Home Salute Pagina 133

Salute

Covid, 36.632 i nuovi positivi. 48 I decessi

MILANO (ITALPRESS) – Sono 36.632 i nuovi positivi al Coronavirus in Italia, su un totale di 198.918 tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. E’ quanto emerge dal quotidiano bollettino sull’emergenza pandemica diffuso dal Ministero della Salute. Sono 48 i decessi, che portano il totale delle persone che hanno perso la vita per il Covid da inizio pandemia a quota 177.024. A livello di ospedalizzazioni, sono 3.715 (62 in più di ieri) i ricoverati con sintomi, dei quali 139 in terapia intensiva. 11 in più di ieri.(ITALPRESS).

Photo credits: www.agenziafotogramma.it

Incontro Regione Calabria-Fnomceo su emergenza e carenza personale

ROMA (ITALPRESS) – Una presa d’atto della situazione di estrema emergenza, anche a causa della carenza di personale, nella quale versa la sanità calabrese, circostanza che ha spinto la Regione ad intervenire con misure eccezionali per il reclutamento immediato, ma provvisorio, di medici provenienti da altri Paesi.
Un impegno a lavorare, ciascuno per la sua parte, per tentare di modificare – dialogando con il nuovo governo e il nuovo Parlamento – la norma di legge che prevede, per l’impiego di medici provenienti da Paesi extra-UE, una deroga per il riconoscimento dei titoli.
Prevedere per tutti i professionisti che esercitano sul nostro territorio l’iscrizione – con iter da individuare per i camici bianchi extracomunitari – agli Ordini italiani, in modo da non avere un doppio binario e una situazione di disparità tra i medici.
Questo, in estrema sintesi, quanto emerso nel corso di un colloquio avvenuto a Roma, nella sede della Delegazione regionale a Piazza di Campitelli, tra il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, la Fnomceo, Filippo Anelli.
“Ringrazio il Presidente Anelli per il proficuo e positivo confronto odierno – ha affermato Occhiuto – denso di proposte e che si è chiuso con l’individuazione di una strategia condivisa per affrontare i problemi della sanità calabrese e della carenza di personale sanitario, che non riguarda solo noi ma tutto il territorio nazionale.
La Regione Calabria nel sottoscrivere un accordo per un distacco transnazionale con il governo cubano ha rispettato, avendo come stella polare il bene dei calabresi e il loro diritto alla cura, la legislazione vigente e le deroghe concesse per valutare i titoli e le competenze dei professionisti extra-UE che ci daranno una mano, in via emergenziale, nei prossimi mesi. Circostanze di questo tipo stanno avvenendo anche in altre Regioni, e potrebbero continuare a replicarsi in futuro.
Proprio per questa ragione – mentre andremo avanti con l’intesa con Cuba – condivido la necessità di intervenire affinchè in futuro anche i professionisti extracomunitari che prestano servizio momentaneamente nel nostro Paese possano avere la possibilità, con le modalità che andranno individuate, di iscriversi agli Ordini dei medici italiani.
Allo stesso tempo occorrerà intervenire per snellire le procedure di reclutamento dei medici italiani, in modo da colmare almeno in parte la carenza di personale nei nostri sistemi sanitari”.
“Abbiamo apprezzato la sensibilità dimostrata dal Presidente Occhiuto nel prendersi a cuore la questione della carenza di medici specialisti in Calabria – ha affermato Anelli – e nel voler trovare una soluzione emergenziale, utilizzando tutte le risorse possibili.
Da parte nostra, abbiamo in più occasioni espresso le nostre preoccupazioni per la sanità calabrese, diventata purtroppo paradigma delle disuguaglianze di salute nel nostro Paese.
Ma abbiamo chiesto che la legge sia uguale per tutti, e che gli Ordini possano garantire l’esercizio della professione di tutti i medici che esercitano sul territorio italiano.
Abbiamo quindi condiviso con il Presidente Occhiuto la necessità di una modifica della normativa, che preveda esplicitamente il requisito dell’iscrizione ai nostri Albi anche per i medici extra-UE che esercitino temporaneamente in Italia”.

– foto: ufficio stampa Fnomceo
(ITALPRESS).

