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Dl liste d’attesa, Salutequità “Misure utili ma servono correttivi”

ROMA (ITALPRESS) – Misure necessarie e urgenti nel decreto anti-liste di attesa, come la Piattaforma nazionale, l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, il rafforzamento del sistema di prenotazione delle prestazioni attraverso il CUP regionale e anche quelle in materia di personale, ma il rischio è tuttavia di non poter riuscire, senza alcuni correttivi fondamentali, ad assicurare concretamente quel cambio di passo atteso dai cittadini. Tonino Aceti, presidente di Salutequità, laboratorio per l’analisi, l’innovazione e il cambiamento delle politiche sanitarie e sociali, illustra punto per punto le luci e le ombre del decreto 73/2024 (e del suo disegno di legge di conversione), in un’audizione svolta a Palazzo Madama alla Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, a partire dal comma 10 dell’art.3 del DL, sul come rendere effettivamente esigibile il diritto del cittadino ad ottenere la prestazione di cui ha bisogno in caso di mancato rispetto dei tempi massimi previsti dalla normativa di riferimento.
“Il comma 10 dell’art. 3 – spiega Aceti – rappresenta una delle parti più delicate e al contempo più importanti dell’intero provvedimento, poichè sancisce in capo alle Direzioni generali aziendali la responsabilità di garantire, in caso di superamento dei tempi massimi di attesa, l’erogazione delle prestazioni al cittadino, nonchè l’attività di vigilanza e di esercizio dell’azione disciplinare e di responsabilità erariale nei confronti dei soggetti ai quali sia imputabile la mancata erogazione della prestazione nei confronti dell’assistito”.
“Un principio che condividiamo pienamente – prosegue – previsto già in altri provvedimenti, ma che rischia senza l’introduzione di correttivi, di rimanere ancora una volta sulla carta e di non rappresentare una soluzione concreta alle difficoltà di accesso alle cure da parte dei cittadini. Proprio per questo chiediamo che sia previsto un tempo specifico, compreso tra le 24 e le 48 ore dalla telefonata del cittadino al CUP, entro il quale le Direzioni generali aziendali devono garantire l’individuazione della data dell’appuntamento nel rispetto delle tempistiche dei codici di priorità attribuiti dalla prescrizione medica, ricontattando automaticamente il cittadino tramite lo stesso CUP (o altro ufficio) e all’interno di un ambito di garanzia che risponda sempre ai principi di raggiungibilità e prossimità. E’ ancora troppo spesso il cittadino ad essere costretto a rincorrere gli uffici di ASL e Aziende Ospedaliere per tentare di ottenere la prestazione sanitaria con telefonate e attraverso l’invio di moduli e contro moduli e/o a percorrere anche oltre cento km con la macchina o mezzi pubblici per raggiungere il luogo della prestazione sanitaria. Una situazione che questo Decreto deve far cessare subito, se si vuole veramente contrastare il fenomeno della rinuncia alle cure e non obbligare i cittadini a ricorrere al privato. Chiediamo inoltre che questa tutela non valga solo per il 2024 ma sia un diritto per tutti gli anni a venire. Infatti, le coperture economiche individuate dal Decreto si riferiscono al solo 2024 e presentano diverse criticità, a partire dal fatto che le risorse potrebbero, in parte o totalmente, già essere state impegnate da alcune Regioni”.
La prima novità, come ha illustrato il presidente di Salutequità, è l’istituzione della Piattaforma nazionale delle liste di attesa: le misure previste sono, secondo Aceti, utili e urgenti: “Non si può governare un fenomeno che non si conosce e non si misura, e noi oggi un dato veramente attendibile sulle liste di attesa non lo abbiamo”.
La seconda è l’istituzione dell’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria che rafforza il monitoraggio e controllo del livello centrale, soprattutto dopo l’approvazione della Legge sull’Autonomia Differenziata che attribuisce alle Regioni ulteriori spazi di manovra autonoma.
“Inoltre – aggiunge Aceti – l’Organismo permetterà ai cittadini di poter segnalare in modo diretto e in tempo reale, situazioni di mancato rispetto dei diritti”.
Bene poi la previsione del rafforzamento del sistema di prenotazione delle prestazioni attraverso il CUP regionale in piena interoperabilità con le strutture sanitarie private accreditate, pena la nullità degli accordi contrattuali con quest’ultime. Positive le misure in cui si prevede che le risorse per il recupero delle liste attesa da parte delle Regioni non possano essere utilizzate per finalità differenti, come pure le diverse misure in materia di personale sanitario.
