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Pierino Di Silverio nuovo segretario nazionale Anaao Assomed

ROMA (ITALPRESS) – Il 25° Congresso Nazionale Anaao Assomed che si è concluso oggi a Napoli ha eletto Pierino Di Silverio Segretario Nazionale per il quadriennio 2022-2026. 44 anni, Dirigente Medico lavora nell’Azienda Ospedaliera Monaldi di Napoli e ha ricoperto la carica di Responsabile Nazionale del Settore Anaao Giovani nell’ultimo mandato. Succede a Carlo Palermo, che è stato eletto Presidente dell’Associazione, e nelle prime dichiarazioni ha confermato il suo impegno in un progetto politico “delle inclusioni” che mira a far diventare la Professione Medica concretamente attrattiva, soprattutto per i giovani. “Sono fiero della fiducia”, afferma emozionato. “Il mondo sanitario in cui operiamo è un mondo alla ricerca dell’identità. Violenze, denigrazioni professionali, mortificazioni professionali ed economiche, destrutturazione del ruolo medico sono tutte criticità che devono essere superate perchè i Medici e i dirigenti sanitari hanno in mano il dono più prezioso: la salute delle persone”. Ci impegneremo da subito – conclude Di Silverio – affinchè il Contratto possa avere un nuovo paradigma e risponda alla necessità di riscrivere le norme e le regole. “Da oggi la nostra priorità sarà quella di creare le condizioni per fare per far rimanere i Medici e Sanitari all’interno del Servizio Sanitario Nazionale”. Ecco la squadra che guiderà per i prossimi quattro anni: Presidente Nazionale Carlo Palermo, Vice Presidente Nazionale Giulio Liberatore, Esecutivo Nazionale Flavio Civitelli – Vice Segretario Vicario Domenico Iscaro – Responsabile Dipartimento Amministrativo Adriano Benazzato – Responsabile Dipartimento Organizzativo Giosafatte Pallotta Filippo Larussa Simona Bonaccorso Elena Silvagni Manuel Stramignoni Anna Tomezzoli Fabiana Faiella Giammaria Liuzzi – Responsabile Anaao Giovani Alberto Spanò – Responsabile Dirigenza Sanitaria.
(ITALPRESS).

– foto Ufficio Stampa Anaao Assomed –

Covid, 94.165 nuovi casi e 60 vittime nelle ultime 24 ore

Sono 94.165 i nuovi positivi al Coronavirus in Italia, su un totale di 357.210 tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. E’ quanto emerge dal quotidiano bollettino emesso dal Ministero della Salute. Sono 60, invece, le vittime, che portano il totale delle persone decedute da inizio pandemia a quota 168.294. Nelle ultime 24 ore si è impennato al 26,36%. In aumento a quota 6.254 i ricoveri nei reparti ordinari (219 in più rispetto a ieri) mentre sono 248 i pazienti in terapia intensiva, 11 in più. (ITALPRESS).

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Al Gemelli manichini iperrealistici e realtà virtuale per formare medici