Dl Aiuti-ter, Aiop “Penalizzate le strutture di diritto privato del Ssn”

ROMA (ITALPRESS) – “Le risorse stanziate con il Dl Aiuti-ter sono assolutamente insufficienti e penalizzano in maniera significativa le strutture di diritto privato del Servizio Sanitario Nazionale”. Così la presidente di Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, Barbara Cittadini. “Il testo, nella versione oggetto di confronto istituzionale, diffusa, anche, dagli organi di stampa , prevedeva un contributo una tantum per le nostre strutture in proporzione al costo sostenuto nel 2022 per energia elettrica e gas – aggiunge -. Inaspettatamente e incomprensibilmente, il decreto bollinato prevede, invece, un limite al contributo una tantum per le strutture di diritto privato pari allo 0,8 del tetto di spesa assegnato per l’anno 2022. Non possiamo non contestare questo ulteriore “tetto” che discrimina, una volta ancora, le strutture di diritto privato del SSN che, al pari di quelle di diritto pubblico, erogano prestazioni per i cittadini e rende drammaticamente insufficienti gli aiuti concessi in un periodo di grande difficoltà, vanificando un riconoscimento, che diventa teorico”.
“Con questa limitazione, il contributo è irrisorio perchè copre solo una parte veramente esigua dei rincari che le strutture stanno affrontando ormai da mesi. Il rischio, infatti, potrebbe essere quello di non potere garantire le prestazioni e i servizi per la popolazione che, già adesso, riesce con difficoltà a fruire del proprio diritto alla salute a causa delle lunghissime liste d’attesa – evidenzia Cittadini -. L’apertura da parte del Governo, che con il Dl Aiuti-ter – spiega la presidente nazionale – riconosce finalmente, ad entrambe le componenti del SSN, a prescindere dalla loro natura giuridica, il diritto di accedere alle risorse destinate a fronteggiare i rincari, è senz’altro un importante segno di attenzione, ma non basta. E’ una situazione drammatica che aggrava la condizione nelle quale si trovano le strutture per quanto hanno dovuto affrontare nei due anni di emergenza pandemica, durante la quale tutte le nostre strutture hanno lavorato alacremente, in sinergia con la componente di diritto pubblico, per garantire il diritto alla salute a tutta la popolazione”, conclude la presidente Cittadini.

– foto ufficio stampa Italcommunications –
(ITALPRESS).

Trapianti, Battaglia (Crt) “In Sicilia troppi no, cambiare la cultura”

PALERMO (ITALPRESS) – “Una sanità di alto livello è una sanità in cui funziona la rete trapianti. Per la loro complessità, i trapianti sono un target di misura di una sanità che funziona”. Lo ha detto in un’intervista all’Italpress il responsabile del Centro regionale trapianti siciliano, Giorgio Battaglia. Per Battaglia, quando una regione fa trapianti “significa che la sanità funziona perchè sono implicate talmente tante professionalità che soltanto il trapianto può svelare che quella rete funziona”, ha evidenziato.
A Catania è nata la figlia della donna che ha ricevuto il primo trapianto di utero in Italia. “La trapiantologia – ha spiegato Battaglia – è una delle eccellenze della sanità, che funziona quando funziona una rete trapianti. In Sicilia abbiamo assistito alla nascita della prima bambina nata da una donna che ha ricevuto il trapianto di utero. E’ la prima nascita in Italia e nel mondo ci sono soltanto cinque bambini nati da donne che hanno ricevuto un trapianto di utero”.
“Mettere insieme tante professionalità – ha proseguito – ha significato dare un contributo per migliorare le risposte che la sanità può dare ai cittadini. La rete trapianti è diventata anche uno strumento di miglioramento della sanità della nostra isola.
Il responsabile del Centro regionale trapianti siciliano, quindi, ha fatto il punto della situazione delle donazioni per quest’anno. “Da gennaio a oggi – ha affermato – abbiamo avuto circa cento donatori. Di questi cento, gran parte sono andati a procurement e quindi a trapianto, anche se in Sicilia purtroppo abbiamo un tasso di opposizione che non ci rende particolarmente contenti”. Per questo, ha spiegato, “siamo impegnati a cercare di cambiare questa cultura che nella nostra terra è particolarmente evidente”.
E’ necessario, quindi, migliorare la cultura della donazione. “Quando andiamo al Comune per rinnovare la nostra carta d’identità – ha detto Battaglia – ci viene chiesto se vogliamo diventare donatori. E’ lì che dobbiamo vincere la nostra battaglia ed è lì che vinciamo se riusciamo a porgere bene la domanda, a spiegare che quello è un ‘sì’ per la vita nostra e per quella di chi potrebbe avere bisogno dei nostri organi. Quel ‘sì’ è una sconfitta della morte perchè prolunga la vita. E’ lì che stiamo combattendo la nostra guerra”, ha aggiunto, spiegando poi che quando invece ci si trova a chiedere la donazione “dietro una porta della rianimazione” la scelta “può diventare un’opposizione in quanto quel momento drammatico è il momento meno opportuno per scegliere di diventare donatori”. Poi, un altro elemento che può aiutare è “la promozione attraverso i video che giungono nelle nostre case e attraverso gli spot radio”. “Abbiamo chiesto – ha spiegato – a un testimonial siciliano, che tra l’altro studia medicina, Daniele Garozzo, olimpico di scherma, di diventare il nostro ‘sì’ attraverso le case in cui giunge il suo messaggio”.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).

