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Mal di schiena, efficace il ricorso alla chirurgia mini-invasiva

ROMA (ITALPRESS) – L’innovazione tecnologica contro il mal di schiena ha riscontrato progressi anche più rilevanti rispetto ad altre discipline. Ne derivano interventi mininvasivi sempre più precisi, ricoveri più brevi, convalescenze più veloci, ritorno alle proprie abitudini – anche sportive – in tempi prima impensabili. I minori rischi nell’intervento e i tempi più rapidi di recupero producono benefici sia per il paziente che per le strutture. Questo tipo di intervento è emblematico nel caso della stenosi del canale lombare, una patologia assai diffusa nella popolazione che ha superato i 65 anni. La realtà dell’Ospedale Israelitico di Roma rappresenta un’esperienza importante in tal senso.
L’intervento chirurgico per la stenosi del canale lombare è divenuto assai frequente grazie alle migliori condizioni che vengono messe a disposizione dei pazienti e dell’elevato numero di persone che vi soffre, patendo un decadimento della qualità della vita per il restringimento (la stenosi, appunto) del canale lombare, che spesso si verifica in tarda età. Una donna su 5 con la menopausa e un uomo su 8 dopo i 65 anni possono incorrere in una frattura vertebrale; le condizioni possono aggravarsi senza interventi tempestivi: dopo la prima frattura, la probabilità di una recidiva aumenta di 5 volte, mentre il rischio di una terza ricaduta può incrementarsi persino di 25 volte.
“In passato, la stenosi del canale lombare era associata all’invecchiamento e alla riduzione dell’autonomia e della qualità di vita, mentre solo di rado si ricorreva all’intervento chirurgico che era invasivo, con una pesante anestesia e una lunga convalescenza, condannando le persone a rinunciare all’operazione e a rassegnarsi a una vita meno dinamica – spiega Luca Serra, Responsabile UO Chirurgia Vertebrale, Ospedale Israelitico – Oggi è possibile sottoporsi all’intervento e tornare a una vita dinamica e persino sportiva. Il canale lombare che si è ristretto va allargato e successivamente stabilizzato: questa seconda parte dell’intervento, che prima si associava a possibili complicazioni, adesso si può fare senza aprire la colonna vertebrale, ma con semplici incisioni. L’intervento è facilmente realizzabile anche in tarda età, fino anche a 90 anni. La diffusione di questo tipo di attività chirurgica ha aperto la strada ad altri interventi mini-invasivi, con queste tecniche percutanee sempre più diffuse contro i vari tipi di mal di schiena”.
A rendere ancora meno invasivo l’approccio contro il mal di schiena come nel caso della stenosi del canale lombare vi è la robotica, che aiuta molto nella messa in sicurezza degli interventi alla colonna e rinforza il tratto operato.
“Nella stenosi, grazie alla tecnica chirurgica dell’artrodesi conservativa consentita dalla robotica, è possibile allargare canali in persone anziane che fino a qualche anno fa si rassegnavano ad avere una vita scadente, a non camminare più, a fare interventi molto invasivi – commenta Serra – Possiamo poi contare su procedimenti come la navigazione, ossia la possibilità di seguire l’intervento in tempo reale nel corpo umano anche in aree delicate come il canale vertebrale, dove passano il midollo e il nervo, il cui monitoraggio rende l’atto chirurgico molto più sicuro. Questi miglioramenti sono però oggi disponibili solo in alcuni centri selezionati. Apparentemente il costo di queste innovazioni è rilevante, ma saranno sempre più necessarie in tutte le chirurgie vertebrali e rappresenteranno un investimento ampiamente compensato dal risultato. Ne beneficia sia il paziente, che può contare su tempi di recupero più brevi, maggiore precisione e sicurezza dell’intervento, un minore impatto operatorio e minore ricorso a farmaci e terapie; sia per la struttura, che può così svolgere più attività e non rischiare complicazioni dell’intervento”.
Le novità rappresentano un passo avanti significativo per tutte quelle persone che soffrono di forme gravi di mal di schiena, che in forma generica riguarda il 70-80% degli italiani. E’ spesso correlato agli stili di vita, che portano alla mancanza di attività fisica e a una errata postura. Questi numeri così elevati comportano anche dei costi, stimati in 36 miliardi di euro, visto che proprio il mal di schiena è la principale ragione di visite mediche e la causa più frequente di assenza dal lavoro: si tratta di 2,3 punti del PIL, da cui si intuiscono i risvolti socioeconomici, sia come costi diretti (diagnostici e terapeutici) che indiretti (assenze dal lavoro, mancata produttività). “La patologie che portano al mal di schiena sono numerose, come l’artrosi, l’ernia del disco, l’osteoporosi, le deviazioni della colonna (scoliosi o cifosi), o ancora scivolamenti, instabilità, spondilolistesi – sottolinea il dottor Serra -. Sono fondamentali le moderne tecnologie per diagnosi accurate e trattamenti mirati, come terapia del dolore, chirurgia mininvasiva, infiltrazioni terapeutiche. Tolte le forme transitorie, resta il 10% di patologia seria, su cui servono trattamenti specifici e, talvolta, l’intervento chirurgico, necessario soprattutto in tarda età per patologie come la stenosi del canale vertebrale, le fratture vertebrali, l’osteoporosi”.

