITALPRESS).

Covid, In una settimana 208.346 positivi e 533 decessi

MILANO (ITALPRESS) – Sono 208.346 i nuovi contagi da Coronavirus nell’ultima settimana, a fronte di 1.193.523 tamponi effettuati tra il 10 e il 17 novembre. E’ quanto emerge dal bollettino settimanale sull’emergenza pandemica, emesso dal Ministero della Salute. Il tasso di positivi sul totale dei tamponi è al 17,5%. Nell’ultima settimana i decessi sono stati 533. (ITALPRESS).

Photo credits: www.agenziafotogramma.it

Covid, in Italia Omicron predominante al 99,8%

ROMA (ITALPRESS) – In Italia l’8 novembre scorso la variante Omicron aveva una prevalenza stimata al 99,8%, con la sottovariante BA.5 largamente predominante e una quota di ricombinanti omicron/omicron, costituita dalla sola XBB.1, pari al 2,4%. Sono questi i risultati dell’indagine rapida condotta dall’Iss e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler.
Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province Autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus. Il campione richiesto è stato scelto dalle Regioni/PPAA in maniera casuale fra i campioni positivi garantendo una certa rappresentatività geografica e, se possibile, per fasce di età diverse. In totale, hanno partecipato all’indagine tutte le Regioni/PPAA, e complessivamente 106 laboratori regionali e il Laboratorio di Sanità Militare, per un totale di 1533 campioni.
Queste le prevalenze stimate: BA 4 1,9% (range: 0% -4,9%); BA 5 91,5% (range: 81,8% – 100,0%); Omicron/omicron 2,4% (range 0%-13,2%). “Tutti i ricombinanti omicron/omicron sono risultati appartenere al lignaggio XBB.1. La singola sequenza classificata come “altro” è risultata appartenere al lignaggio ricombinante omicron/delta XAY.1″, conclude l’Iss.

– foto ufficio stampa Iss –
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Rientro al lavoro delle pazienti oncologiche, riparte “trasformAZIONE”

