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Covid, incidenza in salita

ROMA (ITALPRESS) – In aumento l’incidenza settimanale a livello nazionale dei casi Covid e sostanzialmente stabile l’indice Rt: è quanto emerge dai dati del monitoraggio settimanale della cabina di regia diffusi dall’Iss. Sale l’incidenza settimanale a livello nazionale: 699 ogni 100.000 abitanti a fronte di 675 ogni 100.000 abitanti.
Nel periodo 6 – 19 aprile 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,93 (range 0,90 – 1,04), sostanzialmente stabile rispetto alla settimana precedente. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è al di sotto della soglia epidemica e sostanzialmente stabile rispetto alla settimana precedente. Il tasso di occupazione in terapia intensiva scende al 3,8% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 28 aprile) vs il 4,2% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 21 aprile). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende al 15,6% contro il 15,8%.
Tre regioni sono classificate a rischio alto a causa di molteplici allerte di resilienza. Undici Regioni/PPAA sono classificate a rischio moderato; le restanti Regioni/PPAA sono classificate a rischio basso secondo il DM del 30 aprile 2020.
Diciannove regioni/PPAA riportano almeno una singola allerta di resilienza. Quattro regioni/PA riportano molteplici allerte di resilienza
La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è stabile. Anche la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi rimane stabile (40% vs 41%), come anche la percentuale dei casi diagnosticati attraverso attività di screening (47% vs 47%).
-foto Imagoeconomica-
(ITALPRESS).

Covid, 69.204 nuovi casi e 131 decessi nelle ultime 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Sono 69.204 i nuovi casi di Covid-19 in Italia, rispetto ai 87.940 fatti segnare ieri, a fronte di 441.526 tamponi effettuati su un totale di 213.009.371 da inizio emergenza. IL tasso di positività si porta al 15,6%.
E’ quanto emerge dai dati del bollettino del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità. Nelle ultime 24 ore sono stati 131 i decessi (ieri 146) che portano il totale di vittime da inizio pandemia a 163.244. Con quelli di oggi diventano 16.349.788 i casi totali di Covid in Italia. Attualmente i positivi sono 1.248.806 (+14.130), 1.238.348 le persone in isolamento domiciliare. I ricoverati in ospedale con sintomi sono 10.076 di cui 382 in terapia intensiva. I dimessi/guariti sono 14.937.738 con un incremento di 55.773 unità nelle ultime 24 ore.
La regione con il maggior numero di nuovi casi nelle ultime 24 ore è la Lombardia (8.634), poi Campania (7.313), Lazio (6.351), Veneto (6.948), Emilia Romagna (6.011) e Puglia (4.293).
(ITALPRESS).
-foto Agenzia Fotogramma-

Covid, Costa “Approvato emendamento stop obbligo mascherine al chiuso”

ROMA (ITALPRESS) – “Con l’approvazione in commissione alla Camera dell’emendamento all’ultimo decreto Covid di marzo, finisce l’obbligo dell’utilizzo delle mascherine praticamente ovunque. Resteranno obbligatorie al chiuso fino al 15 giugno nel trasporto pubblico locale e a lunga percorrenza, per gli spettacoli aperti al pubblico nei cinema, nei teatri, nei locali di intrattenimento e musica dal vivo e per tutti gli eventi e competizioni sportive che si svolgono al chiuso. Sarà così anche per lavoratori, utenti e visitatori delle strutture sanitarie, socio sanitarie e socio assistenziali, incluse le rsa. In tutti gli altri luoghi di lavoro, senza distinzione tra pubblico e privato, la mascherina sarà solo fortemente raccomandata”. Così il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa.
“Sono personalmente soddisfatto – continua Costa, del risultato raggiunto, anche perchè ho sempre sostenuto insieme al mio partito, NCI, che ci fossero le condizioni per proseguire nel graduale ritorno alla normalità. L’inizio di questa fase nuova è coerente con la responsabilità dimostrata dagli italiani che hanno imparato a convivere con il virus con grande consapevolezza. E’ un atteso messaggio di fiducia per i cittadini”.