– foto ufficio stampa Diessecom –
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Accordo su aggregati spesa in Sicilia, Aiop “Risposta a domanda salute”

PALERMO (ITALPRESS) – “Non possiamo che plaudire ad un accordo, fortemente voluto dal Presidente Schifani, che consente di implementare scelte di politica sanitaria finalizzate a garantire ai siciliani una risposta di qualità, puntuale ed efficiente alla loro domanda di salute. Un provvedimento nell’interesse della collettività che incide su quelle criticità, come le liste d’attesa, la mobilità passiva e la rinuncia alle cure, che affliggono il nostro sistema sanitario”. Così Barbara Cittadini, Presidente di Aiop Sicilia e Vicepresidente di Aiop nazionale, in merito all’accordo con la Regione Siciliana sugli aggregati di spesa 2024.
“La programmazione effettuata – precisa la Presidente Cittadini – attesta l’obiettivo del Governo Schifani, realizzato dall’assessore Volo e dal direttore Iacolino, di premiare il merito e la qualità e, adoperando tutti gli strumenti finanziari a propria disposizione, di consentire sia alla componente di diritto pubblico che a quella di diritto privato di esprimere le loro migliori potenzialità nell’interesse esclusivo del Servizio Sanitario Regionale. La Regione, infatti, ha destinato alle strutture accreditate 14,5 milioni e mezzo per la riduzione delle liste d’attesa. Di questi, 1 milione e 500 mila euro sarà utilizzato per i trapianti di midollo e di cornee, che in Sicilia vengono, per lo più, erogati dalle strutture accreditate,  contribuendo così ad aiutare chi fino ad oggi è stato costretto ad affrontare dei veri e propri ‘viaggi della speranzà. Le nostre strutture, inoltre, continueranno ad accogliere, attraverso la piattaforma Gilia, i pazienti in lista d’attesa, trasferiti da quegli ospedali che non riescono tempestivamente a rispondere alle loro richieste e parteciperanno, anche, alle manifestazioni d’interesse che le aziende di diritto pubblico faranno, per consentire di decongestionare le aree di emergenza, attraverso apposite convenzioni. Si è, altresì, convenuto di proseguire quella positiva esperienza che, negli ultimi 3 anni, ha dimostrato che il nostro comparto può dare un contributo importante alla riduzione della mobilità passiva, incrementando l’offerta  di prestazioni di alta complessità. Questa sinergia virtuosa tra le strutture di diritto pubblico e quelle di diritto privato del Servizio Sanitario Regionale – conclude Barbara Cittadini -, auspicata da Aiop, testimonia la lungimiranza del Governo Schifani e la coerenza con quei principi di parità e liberalità propri di chi sa affrontare, con coraggio e visione di sistema, le sfide che ci attendono, utilizzando le risorse stanziate dal Governo nazionale per migliorare la capacità di risposta e la qualità delle cure erogate dai servizi sanitari regionali e garantire il diritto alla salute di tutta la popolazione”.
– foto ufficio stampa Aiop Sicilia –
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Anomalie mammarie, serve approccio sistematico