ROMA (ITALPRESS) – Al Gemelli Training Center arriva una nuova generazione di simulatori Simbodies della Accurate, per l’apprendimento di manovre e procedure chirurgiche in situazioni molto simili alla realtà (anche delle emergenze), per apprendere in sicurezza manovre mediche, rianimatorie e chirurgiche, anche in condizioni a elevato impatto emotivo). L’obiettivo è formare i giovani medici in maniera sempre più moderna ed efficace, tenendo conto sia dell’emotività che bisogna imparare a gestire in situazioni emergenziali, sia dell’importanza del saper lavorare ‘in squadrà. All’evento, condotto dal professor Raffaele Landolfi, direttore del Gemelli Training Center di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, presente anche uno dei dottori più amati del piccolo schermo, Luca Argentero, protagonista della fiction di successo ‘Doc, nelle tue manì trasmesso da Rai 1.
“Studenti e specializzandi – spiega il professor Raffaele Landolfi – devono avere solide conoscenze teoriche ma, prima di applicarle al paziente, devono imparare delle tecniche appropriate, devono cioè ‘saper farè, anche in condizioni difficili. L’apprendimento di quello che noi chiamiamo ‘capacità pratichè oggi, a differenza del passato, si può acquisire su un simulatore, in modo da preservare il paziente da possibili errori o manovre non strettamente necessarie. Oggi è possibile sperimentare su un simulatore, fino ad apprenderla nei minimi dettagli, una tecnica chirurgica, una ‘manovrà ostetrica o da rianimatore, prima di eseguirla su un paziente in carne ed ossa. Al Gemelli utilizziamo da tempo dei ‘manichinì, per l’apprendimento pratico di una serie di manovre. Ma la straordinaria novità che presentiamo oggi è l’applicazione di queste tecniche in contesti di simulazione avanzatissima, che consentono l’apprendimento in condizioni difficili, emergenziali, come in caso di traumi, di incidenti stradali o di catastrofi naturali e non (incendio in ospedale, amputazioni d’emergenza), lavorando in squadra con altre persone. Condizioni che mettono alla prova la tenuta psicologica e l’efficienza del lavoro del medico in condizioni ‘difficilì insomma”.
“Manichini iperrealistici – sottolinea – sui quali lavorare con la realtà virtuale, attraverso degli appostiti ‘occhialì, per realizzare esperienze immersive di grande impatto, che danno la sensazione di trovarsi a operare un paziente vero”.
All’evento di presentazione ha preso parte Luca Argentero, l’amato protagonista di ‘Doc, nelle tue manì. “Non è escluso – scherza il professor Landolfi, che è anche consulente scientifico della fortunata serie televisiva – che anche gli attori protagonisti di Doc possano esercitarsi con manichini e tecniche di simulazione in realtà virtuale!”.
“Questi simulatori – conferma Luca Argentero, che ha voluto cimentarsi direttamente in una serie di manovre sui manichini – sono ideali per formare il personale medico non sul paziente ma su delle tecnologie modernissime”.
Simulatori così simili a una persona in carne ossa che l’attore di ‘Doc’ ha confermato come “l’impressione ricavata dal mettere le mani sopra questi manichini è stata davvero ‘straordinarià, visto il loro incredibile realismo”.
“La simulazione – sottolinea il professor Giovanni Scambia, direttore scientifico di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e ordinario di Clinica ostetrica e ginecologia all’Università Cattolica – è il futuro dell’educazione in medicina, sempre più tecnologica. Qualunque centro che si proponga di fare educazione pre e post-laurea ad alto livello non può non avere questi strumenti. L’impegno di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS è di potenziare in maniera straordinaria queste facilities”.
“La cosa fondamentale della simulazione – afferma il professor Massimo Antonelli, direttore Dipartimento Scienze dell’emergenza, anestesiologiche e della rianimazione del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e ordinario di Anestesiologia e rianimazione all’Università Cattolica – non è solo l’alta tecnologia ma anche la rianalisi del comportamento che ciascuno degli specializzandi o dei medici in formazione ha nello scenario di simulazione. E’ il cosiddetto debriefing, una metodologia che sta prendendo sempre più piede per fortuna anche nella realtà clinica e che consente di rianalizzare i vari passi, per capire dove si può migliorare e dove si devono evitare alcuni errori”.
I manichini iper-realistici resteranno a disposizione degli studenti del Gemelli e dell’Università Cattolica, all’interno di corsi appositamente organizzati. “Ogni 6 mesi – prosegue il professor Landolfi – avremo a disposizione anche tutti gli aggiornamenti e i nuovi software; il ritmo di innovazione di queste tecnologie di apprendimento è impressionante e anche molto più rapido di quello delle vere tecnologie mediche”.
“Tra l’altro – continua Landolfi – la simulazione può essere utilizzata non solo per rendere più efficiente l’apprendimento ma anche per migliorare la valutazione delle conoscenze e delle capacità dei futuri medici”.
Tra i vari ‘manichinì presentati oggi c’è ‘Victorià, un simulatore avanzato di parto dotato di un modulo di realtà aumentata e progettato per aiutare gli studenti a colmare il divario tra teoria e pratica con una curva di apprendimento particolarmente veloce. Utilizzando la più recente tecnologia di visualizzazione ‘olograficà, sovrapposta al simulatore-paziente, sarà possibile collegare conoscenze teoriche e abilità pratiche, attraverso un’esperienza formativa completamente nuova. I discenti potranno gestire in totale sicurezza le varie situazioni di parto complicato (come il parto podalico, quello distocico di spalla, le emorragie), oltre a eseguire in simulazione un parto cesareo. Accanto a questo, era presente anche uno skill trainer ad alta fedeltà, ‘Sophie e la sua mammà, un simulatore di parto completo.
Per il settore ‘rianimazionè, c’erano i simulatori iperrealistici Simbodies con ‘moduli traumà, il simulatore avanzato ‘Apollò con il modulo ‘ecografià; il simulatore ‘Lungsim’ per la ventilazione meccanica, il Blocksim che ‘insegnà a fare le anestesie loco-regionali e EigenFlow, il simulatore per Ecmo (Extracorporeal membrane oxygenation), il sistema che in questi due anni ha aiutato a sopravvivere all’insufficienza respiratoria grave tanti pazienti con Covid.
Nella sessione ‘realtà virtualè sono stati presentati tra gli altri dei software 3D di anatomia virtuale con visori Oculus Quest, dei simulatori di ecografia, il software Verima Educational per la segmentazione di TAC e risonanze magnetiche in ologrammi per la formazione e il planning all’intervento chirurgico.

