ROMA (ITALPRESS) – Sono 56.386 i nuovi positivi al Coronavirus in Italia su un totale di 258.456 tamponi effettuati. E’ quanto emerge dal quotidiano bollettino emanato dal Ministero della Salute sull’emergenza Covid. I decessi sono 40 (ieri erano 51), con il numero delle vittime totali da inizio pandemia che sale a quota 168.058. Ospedalizzazioni: stabili le terapie intensive per un totale di 225 ricoverati; 137 in più i pazienti nei reparti ordinari, per un totale di 5.342 ricoverati.
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Covid, 56.386 nuovi casi e 40 decessi in Italia
Vaccini, Speranza “Campagna riparte in autunno, positivi stiano a casa”
“Si è gradualmente superato il grosso delle restrizioni e non sono all’ordine del giorno revisioni, la sfida ora è puntare sulla responsabilità dei singoli, ma chi è contagiato deve rimanere a casa: l’isolamento non si discute”. Lo dice il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervistato oggi da Repubblica. “Le mascherina ad esempio in certi casi continuano a essere raccomandate. I più fragili devono essere tutelati sempre, e la campagna di vaccinazione ripartirà con i richiami autunnali, coinvolgendo il più possibile i presidi territoriali – medici di famiglia e farmacie – e con la riapertura di alcuni grandi hub” aggiunge Speranza. (ITALPRESS).
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Covid, 55.829 nuovi positivi in italia, 51 le vittime
Sono 55.829 i nuovi positivi al Coronavirus in Italia su un totale di 238.069 tamponi effettuati. E’ quanto emerge dal quotidiano bollettino emanato dal Ministero della Salute sull’emergenza Covid. Sale ancora dal 22,6% al 23,5% (+0,8%) il tasso di positività, mai così alto dallo scorso inverno. I decessi sono 51 (ieri erano 75), con il numero delle vittime totali da inizio pandemia che sale a quota 168.018. In aumento le ospedalizzazioni: 9 in piu le terapie intensive per un totale di 225 ricoverati e 141 in più i pazienti nei reparti ordinari, per un totale di 5.205 ricoverati. (ITALPRESS).
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Nuovo batterio “coreano” nel microbioma intestinale di un paziente Sla
ROMA (ITALPRESS) – Il microbioma intestinale per le sue dimensioni (oltre 3 Kg di peso) la sua influenza sullo stato di salute o di malattia dell’uomo, è ormai considerato da molti un vero e proprio organo, interessato da un boom di ricerche, esplose negli ultimi 10 anni, passando da qualche centinaio di lavori l’anno, prima del 2010, alle decine di migliaia di pubblicazioni del 2021 (digitando ‘microbiomè su PubMed se ne trovano 25.227 nel 2021). Ma cos’è esattamente e come si studia il microbiota, in particolare quello intestinale? “Il microbiota intestinale – spiega Luca Masucci, responsabile dell’Unità Operativa di Diagnostica Molecolare e manipolazione di Microbiota del Dipartimento di Scienze di Laboratorio e Infettivologiche del Policlinico A. Gemelli e ricercatore dell’Università Cattolica – è un ecosistema complesso composto da trilioni di microrganismi che sono cruciali per la salute umana”.
“Al momento – sottolinea – abbiamo a disposizione due opzioni per esplorarne la complessità: la metagenomica e la colturomica. Quest’ultimo è un approccio che utilizza varie condizioni di coltura (giorni di incubazione, fattori di arricchimento della coltura e temperatura di crescita) e la successiva analisi dei componenti del microbioma, attraverso la spettrometria di massa ed eventualmente il loro sequenziamento”.
Uno speciale protocollo di colturomica, messo a punto dai ricercatori del Gemelli, ha consentito per la prima volta al mondo di isolare nelle feci di un paziente di 69 anni con SLA (sclerosi laterale amiotrofica), arruolato per uno studio internazionale sul trapianto di microbiota nella SLA, il Rummeliibacillus suwonensis, un batterio Gram positivo anaerobio. Questo batterio era stato isolato la prima volta nel 2013 dal suolo di una regione montuosa in Corea del Sud (il nome deriva dalla città di Suwon in Corea del Sud) e non era mai stato rintracciato nel microbioma umano.