ROMA (ITALPRESS) – La malattia oncologica rappresenta un fattore di debolezza nel mondo del lavoro, soprattutto per le categorie contrattualmente più fragili, come le donne, che perdono in media il doppio di giornate di lavoro o studio rispetto agli uomini.
L’ambiente del lavoro è, poi, quello più problematico quando insorgono problemi di salute. Sono questi i presupposti da cui prende il via la seconda edizione del progetto TrasformAZIONE, il percorso di avvicinamento al mondo del lavoro dedicato alle donne che desiderano rientrarvi dopo una malattia oncologica. Il progetto – voluto da Europa Donna Italia, con la collaborazione di Euromedia Research, Fondazione Human Age Institute, ManpowerGroup e Studio Fava & Associati e il supporto non condizionante di Pfizer, Daiichi Sankyo e AstraZeneca – si pone come obiettivi principali il reinserimento delle donne colpite dalla malattia nel mondo lavorativo e il supporto nella riconquista di un ruolo attivo nella società.
La nuova edizione del progetto, in partenza nel 2023, andrà in continuità con quanto fatto in quella precedente, portando all’interno del programma nuove attività di formazione dedicate alla conoscenza delle Politiche Attive per il Lavoro, alle tipologie di contratti e alle tecniche di selezione, fino a introdurre laboratori per il trasferimento delle tecniche di ricerca attiva del lavoro.
“Al termine di questa prima fase di progetto abbiamo avuto modo di apprezzare fino in fondo il valore di TrasformAZIONE: fin dalle prime fasi di coinvolgimento abbiamo potuto vedere concretamente quale fosse l’effetto per le donne con diagnosi di tumore al seno, con un aumento dell’autostima e di fiducia nelle proprie capacità – spiega Rosanna D’Antona (nella foto), presidente di Europa Donna Italia -. Il contesto italiano è molto complesso dal punto di vista burocratico, in quanto esistono molte tipologie contrattuali nazionali, con parametri differenti e questo rappresenta spesso un ostacolo ulteriore per le pazienti. Il nostro obiettivo è quello di fornire un supporto concreto perchè è evidente quanto il lavoro possa essere di aiuto nel percorso terapeutico: da un lato aiuta a ritrovare una condizione di socialità, limitando così la tendenza all’isolamento, dall’altro può essere uno stimolo in più per l’adesione alle terapie e l’aumento dell’autostima”.
“Da sempre il nostro obiettivo è rendere più accessibile il mondo del lavoro, specie per chi ha più bisogno di supporto e orientamento, come le pazienti o le ex pazienti oncologiche che si trovano nella necessità di trovare nuovo equilibrio e normalità all’interno delle proprie vite – ha dichiarato Anna Gionfriddo, presidente Fondazione Human Age Institute e Amministratrice Delegata ManpowerGroup -. Per questo siamo orgogliosi di aver preso parte al progetto di Europa Donna Italia, contribuendo alla realizzazione di questo percorso di orientamento nel mondo del lavoro, che rappresenta innanzitutto, per le donne colpite da malattia oncologica, un’opportunità per riattivare energie e iniziare un percorso verso il mondo del lavoro”.
La prima edizione ha visto la partecipazione di circa 100 donne provenienti da tutta Italia, che hanno preso parte al percorso di orientamento dedicato a pazienti o ex pazienti desiderose di rientrare nel mondo del lavoro, rafforzare la propria capacità di ricerca, aggiornare e valorizzare le proprie competenze e adeguarsi ai nuovi strumenti digitali.
Delle candidate iniziali, 62 si sono offerte per intraprendere il primo step del progetto TrasformAzione: il percorso di Talent Lab di Fondazione Human Age Institute di ManpowerGroup, che si è posto come fine ultimo la riattivazione lavorativa delle persone coinvolte, supportandole al contempo nell’esplorazione dei loro vissuti e nella formazione di nuove competenze professionali, nell’elaborazione del passaggio da pazienti a lavoratrici e nella costruzione di un nuovo concetto di tempo, anche lavorativo.
Diversi i temi affrontati: dall’elaborazione del CV al colloquio di lavoro, dai canali per la ricerca all’analisi delle aspettative, competenze, aspirazioni, fino al bilancio delle competenze e alla definizione di un progetto di inserimento individuale.
A queste tematiche si sono alternati momenti formativi sui diritti e sui doveri delle lavoratrici e approfondimenti sulla reputazione digitale, e i programmi e gli strumenti per l’ingresso nel mercato del lavoro.
Contestualmente al lancio di TrasformAZIONE 2022, sono stati presentati i risultati della ricerca di Euromedia Research sul significato del ritorno al lavoro per le donne con patologie oncologiche.
Una ricerca quantitativa di 500 interviste su una popolazione di riferimento di circa 12,4 milioni di donne italiane dai 18 anni in su attive da un punto di vista lavorativo e sulle donne che hanno intrapreso il percorso “TrasformAzione” per conoscere le esperienze relative all’impatto che può avere una grave malattia sulla vita familiare e lavorativa.
Dalla ricerca è emerso che: c’è una forte attenzione da parte delle donne italiane nei confronti della propria salute. L’88,9%, infatti, dichiara di effettuare visite di controllo con check-up completi su tutto il corpo; la paura di ammalarsi di tumore riguarda circa 3 intervistate su 4. A questo si aggiunge anche il timore del rischio di perdita di lavoro in caso di una malattia grave.
La quasi totalità delle donne che si sono ritrovate ad affrontare una grave malattia ha avuto il supporto, la tutela e la protezione della propria famiglia. Quello che è mancato, in molti casi, è invece il supporto di capi e colleghi e la tutela sul posto di lavoro sia da parte dei datori che dalle norme e dalle leggi che regolano il mercato; le esperienze si dividono tra chi è riuscita a mantenere il proprio ruolo in azienda e chi, invece, ha subito un declassamento a seguito della malattia. Una situazione che ha colto di sorpresa 1 paziente su 4, subendo dei pessimi comportamenti dopo il loro rientro al lavoro.
– Anche per chi affronta una grave malattia, il ritorno al lavoro rappresenta ancora di più uno stimolo…per 3 donne su 4 del percorso “TrasformAzione”, tornare a lavorare significa tornare alla vita.
Purtroppo, però, la percezione è che il nostro paese sia ancora indietro in tema di tutele per le donne lavoratrici, che spesso vengono lasciate da sole. La preoccupazione, soprattutto tra le donne del progetto “TrasformAzione”, è quella di non riuscire più a fare il proprio lavoro come una volta e, quindi, di incontrare delle difficoltà nel riprendere l’attività lavorativa. Paure che, però, non frenano la voglia e la forza di queste donne di ripartire e riprendere in mano la loro vita.
Sicuramente l’effetto della malattia si è sentito ed ha creato delle difficoltà dal punto di vista fisico e mentale e, anche per questo, nella ripartenza queste donne si promettono di dedicare più attenzioni a sè stesse e limitare le situazioni di stress e sovraccarico sul posto di lavoro. Il lavoro, dunque, sarà uno stimolo in più per ripartire, ma non dovrà più sovrastare la persona.
Tra le difficoltà principali che la lavoratrice con diagnosi tumorale si trova ad affrontare v’è soprattutto quello di conciliare i tempi di lavoro con quelli della cura, nonchè la gestione del rientro sul luogo di lavoro nella fase post malattia.
Tutto ciò all’interno di un quadro normativo frammentato che contribuisce maggiormente a rendere insidiosa la ripresa della quotidianità lavorativa. Infatti, per le patologie oncologiche non esiste ad oggi una normativa nazionale organica che tuteli i lavoratori malati.
Di conseguenza, è ormai improrogabile promuovere, in aggiunta a quelle già esistenti, nuove misure di natura contrattuale volte a porre in essere adattamenti ragionevoli sul luogo di lavoro e finalizzate a migliorare la qualità della vita professionale delle lavoratrici, ma più in generale dei lavoratori affetti da patologie a carattere tumorale.