– foto ufficio stampa Policlinico Gemelli –
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A Palermo la 2^ tappa di “Uniti e vicini ai pazienti con epatocarcinoma”

PALERMO (ITALPRESS) – Fare il punto sullo stato dell’arte della presa in carico del paziente con epatocarcinoma in Sicilia, evidenziare l’importanza del lavoro sinergico dei team multidisciplinari della rete regionale che possono migliorare l’appropriatezza delle procedure diagnostiche e terapeutiche, facilitare la gestione del paziente, migliorare l’efficacia delle cure e l’accesso delle stessa da parte dei pazienti, e migliorare il rapporto costo-beneficio delle terapie: sono questi alcuni gli obiettivi della tappa di Palermo di “Uniti e Vicini ai Pazienti con Epatocarcinoma: l’esperienza della rete siciliana”, il roadshow promosso da Roche con il patrocinio di EpaC Onlus.
L’epatocarcinoma (HCC) è uno dei tumori più aggressivi e una delle prime cause di morti oncologiche nel mondo. In Italia, nel 2020 i nuovi casi stimati di tumori epatici sono stati 13.000 e l’epatocarcinoma rappresenta il 75-85% del totale. Nel 2020, il numero di decessi per tumore in Sicilia è stato 12.700; la terza causa di queste morti è il tumore al fegato che conta quasi per l’8% del totale.
Oggi, grazie ai progressi scientifici e alle innovazioni diagnostiche e terapeutiche, la prognosi della patologia è in miglioramento, ma questo si accompagna ad una maggiore complessità della sua gestione, che pone alcune sfide sia dal punto di vista clinico che organizzativo.
La presa in carico del paziente con epatocarcinoma, infatti, deve essere guidata da un team multidisciplinare, composto da epatologi, chirurghi, oncologi e radiologi interventisti e altri specialisti che, lavorando in sinergia fin dal momento della diagnosi, possa individuare il miglior trattamento possibile per il paziente e indirizzarlo verso strutture di eccellenza e ad alta specializzazione, con la garanzia di accesso ai migliori percorsi di diagnosi e cura. Il team definisce il trattamento personalizzato sul paziente, in base alle patologie esistenti o pregresse, alle condizioni e alla morfologia del fegato e del tumore, alle comorbidità, alle riserve funzionali epatiche, alla rapidità di crescita dalla diagnosi, con il supporto di Linee Guida e percorsi regionali dedicati per velocizzare la corretta presa in carico del paziente.
Un moderno progetto di rete assistenziale, come quello proposto dai ricercatori del gruppo della Gastroenterologia dell’Università di Palermo e dell’Azienda Policlinico di Palermo tra cui i professori Antonio Craxì, Calogero Cammà e Vito Di Marco, che ha come obiettivo quello di permettere a tutti gli attori coinvolti di applicare le migliori evidenze cliniche ed organizzative disponibili al processo decisionale, offrire un adeguato livello delle cure che sia aderente alla richiesta di salute della popolazione e alle correnti conoscenze professionali, e permettere al Sistema Sanitario Regionale di misurare la qualità degli esiti di salute e fare un’analisi di costo-efficacia del programma sanitario pianificato. La rete, inoltre, si pone l’obiettivo di consentire a tutti i cittadini siciliani di poter essere presi in carico dagli ospedali più vicini a loro, senza dover compiere lunghi tragitti per recarsi in grandi centri o addirittura fuori regione, e ricevere il supporto di una rete composta da centri di riferimento a livello nazionale nei quali sono anche presenti studi clinici con nuove molecole; la ricerca è difatti uno dei pilastri della rete siciliana.
‘La rete regionale per la gestione condivisa dei tumori primitivi del fegato è costituita da 5 centri HUB che al loro interno hanno 18 Unità multidisciplinari in grado di offrire tutte le opzioni terapeutiche (dalle terapie locoregionali e chirurgiche, alle terapie oncologiche, fino al trapianto di fegato) ai pazienti con tumori primitivi del fegato e 44 centri SPOKE che sono in grado di avviare un iter diagnostico adeguato e possono gestire il follow-up oncologico e clinico dei pazienti che sono stati già sottoposti a terapia nei centri HUB – ha detto il professor Vito Di Marco -. L’organizzazione del progetto si basa su: una piattaforma web-based già funzionante e che registra l’iter diagnostico praticato, le scelte terapeutiche attuate, l’esito clinico ottenuto, i dati del follow-up oncologico e epatologico; un sistema di analisi delle immagini radiologiche che permette una condivisione della diagnosi radiologica tra i vari centri della rete e che consente un veloce accesso agli esami di diagnostica radiologica; un sistema di tumor board in videoconferenza che permetta il collegamento di tutti i centri della rete per valutare la documentazione clinica dei pazienti, discutere e condividere le decisioni terapeutiche e pianificare la terapia appropriata nel centro più vicino alla residenza del pazientè.
