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Covid, 18.896 nuovi casi e 124 decessi in 24 ore

Sono 18.896 i nuovi positivi in Italia, a fronte di 122.444 tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. Lo si apprende dai dati resi noti dal Ministero della Salute. Più della metà in meno di ieri, qunado i positivi erano stati 40.757. Sono 124, invece, le vittime, ben 19 in più rispetto a ieri, per un totale da inizio pandemia di 163.736 deceduti. Sono 9.794 i ricoverati con sintomi, dei quali 368 in terapia intensiva (32 gli ingressi delle ultime 24 ore).(ITALPRESS).

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L’intelligenza artificiale per prevedere chi si ammalerà di Demenza

ROMA (ITALPRESS) – In Italia ci sono quasi 400 mila persone che nel giro di 3-5 anni andranno certamente a ingrossare le fila dei pazienti con demenza; si tratta di soggetti di fatto già ammalati di una forma molto iniziale (prodromica) di malattia: con l’aiuto dell’intelligenza artificiale i medici potranno scovare per tempo questi individui, prima cioè che manifestino i sintomi irreversibili e progressivi della patologia. Questo potrebbe cambiare il corso delle cure, una volta che si rendessero disponibili dei nuovi farmaci contro l’Alzheimer, la forma più diffusa di demenza e anche permettere un intervento mirato e precocissimo con i farmaci attualmente disponibili e sui fattori di rischio/protezione che sono già noti.
E’ proprio a tale scopo che è in corso uno studio europeo su intelligenza artificiale e demenze, che sarà il cuore di un incontro, previsto mercoledì 4 e giovedì 5 maggio 2022. In queste due giornate presso il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS-Università Cattolica e l’IRCCS San Raffaele si svolgerà, infatti, l’Assemblea Generale (General Assembly) del progetto internazionale AI-Mind, questo il nome dello studio, “Strumenti di intelligenza digitale per lo screening della connettività cerebrale e la stima del rischio di demenza nelle persone affette da Disturbo cognitivo lieve”.
Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea con circa 14 milioni di Euro; l’Italia partecipa al progetto con 4 unità operative. Obiettivo della General Assembly dello studio AI MIND è fare il punto sui progressi del progetto i cui primi risultati dovrebbero essere disponibili e applicabili entro i prossimi due anni. “In Italia – rileva il professor Paolo M. Rossini, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Scienze della Riabilitazione dell’IRCCS San Raffaele – ci sono circa 750.000 persone con declino cognitivo lieve, ovvero soggetti con un elevatissimo rischio di ammalarsi di demenza: metà di queste è di fatto già ammalata di una forma molto iniziale (prodromica) di demenza che si svilupperà in modo evidente nei successivi 3-5 anni mentre la rimanente metà rimarrà autonoma e procederà secondo le normali curve di invecchiamento fisiologico”.
“L’identificazione all’interno della popolazione di età superiore ai 60 anni di soggetti con ‘disturbo cognitivo lievè ovvero di quelle persone che – pur essendo ancora sostanzialmente sane – hanno un elevatissimo rischio di sviluppare demenza, rappresenta una delle urgenze maggiori in tema di politiche sanitarie per la corretta allocazione delle risorse economiche per questa patologia” spiegano i professori Camillo Marra del Dipartimento di Scienze dell’Invecchiamento, Neurologiche, Ortopediche e della Testa-Collo e Clinica della Memoria della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica (ALTEMS).
Il progetto AI-MIND, si propone come strumento decisionale di supporto per l’identificazione precoce di questi soggetti a rischio di sviluppare la demenza, attraverso l’applicazione dell’intelligenza artificiale a innovativi strumenti di indagine neurofisiologica, neuropsicologica e genetica.
AI-MIND è un progetto europeo promosso dal programma di ricerca e innovazione dell’UE per il 2021-2027 Horizon 2020; coinvolge quindici partner provenienti da otto paesi europei. Il progetto vede coinvolti oltre 100 ricercatori europei in un consorzio che include neurologi, geriatri, psichiatri, bioingegneri, statistici, bioinformatici ed esperi dell’Health Technology Assessment. Lo studio vede anche la partecipazione di Alzheimer Europe, l’associazione che riflette a livello europeo tutte le consorelle nazionali di Malati e famigliari.
Lo studio coinvolgerà 1000 partecipanti con lievi deficit cognitivi (MCI) di età compresa tra i 60 e gli 80 anni, che saranno reclutati in quattro paesi europei: Italia, Norvegia, Spagna e Finlandia. Per l’Italia i centri coinvolti nello studio sono appunto l’Università Cattolica (responsabile professor Camillo Marra), ALTEMS (direttore professor Americo Cicchetti); IRCCS San Raffaele (responsabile Prof. Paolo Maria Rossini) e l’azienda spin-off accademico di ricerca Neuroconnect (responsabile professor Fabrizio Vecchio).
Al momento oltre 10 milioni di persone sono affette da demenza in Europa e si stima che siano circa il doppio le persone affette da deterioramento cognitivo lieve (MCI). AI MIND si propone di fornire uno strumento in grado di rispondere ai bisogni di diagnosi precoce a basso costo e di facile fruibilità per tutti questi soggetti e le loro famiglie.
L’intelligenza umana, spiega il professor Rossini, non è in grado di estrarre in un tempo ragionevole tutte le informazioni contenute nell’esito di esami (biomarcatori) oggi eseguibili tramite test neuropsicologici avanzati, metodiche di neuroimmagini strutturale e funzionale (p.es. l’elettroencefalogramma) e test genetici. L’utilizzo di varie metodiche di Intelligenza Artificiale quali machine learning e deep learning potrà rilevare parametri e correlazioni che il cervello umano (anche quello dell’esaminatore più attento e competente) non è in grado di rilevare e di farlo sulla base di elementi che hanno un peso diverso da paziente a paziente (cioè con un approccio personalizzato).
“Con AI-Mind – concludono i professori Marra e Cicchetti – si punta a fornire uno strumento diagnostico capace di automatizzare e velocizzare un processo di elaborazione di una vasta mole di dati clinici per ciascun paziente, sì da poter arrivare nel giro di poche ore a un ‘risultato predittivò affidabile. La disponibilità di uno strumento di questo tipo permetterà di cambiare il paradigma diagnostico nella demenza, fornendo ai medici un supporto tecnologico che permetterà di ridurre, da un lato la variabilità di comportamento tra gli operatori, dall’altro le disuguaglianze nell’accesso alla diagnosi”.
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In Sicilia protocollo “Bofe” sulle broncopneumopatie

