ROMA (ITALPRESS) – Una ricerca - condotta dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc), dal Dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova (Unipd) e dall’australiana Flinders University – ha indagato in quale modo fattori individuali, sociali e contestuali siano associati a un maggiore rischio per gli adolescenti europei di gaming (uso dei videogiochi) problematico, cioè un utilizzo eccessivo dei videogame che possa mettere a repentaglio la salute e favorire l’allontanamento dalla scuola e dagli affetti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Addiction. La ricerca ha analizzato i dati dello studio European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs (ESPAD) del 2019, relativi ai comportamenti di gaming di 89000 adolescenti tra i 15 e i 16 anni residenti in 30 Paesi europei. “Abbiamo rilevato che in Europa un ragazzo su cinque è ad alto rischio di gaming problematico (circa il 20%)”, spiega Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr-Ifc e coordinatrice dello studio.
“L’esposizione al fenomeno dei ragazzi (30.8%) risulta tre volte più alto di quello delle ragazze (9.4%). E’ emerso anche – aggiunge – che gli adolescenti residenti in Danimarca riportano i livelli più bassi di gaming problematico (12%), mentre quelli in Romania riferiscono una maggiore percezione di problemi associati all’uso di videogiochi (30.2%). La percentuale di studenti italiani con un alto rischio di gaming problematico (23.9%) è superiore alla media europea, con un numero maggiore di ragazzi (34%) che percepisce conseguenze negative legate al gaming rispetto alle ragazze (12.8%)”.
Il contesto familiare e le politiche nazionali possono diminuire la probabilità che gli adolescenti sperimentino un uso problematico dei videogiochi. “La ricerca indica come la presenza di regole genitoriali e di supporto emotivo familiare proteggano in adolescenza da un utilizzo eccessivo e distorto dei videogiochi – conclude Alessio Vieno, professore Unipd -. Il rischio di gaming problematico è infine maggiore negli Stati dove sono più marcate le disuguaglianze economiche, mentre risulta minore nei Paesi dove vengono effettuati investimenti nelle politiche di salute pubblica, come i benefici fiscali per le famiglie”.
La ricerca sembra confermare la centralità del supporto emotivo della famiglia nel prevenire il fenomeno e l’importanza delle politiche di protezione sociale, grazie alle quali un maggiore sostegno economico può migliorare la qualità della relazione genitori-figli e fornire risorse per attività ricreative alternative per un sano sviluppo degli adolescenti.
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Videogiochi, in Europa 1 adolescente su 5 a rischio gaming problematico
Ucraina, Fnopi “L’assistenza infermieristica non ha confini”
ROMA (ITALPRESS) – L’emergenza Ucraina è evidentemente un fatto che esula umanamente e in parte anche professionalmente dai normali percorsi della professione. “Non ci tireremo indietro per accogliere e curare sia i pazienti che i professionisti che fuggono dalla guerra”, sottolinea la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI).
E commenta così il decreto “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina”, in vigore da ieri, nella parte in cui si prevede la deroga alla disciplina del riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie (art. 34), che dà la possibilità agli operatori della salute residenti nel Paese occupato prima del 24 febbraio, giorno dello scoppio della guerra, di esercitare temporaneamente le qualifiche sanitarie (medico e infermiere) o di operatore socio-sanitario sul territorio italiano, fino al 4 marzo 2023.
Il decreto prescrive che chi volesse e fosse munito di passaporto europeo delle qualifiche per i rifugiati, può farlo in strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche e private, con contratto a tempo determinato, co.co.co. oppure attraverso un incarico libero-professionale, grazie alla qualificazione conseguita all’estero e regolata da precise direttive dell’Ue. Le strutture sanitarie, si precisa nel decreto, “forniscono alle regioni e ai relativi ordini professionali, i nominativi dei professionisti sanitari reclutati”.
“Ci siamo già trovati durante la pandemia e per far fronte alla forte carenza di professionisti che da anni denunciamo – prosegue FNOPI – nelle condizioni di prevedere l’immissione di infermieri stranieri senza il regolare percorso di verifica della qualità della formazione e senza il controllo degli ordini a cui, anche se viene data comunicazione, non c’è obbligo di iscrizione, ‘sfuggendò così alle verifiche deontologiche ed etiche oltre che della lingua italiana. Ma questa è evidentemente altra questione, non legata alla carenza. Potrebbe anzi avere grande valenza non tanto per sostituzioni di personale mancante, perchè ovviamente non è pensabile sostituire infermieri con un percorso certificato, quanto per fungere da mediazione culturale con i tanti pazienti ucraini che ci troveremo ad assistere”.
