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Uil, su medicina territoriale nuove risorse potrebbero non bastare

ROMA (ITALPRESS) – “Con la pandemia da Covid 19 sono emerse, in tutta la loro gravità, le carenze strutturali della medicina del territorio. Questi ritardi stanno provocando, come riflesso immediato e più importante, l’aumento esponenziale dei carichi di lavoro per il personale infermieristico e medico che, dopo anni di grave stress lavorativo, stanno scegliendo di lasciare il Servizio sanitario nazionale per la sanità privata o per trasferirsi all’estero, dove gli stipendi sono più alti e i carichi di lavoro meglio gestiti, determinando così l’ulteriore depotenziamento della sanità pubblica italiana”. Lo afferma il segretario confederale della Uil, Santo Biondo, che sintetizza i risultati del report del servizio Politiche sociali e welfare, sanità, Mezzogiorno, immigrazione del sindacato in merito all’assegnazione delle risorse finanziarie per l’attuazione degli interventi del Pnrr sulla missione 6 Salute.
“Dall’evidenza di tali criticità, è nata la scelta di destinare una quota importante sia di finanziamenti europei, attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia di investimenti pubblici al potenziamento della sanità in Italia e, in particolare, della medicina del territorio – spiega Biondo -. Stiamo parlando di un investimento totale che sfiora i 19 miliardi di euro: risorse, comunque, a debito che graveranno sulle spalle delle italiane e degli italiani”.
“Il nostro lavoro di analisi e approfondimento, vuole mettere in risalto i rischi che ne deriverebbero per la sanità pubblica, se questo progetto non andasse in porto e se non si potenziasse la medicina del territorio con l’effettivo funzionamento degli ospedali di comunità, delle case di comunità e delle centrali operative – sottolinea ancora il sindacalista -. Il primo elemento di criticità emerge dalle piattaforme on line (Regis; Portale Italia Domani; Ministeri competenti per materia; Sigeco; Agenas; OpenPnrr e Regioni) che dovrebbero consentire un’azione di controllo sociale sull’avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza nella fattispecie legata alla sanità e, in particolare, alla medicina del territorio. Molte di queste non sono aggiornate costantemente, forniscono pochi e frammentati dati e, in alcuni casi, persino in evidente contrasto tra loro.
Vengono meno così sia il dovere di trasparenza amministrativa sia la possibilità di valutare l’operato delle Istituzioni in materia”.
“C’è, inoltre, un grande rischio per il futuro delle strutture sanitarie della medicina del territorio. Se anche il piano venisse attuato, dal punto di vista infrastrutturale, gli ospedali di comunità, le case di comunità e le centrali operative territoriali difficilmente potrebbero funzionare, a causa della forte carenza di personale, per il cui pagamento, è bene ricordarlo, le risorse non possono provenire dal Pnrr, ma dai bilanci nazionali – prosegue Biondo -. Incrociando i dati relativi agli standard del personale del DM77 con il costo unitario medio annuo indicato dal Ministero dell’economia e delle finanze, infatti, si evince che per far funzionare le 1038 Case di comunità, indicate dal piano, servirebbe un investimento in personale stimabile in circa 1 miliardo di euro annui. Mentre per i 307 Ospedali di comunità previsti sarebbero necessari oltre 218 milioni di euro. Infine, per coprire le spese per il personale delle 480 Centrali operative territoriali servirebbero 163 milioni di euro. Il fabbisogno totale stimato, dunque, è pari a 1 miliardo e 366 milioni di euro per circa 30.000 professionisti. Quantità, a nostro avviso, comunque sottostimata per un giusto equilibrio dei carichi di lavoro”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Lost&Found, arriva la serie per riconoscere il disagio mentale

MILANO (ITALPRESS) – Il disagio psicologico è in crescita in tutte le fasce d’età. L’autolesionismo è più diffuso di quanto non si possa immaginare. Il rifiuto del cibo è la prima causa di morte per malattia tra le giovani italiane. La dipendenza da alcool e droghe è una piaga ancor oggi diffusa in maniera capillare. Spesso ignoriamo i segnali della malattia di chi ci sta vicino oppure non siamo pienamente consapevoli dei nostri disturbi, fino a quando la situazione non diventa manifesta, o addirittura si conclude con un tragico epilogo. Le storie difficili e invisibili sono più vicine a noi di quanto non si creda.