– foto agenziafotogramma.it –
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Influenza, Salutequità “Sui vaccini ai fragili Regioni in ordine sparso”

ROMA (ITALPRESS) – E’ partita con velocità diverse nelle Regioni la campagna vaccinale antinfluenzale che dovrà riuscire a proteggere almeno il 75% degli over65 e tendere all’obiettivo del 95% nelle categorie a rischio. Un obiettivo sfidante considerando che dal 2000 ad oggi non è mai stato centrato al livello nazionale e che nella stagione 2020-2021 (prima campagna durante la pandemia Covid-19) si è registrata la percentuale di copertura più alta delle precedenti 10 campagne antinfluenzali: 65,3% degli over 65. Percentuale che l’anno successivo si è ridotta di oltre 7 punti percentuali, arrivando al 58,1%. Questo è quanto emerge dal Report “Prevenzione per l’equità. Le campagne vaccinali antinfluenzali nelle persone anziane fragili” realizzato da Salutequità con il contributo non condizionato di Sanofi.
‘Vaccinare e vaccinarsi è doppiamente importante, sia per proteggere le persone, sia per evitare di sovraccaricare i Pronto Soccorso, già alle prese con enormi carenze di personale – queste le dichiarazioni di Maria Pia Ruggieri, consigliera Salutequità – La vaccinazione, infatti potrebbe ridurre gli accessi in pronto soccorso per febbre e per complicanze in comorbilità/comorbidità di patologia infettiva, potrebbe evitare il riacutizzarsi di patologie croniche cardiologiche, broncopneumologiche, neurovascolari e dismetaboliche nei pazienti anziani già fragili, evitando loro il ricovero in ospedale per acuti; oggi si stima che i pazienti destinati al ricovero in attesa di un posto letto sono anche più di 800 al giorno, con oltre 600 di essi in attesa da più di 24 orè.
Si devono proteggere quest’anno 14 milioni 46 mila over65 (più di una persona su 5 presente nel Paese – 23,8% della popolazione totale). Di questi 7 milioni hanno più di 75 anni, 3,8 milioni sono gli over 75 che hanno gravi limitazioni nel compiere le attività quotidiane della vita e un milione quelli che hanno bisogno di assistenza o ausili perchè non autonomi nella cura della propria persona (dati Istat). In particolare queste persone dovranno essere raggiunte e protette non solo dalle dosi booster del Covid-19, ma anche dall’influenza stagionale.
Prendersi cura delle persone più fragili, proteggendole dalle conseguenze dell’influenza, è doveroso, anche perchè sono proprio loro ad aver rinunciato di più a visite ed esami necessari: parliamo del 17,8% con età superiore a 74 anni rispetto alla media dell’11,0%. La rinuncia alle cure, inoltre, ha colpito di più chi vive in un comune centro di area metropolitana: si è passati dal 7,3% del 2019 al 12,8% nel 2021.
La circolare del 6 luglio del ministero della Salute raccomandava di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall’inizio di ottobre.
Lazio (4 ottobre) e Puglia (5 ottobre), sono partite per prime con le campagne vaccinali, ultime Umbria e Sardegna. L’Umbria è partita a inizio novembre e dal 10 novembre ha reso accessibile la vaccinazione anche nelle farmacie. La Sardegna è partita a novembre nelle case di riposo e strutture residenziali e dal 14 ha aperto le vaccinazioni al resto della popolazione. La pubblicazione delle gare per acquisire i vaccini necessari sono state avviate ben prima della Circolare Ministeriale e a partire da fine febbraio, altrimenti i tempi di approvvigionamento e i quantitativi necessari non si sarebbero potuti rispettare.
Disomogeneità nei quantitativi di vaccini acquistati. Anche se il Ministero della Salute ha raccomandato di avviare gare su stime relative alla popolazione target e non basandosi sulle coperture raggiunte nell’anno precedente, le regioni si sono regolate diversamente.
La PA di Trento dichiara di aver reso disponibili 90.000 dosi di vaccino (il quantitativo somministrato alla popolazione target nella campagna antinfluenzale 2021), sottolineando che se necessarie, ci saranno altre 18.000 dosi. Il quantitativo risulta ridotto rispetto a quello messo a gara lo scorso anno (130.000 dosi con copertura del 70,2% della popolazione target). L’Emilia Romagna ha messo a disposizione un quantitativo quasi sovrapponibile a quello dello scorso anno, in grado di coprire più del 75% della popolazione target (1.150.000 dosi di vaccino, aumentabili fino a 1.380.000 dosi).