La Piattaforma nazionale non prevede esplicitamente il monitoraggio del rispetto dei tempi massimi di attesa, secondo il presidente di Salutequità, in quanto si parla solo di “modulazione dei tempi di attesa in relazione alle classi di priorità”, inoltre il flusso dovrebbe fornire informazioni anche su liste di galleggiamento (attualmente non specificate), corretta erogazione dell’attività intramoenia (dimensione non specificata), garanzia di agende dedicate ai PDTA e loro rispetto (dimensione anch’essa non specificata).
Rispetto all’attività di audit accordata all’Agenas dal comma 6 dello stesso art. 1, non viene espressamente prevista la definizione di un conseguente-eventuale Piano di potenziamento del LEA critico da parte delle Regioni (istituto previsto dal Patto per la salute 2019-2021), nè previsto alcun meccanismo di commissariamento in caso di immobilismo/inadempienza regionale.
Tra le misure per ottimizzare la programmazione sanitaria regionale, l’adozione e il rispetto dei PDTA si riferisce solo ad alcune patologie, lasciando fuori ad esempio le malattie rare, come pure al momento non c’è alcun riferimento alla definizione di reti di patologia, all’incremento e al monitoraggio del livello di sull’aderenza alle terapie, nonchè al rafforzamento dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI).
Criticità nelle coperture economiche. Per l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria si prevede di provvedere ai maggiori oneri previsti per il 2024, “a valere di una riduzione delle risorse previste in bilancio e destinate a transazioni da stipulare con soggetti danneggiati da trasfusione con sangue o emoderivati infetti”. Nessuna risorsa aggiuntiva anche per quanto riguarda l’articolo sul potenziamento dell’offerta assistenziale.
Per quanto riguarda il personale, se da un lato un primo superamento del tetto di spesa per le assunzioni è positivo, dall’altro si deve fare i conti con la carenza di operatori e con la scarsità delle relative coperture: “Aumentare il tetto di spesa senza prevedere un incremento di finanziamento al SSN – afferma Aceti – implica una necessaria compensazione su altri capitoli di spesa per l’assistenza e quindi per l’erogazione dei LEA, già in netto peggioramento nel 2022 (ultimo anno disponibile) anche secondo la Corte dei Conti”.
Inoltre, nessuna misura per correggere da subito la grave stortura del Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA che attualmente può contare solo su un indicatore core in materia di liste di attesa (la cui modalità di calcolo è molto discutibile) e su nessun indicatore core relativo alla garanzia dei PDTA. Infine, si segnala come il Decreto-legge rinvii ad una moltitudine di ulteriori Decreti, sulla cui tempestiva adozione sarà molto importante vigilare, pena l’inefficacia di tutto il provvedimento.

– foto: Ipa Agency –
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I fisioterapisti incontrano le associazioni dei cittadini

MILANO (ITALPRESS) – Collaborare per la tutela della salute della cittadinanza. E’ questo l’obiettivo dell’appuntamento di Fnofi, Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Sanitaria di Fisioterapisti, che ha incontrato per la prima volta le associazioni dei cittadini, dei pazienti e delle loro famiglie.
“Un appuntamento che per noi è stato di vitale importanza perchè vogliamo arrivare insieme a un confronto e a una co-progettazione al fine di lavorare insieme per la soddisfazione dei bisogni di salute dei nostri pazienti”, ha detto la consigliera Fnofi e delegata al rapporto con le associazioni, Annamaria Roversi, in occasione dell’appuntamento che si è svolto all’Università Bocconi.
“In qualità di delegata per i rapporti con le associazioni – aggiunge – ringrazio innanzitutto le associazioni che hanno partecipato e che ci hanno aiutato a fare punti focali e a focalizzarci al meglio sui bisogni di salute e soprattutto, come nostra mission ordinistica, su come tutelare i bisogni di salute della cittadinanza. E’ stata una giornata di advocacy, di incontro, ascolto e confronto”.
All’incontro è intervenuto anche Andrea Vianello, presidente di A.L.I.Ce., che spiega: “Come A.L.I.Ce, l’unica associazione nazionale per la lotta all’ictus, siamo molto contenti di aver partecipato a un tavolo di confronto con Fnofi, la Federazione nazionale degli ordini dei fisioterapisti italiani. Una professione importantissima per tutti coloro che hanno avuto un ictus”. “Chi esce da questa patologia deve affrontare un percorso complicato- aggiunge – ma la fisioterapia, attraverso la riabilitazione, è una delle chiavi per migliorare la nostra vita. Siamo molto grati per l’ottimo lavoro che fanno i fisioterapisti ma questo incontro è stato utile per capire cosa può esserci di più da fare”.