Secondo la FNOPI però, quello che è fondamentale chiarire – e che la Federazione sottolinea con forza – è che tutto questo non può poi, alla distanza, trasformarsi in una sanatoria. Niente sanatorie: per una eventuale stabilizzazione è indispensabile verificare la qualità della formazione di chiunque provenga dall’estero e comunque da una formazione diversa da quella garantita in Italia e sono necessarie le verifiche previste per legge.
“Massima disponibilità quindi – sottolinea ancora FNOPI – per un percorso che può rivelarsi non solo umanitario, ma funzionale, anche se non certo nelle vesti di logiche sostitutive, quanto di logiche di affiancamento, soprattutto per l’assistenza alle popolazioni che giungeranno da quelle zone d’Europa nel nostro Paese e avranno bisogno di tutta l’assistenza sanitaria possibile”.
Anzi, la Federazione degli infermieri per dare maggior supporto a tutte le situazioni che, professionalmente, si possono creare nell’emergenza, sta anche studiando l’opportunità di far proseguire gli studi, ovviamente senza bisogno di prova di ammissione, agli studenti di infermieristica che hanno dovuto abbandonare le facoltà ucraine, negli atenei del nostro Paese, per dar loro la massima formazione di qualità “che l’Europa e il mondo – conclude FNOPI – riconoscono agli infermieri italiani, i più ‘ricercatì e ‘desideratì in tutte le nazioni europee ed extraeuropee”.
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Covid, 76.260 nuovi casi e 153 decessi nelle ultime 24 ore
ROMA (ITALPRESS) -Secondo il bollettino del ministero della Salute, i nuovi positivi sono 76.260 (rispetto ai 96.365 di ieri). I tamponi processati sono 513.744 che portano il tasso di positività al 15%. Oggi si registrano 153 decessi (ieri erano 197). I guariti sono 51.922 mentre per gli attualmente positivi si registra un incremento di 26.283 unità per un totale di 1.226.890. Per quanto riguarda i ricoveri nei reparti ordinari, sono 8.939 i degenti mentre in terapia intensiva i pazienti sono 466 con 55 nuovi ingressi. In isolamento domiciliare vi sono 1.217.485 persone. La Lombardia è la prima regione per numero di contagi (9.206), seguita da Lazio (8.340) e Campania (8.093).
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Osservatorio Terapie Avanzate, Pompilio a capo del comitato scientifico
ROMA (ITALPRESS) – Giulio Pompilio, che ha rappresentato l’Italia in qualità di Delegato Alternate nel Comitato delle Terapie Avanzate dell’EMA, da oggi è a capo del comitato scientifico di Osservatorio Terapie Avanzate, think tank nato nel 2019 che ha già prodotto la prima Consensus italiana interamente dedicata al valore delle TA e che si pone come una vera e propria piattaforma di confronto tra il mondo della ricerca e i principali stakeholder (industria, istituzioni pubbliche, rappresentanti dei pazienti e cittadini), per permettere uno sviluppo della cultura delle terapie avanzate in Italia e per promuovere, attraverso l’omonima testata giornalistica, una corretta informazione su queste tematiche. Le terapie avanzate sono una questione recente: con questo termine si indicano infatti quelle terapie innovative basate su terapia genica, terapia cellulare ed ingegneria tissutale che stanno rivoluzionando la medicina e offrendo nuove possibilità a gravi malattie per cui fino a ieri non c’era alcuna prospettiva di cura.
Il comitato scientifico, di cui da oggi Pompilio è divenuto presidente, è costituito da 16 membri di eccellenza a livello nazionale e internazionale: Alessandro Aiuti, Alessandra Biffi, Andrea Biondi, Maria Domenica Cappellini, Anna Cereseto, Gilberto Corbellini, Giulio Cossu, Michele De Luca, Franco Locatelli, Anna Meldolesi, Luigi Naldini, Luca Pani, Paolo Rossi, Eugenio Santoro, Federico Spandonaro e Antonella Viola.
