ROMA (ITALPRESS) – Si è svolto oggi in Senato l’evento in occasione della Giornata Mondiale dell’Asma 2024. Il convegno, aperto dal senatore Roberto Marti, Presidente della 7a Commissione permanente, si è concentrato sulle necessità dei pazienti, sull’importanza di diagnosi precoce e cure efficaci. “Giornate come queste – dichiara il senatore Roberto Marti – ci ricordano che la politica può e deve mettersi al servizio dei cittadini. Solo in Italia 2,6 milioni di persone soffrono di asma e 3,3 milioni di BPCO. Le malattie respiratorie croniche rappresentano la terza causa di morte e producono costi diretti e indiretti per 45,7 miliardi di euro. Sono sicuro che nei prossimi mesi potremo occuparci dei molti nodi da sciogliere per migliorare la qualità di vita dei pazienti”.
“La maggioranza dei pazienti grazie alle terapie – dice Claudio Micheletto, Presidente dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – conduce una vita normale in assenza di sintomi. Anche nell’asma grave, grazie ai nuovi approcci terapeutici e in particolare con l’uso dei farmaci biologici, è possibile avere ottimi risultati, con remissione clinica e ad un buon controllo dei sintomi. La grande sfida rimane quindi quella di migliorare l’aderenza dei pazienti per ottenere risultati nel lungo periodo”.
“Niente è più naturale dell’atto di respirare, eppure, si tende a sottovalutare l’importanza della salute polmonare – dice Paola Rogliani, Presidente eletto della Società Italiana di Pneumologia – E’ importante sottolineare che gran parte di queste malattie è prevenibile. Ciò richiede un impegno significativo nella prevenzione e nell’educazione, nonchè un forte impegno nel ridurre le cause ambientali, come l’inquinamento, e i comportamenti dannosi, come il fumo”.
L’evento, realizzato con il contributo non condizionante di Sanofi, AstraZeneca, Chiesi Italia e GSK, ha visto anche la partecipazione attiva delle associazioni pazienti. “Assicurare cure e assistenza sanitaria adeguata alle persone con asma – dichiara Mario Picozza Presidente di FederAsma e Allergie – è fondamentale. Lavoriamo per assicurare trattamenti appropriati alla gravità della malattia e alle esigenze del paziente. E’ attraverso iniziative come quella di oggi, di dialogo tra Istituzioni, clinici e associazioni di pazienti, che dobbiamo promuovere la cultura della prevenzione, che è il sale della sostenibilità economica in sanità”. Chiude l’evento l’intervento di Simona Barbaglia, Presidente dell’Associazione Respiriamo Insieme APS: “Assistiamo ancora oggi a ritardi per una corretta diagnosi di asma grave e quindi all’accesso alla terapia. Per garantire infatti percorsi di diagnosi, cura e per tutelare i diritti sociali dei pazienti, dal 2018 ci battiamo perchè l’asma grave ottenga una sua dignità, con un codice di esenzione inserito nel Piano nazionale delle cronicità e l’inserimento di alcune prestazioni nei Lea”.
-foto ufficio stampa Esperia Advocacy –
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Asma, trattamenti e dialogo con i pazienti. Nuove sfide per il futuro
Viaggio per immagini nella salute, nasce Fujifilm Healthcare Italia
MILANO (ITALPRESS) – Un nome strettamente associato alla fotografia, ma che nel tempo è riuscito ad affermarsi in altri settori, tra cui quello della Salute, sia umana che veterinaria. Una storia consolidata che quest’anno compie 90 anni con un impegno crescente in ambito Healthcare e che oggi si arricchisce, nel nostro Paese, di un nuovo ramo specializzato nel settore med-tech con la nascita di Fujifilm Healthcare Italia.