“La caratterizzazione del microbiota intestinale – commenta il professor Masucci – rappresenta una strategia fondamentale per mettere in relazione il suo possibile ruolo con la salute dell’individuo e non solo per quanto riguarda le patologie intestinali, ma anche quelle sistemiche”. Alcune cellule del sistema immunitario (linfociti T regolatori, o ‘T-reg’ e microglia) sono tra i protagonisti della patogenesi della SLA ed è noto che il microbiota intestinale è in grado di influenzare la tolleranza immunitaria, il numero e le funzioni dei linfociti ‘T-reg’. Di qui l’interesse a studiarlo in maniera approfondita, alla ricerca di ‘indizì circa un suo ruolo nella comparsa o nella facilitazione di questa malattia, da sfruttare magari in seguito all’interno di una strategia terapeutica.
L’isolamento del Rummeliibacillus suwonensis è avvenuto nell’ambito del primo trial clinico mondiale su modello umano che studia la possibile interazione tra microbiota intestinale, sistema immunitario e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), una grave malattia multisistemica, caratterizzata da una progressiva debolezza muscolare e da disfunzione cognitiva, che vede come capo fila per il Policlinico Gemelli il Professor Luca Masucci.
I risultati dello studio che hanno portato all’isolamento del batterio ‘sud coreanò sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Current Microbiology. La colturomica si propone come valido strumento nella tipizzazione del microbiota di questi pazienti e potrebbe condurre a individuare delle correlazioni tra la presenza di alcuni batteri e caratteri particolari di questa malattia. “L’approccio colturomico – commenta il Prof. Maurizio Sanguinetti, Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia e Direttore del Dipartimento di Scienze di Laboratorio e Infettivologiche del Policlinico Universitario A. Gemelli e professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia Clinica dell’Università Cattolica – è complementare al più noto approccio metagenomico, normalmente utilizzato per studiare popolazioni microbiche complesse, e permette, avendo a disposizione il microrganismo vivo, di poterlo eventualmente utilizzare come probiotico”.
Da 6 anni, il gruppo del professor Masucci, del quale fanno parte il dottor Gianluca Quaranta, il dottor Giovanni Fancello e la dottoressa Alessandra Guarnaccia, si dedica all’isolamento di ceppi batterici difficilmente coltivabili, mettendo insieme una collezione (‘ceppotecà) di circa 400 diverse specie batteriche. Questo approccio metodologico consente di isolare ceppi batterici potenzialmente correlati a patologie intestinali o sistemiche, da sottoporre a successive valutazioni. “Rummeliibacillus suwonensis non è stato al momento associato a quadri clinici – conclude il professor Masucci – tuttavia il reperire batteri ‘inusualì nel materiale fecale consente di monitorare l’evoluzione e/o il passaggio di questi dall’ambiente all’uomo. Ciò porrebbe le basi per futuri studi di relazione tra ospite e microrganismo, in un’ottica di ‘one health’ e di medicina personalizzata.
– foto ufficio stampa Policlinico Gemelli –
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Covid, in aumento incidenza, Rt e anche occupazione intensive
ROMA (ITALPRESS) – In aumento i dati relativa all’incidenza settimanale, ma anche l’Rt medio e l’occupazione in terapia intensiva. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Cabina di Regia
dell’Istituto Superiore di Sanità. Sale l’incidenza settimanale a livello nazionale: 504 ogni 100.000 abitanti (17/06/2022 -23/06/2022) vs 310 ogni 100.000 abitanti (10/06/2022 -16/06/2022). Nel periodo 1 giugno – 14 giugno 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,07 (range 0,76-1,48), in aumento rispetto alla settimana precedente ed oltre la soglia epidemica. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è in aumento ed anch’esso sopra la soglia epidemica: Rt=1,16 (1,11-1,21) al 14/06/2022 vs Rt=0,95 (0,91-1) al 07/06/2022.