MILANO (ITALPRESS) – Notevoli differenze di volume e forme sbagliate: si calcola che le anomalie mammarie colpiscano circa il 27% della popolazione femminile, anche se chi ne soffre spesso non lo sa. Rientrano nella grande famiglia delle anomalie mammarie malformazioni molto diverse, che vanno dalla totale assenza di ghiandola e muscolo pettorale alla presenza di più mammelle e capezzoli per lato. L’anomalia mammaria più frequente è il cosiddetto “seno tuberoso”, caratterizzato da una forma stretta allungata e cadente giù in giovane età. La correzione delle anomalie mammarie è un intervento di chirurgia plastica ricostruttiva ma comporta anche il ricorso alle tecniche di chirurgia estetica: la versatilità degli approcci e il trattamento totalmente personalizzato permettono di ottenere un risultato finale gradevole e naturale da qualsiasi punto di partenza. Sono alcuni dei temi trattati con Francesco Klinger dell’Università degli Studi di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. “Le malformazioni sono di due tipi, malformazioni congenite cioè dovute a difetti genetici o malformazioni dovute a un’anomalia dello sviluppo della mammella, che sono le più frequenti”.
Come si affronta la correzione dell’anomalia mammaria? “L’approccio deve essere di tipo sistematico, bisogna capire qual è il motivo dell’anomalia mammaria e quindi le strutture anatomiche che sono coinvolte, è giusto procedere ad un planning chirurgico terapeutico “cucito” ad hoc su una paziente: per ogni paziente esistono manovre chirurgiche che possono risolvere o migliorare nettamente la condizione patologica. Il grasso è fondamentale, è una manovra tecnica relativamente semplice perché viene aspirato da zone in cui ne abbiamo di più e viene iniettato là dove ci serve, ma non ha semplicemente il compito di riportare volume laddove manca, ma ha anche la peculiarità – grazie alle capacità delle cellule staminali mature che esso contiene – di migliorare la qualità dei tessuti, agendo attraverso un miglioramento della vascolarizzazione”. Parliamo di “anomalie che non compromettono lo stato di salute generale di una paziente, però è ovvio che un’anomalia della mammella può in qualche modo compromettere la sfera psicologica, la sfera sessuale, la femminilità in senso lato di una paziente, quindi è bene cercare di risolverle il prima possibile. Il suggerimento è quello di non farne un tabù” e affidarsi a “specialisti competenti, con grande esperienza nell’ambito del trattamento di questo tipo di anomalie. Le tecniche chirurgiche e i concetti diagnostici che abbiamo oggi ci consentono veramente dei miglioramenti importanti”.
-foto screenshot video Medicina Top-
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All’ospedale Ingrassia Palermo 80 interventi con sistema robotico Mako