-foto ufficio stampa Fnofi-
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Policlinico di Palermo, tumore all’utero asportato con tecnica innovativa

PALERMO (ITALPRESS) – A Palermo, presso l’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia a indirizzo Oncologico del Policlinico “Paolo Giaccone”, con un intervento innovativo, eseguito in pochissimi centri italiani, è stato asportato per via transvaginale un tumore benigno all’utero di oltre 10 centimetri di diametro. L’operazione è stata eseguita dal professore Antonio Simone Laganà e dalla sua equipe.
“La cosa più facile che si sarebbe potuta fare nel caso di un mioma di queste dimensioni – spiega Laganà – sarebbe stato un intervento di chirurgia tradizionale, indicato per gli uteri in cui sono presenti numerosi fibromi di grandi dimensioni. Grazie alla preziosa collaborazione e disponibilità del nostro personale anestesiologico ed infermieristico abbiamo, invece, eseguito tutto l’intervento in laparoscopia e asportato il mioma con una tecnica di estrazione transvaginale in endobag, eseguita in poche strutture a livello nazionale. Questa tecnica permette di eliminare la necessità di ricorrere all’uso del morcellatore, uno strumento chirurgico utilizzato per rimuovere masse di tessuto durante interventi in laparoscopia, con notevole riduzione dei costi e dei rischi chirurgici”.
L’operazione, fanno sapere dal Policlinico, è perfettamente riuscita e la paziente è stata dimessa dopo pochi giorni.
“Questo intervento – sottolinea la Direttrice generale del Policlinico, Maria Grazia Furnari – rappresenta un importante traguardo nella nostra missione di fornire cure mediche all’avanguardia e di alta qualità. Il team guidato dal Professore Laganà ha dimostrato grande competenza, garantendo ottimi risultati per la paziente. La ginecologia laparoscopica è un esempio delle numerose innovazioni su cui stiamo puntando per offrire all’utenza le migliori tecniche disponibili”.
“Esprimo massima gratitudine – aggiunge Laganà – alla nostra infermiera strumentista Graziella Cusimano, a tutti i colleghi con in quali condivido l’attività operatoria, in particolare i dottori Giuseppe Vitrano e Vincenzo Minnella, al Direttore di Unità Operativa, il Professore Renato Venezia, per la possibilità di offrire un tale livello di chirurgia laparoscopica avanzata all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, alla Direttrice Generale, la Dottoressa Maria Grazia Furnari, e al suo Staff per l’attenzione che pone alle attività dell’Area Materno-Infantile. Portare il livello chirurgico costantemente più in alto, in un’ottica di monitoraggio e miglioramento continuo, fa si che anche i nostri medici in formazione specialistica – conclude il ginecologo – possano avere un percorso di eccellenza e maturare gradualmente competenze avanzate, realizzando una reale e proficua integrazione tra Azienda ospedaliera e Università, e confermando il Policlinico come sede principale della loro formazione”.
– foto ufficio stampa Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, il professore Antonio Simone Laganà e l’equipe chirurgica –
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Servizio civile universale, primo giorno all’Asp Palermo per 268 giovani

PALERMO (ITALPRESS) – Il loro compito sarà accogliere e assistere chiunque ne avesse bisogno, la loro missione convincere i cittadini che la sanità pubblica sa essere efficiente e adeguata alle esigenze di digitalizzazione sempre più incalzanti. Da oggi e per i prossimi dodici mesi 268 ragazzi lavoreranno in ospedali e poliambulatori dell’Asp di Palermo nell’ambito del Servizio civile universale: sono stati scelti tra oltre 900 candidati nell’ambito del progetto “Informazioni in circolo”, promosso dall’Asp stessa in collaborazione con Aress Fabiola.
Ad accoglierli al Teatro Politeama l’assessore regionale alla Salute Giovanna Volo, il direttore generale dell’Asp Palermo Daniela Faraoni con il direttore sanitario Francesco Cerrito, il dirigente generale del dipartimento per la Pianificazione strategica in Regione Salvatore Iacolino e il dirigente generale del Dasoe Salvatore Requirez.
