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Colite ulcerosa, speranze per i pazienti da un nuovo farmaco

MILANO (ITALPRESS) – Lilly ha annunciato oggi che l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità del primo antagonista dell’interleuchina-23p19 (IL- 23p19) – mirikizumab – per il trattamento della colite ulcerosa (CU) attiva da moderata a grave nei pazienti adulti. Mirikizumab è l’unico farmaco attualmente rimborsato in Italia per la CU a colpire selettivamente la subunità p19 di IL-23, che svolge un ruolo cruciale nell’infiammazione correlata alla CU. Un meccanismo di azione che permette di offrire sollievo da sintomi chiave quali frequenza evacuativa, sanguinamento rettale e urgenza intestinale, indipendentemente dall’uso precedente di farmaci biologici.
La CU è una condizione infiammatoria che in Italia si stima colpisca circa 150.000 persone, con oltre 4000 nuove diagnosi all’anno, prevalentemente in persone giovani. Fa parte delle malattie croniche intestinali, patologie che hanno un forte impatto sulla qualità di vita di chi ne soffre. “La colite ulcerosa è una malattia che colpisce in media in giovane età ed è caratterizzata da una forte infiammazione dell’intestino. Sebbene alla maggior parte dei pazienti venga inizialmente diagnosticata una malattia lieve e inizi la terapia convenzionale, molti progrediranno fino ad avere una malattia attiva da moderata a grave. Con un forte impatto sulla qualità di vita – spiega Alessandro Armuzzi, Responsabile UO IBD, Istituto Clinico Humanitas, Rozzano e Professore Ordinario di Gastroenterologia, Humanitas University -. Nonostante la disponibilità dei trattamenti attuali, rimane un significativo bisogno di nuove opzioni terapeutiche in grado di affrontare i sintomi dirompenti, come l’urgenza intestinale”.
mirikizumab risponde a questa esigenza con un nuovo meccanismo d’azione in CU, che colpisce una delle vie con cui l’infiammazione si sostiene nella malattia. Il programma di studi clinici LUCENT, su cui si è basata l’approvazione del farmaco, dimostra l’efficacia di mirikizumab: dopo 12 settimane di trattamento, quasi due terzi (63,5%) dei pazienti hanno raggiunto la risposta clinica e quasi un quarto (24,2%) ha raggiunto la remissione clinica (42,2% e 13,3%, rispettivamente con placebo). Un’efficacia che si è dimostrata superiore a placebo anche nei pazienti precedentemente trattati con un inibitore biologico o di Janus chinasi (JAKi) e che porta a una riduzione delle terapie con steroidi: tra coloro che hanno raggiunto la risposta clinica a 12 settimane, la metà ha raggiunto la remissione clinica senza uso di steroidi a un anno (27% con placebo). Quasi tutti i pazienti 3 (97,8%) che hanno raggiunto la remissione clinica a un anno non facevano più uso di steroidi. L’azione di mirikizumab è sostenuta nel tempo: tra coloro che hanno raggiunto la remissione clinica a 12 settimane, circa due terzi (63,6%) dei pazienti hanno mantenuto la remissione clinica attraverso un anno di trattamento continuo (36,9% con placebo).
“Mirikizumab oltre ad aver dimostrato di essere efficace nell’ambito di obiettivi clinici rilevanti come la remissione libera da steroidi ad un anno, è in grado di determinare un rapido miglioramento dei sintomi, come il sanguinamento rettale e la frequenza evacuativa, già dopo tre settimane. In particolare, gli studi che hanno portato alla registrazione del farmaco sono stati i primi e gli unici a utilizzare una scala di valutazione dell’urgenza intestinale (NRS) incentrata sul paziente, registrando un netto miglioramento del sintomo urgenza soprattutto in coloro che rispondono meglio alla terapia di induzione”, spiega Massimo Claudio Fantini, Segretario Generale di IG-IBD (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease) e Professore Ordinario di Gastroenterologia, Università degli Studi di Cagliari, Direttore della Struttura Complessa di Gastroenterologia, AOU, Cagliari.
Per le persone che vivono con CU i sintomi che hanno un maggior impatto sono la diarrea, l’urgenza intestinale e gli incidenti correlati all’urgenza intestinale. L’urgenza intestinale ed eventuali incidenti a essa correlati rappresentano le ragioni principali per cui le persone evitano di avere vita sociale.
“L’impatto sulla qualità della vita di questa patologia è notevole: non si tratta solo di affrontare il dolore fisico e la stanchezza cronica, ma anche di gestire implicazioni di carattere psicologico. Infatti, la disabilità invisibile che la caratterizza e la difficoltà nel descrivere i sintomi, come la diarrea, amplificano il disagio fisico, trasformandolo in un profondo disagio psicologico. Questo porta spesso a sentimenti di vergogna e insicurezza, che possono sfociare in isolamento sociale – spiega Salvo Leone, Direttore Generale di AMICI Italia e Chairman della European Federation of Crohn’s & Ulcerative Colitis Associations (EFCCA) -. Per le persone affette da colite ulcerosa, riuscire a controllare i sintomi, come l’urgenza intestinale, rappresenta un importante obiettivo nella gestione della malattia”.
L’American College of Gastroenterology nelle sue linee guida riconosce l’importanza dell’urgenza intestinale come una delle principali preoccupazioni per i pazienti che vivono con la CU e raccomanda di darle la priorità quando si considerano i trattamenti.
“Il disegno del nostro programma di sviluppo clinico in quest’area, che ha introdotto anche la valutazione quantitativa dell’urgenza intestinale, dimostra il costante impegno di Lilly in innovazione e a rispondere ai bisogni di salute dei pazienti – conclude Veronica Rogai, Associate VP-Medical Italy Hub di Lilly -. La disponibilità per i pazienti di mirikizumab segna il nostro ingresso nell’area delle malattie infiammatorie croniche intestinali: siamo felici e orgogliosi di poter collaborare con tutta la comunità scientifica che si occupa di queste patologie e di poter mettere a disposizione delle persone con Colite ulcerosa una nuova opportunità terapeutica capace di tradursi in un miglioramento tangibile della loro qualità di vita”.