“Ascolta il tuo cuore”, Danacol e Policlinico Gemelli per la prevenzione

ROMA (ITALPRESS) – Danacol di Danone in collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, lancia la campagna “Ascolta il tuo cuore” che mira a sensibilizzare gli italiani sulla prevenzione dei rischi cardiovascolari, attraverso una campagna di comunicazione articolata e che vede un protagonista di eccezione: Elio.
Ha dato il via alla campagna il “Mese del Cuore”, che durerà fino al 15 ottobre 2022, durante il quale verranno offerti check up gratuiti a Milano e Roma effettuati da un team di medici coordinato dal professor Francesco Landi Direttore UOC Medicina Interna Geriatrica Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Docente di Medicina Interna e Geriatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma. Danacol proseguirà poi la sua campagna di prevenzione con misurazioni del colesterolo offerte nelle farmacie aderenti all’iniziativa sul territorio italiano.
“Le cinque precedenti edizioni del Mese del Cuore – spiega il professor Francesco Landi – ci hanno consentito di raccogliere tanti dati clinici sugli stili di vita della popolazione e sulla prevenzione. Oggi sappiamo che il colesterolo è uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare e non viene controllo dagli italiani, in particolare nel periodo post covid. Questa nuova edizione del Mese del Cuore ci dà dunque l’opportunità di riaffermare l’importanza di un’adeguata prevenzione e di uno stile di vita sano, necessari per raggiungere una longevità di successo. Dai dati raccolti si conferma inoltre come la aderenza a un regime alimentare basato sulla dieta mediterranea rappresenti una valida arma per combattere il colesterolo”.
Il Mese del Cuore è un modello di collaborazione pubblico privato tra Policlinico Gemelli e Danacol di Danone, che ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sui principali fattori di rischio per la salute cardiovascolare e di contribuire a un cambiamento significativo degli stili di vita: fare attività fisica e perseguire un’alimentazione corretta restano le attività più semplici ma necessarie per limitare il rischio cardiovascolare e tenere sotto controllo i valori del colesterolo.
Durante il “Mese del Cuore”, fino al 15 ottobre 2022, verranno offerti check up gratuiti effettuati da un team di medici coordinato dal professor Francesco Landi, Direttore UOC Medicina Interna Geriatrica Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Docente di Medicina Interna e Geriatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma.
Gli screening potranno essere prenotati sul sito www.danacol.it/ascolta-il-tuo-cuore – i medici eseguiranno la misurazione dei 7 fattori di rischio cardiovascolare, ovvero la pressione arteriosa, i valori di glicemia e colesterolo, dell’indice di massa corporea, unitamente alla valutazione dello stile di vita (ad esempio il fumo), delle abitudini alimentari e di alcuni parametri di performance funzionale (come la forza muscolare). Al termine della visita ai partecipanti verrà rilasciata una scheda in cui saranno riportati i risultati delle valutazioni eseguite, corredati da consigli e raccomandazioni per un corretto stile di vita.
Con l’obiettivo di stimolare gli italiani a ritornare a fare controlli per prendersi cura della propria salute cardiovascolare, l’iniziativa Mese del Cuore prevede inoltre la possibilità di fare test di autovalutazione del rischio sulla piattaforma www.danacol.it/ascolta-il-tuo-cuore
Le visite di screening si terranno a:
ROMA – Sede Policlinico Gemelli in via della Pineta Sacchetti, 217, 30 settembre (h. 14-19) e 1° ottobre (h. 9-13; 14-18), 7 ottobre (h. 14-19) e 8 ottobre (h. 9-13; 14-18).
ROMA – Durante la LONGEVITY RUN al Circo Massimo
15 e 16 ottobre (info su www.romaurbsmundi.it/regolamento-longevity-run/).