I ragazzi lavoreranno cinque giorni a settimana per un totale di 25 ore: il compenso sarà di 507,30 euro e grazie a quest’attività avranno, una volta finito, la riserva del 15% dei posti nei concorsi pubblici e il riconoscimento del tirocinio universitario nell’ambito specifico di intervento. In 142 saranno impegnati nelle strutture della città, gli altri 126 in provincia: in 78 lavoreranno nei cinque ospedali dell’Asp, ovvero Ingrassia di Palermo, Civico di Partinico, Madonna dell’Alto di Petralia Sottana, dei Bianchi di Corleone e Cimino di Termini Imerese, mentre gli altri saranno impegnati in Presidi territoriali di assistenza e poliambulatori, nel servizio di Psicologia, nel dipartimento Salute mentale e nelle attività di Educazione alla salute.
Ciò cui punta il progetto “Informazioni in circolo” è migliorare la conoscenza e l’accesso ai servizi sociali, assistenziali e sanitari presenti sul territorio e facilitarne l’accesso alla fasce deboli della popolazione, in particolare anziani e disabili. Accanto a tutto ciò, ai ragazzi verrà richiesto di affiancare gli operatori del Centro unificato di prenotazione, preparare materiale informativo semplice e di facile comprensione, selezionare la modulistica da dare agli utenti e individuare le informazioni maggiormente richieste.
“Siamo di fronte a un’ondata di gioventù, questo ci fa ben sperare – sottolinea Faraoni – Per i ragazzi è il primo momento di partecipazione attiva alla vita del paese: l’Asp di Palermo si occupa della salute di oltre 1,2 milioni di abitanti ed è fortemente radicata sul territorio, i ragazzi rappresenteranno un riferimento importante e la loro presenza qui (al Teatro Politeama, ndr) testimonia l’impegno che si preparano a mettere. L’obiettivo è migliorare l’accesso ai servizi sociosanitari e con l’aiuto dei giovani si verrà incontro alle esigenze non solo dei fragili, ma anche di chi non ha gli strumenti culturali adeguati per accedere a questi servizi”.
Per Volo “più i giovani danno il loro contributo a una popolazione che necessita dei servizi erogati dall’assistenza sanitaria, più i cittadini ritrovano in quest’attività un motivo di grandissimo rilievo: la sanità pubblica appartiene a tutti e dobbiamo mantenerla, ci sono novità che la rendono complessa come l’utilizzo dell’informatica e i giovani possono dare agli anziani un aiuto importante per farli accedere a questo strumento”.
Tra gli strumenti che proiettano la sanità siciliana nel futuro, aggiunge l’assessore, c’è il fascicolo sanitario elettronico, che “permetterà al cittadino di recarsi presso le strutture sanitarie e recuperare tutte le informazioni sul suo stato di salute dal fascicolo, semplicemente dando il proprio nominativo”.
Nel soffermarsi sull’importanza del progetto, Cerrito evidenzia come “spesso manca un collegamento tra la struttura che eroga i servizi e i cittadini che li devono ricevere: questa lacuna rende il rapporto tra le parti aspro, tocca ai giovani mettere in atto questo collegamento”.
Iacolino si rivolge direttamente alle 268 nuove leve della sanità provinciale: “Le vostre conoscenze nel digitale saranno una risorsa straordinaria per consentire all’Asp di ringiovanire: l’assessorato raccoglie queste iniziative con entusiasmo e interesse, verificheremo se sarà possibile attuarle in altre realtà in coerenza con il Sistema sanitario regionale”.
Per Requirez “i ragazzi sono uno strumento importantissimo per far capire ai cittadini che la sanità vale: spesso non si conosce a fondo il lavoro che viene fatto nelle aziende sanitarie, mentre quando avviene un caso di malasanità ci si marcia a lungo”.

– foto xd8/Italpress –
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Ortodonzia, Intelligenza Artificiale e tecnologie sempre più centrali

ROMA (ITALPRESS) – Ricerca, diagnosi, gestione delle terapie, personalizzazione della cura e supporto alle decisioni cliniche grazie a dati predittivi. L’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie digitali intervengono in maniera sempre più decisiva in ambito medico supportando il lavoro del medico e migliorando esponenzialmente la qualità delle cure che diventano così sempre più ritagliate sulla persona, nell’ottica di quella medicina di precisione di cui si parla tanto come sviluppo irrinunciabile in tutte le specialità mediche. Basti pensare che ad oggi le applicazioni di intelligenza artificiale e machine learning approvate dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti sono più di 800 e continuano ad aumentare.
Ad innovarsi, sempre di più sull’onda di questo importante cambiamento dell’approccio medico, è anche il settore dell’ortodonzia, che grazie all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie digitali già oggi consente una piena corrispondenza fra le aspettative iniziali del paziente e il risultato finale dell’intervento ortodontico: l’azione del medico, grazie ai più recenti strumenti digitali, raggiunge livelli di precisione impensabili fino a pochi anni fa e le aspettative del paziente si costruiscono insieme allo specialista, passo passo, basandosi sulla dettagliata previsione dell’attività che i nuovi strumenti tecnologici consentono e sulla condivisione degli obiettivi.