PALERMO (ITALPRESS) – Ottanta interventi complessivi di protesi, di cui 35 dell’anca, 44 del ginocchio e uno di protesi monocompartimentale mediale. E’ il bilancio di 7 mesi di attività del sistema Mako, piattaforma robotica ad alta tecnologia per la chirurgia protesica in dotazione all’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Ingrassia di Palermo. Il sistema, in dotazione in Italia solo in poche strutture (la maggior parte delle quali del Nord della penisola, è stato il primo in Sicilia), si compone di un braccio robotico, un modulo di visione e un modulo guida. Il braccio robotico permette di riprodurre sul paziente ciò che il chirurgo ha pianificato con estrema precisione sul software.
“Il bilancio è assolutamente positivo – ha sottolineato il Direttore dell’Unità di Ortopedia e Traumatologia dell’Ingrassia, Ferdinando Granata – la nostra casistica al 30 giugno è di 80 interventi complessivi di protesi. Positivo il bilancio, sia tecnico perchè ci ha permesso di acquisire una maggiore rapidità e manualità nell’esecuzione degli interventi, ma soprattutto il beneficio è per il paziente perchè abbiamo visto un recupero più rapido della deambulazione, una riduzione dei tempi di degenza, un non utilizzo delle trasfusioni ematiche e questo è dovuto, sicuramente, al sistema robotico che ci permette di posizionare la protesi senza dovere introdurre la guida nel canale midollare. Abbiamo constatato un notevole incremento delle richieste di interventi di protesi, ma non solo dall’hinterland palermitano ma anche da altre province. Sicuramente, stiamo riducendo la mobilità passiva verso le Regioni del Nord”.
Tra gli interventi eseguiti, finora, ce n’è uno che rappresenta un’assoluta novità nel settore, e cioè di protesi totale di anca bilaterale, eseguito per la prima volta con il sistema Mako nel Sud Italia.
“L’intervento – ha spiegato Granata – è consistito nel sostituire l’articolazione che era affetta da una grave coxartrosi e nel posizionare una protesi totale d’anca bilateralmente. L’intervento assistito dal Mako, presuppone una preparazione tramite Tac tridimensionale che ci permette di studiare l’intervento per una maggiore precisione nell’esecuzione. Il paziente sta benissimo ed ha ripreso normalmente la sua vita. Abbiamo, già, effettuato il controllo a 30 giorni. Siamo ampiamente soddisfatti e, soprattutto, è pienamente soddisfatto il paziente”.
L’accesso ai servizi, previa prenotazione attraverso il CUP dell’Asp di Palermo, ed eventualmente, agli interventi di protesi, avviene attraverso una visita ambulatoriale che si può effettuare, sia all’Ingrassia, sia all’Ospedale di Partinico. “Il nostro range è per gli interventi di protesi – d’attesa – ha concluso Ferdinando Granata – si mantiene tra 45 e massimo 60 giorni”.
-foto ufficio stampa Asp Palermo-
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Il turismo del benessere è un modello da esportare

MILANO (ITALPRESS) – Secondo i dati diffusi dall’Istat e dal Ministero del Turismo, nel 2023 le strutture ricettive italiane hanno visto un aumento del 13,4% degli arrivi, cioè del numero di ospiti, e del 9% delle presenze, cioè del numero di notti trascorse dagli ospiti. Un anno da record con cifre mai toccate prima, oltre 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze. Particolarmente positivi i dati 2023 per la Puglia, come emerge dal report dell’Osservatorio di Pugliapromozione, secondo cui, nel tacco d’Italia, sono stati superati 16,3 milioni di presenze. In forte crescita il turismo internazionale chi ha messo a segno un +22% per gli arrivi e +16% per le presenze rispetto al 2022: a guidare la crescita dell’Italia turistica il suo patrimonio di storia e cultura e le bellezze naturali, ma anche un’offerta sempre più declinata e articolata sul fronte del benessere. Sono alcuni dei temi trattati con Aldo Melpignano, di Egnazia Ospitalità Italiana, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. “Gli ospiti sono sempre più attenti al benessere fisico, mentale e dell’anima: da sempre creiamo delle esperienze personalizzate, utilizzando alcuni strumenti tecnologici, come il test aromatico, ma anche della personalità”, che “ci permettono di disegnare dei programmi per lavorare” sulle persone. Per quanto riguarda il benessere fisico “abbiamo le classi fitness e yoga”, ma a Borgo Egnazia, che ha ospitato il G7, c’è la possibilità di utilizzare anche un campo da golf.
“Abbiamo strutture sportive per fare calcio, tennis, padel, spazi per correre e fare attività all’aperto, una palestra ben attrezzata” e poi “promuoviamo anche eventi sportivi, come un triathlon, una mezza maratona, una serie di tornei sportivi: lo sport è una parte integrante”. Dal punto di vista dell’alimentazione “sfruttiamo tutto quello che il territorio da offrire, ragioniamo sui nostri menù con i principi della dieta mediterranea e quindi cerchiamo di inculcare anche dal punto di vista alimentare dei principi sani nei nostri ospiti”. Il progetto per il futuro è “prendere il modello che abbiamo creato in Puglia ed esportarlo altrove, perchè crediamo fortemente che l’Italia abbia bisogno di un pò di aggregazione dal punto di vista del turismo: abbiamo iniziato a prendere in gestione alberghi in montagna, sulle Dolomiti, ma anche in Basilicata e saremo breve vicino a Roma. Contiamo di mettere insieme un portafoglio di una ventina di alberghi sul territorio nazionale nei prossimi 5-6 anni”.
-foto screenshot video Medicina Top-
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Hiv, uno studio del Policlinico di Palermo apre a nuove prospettive terapeutiche