PALERMO (ITALPRESS) – Ha preso il via la formazione prevista dal protocollo “Bofe” (Better outcomes for everybody – Migliori risultati per tutti) rivolta ai farmacisti, al fine di farne “terminali” sul territorio per monitorare 900 pazienti siciliani affetti da asma e da broncopneumopatia cronico ostruttiva.
Nell’aula magna del dipartimento di Scienze del farmaco e della salute dell’Università di Catania, stamane, l’assessore alla Salute della Regione Siciliana Ruggero Razza ha avviato l’attività formativa programmata nell’ambito del progetto. Presenti anche il presidente di Federfarma Sicilia Gioacchino Nicolosi, il presidente di Sofad Gaetano Cardiel, il direttore del dipartimento di Scienze del Farmaco dell’università di Catania Rosario Pignatello.
“Bofe” è uno studio clinico italiano promosso e finanziato da Sofad – Gruppo Farvima, è stato valutato preliminarmente da esperti di Cittadinanza Attiva ed è supportato da Federfarma Sicilia che ha sottoscritto un protocollo d’Intesa con l’assessorato regionale della Salute. All’iniziativa partecipa, infatti, anche il Servizio farmaceutico del dipartimento di Pianificazione strategica dell’assessorato regionale. L’attività di formazione coinvolgerà 100 farmacisti di comunità in Sicilia. Dopo Catania la formazione proseguirà in altre quattro città siciliane.
«Da diversi anni l’assessorato regionale alla Salute porta avanti una collaborazione con l’Ordine dei farmacisti e Farmindustria – ha sottolineato l’assessore Razza – e stiamo creando tutte le condizioni per creare un sistema nuovo di farmacia che sia sempre più vicino all’interesse dei cittadini. Si tratta di qualcosa che abbiamo già avviato durante la pandemia, se pensiamo al ruolo straordinario che le farmacie hanno assunto dalla gestione dei tamponi sino ai test sierologici. Sta cambiando il sistema sanitario e cambia anche la presenza delle farmacie su tutto il territorio della Sicilia. Dall’emergenza Covid-19 dobbiamo uscire con uno sprint in più, porre le condizioni per fare un salto di qualità nell’assistenza ai pazienti e cambiare abitudini consolidate. Il progetto “Bofe”, voluto dalla Regione Siciliana, va nella direzione di offrire un servizio aggiuntivo a tutti i siciliani. La sinergia con le Università resta fondamentale, perchè sono luoghi di ricerca, formazione e sperimentazione e in questa iniziativa tutte e tre le cose insieme».
Lo studio “Bofe” è coordinato da Andrea Manfrin, direttore della Ricerca nella facoltà di Scienze cliniche e biomediche e chair professor di Pharmacy practice all’Università del Central Lancashire (UK), Apostolos Tsiachristas, professore di Economia sanitaria all’Health economics research centre dell’Università di Oxford (UK) e Nunzio Crimi, direttore dell’Uoc di Pneumologia del Policlinico di Catania.
L’obiettivo è valutare efficacia e costo-efficacia di un nuovo servizio svolto dai farmacisti di comunità in collaborazione con medicina ospedaliera e territoriale per monitorare due patologie croniche respiratorie che hanno un’altissima incidenza sulla popolazione. L’utilizzo di una rete integrata di operatori sanitari intende aumentare il controllo delle patologie e ridurre i costi per il sistema sanitario e la società.
Il protocollo dello studio “Bofe” – approvato da due comitati etici in Italia e nel Regno Unito, pubblicato dalla rivista “Medicine – Case Reports and Study Protocols” ed inserito nel Registro internazionale degli studi clinici e nel Registro degli studi clinici dell’Organizzazione mondiale della sanità – introduce alcune innovazioni: standardizza una procedura sistematica per la presa in carico dei pazienti; si avvale di una piattaforma informatica costruita ad hoc per la raccolta dati; testa dispositivi indossabili per monitorare e acquisire in remoto alcuni parametri vitali dei pazienti, poi analizzati mediante l’intelligenza artificiale. Infine, rappresenta un modello di relazioni tra un distributore farmaceutico, università italiana e straniere, associazioni professionali, istituzioni pubbliche.
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Covid, nuove regole dal 1° maggio