Pompilio – attualmente Direttore scientifico, responsabile dell’Unità di Biologia Vascolare e Medicina Rigenerativa presso il Centro Cardiologico Monzino IRCCS, Professore associato di Cardiochirurgia presso l’Università di Milano – fino a poco fa ha rappresentato l’Italia nel CAT EMA, il comitato multidisciplinare appositamente istituito per valutare la qualità, la sicurezza e l’efficacia delle terapie avanzate (ATMP) e per seguire gli sviluppi scientifici nel campo. Pompilio è internazionalmente noto come pioniere in Italia nella terapia genica per le malattie delle arterie periferiche e nella terapia rigenerativa con cellule staminali cardiache.
E’ a capo di uno dei laboratori di medicina rigenerativa cardiovascolare scientificamente più produttivi d’Europa e i 30 anni di esperienza in ricerca clinica e sperimentale gli sono valsi oltre 220 articoli indicizzati su riviste internazionali.
“La mia intenzione è portare l’esperienza dei grandi tavoli di lavoro internazionali in Italia e svilupparla attraverso Osservatorio Terapie Avanzate in maniera verticale sui temi delle terapie avanzate, a partire da sviluppo, regolamentazioni e accesso – ha commentato Pompilio -. L’Italia è un’eccellenza, riconosciuta a livello internazionale, per la ricerca scientifica nel campo della terapia genica e della terapia cellulare, ma non si distingue allo stesso modo per la capacità di passare dalla ricerca alla fase di produzione, una questione da affrontare se non si vuole perdere una grande opportunità di sviluppo e anche di effettivo accesso dei pazienti a queste innovazioni. OTA in questi 3 anni si è accreditata come principale organo impegnato nella comunicazione e divulgazione delle TA in Italia; adesso ritengo che i tempi siano maturi perchè possa completare il percorso proponendosi come think tank e piattaforma di discussione terza ed indipendente di cui l’Italia ha bisogno. Ringrazio tutti i membri del comitato scientifico per il loro attestato di stima e chiedo a ciascuno di loro di accompagnarmi in questo percorso”.
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Covid, 96.365 nuovi casi e 197 decessi in 24 ore
ROMA (ITALPRESS) – Secondo i dati del bollettino del ministero della Salute, oggi i nuovi positivi al Covid-19 sono 96.365, rispetto ai 32.573 di ieri. I tamponi processati sono 641.896 che portano il tasso di positività al 15%. Oggi si registrano 197 decessi (ieri erano 119). I guariti sono 71.380 mentre per gli attualmente positivi si registra un incremento di 25.327 unità per un totale di 1.200.607. Per quanto riguarda i ricoveri nei reparti ordinari, sono 8.969 i degenti mentre in terapia intensiva i pazienti sono 455 con 47 nuovi ingressi. In isolamento domiciliare vi sono 1.191.183 persone. La Puglia è la prima regione per numero di contagi (12.007), seguita da Lombardia (11.378) e Lazio (11.172).
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Fnopi, in Campania e Molise il territorio assiste grazie agli infermieri
ROMA (ITALPRESS) – Molise e Campania: due tra le Regioni più colpite da piani di rientro e commissariamenti negli ultimi anni e due delle Regioni dove la necessità di riequilibrare i conti si è fatta sentire pesantemente sul personale. Il Congresso itinerante della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) “Ovunque per il bene di tutti. Infermieristica di prossimità per un sistema salute più giusto ed efficace”, sarà il 25 marzo in Molise, a Campobasso (al Convitto ‘Mario Paganò, ore 15) e il 26 marzo in Campania, a Caserta (al Belvedere di San Leucio, ore 10), dove la Federazione incontrerà le massime autorità territoriali – il presidente della Regione Molise, Donato Toma e quello della Regione Campania, Vincenzo De Luca hanno confermato la loro partecipazione – per fare il punto sulle necessità reali dell’assistenza e premierà una serie di bestpractice infermieristiche che hanno consentito, nonostante tutto, di tenere alta l’asticella dell’assistenza.