PALERMO (ITALPRESS) – Uno studio condotto dal gruppo di ricerca di Malattie infettive del Policlinico fa luce su nuove prospettive terapeutiche per una radicale cura dell’infezione da HIV e dell’AIDS.
Il lavoro scientifico, dal titolo “The Complex Dysregulations of CD4 T Cell Subtypes in HIV Infection”, condotto dal Dottor Manlio Tolomeo e dal Professore Antonio Cascio, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “International Journal of Molecular Science” (consultabile all’indirizzo URL: https://doi.org/10.3390/ijms25147512.)
In estrema sintesi, i risultati della ricerca si basano sullo studio di alcuni sottotipi di T linfociti CD4+ infetti dove il virus si “nasconde” e che proteggerebbero attivamente l’HIV dall’azione antivirale del sistema immunitario. Il lavoro, già il primo giorno di pubblicazione, ha avuto quasi 400 lettori nel mondo.
“Due sottotipi di linfociti T CD4+ infetti sarebbero coinvolti – spiegano gli studiosi del Policlinico – nella protezione del virus: i T regolatori (Threg) e i CD4+CTL. I Threg infettati dall’HIV proteggerebbero il virus mediante la produzione di citochine inibenti il sistema immunitario, mentre i CD4+CTL infetti aggredirebbero e ucciderebbero le cellule del sistema immunitario che cercano di eliminare il virus. Cosa ancora più interessante – concludono – l’HIV è in grado di trasformare le cellule che ci proteggono dalle infezioni opportunistiche (causa di morte nell’AIDS), denominate Th17, in cellule Treg potenziando, inoltre, significativamente l’azione immunosoppressiva di queste cellule”.
Sulla base di questi nuovi dati, stanno emergendo modalità terapeutiche che potrebbero portare alla completa eliminazione del virus agendo su questi “serbatoi cellulari infetti” che mantengono e proteggono il virus stesso. Tali modalità terapeutiche verrebbero associate a un tipo di trattamento, ancora in fase di sperimentazione sull’animale, definito “Kick and Kill” (cioè calcia e uccidi), mediante il quale il virus verrebbe “calciato fuori” dai serbatoi cellulari che lo proteggono mediante composti specifici e poi ucciso tramite anticorpi monoclonali o farmaci antivirali.
Dati sperimentali dimostrerebbero che l’approccio “Kick and Kill” associato a molecole chimiche in grado di modulare le cellule Treg o i CD4+CTL infetti potrebbero portare alla guarigione di questa infezione che ancora affligge circa 40 milioni di persone nel mondo-

– Foto: ufficio stampa Policlinico Giaccone Palermo –

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Il dl sulle liste d’attesa è legge, Schillaci “Risposte ai cittadini”