E’ con l’obiettivo di colmare questo vuoto che nasce il progetto di videoracconti Lost&Found. Ritrovarsi con il Gruppo Ginestra. Dodici storie che saranno diffuse sui canali social del Gruppo e sulla piattaforma YouTube. Il racconto di psichiatri e psicoterapeuti, che condividono le loro esperienze di aiuto, diventa lo specchio nel quale riconoscere sè stessi o un proprio caro. Squarci di vita che ci regalano la speranza di riemergere dal buio. Quelli di Lost&Found. Ritrovarsi con il Gruppo Ginestra sono i percorsi di uscita dalla malattia grazie all’aiuto dei professionisti del Gruppo Ginestra Il progetto è stato realizzato da Gruppo Ginestra in collaborazione con lo storyteller e autore Giacomo Zito.
“Abbiamo voluto condividere la nostra esperienza mettendoci la faccia: i nostri terapeuti raccontano di quei disagi e traumi che spesso si rivelano più vicini di quanto pensiamo, per infondere speranza», dice Furio Ravera, direttore dei reparti “Abuso e Dipendenze da Sostanze Stupefacenti e Farmaci” e “Disturbi di Personalità e Disturbi Psicotici” della Casa di Cura Le Betulle e co-fondatore del Gruppo Ginestra. Attraverso la condivisione di queste esperienze emerge il metodo del Gruppo Ginestra, basato su un approccio multispecialistico che abbraccia il paziente con una forte componente di empatia, fondamentale per sentirsi a proprio agio in un delicato momento di ricostruzione umana.
“Clara – un nome di fantasia – di giorno conduce la vita di una figlia perfetta, ma di notte abusa di cocaina e si immerge nel suo mondo parallelo. Lucia considera accettabile subire le angherie del marito carnefice, pur di garantirsi il suo affetto. Dante è arrivato in clinica perchè viveva una sessualità disfunzionale che ha compromesso il suo rapporto di coppia”, anticipa Ravera. Queste sono soltanto alcune delle storie che si potranno vedere in Lost&Found. Ritrovarsi con il Gruppo Ginestra.
-foto ufficio stampa BElive (nella foto Furio Ravera)-
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Stress e stanchezza, un nuovo integratore per combatterle

MILANO (ITALPRESS) – Lo stress è spesso causa di stanchezza. Secondo una ricerca commissionata da Bayer il 70% degli italiani in età adulta, fra i 25 e i 65 anni, si sente stressato e oltre 4 milioni di persone assumono integratori per combattere l’affaticamento da stress. Durante un evento a Milano, l’azienda ha presentato un nuovo prodotto studiato per avere una duplice azione: da un lato gestire lo stress e dall’altro ricaricare le energie. “Molti italiani che assumono un integratore per alleviare la stanchezza da stress non sono soddisfatti – ha detto Lorenzo Ronchi, Marketing Category Head di Bayer Italia durante l’evento – questi consumatori infatti acquistano multivitaminici non specifici. Questi prodotti non possono aiutare pienamente il nostro corpo ad adattarsi alle circostanze di stress. Bayer porta una soluzione specifica: il nuovo Supradyn Ricarica No Stress si compone infatti di due azioni. Da un lato ricarica le energie con vitamine e minerali e dall’altra introduce elementi botanici per rispondere e gestire meglio lo stress cui è sottoposto l’organismo”.