Negli ultimi decenni la diagnostica per immagini ha fatto enormi passi in avanti dal punto di vista tecnologico, consentendo una più efficace diagnosi precoce, fondamentale soprattutto in alcuni campi come quello dell’oncologia e Fujifilm Healthcare Italia mette a disposizione di medici e pazienti soluzioni altamente innovative e tecnologiche che vanno dall’Endoscopia all’Informatica Medica, dall’Ecografia ai Dispositivi diagnostici in vitro (IVD), da modalità di raggi X fino alle Tac e alle Risonanze Magnetiche con un unico obiettivo: supportare prevenzione, diagnosi precoce e trattamento, attraverso soluzioni distintive in grado di supportare tutte le esigenze clinico-diagnostiche in diversi campi.
‘Il nostro obiettivo è quello di collaborare con i medici per migliorare la qualità di vita dei pazienti, cercando di fornire le soluzioni più complete e innovative possibili. Siamo focalizzati sul costante miglioramento della qualità delle immagini mettendo sempre al centro di tutto ciò che facciamo le esigenze dei medici e, soprattutto, dei loro pazienti concentrandoci sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce. In grado di rispondere a una vastissima gamma di esigenze mediche grazie al nostro portafoglio completo e integrato di prodotti avanzati, l’area di business Healthcare è una realtà in costante crescita: nel corso dell’ultimo decennio, il fatturato è più che raddoppiato, e la nuova Società appena costituita, FUJIFILM Healthcare Italia S.p.A., mira ad aumentarlo di circa il 20% nei prossimi 3 annì dichiara Davide Campari, Managing Director Fujifilm Healthcare Italia.
La multinazionale giapponese risponde a molteplici esigenze diagnostiche, con un forte impegno per quanto riguarda prevenzione e diagnosi precoce in ambito oncologico.
Lo screening colon-rettale è lo strumento fondamentale per la prevenzione e in questo ambito con la diagnosi precoce, è possibile intervenire in anticipo per evitare chirurgia, chemioterapia e trattamenti specifici, riducendo non solo il rischio di errori diagnostici ma, allo stesso tempo, anche un risparmio importante sui costi sanitari riducendo la complessità del trattamento. Nel 2023, sono state stimate circa 50.500 nuove diagnosi di tumore al colon-retto e sono circa 513.500 le persone, in Italia, che convivono con questa diagnosi. Il tumore del colon-retto ha rappresentato il 12,7% di tutte le nuove diagnosi di cancro in Europa nel 2020, diventando così il secondo tumore più frequente.
In questo campo, il sistema tecnologico di Fujifilm migliora la qualità dell’offerta diagnostica perchè riesce ad identificare anche i polipi più piccoli, che possono sfuggire all’occhio umano e alla colonscopia tradizionale.
‘Le dimensioni della lesione sono considerate uno dei fattori più importanti ma non è sempre facile stimarle nel campo visivo endoscopico – afferma Alessandro Repici, Direttore Dipartimento e Responsabile di Unità Operativa di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva, Humanitas Research Hospital di Milano. Questo salto tecnologico ci aiuta nelle sfide che dobbiamo affrontare: il rilevamento e l’accurata caratterizzazione delle lesioni hanno un impatto sull’individuazione precoce dei tumori, senza considerare che la misurazione accurata delle lesioni è fondamentale non solo per assegnare intervalli di sorveglianza appropriati, ma anche per determinare il percorso terapeutico più appropriato. Abbiamo quindi la possibilità di migliorare la qualità della colonscopia, dallo screening al trattamento, e – di conseguenza, migliorare la vita dei pazientì.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il carcinoma mammario è il tumore più frequente tra le donne, colpisce 2,1 milioni di donne ogni anno ed è oggi la neoplasia più frequentemente diagnosticata anche nella popolazione italiana. Con 54.976 nuove diagnosi in un anno, questo tumore rappresenta infatti il 30,3% di tutti i tumori che colpiscono le donne e il 14,6% di tutti i tumori diagnosticati in Italia. La chiave, anche in questo caso, è diagnosticare la malattia precocemente, in modo che si possa iniziare con il trattamento il prima possibile.
Anche se il numero di nuovi casi è in leggera crescita – soprattutto nelle donne più giovani – bisogna sottolineare come la mortalità sia in diminuzione (una riduzione del 6% nel 2020 rispetto al 2015), pur rimanendo questa malattia la prima causa di morte per tumore nelle donne.