– foto Danacol-Policlinico Gemelli –

(ITALPRESS).

Covid, 44.878 i nuovi positivi. 64 le vittime

MILANO (ITALPRESS) – Sono 44.878 i nuovi positivi al Coronavirus in Italia, su un totale di 243.421 tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. E’ quanto emerge dal quotidiano bollettino sull’emergenza Covid diffuso dal Ministero della Salute. Il tasso di positività è al 18,4%, mentre il numero delle vittime è di 64, che portano il totale delle vittime a quota 176.976. A livello di ospedalizzazioni, sono 3.653 (192 in più di ieri) i ricoverati con sintomi, dei quali 128 in terapia intensiva, due in meno di ieri. (ITALPRESS).

Photo credits: www.agenziafotogramma.it

Salutequità “Per il Ssn servono proposte più precise e coperture”

ROMA (ITALPRESS) – ‘Elezioni chiuse: ora, al di là dei risultati scaturiti dalle urne, per la sanità gli impegni presi con gli elettori al momento della presentazione dei programmi dei singoli partiti e/o delle coalizioni vanno riempiti di contenuti più puntuali. Le indicazioni dei programmi elettorali se da una parte dovranno essere implementate dall’altra alcune di queste dovranno anche essere riviste. Cerchiamo di capire comè. Lo afferma Tonino Aceti, presidente di Salutequità.
‘Facendo riferimento al periodo pre-elezioni, all’8 settembre erano 172 mila i decessi per Covid-19 in Italia, 550 gli operatori sanitari deceduti e oltre 400 mila quelli contagiati, su un totale di oltre 22 milioni di persone contagiate – aggiunge -. Nel 2021, a causa della pandemia, la rinuncia alle cure è quasi raddoppiata rispetto al 2019, passando dal 6,3% all’11%. Allo stesso modo la spesa sanitaria delle famiglie nel 2021 cresce del 9% rispetto al 2020 attestandosi a 118 euro al mese. Durante l’emergenza sono molte le prestazioni saltate e ancora non recuperate del tutto: nel 2020, 1,3 milioni di ricoveri e oltre 144 milioni di prestazioni ambulatoriali in meno; nel 2020/21, ridotti di oltre il 30% gli screening oncologici programmati; nel 2020, quasi 100 mila persone con sofferenza mentale assistite in meno dal SSN; nel 2020, ridotte di quasi 1/3 le visite controllo e le prime visite per malati cronici volte ad impostare il Piano terapeuticò.
‘Per garantire assistenza sanitaria e far fronte a tutte queste difficoltà, il SSN potrà contare e dovrà amministrare oltre 124 MLD di euro nel 2022, 126 MLD nel 2023 e quasi 20 MLD del PNRR. Ma non basteranno e ne serviranno molte di più. Queste sono solo alcune delle evidenze che rendono chiaro quanto oggi le politiche per la Salute e per la sanità pubblica siano centrali, rappresentino un valore e un investimento per il Paese e sulle quali tutti dobbiamo lavorare con il massimo impegno e attenzione. Una centralità che però non emerge come dovrebbe andando ad analizzare le proposte contenute nei programmi elettorali dei Partiti, pubblicati sui siti dei Partiti e su quello del Ministero dell’Interno (https://dait.interno.gov.it/elezioni/trasparenza/elezioni-politiche-2022 ), che ad oggi sembrerebbero (+Europa chiederà il riconteggio perchè di poco sotto il 3%) aver superato la soglia di sbarramento: Fratelli D’Italia, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Lega, Forza Italia, Azione/Italia Viva, Alleanza Verdi-Sinistra – spiega il presidente di Salutequità -. Ora servono proposte più precise, a partire dal tema del finanziamento del SSN, cronoprogrammi più dettagliati con obiettivi di breve-medio-lungo periodo e coperture puntuali. Nei programmi elettorali l’umanizzazione delle cure che rappresenta una priorità dopo oltre due anni di pandemia non è affrontata, mentre le politiche per la cronicità e la partecipazione delle Associazioni dei pazienti nell’intero ciclo delle politiche sanitarie pubbliche sono residualì.
‘Nonostante nei programmi ci sia una generale convergenza sulla necessità di aumentare le risorse alla sanità (visti gli effetti della guerra sui costi di gestione delle strutture sanitarie – i costi correlati alle nuove infrastrutture previste dal PNRR – carenza di personale…), diverse proposte dei partiti sembrano ancora troppo vaghe, sia rispetto alla quantità di risorse da immettere nel Servizio Sanitario Nazionale che alla tempistica con la quale questo avverrà. Non è ancora chiaro, ad esempio, su quante risorse aggiuntive, rispetto a quelle già previste, stando alle proposte di diversi partiti, potremo precisamente contare nel 2023 e 2024 – aggiunge Aceti -. Senza scelte nette sul personale sanitario il SSN sarà sempre meno accessibile, universale, equo e solidale. Basta pensare alle liste di attesa e alle cure mancate a causa del Covid-19 con le quali fanno i conti ogni giorno i cittadini. Servono investimenti immediati e rilevanti già nella prossima Legge di Bilancio, se si vuole rispondere al problema delle carenze di organico e della fuga all’estero