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Salute

Campus Bio-Medico e Intesa Sanpaolo insieme per ricerca e innovazione

ROMA (ITALPRESS) – Digitalizzazione, dematerializzazione, telemedicina, intelligenza artificiale, big data possono fornire un forte impulso al miglioramento dell’efficienza nei sistemi sanitari in uno scenario di cambiamenti complessi e in rapida evoluzione. Avere tempestivamente accesso alle informazioni necessarie permette di decidere con maggiore consapevolezza: per dare impulso all’innovazione in ambito sanitario, Università Campus Bio-Medico di Roma e Intesa Sanpaolo hanno avviato l’Osservatorio sulla salute globale sostenuto dalla Commissione Europea e dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
L’Osservatorio sarà diretto dal professore Leandro Pecchia, ordinario di Ingegneria Biomedica e Presidente del’omonimo Corso di Laurea Magistrale all’Università Campus Bio-Medico di Roma e ha l’obiettivo di favorire l’adozione sostenibile di innovazioni tecnologiche per la riorganizzazione dei servizi sanitari e contribuire a generare un impatto significativo nei settori della salute e del benessere. A inizio 2025 verrà pubblicato il primo studio sulle possibilità di adottare le tecnologie da parte del sistema sanitario nazionale per supportare la creazione di una filiera italiana per l’innovazione nella silver economy.
Il progetto è stato presentato di fronte a più di 800 studenti durante la tappa in UCBM di Build Your Future, il programma di incontri ideato da Intesa Sanpaolo e realizzato in collaborazione con scuole e università, per coinvolgere 10.000 studenti di tutta Italia e ispirarli sui grandi processi trasformativi della società come digitalizzazione, intelligenza artificiale, blue e space economy, life science e altri.
Accanto all’Osservatorio è stato avviato un Laboratorio di ricerca coordinato dal professore Pecchia con l’obiettivo di identificare le barriere che frenano l’adozione delle tecnologie abilitanti nel Sistema Sanitario Nazionale e coinvolgere aziende, agenzie sanitarie e imprese del settore. Il Laboratorio avrà inoltre il ruolo di incubatore per azioni quali l’educazione e la formazione del personale e l’attività di divulgazione dei progetti di ricerca.
Osservatorio e Laboratorio coinvolgono sei giovani ricercatori provenienti da Italia, Spagna, Brasile, Etiopia, Benin e UK: un team multidisciplinare con medici, ingegneri, economisti, informatici e una filosofa esperta di bioetica. Il laboratorio ha già attratto importanti finanziamenti Europei per la progettazione e lo sviluppo di nuovi Proof of Concept per Ebola, il greening degli ospedali, le integrazioni delle cure per pazienti cardiovascolari mettendo in rete centri di eccellenza e territorio, la crescita della cultura della didattica basata sulla ricerca in paesi africani. I progetti hanno un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro, dei quali circa il 20% da partner italiani.
“Con Build your Future stiamo incontrando giovani in tutta Italia per trasmettere loro una maggior consapevolezza sull’impatto sociale ed economico delle grandi trasformazioni globali e le competenze necessarie per affrontarle – afferma Elisa Zambito Marsala, Responsabile Education Ecosystem and Global Value Programs Intesa Sanpaolo -. Tra queste, le ‘life sciencè hanno un ruolo particolare in un Paese che deve affrontare le sfide demografiche derivanti dall’invecchiamento della popolazione. Grazie alla stretta collaborazione con l’Università Campus Bio-Medico, tra le migliori realtà accademiche per l’integrazione tra didattica innovativa e ricerca scientifica, abbiamo promosso un Osservatorio sulla salute globale con ricercatori da tutto il mondo. Intesa Sanpaolo crede fortemente nel sostegno alla ricerca, alla valorizzazione del talento, agli scambi internazionali e all’attrazione di talenti”.
“La nascita dell’Osservatorio e Laboratorio sulla salute globale che abbiamo creato insieme a Intesa Sanpaolo rappresenta, per l’Università Campus Bio-Medico di Roma, un ulteriore passo in avanti verso uno dei nostri obiettivi principali – commenta
Andrea Rossi, Amministratore Delegato e Direttore Generale Università Campus Bio-Medico di Roma -: fornire indicazioni precise rispetto ai bisogni di salute del Paese e avviare forme di studio e sperimentazione di soluzioni concrete a favore del benessere delle persone. La sfida è per tutti: medici, ingegneri, biologi, nutrizionisti, dirigenti sanitari e professionisti sul campo. Vogliamo essere protagonisti dei grandi cambiamenti dei sistemi sanitari come quello italiano, portando un contributo fattivo affinchè le tecnologie abilitanti possano sostenere l’efficiente funzionamento di un servizio pubblico che tutto il mondo ci invidia e che ha ancora margini di potenziamento”.
La sinergia più ampia con Università Campus Bio-Medico di Roma rientra nell’impegno di Intesa Sanpaolo che, attraverso la struttura Education Ecosystem and Global Value Programs guidata da Elisa Zambito Marsala, promuove – in linea con l’agenda strategica per la Ricerca della UE e la quarta Missione del PNRR – le collaborazioni con università e scuole attraverso il sostegno alla ricerca, borse di studio, docenze per favorire l’inclusione educativa, la valorizzazione del merito, l’attrattività degli atenei e contribuire alla crescita economica e sociale dei territori e del Paese.
Intesa Sanpaolo ha promosso un Osservatorio permanente, Look4ward, che ha l’obiettivo di individuare i fabbisogni di nuove competenze e da cui emerge che le professioni del futuro saranno sempre più caratterizzate dalla fusione tra conoscenze tecniche verticali, competenze trasversali e capacità relazionali.
Nel 2023 il Gruppo guidato dal Consigliere Delegato e CEO Carlo Messina ha coinvolto oltre 2000 scuole e università, ne sono previste 4.000 nell’arco di Piano d’Impresa 2022-2025.