-Photo credit: agenziafotogramma.it-
(ITALPRESS).

Online “Amici WeCare 2.0”, prima piattaforma web di supporto ai pazienti

ROMA (ITALPRESS) – In attesa che la sanità digitale diventi realtà su scala nazionale, anche grazie ai fondi del Pnrr, è il terzo settore a fare la prima mossa: è online da oggi ‘Amici WeCare 2.0’, la prima piattaforma digitale di supporto ai pazienti, sviluppata da Amici Onlus, associazione di riferimento per le persone con malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), ossia soprattutto la Malattia di Crohn e la Colite ulcerosa.
Amici WeCare 2.0 è anzitutto un ecosistema di servizi: dalla possibilità di prenotare e scaricare esami di laboratorio – che saranno effettuati anche tramite prelievi a domicilio – ai teleconsulti gratuiti con specialisti, infermieri, psicologi ed esperti legali, fino al telemonitoraggio grazie all’ausilio di dispositivi indossabili d’avanguardia e certificati. La piattaforma mira a promuovere un ruolo più attivo del paziente, che sia così più coinvolto e consapevole del proprio percorso di cura. La proposta è quella di un modello di ‘salute partecipatà che sfrutti le potenzialità della digital health e favorisca quindi una gestione più efficace ed efficiente – perchè più consapevole – della propria condizione di salute.
Al contempo, la piattaforma consentirà la raccolta e l’aggiornamento di una enorme quantità di dati – validati di continuo tramite le interazioni fra professionisti e pazienti – che si candidano a diventare l’esempio più concreto e maturo di Patient Reported Outcome costruiti a partire da un’infrastruttura digitale, e quindi in grado di supportare le scelte di decisori in ambito non soltanto clinico, ma anche di governance delle patologie coinvolte.
‘Amici WeCare 2.0’ è stata presentata oggi in Senato – in occasione del go live – nel corso di una conferenza stampa organizzata su iniziativa della senatrice Maria Alessandra Gallone, presidente dell’Intergruppo Parlamentare MICI. Inedita, oltre all’architettura in sè del progetto digitale, anche la capacità dell’Associazione di pazienti di attrarre partner di assoluto riferimento, a livello internazionale, per la gestione di risvolti legati al trattamento dei dati e alla privacy – con lo Studio Panetta & Associati – agli esami di laboratorio – con Federlab – ai teleconsulti – con il Gruppo CGM – e al monitoraggio a distanza – con Comftech.
‘Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono da sempre all’attenzione delle Istituzioni – dice Pierpaolo Sileri, sottosegretario di Stato alla Salute -. Abbiamo istituito infatti un Tavolo di lavoro con l’obiettivo di rafforzare l’attenzione verso queste patologie. Stiamo lavorando per promuovere iniziative tese a rafforzare la diagnosi e la cura delle MICI, per dare risposte: evitare che il paziente, che convive con quel dolore fisico e psicologico, si smarrisca attraverso modelli complessi che rallentano la diagnosi a discapito della buona riuscita del percorso di curà.
‘L’Associazione Amici Onlus, che da anni è vicina, sostiene, aiuta le persone affette da malattie croniche dell’intestino, oggi fa un importante passo in più con la prima piattaforma di supporto ai pazienti – dichiara la senatrice Gallone -. Un segno tangibile dello straordinario impegno di tutti coloro che lavorano nell’associazione e che rappresentano un punto di riferimento per uomini e donne ma anche ragazzi e bambini che quotidianamente affrontano patologie spesso invalidantì. ‘Come parlamentare – aggiunge – ho voluto essere accanto ad Amici supportando in ogni modo questa preziosa attività e creando un’Associazione interparlamentare per la tutela delle persone con malattie croniche dell’intestino che in Italia sono più di 250mila. Presentare questa piattaforma web, che permette di abbattere tempi e spazi e di essere vicini a chi soffre, favorendo la condivisione e la partecipazione attiva dei pazienti, è per me motivo di orgoglio. Con la consapevolezza che da qui parte una fase importante per l’associazione e per tutti i pazienti che ad essa fanno riferimentò.