Il tumore del seno viene diagnosticato principalmente attraverso esami di ‘diagnostica per immaginì, in particolare la mammografia e l’ecografia mammaria: la scelta di quale dei due esami utilizzare dipende da diversi fattori, tra i quali l’età.
‘Quando si tratta di carcinoma mammario al seno, la diagnosi precoce è di vitale importanza – dichiara Gianfranco Scaperrotta, Responsabile della Struttura Semplice di Diagnostica Senologica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. E la qualità dell’immagine è fondamentale nella rilevazione dei tumori, specialmente quelli piccoli nella fase iniziale, quando ci si sforza di mantenere la dose di radiazioni il più bassa possibile. Rilevare precocemente il tumore del seno è importante non solo per la sopravvivenza, ma anche per la qualità della vita delle pazientì.
Il fegato è un organo che svolge più di 500 funzioni vitali, tra cui filtrare le tossine e aiutare la digestione e il metabolismo. Nonostante ogni anno siano migliaia le persone colpite da malattie che affliggono questo organo (1,5 miliardi di persone vivono con una malattia epatica cronica, patologia che si sviluppa silenziosamente e ogni anno si perdono 2 milioni di vite), l’attenzione nei confronti della salute epatica è ancora troppo bassa e la salute del fegato viene spesso trascurata. La prevalenza dei disturbi al fegato varia a seconda della malattia specifica: il carcinoma epatocellulare (HCC), ad esempio, rappresenta la terza causa più comune di decessi per tumore e la sua incidenza nella popolazione generale è in costante aumento. In Europa si registrano un maggior numero di casi in particolare in Italia e nei paesi del bacino del Mediterraneo. Il principale fattore di rischio è rappresentato dalla cirrosi epatica su base virale (HBV, HCV), etilica e metabolica; nei pazienti con questa condizione è vitale mantenere una vigilanza prolungata e attuare misure preventive rispetto a una neoplasia che può rimanere asintomatica per lungo tempo.
Negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti molto importanti per la diagnosi precoce e la cura di una malattia insidiosa come il tumore del fegato. I ricercatori dell’Istituto Nazionale di Gastroenterologia IRCCS ‘Saverio de Bellis’ di Castellana Grotte hanno infatti calcolato e applicato il punteggio GALAD attraverso un algoritmo basato sulla misurazione di alcuni biomarcatori presenti nel sangue. Lo studio, che ha coinvolto 545 pazienti con cirrosi epatica sorvegliati nel corso di 12 anni, è stato condotto in collaborazione con l’Università di Modena, e grazie all’utilizzo di un’innovativa strumentazione, sviluppata proprio da Fujifilm Healthcare.
‘E’ necessario supportare il paziente in tutto il percorso, dalla diagnosi fino alla pianificazione del trattamento – dichiara Gianluigi Giannelli, direttore scientifico dell’Istituto de Bellis. L’impiego del punteggio GALAD, che include tre biomarcatori (alfafetoproteina, alfafetoproteina-L3 e des gamma carbossi protrombina), permette una diagnosi più precoce e accurata nei pazienti più a rischio nelle fasi di monitoraggio periodico e verosimilmente, sebbene sia in fase di studio, nella ricerca di possibili recidive post-terapia e consente oggi di quantificare il rischio di sviluppare un tumore al fegato fino a dieci anni prima che esso si manifesti, un dato eccezionale, considerando che non esiste alcun altro biomarcatore per nessuna neoplasia così efficacè.
Il tumore del polmone è una delle prime cause di morte nei Paesi industrializzati, Italia compresa. In particolare, nel nostro Paese questa neoplasia è la prima causa di morte per tumore negli uomini e la seconda nelle donne, con circa 34.000 morti in un anno. Le stime dell’Associazione Italiana Registri Tumori parlano di 43.900 nuove diagnosi di tumore del polmone nel 2022 (29.300 negli uomini e 14.600 nelle donne). Rappresentano il 15 per cento di tutte le diagnosi di tumore negli uomini e il 6 per cento nelle donne.