– foto xm4/Italpress –
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“Il Colloquio”, un cortometraggio per raccontare l’angioedema ereditario

VENEZIA (ITALPRESS) – La storia di Francesca, un colloquio di lavoro e tanti ricordi legati al nonno, sono questi gli elementi per una nuova narrazione dell’angioedema ereditario che, quando viene diagnosticato arriva a sconvolgere le vite di chi ne è affetto e di chi gli sta accanto, ma che oggi fa meno paura del passato.
Francesca e suo nonno convivono entrambi con l’angioedema ereditario, ma loro esperienza con la malattia e l’impatto di questa sulla loro vita è legata a due momenti storici differenti, quello passato del nonno e quello presente di Francesca, che grazie ai progressi fatti dalla scienza è oggi più libera di scegliere e seguire i suoi sogni. L’esperienza della malattia è raccontata come un viaggio personale, un percorso della protagonista, in un momento di vita quotidiana, in cui tutti potranno trovare connessioni profonde e frammenti di loro stessi.
“Il Colloquio” è un cortometraggio che ha l’obiettivo di diffondere consapevolezza e fiducia nel futuro per coloro che sono affetti da angioedema ereditario e per coloro che li assistono. Il corto – prodotto da BioCryst, azienda biotecnologica globale, fondata nel 1986, con più di 30 anni di esperienza nella scoperta, nello sviluppo e nella commercializzazione di farmaci, ideato e realizzato da Save the Cut, per la regia di Federico Caponera e Giovanni Boscolo Marchi, con il Patrocinio di A.A.E.E. (Associazione volontaria per l’angioedema ereditario ed altre forme rare di angioedema) e ITACA (Italian Network for Hereditary and Acquired Angioedema) – è stato presentato oggi a Son of a Pitch Award 2024, durante l’81^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
L’HAE è una malattia rara potenzialmente letale causata da una carenza genetica di una proteina chiamata inibitore della C1 esterasi (C1-INH). Il C1-INH svolge un ruolo importante nell’impedire che il sistema che forma la bradichinina diventi iperattivo e medi il gonfiore nell’HAE. L’angioedema ereditario è una condizione rara, che colpisce circa 1 persona ogni 50.000. In Italia si stima che circa 1.200 persone convivano attualmente con l’HAE. I sintomi compaiono generalmente nell’infanzia o nell’adolescenza sotto forma di edema (gonfiore). Se non trattati, i pazienti affetti da HAE hanno spesso attacchi multipli ogni mese e il gonfiore provocato da ogni attacco può durare da 2 a 4 giorni. Il gonfiore può interessare la pelle, il viso, i genitali, la parete del tratto gastrointestinale e la glottide. L’edema cutaneo può causare una temporanea incapacità di svolgere le normali attività, può essere deturpante e causare dolore. 3
“Sensibilizzare, informare e promuovere i progressi della ricerca nel campo dell’angioedema sono tra gli obiettivi principali della rete ITACA – spiega il professor Mauro Cancian, presidente dell’Italian Network for Hereditary and Acquired Angioedema (ITACA), organizzazione che riunisce i 25 centri di riferimento italiani, nonchè direttore dell’Unità Operativa di Allergologia dell’Azienda Ospedale-Università di Padova -. Se nelle malattie rare la diagnosi precoce è sempre fondamentale, nel caso dell’angioedema ereditario ciò diventa ancora più importante perchè, oltre al danno fisico, l’imprevedibilità della malattia determina un forte carico emotivo nel paziente. Per fortuna oggi abbiamo a disposizione dei validi farmaci per la profilassi continuativa, che consente di prevenire in maniera costante gli attacchi di angioedema nei pazienti. La possibilità di ricorrere ad una profilassi con farmaci orali – che rappresentano la più recente innovazione terapeutica – ci consente poi di soddisfare in maniera pratica, indolore ed autonoma le esigenze di un sempre maggiore numero di pazienti affetti da HAE, migliorandone la qualità della vita. La storia che racconta in maniera delicata ma puntuale il cortometraggio ne è un esempio concreto”.