Il Congresso, partito il 12 maggio 2021 da Firenze, giornata internazionale dell’infermiere in onore della nascita di Florence Nightingale, fondatrice dell’Infermieristica moderna, si concluderà il 12 maggio 2022 in Sicilia. Una sintesi delle tappe del 2021 è stata intanto realizzata con un evento a dicembre a Roma alla presenza delle massime autorità sanitarie nazionali.
La condizione da cui partono verso la nuova fase dell’assistenza Molise e Campania non è facile.
In Molise, tra il 2009 (ultimo anno senza piani di rientro e anno dell’ultimo contratto ‘normalè della sanità) fino al 2019 (ultimo anno di cui sono disponibili di dati) si è perso il 26% del personale sanitario con le punte estreme proprio nel settore dell’assistenza tra infermieri (soprattutto donne) e medici. Per di più è l’unica Regione assieme alla Calabria a non aver rispettato i Lea (livelli essenziali di assistenza), ma è anche indietro per quanto riguarda i programmi di screening organizzati (cervice uterina, mammella e colon retto), tanto da essere tra le Regioni con un scostamento dai valori considerati normali di persone che hanno effettuato gli esami, giudicato “non accettabile”.
In Campania, negli stessi anni e con gli stessi meccanismi, il personale si è ridotto del 21% e anche in questo caso le maggiori perdite in valori assoluti si hanno tra gli infermieri (oltre 3.600 unità in meno, ma in questa Regione soprattutto uomini), gli operatori del ruolo tecnico (-2.727 unità) e i medici (-1.633). Ma la capacità formativa degli Atenei regionali non raggiunge nemmeno la possibilità di iscrivere ai corsi 900 infermieri l’anno (comunque disponibili a non meno di un triennio dall’iscrizione, con la necessità quindi, di misure urgenti e immediate). E anche per questo, gli infermieri dipendenti della Regione sono in media i più “anziani” d’Italia con quasi 55 anni medi per dipendente, contro i 45 sempre medi degli iscritti all’albo in Campania (un divario quindi di circa 10 anni) e una media nazionale rispettivamente di 51 anni e 46 (e un divario medio di 5 anni circa).
Non va meglio dal punto di vista retributivo. Il blocco dei contratti, per razionalizzare la spesa, ha fatto aumentare in dieci anni le retribuzioni solo grazie a vari automatismi, ma il potere di acquisto non ce l’ha fatta a tenere gli stipendi 2019 al livello di quelli 2009.
Così, ad esempio, in Molise gli infermieri hanno “guadagnato” sulla carta circa 2.851 euro lordi in questo periodo, ma considerando il potere di acquisto vanno in negativo a -906 euro nel 2019 rispetto al 2009. Stesso discorso per la Campania, dove gli aumenti per gli infermieri sono nel periodo considerato di 299 euro lordi, che crollano a -3.750 considerando il potere di acquisto. E si parla comunque di stipendi medi che non vanno oltre i 1.600 euro al mese considerando anche la gran mole di straordinari che sono stati necessari in carenza di personale per coprire al meglio i servizi e confermando le buste paga italiane tra le più basse d’Europa.
Quanti infermieri ci vorrebbero? In Molise secondo le stime della FNOPI, almeno 500 in più che diventano oltre 800 (di cui almeno 120-150 infermieri di famiglia e comunità secondo gli standard previsti nelle prime bozze del nuovo decreto per l’assistenza territoriale) considerando le nuove strutture previste dal PNRR. In Campania – che è la terza Regione italiana per grandezza e abitanti – si va dai circa 7.000 pre-pandemia e PNRR ai circa 9.500 (di cui circa 2.300-2.500 infermieri di famiglia e comunità) secondo il nuovo modello di assistenza: la salute e i nuovi servizi, ma soprattutto l’assistenza sul territorio, hanno bisogno di infermieri.
La carenza porta anche a un altro dato più allarmante: secondo studi internazionali quando in media si ha un infermiere ogni 6 assistiti il rischio di mortalità scende del 30%, ma l’Italia è sulla media di 11 e la Campania, in particolare, arriva intorno ai 18, il triplo cioè dello standard indicato come ottimale, mentre il Molise si “ferma” a 23-14.
