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Covid, 47.039 nuovi casi e 152 decessi in 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 47.039 i nuovi casi di Covid in Italia (il 3 maggio 62.071) a fronte di 335.275 tamponi effettuati su un totale di 214.930.050 da inizio emergenza. E’ quanto si legge nel bollettino del Ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità. Nelle ultime 24 ore sono stati 152 i decessi (il 3 maggio 153) che portano il totale di vittime da inizio pandemia a 164.041. Diventano 16.633.911 i casi totali di Covid in Italia. Attualmente i positivi sono 1.187.070 (-12.890), 1.177.085 le persone in isolamento domiciliare. I ricoverati in ospedale con sintomi sono 9614 di cui 371 in terapia intensiva. I dimessi/guariti sono 15.282.800 con un incremento di 60.381 unità nelle ultime 24 ore. La regione con il maggior numero di nuovi casi nelle ultime 24 ore è la Lombardia (6.471), poi Campania (5.341), Veneto (4.468) e Lazio (4.759).

– foto agenziafotogramma.it –

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The willchair, la sedia oltre i limiti della sclerosi multipla

Sclerosi Multipla, due parole che hanno il potere di far vacillare i sogni e i desideri tipici di quando si è giovani, precludendo a volte una visione sul proprio futuro. Per dare loro la forza di reagire e non arrendersi mai ai limiti imposti dalla malattia, nell’ambito della campagna Scacco Matto, Novartis in collaborazione con l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla Onlus ha portato sul palco del Primo Maggio The Willchair, una sedia di design realizzata dal designer Derek Castiglioni e da un gruppo di giovani con la sclerosi multipla a partire dal riciclo di una sedia a rotelle. La trasformazione dell’oggetto diventa così metafora di speranza e neologismo positivo per tanti giovani, racchiudendo in sè i progressi dell’innovazione terapeutica e della ricerca sulla Sclerosi Multipla. Tanti gli artisti che durante il Concertone hanno sostenuto il progetto sedendosi su Willchair, icona di un nuovo futuro con la Sclerosi Multipla: Bugo, Coez, Coma_Cose, Valerio Lundini, Enrico Ruggeri, Rkomi e tanti altri. “I traguardi raggiunti negli ultimi anni dalla ricerca nel campo della sclerosi multipla hanno completamente trasformato il decorso della malattia, offrendo a tutte le persone con Sclerosi multipla la possibilità di guardare al futuro con occhi diversi e non più solo con la paura di perdere la propria autonomia e indipendenza a causa dei deficit motori spesso associati alle fasi più avanzate – commenta Francesco Vacca, presidente Nazionale di Aism -. Willchair è il simbolo di questo cambiamento di prospettiva, il messaggio positivo che vogliamo far conoscere alle persone con Sclerosi multipla, soprattutto ai più giovani e neo-diagnosticati, di un futuro in cui realizzare i propri sogni e progetti di vita”. In Italia sono oltre 133.000 le persone che convivono con la sclerosi multipla e, grazie ai progressi della ricerca scientifica, almeno il 75% di loro non è colpito da disabilità o limitazioni nella deambulazione al punto di non aver bisogno di ausili come la sedia a rotelle. Ogni anno si contano 3.600 nuove diagnosi1 nella fascia di età tra i 20 ed i 40 anni, giovani che devono riorganizzare la propria quotidianità intorno a una malattia neurodegenerativa cronica che colpisce il sistema nervoso centrale e che, a causa di una sintomatologia molto ampia, ha un forte impatto sulla vita. “Ai disturbi motori, cognitivi e visivi, si unisce la natura progressiva della malattia che, se non trattata adeguatamente, porta nel tempo a disabilità importanti. Tuttavia, oggi grazie alla diagnosi precoce, all’innovazione terapeutica e ad una gestione multidisciplinare è possibile rallentarne significativamente il decorso e vivere oltre i limiti che sembra imporre – dichiara il Dottor Luigi Lavorgna Neurologo dell’Università “Luigi Vanvitelli”, Chair del Gruppo di Studio “Digitale” della Società Italiana di Neurologia -. Negli ultimi anni, infatti, sono state sviluppate e rese disponibili nuove terapie che ci permettono di individuare la migliore soluzione per ciascun paziente, calibrando, quasi personalizzando, il percorso terapeutico alla luce dello specifico quadro clinico allontanando sempre più lo spettro della disabilità”. “Per Novartis reimmaginare la medicina significa restituire tempo ai pazienti, far sì che affrontino la propria quotidianità dedicandosi alle cose e alle persone che amano, oltre la malattia, costruendo intorno a loro un contesto in grado di comprenderli e sostenerli.- dichiara Angela Bianchi Head of Country Communications & Patient Engagement di Novartis Italia -. La presenza di The Willchair sul palco del 1° Maggio ci ha permesso di parlare non solo ai giovani con Sclerosi multipla, ma anche ai loro amici, famigliari e colleghi portando nelle case di milioni di italiani un tema all’apparenza inconsueto ma rispetto al quale tutti possono dare il loro contributo”.(ITALPRESS).