ROMA (ITALPRESS) – Via libera definitivo dall’Aula della Camera al decreto sulle liste d’attesa in sanità. Il provvedimento di conversione in legge, già approvato dal Senato, ha ottenuto 171 voti favorevoli e 122 contrari.
“Il decreto sulle liste d’attesa è legge: diamo risposte concrete ai cittadini e maggiore efficienza al servizio sanitario nazionale. Dopo anni di inerzia, questo Governo interviene in maniera strutturale con misure che affrontano tutti i fattori che hanno contribuito a un aumento intollerabile delle liste d’attesa”, dichiara il ministro della Salute, Orazio Schillaci.
“La nostra priorità – aggiunge il ministro – è tutelare il diritto alla salute degli italiani e lo facciamo attraverso un nuovo sistema di monitoraggio finalmente efficace e strumenti di controllo che vedono in prima linea le Regioni e il Ministero della Salute con un Organismo che potrà attivare poteri sostitutivi, in caso di inadempienza. Aboliamo il tetto di spesa per le assunzioni di personale, diamo ulteriori incentivi al personale con la detassazione delle prestazioni aggiuntive e garantiamo che ai cittadini sia sempre erogata la prestazione: se non ci riesce il servizio pubblico, si ricorre all’intramoenia o al privato accreditato. Non ci sono regali ai privati, al contrario il privato accreditato dovrà fare pienamente la propria parte mettendo a disposizione tutta l’offerta di prestazioni nel Cup unico regionale. Inoltre, sosteniamo le Regioni del Sud con interventi di adeguamento tecnologico e formazione di personale per potenziare l’assistenza sociosanitaria. Da questo momento non ci sono più alibi: abbiamo definito chiaramente regole e responsabilità”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Respirare col naso è importante, fa da filtro

MILANO (ITALPRESS) – Respirare con il naso è importante: prima di arrivare ai polmoni, l’aria che entra nelle narici viene filtrata, umidificata e termoregolata in modo da raggiungere la temperatura di 35 gradi, ideale per la funzionalità respiratoria e polmonare e tutto questo avviene proprio grazie alla specifica struttura del naso. Durante l’inspirazione, i piccoli peli che si trovano all’interno delle narici e il sistema mucociliare simulano il rilascio di molecole antibatteriche, una vera e propria barriera protettiva che abbatte la carica di polveri e batteri presenti nell’aria prima che arrivi agli alveoli polmonari. Sono alcuni dei temi trattati dall’otorinolaringoiatra Giovanni Felisati, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. “E’ importante respirare col naso perchè l’aria che noi respiriamo viene termoregolata dalle strutture nasali e quindi arriva in migliori condizioni ai bronchi, che necessitano di avere un’aria filtrata e termoregolata. Ma il naso serve anche perchè ha una funzione estetica al centro della faccia, ha una funzione olfattiva che oggi è sempre più importante, ha una funzione di difesa perchè fa da filtro”.
Respirare con la bocca, “ad esempio per un bambino, determina un’alterazione di sviluppo del palato. Ma tutti noi respirando male, viviamo male: probabilmente abbiamo un cattivo sonno e una cattiva qualità della vita”, ha spiegato. “Un naso che sta bene deve essere una via di mezzo fra un tunnel in cui l’aria passa completamente libera e un termosifone. Dobbiamo volere che il nostro naso respiri bene, per avere una migliore qualità della vita e anche in prospettiva per avere una longevità sana”. Può succedere che, col passare dell’età, una persona possa respirare peggio? “Sulla respirazione ci sono tante cose che possono impattare, l’unica soluzione è capire dov’è il problema”, ha sottolineato. Sulle abitudini quotidiane, “oggi si parla sempre di più dei lavaggi nasali: non credo che tutti si debbano lavare il naso, però quando c’è un problema tenerlo pulito è una buona cosa e, se c’è un’allergia, bisogna curarlo. Se invece ci sono delle anomalie anatomiche, forse la chirurgia è meglio farla prima e non dopo”.
– Fonte foto: Freepik –
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