ROMA (ITALPRESS) – Dal primo maggio cambiano le regole di contrasto al Covid-19 e si apre una nuova fase che prevede maggiori libertà: si riduce l’obbligo di indossare le mascherine e cade quello del green pass in quasi tutte le circostanze. L’allentamento delle misure rappresenta un ulteriore step del graduale superamento delle restrizioni già partito dal mese di aprile.
Dal primo maggio, quindi, l’obbligo di mascherina FFp2 resta soltanto in alcune circostanze. In particolare, sarà obbligatorio indossarla su aerei, navi e traghetti destinati a servizi di trasporto interregionale, treni impiegati nei servizi di trasporto ferroviario passeggeri di tipo interregionale, Intercity, Intercity notte e alta velocità, ma anche su autobus adibiti a servizi di trasporto di persone, ad offerta indifferenziata, “effettuati su strada in modo continuativo o periodico su un percorso che collega più di due regioni ed aventi itinerari, orari, frequenze e prezzi prestabiliti”, autobus adibiti a servizi di noleggio con conducente e mezzi impiegati nei servizi di trasporto pubblico locale o regionale. La mascherina Ffp2 resterà obbligatoria anche per chi viaggia su scuolabus, per chi partecipa a spettacoli che si svolgono al chiuso in teatri, cinema, sale da concerto, locali di intrattenimento e musica dal vivo, per eventi e competizioni sportive che si svolgono al chiuso. Tale obbligo resterà in vigore fino al 15 giugno.Le mascherine a scuola rimarranno obbligatorie fino alla fine dell’anno scolastico.
Sarà obbligatorio indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie anche per i lavoratori, gli utenti e i visitatori delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, incluse le strutture di ospitalità e lungodegenza, le residenze sanitarie assistite (RSA), gli hospice, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti.
Negli altri luoghi al chiuso pubblici o aperti al pubblico l’uso delle mascherine dal 1° maggio sarà invece soltanto raccomandato.
Novità anche per la certificazione verde. Dal primo maggio, infatti, non sarà più necessario esibire il green pass, ad eccezione per l’accesso a Rsa e strutture sanitarie.
Alla luce delle nuove disposizioni, una raccomandazione è arrivata da una circolare del ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, che invita ciascuna amministrazione a “impartire, tempestivamente, le necessarie indicazioni”. In particolare, secondo la circolare, l’uso delle mascherine FFP2 nelle pubbliche amministrazioni è raccomandato per il personale a contatto con il pubblico sprovvisto di idonee barriere protettive, per chi è in fila a mensa o in altri spazi comuni, per chi condivide la stanza con personale “fragile”, negli ascensori e nei casi in cui gli spazi non possano escludere affollamenti. Anche la Conferenza episcopale italiana raccomanda l’uso delle mascherine per le attività che prevedono la partecipazione di persone in spazi al chiuso come le celebrazioni e le catechesi.
Per quanto riguarda i viaggi, in base all’ordinanza firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, le disposizioni per gli arrivi dai paesi esteri sono prorogate fino al 31 maggio. Da domani, poi, non sarà più necessario il passenger locator form, il documento che era stato introdotto nell’estate del 2021 per localizzare i viaggiatori in caso di contagio durante lo spostamento.
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A Palermo il simposio Transplantation Anesthesiology Simulation