I programmi di prevenzione sono uno strumento molto efficace che consente di identificare i tumori quando sono ancora allo stadio iniziale, in modo da intervenire precocemente e ridurre la mortalità, almeno di un terzo. Molti pazienti con tumore al polmone individuato grazie a questi programmi vengono oggi sottoposti a segmentectomia robotica, cioè all’asportazione di un solo segmento polmonare invece del lobo intero con risparmio di buona parte del polmone sano. Inoltre, oggi fino all’85% dei pazienti può essere sottoposto a resezione con approccio mininvasivo robotico che non prevede apertura del torace, che richiede solo tre giorni di degenza in media e che presenta basse complicanze. La chirurgia toracica è sempre più sofistica e ha compiuto grandi progressi, puntando sempre di più al risparmio del tessuto sano polmonare e la segmentectomia ne è un esempio.
L’impegno di Fujifilm Healthcare Italia si snoda anche nello sviluppo di software sia per la post-elaborazione avanzata di immagini diagnostiche acquisite dalle modalità radiologiche sia per la presentazione all’equipe chirurgica del caso operatorio, al fine di mostrare attraverso il rendering 3D la linea interventistica da adottare e i risultati attesi. Viene poi utilizzato nel corso dell’intervento, per fornire al clinico una mappa virtuale precisa e immediata delle strutture anatomiche e per guidarlo durante l’operazione vera e propria. Infine, viene utilizzato in fase post-operatoria, per la verifica a posteriori della corrispondenza fra le simulazioni effettuate e l’esito reale dell’intervento.
Il rendering 3D permette la simulazione dell’intervento attraverso la valutazione dei rapporti vascolari, il coinvolgimento dell’organo, la definizione dei cluster di lesioni, l’individuazione delle aree di resezione così il calcolo della volumetria residua. Questo software permette di visualizzare con immediatezza tutti i dettagli anatomici dell’organo altrimenti non chiaramente evidenti e, combinando medicina a distanza, intelligenza artificiale, precisione e velocità, facilita la diffusione di una cultura operatoria utilizzando un linguaggio nuovo, visivo, immediato e facilmente condivisibile.
Il team Medical Informatics è collettore dell’intero product portfolio Fujifilm Healthcare Italia, con le soluzioni Synapse a supporto dello specialista medico che mantengono sempre il paziente al centro di tutto il percorso diagnostico, aiutando i clinici a formulare diagnosi tempestive e accurate. Fujifilm segue prontamente le esigenze ospedaliere, evolvendo a sua volta le soluzioni proposte, grazie al rapporto di collaborazione continuo stabilito con i principali clienti e key opinion leader.
Oltre ai professionisti che costituiscono i team Pre-sales Progettazione & Marketing, Application Specialist, System Integration, Delivery e Service, Fujifilm Healthcare Italia dispone anche di un team altamente specializzato e dedicato alla Ricerca e Sviluppo, che fornisce un valore aggiunto al servizio offerto verso i clienti.