– Foto ufficio stampa Intesa Sanpaolo –

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Torna “Un albero per la salute”, Schillaci “Prevenzione fondamentale”

ROMA (ITALPRESS) – Valorizzare il concetto di “one health”: una sola salute. Parte da qua il progetto nazionale “Un albero per la salute”, iniziativa realizzata dalla Fadoi, la Società scientifica della Medicina Interna, in collaborazione con i Carabinieri del Comando Tutela per la Biodiversità. L’iniziativa, giunta alla seconda edizione, prevede per il 2024 un’ulteriore donazione e messa a dimora negli Ospedali Italiani di trenta giovani alberi da parte dei Carabinieri.
“Fondamentale è la prevenzione primaria, continuando a promuovere l’adozione di stili di vita corretti molte patologie sono prevedibili, anche agendo sui fattori di rischio, stili di vita sani contribuiscono ad evitare fino al 40 per cento delle nuove diagnosi di neoplasia e diminuire le malattie cardiovascolari vascolari che rappresentano, in Italia, la principale causa di morte – ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci – ma anche ambienti sani ci aiutano a contrastare l’insorgere di malattie gravi, la nostra salute è strettamente legata a quelle delle altre specie, se si ammala l’ecosistema che ci circonda ne paghiamo tutti un prezzo in termini di aspettativa di vita, costi sanitari, benessere individuale e collettivo”.
L’evento rientra nell’ambito del progetto “Un albero per il futuro” realizzato dal Comando Carabinieri per la Tutela della Biodiversità in collaborazione con il ministero dell’Ambiente.
Ogni pianta potrà essere geolocalizzata fotografando uno speciale cartellino e sarà possibile seguirne la crescita su un sito web, monitorando in tempo reale anche il risparmio di anidride carbonica (CO2).
“Ospitiamo una iniziativa che ci sta particolarmente a cuore, di grande valore, crediamo in una connessione molto forte tra salute dell’ uomo e ambiente in cui si lavora – ha sottolineato Daniele Piacentini, direttore generale dell’Ospedale Isola Tiberina Gemelli Isola -, questo è un luogo in cui da sempre si sono concentrare le cure con grande attenzione anche alla tutela dell’ambiente e dei luoghi, un’attenzione che so concentra sulla cura particolare agli ambienti in cui si trovano i pazienti, in un luogo che ha 500 anni di storia”.
L’evento principale si è svolto presso l’Ospedale “Isola Tiberina – Gemelli Isola” e in contemporanea in 30 Ospedali italiani dove verranno messi a dimora altrettanti alberi. Nel corso dell’iniziativa sono stati donati a due scolaresche dei giovani alberi per sensibilizzare i ragazzi all’educazione alla tutela dell’ambiente.
“E’ ormai noto a tutti quanto le foreste siano una risorsa naturale, fonte di beni e servizi insostituibili per l’ umanità e la biosfera con effetti benefici dal valore difficilmente definibile – le parole di Danilo Mostacchi, comandante dei Carabinieri per la Tutela della Biodiversità -. Negli ultimi decenni la crescita della popolazione, l’aumento dell’inquinamento, la pandemia, hanno contribuito a far apprezzare sempre di più i benefici delle foreste e molti boschi sono diventati veri e propri luoghi di lezione”.
Testimonial dell’evento Luigi Busà, Campione di karate e Medaglia d’Oro Olimpiadi 2020: “Sono orgoglioso che i carabinieri si mostrino sensibili a queste iniziative, è molto importante la prevenzione non possiamo agire solo a fatto compiuto”.
Il progetto nazionale ha previsto la donazione e la messa a dimora (dopo i trenta del 2023) in 32 Ospedali Italiani di altrettanti giovani alberi da parte dei Carabinieri per la Tutela della Biodiversità. La durata complessiva del progetto sarà di 3 anni.
“Come Fadoi – ha concluso il presidente della società scientifica, Francesco Dentali – abbiamo nel nostro statuto tra gli scopi istituzionali quello del miglioramento e la definizione dei percorsi assistenziali e delle iniziative di educazione sanitaria. Riteniamo fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza dell’approccio olistico One Health secondo cui la salute delle persone e la salute dell’ecosistema sono legate indissolubilmente e si influenzano reciprocamente”.