‘Comprendere quanto la digitalizzazione possa contribuire a rispondere alle priorità di vita e di cura dei pazienti è complesso, per chi non vive l’esperienza di malattia. Progettare invece, per una associazione di pazienti, il futuro e realizzare il primo esempio di sistema integrato di assistenza ai pazienti e promuovere una digitalizzazione capace di coinvolgere i pazienti, i caregivers, il mondo scientifico e le Istituzioni è un esempio di straordinaria capacità di analisi e programmazione di un ente del terzo settore – commenta Giuseppe Coppolino, presidente Associazione nazionale Amici Onlus -. Siamo sicuri che Amici WeCare sarà fonte di numerosi progetti che contribuiranno ad arricchire l’ambito della ricerca scientifica, grazie alla straordinaria consapevolezza della comunità che rappresentiamo che il futuro della sanità deve coinvolgere sempre più le associazioni dei pazienti, individuando tra queste quelle capaci di operare con proiezioni future e ingaggio di tutti gli stakeholder’.
‘Il rapporto tra medico e paziente cambia, perchè si introduce un terzo elemento, che è quello della medicina digitale, che è uno dei punti fermi del Pnrr e permetterà di mettere veramente in piedi la telemedicina, il teleconsulto, e al paziente di avere in tempi rapidi una serie di consulti e accertamenti sia dallo specialista di riferimento che da altrì, afferma Flavio Caprioli, segretario generale IG-IBD.
‘Possiamo e sappiamo che molto si potrà fare grazie alla digitalizzazione e su questo tema le opportunità che offre il PNRR saranno fondamentali per trasformare la Sanità e il SSN. Ovviamente la trasformazione, poichè comporta sia l’adeguamento dei sistemi sanitari che, e soprattutto, un’evoluzione culturale, si realizzerà su un periodo medio lungo e procederà a macchia di leopardo – commenta Salvatore Leone, direttore generale Associazione nazionale Amici Onlus -. Ma quando interessi di questa portata si mettono in moto, è impossibile che si fermino. L’impatto delle tecnologie digitali sull’intero sistema sanitario è destinato a essere epocale e di lungo periodo e Amici, con il lancio di questa piattaforma, si propone come interlocutore privilegiato sia della comunità scientifica che delle Istituzioni per fornire dati utili a garantire una migliore assistenza ai pazienti che rappresentiamo. Siamo certi che ci sia una strada per trovare una cura definitiva e Amici WeCare va in quella direzionè.
‘Amici WeCare 2.0’, realizzata con il contributo non condizionante di Biogen, Galapagos, Pfizer e Janssen, si avvale, come anticipato, della collaborazione di partner tecnici di primo piano, ai fini dell’implementazione delle soluzioni digitali offerte ai pazienti: il servizio di teleconsulto utilizza la piattaforma ‘Clickdoc’ di CompuGroup Medical (CGM) Italia, leader nell’assistenza specialistica da remoto affidabile e di qualità. Grazie alle partnership con Federlab e ComfTech, i pazienti iscritti alla piattaforma potranno inoltre ottenere, rispettivamente, prestazioni di diagnostica di laboratorio a tariffa agevolata e dispositivi digitali indossabili per il monitoraggio, ad esempio, dei parametri cardiaci e respiratori.
‘Proteggere i dati sanitari dei pazienti è proteggere una parte di loro e della loro salute. La piattaforma di Amici Onlus è stata sviluppata in quest’ottica, tenendo in considerazione i più innovativi principi del GDPR, come la Privacy-by-Design e l’accountability’, commenta l’avvocato Federico Sartore, Counsel Panetta Studio Legale.
‘Siamo orgogliosi di essere al fianco di Amici Onlus in un progetto davvero innovativo, quasi visionario nel terzo settore. AmiciWecare 2.0 mette al centro il paziente, con l’obiettivo di semplificare la relazione con i professionisti sanitari, migliorando l’accessibilità e la qualità dell’assistenza da remoto – dichiara Alberto Pravettoni, General Manager CGM TELEMEDICINE, la divisione del Gruppo CGM Italia specializzata nello sviluppo di soluzioni e tecnologie nell’ambito della telemedicina -. Abbiamo accettato subito di partecipare a questo progetto perchè incarna perfettamente la mission di CGM: mettere a disposizione dell’ecosistema sanitario soluzioni tecnologiche che ruotino davvero attorno al paziente, prendendosene cura sempre e ovunque, e che promuovano un concetto di ‘salute partecipatà: con ricadute positive sull’efficacia delle cure e sul lavoro quotidiano dei diversi professionisti coinvolti nella presa in caricò.