-foto xh7 Italpress-
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Tumore dell’ovaio, colpite ogni anno 5.200 donne in Italia
ROMA (ITALPRESS) – I tumori ginecologici interessano gli organi riproduttivi e i genitali femminili interni ed esterni. Il cancro dell’endometrio è il tumore più comune dell’apparato riproduttivo femminile, con un’incidenza in Europa di uno-due donne su cento nel corso della vita. In seconda e terza posizione troviamo un altro tumore uterino, quello della cervice, e quindi il tumore dell’ovaio. Secondo gli ultimi dati forniti dall’associazione italiana registri tumori, AIRTUM, in Italia circa 5.200 donne ogni anno ricevono diagnosi di tumore all’ovaio, ma il numero che preoccupa maggiormente è quello relativo alla mortalità, con oltre 3.000 decessi nell’arco dei 12 mesi e una sopravvivenza netta dopo 5 anni del 43%. Questo vuol dire che meno della metà delle donne a cui viene fatta una diagnosi di tumore all’ovaio dopo 5 anni è ancora in vita. Sono questi alcuni dei temi affrontati da Roberto Tozzi, professore di ginecologia e ostetricia dell’Università di Padova e direttore della clinica ginecologica e ostetrica dell’azienda ospedaliera Università di Padova, con un incarico precedente per 12 anni a Oxford, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Il tumore dell’ovaio viene definito un silent killer, è un termine cruento ma meritato, perchè è un tipo di patologia che dà sintomi in fase clinica – ha esordito – Ha una fase pre-clinica in cui i medici non trovano sintomi, la paziente raramente viene con un sintomo preciso, sono molto comuni a tante altre patologie, è raro immaginarli come sintomi di un tumore dell’ovaio. E quando anche sono presenti, purtroppo sono la spia di un tumore già diffuso. La prevenzione è scarsa e i sintomi sono aspecifici, fino a qualche anno fa la prognosi era davvero misera, adesso ci sono alcuni miglioramenti, ma ancora oggi rimane un tumore terribile”. La prevenzione, come spesso capita, passa necessariamente dalla conoscenza: “Negli anni ’90 sono stati identificati due geni, in associazione al tumore del seno. Sono associati all’8% del tumore del seno, ma hanno un legame più stretto con il tumore dell’ovaio, circa il 20% dei tumori dell’ovaio sono associati alla mutazione di quei geni”, ha spiegato il professore.
“Il nostro organismo, quando questi geni sono mutati, non riesce a riparare ai danni e c’è un rischio enorme di sviluppare il tumore dell’ovaio. Sono a rischio quei pazienti che hanno in famiglia un parente di primo grado con il tumore della mammella o dell’ovaio, c’è un rischio 30-50 volte più alto se c’è questa mutazione – ha ribadito Tozzi – Queste donne devono avere consapevolezza che può essere fatto un test genetico che ci consente di identificare preventivamente il rischio ancor prima del tumore. I test un tempo erano molto lunghi, oggi il tutto è molto velocizzato, si ha il risultato in poche settimane”.
“Il grado di comprensione delle pazienti è aumentato in modo esponenziale, c’è anche un percorso diverso di approccio – ha sottolineato – La mutazione dei geni è vissuta in modo più sereno perchè ci sono possibilità di mitigare gli effetti collaterali. Bisogna fare il test, non è una sentenza di morte ma un fattore di rischio, in modo tale da anticipare il problema. Nelle forme più chiare di rischio si può fare prevenzione con i farmaci o la chirurgia profilattica”.
A proposito della chirurgia, “il tumore dell’ovaio è uno dei pochi in cui la chirurgia ha un ruolo prominente, consente addirittura in alcuni casi di risparmiare la chemioterapia, può essere già risolutiva – ha confermato il professore – Dall’addome superiore al fegato, dalla milza al pancreas, le pazienti hanno un intervento chirurgico fatto con grande attenzione agli effetti collaterali e che dà risultati incoraggianti”. Infine, sul livello della sanità italiana per quanto riguarda i tumori ginecologici: “Sono estremamente soddisfatto del livello chirurgico dell’Italia, anche a livello scientifico il nostro Paese ha assunto un ruolo prominente a livello mondiale. Rimane ancora una pecca organizzativa sul fatto che la centralizzazione dell’oncologia rimane un problema – ha concluso – Alcune regioni sono più avanti di altre e questo è l’unico passaggio ancora da fare”.
– foto tratta da video Medicina Top –
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Eseguito un prelievo multiorgano all’Arnas Garibaldi di Catania
CATANIA (ITALPRESS) – Eseguito un prelievo multiorgano da donatore deceduto per morte cerebrale presso la rianimazione centro dell’Arnas Garibaldi di Catania, diretta da Daniela Di Stefano. E’ stato possibile grazie alla generosità di un paziente di 41 anni, arrivato in ospedale in gravissime condizioni cliniche per un trauma cranico, in seguito ad incidente della strada avvenuto a Ragusa. Accertata la morte cerebrale, fanno sapere dall’Ospedale, è stato chiesto il consenso alla donazione degli organi alla famiglia, che mantenendo fede alla generosità del loro congiunto, non hanno esitato ad esprimere subito il loro consenso.