– Foto xc3/Italpress –

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Novartis, Action Paper “Partner per il Futuro” per la sanità di domani

ROMA (ITALPRESS) – Riduzione delle disuguaglianze, per garantire un accesso equo e tempestivo ai servizi sanitari; promozione della prevenzione per migliorare la salute e il benessere dei cittadini; formazione e valorizzazione dei professionisti sanitari e rafforzamento di nuovi modelli di partnership tra settore pubblico e privato, per migliorare l’efficienza e la qualità dell’assistenza sanitaria. Sono questi gli obiettivi strategici al centro dell’Action Paper “Partner per il Futuro”, la piattaforma di collaborazione nata nel 2023 su iniziativa di Novartis, che ha coinvolto, a partire dall’ascolto delle giovani generazioni, molteplici attori del sistema salute per lavorare insieme all’identificazione di linee d’azione concrete, nell’ottica dell’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Un modello di collaborazione innovativo tra comunità scientifica, dei pazienti e dell’industria, che ha raccolto il plauso delle Istituzioni nell’incontro ospitato presso la Camera dei Deputati e organizzato su iniziativa della deputata Annarita Patriarca, Componente della XII Commissione Affari Sociali della Camera, che commenta: “Dobbiamo lavorare per assicurare un sistema sanitario equo, sostenibile e competitivo. Sono fortemente convinta che questo rivesta una priorità fondamentale per il nostro Paese. La cooperazione tra tutti gli attori, pubblici e privati, del settore è indispensabile per garantire un accesso uniforme e di qualità ai servizi sanitari, con particolare attenzione alla prevenzione, alla diagnostica e alla formazione delle nuove generazioni di professionisti della salute. Solo attraverso azioni concrete potremo ridurre le disuguaglianze e promuovere l’eccellenza del nostro sistema, a beneficio di tutti i cittadini”.
Tra le proposte avanzate nel documento figura l’introduzione dell’aggiornamento effettivo da parte del Governo su base annuale dei LEA, per poter garantire un maggiore rispetto nella loro applicazione sul territorio nazionale e viene ipotizzata la trasmissione al Parlamento di una relazione sull’inserimento di nuovi LEA e sull’implementazione complessiva del relativo aggiornamento annuale entro il 15 ottobre di ogni anno. Nel documento si chiede inoltre che nella valutazione dei Direttori Generali delle ASL e delle Aziende Ospedaliere pesino di più criteri legati ad attività come la prevenzione. Per questo motivo si sottolinea la necessità di rivedere anche gli indicatori di processo (ad esempio applicazione di processi di population health management con uso dei dati) e performance (ad esempio adesione a screening).
La definizione di queste proposte ha coinvolto una pluralità di voci, tra cui Mattia Altini, Presidente Società Italiana di leadership e Management in Medicina (SIMM), Barbara Mangiacavalli, Presidente Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI), Gaetano Piccinocchi, Tesoriere nazionale Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) e Roberta Siliquini, Presidente Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (S.I.t.I.), che commentano in una dichiarazione congiunta: “Equità, sostenibilità e competitività sono tre obiettivi cardine per il futuro del nostro servizio sanitario e rappresentano un terreno necessario di cooperazione. Le sfide sanitarie e sociodemografiche del Paese ci mettono di fronte alla necessità di agire in modo corale, per stabilire le condizioni necessarie affinchè il diritto alla salute dei cittadini possa essere tutelato e garantito. In questo senso, le azioni proposte nel documento presentato oggi in sede istituzionale delineano prospettive di intervento in ambiti prioritari e ci auguriamo che tali proposte siano accolte e che possano contribuire a passi avanti concreti per innovare l’accesso alla sanità: un’opportunità che dobbiamo cogliere per il benessere nazionale e per consolidare l’eccellenza del nostro servizio sanitario nel mondo”.
Le nuove generazioni sono state il punto di partenza della piattaforma “Partner per il Futuro”, con 6 tavoli di lavoro che hanno coinvolto oltre 40 “under 35” e a seguire con l’indagine “Giovani e sanità: il futuro che vogliamo” su oltre 1.000 cittadini. Uno dei temi evidenziati come prioritari dai giovani è proprio quello della collaborazione per il futuro della sanità, un approccio che richiama a un impegno corale di attori pubblici e privati. Questa prospettiva vede in primo piano anche il ruolo di Novartis come commenta Valentino Confalone, Country President di Novartis Italia: “In Novartis siamo impegnati alla frontiera dell’innovazione medico-scientifica e crediamo nell’importanza di agire da partner del sistema salute per mettere le nostre competenze al servizio dell’evoluzione della sanità. Per questo, come azienda abbiamo fortemente voluto la nascita della piattaforma “Partner per il futuro” e ci auguriamo che questo lavoro congiunto possa contribuire a garantire equità e tempestività di accesso all’innovazione, sostenendo la competitività e l’attrattività del SSN italiano”.
Il progetto “Partner per il Futuro” fa da sfondo all’impegno di Novartis per il Paese, che si concretizza in investimenti pari a 350 milioni di euro nel triennio 2023-2025, mirati all”innovazione terapeutica in R&D – con oltre 60 milioni di euro ogni anno e 240 studi clinici nel 2023 – e al rafforzamento dei propri siti produttivi in Italia. Questo impegno sull’innovazione va anche prima e oltre il farmaco e si è concretizzato nella definizione di partnership strategiche con le Istituzioni nazionali e regionali, puntando da una parte a favorire l’emergere di modelli di accesso innovativi, che permettano ai pazienti italiani di beneficiare dei progressi scientifici con tempestività ed equità, e dall’altra a sostenere l’evoluzione del Sistema Sanitario Nazionale.
La voce delle giovani generazioni, quindi, diventa la forza motrice di un modello innovativo di collaborazione per favorire il cambiamento. Francesco Marchionni, Consigliere di Presidenza e Vicario Deleghe Salute, Benessere e Servizio Civile, Consiglio Nazionale Giovani (CNG) commenta: “I giovani sono i protagonisti indiscussi del futuro e portano in sè un grande potenziale di innovazione. Per questo, è importante favorire un loro ruolo attivo nei grandi cambiamenti del Paese, da cui dipende la realizzazione di diritti fondamentali come quello alla salute. In questo senso, il Consiglio Nazionale dei Giovani ha da subito sostenuto la volontà della piattaforma “Partner per il futuro” di ascoltare i giovani e mettere in primo piano la loro visione sulla sanità del futuro”.