‘Siamo lieti di contribuire alla visione di Amici Onlus mettendo a disposizione i nostri servizi di diagnostica quali strumenti essenziali e imprescindibili per il corretto monitoraggio della patologia. Un monitoraggio attento e puntale, in capo al paziente, che può contribuire a rafforzare l’empowerment anche rispetto ad una più ampia attenzione a stili di vita corretti e alla prevenzionè, commenta Gennaro Lamberti, presidente Federlab.
‘Progettiamo i nostri sistemi wearable con grande attenzione rispetto alla qualità dei dati, ma anche alle esigenze quotidiane del paziente – dichiara Alessia Moltani, AD Comftech S.r.l. -. La nostra mission è offrire monitoraggio dei parametri fisiologici nella quotidianità, senza limitare le normali attività. Pertanto, è per noi un piacere collaborare a questa iniziativa così visionaria e ben strutturatà.
– foto xc4 –
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Mascherine al chiuso fino al 15 giugno per trasporti, cinema e ospedali

ROMA (ITALPRESS) – Dopo l’approvazione da parte della commissione della Camera dei Deputati del decreto “fine stato di emergenza” il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza che recepisce il testo dell’emendamento sull’utilizzo delle mascherine al chiuso. Lo rende noto il ministero della Salute. L’obbligo di indossare le mascherine in cinema, teatri, impianti sportivi indoor, su treni e trasporto pubblico locale, Rsa e ospedali resterà in vigore fino al 15 giugno. Speranza ha firmato l’ordinanza di proroga al 31 maggio delle disposizioni per gli arrivi dai Paesi Esteri. La novità riguarda il passanger locator form che dal 1° maggio non sarà più necessario.
-Photo credit: agenziafotogramma.it-
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Allattamento materno, la Sicilia investe sulla promozione

PALERMO (ITALPRESS) – I primi mille giorni di vita rappresentano un crocevia strategico per la prevenzione dello sviluppo delle principali malattie croniche non trasmissibili e la promozione di adeguate competenze cognitivo comportamentali, relazionali e sociali. A questo cruciale periodo evolutivo è dedicata la seconda conferenza regionale “Promozione dell’Allattamento in Sicilia – La prevenzione nutrizionale nei primi mille giorni” che si è tenuta a Villa Malfitano, a Palermo. L’incontro, promosso dall’assessorato regionale alla Salute, ha posto al centro dell’attenzione l’importanza dell’allattamento materno e le azioni che ha in programma la Regione nel­l’am­bi­to del Pia­no di Pre­ven­zio­ne 2020-2025. “Quella dell’allattamento al seno è stata una delle prime campagne di comunicazione promosse dal governo regionale – ha detto l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza -. Una scelta felice che ha fatto della Sicilia una delle regioni italiane che più hanno investito, non soltanto in comunicazione, ma anche in organizzazione con la Banca della donazione del latte, l’ultima inaugurata nei mesi scorsi all’ospedale Garibaldi di Catania, ma con una presenza storica anche a Palermo e a Messina. Abbiamo voluto sensibilizzare sul tema e devo dare molto merito all’Ufficio Speciale per la Comunicazione, molto puntuale nel portare avanti questa tematica, trasformando la Sicilia un punto di riferimento in Italia”.
“Parliamo della salute non soltanto del bambino ma anche della mamma, della coppia, di tutta la famiglia – ha spiegato Daniela Segreto, dirigente Ufficio Speciale Comunicazione per la Salute -. A differenza della prima conferenza regionale sull’allattamento, questa seconda conferenza segna il tentativo di raggiungimento di tutta una serie di obiettivi strategici del nuovo piano. Non parliamo più di promozione dell’allattamento, aspetto importantissimo, ma di tutte quelle attività che servono a garantire il benessere della coppia e la qualità di vita del bambino nei primi giorni: manovre di disostruzione pediatrica, prevenzione della morte in culla, donazione del sangue cordonale”.