 

  • – photo credit ufficio stampa Novartis –

Screening mammografico, l’adesione migliora con strumenti più efficaci

ROMA (ITALPRESS) – La lettera d’invito che arriva ancora in formato cartaceo via posta, un numero per le informazioni con disponibilità limitata solo ad alcune fasce orarie, la richiesta via telefono a presentarsi per un secondo esame, senza possibilità di chiedere delucidazioni. Non c’è che dire, per il Programma di Screening Mammario Organizzato, cioè con chiamata da parte del Servizio sanitario nazionale, è arrivato il momento dei cambiamenti, con l’obiettivo di renderlo più efficiente e, di conseguenza, di incrementare il numero di adesioni. Per parlarne, Europa Donna Italia insieme a Motore Sanità, ha organizzato la tavola rotonda “Screening mammografico: l’adesione aumenta con strumenti più efficaci”, un progetto ad ampio respiro sviluppato grazie al lavoro in sinergia di Associazioni pazienti e Specialisti, con il patrocinio delle Società scientifiche GISMA (Gruppo Italiano Screening Mammografico), SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica), AITeRS (Associazione Italiana Tecnici di Radiologia Senologica) e ONS (Osservatorio Nazionale Screening), con il supporto non condizionato di Bayer.
“Oggi l’obiettivo è di condividere con le Istituzioni le richieste delle donne, per iniziare un percorso di miglioramento del servizio di diagnosi e di screening – dice Rosanna D’Antona, presidente Europa Donna Italia -. Queste richieste sono state formulate grazie al lavoro congiunto tra società scientifiche e associazioni e raccolte in un dossier, che rappresenta un policy brief per i diversi destinatari che vorremmo prendessero in carico l’area di miglioramento di loro competenza”.
Tutte le raccomandazioni sono state redatte in un’ottica di partecipazione attiva con gli attori del Servizio Sanitario Nazionale, i medici, le società scientifiche, le istituzioni e le associazioni all’interno del nostro sistema sanitario che, in questa fase di revisione e trasformazione digitale, potrebbe usufruire di agevolazioni concrete per migliorare il nostro servizio di diagnosi precoce e screening.
Il progetto è iniziato a maggio 2021 e si è sviluppato in due fasi. La prima, di formazione scientifica, è stata focalizzata sulle linee guida e sulle evidenze supportate dalla ricerca internazionale, relative allo screening mammografico e alla diagnosi precoce. La seconda, che si è svolta tra novembre e gennaio 2022, ha avuto invece l’obiettivo di identificare tramite workshop specifici, le principali criticità avvertite dalle donne nei confronti dei programmi di screening, che ne ostacolano l’adesione e la fidelizzazione. A fare da chairman al Progetto, la dottoressa Livia Giordano e il dottor Pietro Panizza, del Comitato Tecnico Scientifico di Europa Donna Italia.