Il tasso di occupazione in terapia intensiva sale al 2,2% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 23 giugno) vs il 1,9% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 16 giugno). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 7,9% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 23 giugno) vs 6,7% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 16 giugno). Nessuna Regione/PA è classificata a rischio basso. 12 Regioni/PPAA sono classificate a rischio moderato ai sensi del DM del 30 aprile 2020, mentre 9 Regioni/PPAA sono classificate a rischio alto per la presenza di molteplici allerte di resilienza; 2 di queste sono ad alta probabilità di progressione. Tutte le Regioni/PPAA riportano una singola allerta di resilienza. Nove Regioni/PPAA riportano molteplici allerte di resilienza.
La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è stabile (9% vs 10% la scorsa settimana). In aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (45% vs 44%), come anche la percentuale dei casi diagnosticati attraverso attività di screening (47% vs 47%).
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Health Talks, focus sulle innovazioni nelle cure
ROMA (ITALPRESS) – Differenziare i campi di ricerca che realmente offrono prospettive di cura dai venditori di illusioni. La scienza deve fare distinzioni etiche al suo interno. Anche per riconoscere i veri campi dell’innovazione, alla Casa dei Cavalieri di Rodi, a Roma, si è svolto il secondo Health Talks che ha aggiornato su importanti acquisizioni della scienza medica finalizzate direttamente alle terapie per la cura della salute.
Tra i problemi di comunicazione della scienza medica ci sono i dispositivi medici genericamente consigliati ad inizio pandemia. Oggi si è ricomposta una strategia su come difendersi dal virus pandemico. Nella relazione su “Come si cura il Covid” Luca Richeldi, dell’Università del Sacro Cuore, ha mostrato il metodo più efficiente per ridurre la reazione infiammatoria dal Covid. Ma, accanto al Covid, continua ad essere presente e inesorabile il danno sociale dopo ogni stagione influenzale. E i problemi dell’influenza sono stati affrontati da Paolo Bonanni, dell’Università di Firenze.
Il virus dell’influenza è un campione di trasformismo. E quella che si ritiene una malattia banale consiste in effetti in una patologia che provoca morti e ammalati: dal 5 al 14 per cento della società ne è coinvolto. L’efficienza della vaccinazione in questa patologia è molto variabile. Il concetto fondamentale è quello dell’appropriatezza. Quindi debbono essere usati i vaccini più efficienti. Bisogna scegliere quindi il vaccino più adatto di volta in volta.
Il dibattito sull’uso degli anticorpi monoclonali è stato di grande attualità per la speciale cura del Covid. In effetti però si tratta di una metodologia applicata anche contro alcune forme di cancro. L’approfondimento sugli anticorpi monoclonali è stato l’oggetto della relazione di Sergio Antignano dell’Università di Milano. Esistono dagli anni Settanta. Si tratta di una metodologia di cura passiva perchè vuole debellare il virus direttamente, non sollecita, come nel caso dei vaccini, il potenziamento della risposta immunitaria.
E’ la classe di farmaci più importante che è stata approntata nei sistemi sanitari dal Duemila ad oggi. In ogni storia di epidemia c’è la corrispondente storia dei vaccini e della loro efficacia. E grazie alle tecnologie si velocizza la capacità di elaborare nuovi vaccini e combattere anche, in questo modo, la resistenza agli antibiotici.
Sulle prospettive dei vaccini dopo il Covid ha parlato Rino Rappuoli, dell’Imperial College di Londra. Il vaccino oltre a confermarsi come la migliore prospettiva di vita contro diverse aggressioni virali, si pone come sistema futuribile di cura.
Sul ruolo del macrobiota intestinale, la relazione di Maria Rescigno, dell’Università Humanitas di Milano. Il microbiota è determinato dalla dieta. La capacità di rispondere alla terapia dipende dalla presenza del microbiota e questa dipende dal tipo di alimentazione. La dieta mediterranea sollecita il microbiota più sano. Necessaria la dieta più varia.
Sul problema del cancro e le nuove terapie ha aggiornato Gennaro Daniele del Policlinico Gemelli di Roma, che puntualizza l’attenzione sulla chirurgia di precisione. Ad oggi sono state scoperte quattordici diverse tipologie di caratterizzazione nella cellula tumorale. La ricerca si concentra sull’interruzione del fattore che consente alla cellula di riprodursi con grande velocità. La differenza di tipologie di cellule tumorali consiste nella difficoltà del trovare la terapia ad hoc, ma nella sua scoperta consiste la capacità di dare una cura più solida. Anche qui in alcuni tipi di tumore esiste la cura attraverso gli anticorpi monoclonali. Le terapie specifiche fanno passi da gigante e anche se non si risolve per tutti i pazienti questo versante di ricerca consente di farci vedere con seria prospettiva il raggiungimento di questo obiettivo.