Le Unità Degenza Infermieristica in Molise di Larino e Venafro all’interno delle Case della Salute e/o degli Ospedali di Comunità garantiscono una risposta appropriata a bisogni di assistenza ad alta complessità e a bassa intensità clinica, valutata sulla base di oggettivi criteri clinico-assistenziali. I pazienti sono di ogni età, caratterizzati da non autosufficienza, anche temporanea, e che necessitano di assistenza infermieristica continuativa ma senza elevato impegno tecnologico e la presenza/assistenza medica continuativa come nel ricovero ordinario per acuti.
E sono diretti anche a chi per la particolare situazione sociosanitaria necessita di un percorso diagnostico, terapeutico e di monitoraggio difficilmente gestibile a domicilio con l’assistenza domiciliare per la complessità clinico-assistenziale richiesta o per ragioni di tipo sociale nei casi in cui la famiglia o una struttura sociale non riescono comunque a supportare il paziente nella malattia.
Gli infermieri nella comunità scolastica di Casacalenda (Campobasso), inseriti in accordo con l’ordine del Molise, hanno durante l’anno scolastico 2021-22 nel calendario settimanale degli studenti un’ora di insegnamento teorico-pratico (per un totale di 30 ore) di discipline sanitarie. L’attività dell’infermiere nella comunità scolastica permette di facilitare lo sviluppo ottimale dello studente attraverso la promozione della salute e della sicurezza, l’individuazione e l’intervento dei problemi di saluti attuali e potenziali, la messa in atto di servizi di gestione dei casi. L’idea è nata per rispondere alle domande dei ragazzi che emergevano numerose, sia nel periodo del primo lockdown che subito dopo al rientro a scuola.
In Campania l’ASL Napoli 3 Sud, con il Piano regionale della Prevenzione 2014-2018 ha preso in carico la responsabilità della salute dei primi mille giorni di vita del bambino, realizzando un Piano assistenziale a 360 gradi che parte dal concepimento ai primi due anni di vita e coinvolge anche il nucleo familiare e si svolge attraverso un approccio life course, con un servizio di Home Visiting che prevede l’intervento a domicilio di un gruppo di infermiere pediatriche e ostetriche dedicato alle donne gravide e/o delle neomamme per supportarle e assisterle.
Sempre in Campania gli ambulatori infermieristici a Salerno, Caserta, Avelino e Benevento assistono le persone sul territorio.
A Salerno gli infermieri nell’assistenza infermieristica ambulatoriale sono in grado di farsi carico della salute dei cittadini, di incanalare e ottimizzare le risorse disponibili, per “sostenere” i cittadini e orientarli all’uso e all’accesso appropriato dei servizi sanitari: oltre 3.200 prestazioni infermieristiche e circa 300 pazienti cronici presi in carico nell’ arco di pochi mesi.
Con i Chronic Care Center (CCC) distribuiti sul territorio provinciale, l’ASL di Caserta ha affermato il cambio di paradigma nell’assistenza alle patologie croniche sul territorio. Il team è multidisciplinare, ma il ruolo dell’infermiere è fondamentale: case management, coordinando tutto il percorso del paziente e raccordando le attività interne ed esterne; standardizzazione della valutazione infermieristica del paziente attraverso la creazione di PDTA infermieristici per patologia; home caring, attraverso il tele monitoraggio e in caso di necessità, l’accesso al domicilio del paziente con il supporto del team multidisciplinare e del medico del paziente.
Nell’Avellinese, in un territorio orograficamente disagiato, dove i pazienti che presentano sindrome cardiaca acuta non possono beneficiare della prestazione cardiologica tempo-dipendente, il personale del 118 si reca presso il domicilio del paziente e può effettuare l’ECG che viene teletrasmesso alla centrale presso la cardiologia dell’ospedale di riferimento per il referto in tempo reale.
L’Ambulatorio infermieristico diabetologico della Asl di Benevento è un servizio sanitario assistenziale organizzato e tenuto da infermieri esperti ed è attivato allo scopo di rispondere ai bisogni assistenziali, educativi e formativi del paziente diabetico tipo 2 attraverso l’erogazione di prestazioni infermieristiche per garantire la somministrazione delle terapie e formare gli utenti a un’autogestione della cura e a una maggiore aderenza terapeutica.
(ITALPRESS).