La dottoressa Michela Barichella, Responsabile Medico Unità Operativa di Nutrizione della Clinica ASST G.Pini-CTO e professoressa all’UniMi ha spiegato perchè lo stress è associato a stanchezza: “Quando ci troviamo in presenza di potenziali fattori stressanti mettiamo in atto una serie di meccanismi di adattamento che ci permettono di tornare allo stato fisiologico precedente. La risposta allo stress comprende una serie di reazioni che coinvolgono l’asse ipotalamo ipofisi-surrene. Vengono quindi rilasciati degli ormoni che portano a un aumento di adrenalina, noradrenalina e cortisolo. Questa risposta, sebbene sia essenziale per il funzionamento umano, se eccessiva può provocare diversi disturbi sia fisici che mentali, detti ‘disturbi dell’adattamentò che possono comprendere sintomi come stanchezza e affaticamento”.
“Supradyn Ricarica No Stress contiene estratti vegetali – ha spiegato Cristina Nicastro, Responsabile scientifico Bayer Consumer Health – che lavorano sullo stress. La Rhodiola rosea è una pianta adattogena che aumenta la resistenza allo stress e riduce la sensibilità ai fattori che inducono stress, mantenendo uno stato di equilibrio. Deve le sue proprietà alla presenza di due polifenoli, salidroside e rosavine che influenzano favorevolmente le funzioni fisiologiche e le attività all’interno del sistema nervoso centrale. Il prodotto poi contiene estratti di Melissa officinalis che abbassa la risposta emotiva e ha un effetto calmante. Agisce poi anche a livello gastrointestinale dove produce un effetto di distensione e allevia la tensione addominale”. Se gli estratti vegetali hanno un effetto “stress out”, per la parte di “energy in” ci sono le vitamine del gruppo B: Vitamina B5, B6, B12 e l’Acido Folico (B9). “Altrettanto importante – ha spiegato ancora Cristina Nicastro di Bayer – è il Magnesio. E’ un minerale che è presente in più di 300 reazioni enzimatiche nel nostro corpo. Lavora in sinergia con le vitamine per darci le energie di cui abbiamo bisogno”.
“Questo innovativo integratore copre un bisogno crescente e ancora insoddisfatto dei consumatori che spesso si affidano a soluzioni non specifiche per affrontare la stanchezza da stress – ha detto in conclusione dell’evento milanese Heiko Petersen, Cluster Head ITAGRIS Consumer Health Bayer – e Supradyn Ricarica No stress è stato appositamente sviluppato per fornire loro un supporto mirato”.
– foto f03-
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Denti e Salute, attenzione ai pericoli del tabagismo per la bocca

ROMA (ITALPRESS) – Il fumo è un grave problema, non soltanto per i polmoni. In occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco, che si terrà venerdì 31 maggio, il gruppo Denti e Salute promuove un’intera settimana dedicata alla prevenzione dei rischi derivanti dal tabagismo, con visite dedicate per sensibilizzare i pazienti sulle potenziali malattie derivanti da tale abitudine. Istituita nel 1987 dagli Stati Membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Giornata Mondiale Senza Tabacco ha lo scopo di sensibilizzare la popolazione globale sui rischi del consumo di tabacco e sulle potenziali malattie legate al suo utilizzo.
Secondo il Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute (CNAPPS) dell’Istituto Superiore di Sanità, un italiano su 4 è un fumatore (circa il 24% della popolazione), mentre il numero di italiani ex-fumatori si attesta al 17%. Maggiormente utilizzate, le sigarette convenzionali, ma una percentuale considerevole di persone combina fumo tradizionale e dispositivi elettronici. Numerosi studi sul tema attestano che nei soggetti fumatori sono più frequenti le infezioni e le malattie del cavo orale. Tra le patologie indotte dal consumo periodico di tabacco, malattie gengivali, candidosi, alitosi, perdita dei denti, carie, fino al più grave cancro orale. Inoltre, il fumo rende maggiormente difficile la guarigione delle ferite chirurgiche e aumenta le probabilità di infezioni dell’osso che possono avvenire a seguito di un’estrazione dentaria che, secondo quanto riportato da Fondazione Veronesi, sono quattro volte più frequenti in soggetti fumatori o ex fumatori rispetto ai non fumatori. Infine si attesta che circa l’80% di tutti i tumori maligni della bocca è attribuibile all’uso di tabacco (fondazioneveronesi.it). L’elevata incidenza dei carcinomi del cavo orale in Italia, che possono portare a complicazioni gravi nel caso in cui la diagnosi venga ritardata, è sottolineata anche dalle numerose attività di prevenzione promosse dall’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (ANDI) che organizza periodicamente giornate dedicate per pazienti e medici. Gli stessi professionisti vengono formati fin dai primi corsi di Laurea sui pericoli di tali patologie, che nella maggior parte dei casi sono legate al consumo di tabacco.