E’ stato un esempio di forte e vera sinergia tra le donne delle associazioni, il cosiddetto terzo settore e il mondo sanitario, con una corrente benefica bidirezionale – interviene Livia Giordano, Responsabile SSD Epidemiologia e Screening AOU Città della Salute e della Scienza, CPO Piemonte-Torino e Membro Coordinamento GISMA, Gruppo Italiano Screening Mammografico -. E’ stato un bel modo di partire dalle esigenze sentite dalle donne e dai loro bisogni per sensibilizzare i professionisti coinvolti nei percorsi di screening e i decisori politici e trovare “insieme” delle soluzioni”.
Un grande lavoro, che ha portato alla stesura di una lista di sei richieste che rappresentano gli obiettivi da realizzare per migliorare l’adesione allo screening mammografico. Da queste sono state estrapolate le tre prioritarie, le più urgenti, da sottoporre alle Istituzioni e ai decisori nazionali e regionali dai quali dipende l’applicazione delle soluzioni proposte. Riguardano l’invito ad aderire al Programma di Screening Mammografico del Servizio Sanitario Nazionale, con la richiesta di aggiornare le modalità di recapito dell’invito e dell’esito e di rimodulare il messaggio, la formazione dei tecnici di radiologia, l’attivazione della connessione tra Centri screening e Breast Unit.
“Da anni si cerca di trovare il modo di offrire un percorso personalizzato allo screening mammografico ma le donne ci chiedono una modernizzazione globale dei programmi di screening anche in termini di umanizzazione ed empatizzazione dell’intero percorso – sottolinea Pietro Panizza, Medico Radiologo, Primario di Radiologia a indirizzo Senologico, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano -. Queste proposte vogliono essere un primo passo in questa direzione”.
Il problema della mancata aderenza è a monte del Covid e quindi antecedente al 2020, come dimostrano i dati di Sorveglianza Passi relativi al triennio 2017-2020: quasi la metà delle donne tra i 50 e i 69 anni non afferisce allo screening organizzato. E fino a quando su tutto il territorio nazionale non verrà raggiunta la copertura del 100% per quanto riguarda l’invio delle lettere di adesione al Programma, non sarà possibile l’estensione in ogni Regione alla fascia 45-49 e 69-74, come sottolineato nel Piano Nazionale Prevenzione 2020-2025, esponendo le donne che rientrano in queste fasce a un potenziale maggiore rischio di diagnosi tardive.
All’incontro i tre promotori sottopongono richieste ben precise alle istituzioni presenti, che dovrebbero contribuire a migliorare l’adesione in termini quantitativi per numero di donne partecipanti e qualitative in termini di miglioramento del funzionamento dei centri diagnostici stessi.
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La Sicilia punta sulla prevenzione, presentato il nuovo Piano regionale

PALERMO (ITALPRESS) – Equità di accesso e comunicazione trasparente: queste le fondamenta su cui il sistema sanitario intende costruire, tassello dopo tassello, la corretta applicazione del nuovo Piano regionale per la prevenzione. L’incontro all’ospedale Cervello di Palermo, uno dei luoghi simbolo della pandemia in Sicilia, ha visto la partecipazione congiunta di istituzioni e operatori sanitari: un’occasione per alzare l’attenzione sul tema della cura per il proprio corpo e al contempo per ribadire di non dare per finita la pandemia, nonostante il progressivo allentamento delle restrizioni.
Il piano, approvato dalla Regione a fine 2021, non si rivolge solo al mondo sanitario ma anche ad altre istituzioni (amministrazioni comunali, forze dell’Ordine, associazioni sindacali) e ai cittadini, in modo che tutti ricevano informazioni chiare senza distinzioni legate all’età o alla residenza. Una sorta di replica della campagna vaccinale, con la speranza che l’impatto della comunicazione sia altrettanto efficace.
Per la realizzazione del piano sono stati identificati sei macro obiettivi su cui è più urgente attuare la prevenzione: malattie croniche non trasmissibili, dipendenze e problemi correlati, incidenti domestici e stradali, infortuni e incidenti professionali, clima e salute, malattie infettive prioritarie.
Il documento è inoltre composto da 14 programmi: i primi dieci sono estrapolati dal Piano nazionale sulla prevenzione e sono uguali per tutte le regioni, gli altri quattro vengono scelti singolarmente a seconda delle esigenze territoriali. La Sicilia a riguardo si focalizzerà su identificazione precoce dei soggetti affetti da patologie croniche, ricorso a screening oncologici, promozione della salute della madre e del bambino (nei primi mille giorni di vita), verifica periodica sullo stato di salute.