dei nostri professionisti sottopagati e con condizioni lavorative critiche (basti pensare ad es. ai professionisti del Pronto Soccorso), nonchè se si vuole garantire un più alto livello di sicurezza delle cure, innovazione e sostenibilità del SSN. Servono ora idee chiare sulle risorse da mettere sul piatto, sulle strategie per garantire il giusto “grip” del SSN e per innovare le politiche professionali agganciandole ai nuovi modelli organizzativi e all’epidemiologia. E invece anche su questo alcune delle proposte dei partiti sembrano ancora non andare dritte al punto: non è chiara la quantità di personale che si vuole assumere all’interno del SSN, con quante risorse, in quali tempi e con quali coperture. Si parla di valorizzazione delle professioni e adeguamento della loro remunerazione ma cosa questo significhi precisamente e quale sia l’orizzonte temporale entro il quale tutto questo si farà non è così chiarò.
‘Quasi tutti i partiti hanno proposto di rivedere il quadro delle competenze sulla sanità tra Stato e Regioni. Un’azione che in un verso o nell’altro, per la sua realizzazione porterà via molto tempo – prosegue il presidente di Salutequità -. Tutto tempo che non hanno a disposizione i cittadini, che oggi e domani, subito dopo le elezioni, continueranno a fare i conti con i problemi del SSN e le disuguaglianze di sempre di accesso alle cure tra Regioni. E’ proprio su questo terreno, quello del contrasto alle disuguaglianze ad invarianza di competenze, nell’attesa di una loro possibile modifica (in un verso o nell’altro), che nei programmi c’è un vuoto di strategia, di idee e le poche proposte sono troppo vaghe. La domanda alla quale non sembrano arrivare risposte convincenti da diversi programmi elettorali è: quali leve possiamo introdurre già oggi per ridurre le disuguaglianze di accesso ai servizi sanitari, alla diagnosi e alle terapie? Le malattie croniche in Europa sono responsabili dell’86% di tutti i decessi e di una spesa sanitaria annua pari a circa 700 MLD di euro. Nel 2020, si siano ridotte di quasi 1/3 le visite controllo e le prime visite per malati cronici volte ad impostare il Piano terapeutico, mentre il Piano Nazionale della cronicità approvato circa 6 anni fa la sua attuazione è ferma al palò.
‘Nonostante tutto ciò le politiche per la cronicità risultano residuali all’interno dei programmi dei partiti. Il riferimento alla parola cronicità è previsto 1 volta nel programma dell’Allenza Verdi e Sinistra, 2 volte in quello della Lega, 3 volte in quello di FI e Azione/Italia Viva, 4 volte in quello del M5S che richiama l’attenzione sulla necessità di attuare il Piano Nazionale della Cronicità. Nessun riferimento esplicito nel programma “per un Governo di centrodestra” – prosegue Aceti -. L’umanizzazione delle cure è una strategia che trova il suo fondamento in diversi atti del nostro Ordinamento: Decreto 15 ottobre 1996, il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008, il Patto per la Salute 2014-2016. Riferimenti importanti sono previsti anche all’interno della Risoluzione adottata dalla WHO nel 2016 esortando gli Stati Membri a perseguire un “approccio programmatorio ed organizzativo che adotta la prospettiva degli individui, delle famiglie e delle comunità e guarda a loro sia come beneficiari, sia come partecipanti attivi ai sistemi sanitari”. In Italia è stato avviato nel SSN anche un “programma nazionale per il monitoraggio, la valutazione ed il miglioramento partecipati del grado di umanizzazione delle cure”. La pandemia che abbiamo vissuto per oltre due anni ha fortemente inciso e penalizzato l’umanizzazione delle cure erogate ai cittadini. Nonostante ciò, in nessun programma elettorale vi è un riferimento esplicito all’umanizzazione delle cure e a un suo rilancio come strategia portante del SSN’.
‘La Legge 833/1978 istitutiva del SSN all’art. 1 prevede che “l’attuazione del servizio sanitario nazionale compete allo Stato, alle regioni e agli enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini”. Il principio è richiamato anche dal Decreto Lgs. 502/92 e dal 229/99, dalla L. 328/2000 e dall’art. 118 u.c. della Costituzione. Nonostante ciò, il coinvolgimento e la partecipazione delle associazioni di cittadini e pazienti nell’intero ciclo delle politiche sanitarie pubbliche non è esplicitamente richiamato tra le proposte della sezione sanità dei programmi elettorali analizzati – conclude Aceti -. Sono molte le proposte sulla sanità che non hanno un cronoprogramma di azione preciso a breve-medio-lungo periodo. Ne consegue che non sono chiari i tempi entro i quali le singole proposte si trasformeranno in realtà. Solo 2 partiti/coalizioni tra quelli analizzati hanno previsto un capitolo specifico nel programma elettorale che tratta il tema delle coperture economiche e sono Azione/Italia Viva e Forza Italià.