Il senso di vulnerabilità e di impotenza generati dall’angioedema ereditario, la diagnosi che a volte arriva dopo oltre 8-10 anni dai primi sintomi e l’impatto sulla qualità della vita sono difficilmente comprensibili da chi non ne è affetto. E’ una malattia che ‘mette in pausà il futuro, che scatena ansia e incertezza nella vita dei pazienti e nei loro familiari per l’imprevedibilità della malattia stessa e per la paura “del prossimo attacco”.
“Il colloquio” racconta una storia di vita quotidiana: Francesca, la protagonista, deve affrontare un colloquio di lavoro e nel rispondere ad alcune domande ripensa ai momenti più preziosi trascorsi insieme al nonno Roberto, anch’egli malato di angioedema ereditario. Grazie ai ricordi e agli insegnamenti del passato, Francesca trova la forza per decidere del suo futuro. Un dialogo a due, Francesca con il nonno, un susseguirsi di metafore, un linguaggio delicato, evocativo ed empatico, sono gli elementi che caratterizzano il cortometraggio e che permettono di infondere nel pubblico un messaggio positivo e di speranza. Attraverso la narrazione si percepisce come il ricordo del nonno darà’ la forza a Francesca per affrontare i suoi timori e trovare il coraggio di cambiare rotta e “navigare” verso nuove mete rese oggi raggiungibili grazie ai progressi della ricerca scientifica.
“L’angioedema ereditario è una malattia subdola, gli attacchi possono verificarsi in qualunque momento e possono interessare qualsiasi distretto del corpo, senza dare preavviso, se non in rari casi – afferma Pietro Mantovano – Presidente dall’ AAEE (Associazione volontaria per l’Angioedema Ereditario ed altre forme rare di angioedema), parlando a nome dei pazienti affetti da HAE -. La divulgazione è imprescindibile per migliorare la diagnosi, la nostra Associazione è impegnata da sempre per aumentare la conoscenza e la consapevolezza su questa patologia rara. Ridurre i tempi di diagnosi e garantire un adeguato accesso alle più recenti terapie per tutti i pazienti sono le nostre priorità. Siamo convinti che iniziative come queste permettano di mantenere alta l’attenzione sulla malattia e siano un aiuto concreto alle persone affette da angioedema ereditario”.
Il corto vuole quindi sensibilizzare il pubblico a comprendere i timori e le paure con cui i pazienti devono convivere ogni giorno, ma vuole anche essere un messaggio di speranza e fiducia perchè la ricerca ha fatto passi di gigante che consentono ai pazienti di vivere pienamente, fare progetti e accettare nuove sfide impensabili fino a poco tempo fa. Un messaggio di fiducia che vuole sensibilizzare tutti a una maggiore attenzione nei confronti di una condizione che colpisce profondamente chi ne è affetto, nel corpo e nella psiche.
“Siamo orgogliosi di aver collaborato con Save the Cut alla realizzazione de “Il Colloquio”, un cortometraggio che evidenzia come i progressi nella ricerca permettano ai pazienti di affrontare al meglio la quotidianità e di guardare al futuro con maggior fiducia – ha affermato Simone Tiburzi, VP e General Manager di BioCryst Italia -. Aver supportato lo sviluppo di questo cortometraggio, aumentare l’attenzione sull’angioedema ereditario ha per noi un valore importante. Siamo fiduciosi che la storia di Francesca possa essere la storia di tante persone che convivono con l’angioedema. Con “Il Colloquio” vogliamo parlare con un tono nuovo della malattia e ci auspichiamo di favorire uno scambio profondo tra chi convive con la patologia, i familiari e coloro che invece non la conoscono, perchè il nostro impegno va oltre la ricerca di soluzioni terapeutiche innovative”, ha concluso Tiburzi.
Per vedere il trailer de “Il Colloquio”: https://www.genhae.it/
Con la presentazione durante la 81^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nell’ambito del Premio “Son of a Pitch Award” si apre la distribuzione del cortometraggio. “Il Colloquio” verrà proposto per la selezione di altri importanti Festival cinematografici.