L’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza ricorda come “la scelta di coinvolgere indistintamente professionisti sanitari e cittadinanza è profondamente innovativa e indicativa dell’attenzione che, a livello istituzionale, abbiamo voluto rivolgere su un tema fin troppo trascurato come quello della prevenzione. E’ importante che i cittadini siano consapevoli degli strumenti a disposizione per mantenere quanto più salubre il proprio corpo e lo stile di vita”. Razza ha poi ringraziato nuovamente gli operatori dell’ospedale Cervello “per l’impegno profuso nel contrastare la pandemia e per aver retto nei momenti più critici”.
L’attenzione alla prevenzione è data, come evidenzia il direttore generale delle aziende ospedaliere riunite Villa Sofia – Cervello Walter Messina, dal fatto che “il 5% delle strutture territoriali è totalmente dedicato alla prevenzione. E’ indispensabile tenere la guardia alta sullo stato di salute della cittadinanza”. Per Toti Amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, l’aspetto essenziale è che “tutti i professionisti sanitari abbiano a disposizione linee guida trasparenti per trasmettere informazioni corrette sulla prevenzione”.
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Pnrr, FNO TSRM e PSTRP “Lavorare insieme per progettare il nuovo Ssn”

ROMA (ITALPRESS) – Si è svolto al centro congressi Cavour, l’evento, organizzato dalla FNO TSRM e PSTRP, dal titolo “Il rilancio del Servizio sanitario nazionale. Proposte attuative del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il contributo delle 19 professioni FNO TSRM e PSTRP”. ‘La pandemia ha reso evidenti i limiti e le criticità del sistema sanitario, troppo spesso caratterizzato da disuguaglianze nell’accesso e nella qualità delle prestazioni, quasi sempre a scapito delle categorie più fragili e maggiormente vulnerabilì, è quanto affermato da Teresa Calandra, presidente della FNO TSRM e PSTRP, che ha aperto il dibattito organizzato dalla Federazione nazionale per i presidenti degli Ordini TSRM e PSTRP e quelli delle Commissioni di albo nazionali. ‘Per ripensare il Servizio sanitario nazionale è imprescindibile adottare modelli organizzativi nuovi e coerenti con i bisogni dei cittadini. Abbiamo il dovere di lavorare congiuntamente al fine di intercettare soluzioni coese e progettare la nuova salute pubblica”.
Al centro del convegno le proposte attuative delle 19 professioni sanitarie afferenti alla Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP al fine di contribuire con proposte locali concrete alla realizzazione delle opportunità offerte dal PNRR.
“Di voi ho da subito apprezzato l’impegno profuso per tenere insieme ben 19 professioni sanitarie, un esempio unico nel nostro Paese, buona pratica alternativa ai modelli monoprofessionali: una società equa e solidale non può essere costruita sulle sole istanze individuali, i cui interessi vanno indubbiamente riconosciuti e tutelati, ma sempre in modo subordinato a quelli della comunità, con una particolare attenzione ai più fragilì queste alcune delle parole del Ministro della Salute, Roberto Speranza che, occupato da un impegno internazionale, ha comunque voluto far giungere il proprio saluto, in cui ribadisce: “La sanità ha bisogno di voi, anche quella che stiamo progettando a maggior intensità territoriale e domiciliare. Sappiamo di poter contare sull’imprescindibile contributo, vostro e dei vostri iscritti”.
Il Ministro ha concluso il suo messaggio con un ringraziamento a tutti gli Ordini, per il gravoso impegno profuso ai fini della verifica dell’adempimento dell’obbligo vaccinale.
Coinvolgere tutti i professionisti della salute è un elemento necessario per ricostruire la sanità del futuro.