La Toscana, spiega sempre il report, ha acquistato per questa campagna antinfluenzale oltre 1 milione e 30 mila dosi, un numero inferiore rispetto a quelle aggiudicate nella gara dello scorso anno (1.254.700 con copertura di oltre il 75 % della popolazione target). Anche le Marche hanno ridotto le dosi a disposizione (347.000) per questa campagna, rispetto a quelle aggiudicate lo scorso anno (421.148), ma che potranno essere incrementate. Umbria e Abruzzo hanno incrementato il numero di dosi per la campagna antinfluenzale 2022-2023 rispetto alla campagna 2021-2022 (entrambe le Regioni avevano aggiudicato un numero di dosi che non coprivano il 75% della popolazione target, sebbene in proporzioni diverse): si è passati dalle 201.910 alle 228.000 dosi dell’Umbria, alle 415.000 vs le 228.000 in Abruzzo.
Differenze anche nella tipologia di vaccino acquistato, anche se la “personalizzazione” del vaccino sembra essere una delle carte più spese dagli esperti per invitare alla vaccinazione, sia per i bambini, sia per gli anziani. Ad esempio, il vaccino antinfluenzale che il Piemonte rivolge ad anziani fragili – o ricoverati in RSA (quadrivalente ad alto dosaggio) – risulta messo a gara (in quantità diverse) solo in 18 tra Regioni e Provincie Autonome. Restano escluse Abruzzo, Umbria e Friuli Venezia Giulia.
La prossimità – e la conseguente capillarità – è la carta che si è scelto di giocare per questa campagna antinfluenzale: vaccinano non solo i centri vaccinali, ma soprattutto gli oltre 40mila medici di medicina generale e le farmacie aderenti, secondo gli accordi regionali che però Federfarma ha segnalato non essere stati effettuati in tutte le regioni; mancano all’appello Calabria, Puglia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, PA Trento.
Una carta da spendere è senz’altro la fiducia che le persone nutrono verso medici e altre professioni sanitarie, che è mediamente elevato: nel 2021 il voto medio è stato 7,3 per i medici e 7,2 per il personale sanitario, valori simili a quelli espressi nei confronti delle Forze dell’ordine e dei Vigili del fuoco.
Oltre il 50% delle persone (dato più alto della media nazionale) ha dato un voto pari o superiore a 8 sia ai medici, sia al resto dei professionisti sanitari è più alta sono P.A. Trento, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Umbria. Sono al di sotto della media nazionale nella fiducia della popolazione verso medici e altre professioni sanitarie: Molise (punteggi più bassi in assoluto), Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Marche. In Liguria la fiducia è nella media per quel che riguarda altri professionisti sanitari, più bassa per i medici Proposte Tra le proposte di Salutequità: coordinare meglio le tempistiche per la programmazione della campagna antinfluenzale tra Ministero della Salute e Regioni, favorendo un contatto al livello nazionale con le aziende produttrici per verificare per tempo le disponibilità di dosi su cui poter contare per coprire la popolazione target; prevedere un sistema di monitoraggio costante dell’andamento della campagna antinfluenzale, così come fatto ad esempio per la vaccinazione anti-covid, per poter intervenire tempestivamente e favorire da parte del Ministero un tutoraggio verso le regioni in difficoltà; perfezionare l’indicatore LEA di valutazione delle Regioni sulla vaccinazione antinfluenzale, andando a monitorare anche la capacità di vaccinazione della popolazione fragile per cronicità, a partire dagli anziani fragili, per valutare meglio l’efficacia della campagna; adottare una definizione univoca di fragilità che tenga conto delle diverse dimensioni e realizzare e una mappa informatizzata degli anziani fragili (ad esempio partendo da quella di Italialongeva) da assistere e vaccinare, utile sia per la predisposizione degli interventi vaccinali, sia per altri interventi di prevenzione e di offerta socio-sanitaria. Le vaccinazioni, compresa quella antinfluenzale, devono essere inserite nei PAI e nei PDTA e monitorate con appositi indicatori e flussi; creare una tabella chiara e vincolante da parte del Ministero della salute per le Regioni sui vaccini da utilizzare non solo per fasce di età, ma anche per fasce di rischio. Il tema della personalizzazione del vaccino antinfluenzale, ormai, è entrato nelle campagne vaccinali non solo per l’età pediatrica, ma anche per gli adulti, ed è necessario che le aspettative generate trovino un riscontro nelle azioni delle Regioni; prevedere una presenza estesa di competenze e conoscenze sulla vaccinazione per i medici e per tutti i professionisti sanitari attraverso l’inserimento dell’insegnamento nei percorsi universitari e ECM obbligatori per gli specialisti medici a partire da diabetologi, geriatri; aggiornare il Piano nazionale di prevenzione vaccinale ormai scaduto nel 2019.