– Foto Esperia Advocacy –

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Pringles e Movember di nuovo insieme nel mese dedicato a salute maschile

MILANO (ITALPRESS) – In occasione del mese di novembre, dedicato alla salute maschile, Pringles rinnova la sua partnership con Movember, l’organizzazione benefica globale che si impegna a favore del benessere degli uomini. Attraverso questa collaborazione, giunta al secondo anno in Italia, il brand mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche legate alla salute mentale e fisica maschile, offrendo consigli e risorse utili per affrontare conversazioni trasparenti sul tema.
Secondo alcune ricerche che indagano il benessere delle nuove generazioni, negli ultimi anni l’indice di salute mentale dei giovani tra i 14 e i 34 anni in Italia ha registrato una preoccupante flessione e, in particolare, il tasso di soddisfazione per la propria vita risulta più basso fra i ragazzi rispetto alle loro coetanee. Emerge un dato allarmante: il 75% dei giovani italiani riferisce di sentirsi sotto pressione a causa delle aspettative sociali, con ripercussioni dirette sul loro stato d’animo. Non sorprende quindi che il 40% abbia cercato supporto psicologico o un sostegno emotivo in famigliari e amici (30%), evidenziando un bisogno urgente di affrontare questi temi, spesso considerati tabù.
Abbracciando la mission di Movember, Pringles contribuisce ad aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica, mettendo a disposizione consigli e strumenti interattivi per promuovere dialoghi aperti sul benessere emotivo e fisico. Durante tutto il mese di novembre, Pringles invita i propri consumatori ad unirsi al movimento di Movember, con semplici sfide con cui mettersi alla prova. All’inizio del mese, gli uomini sono incoraggiati a radersi completamente la barba e i baffi lasciando poi crescere solo quest’ultimi, creando con il cambio look un’occasione per avviare conversazioni significative sulla salute mentale e rompendo il silenzio che spesso circonda il benessere psicologico.
Anche Mr. P, l’iconico volto di Pringles, partecipa alla sfida. Nei materiali informativi dei punti vendita aderenti all’iniziativa dei gruppi commerciali Agorà Network, Aspiag Service e Selex, Mr. P sfoggia un look inedito e si mostra al pubblico senza i suoi famosi baffi, ora sostituiti da un codice QR. Scansionando il codice, i consumatori possono esplorare una sezione informativa sul sito ufficiale di Movember e sperimentare lo strumento interattivo di conversazione per imparare a riconoscere chi sta attraversando un momento di difficoltà ed offrire sostegno, contribuendo così a creare una rete di supporto emotivo e sociale, in linea con il crescente bisogno dei giovani di trovare conforto in amici, familiari e professionisti.
“La nostra collaborazione con Pringles ha l’obiettivo di creare una rete che permette di farci sentire più connessi. Parlare di salute mentale e prendersi cura dei nostri cari è tra le cose più importanti che possiamo fare”, ha commentato Anne-Cecile Berthier, Country Director di Movember UK. “Riconoscere quando qualcuno sta affrontando delle difficoltà non è sempre facile, quindi stiamo lavorando insieme per trovare nuovi modi che incoraggino le persone ad aprirsi e a condividere il peso delle proprie emozioni”.
L’adozione di uno stile di vita attivo e una regolare attività fisica sono strettamente correlati al benessere psicofisico . Negli ultimi anni, è aumentata di quasi 2 punti la percentuale di persone che non pratica alcun tipo di attività sportiva in Italia, con un peggioramento dell’indice di sedentarietà che riguarda soprattutto le fasce più giovani della popolazione, tra i 18 e i 24 anni.
La partnership tra Pringles e Movember vuole sensibilizzare sull’importanza dell’attività fisica come parte integrante del proprio benessere emotivo: con la sfida “Move for Movember”, tutti i consumatori sono invitati a percorrere 60 km, correndo o camminando, contribuendo così a raccogliere fondi per la causa.
“Da sempre, Pringles crede nel potere della socialità, e siamo entusiasti di collaborare con Movember da ben cinque anni in Europa per dimostrare l’importanza di una rete sociale ed emotiva quando si affrontano conversazioni su temi così rilevanti come la salute mentale”, ha dichiarato Piera Regina, Communication & ESG Lead Italia di Kellanova. “Con questa partnership, vogliamo contribuire a costruire una comunità più inclusiva e consapevole, in cui tutti possano sentirsi accolti, compresi e liberi di chiedere ed offrire aiuto”.
Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito di Movember.