I dati, per quanto concerne l’allattamento, in Sicilia, non sono dei migliori: “Secondo gli ultimi dati disponibili a livello ministeriale, nel 2019 in Sicilia il 64% delle mamme allatta esclusivamente alla dimissione dall’ospedale, percentuale che si abbassa al 16% al sesto mese di vita del bimbo: dati più bassi della media del Paese – ha affermato Segreto -. Purtroppo il dato delle mamme che allattano è troppo basso. E’ una situazione abbastanza paradossale se consideriamo che fino a quando c’era l’allattamento esclusivo tutte le mamme in Sicilia allattavano e c’era la grande tradizione della balia. Dopo l’avvento negli anni Sessanta-Settanta del latte artificiale la Sicilia si è adeguata e adesso paghiamo questo prezzo”.
Tra le motivazioni legate alla bassa percentuale di donne che allattano vi sono il pensiero “di non avere latte” e il “dolore”: “Stiamo ragionando proprio su queste due cose – sottolinea Paola Pileri, ginecologa, responsabile Breastfeeding Unit ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano e formatrice UNICEF OMS -. Per quanto concerne la prima problematica si tratta di un pensiero che la mamma fa perchè si attende nel giro di 12/24h di avere tantissimo latte immediatamente. Bisogna quindi diffondere la cultura fin dal periodo prenatale e un avvicinamento tra bambino e mamma fin dal primo momento dopo il parto. Il dolore è invece una cosa molto complessa perchè bisogna aiutare la mamma al corretto ‘attaccò, cosa che evita il dolore successivo che porta la donna a sospendere l’allattamento”.
L’obiettivo dell’incontro, quindi, è quello di valorizzare l’allattamento al seno, cercando di far conoscere alle mamme – attraverso ogni mezzo – i benefici di questa pratica. “La presentazione di oggi annuncia l’avvio delle attività previste nel programma del Piano della prevenzione 2020/2025 che abbiamo approvato a fine dell’anno scorso – afferma Mario La Rocca, dirigente generale del Dasoe -. L’allattamento al seno fa parte di quelle attività di prevenzione che partono prima e durante il periodo gestatorio, incluse le attività di prevenzione della morte in culla e della disostruzione pediatrica, e tutto quello che serve per iniziare in maniera opportuna il percorso di vita del bambino”.
“L’allattamento al seno rappresenta un momento fondamentale per le mamme, occorre promuoverlo e serve per dare ai propri bambini anticorpi, forza e robustezza”, ha aggiunto Margherita La Rocca Ruvolo, presidente della Commissione Salute dell’Assemblea regionale siciliana.
(ITALPRESS).

Sos psoriasi, dermatologi ADOI istituiscono numero verde per i pazienti

ROMA (ITALPRESS) – L’emergenza epidemiologica da Covid-19 (Coronavirus) ha spesso reso necessario una sospensione delle attività ospedaliere ritenute differibili o non urgenti, come ad esempio quelle dermatologiche. Questo ha avuto un notevole impatto sulla qualità di vita e di cura delle persone colpite da patologie croniche come la psoriasi. Per questo motivo ADOI, Associazione Dermatologi-Venerologi Ospedalieri Italiani e della Sanità Pubblica, ha attivato SOS Psoriasi, un servizio di supporto e assistenza rivolto ai pazienti psoriasici vittime di “dispersione sanitaria” e finalizzato a riorientarli verso una corretta relazione con la propria struttura di cura. E’ nato così, su progetto della società di comunicazione MediArt srl e con il supporto non condizionato di AbbVie srl, il numero verde 800802036 attivo per tutta Italia. Con questa attività i dermatologi ospedalieri vogliono dunque supportare il paziente nel recupero dei corretti iter terapeutici.