ROMA (ITALPRESS) – Torna dopo due anni il convegno Mediterranean Transplantation Anesthesiology Simulation Symposium, organizzato dall’ISMETT e dall’UPMC con la partecipazione di speaker nazionali ed europei. Un incontro formativo finalizzato all’apprendimento di nuove tecniche e allo studio di particolari casi che vengono analizzati anche attraverso il supporto di un simulatore, con un focus particolare sugli standard di anestesia e di medicina peri-operatoria nell’ambito dei trapianti d’organo solido e nella chirurgia maggiore addominale e cardiotoracica.
“La caratteristica del nostro convegno è quella di suddividere l’evento in due parti – ha spiegato Antonio Arcadipane, direttore dipartimento anestesia e rianimazione ISMETT -: oltre alle letture frontali che in genere facciamo la mattina, c’è la possibilità nel pomeriggio per piccoli gruppi di partecipare a sessioni di simulazione ad alta fedeltà, che in medicina significa riprodurre scenari clinici con dei manichini e far partecipare l’audience con l’istruttore all’evento simulato, che può essere il sanguinamento maggiore, uno shock cardiogeno, il dover gestire un paziente in morte cardiaca o morte cerebrale ai fini della donazione. Tutto ciò rende un evento del genere molto più formativo rispetto al metodo tradizionale, che naturalmente viene anch’esso mantenuto nel corso del convegno con interventi dei relatori e domande da parte dei partecipanti”.
Parte teorica e parte pratica insieme, con l’ausilio della tecnologia: “La versione che promuoviamo dal 2009 è quella di affiancare un 50 percento dell’attività congressuale alla simulazione, cosa che secondo noi è più proficua per l’apprendimento. Questo è molto utile soprattutto per i giovani colleghi o specializzandi, il nostro evento è rivolto maggiormente a loro, rispetto al collega specialista che da tanti anni con l’esperienza ha già vissuto parecchie complicanze sul campo che il giovane invece non ha”.
Antonio Arcadipane, nell’ultimo anno e mezzo ha anche diretto la terapia intensiva Covid dell’ISMETT. Un’esperienza, quella vissuta dai medici con il Covid, che ha favorito lo sviluppo della telemedicina.
“Con la pandemia – afferma Arcadipane – è stato necessario cercare di curare quanto più possibile i pazienti a distanza o cercare un approccio senza un contatto fisico diretto, da qui la crescita d’importanza della telemedicina”.
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Sanità, nasce tavolo permanente tra Fno Tsrm Pstrp e Fnomceo