Come la cura dei tumori ha conosciuto un’autentica rivoluzione, l’approfondimento di Franco Locatelli del Bambino Gesù di Roma, illustra sulla terapia genica. Si tratta di medicina di precisione e di terapia che specificamente va a incidere sulle caratteristiche della persona. Al di là di tante ricerche e ipotesi di cura tramontate, il ruolo fondamentale delle cellule Car T resta la prospettiva di colpire i tumori nella loro specificità.
Ma un altro fronte sul quale non bisogna deflettere nella ricerca è quello dell’emicrania. E su questo tema, la scoperta dei meccanismi patogenetici delle cefalee è stato l’intervento di Piero Barbanti del San Raffaele di Roma. Superata la credenza per cui l’emicrania dipenda banalmente dal cervello, è un modo di trasformare stimoli non stressanti in dolore. E’ una meningite elettrica. E’ una malattia strettamente umana. Gli animali non la sviluppano. Anche in questo caso la terapia con gli anticorpi monoclonali rappresentano una prospettiva di cura che ha dato risposte più positive delle aspettative.
In finale la prospettiva di cura dell’Alzheimer di cui Monica Di Luca dell’Università di Milano presenta un aspetto specifico della ricerca che consiste nel trovare i trattamenti che possono ritardare la progressione della malattia. Tra gli ultraottantenni una persona su cinque ne è affetta. Sull’accumulo di alcune proteine sul cervello che dà luogo a depositi si concentra la ricerca. La produzione di questo amiloide inizia anni prima che si presenti la malattia.
E’ nella continua progressione della conoscenza l’unica prospettiva per fermare la progressione delle malattie.
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Aneurismi e traumi dell’aorta, la chirurgia è sempre più endovascolare
ROMA (ITALPRESS) – Forse anche la principessa Diana si sarebbe salvata se, all’epoca del suo incidente, fossero state disponibili le metodiche di imaging e le tecniche di chirurgia endovascolare attualmente a disposizione. A fare questa riflessione è Yamume Tshomba, professore associato di Chirurgia Vascolare dell’Università Cattolica e direttore della UOC di Chirurgia Vascolare di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ricordando gli enormi progressi fatti in questo campo negli ultimi 15-20 anni. La chirurgia endovascolare dell’aorta è destinata ad espandersi sempre di più, con innovazioni che ne consentiranno presto l’impiego su anatomie sempre più complesse e con tecnologie che consentiranno di fare anche endosuture (una sorta di ‘rivettì per fissare l’endoprotesi all’interno dell’aorta malata).
“Le endoprotesi toraciche – ricorda Tshomba – hanno, per esempio, cambiato significativamente la prognosi dei pazienti con rottura post-traumatica dell’aorta; spesso si tratta di pazienti giovani che hanno avuto incidenti stradali. In caso di rottura dell’aorta toracica, in passato avevamo una sola possibilità: aprire il torace e cercare di riparare l’aorta mediante suture chirurgiche, molto spesso in circolazione extracorporea, con mortalità molto elevata. Adesso, con le endoprotesi di ultima generazione, abbiamo la possibilità, risalendo con una puntura a livello dall’arteria femorale, di inserire l’endoprotesi, rilasciarla nel punto della rottura e fermare così l’emorragia in una manciata di minuti. Grazie a questo, la mortalità di questo gravissimo trauma dell’aorta toracica è cambiata radicalmente”.
Ma per sfruttare al meglio queste nuove tecniche chirurgiche i chirurghi vascolari di oggi e le nuove leve devono acquisire skill e manualità.