– Foto ufficio stampa Pringles –

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Morte cardiaca improvvisa, la prevenzione è fondamentale

MILANO (ITALPRESS) – La morte cardiaca improvvisa è un evento tragico e inaspettato che si verifica quando una persona apparentemente sana muore improvvisamente. Si parla di morte cardiaca improvvisa quando il decesso si verifica entro un’ora dalla comparsa dei primi sintomi. Nonostante i significativi progressi in ambito cardiologico, ogni anno in tutto il mondo si contano ancora 4-5 milioni di decessi, 50.000 in Italia. Come rilevato dall’Osservatorio per le malattie rare, l’incidenza della morte improvvisa aumenta con l’età. E’ bassa durante l’infanzia e l’età pediatrica, un caso per centomila persone all’anno, ma poi raggiunge circa 50 casi negli individui di età compresa tra i 50 e i 60 anni. Sono questi alcuni dei temi trattati da Paolo Della Bella, primario dell’Unità Operativa di Aritmologia ed Elettrofisiologia cardiaca dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“L’arresto cardiaco è un fenomeno di tipo elettrico – ha esordito – Il cuore non cessa di battere perchè si ferma, ma elettricamente fibrilla e a questo fenomeno elettrico consegue un handicap meccanico che rischia di essere mortale nel giro di pochi minuti se non viene ripristinata la perfusione agli organi, come per esempio il cervello”.
Ci sono due situazioni prevalenti per i casi di morti cardiache improvvise: “La tipologia più eclatante è quella durante l’attività fisica intensa, come le morti improvvise in campo degli atleti – ha sottolineato – La seconda è quella più subdola, è l’arresto cardiaco. La morte improvvisa a domicilio è la più prevalente a livello di arresto cardiaco, e per questo si insegna la rianimazione ai familiari, oppure nei posti pubblici come stazioni, aeroporti, cinema”.
Le morti improvvise, però, spesso e volentieri non colpiscono persone sane, ma soltanto apparentemente non affette da patologie cardiache: “L’apparentemente va sottolineato – ha puntualizzato – Il cuore non va in fibrillazione così all’improvviso, di solito c’è una cardiopatia strutturale misconosciuta, questa rende necessaria una politica di prevenzione di situazioni che possono portare a questo. Il paziente che ha problemi di cuore finisce in un reparto specifico, ma il personaggio ad alto rischio costituisce una parte minima di chi muore per morte cardiaca improvvisa – ha ricordato il professore – La maggior parte delle persone è affetta da problemi silenti e la prevenzione è fondamentale. Fumo, stile di vita sedentario, obesità e diabete suggeriscono di approfondire con un elettrocardiogramma e altre indagini che aiutano tanto – ha suggerito Della Bella – Alle volte, poi, situazioni di emotività estrema, accompagnate da liberazioni di tonnellate di adrenalina, possono scatenare aritmie mortali”.
E sui segnali da non sottovalutare: “Ci sono situazioni che si insinuano in modo subdolo, non sono tutte eclatanti. Il dolore non è sempre tipico, può essere al petto ma anche agli arti, quindi fare un elettrocardiogramma in più rispetto a uno in meno penso sia meglio – ha ribadito – La familiarità per morti improvvise è importantissima. E non vanno dimenticati i fattori di rischio, d’altro canto un elettrocardiogramma da sforzo è a portata di tutti ormai”.
Sull’importanza del defibrillatore: “Il defibrillatore è in grado con uno shock di ripristinare il normale ritmo del cuore e dunque l’azione meccanica – ha spiegato Della Bella – E’ un apparecchio di emergenza, ma ora in tutti i posti in cui viene effettuata attività fisica intensa o nei posti pubblici per legge devono esserci posizionati i defibrillatori in una teca di vetro con istruzioni molto semplici per l’utilizzo – ha ricordato – Ogni anno si impiantano circa 20.000 defibrillatori e di solito per persone che non hanno mai avuto niente, ma che sono considerate a rischio”.
Infine, sulla possibilità di svolgere attività fisica nonostante la presenza di patologie cardiache: “L’attività fisica e sportiva è il pilastro su cui si deve fondare una vita sana – ha riconosciuto – Pertanto, la consiglio anche a chi ha avuto problemi di cuore. Le situazioni vanno sempre contestualizzate, ci sono atleti che con i defibrillatori tornano a giocare, non si può ancora in Italia ma da altre parti sì. In ogni caso, l’attività fisica va un poco valutata caso per caso”.