ROMA (ITALPRESS) – Un tavolo paritetico permanente tra due Federazioni nazionali rappresentative dei professionisti della Salute: quella degli Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle Professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (FNO TSRM e PSTRP) e quella degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO). Un luogo di confronto costante, nato con l’intento di promuovere valutazioni comuni degli scenari e di definire proposte condivise per garantire e tutelare la salute pubblica, gli assistiti e i professionisti sanitari. E’ questa la decisione emersa da un incontro – condotto dai Presidenti, Teresa Calandra e Filippo Anelli, insieme alle rispettive delegazioni – tra le due Federazioni, che rappresentano complessivamente oltre 700mila professionisti.
Valorizzazione delle professioni sanitarie, sostegno agli Ordini nell’attuazione del controllo dell’adempimento dell’obbligo vaccinale, implementazione locale del recente DPCM su modelli e standard dell’assistenza territoriale: queste le priorità individuate dai partecipanti all’incontro.
“Sentiamo la necessità di avviare un percorso condiviso per costruire un confronto continuativo tra le due Federazioni, al fine di instaurare un rapporto maturo, propositivo e costruttivo – afferma Teresa Calandra, che continua – stiamo andando verso una nuova sanità e dobbiamo farlo tutti insieme. Convergere su tematiche di comune interesse e concordare delle azioni congiunte ci porterà a lavorare meglio insieme per il bene dei cittadini e dei professionisti che rappresentiamo”.
“Credo che il dialogo sia un’ottima modalità per avviare un confronto anche progettuale tra le Federazioni – sottolinea Filippo Anelli, che aggiunge – per rilanciare le professioni sanitarie e la loro assistenza. E’ il momento di ribadire che l’assistenza sanitaria è garantita dai professionisti della Salute e che le risorse investite per ammodernare il Servizio Sanitario Nazionale non sono sufficienti per un suo vero rilancio. Anche sul territorio dovrebbero essere garantite tutte quelle competenze sinergiche che le professioni sanitarie esprimono, ad esempio, negli ospedali. Puntare sui professionisti significa garantire il diritto alla salute dei cittadini”.
I segretari sono stati incaricati di definire rapidamente il calendario e gli ordini del giorno.
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Dl Riaperture, Aiop “Positiva la proroga delle qualifiche sanitarie”

ROMA (ITALPRESS) – “Con la proroga al 31 dicembre 2023 dell’esercizio temporaneo in Italia delle qualifiche professionali sanitarie e di quella di operatore socio-sanitario di professionisti stranieri, il nostro Servizio Sanitario Nazionale ha la concreta possibilità di migliorare la gestione delle prestazioni offerte ai cittadini”. Lo dice Barbara Cittadini, presidente dell’Aiop.
“Accogliamo, quindi, con favore l’approvazione, in Commissione Affari Sociali alla Camera, dell’emendamento al Dl Riaperture, che Aiop ha richiesto con convinzione in più occasioni – aggiunge -. Le strutture associate Aiop si sono rese disponibili ad assumere medici, infermieri e operatori sanitari stranieri con l’obiettivo di limitare le conseguenze negative, come ad esempio l’allungamento delle liste di attesa e l’indebolimento dell’assistenza domiciliare, dovute alla carenza di personale, che rappresenta uno dei problemi più urgenti da risolvere nel nostro Paese”.
“Mi auguro che si possa presto intervenire, inoltre, anche in merito ai costi sempre più elevati delle prestazioni, dei farmaci e dei dispositivi di protezione individuale, sull’ammodernamento edilizio e tecnologico delle strutture, sulla digitalizzazione e sull’esternalizzazione dei servizi”, conclude Cittadini.

-foto Italcommunications –

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Covid, 58.861 nuovi casi e 133 decessi in 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 58.861 i nuovi casi di Covid in Italia (il 28 aprile 69.204) a fronte di 381.239 tamponi effettuati su un totale di 213.390.610 da inizio emergenza. E’ quanto si legge nel bollettino del Ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità di oggi. Nelle ultime 24 ore sono stati 133 i decessi (il 28 aprile 131) che portano il totale di vittime da inizio pandemia a 163.377. Con quelli di oggi diventano 16.409.183 i casi totali di Covid in Italia. Attualmente i positivi sono 1.247.117 (-1.689), 1.236.804 le persone in isolamento domiciliare. I ricoverati in ospedale con sintomi sono 9.942 di cui 371 in Terapia intensiva. I dimessi/guariti sono14.998.689 con un incremento di 60.951 unità nelle ultime 24 ore.
La regione con il maggior numero di nuovi casi nelle ultime 24 ore è la Lombardia (7631), poi Campania (6662), Veneto (6121), Lazio (5595), Emilia Romagna (5379) e Puglia (4223).
(ITALPRESS).