– foto agenziafotogramma.it –

(ITALPRESS).

In Italia oltre un terzo dei decessi è legato a malattie cardiovascolari

MILANO (ITALPRESS) – Alla vigilia della Giornata Mondiale del Cuore 2022, sono ancora allarmanti i numeri legati all’impatto delle patologie cardiovascolari in termini di mortalità. Silenzioso, invisibile e sottovalutato, il colesterolo è oggi tra i principali responsabili delle oltre 18,6 milioni di vittime per patologie cardiovascolari nel mondo e che nel nostro Paese fanno registrare il 34,8% dei decessi. Ma oggi, dopo quasi tre anni di pandemia, qual è la percezione degli italiani? A scattare l’allarmante fotografia è l’indagine SWG per Sanofi presentata oggi a Milano in occasione dell’incontro ‘La prevenzione che sta a cuore. Malattie cardiovascolari e colesterolo nei pazienti ad alto rischio: agire prima, in modo intensivo e efficace, per ridurre la mortalità’. Oltre il 40% degli intervistati sottovaluta i rischi legati ad alti livelli di colesterolo, mentre circa 1 su 3 ritiene che il rischio di mortalità legato all’ipercolesterolemia debba preoccupare solo chi ha problemi cardiaci pregressi. E ancora, meno di 1 su 2 (il 43% del campione) sa che è il colesterolo LDL ad essere dannoso per la nostra salute. Obiettivo della ricerca, condotta su un campione di oltre 1.200 soggetti di età compresa tra i 45 e i 74 anni, quello di analizzare la conoscenza delle malattie cardiovascolari, la percezione circa le conseguenze dell’ipercolesterolemia per offrire spunti di riflessione e stimoli concreti a pochi giorni dalla Giornata Mondiale del Cuore (29 settembre).
E’ in occasione dell’annuale appuntamento dedicato proprio a rilanciare l’attenzione del dibattito pubblico sulle patologie cardiovascolari e il loro impatto sulla nostra società che Fondazione Italiana per il Cuore, Società Italiana di Cardiologia (SIC), Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e Conacuore intendono, ancora una volta, richiamare l’attenzione su patologie la cui prevalenza è in aumento in diversi Paesi, tra cui l’Italia.
‘Nel nostro Paese, oltre 1 decesso su 3 è imputabile alle patologie cardiovascolari, prima causa di morte sia per gli uomini (31,7%) che per le donne (37,7%). Chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico – spiega Emanuela Folco, presidente della Fondazione Italiana per il Cuore (FIPC) -. La malattia modifica la qualità della vita e comporta notevoli costi economici per la società. In Italia, la prevalenza di cittadini che vivono con invalidità cardiovascolare è pari al 4,4 per mille. Questo è in parte attribuibile all’aumento dell’aspettativa di vita, con una popolazione sempre più anziana e quindi ‘fragilè, nonchè alla prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare, tra cui ipercolesterolemia. Dopo quasi tre anni di pandemia, vediamo ancora oggi come la percezione generale sia che le patologie cardiovascolari non occupino i primi posti tra le malattie da temere, dato in contrapposizione con quello che vediamo nella vita di tutti i giorni dove la mortalità per cause cardiovascolari occupa i primissimi posti. Oggi è l’occasione per ribadire, ancora una volta, l’importanza di sensibilizzare il cittadino e il paziente a prendere a cuore la propria salute cardiovascolare a partire dalla prevenzione primaria, sottolineando come sempre la necessità di adottare corretti stili di vita e una sana alimentazione, ma anche e soprattutto secondaria laddove sia presente una condizione patologica che necessita di una presa in carico da parte dello specialistà.