L’epatocarcinoma si sviluppa prevalentemente in persone che soffrono di cirrosi a causa di epatite cronica (B o C) o di abuso di alcool, sindromi dismetaboliche, e tipicamente si manifesta in stadi ormai avanzati. La prognosi per le forme non resecabili di HCC è infausta, con poche opzioni di trattamento sistemico e il tasso di sopravvivenza ad un anno minore del 50% dal momento della diagnosi della forma avanzata.
‘La Rete Siciliana dei tumori del fegato rappresenta uno strumento già pienamente operativo che fornisce ai cittadini siciliani elevati standard qualitativi di cura, non solo azzerando la mobilità extra-regionale, ma anche consentendo l’immediato e rapido accesso, elemento non trascurabile sia nel periodo pandemico che post-pandemico, a cure altamente appropriate nel centro più vicino al proprio domicilio – ha detto il professor Calogero Cammà -. Il rapido accesso a consultazioni multidisciplinari che coinvolgono specialisti di discipline differenti con elevata esperienza nel campo risulta oggi particolarmente rilevante in considerazione dell’importantissima innovazione terapeutica rappresentata dall’ingresso di trattamenti immunoterapici di prima linea per i tumori primitivi del fegato. La Rete siciliana rappresenta inoltre un importante strumento per il miglioramento della formazione dei giovani medici in formazione delle diverse scuole di specializzazione siciliane coinvolte nel progetto. Ultimo ma non ultimo, la Rete permetterà ulteriormente di integrare l’attività assistenziale e l’attività di formazione con l’attività scientifica in cui la Sicilia, in questo contesto clinico, rappresenta una assoluta eccellenza nazionalè.
Il PDTA regionale si prefigge di fornire un percorso di riferimento unico per il paziente con epatocarcinoma, ottimizzare i tempi di diagnosi e di trattamento, implementare sistemi informatici comuni di raccolta dei dati, fruibili dai professionisti ospedalieri che operano lungo tutto il percorso e integrare le diverse competenze specialistiche che concorrono alla gestione del paziente con epatocarcinoma, assicurando la multidisciplinarietà e la disponibilità al dialogo tra operatori ospedalieri ed il medico di medicina generale.
‘L’assessorato della Salute ha incluso nel Piano Sanitario la costituzione delle reti assistenziali multidisciplinari per le malattie croniche, che caratterizzano per l’equità di accesso ai servizi specialistici, l’appropriatezza diagnostica e terapeutica e la gestione territoriale dei pazienti – ha detto Mario La Rocca, dirigente generale del Dipartimento di Pianificazione Strategica dell’assessorato della Salute della Regione siciliana -. Questo programma diventerà ancora più importante con la prossima riorganizzazione della rete assistenziale regionale che prevede i grandi Ospedali Specializzati a stretto contatto con gli Ospedali di Comunità. La possibilità di interconnessione in rete tra i vari servizi e il modello HUB e SPOKE permetterà di migliorare l’assistenza sanitaria per tutti i cittadini, di ridurre i costi e la mobilità passiva verso altre regioni. La rete per la gestione dei Tumori Primitivi del fegato è un modello virtuoso perchè è stato finanziato con un PSN dall’assessorato della Salute e prevede la costruzione di una rete assistenziale che permetterà anche di fare una buona ricerca e formazione continua. Il progetto è già in avanzata fase di realizzazione e ha raggiunto gli obbiettivi che si prefissava sulla gestione dei tumori del fegato coinvolgendo gli epatologi, radiologi, oncologi e chirurghi che si occupano della gestione clinica di questa malattia. L’Assessorato si impegna a formalizzare questo strumento di gestione sanitaria che potrà anche essere utilizzato come modello per la costruzione e la gestione di altre reti per le malattie croniche che hanno un alto impatto sociale, economico e sanitario nella nostra Regionè.