– foto tratta da video Medicina Top –
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Cardiologia e sport, la frontiera medica per dare più sicurezza agli atleti

ROMA (ITALPRESS) – La frontiera della cardiologia viene applicata allo sport, e in particolare alle risposte degli atleti agli stress cardiaci. I casi drammatici e recenti di problemi cardiaci riscontrati durante le competizioni hanno riacceso il dibattito sulla salute degli sportivi e sulle potenzialità della medicina di leggere in anticipo i rischi e individuare le soluzioni.
Di questo si è parlato a Roma nel corso del XXI Congresso Romacuore 2024, organizzato da Collegio Federativo di Cardiologia, dove il professore Gianfranco Gualdi, luminare della medicina e direttore scientifico del servizio di “Diagnostica per immagini” dell’Istituto di Medicina e Scienze dello Sport CONI, ha tenuto una relazione dal titolo “Il ruolo dell’imaging avanzato nelle idoneità sportive: tra fisiologia e patologia”.
La relazione del professor Gualdi si è concentrata sulle “modificazioni che possono verificarsi negli atleti sottoposti ad attività agonistica a carico delle strutture cardiache con individuazione del sottile margine tra fisiologico e patologico al fine di accertarne l’idoneità sportiva”, e nello specifico sul ruolo della risonanza magnetica come strumento più efficace nella metodica diagnostica gold standard per la valutazione morfo funzionale delle camere cardiache.
La risonanza magnetica è infatti in grado di superare l’ecocardiografia poichè permette una quantificazione formale molto più affidabile delle dimensioni, della geometria e della funzione di entrambi i ventricoli. Inoltre offre la possibilità di effettuare la caratterizzazione tissutale del miocardio mediante mezzo di contrasto o anche con metodiche che non richiedono il mezzo di contrasto.
Secondo le ultime linee guida dell’Unione europea, la risonanza magnetica è ormai indicata in classe uno nel percorso diagnostico nei pazienti con cardiomiopatia. E infatti, anche nel mondo dello sport, la prescrizione della RM è notevolmente incrementata, soprattutto quando si verificano alcune anomalie nello screening cardiovascolare, come ad esempio l’extrasistole ventricolare, o anomalie nell’elettrocardiogramma.
E’ da considerare naturalmente che l’attività fisica intensa e protratta nel tempo provoca un rimodellamento di tipo strutturale, funzionale ed elettrico del cuore, un’entità nota come “cuore d’atleta”. Da qui l’importanza di definire un confine preciso tra il fisiologico e il patologico è essenziale per prevenire la morte cardiaca improvvisa in una popolazione di soggetti giovani apparentemente in buona salute. E così l’applicazione dello screening cardiovascolare tra gli atleti ha permesso di ridurre notevolmente le morti improvvise sul campo di gioco.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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La polmonite e le sue diverse manifestazioni, tra cure e prevenzione