Ed è proprio attraverso la prevenzione che per il 92% degli intervistati i problemi cardiocircolatori possono essere evitati. A questa consolidata convinzione, però, non corrispondono azioni concrete di prevenzione e controllo: solo per il 17% del campione, infatti, è opportuno eseguire periodicamente visite di controllo, mentre solamente il 31% si è sottoposto ad una valutazione del rischio cardiovascolare negli ultimi 12 mesi.
A non poter però sottrarsi a controlli regolari sono, più degli altri, i pazienti ad alto rischio cardiovascolare che rappresentano, in base alle linee guida internazionali, la vera e urgente priorità nell’ambito degli interventi preventivi.
‘Il tema della prevenzione è di grande importanza per tutti noi, ma diventa cruciale quando si parla di paziente ad alto rischio cardiovascolare – sottolinea Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC) -: chi è stato colpito da un evento cardiovascolare, infatti, corre un rischio elevato di andare incontro ad un nuovo infarto o Ictus negli anni successivi. Eventi che potrebbero essere sensibilmente ridotti – come ricordano le recenti linee guida della Società Europea di Cardiologia – se venissero sempre più implementate le strategie di prevenzione secondaria. Proprio nella direzione di un trattamento precoce e rapido va l’abbassamento delle soglie di colesterolo LDL per l’accesso ai nuovi farmaci anti-colesterolo PCSK9, recentemente pubblicate in GU da AIFA. Evidenze scientifiche dimostrano come il colesterolo LDL sia causa delle patologie cardiovascolari, non un fattore di rischio, e come la sua riduzione – pertanto – rappresenti uno degli obiettivi principali per limitare eventi cardiovascolari quali l’infarto miocardico e contrastare la mortalità. Infatti, le linee guida della Società Europea di Cardiologia suggeriscono in prevenzione secondaria livelli di colesterolo LDL inferiori a 55 mg/dl e, in alcuni pazienti particolarmente a rischio, livelli di LDL-C ancora più bassi e inferiori a 40 mg/dl. Questi obiettivi così ambiziosi possono essere oggi raggiunti grazie agli inibitori della proteina PCSK9, capaci di ridurre del 60% il livello di colesterolo LDL, dimostrando un chiaro beneficio clinico nei pazienti con elevato rischio cardiovascolare. Un cambio di rotta, quello avviato per la prima volta in Italia rispetto ad altri Paesi europei, per la prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolarì.
Il paziente ad alto rischio cardiovascolare ha subìto uno o più eventi cardiovascolari ed è un paziente cronico che come tale va trattato. Sebbene sia spesso in terapia con farmaci orali come le statine e ezetimibe, continua a registrare alti livelli di colesterolo LDL. Per questo la sua gestione rappresenta oggi una delle principali complessità per i Sistemi Sanitari Nazionali.
Secondo Giuseppe Di Tano, Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) – Fondazione per il Tuo cuore ‘per una corretta e appropriata presa in carico e gestione dei pazienti con malattia cardiovascolare nota ad elevato rischio di eventi occorre mettere in campo diverse azioni, anche attraverso una più efficace sinergia tra cure primarie, ospedale e territorio. Il controllo dei fattori di rischio attraverso un intervento farmacologico incisivo e precoce, il monitoraggio costante delle condizioni cliniche, la sensibilizzazione del paziente, del suo ambito familiare-sociale e del caregiver sull’importanza dell’aderenza alla terapia e alle norme di stile di vita consigliate, sono elementi fondamentali in grado di contrastare il rischio di andare incontro a un nuovo episodio cardiovascolare. Come nella prevenzione primaria, anche in quella secondaria è fondamentale promuovere l’engagement del paziente nel percorso di