“Gli effetti negativi del fumo attivo e passivo nei confronti di diversi distretti del corpo umano e la tipologia di questi effetti sono noti – spiega il prof. Roberto Weinstein, Direttore Scientifico di Denti e Salute -. Tutti gli organi sono coinvolti dalle sostanze contenute nel fumo. Controllare periodicamente la salute orale ai fumatori è una prassi fondamentale per fare prevenzione. Queste giornate sono orientate a prevenire ogni tipologia di problema, da quelli estetici a quelli più complessi”.
Il gruppo Denti e Salute, presente in Italia dal 2015 con 25 strutture dedicate alla cura odontoiatrica, grazie alle collaborazioni con i più importanti Ospedali e Poliambulatori italiani nei settori Salute e Sanità, che hanno scelto il gruppo per la gestione dei reparti di odontoiatria, presenta un modello clinico uniforme e una rete di centri forte, che ha l’obiettivo di portare a tutti competenza e professionalità nella cura della bocca.
La settimana dedicata alla prevenzione che inizierà in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco si svolgerà nei centri Denti e Salute da venerdì 31 maggio a venerdì 7 giugno.
E’ possibile effettuare la prenotazione al numero di telefono del centro Denti e Salute desiderato. La lista completa dei centri della rete sul sito: www.dentisalute.it
-foto ufficio stampa Studio BElive-
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Gruppo San Donato e GKSD, nuovo accordo in Iraq per ospedale di Bassora

MILANO (ITALPRESS) – Conclusa la missione in Iraq del Gruppo San Donato e di GKSD, il Ministro della Salute iracheno, Saleh Mahdi Al-Hasnaw, ha ricambiato la visita, partecipando a due incontri con i vertici di GSD, presso l’Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio e l’Ospedale San Raffaele.
Durante il meeting, il Ministro iracheno ha comunicato che è stato siglato l’accordo per la gestione in partnership pubblico-privato del nuovo grande ospedale di Bassora, il Sayyab Teaching Hospital.
Questo secondo accordo fa seguito a quello riguardante la gestione dell’ospedale di Najaf, siglato tre mesi fa e rientra nel quadro della strategia del governo dell’Iraq di coinvolgere player privati internazionali che possano collaborare con le istituzioni pubbliche, portando innovazione e sviluppo di modelli sanitari all’avanguardia.
L’accordo è stato siglato a Baghdad la scorsa settimana alla presenza del Ministro della Salute iracheno, Saleh Mahdi Al-Hasnaw e dal vice presidente di Gruppo San Donato, Kamel Ghribi, di Francesco Galli, presidente di GSD Strategy & Operations Committee e del Direttore generale della Salute della Regione di Bassora, Abbas Khalaf Al-Tamimi.
Sede di insegnamento universitario, l’ospedale di Bassora conta 492 letti, 18 sale operatorie, terapia intensiva e pronto soccorso e tutte le più importanti specialità mediche e chirurgiche.
Il Gruppo San Donato, anche grazie alla sua ormai ampia rete di ospedali internazionali, garantirà in due anni di gestione, più uno rinnovabile, la presenza stabile di 20 capi di dipartimenti ospedalieri, oltre a specifici programmi di visiting doctors e di formazione per medici e infermieri locali.