‘Mai come in questo momento dobbiamo assicurare pari dignità a tutte le professioni che operano in sanità; una pari dignità che riguarda la loro considerazione nella fase di co-progettazione della sanità del futuro – sottolinea Raffaele Donini, coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni, che aggiunge – Il PNRR è una grande opportunità. Come Regioni abbiamo il compito di irrobustire la sanità del territorio, avvicinarla al cittadino e renderla sempre più di prossimità, auspicando che le strutture che verranno realizzate siano uno straordinario strumento e progetto di salute. Per fare questo occorre riprendere il dialogo con tutte le professioni sanitarie, sostenendo un confronto continuo tra questi soggetti e la Commissione salute della Conferenza delle Regione, attraverso l’istituzione di un tavolo permanente per promuovere una sanità di prossimità efficacè.
I professionisti sanitari conoscono i bisogni di salute dei cittadini, in quanto vivono quotidianamente e direttamente l’esperienza di cura, sia sul territorio che all’interno degli ospedali. Ora la responsabilità è delle Regioni che dovranno ben programmare gli investimenti, e a tal fine il coinvolgimento degli Ordini sarà determinante: le loro competenze sono preziose, anche nella definizione degli standard sul fabbisogno del personale: senza le idonee risorse umane e le loro competenze la riforma territoriale della sanità sarà un’occasione persa e l’ennesimo spreco perchè produrrà solo luoghi fisici inanimanti.
Un coinvolgimento indispensabile, auspicato anche da Stefano Lorusso, direttore generale dell’Unità di missione per l’attuazione degli interventi del PNRR, che afferma: “Il recente DPCM sulla assistenza territoriale, cosiddetto DM 71, rappresenta un modello organizzativo di riferimento e misurabile, che necessita di ulteriori indicazioni per essere implementato, che dobbiamo costruire con il supporto di tutti i soggetti che si occupano di salute. Il vero obiettivo del documento è di restituire una tassonomia all’assistenza territoriale, consentendo uniformità a livello nazionale, elemento cruciale per migliorare la conoscenza dei percorsi di presa in carico. Il documento sarà da adattare alle singole realtà localì.
Il DPCM che detta gli standard per l’assistenza territoriale, approvato lo scorso 21 aprile dal Consiglio dei ministri, ha tenuto conto di alcuni correttivi, suggeriti dalla stessa FNO. Tra questi, di particolare rilievo il riferimento iniziale alle professioni sanitarie tecniche, della prevenzione e della riabilitazione, che include tutti i professionisti sanitari iscritti agli Ordini TSRM e PSTRP, prevedendone, di fatto, il coinvolgimento all’interno delle attività disciplinate dallo stesso DPCM, nei termini che saranno, di volta in volta, definiti in fase di implementazione locale.
La presidente Calandra ha dato inizio alla seconda parte del convegno, presentando i 10 punti su cui si fonda il documento della FNO “Il rilancio del Servizio sanitario nazionale – Proposte attuative del Piano nazionale di ripresa e resilienza – Il contributo delle 19 professioni FNO TSRM e PSTRP’, realizzato con le Commissioni di albo nazionali: qualificazione e specializzazione dell’Ospedale; dalla divisione alla con-divisione; tutela della salute, ambiente, clima e sostenibilità come principio guida; potenziare le attività di prevenzione, individuale e collettiva, nei contesti di vita e di lavoro; valorizzare le èquipe multiprofessionali all’interno del ripensamento del sistema dei PPDTA; potenziare l’innovazione digitale e la telemedicina territoriale e domiciliare; aggiornamento dei LEA e sburocratizzazione dei percorsi erogativi; investire sulla formazione universitaria e sulla qualità delle professioni; formazione manageriale e formazione continua; valorizzazione della ricerca come strumento di crescita del SSN e dei suoi professionisti.
Alessandro Beux ha sottolineato come la pubblicazione del DPCM sia solo la base dalla quale partire per l’impegnativa opera che ora le Regioni, anche insieme ai relativi Ordini, a cui spetta un prezioso compito di proposta, sostegno e controllo, dovranno intraprendere per assumere le giuste decisioni e compiere le idonee azioni locali con cui costruire la sanità territoriale dei prossimi decenni.