Scanner intraorali, facciali e da laboratorio per l’analisi di superficie, radiografie con ricostruzione 3D, videocamera ottica con sensori per rilevare i dettagli della dinamica del movimento, software di elaborazione di dati bidimensionali e tridimensionali, stampanti in 3D: sono questi gli strumenti dell’ortodontista 4.0 che basa il suo lavoro sulla rilevazione ed elaborazione di dati di ciascun paziente relativi alla situazione attuale da curare ma anche a quella che si otterrà con l’intervento, simulata a computer. I pazienti vedono la simulazione di quello che avverrà, con immagini previsionali calcolate sulle particolari caratteristiche di ciascuno. In questo modo la cura di una malocclusione è affrontata con maggior serenità dal paziente ed evita disarmonie funzionali ed estetiche.
L’AI è in grado di sostituire alcune prestazioni, abitualmente eseguite dal medico, con significativo risparmio di tempo pur mantenendo standard di qualità elevati; un esempio è la teleradiografia, esame diagnostico indispensabile per la diagnosi ortodontica, che si effettua attraverso la ricerca di punti, il disegno di linee e la misurazione di angoli sulla radiografia del cranio, dalla quale derivano elementi basilari per la diagnosi: il disegno si può ottenere con un semplice click sul mouse.
La possibilità di eseguire la stadiazione della crescita nel bambino attraverso l’analisi delle vertebre cervicali o di determinare lo stato di avanzamento del processo di maturazione della sutura mediana del palato per definirne le modalità di espansione sono altri esempi in cui l’AI può sostituire il professionista.
I progetti di modifica e/o di ricostruzione o trasformazione dei denti mancanti può essere predefinita con tecniche di disegno digitale utilizzando software in grado di replicare forme e dimensioni con precisione molto elevata. Per la ricostruzione di un dente ad esempio, un software riproduce l’elemento da ricostruire, prendendo come modello il dente gemello per definire la corona. Grazie a una fresatrice, da un cubetto di ceramica si ottiene esattamente il dente perduto e da ricostruire, con le precise caratteristiche individuali del singolo paziente.
Il trasferimento dei movimenti individuali utilizzando software che replicano le caratteristiche di intensità, direzione e tempo degli spostamenti mandibolari permette di ottenere il prodotto già in laboratorio riducendo i tempi dell’intervento.
“Tecnologia e intelligenza artificiale ci offrono oggi possibilità impensabili fino a soltanto quattro o cinque anni fa – commenta Valerio Maccagnola, presidente di FACExp, associazione senza scopo di lucro che riunisce medici ortodontisti su tutto il territorio nazionale – ma per quanto potenti, restano strumenti nelle mani del medico: per essere utilizzati al meglio hanno bisogno di essere sempre accompagnati dalla cura nella comunicazione con il paziente, fondamentale per comprendere a fondo il suo bisogno di salute e di benessere. Con l’utilizzo di sistemi digitali, di programmazione virtuale, di gestione e controllo dell’intelligenza artificiale si sta prospettando la necessità della collaborazione con nuove figure professionali che un tempo non erano presenti in uno studio di ortodonzia, a cominciare dal tecnico informatico”.
La dotazione tecnologico-digitale per la valutazione dell’assetto ortodontico consente di archiviare i dati relativi all’evoluzione di ogni singolo paziente e trasforma in routine analisi che prima richiedevano ricerche specifiche. Il digitale consente di simulare la situazione che si vuole realizzare, pre-visualizzare il risultato, costruire apparecchi individualizzati.
Infine, facilita la comunicazione con il laboratorio che deve realizzare il materiale per gli interventi e il consulto fra colleghi. “Se pensiamo che questo rappresenti il futuro, il futuro è già oggi” conclude Maccagnola.

– foto ufficio stampa Master Communication –
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Takeda Italia, il Leadership Team si rafforza con due nuove nomine

ROMA (ITALPRESS) – Takeda Italia annuncia la nomina di Chiara Giorgi nel ruolo di GI (Gastroenterology) Business Unit Head e Davide Borrelli, nominato Head of Strategy & Innovation/ NS & Vaccines ed entrato così a far parte del Leadership Team di Takeda Italia. “Per entrambi – si legge in una nota dell’azienda – una conferma della professionalità e del valore dimostrato in questi anni di lavoro nel settore farmaceutico e del percorso intrapreso in Takeda Italia”.