– foto ufficio stampa Salutequità –
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Covid, indici in salita e una regione a rischio alto

ROMA (ITALPRESS) – Sale l’incidenza settimanale a livello nazionale: 353 ogni 100.000 abitanti (11-17 novembre) rispetto a 307 ogni 100.000 abitanti (4 ottobre-10novembre). Nel periodo 26 ottobre-8 novembre, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,88 (range 0,74-1,19), in leggero aumento rispetto alla settimana precedente ma al di sotto della soglia epidemica. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero aumenta e si trova appena sotto la soglia epidemica: Rt=0,96 (0,93-1,00) all’8 novembre rispetto a Rt=0,84 (0,81-0,87) al 1 novembre. E’ quanto emerge dai dati della Cabina di regia dell’Istituto Superiore di Sanità. Il tasso di occupazione in terapia intensiva sale al 2,5% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 17 novembre) rispetto al 2% (rilevazione al 10 novembre). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale all’11% (rilevazione al 17 novembre) contro il 10% (rilevazione al 10 novembre). Una regione è classificata a rischio alto per molteplici allerte di resilienza; dodici sono a rischio moderato e 8 classificate a rischio basso. Undici regioni/province autonome riportano almeno un’allerta di resilienza, due riportano molteplici allerte di resilienza.
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-foto agenziafotogramma.it-