Un documento resiliente, elaborato in un momento critico, quello pandemico, che ha richiesto uno sforzo creativo a tutti gli attori coinvolti, considerata l’eccezionalità del periodo e la scarsa letteratura sulle tematiche proposte.
Per supportare i professionisti nella stesura del documento è stato messo a disposizione delle Commissioni di albo nazionali un gruppo di autorevoli esperti che, all’interno dell’evento della Federazione, hanno avuto modo di approfondire alcuni elementi del documento, quali sanità digitale, prossimità, domiciliarità, ricerca, progettazione e attuazione del PNRR. In particolare, il professor Niccolò Persiani ha affrontato la tematica della progettazione e della ricerca per i professionisti sanitari iscritti agli albi TSRM e PSTRP, partendo dalla genesi del documento, che ha portato alla definizione di 27 linee progettuali.
Il professor Guglielmo Bonaccorsi ha posto l’attenzione sulla necessità di ridurre le disuguaglianze e di potenziare l’accessibilità dei servizi, concetti realizzabili con un impiego partecipato dei vari attori. Il professor Giuseppe Greco ha affrontato il tema della sanità digitale, come occasione per riprogettare e innovare processi, servizi e flussi, in particolare per la presa in carico integrata della cronicità e per il potenziamento delle attività di prevenzione primaria e secondaria.
La dottoressa Martina Giusti ha incentrato il proprio intervento sulle linee progettuali per l’attuazione del PNRR, suggerendo alcune prospettive per il futuro, tra cui il sostegno all’innovazione non solo tecnologica, ma anche organizzativa e formativa, come perno per migliorare la cultura dei modelli organizzativi del SSN, oltre a incentivare le attività di ricerca degli stessi professionisti sanitari L’evento si è concluso a seguito di un momento di confronto sui temi in discussione.
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Ccnl Sanità, Cimo-Fesmed “Prevedere una scadenza per stipula contratti”

ROMA (ITALPRESS) – Un termine perentorio entro il quale le Direzioni generali degli ospedali debbano convocare i sindacati per avviare e concludere le trattative per la stipula del contratto di lavoro integrativo aziendale. Pena, la responsabilità erariale diretta del direttore generale e dei componenti la delegazione trattante datoriale. Scaduto tale termine, inoltre, dovranno essere in ogni caso applicate – nella massima quantificazione economica – le clausole del CCNL vigente. Secondo il sindacato dei medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale CIMO-FESMED, aderente a CIDA, è questa l’unica possibilità per rendere realmente efficaci ed esigibili i contratti collettivi nazionali di lavoro.
Da un’analisi del sindacato, infatti, emerge che l’ultimo CCNL dei dirigenti medici, sanitari, veterinari e delle professioni sanitarie – firmato il 19 dicembre 2019 dopo dieci anni di blocco contrattuale – sia ad oggi applicato in meno di cinque aziende. Ne consegue che nel 98% degli ospedali italiani viene ancora applicato il CCNL 2006-2009.
Significa, dunque, che le disposizioni economiche, normative e di carriera stabilite a livello nazionale non vengono applicate a causa dell’inerzia delle direzioni generali delle aziende ospedaliere, che rimandano sine die la convocazione dei sindacati e ritardano in modo inaccettabile la contrattazione aziendale.
D’altro canto, è il ministro per la Funzione Pubblica Renato Brunetta, intervenendo sul quotidiano La Stampa con un’analisi sul complesso tema dei salari e della produttività, ad indicare “il rilancio della contrattazione di secondo livello” come “via maestra”da percorrere. “Benchè riteniamo che nella sanità pubblica – settore che rientra all’interno della Pubblica Amministrazione, sebbene spesso “dimenticata” in circolari, decreti e comunicazioni, come evidenzia Stefano Simonetti sul Sole 24 Ore – sia necessario mantenere una contrattazione collettiva nazionale che assicuri garanzie omogenee in tutto il Paese, la contrattazione decentrata, a livello aziendale, va avviata e conclusa entro tempi certi”, commenta Guido Quici, presidente della Federazione cui aderiscono le sigle CIMO, FESMED, ANPO-ASCOTI e CIMOP.