ROMA (ITALPRESS) – La polmonite è un’infiammazione acuta del tessuto polmonare causata principalmente da un’infezione che può interessare uno o entrambi i polmoni. La malattia colpisce l’interstizio e gli alveoli polmonari, minuscole camere d’aria all’interno delle quali avviene lo scambio di ossigeno e anidride carbonica. In presenza di polmonite, gli alveoli si riempiono di pus o liquido, rendendo difficile la respirazione e riducendo l’ossigenazione. In Italia la polmonite è una delle cause più comuni di infezione delle vie respiratorie, l’incidenza è maggiore in inverno e tra bambini, anziani e persone con malattie croniche. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno si registrano tra i 100.000 e 150.000 casi di polmonite. In generale, la mortalità per polmonite è stimata intorno all’1%-2% nella popolazione generale, ma può salire fino al 5%-10% nei soggetti a rischio. Sono questi alcuni dei temi trattati da Stefano Centanni, professore ordinario di malattie dell’apparato respiratorio presso l’Università degli studi di Milano e direttore della unità operativa complessa di pneumologia presso la ASST- Santi Paolo e Carlo, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“La scorsa primavera e l’estate appena passata c’è stato un incremento dei casi di polmonite, legati verosimilmente alle condizioni climatiche – ha esordito – Dopo il Covid ai sintomi respiratori si fa molta più attenzione, mentre in passato un pò di febbre e tosse passavano inosservati, ora tutti sono più attenti, anche i medici. Le polmoniti gravi sono sempre state riconosciute Ma qualche volta vedi una lastra con qualche cicatrice di una polmonite che il paziente non ha mai saputo di aver avuto”. “Le polmoniti non colpiscono solo bambini, anziani o deboli, ma anche giovani atleti – ha spiegato Centanni – A livello clinico scompaiono sintomi come febbre e tosse, poi pian piano tramite gli esami del sangue si verifica la guarigione”. C’è una distinzione interna alle polmoniti, che si distinguono tra tipiche e atipiche: “Non tutte le polmoniti sono infettive, alcune sono dovute e motivi immunologici o a radiazioni. Per quanto riguarda quelle infettive, ci sono quelle tipiche e quelle atipiche – ha sottolineato – Quelle tipiche portano febbre alta, brividi, tosse, un pò di dolore al torace. Si chiamano tipiche perchè colpiscono l’alveolo del polmone, hanno origine batterica e il re in questo caso è lo pneumococco. Quella atipica è quella interstiziale, in cui l’alveolo è più risparmiato – ha aggiunto il professore – L’abbiamo conosciuta col Covid, può essere dovuta a qualsiasi tipo di virus e a tre batteri tra cui la legionella”.
Per quanto riguarda le cure: “La polmonite tipica necessita di terapia antibiotica, prima si inizia e meglio è. Le polmoniti sono eventi molto frequenti, noi le distinguiamo tra acquisite in comunità o acquisite in ospedale, queste sono peggiori perchè ci sono cluster batterici più resistenti agli antibiotici – ha raccontato Centanni – Nelle polmoniti atipiche i virus sono insensibili a gran parte degli antibiotici, che vengono comunque dati per proteggere da sovrapposizione batteriche, ma sono sensibili a pochissimi antibiotici”. E per quanto riguarda la maggiore consapevolezza legata ai sintomi dovuta alla pandemia: “Oggi si fa molta più attenzione a sintomi anche banali a cui prima si faceva poca attenzione. Oggi è molto facile vedere pazienti venire a dire che hanno la tosse come sintomo – ha ribadito – L’infezione da Covid nelle forme più lievi ha sdoganato dei sintomi che possono essere in realtà molto più generici. La polmonite tipica è facile da identificare, il paziente stava benissimo e poi ha 38 di febbre, brividi, malessere, tosse. Generalmente è una sintomatologia molto acuta – ha commentato – La polmonite atipica ha viceversa dei sintomi più sfumati e meno eclatanti, ma se non passano è giusto andare dal medico”.
Infine, sull’importanza della vaccinazione per prevenire i casi più gravi e le morti: “Si stima che in Italia ci siano circa 150.000 ricoveri all’anno per polmonite con 9.000 morti annuali – ha aggiunto il professore – Generalmente sono persone fragili, anziani o debilitate, ma oggi dobbiamo sviluppare il concetto di vaccinazione, ci sono vaccini molto utili in ottica polmonite. C’è il vaccino contro il virus respiratorio sinciziale, importante sia per gli adulti che per i bambini, e poi la vaccinazione contro l’influenza – ha concluso – Purtroppo è sempre poco utilizzata specie negli ultra 65 enni, dovremmo farla tutti”.

– foto tratta da video Medicina Top –
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Moderna, via libera Aifa al vaccino a mRNA contro il Virus sinciziale