Con questo secondo contratto il Gruppo San Donato espande e rafforza la propria attività in Iraq, arrivando a contare quasi 1.000 posti letto e un turnover di oltre 160 milioni di dollari, presidiando due tra le più importanti regioni dell’Iraq.
«Questo contratto conferma la nostra ferma volontà di investire in qualità e innovazione nel sistema sanitario di questo Paese, mettendo a disposizione di tutta la popolazione il know-how dei nostri medici. Testimonia inoltre il nostro impegno costante a consolidare i rapporti tra Italia e Iraq» commenta Kamel Ghribi, presidente di GKSD e vice presidente di Gruppo San Donato.
Anche il Ministro della Salute dell’Iraq, Saleh Mahdi Al-Hasnaw, ha voluto sottolineare quanto tali accordi incidano positivamente nel rapporto tra il suo Paese e l’Italia.
– foto ufficio stampa Gruppo San Donato e GKSD –
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Rally, Alex Fiorio “I medici hanno avuto un grande ruolo”

ROMA (ITALPRESS) – “I medici hanno avuto un grande ruolo nel nostro sport. La Lancia è stata la prima a introdurre un medico nelle competizioni, le gare erano lunghe e a metà il pilota non rendeva più come doveva, così grazie a mio padre Cesare è stata introdotta la figura di un medico. Io seguivo sempre quello che mi diceva il medico, mi dava integratori a ogni assistenza, bevande che servivano per arrivare fino all’assistenza successiva. Il medico mi diceva sempre che bisogna mangiare quello che uno è abituato a mangiare, mangiando cibi diversi il rischio è quello di non digerirli normalmente”. Lo ha detto Alex Fiorio, pilota e campione del mondo di rally, poi dirigente sportivo con i team Honda e BMW, portati ai massimi successi, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Quando si parte per una prova speciale, il cuore va su a 140 di pulsazioni, tu poi fai tutta la prova speciale fino a 190, in gare calde ci sono 65-70 gradi in macchina, quindi devi per forza prepararti a livello fisico – ha sottolineato – Ma deve essere allenata anche la componente psicologica: mantenere la concentrazione per 5-6 giorni di gara diventava molto duro, non potevi permetterti di distrarti un attimo”.
Il rally è uno sport giovane e si fa risalire l’inizio di questa disciplina sportiva al 1903, anche se le prime gare vere e proprie si svolsero nel 1911 a Montecarlo, e il primo campionato europeo solo nel 1953. Negli ultimi anni questo sport è cambiato molto a Fiorio traccia un parallelismo con la sua carriera che si è dipanata principalmente tra gli anni ’80 e ’90: “Ai miei tempi potevi bere solo tra una prova e l’altra. Ora le prove sono più brevi e i piloti riescono a bere anche durante la prova speciale con i nuovi sistemi – ha ricordato l’ex pilota – Perdere peso dopo ogni gara, dai tre ai cinque kg, era normale. Si cerca sempre di integrare il più possibile, ma la perdita di peso è inevitabile. Rispetto a un tempo, i rally di oggi sono diventati molto più corti, le prove sono di una trentina di km, ai miei tempi si arrivava anche 120 km e con quelle temperature diventava complesso – ha aggiunto – Le macchine di adesso sono anche più semplici da guidare”.
Abilità nella guida, prontezza di riflessi, e resistenza fisica e psicologica sono dunque considerate caratteristiche necessarie per eccellere: “Dal rally, venendo io dallo sci, ho imparato che c’erano tante similitudini, specie su come e dove guardi – ha sottolineato Fiorio – Sono tutte cose che facevo già con lo sci e che mi sono servite anche nella guida di tutti i giorni”. Infine, sulle attività che Alex svolge insieme al padre Cesare nella Masseria di Ceglie Messapica, in Puglia: “Ogni anno organizziamo una gara nella quale si sfidano i campioni di una volta e di adesso con le vetture di una volta e di adesso – ha concluso – Siamo giunti quest’anno alla quarta edizione”.