Diagnosi tumore alla prostata, al Giglio di Cefalù un nuovo radiofarmaco
CEFALU’ (PALERMO) (ITALPRESS) – Un nuovo radiofarmaco costituito dalla molecola PSMA (antigene prostatico specifico) per la diagnosi del tumore alla prostata verrà impiegato per l’esame con Pet-Tc dall’unità operativa di medicina nucleare della Fondazione Giglio all’ospedale di Cefalù, nel Palermitano.
“E’ un radiofarmaco – ha rilevato la referente del servizio Roberta Gentile – che si aggiunge alla già, in uso, 18F- Colina, che ci consente di ottenere informazioni particolarmente dettagliate sul tumore della prostata soprattutto nei pazienti con recidiva biochimica di malattia con valori di Psa minori di un nanogrammo (Psa < 1ng/ml)".
“Il piano nazionale esiti 2021 redatto dall’Agenas – ha detto il presidente della Fondazione Giglio Giovanni Albano – vede la Fondazione Giglio come il primo centro in Sicilia per il trattamento del tumore alla prostata (133 ricoveri per prostatectomia radicale). In linea con quanto sin qui fatto riteniamo doveroso rispondere alle esigenze di tanti pazienti siciliani anche con una diagnostica sempre più mirata”.
“Il PSMA – ha spiegato Gentile – è un antigene di membrana, specifico per la prostata, ed è un marker ideale per individuare le cellule tumorali attraverso la PET. Marcando questo antigene con 18F-PSMA le sedi di malattia metastatica possono essere individuate con precisione e più precocemente”.
La PET con PSMA può essere richiesta dallo specialista sia in fase di stadiazione per la malattia prostatica con rischio intermedio o alto, che durante il follow-up dopo prostatectomia o radioterapia in caso di incremento del valore del PSA.
In fase di preparazione della Pet al paziente viene iniettato, a livello dell’avambraccio, il radiofarmaco. Questo, una volta entrato in circolazione, emette delle radiazioni che consentono al medico di seguirne il cammino attraverso gli organi e di determinare l’eventuale presenza di cellule tumorali.
L’esame viene offerto sia in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, quindi con impegnativa del medico di famiglia (codice 8903MN – visita medico nucleare e codice 92186 – Tomoscintigrafia globale corporea Pet) che in solvenza.
(ITALPRESS).
Malattie croniche, nel 56% dei casi il caregiver è un familiare
BOLOGNA (ITALPRESS) – Convivere con una patologia cronica può essere relativamente semplice, ma non sempre è così: alcune cronicità comportano infatti una gestione quotidiana più o meno impegnativa, che in molti casi richiede l’assistenza di un’altra persona. Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, in collaborazione con Nomisma, tra il 40% di italiani che soffre di una patologia cronica, uno su 6 necessita di assistenza, e nel 56% dei casi questa è fornita in tutto o in parte da un familiare, che svolge quindi il ruolo di caregiver.
Scavando più a fondo, la ricerca ha rilevato come la gestione della patologia sia descritta come complessa o estremamente complessa nel 17% dei casi. Per due malati su tre (66%) l’assistenza avviene presso strutture sanitarie, mentre per il 26% del campione interamente a domicilio. Quando non sono i familiari o il paziente stesso ad occuparsene, a farlo è in genere il personale del servizio sanitario pubblico (26%), di associazioni di volontariato (19%) o di strutture private (17%): in tutti e tre i casi la maggioranza delle persone si dichiara soddisfatta dell’assistenza ricevuta, con una leggera prevalenza delle strutture pubbliche (65% dei pazienti afferma di essere soddisfatta o molto soddisfatta).
Ma quali sono gli strumenti che, secondo chi si prende cura di un familiare affetto da patologie croniche, aiutano di più nella gestione della malattia? In testa troviamo le visite mediche a domicilio, considerate utili dal 67% degli intervistati. Nelle prime posizioni ci sono anche altri servizi a domicilio, dall’assistenza infermieristica alla consegna di ricette e medicinali, entrambi al 62%. Ma cresce anche l’attenzione verso soluzioni alternative, come il telemonitoraggio, ritenuto utile dalla maggioranza (51%) dei caregiver, con quasi uno su quattro (24%) che lo considera estremamente utile. Resta evidente un gap informativo, con il 59% di chi non utilizza il telemonitoraggio che dichiara di non farlo perchè non gli è mai stato consigliato o non sa come utilizzarlo.
(ITALPRESS).