“Parliamo di un diritto di tutti i lavoratori, ma dopo due anni di emergenza sanitaria è ancora più grave che i diritti di quasi 130.000 professionisti, acclamati sino a pochi mesi fa come “eroi” del Paese, siano calpestati in questo modo – continua Quici -. Per iniziare a percorrere “la via maestra” indicata dal Ministro Brunetta, basterebbe iniziare ad applicare le regole. Da parte nostra, siamo disponibili ad un confronto con il Ministro sul tema, sperando in una soluzione a questa grave criticità che contribuisce ad incentivare la fuga dei medici dal Servizio sanitario nazionale”.
– foto ufficio stampa Cimo-Fesmed –
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Covid, 62.071 nuovi casi e 153 decessi in 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 62.071 i nuovi casi di Covid in Italia (ieri 18.896) a fronte di 411.047 tamponi effettuati su un totale di 214.594.775 da inizio emergenza. E’ quanto si legge nel bollettino del Ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità. Nelle ultime 24 ore sono stati 153 i decessi (ieri 124) che portano il totale di vittime da inizio pandemia a 163.889. Con quelli di oggi diventano 16.586.268 i casi totali di Covid in Italia. Attualmente i positivi sono 1.199.960 (-5.142), 1.189.899 le persone in isolamento domiciliare. I ricoverati in ospedale con sintomi sono 9695 di cui 366 in Terapia intensiva. I dimessi/guariti sono 15.222.419 con un incremento di 67.398 unità nelle ultime 24 ore. La regione con il maggior numero di nuovi casi nelle ultime 24 ore è la Lombardia (9.590), poi Campania (7.577), Veneto (6.126) e Lazio (5.053).
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Igiene delle mani, un box pedagogico al Garibaldi di Catania

CATANIA (ITALPRESS) – Lo slogan dell’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità per la Giornata Internazionale sull’igiene delle mani quest’anno è “Uniti per la sicurezza, lava le mani”. Il focus della Campagna che ricorre il 5 maggio è incentrato sul riconoscimento del ruolo che operatori sanitari e utenti (pazienti, parenti di questi ultimi, caregiver e stakeholder a vario titolo coinvolti nell’erogazione delle cure) hanno nel migliorare il clima, la cultura della sicurezza attraverso l’igiene delle mani.
L’OMS, ribadisce quanto sia importante il “clima o cultura della qualità e della sicurezza” per una struttura sanitaria. Dare valore all’igiene delle mani e alla prevenzione e al controllo delle infezioni fa sì che sia i pazienti che gli operatori sanitari si sentano protetti e assistiti, ed inoltre incoraggerà le persone a lavarsi le mani al momento giusto e con i prodotti giusti.
Come ricorda anche il Ministero della Salute “ci sono evidenze che circa il 30% delle infezioni associate alle pratiche assistenziali possono essere prevenute con un’accurata igiene delle mani”.
Le persone a tutti i livelli, quindi, devono credere nell’importanza dell’igiene delle mani agendo come attori chiave nel raggiungimento dei comportamenti e degli atteggiamenti appropriati nei confronti di questa pratica, al fine di perseguire la sicurezza delle cure. In altre parole, gli operatori sanitari a tutti i livelli e le persone che accedono alle strutture sanitarie devono unirsi per garantire mani pulite.
L’ARNAS Garibaldi di Catania, da sempre attenta alla tematica della sicurezza delle cure, ha promosso il 20 aprile scorso, un incontro tra operatori sanitari, (medici, infermieri, coordinatore infermieristico e personale dedicato all’infection control) e genitori di alcuni piccoli degenti dell’Unità di Neonatologia e UTIN, in cui si è puntata l’attenzione non solo sull’importanza di lavarsi le mani, ma soprattutto sulla modalità di esecuzione di questa pratica, sul giusto timing e sui prodotti da utilizzare. In dotazione alla Unità ospedaliera c’è un box pedagogico che ha la funzione di evidenziare se il lavaggio delle mani è stato eseguito correttamente o meno, utile nell’educazione che viene data ai genitori su questa pratica.

foto ufficio stampa Arnas Garibaldi di Catania
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