Medicina riabilitativa e del lavoro, a Pavia ricordato Salvatore Maugeri

PAVIA (ITALPRESS) – La cura delle persone più fragili costituisce un’eredità da custodire e valorizzare: questo il messaggio lanciato da Fondazione Maugeri e da Ics Maugeri Spa Società Benefit in occasione della giornata dedicata al 117esimo anniversario della nascita del professor Salvatore Maugeri, l’uomo capace di fornire nel secolo scorso un fondamentale contributo di modernità alla Medicina del lavoro ponendo, già dagli anni 40 del ‘900, le basi per la moderna Medicina riabilitativa. Il motto “La storia di una vita che ha dato vita a molte storie” ricalca il senso delle immagini e delle testimonianze arrivate alla sede madre di Pavia da tutti i centri di Ics Maugeri sparsi in sette regioni d’Italia, dove il ricovero e la cura a carattere scientifico sono sempre il modello da seguire per medici, infermieri e operatori sanitari.
“Nella sanità futura – hanno ricordato in un messaggio anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e il neo assessore di Regione Lombardia al Welfare, Guido Bertolaso – un ruolo importante sarà ricoperto proprio dagli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico come quelli di Ics Maugeri, per la funzione essenziale che la ricerca svolge nel garantire a tutti una migliore assistenza”.
Sono intervenuti tra gli altri Luca Damiani, presidente di Fondazione Salvatore Maugeri e di Ics Maugeri Spa Sb, Chiara Maugeri, vicepresidente Fsm e nipote del fondatore, Giuseppe Fraizzoli, amministratore delegato Ics Maugeri Spa Sb. “Celebrare il passato per costruire insieme il nostro futuro in un domani fatto di ricerca e prospettiva europea”, questo il messaggio che hanno voluto lanciare ai tanti medici, infermieri e operatori sanitari arrivati a Pavia da tutta Italia. Tra le testimonianze più toccanti e riassunte in un video quella di Renèe, una ragazza arrivata nel giugno 2021 alla struttura Maugeri di Bari, impossibilitata a camminare a seguito di un trauma cranico per una brutta caduta da cavallo, che ha raccontato il suo percorso di cura e riabilitazione, supportata dall’energia positiva fornita dal personale medico-sanitario. “Dopo 2 mesi di rianimazione ho iniziato una lunga terapia che mi ha portato nel giro di 4 mesi a tornare a camminare – ha spiegato -. Ricordo ancora l’emozione ai miei primi passi, che hanno colpito me e tutti quanti erano in palestra. Mi avevano vista arrivare in condizioni tali che non sembrava più possibile che io potessi muovermi”. La madre della ragazza, commossa, ha raccontato: “Grazie al personale infermieristico di Ics Maugeri non ci siamo mai sentiti soli. C’era sempre una bella parola, una stretta di mano, un messaggio positivo che in queste situazioni è davvero determinante”.
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Covid, Cascio “Quarta dose a fragili e anziani fortemente raccomandata”

PALERMO (ITALPRESS) – “Continuo a raccomandare fortemente il vaccino a tutte le persone anziane e fragili e lo consiglio con forza, poi lo consiglio a tutti i giovani adulti. Se mi chiedete sui bambini, non lo consiglio con forza, ma al contempo sicuramente non lo sconsiglio”. Intervistato dall’Italpress, il direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico di Palermo, Antonio Cascio, ha voluto ribadire l’importanza dei vaccini, soprattutto per anziani e fragili, in una fase di convivenza con il Covid-19 in cui la pandemia è sotto controllo, ma non bisogna abbassare la guardia. Le quarte dosi dei vaccini aggiornati sono attualmente l’unico modo per contenere la circolazione del virus, limitare lo sviluppo di nuove varianti e prevenire le forme più gravi della malattia: “Lo abbiamo detto tante volte, il vaccino non protegge bene dall’infezione perchè la maggior parte dei vaccini non proteggono dalle infezioni naturali, il vaccino ci protegge dal finire in ospedale o morire – ha spiegato Cascio – Chi finora non si è vaccinato e ha avuto la fortuna di non contrarre la malattia, teoricamente rischia di avere una malattia grave, severa, che lo può portare anche a morte”.
“Non voglio fare l’uccello del cattivo augurio, perchè sin dall’inizio della pandemia si è visto che ci sono delle persone infettate che non manifestavano sintomi – ha aggiunto il medico, ricordando come le evidenze scientifiche dimostrino i vantaggi di un ciclo vaccinale completo – Le forme di malattia paucisintomatica o asintomatica sono esisistite fin dal 2020, dai primi casi si era visto che c’erano persone che si infettavano e non si ammalavano. Quindi non posso dire che necessariamente una persona che non si è vaccinata dovrà avere una forma grave e finire in terapia intensiva o morire, questo non è giusto dirlo – ha concluso – Però diciamo che ha molte più probabilità di finire in terapia intensiva o morire rispetto a chi si è vaccinato”.
– foto xd6-
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