– foto xa7/Italpress –
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Manovra, medici e infermieri “No cassa sulla pelle Ssn”

ROMA (ITALPRESS) – “Nessuno pensi di continuare a fare cassa sulla pelle del Servizio Sanitario Nazionale e dei suoi professionisti”. Lo affermano Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, Guido Quici Presidente Nazionale Cimo-Fesmed e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up che serrano le fila dei medici, dirigenti sanitari, infermieri e professioni sanitarie ex legge 43/2006, affinchè al Governo arrivino chiare le loro richieste per la legge finanziaria 2025 che sarà presentata a fine settembre. “Il nostro principale obiettivo – dichiarano Di Silverio, Quici e De Palma – è quello di favorire provvedimenti che risollevino il Ssn dallo stato di agonia in cui versa da anni e di rendere più appetibile le nostre condizioni di lavoro, mettendo un argine alle fughe di colleghe e colleghi molto prima dell’età di quiescenza”.
“Per questo – proseguono – affidiamo al Governo e al Parlamento i punti principali delle nostre rivendicazioni: investire nel Ssn non solo con finanziamenti, ma anche con leggi che ne consentano il rilancio; rendere appetibili le professioni sanitarie, con un piano di assunzioni che limiti il disagio; aumentare le retribuzioni prevedendo finanziamenti adeguati per il rinnovo dei contratti, incluso i sanitari dell’ospedalita privata, riconoscendo e distinguendo le risorse destinate alle specificità sanitarie; defiscalizzazione dell’indennità dì specificità medica, raddoppio di quella infermieristica ed estensione alle Ostetriche; adozione di seri provvedimenti tesi ad arrestare l’escalation delle aggressioni nelle strutture sanitarie; contrattualizzazione degli specializzandi; riconoscimento del carattere usurante delle professioni assistenziali. La legge di bilancio non è l’unico ambito di intervento per riqualificare il Ssn. “Chiediamo una profonda riforma del Ssn ormai datata al 1992 con il decreto legislativo n. 502 non più compatibile con le profonde trasformazioni susseguitesi nei decenni”. “Questo il nostro pacchetto di proposte – concludono Di Silverio, Quici e De Palma – che porteremo avanti con tutte le nostre forze”.
“Chiediamo un forte impegno da parte del Governo che questa volta deve dimostrare se davvero intende difendere il diritto alla salute, unico principio espressamente dichiarato fondamentale nella Costituzione Italiana, o se intende portare alla deriva il nostro SSN. Noi ci comporteremo di conseguenza”.
-foto Agenzia Fotogramma-
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Ovaio policistico, Unfer “Nuova definizione per migliore trattamento”