‘UniPa ha una lunga tradizione e una presenza attenta e attiva nell’ambito della salute per lo sviluppo di terapie e tecniche sempre più innovative che possano migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da tumore del fegato – ha commentato il Rettore, professor Massimo Midiri -. Riteniamo necessario ed utile che si rafforzi e si consolidi sempre di più la stretta e fruttuosa collaborazione tra i componenti della Rete siciliana e i diversi settori specialistici, per potere stare ancora maggiormente ‘uniti e vicini ai pazienti con epatocarcinomà, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di un tumore molto aggressivo, tra le prime cause di morti oncologiche nel mondo, e per garantire nel territorio siciliano un’organizzazione ed un’assistenza di altissimo livellò.
Nell’attuazione e nell’implementazione delle reti assistenziali sul territorio come quella siciliana, le Associazioni Pazienti svolgono un ruolo cruciale perchè testimoniano i bisogni di chi è affetto dalla patologia, in termini di gestione, diagnosi e cura ed evidenziano le zone d’ombra in cui è prioritario intervenire per una corretta e sempre più funzionale presa in carico. L’epatocarcinoma ha un impatto significativo sui pazienti e sulle loro famiglie che hanno necessità di avere informazioni chiare e precise sui trattamenti e sulle strutture in grado di seguire al meglio il loro percorso diagnostico-terapeutico.
‘E’ necessario che il paziente affetto da un tumore primitivo del fegato sia assistito nel corso della propria quotidianità, guidato nel percorso terapeutico assistenziale e preso in carico da una struttura adeguata e da un team multidisciplinare – ha detto Massimiliano Conforti, vicepresidente EpaC Onlus, Associazione che ha dato il patrocinio al Roadshow -. Da una recente ricerca condotta da EpaC Associazione Onlus è emerso che spesso i pazienti si trovano a doversi rivolgere a più centri per una diagnosi definitiva, spesso viaggiando, anche in altre regioni, alla ricerca di risposte sia in termini di diagnosi, quanto ancor più di gestione e di terapia da seguire. Soltanto il 37% dei partecipanti alla ricerca ha affermato di non aver avuto necessità (o desiderio) di rivolgersi ad un centro differente da quello in cui era inizialmente seguito per ottenere la diagnosi di tumore epatico, mentre il 63% ha dovuto consultare almeno una seconda struttura, e in circa il 20% dei casi, addirittura una terza o una quarta. L’implementazione di queste reti assistenziali regionali multidisciplinari è, quindi, quanto mai primaria per la prevenzione e per la gestione dei pazientì.
Alla tavola rotonda che si è svolta a Palermo hanno partecipato Antonio Craxi, direttore dell’UOC di Gastroenterologia dell’Azienda Policlinico P. Giaccone di Palermo, Massimo Midiri, rettore dell’Università di Palermo, Mario La Rocca, dirigente generale del Dipartimento di Pianificazione Strategica dell’assessorato della Salute della Regione siciliana, Alessandro Caltagirone, Commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera Policlinico P. Giaccone, Calogero Cammà, professore ordinario di Gastroenterologia e Direttore Scuola di Specializzazione in Gastroenterologia dell’Università di Palermo, Vito Di Marco, dirigente sanitario presso Unità Complessa di Gastroenterologia ed Epatologia dell’Azienda Universitaria Policlinico “P. Giaccone”, Giovanni Raimondo, direttore Epatologia AOU Policlinico G. Martino di Messina, Maurizio Russello, responsabile U.O.D. Epatologia Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, Salvatore Gruttadauria, direttore del Dipartimento per la Cura e lo Studio delle Patologie Addominali IRCCS-ISMETT UPMC, Francesco Verderame, direttore UOC di Oncologia Medica Azienda Ospedaliera ‘Villa Sofia Cervellò di Palermo, Fabio Cartabellotta, direttore Unità Operativa di Medicina Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli di Palermo, Massimiliano Spada, medico oncologo presso Fondazione Istituto G. Giglio di Cefalù e coordinatore regionale AIOM Sicilia, Nino Cartabellotta, presidente comitato scientifico Fondazione Gimbe e Massimiliano Conforti, vicepresidente EpaC Onlus.