– foto tratta da video Medicina Top –
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Irccs San Gerardo Monza, Cogliati “Sviluppare assistenza e ricerca”

MILANO (ITALPRESS) – “Completare la ristrutturazione del monoblocco A entro l’estate del 2025; avere da Regione Lombardia le risorse per fare un nuovo pronto soccorso adeguato alla nuova realtà, visto che quest’anno siamo stati il pronto soccorso più gettonato della Regione Lombardia, come numero di accessi; costruire dei nuovi laboratori e una nuova parte dedicata alla degenza pediatrica e soprattutto continuare a sviluppare quelli che sono i nostri quattro punti di attenzione: assistenza, cura, innovazione e ricerca. Speriamo che per i prossimi 850 anni si riesca a lavorare proprio su queste quattro parole chiave”. Questi, secondo Claudio Cogliati, Presidente della Fondazione Irccs San Gerardo di Monza, intervistato dall’Agenzia Italpress, gli obiettivi nel breve e lungo periodo dell’istituzione fondata da San Gerardo dei Tintori, e riconosciuto dal primo gennaio 2023 come istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. “Un traguardo ma sicuramente una partenza verso il futuro – ha aggiunto Cogliati -, non solo in ambito pediatrico, storica specialità del nosocomio brianzolo, ma l’evoluzione di quelli che saranno i futuri centri pediatrici all’avanguardia. Lo è Boston, lo è Heidelberg e, con uno slogan, possiamo dire “grandi pediatrie in grandi ospedali”, perchè questo è una dei nostri obiettivi, cioè avere tutte le specialità con super specialità che permettono di fare l’eccellenza in pediatria. In pediatria oncoematologia, innanzitutto, perchè siamo riconosciuti in tutta Italia e oserei dire in Europa come centro di riferimento per lo studio delle leucemie e tra breve l’università ha previsto una cattedra per una reumatologia pediatrica, quindi avremo questi due momenti di approfondimento scientifico all’interno del nostro istituto di ricovero e cura”. Fondamentale anche la collaborazione con il mondo universitario, e in particolare con l’Università di Milano-Bicocca. “L’università che c’è da oltre 20 anni, quasi 25 anni, ha le sedi dei corsi e le sedi delle specializzazioni all’interno, almeno al 60 per cento perchè l’università ha anche delle sedi a Niguarda, il corso in inglese di medicina che è a Bergamo, però il grosso è all’interno del San Gerardo e il campus universitario è proprio attaccato al building del San Gerardo. Quindi è una novità in cui c’è l’università, ma soprattutto due fondazioni private non profit che sono afferite e da questo è nato questo Irccs che è una novità tutta italiana” spiega Cogliati. A proposito infine del contributo che l’Irccs San Gerardo di Monza può dare alla medicina territoriale, Cogliati ha detto: “Siamo e dovremo sempre più essere punto di riferimento come struttura hub di altri ospedali Spoke, ma soprattutto delle case di comunità. Tra un pò ci sarà il 5G, si potrà operare a distanza, già adesso i nostri operano con robot da una console. Io credo che a breve potremmo, tramite il Virtual Hospital, essere collegati con le strutture Spoke e con le case di comunità. Io vedo la nostra posizione come supporto, second opinion e capacità di supporto alle strutture, perchè la finalità è quella di poter mettere il meglio della ricerca a disposizione di tutte le persone. Dobbiamo imparare a essere collegati con il mondo, perchè la ricerca è questo”.(ITALPRESS).