ROMA (ITALPRESS) – La sindrome dell’ovaio policistico è un disturbo endocrino-ginecologico che colpisce le donne in età fertile, tra il 5 e il 18% della popolazione femminile, con conseguenze importanti sulla salute riproduttiva, metabolica, psicologica e sulla qualità di vita. Si tratta di una condizione che generalmente inizia a manifestarsi dall’adolescenza con segni e sintomi spesso sovrapponibili alle normali alterazioni ormonali degli anni dello sviluppo: mestruazioni irregolari, acne e aumento di peso. Per questo motivo non è semplice da diagnosticare proprio per la complessità e l’eterogeneità con cui si presenta.
La diffusione della PCOS è quindi un problema rilevante che richiede molta attenzione da parte dei medici, soprattutto per i suoi risvolti sia fisici che mentali, come spiega Vittorio Unfer, ginecologo e docente di Ginecologia e Ostetricia all’Università UniCamillus di Roma.
“La PCOS – afferma – è una condizione molto complessa, caratterizzata da segni clinici significativi nelle donne, tra cui l’assenza prolungata del ciclo mestruale, difficoltà nel concepire, problemi di peso, acne e irsutismo. Queste manifestazioni hanno anche importanti risvolti psicologici, come senso di inadeguatezza, disagio e depressione, che non devono essere sottovalutati”.
In questo mese, è però cruciale porre l’attenzione sull’importanza di una nuova e accurata definizione della PCOS. “Dobbiamo andare verso una nuova definizione della PCOS. Oggi c’è un nuovo modo di fare diagnosi e interpretare questa patologia. Per tanti anni abbiamo fatto riferimento alla classificazione di Rotterdam del 2003 ad opera dell’ESHRE (European Society of Human Reproduction and Embryology), ma negli anni questa ha dimostrato avere dei limiti. Al contrario, una corretta classificazione è fondamentale anche per decidere il trattamento più adeguato.”, ha spiegato il ginecologo.
E’ bene però conoscere approfonditamente anche le differenze tra i diversi fenotipi per decidere il giusto trattamento adatto a ogni donna: “Per la classificazione della PCOS si considerano principalmente tre sintomi: la presenza di cisti ovariche, l’iperandrogenismo e le alterazioni del ciclo mestruale. La novità risiede nel fatto che i primi tre fenotipi, A, B e C, sono tutti caratterizzati da iperandrogenismo e sono associati alla sindrome metabolica, con eccesso di insulina. Al contrario, nel fenotipo D, l’ovaio gioca un ruolo centrale nella malattia. Per questo motivo, il razionale terapeutico deve essere necessariamente diverso e su misura della paziente” conclude Unfer.
-foto xi2 Italpress –
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Schifani”Decadenza manager sanità se direttori non raggiungono obiettivi”

PALERMO (ITALPRESS) – “Se le Asp, gli ospedali e i Policlinici siciliani non raggiungeranno gli obiettivi assegnati dal mio governo, soprattutto per quanto riguarda l’abbattimento delle liste d’attesa, insieme ai manager delle Aziende decadranno automaticamente anche i direttori amministrativi e sanitari, le cui nomine si stanno completando in queste ore”. E’ la rigida indicazione che il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha dato stamattina all’assessore alla Salute, Giovanna Volo, da trasferire a tutti i direttori generali che nei prossimi giorni contrattualizzeranno i vertici delle direzioni strategiche. I manager dovranno inserire, così come già fatto nei loro contratti, obiettivi specifici e concreti specialmente sulla riduzione delle liste d’attesa, con un monitoraggio trimestrale e una rigorosissima verifica annuale del raggiungimento degli stessi, a pena di decadenza automatica, anche solo dopo il primo anno dall’insediamento.
“L’abbattimento delle liste di attesa – dice Schifani – è uno dei principali impegni assunti dal mio governo sin dall’insediamento. Insieme con l’assessore Volo e con i dirigenti dell’assessorato stiamo lavorando concretamente in questa direzione. Ritengo doveroso che i vertici delle Aziende sanitarie, nel loro complesso, si assumano pienamente la responsabilità di garantire ai pazienti un accesso tempestivo alle cure e per questo devono essere sottoposti alle necessarie e rigorose verifiche dei loro obiettivi. Se non li raggiungeranno, andranno tutti a casa, ancor prima della scadenza del loro mandato. Ai cittadini dobbiamo dare risposte qualificate e rapide ai loro bisogni di salute”.

foto: ufficio stampa Regione Siciliana

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Il Sindaco di Catania dona il sangue all’Arnas Garibaldi