“La formazione medica specialistica – ricorda il professor Tshomba, che è anche Direttore della scuola di specializzazione in Chirurgia Vascolare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – rappresenta una sfida sempre più importante e complessa. L’evoluzione delle tecniche e delle tecnologie che non hanno rimpiazzato, ma affiancato le tecniche chirurgiche tradizionali, ha moltiplicato gli ambiti in cui si rende necessario garantire un livello estremamente elevato di competenza. Di sicuro, l’uso di simulatori e di piattaforme dedicate ‘high-tech’, reso possibile da collaborazioni virtuose con le industrie biomediche, consente di trasmettere in modo efficace, con esperienze immersive, conoscenze che acquisite ‘sul campò, cioè in sala operatoria direttamente sul paziente, richiederebbero tempi molto più lunghi”.
Un esempio di come le nuove tecnologie possano velocizzare in sicurezza l’apprendimento delle nuove tecniche chirurgiche endovascoalri viene dal progetto #HereforYou, l’unità mobile allestita da Medtronic per sensibilizzare medici e cittadini sui nuovi trattamenti per l’aneurisma dell’aorta addominale. Il truck-scuola ha fatto tappa al Gemelli il 22 giugno, consentendo a tanti giovani chirurghi e specializzandi dell’Università Cattolica che operano presso la Fondazione Policlinico Gemelli di effettuare esercitazioni ‘hand on’ su alcuni simulatori di intervento endovascolare.
“Si tratta di un’iniziativa europea dalla duplice finalità – ha affermato Michele Perrino, presidente e amministratore delegato di Medtronic Italia -. Da un lato quella di supportare la comunità scientifica e gli specializzandi con un’attività di formazione sul trattamento di questa patologia e sull’importanza dell’innovazione tecnologica a beneficio dell’esito clinico. Dall’altro, quella di sensibilizzare l’opinione pubblica e i pazienti sull’importanza della diagnosi precoce per contrastare una patologia silente, come l’aneurisma dell’aorta addominale, che si associa ad un elevato rischio di mortalità”.
L’aneurisma dell’aorta è una patologia frequente ma ancora sottodiagnosticata che può esporre al rischio di conseguenze drammatiche chi ne è affetto. “Colpisce soprattutto sopra i 60 anni – ricorda il dottor Tommaso Donati, docente dell’Università Cattolica e medico della UOC di Chirurgia Vascolare di Fondazione Policlinico Gemelli nonchè coordinatore dei lavori della giornata di training – i maschi più delle femmine, in particolare gli ipertesi e i fumatori, quelli con patologie aterosclerotiche e chi ha altri familiari affetti da questa patologia”. Per fare diagnosi basta un ecodoppler dell’aorta addominale che “tutti – raccomanda il professor Tshomba – dovrebbero fare dopo i 60 anni”. In 3 casi su 4 gli aneurismi dell’aorta riguardano la porzione addominale di questo vaso e in molti casi sono aggredibili con l’intervento endovascolare, che spesso non richiede un’anestesia generale ed ha dei tempi di ripresa rapidissimi, caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto per i pazienti più anziani e fragili.
“A fronte di queste esaltanti evoluzioni e rivoluzioni tecnologiche – conclude Tshomba – purtroppo i rimborsi regionali relativi agli interventi sono fermi da molti anni e spesso non riescono neppure a coprire i costi dell’endoprotesi. Affinchè si possa garantire la sostenibilità economica di questa chirurgia salva-vita sarà indispensabile attivare, in tempi rapidi, percorsi di revisione delle politiche sanitarie che garantiscano rimborsi adeguati per i centri ad alto volume che come il Gemelli garantiscono servizio pubblico anche in emergenza a copertura di
vaste aree del territorio regionale ed extra-regionale”.
– foto ufficio stampa Policlinico Gemelli –
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Covid, 56.166 nuovi casi e 75 decessi nelle ultime 24 ore
ROMA (ITALPRESS) – Sono 56.166 i nuovi casi di Coronavirus in Italia su un totale di 248.042 tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. E’ quanto emerge dal quotidiano rilevamento effettuato dal Ministero della Salute. I deceduti sono 75, che portano al totale delle vittime da inizio pandemia a quota 167.967. I ricoverati con sintomi sono 5.064, 17 in più rispetto alle scorse 24 ore. Stabili i ricoverati in terapia intesiva che restano a quota 216.
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