Foto: Italpress

Ustioni e tumori, i rischi di un’eccessiva esposizione al sole

MILANO (ITALPRESS) – Il sole fa bene alla salute, aiuta l’organismo a produrre vitamina D, che ha effetti positivi su vari organi e tessuti, e che solitamente non viene assunta a sufficienza con l’alimentazione. Inoltre, dà il via a un maggior rilascio di serotonina, neurotrasmettitore che attenua ansia e stress e migliora il tono dell’umore. E ancora, contribuisce a regolare il ritmo sonno-veglia, permettendo così un migliore riposo. Il sole, però, fa anche male se preso senza la corretta protezione. La maggior parte dei tumori della pelle sono infatti causati dall’eccessiva esposizione alla luce ultravioletta: soprattutto quella del tipo B è in grado di provocare lesioni al dna delle cellule cutanee. Proprio queste alterazioni, insieme all’infiammazione e all’immunosoppressione, possono provocare tumori basocellulari, squamocellulari e il melanoma, in forte crescita in tutto il mondo. Sono questi alcuni dei temi trattati da Alberico Motolese, specialista di dermatologia e allergologia e direttore della Struttura Complessa di Dermatologia dell’IRCCS dell’AUSL di Reggio Emilia, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“E’ noto da tempo che i raggi ultravioletti possano determinare effetti negativi, ne cito almeno tre – ha esordito – Il primo è la depressione dell’immunità, per cui si riducono le cellule che regolano l’immunità della pelle. Poi, c’è la carcinogenesi, alcuni geni vanno incontro a mutazioni, e sono quelli che regolano la possibilità che le cellule possano diventare tumorali. Infine, l’azione sul ciclo di alcune cellule: per esempio, nei soggetti rossi con lentiggini, i melanociti subiscono dopo esposizioni violente al sole uno stimolo a iper proliferare”.
“Il sole è sicuramente cambiato – ha riconosciuto Motolese – Già dai primi anni ’80 si è parlato del buco dell’ozono, quello di oggi è un sole abbastanza pericoloso, anche se negli ultimi articoli venuti fuori si dice che il buco dell’ozono intorno al 2050 sarà definitivamente chiuso e quindi miglioreremo le nostre esposizioni al sole”.
E sono svariati gli accorgimenti che la nostra pelle mette in atto per difendersi dai raggi solari: “La cute mette in atto difese cutanee molto importanti: una di queste è l’ispessimento della cute, in modo tale da far penetrare meno in profondità i raggi ultravioletti. C’è poi l’abbronzatura, che non va però considerata come un freno ai rischi dell’eccessiva esposizione al sole – ha precisato il professore – Ci sono i sistemi di riparazione del dna, ma c’è un limite, per cui quando il sistema non ce la fa più si verificano le mutazioni geniche, inoltre la pelle produce fattori antiossidanti molto importanti”.
E sul tasso di consapevolezza legato all’esposizione al sole: “Molti pensano che cospargendosi di creme solari non si assuma la vitamina D. Non è così: l’utilizzo di creme solari non compromette la produzione di vitamina D – ha sottolineato – Ben vengano dunque le creme solari, dobbiamo trovare un giusto equilibrio nelle esposizioni. I cosmetici vanno benissimo, ma per proteggere la pelle andrebbe applicato un prodotto con fattore di protezione alto”.
“Purtroppo continuiamo a visitare d’urgenza, specie nelle località di mare, gente ustionata per esposizione solare – ha spiegato Motolese – Va detto che c’è più attenzione nei confronti dei bambini. Di recente abbiamo fatto un’indagine su 701 studenti di tre licei ed è venuto fuori che dermatologo e chirurgo plastico sono figure fondamentali: è stata dimostrata una conoscenza dei fattori di rischio, ma una mancanza di correlazione con i provvedimenti che poi si prendono. La gente continua a esporsi al sole”. E tra i rischi dell’esposizione eccessiva al sole ci sono quelli legati alle forme tumorali: “Con la dermoscopia e la videodermatoscopia è più facile individuare i tumori della pelle – ha riconosciuto – Questi tumori a volte non sono particolarmente maligni perchè non danno metastasi, con i melanomi bisogna invece stare molto attenti e farsi vedere in tempi utili”. Infine, sui consigli in vista dell’estate: “Non ustionatevi e mettete le creme solari anche dove non pensate di doverle mettere – ha concluso Motolese – Per esempio, nei padiglioni auricolari”.

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).