‘In questo scenario – ha dichiarato Francesco Cusano, presidente ADOI (Associazione Dermatologi Venereologi Ospedalieri Italiani e della Sanità Pubblica) – la nostra società scientifica non poteva più stare con le mani in mano. Con i colleghi, siamo preoccupati soprattutto dal ritardo nelle diagnosi, che per tantissime patologie impatta poi lungo tutto il percorso di cura. Abbiamo avvertito l’esigenza di scendere in campo offrendo uno strumento in più per fornire risposte alla domanda di salute dei cittadini. E abbiamo voluto farlo in particolare su una patologia largamente sottostimata, che colpisce oltre 1,5 milioni di italiani, che è causa di comorbidità importanti, che incredibilmente ancora oggi genera uno stigma assolutamente immotivato, con conseguenti ricadute anche sull’aspetto psicologico dei pazienti, oggi già particolarmente provati dalla pandemia prima e dalla guerra oggì.
Per una maggiore documentazione, approfondimento d’informazione e promozione del numero verde è stato anche realizzato un sito dedicato, raggiungibile all’indirizzo www.sospsoriasi.it
La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle, caratterizzata dalla presenza di placche eritematose associate a desquamazione che possono comparire su diverse aree del corpo. Le sedi più colpite sono i gomiti, le ginocchia, il cuoio capelluto ma può diffondersi su tutta la pelle e interessare anche le unghie. A provocare le tipiche chiazze dai margini ben definiti e a volte ispessite, dette placche, è un difetto nella crescita di cellule della pelle, dette cheratinociti.
La comparsa della psoriasi è determinata da diversi fattori: da un lato, è determinata da una predisposizione genetica con disfunzioni del sistema immunitario e, dall’altro, è scatenata e peggiorata da fattori esterni come alcune infezioni, l’utilizzo di alcuni farmaci (come beta bloccanti, litio ed antimalarici) ed eventi stressantifisici o psicologici (una malattia, un lutto, una separazione).
Si stima che nel mondo ci siano tra i 100 e i 125 milioni di persone affette da psoriasi e circa 1,5 milioni in Italia, ma il numero potrebbe essere sottostimato, in quanto le forme lievi spesso non vengono diagnosticate. Può colpire sia uomini che donne, indipendentemente dall’origine etnica, anche se è più frequente nelle persone con pelle chiara. Ci sono generalmente due picchi di insorgenza tra i 16 e i 22 anni e tra i 57 e i 60 anni, ma può comparire a tutte le età, anche in età pediatrica.
Nella maggior parte dei Paesi sviluppati ha una prevalenza nella popolazione compresa tra il 2% e il 5%: questo significa che 2-5 su 100 persone ne soffrono. Ci sono pochi dati affidabili sull’incidenza della psoriasi, perchè la registrazione dei casi non è obbligatoria. Alcuni studi riportati nella letteratura scientifica suggeriscono che la diffusione della psoriasi sia in aumento. Uno studio italiano effettuato su circa 511.500 persone tra il 2001 e il 2005 ha riportato un’incidenza di 2,3-3,2 casi per 1000 persone-anno.
I dati del National Health and Nutrition Examination Survey hanno indicato, negli Stati Uniti, un aumento della prevalenza dall’1,62% al 3,10% dal 2004 al 2010. Un altro studio, che ha analizzato una coorte basata sulla popolazione in Norvegia nel periodo 1979-2008, ha riportato un aumento della prevalenza di almeno un episodio di psoriasi auto-riferito, dal 4,8% all’11,4%.
Attualmente la psoriasi non è più considerata una malattia esclusivamente dermatologica, ma rientra tra le patologie infiammatorie sistemiche e può essere associata a numerose comorbidità. Fino al 34% dei pazienti affetti da psoriasi, infatti, può manifestare anche un coinvolgimento articolare con lo sviluppo di un’artrite infiammatoria definita artrite psoriasica.
Le forme severe di psoriasi sono associate anche ad un aumento significativo del rischio di malattie cardiovascolari, come infarto del miocardio e ictus cerebrale. Infatti, l’infiammazione sistemica presente nei pazienti affetti da psoriasi favorisce la comparsa di aterosclerosi ed infiammazione vascolare, così come livelli più alti di trigliceridi e colesterolo totale.