Con queste due nomine Takeda Italia “si prepara ad affrontare le importanti sfide dei prossimi mesi. Chiara Giorgi assicurerà una chiara direzione strategica per il team della Gastroenterologia, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi aziendali e mantenendo sempre al centro le esigenze dei pazienti”.
“Questa nuova sfida – dice – in una delle aree terapeutiche di eccellenza per l’azienda, mi vedrà impegnata nel promuovere la ricerca di soluzioni innovative per le malattie gastrointestinali, partendo dall’ascolto dei reali bisogni di cura, rafforzando nel contempo la leadership di Takeda nell’area GI”.
In parallelo la nomina di Davide Borrelli “garantisce il focus necessario per la gestione di due aree innovative per Takeda, quella dei vaccini e quella delle neuroscienze”, si legge ancora.
“I vaccini rappresentano una dimensione di impatto globale per Takeda, così come la ricerca e sviluppo nelle neuroscienze è centrale per migliorare il percorso di cura e gli unmet needs dei pazienti – sottolinea Davide Borrelli a commento del suo nuovo ruolo – guidare questa Business Unit è per me un privilegio e una grande responsabilità. Mi impegno a condurre questo team straordinario verso traguardi sempre più ambiziosi, attraverso passione, determinazione e il supporto di tecnologie sempre più all’avanguardia. Un percorso di crescita che sono orgoglioso di intraprendere insieme ai miei colleghi del Leadership Team di Takeda Italia”.
“In Takeda stiamo sviluppando una pipeline solida per il futuro e queste due nomine sono un chiaro segnale del nostro impegno per rafforzare e rendere più strategici due settori chiave per l’azienda. Sono convinta che la leadership di Chiara Giorgi e di Davide Borrelli contribuirà significativamente al nostro obiettivo di generare valore per i pazienti e di mantenere Takeda come punto di riferimento nel settore farmaceutico”, ha commentato Anna Maria Bencini, General Manager di Takeda Italia.

– foto ufficio stampa Takeda Italia –
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Tumori, delegazione AIL in udienza al Quirinale da Mattarella

ROMA (ITALPRESS) – Una delegazione AIL è stata ricevuta in udienza, presso la Sala Sebastiano Ricci del Palazzo del Quirinale, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’incontro è avvenuto in occasione della Giornata Nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma e per celebrare i 55 anni di attività dell’Associazione, con l’impegno rinnovato a sostenere la ricerca scientifica e affiancare i pazienti con tumore del sangue e i loro familiari.
Il Capo dello Stato ha accolto il Presidente Nazionale AIL Giuseppe Toro, il Presidente del Comitato Scientifico AIL William Arcese, il Presidente del Collegio dei Probiviri AIL Alessandro Pajno e una delegazione dei Consiglieri di Amministrazione dell’Associazione, in rappresentanza delle 83 Sezioni provinciali AIL.
Nel corso del colloquio sono state ripercorse le principali tappe della lunga storia di AIL, i suoi valori fondanti, le attività e i molteplici servizi offerti ai malati ematologici; il costante sostegno alla Ricerca Scientifica quale strumento primario per la cura dei tumori del sangue, e i cui rilevanti progressi hanno contribuito in maniera determinante al miglioramento della sopravvivenza e della qualità di vita dei pazienti. E’ stato sottolineato il prezioso lavoro portato avanti dai volontari, più di 17.000 donne e uomini che ogni giorno donano gratuitamente il loro tempo e le loro competenze nei reparti ematologici, nelle Case alloggio AIL, e nell’assistenza domiciliare e psicologica offerta ad adulti e bambini fragili, e in molti altri servizi dedicati alla cura e al miglioramento della qualità di vita dei malati e dei loro familiari.
I rappresentanti di AIL hanno evidenziato l’importanza di fare rete a livello nazionale e internazionale, il valore della collaborazione, dello scambio e della solidarietà, valori cardine per la comunità scientifica e l’Associazione.