– foto xb7/Italpress –
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Cimo-Fesmed “Consiglio di Stato boccia i reparti gestiti da infermieri”

ROMA (ITALPRESS) – Una sentenza destinata a fare giurisprudenza, quella adottata dal Consiglio di Stato che boccia le Unità di Degenza Infermieristica (UDI) attivate dall’Azienda Ospedaliera di Perugia. La sentenza, con cui termina una lunga azione legale avviata in Umbria dai sindacati CIMO e AAROI, mette infatti nero su bianco che “al personale medico compete la gestione del percorso terapeutico e clinico del paziente, mentre alla struttura infermieristica spetta il compito di attuare il percorso propriamente assistenziale”, definendo “illogica e ingiustificata” la “confusione” creata dall’ospedale di Perugia tra personale medico ed infermieristico, a cui era stata affidata la gestione dei pazienti ricoverati nelle UDI (ovvero pazienti in fase post-acuta che necessitano di assistenza prima del ritorno a casa).
“Ancora una volta, richiamando il quadro normativo di riferimento, si sottolineano le peculiarità della professione medica e della professione infermieristica, che non possono essere sovrapposte, confuse o sostituite – commenta il presidente della Federazione CIMO-FESMED Guido Quici -. La sentenza del Consiglio di Stato, quindi, ci porta a combattere con ancora maggiore fermezza le nostre battaglie contro lo sconfinamento di altre professioni nel campo dei medici, vigilando attentamente sull’istituzione di reparti e ospedali a gestione infermieristica, a partire dai neonati Ospedali di Comunità. Non si tratta della mera tutela degli interessi di una categoria, ma di un’attenzione tenace per la sicurezza delle cure e la tutela della salute dei pazienti”.
Il sindacato dei medici, cui aderiscono ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED, evidenzia anche un altro passaggio fondamentale della sentenza, che dichiara legittima l’azione legale delle associazioni sindacali su questioni “correlate alla tutela delle corrette modalità dell’espletamento dei servizi, incidenti sull’organizzazione del lavoro dei medici e degli infermieri”. “Un passaggio – conclude Quici – che legittima l’azione sindacale anche su questioni organizzative, che precedentemente erano state messe in discussione da più parti”.