“Fin da subito – si legge in una nota – è iniziata l’attività della rete trapiantologica regionale e nazionale permettendo l’allocazione degli organi e rispondendo alle diverse richieste di urgenze. Sono stati ritenuti idonei al trapianto: il cuore, il fegato, e i reni prelevati e trapiantati, tutti dai chirurghi da Ismett, e cornee prelevate dal centro prelievi dell’Unità di oculistica dell’Arnas Garibaldi e inviate alla banca di Mestre”.
“Si è trattato di un caso particolarmente delicato e di alta complessità – sottolinea la nota -, vista la giovane età e le varie richieste in urgenza nazionale, essendo stata richiesta la collaborazione di diverse Unità Operative dell’Arnas Garibaldi coinvolte nel processo di donazione degli organi, che nonostante le loro attività sia d’urgenza o di elezione, hanno ottemperato le richieste di consulenza o esami in tempi brevissimi: la Rianimazione del Garibaldi-Centro, con tutti gli operatori sanitari medici, infermieri, Oss e ausiliari; la Neurologia, la Radiologia, la Cardiologia, l’Oculistica, la Patologica Clinica, l’Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, il personale di sala operatoria, l’equipe chirurgiche, il personale sanitario del coordinamento locale aziendale Arnas donazione organi e tessuti”.
“Il prelievo multiorgano è stato eseguito, da tutte le equipe di chirurghi trapiantologi presso il blocco operatorio del dipartimento di emergenza, giunti da Palermo”, prosegue la nota, evidenziando che “si è trattato quindi di un processo di lavoro ‘in squadrà complesso, che ha coinvolto al contempo la Direzione Generale, la Direzione Sanitaria Aziendale, e le forze dell’ordine, che hanno permesso la staffetta, dal nosocomio all’eli-base del Cannizzaro, delle equipe chirurgiche dopo aver prelevato gli organi, viste le condizioni di urgenza”.
“Da segnalare anche il lavoro delle Procure della Repubblica di Ragusa e Minorile di Catania, quello del medico legale nominato dalla procura minorile di Catania, tutti coinvolti nell’autorizzazione alla donazione di organi, nel pieno rispetto della scelta dei familiari – conclude la nota -. Tutto il percorso di donazione è stato coordinato dal Coordinatore Regionale Sicilia, Giorgio Battaglia, dal referente di Coordinamento operativo Crt Sicilia, Antonino Scafidi e dal Coordinatore Locale aziendale Arnas, Ilenia Bonanno, nonchè dagli infermieri di Coordinamento, Francesco Piazza e Sissi Scollo”.
– foto Agenzia Fotogramma –
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Fratture del femore in aumento, la riabilitazione è cruciale
ROMA (ITALPRESS) – Ogni anno in Italia si effettuano più di 120.000 interventi chirurgici per frattura del femore negli over 65. La causa principale è l’osteoporosi, la malattia dell’apparato scheletrico caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento del tessuto osseo. Circa il 75% delle fratture colpisce le donne, per le quali il rischio di morire in seguito alle complicanze è uguale a quello legato al tumore del seno. I costi complessivi legati alla frattura del femore, dunque ricovero, riabilitazione, pensione d’invalidità e costi indiretti, secondo l’associazione degli ortopedici e traumatologi ospedalieri d’Italia, ammontano nel nostro paese a 1.200.000.000 di euro l’anno. Il numero delle fratture è in aumento e si prevede che per il 2030 in Europa ci saranno circa 750.000 nuovi casi all’anno. Sono questi alcuni degli argomenti trattati da Giuseppe Banfi, professore di biochimica clinica e biologia molecolare clinica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttore scientifico dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Uno degli aspetti principali è l’età elevata di questi pazienti: con un’età media 82 anni e un range che va da 65 a 95 anni, chiaramente l’età è molto avanzata – ha esordito – In grande maggioranza sono donne, e per noi è particolarmente importante capire il tipo di frattura. In alcuni tipi si interviene con dei chiodi che bloccano la lesione, in altri casi si interviene con la protesi sostituendo l’intera articolazione. La frattura più classica è quella completa e l’approccio chirurgico in quel caso deve essere particolarmente accurato”. E sul progetto Femur: “E’ nato con la collaborazione di Federated Innovation, l’associazione del distretto di Milano dedicato alla scienza e alla ricerca – ha raccontato – Insieme alle ditte interessate abbiamo organizzato questo studio sulla frattura del femore, riguardante l’intero percorso del paziente, dunque non solo la parte ospedaliera, ma anche su quello che succede prima e soprattutto dopo. Purtroppo è un patologia molto frequente – ha ribadito il professore – Abbiamo operato più di 500 fratture di femore in un anno, è un numero impressionante. Il ministero della salute impone e raccomanda di effettuare l’intervento chirurgico in un lasso di tempo di 48 ore dall’ingresso del paziente. Questa è una richiesta per diminuire la mortalità in questi pazienti. E’ stato un grande avanzamento, in Italia nel giro di dieci anni è raddoppiato il numero dei pazienti operati”.