Un legame a doppio filo, inoltre, lega la psoriasi e l’obesità: da un lato, la psoriasi aumenta il rischio di sindrome metabolica e comparsa di obesità con aumentato rischio di diabete e un’alterazione dei lipidi, incluso il colesterolo, nel sangue (dislipidemia); dall’altro, il tessuto adiposo favorisce l’infiammazione generalizzata di tutto l’organismo, aumentando la severità della psoriasi.
Infine, in alcuni pazienti può essere associata anche a disturbi psichiatrici, come ansia e depressione, in quanto la psoriasi determina un forte impatto sulla qualità di vita, avendo conseguenze negative sulle relazioni sociali.
La psoriasi è classificata in diverse forme cliniche. La Psoriasi a Placche è la più frequente: riguarda circa l’80-90% dei casi e si presenta con placche ispessite di colore rosso, ricoperte da squame bianche che possono localizzarsi su tutte le sedi corporee. Le sedi più frequenti sono le ginocchia, i gomiti, i glutei ed il cuoio capelluto. Talvolta le placche possono causare prurito, soprattutto se coinvolgono il cuoio capelluto o bruciore, se sono molto infiammate.
La Psoriasi Guttata è la forma più frequente durante l’infanzia o l’adolescenza e può manifestarsi in seguito ad infezioni, soprattutto faringiti da Streptococco. E’ caratterizzata da piccole macchie eritematose con fine desquamazione di pochi centimetri di diametro che possono comparire in modo eruttivo su tutto il tronco e gli arti.
La Psoriasi Inversa è più comune in pazienti obesi ed in sovrappeso e si localizza a livello delle pieghe cutanee, ad esempio sotto le ascelle, sotto il seno, sull’addome, in prossimità dell’inguine. Si presenta con lesioni di colore rosso brillante, lisce e lucide, a volte associate ad essudazione e sovrainfezione micotica.
La Psoriasi Pustolosa è una forma rara ed è caratterizzata da pustole sterili che possono essere localizzate solo su mani e piedi o diffondersi su tutto il corpo. La Psoriasi Eritrodermica è la forma più rara ed è caratterizzata da rossore e desquamazione diffusi su tutto il corpo, che provocano prurito, bruciore e talvolta febbre.
Ancora oggi la Psoriasi è oggetto di Stigma: esclusione sociale, discriminazione e depressioni sono tra gli effetti secondari della malattia. Chiazze e placche sulle mani e sul viso provocano imbarazzo, mancanza di autostima, ansia, maggiore prevalenza di depressione. L’OMS ha classificato la psoriasi come malattia non trasmissibile grave dal significativo impatto psicosociale.
Se hai notato dei cambiamenti sulla tua pelle, come piccole lesioni arrossate o infiammate che procurano prurito e la pelle è secca e squamosa, ed hai il sospetto che possa trattarsi di psoriasi, rivolgiti ad un dermatologo specializzato, che potrà effettuare una diagnosi precisa e consigliarti la migliore terapia per far regredire la patologia. In caso di necessità, inoltre, il dermatologo potrà anche indirizzare ad altri specialisti (reumatologo, cardiologo, diabetologo, infettivologo, pneumologo, etc.) per affrontare o prevenire eventuali condizioni di salute associate.
(ITALPRESS).

Uno studio, efficace la gestione dei pazienti Covid negli ambulatori

MILANO (ITALPRESS) – Nell’autunno 2020, all’inizio della seconda ondata della pandemia, a Milano nascevano alcuni dei primissimi ambulatori hot spot Covid-19 in Italia: un luogo in cui i malati Covid-19 a media intensità – i cosiddetti “paucisintomatici” – potevano precocemente ricevere assistenza specialistica e terapie specifiche senza necessariamente essere ricoverati in ospedale.