– foto ufficio stampa Cimo-Fesmed –
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Covid, 83.555 nuovi positivi e 69 vittime nelle ultime 24 ore

Sono 83.555 i nuovi positivi a Covid in Italia, su un totale di 717.400 tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. A rivelarlo è il quotidiano bollettino sull’emergenza pandemica, emesso dal Ministero della Salute. I morti sono 69, che portano il totale delle vittime da inizio pandemia a quota 168.234. Aumentano i pazienti in terapia intensiva, che sono 237 in totale, 3 in più di ieri. In aumento anche i ricoverati con sintomi che sono 6.035, 162 in più di ieri. (ITALPRESS).

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Covid, 24.747 nuovi casi e 63 decessi in 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 24.747 i nuovi casi di Coronavirus in Italia (48.456 il 26 giugno) a fronte di 100.959 tamponi effettuati su un totale di 225.913.462 da inizio emergenza. E’ quanto si legge nel bollettino del Ministero della Salute – Istituto Superiore di Sanità. Nelle ultime 24 ore sono stati 63 i decessi (il 26 giugno erano stati 44), che portano il totale di vittime da inizio pandemia a 168.165. Diventano 18.259.261 i casi totali di Covid in Italia. Attualmente i positivi sono 738.851 (+5.411), 732.744 le persone in isolamento domiciliare. I ricoverati in ospedale con sintomi sono 5.873 di cui 234 in terapia intensiva (+7). I dimessi/guariti sono 17.352.245 con un incremento di 19.545 unità nelle ultime 24 ore. La regione con il maggior numero di nuovi casi nelle ultime 24 ore è il Lazio (3.623), seguita da Lombardia (3.043) ed Emilia Romagna (2.961).
– Foto Agenziafotogramma.it –
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Covid, 48.456 nuovi casi e 44 decessi in 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 48.456 i nuovi casi di Coronavirus in Italia (56.386 il 25 giugno) a fronte di 199.340 tamponi effettuati su un totale di 225.812.503 da inizio emergenza. E’ quanto si legge nel bollettino del Ministero della Salute – Istituto Superiore di Sanità. Nelle ultime 24 ore sono stati 44 i decessi (il 25 giugno erano stati 40), che portano il totale di vittime da inizio pandemia a 168.102. Diventano 18.234.242 i casi totali di Covid in Italia. Attualmente i positivi sono 733.440 (+29.961), 727.681 le persone in isolamento domiciliare. I ricoverati in ospedale con sintomi sono 5.532 di cui 227 in terapia intensiva. I dimessi/guariti sono 17.332.700 con un incremento di 19.320 unità nelle ultime 24 ore.
La regione con il maggior numero di nuovi casi nelle ultime 24 ore è la Lombardia (6.941) seguita da Lazio (6.693), Campania (5.458) ed Emilia-Romagna (4.487).

– foto agenziafotogramma.it –

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