PALERMO (ITALPRESS) – Moderna Italy, filiale italiana di Moderna, ha annunciato oggi che è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la determina dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) di classificazione ai fini della commercializzazione per mRNA-1345, un vaccino a mRNA contro il virus respiratorio sinciziale (RSV), per la protezione degli adulti di età pari o superiore a 60 anni dalle malattie del tratto respiratorio inferiore causate dall’infezione da RSV. L’autorizzazione AIFA segue l’Opinione Positiva del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e l’autorizzazione all’immissione in commercio rilasciata dalla Commissione Europea (EC) lo scorso 22 agosto, valida in tutti i 27 stati membri dell’UE, nonchè in Islanda, Liechtenstein e Norvegia.
“L’approvazione di mRNA-1345 è un’importante pietra miliare per la salute pubblica italiana e sottolinea la leadership di Moderna nell’ambito dell’mRNA. Si tratta della prima approvazione di un vaccino a mRNA per una malattia diversa dal COVID – ha detto Jacopo Murzi, General Manager di Moderna Italy -. mRNA-1345 protegge gli adulti più anziani dagli esiti gravi dell’RSV ed è l’unico vaccino contro RSV offerto in siringa pre-riempita per facilitarne la somministrazione, riducendone i tempi di preparazione e gli errori di somministrazione”.
L’RSV è un virus respiratorio stagionale altamente contagioso ed una delle principali cause di infezioni del tratto respiratorio inferiore e della polmonite. La malattia provocata dal virus ha un impatto particolarmente elevato nei neonati e negli anziani. Nell’Unione Europea, si stima che l’RSV causi circa 160.000 ricoveri ospedalieri negli adulti ogni anno, con il 92% di questi ricoveri che si verificano in adulti di età pari o superiore a 65 anni.
L’autorizzazione all’immissione in commercio di mRNA-1345 si basa su dati positivi provenienti dallo studio clinico di Fase 3 ConquerRSV, uno studio globale condotto su circa 37.000 adulti di età pari o superiore a 60 anni in 22 paesi. L’analisi primaria con 3,7 mesi di follow-up mediano ha rilevato un’efficacia del vaccino (VE), nei confronti della malattia dell’apparato respiratorio inferiore (LRTD) provocata da RSV, dell’83,7% (IC 95,88%: 66,0%, 92,2%), risultati poi pubblicati sul The New England Journal of Medicine. In un’analisi aggiuntiva, con 8,6 mesi di follow-up mediano, l’mRNA- 1345 ha mantenuto un’efficacia duratura, con una VE del 63,3% (IC 95%: 48,7%, 73,7%) nei confronti di RSV-LRTD, con due o più sintomi. la VE è risultata del 74,6% (IC 95%: 50,7%, 86,9%) nei confronti di RSV-LRTD con =2 sintomi, inclusa la dispnea, e la VE è risultata del 63,0% (IC 95%: 37,3%, 78,2%) nei confronti di RSV LRTD con tre o più sintomi.
“La piattaforma mRNA attiva in maniera completa il sistema immunitario dando l’informazione allo stesso della creazione in maniera endogena della proteina per attivare la risposta anticorpale – ha spiegato Cinzia Marano, Medical Director Moderna Italia nel corso di un evento a Palermo -. E’ una delle innovazioni più studiate negli ultimi anni, c’è un profilo di sicurezza robusto e un’importante efficacia”.
Il rigoroso criterio statistico dello studio, con limite inferiore dell’IC 95% della VE >20%, è stato rispettato per entrambi gli endpoint. Le reazioni avverse più comunemente riportate sono state dolore nella sede di iniezione, affaticamento, mal di testa, mialgia e artralgia.
A maggio 2024, la Food and Drug Administration (FDA) in USA ha approvato mRNA-1345 per la protezione degli adulti di età pari o superiore a 60 anni dalle malattie del tratto respiratorio inferiore causate dall’infezione da RSV. L’approvazione è stata concessa sotto una designazione di terapia innovativa ed ha rappresentato il secondo prodotto a mRNA di Moderna ad essere autorizzato. Moderna ha presentato domande di autorizzazione all’immissione in commercio per mRNA-1345 in diversi mercati a livello mondiale.
“La tecnologia mRNA è stata una vera e propria rivoluzione in tema di vaccinazione – ha commentato Francesco Vitale, Professore Ordinario di Igiene e Medicina Preventiva presso Università degli Studi di Palermo -. Pensiamo che, nell’era del Covid, è riuscita a dar vita a un vaccino efficace e sicuro in tempi rapidissimi. Abbiamo potuto beneficiarne nel giro di un anno (contro gli otto/dieci anni necessari per lo sviluppo di un vaccino tradizionale). Non solo: questa tecnologia basa la sua efficacia sul fatto che sostituisce la proteina con un codice che istruisce il sistema immunitario ad armarsi contro la patologia, con un altissimo margine di sicurezza dal momento che il vaccino non entra nel genoma e viene espulso dopo aver fatto il suo dovere”.
“Noi della comunità scientifica – ha sottolineato – non possiamo che applaudire il nuovo vaccino mRNA contro l’RSV, malattia subdola, che ha una connotazione poco specifica tanto da essere spesso confusa con un comune raffreddore o una sindrome influenzale, ma che, invece, può dare luogo a forme severe di polmoniti o altre forme di patologie respiratorie gravi e talvolta letali. Per questo è importante che, soprattutto le categorie fragili o gli over 65 si vaccinino. Teniamo presente che l’RSV è causa di oltre 20 mila ricoveri l’anno per polmoniti gravi tra gli over 65. Ora che, non solo lo conosciamo, ma possiamo anche combatterlo. E’ chiaro pertanto che questo virus è diventato una priorità per la sanità pubblica”.
“L’RSV, anche se fino a oggi poco trattato in quanto non erano disponibili misure preventive, ha sempre avuto un’incidenza importante sulla popolazione di tutte le età, ma con un impatto decisamente pesante sulle categorie più fragili: bambini e senior in primis – ha confermato Roberta Siliquini, Presidente della Società di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica -. Ci sono voluti decenni prima di arrivare ad avere i primi vaccini, ai quali, oggi, si aggiunge quello di Moderna, sviluppato in tempi molto più brevi grazie alla rivoluzionaria tecnologia mRNA. Vaccinarsi contro l’RSV è importante e l’esperienza del COVID-19 dovrebbe averci educati circa l’opportunità di proteggersi dai microorganismi il cui impatto sulla salute può essere grave. In tema di RSV sappiamo che la sua diffusione è molto ampia, anche se è difficile avere dati precisi dal momento che spesso questa patologia non viene diagnosticata. Tuttavia, nelle sue manifestazioni più gravi sappiamo che costituisce un carico importante per il Sistema Sanitario Nazionale. Per questo vaccinarsi ha un’importanza non solo per la tutela della salute personale, ma è un atto di responsabilità sociale”.

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