“AIL da 55 anni è impegnata quotidianamente nel migliorare la qualità della vita dei pazienti ematologici e delle loro famiglie, sostenendo la Ricerca Scientifica, l’assistenza sociosanitaria, e promuovendo la conoscenza dei tumori del sangue. Siamo cresciuti molto dal 1969, diventando un punto di riferimento per i pazienti italiani e i loro caregiver, e per l’Ematologia italiana – dice Giuseppe Toro, Presidente Nazionale AIL – Siamo riconoscenti al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che anche quest’anno ha voluto riceverci e ha ascoltato con interesse i nostri risultati, i nostri bisogni. Siamo orgogliosi della strada fatta fin qui, strada tracciata dall’indimenticato Professor Franco Mandelli, e continuiamo a prefissarci traguardi ambiziosi affinchè nessun paziente ematologico si senta mai solo nel lungo percorso della malattia: questo è il nostro obiettivo e per farlo dobbiamo sensibilizzare costantemente la cittadinanza e le Istituzioni perchè ci supportino negli sforzi”.
Nel corso dell’incontro è stato ribadito il costante impegno nel sostenere la ricerca scientifica per la cura dei tumori del sangue attraverso l’innovazione. L’alleanza tra AIL, i Centri di ematologia e le Società Scientifiche, che si traduce in una costante cooperazione a favore dei malati è alla base dei progressi compiuti dalla ricerca che negli ultimi anni ha contribuito a migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti, ai quali sempre di più in futuro potrà essere garantito l’accesso a terapie innovative e altamente efficaci. L’Associazione Italiana contro leucemie, linfomi e mieloma ha ribadito il suo sostegno a GIMEMA – Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto. GIMEMA è un network composto da una rete di laboratori cui aderiscono circa 150 centri clinici, che offre diagnosi precise e accesso equo a farmaci innovativi a tutti i pazienti indipendentemente dal luogo di residenza e di cura e finanzia borse di studio a giovani medici e ricercatori per la ricerca clinica indipendente.
Realizzare un futuro senza tumori del sangue è l’aspirazione di AIL, la cui missione si traduce in tre parole: ricerca, cura e sensibilizzazione. In Italia circa mezzo milione di persone convive con un tumore del sangue e ogni anno vengono diagnosticati più di 30mila nuovi casi di leucemie, linfomi e mieloma. In un anno AIL, con le sue 83 sezioni provinciali, ha finanziato 146 progetti di ricerca scientifica, 5.186 viaggi solidali, 62.898 notti offerte nelle Case alloggio AIL a 2.395 pazienti e caregiver, servizi di cura domiciliare per 29.302 accessi per adulti e 3.699 accessi pediatrici.
“La delegazione al termine dell’incontro ha espresso al Presidente Mattarella i più profondi ringraziamenti per la Sua costante vicinanza e attenzione alla missione di AIL”, conclude la nota.

– foto ufficio stampa AIL –
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Al Policlinico San Donato la Transition Clinic Italiana per adolescenti

MILANO (ITALPRESS) – Presso l’IRCCS Policlinico San Donato è attiva la “Transition Clinic”, un servizio ambulatoriale dedicato a rispondere ai bisogni di salute dell’adolescente affetto da cardiopatia congenita e della sua famiglia durante il periodo di transizione delle cure dell’età pediatrica a quella adulta, attraverso l’erogazione di interventi educativi e di supporto psico-sociale.
La “Transition Clinic” è l’unica realtà ambulatoriale attualmente esistente e strutturata secondo le linee guida internazionali nel nostro Paese, andando ad arricchire ulteriormente i risultati da primato dell’IRCCS Policlinico San Donato, tra le più rinomate strutture in Italia specializzate nel cardiovascolare, uno dei centri più specializzati in Europa nella diagnosi e nel trattamento delle cardiopatie congenite, con le tecniche più evolute in cardiochirurgia e cardiologia interventistica. L’IRCCS Policlinico San Donato è parte dell’ERN Guard Heart dal 2021, la rete ufficiale del consiglio europeo che riunisce gli ospedali europei di riferimento per le malattie rare cardiovascolari. Da questo prestigioso riconoscimento, è sorta la necessità di creare un servizio ambulatoriale di “Transition Clinic” per pazienti affetti da cardiopatia congenita. Il progetto è stato testato in modo pilota nel 2019, presso l’U.O di Cardiologia Pediatrica e dei Congeniti Adulti, portando ad una prima evidenza scientifica circa la sostenibilità e la fattibilità del servizio ambulatoriale, fino all’attivazione, in questi mesi, di un ambulatorio dedicato, che è stato ufficialmente riconosciuto a livello europeo, con la validazione di un set di indicatori di qualità che viene revisionato annualmente.