cura, così da favorire una maggiore proattività nella gestione della propria salute, in relazione con il Sistema Sanitario. La mancata o inappropriata gestione dell’ipercolesterolemia porta, infatti, ad un peggioramento dello stato di salute e all’esposizione per il paziente ad un rischio di eventi elevato, con ripercussioni negative non solo sulla salute ma anche sul SSN. Una condizione tanto silente quanto insidiosa come l’ipercolesterolemia va trattata in maniera incisiva e precoce. E’ per questo che va ‘aggredità con un approccio ancora più energico rispetto a quanto fatto fino a ieri, così da garantire un efficace contenimento del rischiò.
‘Infine, la possibilità, come indicato dalle Linee Guida, di utilizzare un parametro oggettivo e facilmente ottenibile come la misurazione delle LDL ematiche su cui modulare la terapia, mirando a raggiungere i livelli target richiesti, rappresenta una raccomandazione ineludibile a cui adeguarsì, aggiunge.
Ma è proprio sulla percezione dell’ipercolesterolemia che c’è ancora tanto da fare: il 20% non conosce neppure i rischi derivanti da alti livelli di colesterolo, mentre per il 42% il controllo del livello del colesterolo dipende solamente dalla dieta alimentare e dall’attività fisica, trascurando quindi l’efficacia terapeutica.
Una condizione cronica, quella dell’ipercolesterolemia, con un impatto anche sulla vita del paziente: sale fino all’80%, infatti, la percentuale di persone con colesterolo alto che dichiara di aver cambiato le proprie abitudini, con maggior riguardo alla vita familiare (24%) e perfino lavorativa (11%).
‘Occorre superare il preconcetto che il colesterolo si combatta solo con la dieta – dice Giuseppe Ciancamerla, Conacuore -. E’ chiaro che questo possa aiutare, ma l’ipercolesterolemia è una patologia, si chiama aterosclerosi, e va trattata con l’aiuto di uno specialista. Per questo occorre che i pazienti siano sempre più sensibilizzati sulla necessità di conoscere i vari tipi di colesterolo e i loro valori ottimali con l’aiuto delle carte del rischio, facili da leggere, e che correggano uno stile di vita non adeguato. Ancora di più se si parla di paziente ad alto rischio cardiovascolare, al fine di mantenere l’aderenza alla terapia e quindi contrastare la mortalità. Un evento traumatico sulla salute come un infarto può infatti avere effetti fisici, ma anche emotivi, devastanti. In alcuni casi, lo specialista ricopre un ruolo cardine perchè chiamato a valutare il coinvolgimento di altre figure, attraverso un approccio multidisciplinare, per una presa in carico globale del paziente ad alto rischiò.
‘In Sanofi siamo quotidianamente impegnati nello studio di soluzioni terapeutiche innovative e programmi per il miglioramento della qualità di vita e della sopravvivenza dei pazienti con malattie cardiovascolari – spiega Andrea Rizzi,
Medical Head General Medicines di Sanofi Italia -. E’ un impegno concreto che si esplicita anche in un contributo in termini di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, pazienti e caregiver, su come vada alzato il livello di attenzione relativo all’impatto che questo tipo di malattie hanno sulla nostra società e sul sistema sanitario nazionale. In Sanofi siamo al fianco delle associazioni che rappresentano i pazienti e della classe medica, per contribuire a ridurre drasticamente l’impatto in termini di mortalità e qualità della vita che le malattie cardiovascolari hanno ancora oggi, offrendo risposte concrete in termini di cure e terapie e di gestione in ambito di prevenzione secondaria con particolare attenzione ai pazienti ad alto rischiò.

– foto ufficio stampa Sanofi –

(ITALPRESS).