Oltre allo sviluppo di tecniche sempre più avanzate per quanto riguarda l’operazione in seguito a frattura del femore, di pari importanza è la riabilitazione del paziente operato: “Il nostro studio è servito per avere un quadro di quel che avviene nell’ambito della frattura di femore. Dopo l’operazione bisogna intervenire con una corretta riabilitazione, questa deve essere mirata e personalizzata, anche a domicilio – ha spiegato Banfi – L’intenzione è collaborare con le strutture del territorio che già lavorano a domicilio, proprio per organizzare questa rieducazione che è fondamentale. Su 100 pazienti osservati nel nostro studio, ben 4 si sono già rifratturati. Hanno già altre patologie, è naturale che bisogna intervenire nella rieducazione in modo professionale”. Infine, su come provare a prevenire una frattura del femore: “Bisogna rilevare lo stato di salute dell’osso, in particolare nelle donne che sono più frequentemente soggette all’osteoporosi – ha concluso il professore – E va fatto per prevenire, ma anche nei soggetti già fratturati per evitare che ricapiti un incidente di questo tipo”.
– foto tratta da video Medicina Top –
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Logistica del farmaco, a Bari la conferenza annuale di PharmacomItalia
BARI (ITALPRESS) – Innovazione e sostenibilità nei processi di gestione e consegna end-to-end del bene farmaco. Questi i temi dei lavori della Conferenza Annuale PharmacomItalia2024 che si terrà a Bari il 14 e 15 maggio presso il Grande Albergo delle Nazioni. Obiettivo: delineare gli scenari evolutivi e i futuri sviluppi riguardo i progetti e i programmi di sostenibilità della filiera logistica e delle imprese del farmaco.
La novità nell’organizzazione dell’evento di quest’anno è il Working Tour allo Stabilimento Merck di Modugno-Bari, il primo stabilimento Biotech di Merck ad equipaggiarsi dell’innovativa tecnologia produttiva in isolatore. Nel corso del Tour saranno illustrati i seguenti programmi di sostenibilità:
“Siamo orgogliosi di poter incontrare la community di PharmacomItalia per raccontare quanto Merck Italia sia un’azienda innovativa e focalizzata sui bisogni dei pazienti. Proprio in questo Sito vengono confezionati farmaci utilizzando le tecnologie più innovative e spediti in più di 150 Paesi nel mondo, con grande attenzione alla sostenibilità”, dichiara Annalisa Calvano, Direttrice del Sito Merck di Modugno-Bari – “Per questo, è nostro impegno quotidiano il mantenere elevati gli standard di sicurezza e qualità dei processi di produzione e logistica, impegnandoci costantemente a ridurre l’impatto ambientale dello stabilimento con numerosi progetti”.
Nel corso della Conferenza, che vedrà la partecipazione di esperti e di operatori della logistica di grande rilievo nazionale, saranno sviluppati i seguenti Hot Topic sui temi della sostenibilità e dell’innovazione. Emissioni CO2: impatto sulla filiera della logistica del farmaco; Gestione delle CAPA (Corrective Action Preventive Action) ed escursioni termiche durante il trasporto; Importanza della data security nella logistica farmaceutica.