L’ambulatorio di “Transition Clinic” è frutto del lavoro coordinato del professor Massimo Chessa, Responsabile dell’Unità di Cardiologia dei Congeniti Adulti, della dottoressa Serena Flocco, Referente della Transition Clinic (Nurse Transition Coordinator), della dottoressa Arianna Magon (Ricercatrice presso l’Area di Ricerca e Sviluppo delle Professioni Sanitarie) e dell’importante contributo di AICCA onlus, l’Associazione Italiana Cardiopatici Congeniti bambini e Adulti, che ha sede presso l’IRCCS, che vi collabora con la dottoressa Raluca Bianca Nedesca, psicologo, e con la dottoressa Giovanna Campioni, Direttore Generale AICCA Nazionale. Il progetto è stato fin dai suoi primi passi, accompagnato e supportato dalla GSD Foundation ETS, la fondazione non profit del Gruppo San Donato, che da sempre promuove una presa in carico olistica delle persone che si rivolgono alle strutture del Gruppo.
La “Transition Clinic” si compone di tre tappe principali. La prima ha come obiettivo lo sviluppo della consapevolezza dell’adolescente circa la propria condizione clinica e la promozione di adeguati stili di vita e di aderenza alle visite di follow-up. La seconda si focalizza sull’aspetto psicologico degli adolescenti con cronicità e sul benessere psico-sociale della famiglia, con l’erogazione di interventi di counselling o di peer-counselling e con eventuale attivazione di supporto psicologico ad hoc. La terza tappa, infine, è dedicata al miglioramento della comunicazione tra i vari professionisti del team multidisciplinare coinvolti nel percorso clinico-assistenziale, nonchè al miglioramento dei processi di comunicazione anche tra utenza e professionisti sanitari.
L’ambulatorio di “Transition Clinic” eroga servizi educativi e di supporto psico-sociale rivolti agli adolescenti cardiopatici congeniti e alle loro famiglie. I singoli interventi, che ricalcano le tre tappe sopraindicate, sono individuati in modo personalizzato e periodicamente rivalutati mediante la redazione di uno specifico “Piano di Transizione” (Transition Plan), sulla base degli specifici bisogni di salute identificati durante la prima visita di accertamento e, via via, durante il “percorso di transizione”. Accanto ad essi, sono erogate misure standardizzate e multidisciplinari, quali: somministrazione di materiale informativo sulla patologia, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza e conoscenza sulla condizione clinica da parte del paziente adolescente e dei suoi genitori, con lo scopo ultimo di favorire maggiore autonomia del giovane nella gestione della propria condizione di salute; erogazione di un’attività di counselling e di peer-counseling, attraverso il supporto dell’associazione AICCA, al fine di promuovere, tramite il dialogo con altri pazienti, la capacità del giovane di gestire e affrontare situazioni stressanti; pianificazione ed erogazione di terapie EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) o altre forme di stimolazione per trattare disturbi legati a esperienze traumatiche o di particolare impatto emotivo; organizzazione di seminari formativi, per i pazienti adolescenti e per i loro genitori, su corretti stili di vita, ma anche su argomenti di vita quotidiana, come scuola, lavoro, sport, sessualità e socialità in generale; gestione efficace della profilassi dell’endocardite batterica, con diminuzione del numero dei ricoveri ed evidenti positive ricadute sul sistema sanitario.
“La ‘Transition Clinic’ è un modello organizzativo integrato che valorizza i concetti di multidisciplinarietà, di continuità e di umanizzazione delle cure, particolarmente cari all’IRCCS Policlinico San Donato, da sempre ispirato a una visione assistenziale della presa in carico del paziente. Il servizio ambulatoriale, infatti, è frutto di anni di studio e si basa sull’adozione di evidenze scientifiche validate a livello internazionale. Il servizio prevede, inoltre, l’erogazione di interventi rivolti al personale sanitario coinvolto nel percorso di cura del paziente e delle famiglie, con seminari formativi, e di eventi di formazione continua, per sostenere e garantire una pratica clinica basata su evidenze scientifiche, e promuove attività di ricerca empirica e di ricerca traslazionale multidisciplinare, in collaborazione con il Servizio di Ricerca Clinica e l’Area di Ricerca e Sviluppo delle Professioni Sanitarie”, spiega il professor Massimo Chessa, che conclude: “I tanti messaggi di ringraziamento che riceviamo dai genitori dei nostri giovani pazienti e l’entusiasmo con cui gli stessi adolescenti stanno rispondendo al servizio ambulatoriale ci confermano che la Transition Clinic è un modello vincente, motivandoci nel nostro costante impegno, nella speranza che tanti ragazzi, con le loro famiglie, possano venire a conoscenza dell’attività del nostro centro, in modo da beneficiare di questo aiuto concreto ed efficace nella gestione delle cardiopatie congenite”.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).