Un anno dopo l’introduzione di questo servizio, i medici dell’Ospedale San Raffaele hanno coordinato la stesura di uno studio pubblicato oggi su Frontiers in Medicine in cui riportano l’esperienza preliminare di gestione ambulatoriale dei pazienti COVID-19 attraverso un approccio innovativo di erogazione delle cure. Lo studio è stato coordinato dalla professoressa Patrizia Rovere-Querini, direttrice del programma strategico di Integrazione Ospedale-Territorio e responsabile dell’hot spot Covid-19 dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.
Gli autori dello studio hanno generato inoltre un metodo evidence-based di classificazione dei pazienti in gruppi di rischio di progressione di malattia, da poter fornire ai medici di medicina generale per identificare precocemente i pazienti che necessitano di valutazione urgente presso il pronto soccorso, ottimizzando così la gestione delle risorse.
“Il nostro obiettivo era quello di alleggerire il pronto soccorso e al tempo stesso rafforzare la medicina territoriale, duramente messa alla prova dalla pandemia – spiega la professoressa Patrizia Rovere-Querini -. Per questo abbiamo organizzato in pochi mesi un hot spot Covid-19 che fosse un luogo di incontro diretto tra medici ospedalieri e del territorio, che potevano condividere casi clinici complessi o segnalare pazienti nelle fasi iniziali della malattia, prima che l’aggravarsi del quadro clinico ne richiedesse l’invio in pronto soccorso”.
I pazienti con Covid-19 moderato o con fattori di rischio per malattia severa, infatti, risiedono in una zona grigia tra la gestione ospedaliera e quella domiciliare: non sempre i medici di medicina generale hanno gli strumenti per discriminare o gestire i pazienti che meritano un monitoraggio più attento e, d’altra parte, il ricovero al pronto soccorso può causare un sovraffollamento eccessivo e la saturazione dei letti d’ospedale.
“Una valutazione accurata del paziente in un contesto ambulatoriale ospedaliero da parte di medici esperti può colmare questa lacuna, consentendo una classificazione tempestiva del rischio, indirizzando il paziente verso le cure più adeguate” prosegue.
“Una volta che la malattia è accertata tramite tampone nasofaringeo, abbiamo la possibilità di seguire i pazienti attraverso un percorso diagnostico e di valutazione clinica molto dettagliato per collaborare insieme ai medici di medicina generale nella gestione di questi pazienti, condividendo con loro tutti i passaggi diagnostici e terapeutici”, spiega Rovere-Querini.
Dopo la prima valutazione clinica (raccolta dettagliata dell’anamnesi, esame obiettivo completo, misurazione di parametri vitali e antropometrici) e i primi esami diagnostici – ecografia polmonare, elettrocardiogramma, esami ematochimici ed emogas-analisi arteriosa – i pazienti possono essere dimessi e reindirizzati alle cure del medico di base, essere indirizzati al pronto soccorso in caso di Covid-19 severo, o essere inseriti in un programma di follow-up presso l’ambulatorio per ulteriori visite di monitoraggio. La sorveglianza attiva presso gli ambulatori Covid-19 prosegue poi fino alla stabilizzazione della malattia o alla completa guarigione.
Lo studio ha coinvolto 660 pazienti valutati tra il 1° ottobre 2020 e il 31 ottobre 2021. Di questi, 235 hanno effettuato due o più visite presso gli ambulatori. I pazienti sono stati inviati presso l’ambulatorio per la maggior parte dai medici di medicina generale (70%), in minor misura dai medici di pronto soccorso (21%) o da altri specialisti ospedalieri (9%).
Tra coloro che sono stati valutati presso l’ambulatorio, solo il 18% è stato indirizzato in pronto soccorso per Covid-19 severo necessitante ricovero ospedaliero, mentre il resto è stato gestito presso l’ambulatorio e poi riaffidato al medico curante.
“Questa nuova modalità di cura, modellata sui bisogni del paziente, è stata un successo. L’augurio è che tutto ciò che abbiamo imparato durante questa pandemia non si perda. Potrebbe infatti essere riutilizzato per il paziente cronico, che necessita di monitoraggi e cure continuative, spesso da parte di medici specialisti in collaborazione con i medici di medicina generale”, conclude Rovere-Querini.

-foto ufficio stampa San Raffaele-
(ITALPRESS).