CATANIA (ITALPRESS) – Il Sindaco di Catania, Enrico Trantino, insieme al dirigente responsabile del Dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato della salute regionale, Giacomo Scalzo, accompagnati dal direttore generale dell’Arnas Garibaldi di Catania, Giuseppe Giammanco, hanno dato concreta testimonianza e seguito alla riunione, avvenuta qualche giorno addietro presso Prefettura di Catania, per affrontare l’annosa emergenza relativa carenza ematica in Sicilia, donando il proprio sangue presso la Struttura di Medicina Trasfusionale dell’ospedale di Piazza Santa Maria di Gesù, diretta da Santi Sciacca.
“L’unico modo – ha detto Il manager dell’Arnas Garibaldi – per contrastare la riduzione di donazioni nella nostra terra, cercando di infondere consapevolezza nei cittadini, soprattutto se ragazzi in età adolescenziale o giovani adulti, è quella di dare l’esempio e compiere un gesto d’amore. Si tratta di un gesto che, nondimeno, serve anche a verificare le proprie condizioni di salute senza spendere denaro, investendo solo pochi minuti del proprio tempo”.
– foto ufficio stampa Arnas Garibaldi di Catania –
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Virus sinciziale, l’Ue approva vaccino a mRna per over 60

BRUXELLES (ITALPRESS) – La Commissione europea ha autorizzato il vaccino a mRna “mResvia” per immunizzare gli adulti di età superiore ai 60 anni contro le malattie delle basse vie respiratorie, causate dall’infezione da virus respiratorio sinciziale (Rsv). Lo annuncia la Commissione in una nota.
Il RSV è un virus respiratorio comune, che di solito provoca sintomi lievi, ma con potenziali gravi conseguenze per le persone vulnerabili, compresi gli anziani.
La Commissaria per la Salute e la Sicurezza Alimentare Stella Kyriakides ha affermato: “La vaccinazione salva vite. In una forte Unione Europea della Salute, siamo determinati a garantire che tutti abbiano accesso alla protezione di cui hanno bisogno contro gravi malattie. L’approvazione del primo vaccino mRNA contro il RSV mostra chiaramente l’importanza dell’innovazione quando si tratta di proteggere la salute dei nostri cittadini”.
L’autorizzazione di mResvia precede la stagione autunnale/invernale, quando le infezioni respiratorie come l’RSV tendono a raggiungere il picco in tutta l’UE. Fa seguito a una valutazione scientifica positiva da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) nel giugno 2024. Ora spetta alle autorità nazionali di ogni Stato membro decidere se e come utilizzeranno il vaccino, in linea con i loro piani di vaccinazione nazionali.
-foto Agenzia Fotogramma-
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Vaiolo delle scimmie, OMS lancia piano strategico globale

ROMA (ITALPRESS) – L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un Piano strategico di preparazione e risposta globale per fermare i focolai di trasmissione da uomo a uomo del vaiolo delle scimmie attraverso sforzi coordinati a livello globale, regionale e nazionale.
Il piano attuale è soggetto ai contributi degli Stati membri e copre il periodo di sei mesi da settembre 2024 a febbraio 2025, prevedendo un finanziamento da 135 milioni di dollari per la risposta dell’OMS, degli Stati membri, dei partner tra cui i Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa CDC), delle comunità e dei ricercatori, tra gli altri.
A breve verrà lanciato un appello per raccogliere fondi per le risorse di cui l’OMS ha bisogno per realizzare il piano.
Il piano, che si basa sulle raccomandazioni temporanee e sulle raccomandazioni permanenti emanate dal Direttore generale dell’OMS, si concentra sull’attuazione di strategie complete di sorveglianza, prevenzione, prontezza e risposta; sulla promozione della ricerca e dell’accesso equo alle contromisure mediche come test diagnostici e vaccini; sulla riduzione al minimo della trasmissione da animale a uomo; e sulla responsabilizzazione delle comunità affinchè partecipino attivamente alla prevenzione e al controllo delle epidemie.
Gli sforzi strategici di vaccinazione si concentreranno sugli individui a più alto rischio, tra cui i contatti stretti dei casi recenti e gli operatori sanitari, per interrompere le catene di trasmissione.
A livello globale, l’enfasi è posta sulla leadership strategica,
su una guida tempestiva basata sulle prove e sull’accesso alle contromisure mediche per i gruppi più a rischio nei paesi colpiti.
L’OMS sta lavorando con un’ampia gamma di partner e reti internazionali, regionali, nazionali e locali per migliorare il coordinamento tra aree chiave di preparazione, prontezza e risposta.
“I focolai di vaiolo delle scimmie nella Repubblica Democratica del Congo e nei paesi limitrofi possono essere controllati e fermati”, ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS. “Per farlo è necessario un piano d’azione completo e coordinato tra agenzie internazionali e partner nazionali e locali, società civile, ricercatori e produttori e i nostri Stati membri”.
-foto Agenzia Fotogramma-
(ITALPRESS).