“Ringrazio Merck Italia per l’ospitalità e l’opportunità di constatare di persona quanto il coniugare l’innovazione tecnologica con la sostenibilità sia un impegno costante. Un impegno che PharmacomItalia, per quanto concerne la logistica del farmaco, ha assunto e persegue da tempo con altrettanta determinazione – ha dichiarato Fabrizio Iacobacci, Presidente PharmacomItalia (nella foto) -. La Conferenza offrirà momenti di confronto e scambio di opinioni secondo la vision PharmacomItalia, basata sul dialogo e la collaborazione reciproca, per creare una sempre più ampia comunità di professionisti qualificati e aperti alle innovazioni. Sarà interessante approfondire i temi della conferenza laddove innovazione e sostenibilità costituiscono la base dei futuri scenari nella cura del paziente. Uno degli scenari futuri riguarda l’impiego dell’Intelligenza Artificiale che già oggi coinvolge ogni settore della produzione. In particolare, quello della produzione farmaceutica, essendo orientato alla tutela della salute, sarà uno dei primi ad essere chiamato a questa trasformazione La logistica, come partner d’elezione, non potrà che tenere il passo”, ha concluso Iacobacci.
– Foto PharmacomItalia –
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Medicina, in bando Università Cattolica 10 posti destinati ai sammarinesi
SAN MARINO (ITALPRESS) – Pubblicato il bando per l’assegnazione di 10 posti destinati a cittadini sammarinesi per la laurea magistrale in Medicine and Surgery da parte dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. E’ quanto annunciato oggi in conferenza stampa dal Segretario di Stato per la Sanità e Sicurezza Sociale di San Marino Mariella Mularoni e dal Direttore Generale dell’ISS, Francesco Bevere.
La pubblicazione del bando segue l’accordo firmato a Roma nel dicembre scorso, sottoscritto nella sala della Presidenza della Facoltà di Medicina e Chirurgia alla presenza del professor Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà e del dottor Lorenzo Cecchi, Direttore della Sede di Roma dell’Università Cattolica.
I candidati sammarinesi potranno presentare le loro domande a partire dall’8 maggio e fino al 6 settembre 2024, effettuando la procedura di iscrizione online, comprensiva della quota di iscrizione.
Per maggiori informazioni e per accedere al bando, è possibile visitare questa pagina del sito dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: https://www.unicatt.it/corsi/triennale/medicine-and-surgery-roma/admissions-and-applications.html#accordion-124fe95460-item-88d434c70b
“E’ una grande soddisfazione ed un privilegio per la Repubblica di San Marino potersi avvalere dell’alta formazione in medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – dichiara il Segretario di Stato Mariella Mularoni -, universalmente riconosciuta come una delle migliori realtà a livello accademico presenti in Italia. Siamo lieti di poter offrire nuove opportunità di formazione e di crescita professionale ai giovani sammarinesi interessati alla medicina. Era un obiettivo ambito da molti anni, che finalmente è stato raggiunto grazie a un lavoro incessante e che anche questa Segreteria di Stato, ha considerato come prioritaria fin dal suo insediamento. Voglio ringraziare ancora una volta il professor Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, per la sua disponibilità e collaborazione nel rendere possibile questo accordo. La pubblicazione di un bando destinato ai nostri giovani è un traguardo atteso e auspicato da anni a San Marino, che finalmente posso dire di avere raggiunto, superando, giorno dopo giorno, i vincoli burocratici più critici della legislazione di settore nonchè i dubbi e le esitazioni che abbiamo sciolto nelle sedi politiche e tecniche italiane, dopo un meticoloso lavoro svolto in ogni sede insieme al direttore Generale Francesco Bevere, che desidero ringraziare particolarmente, per il prezioso contributo che ha consentito il raggiungimento di questo obiettivo prioritario. Questo eccellente risultato per la formazione dei giovani sammarinesi è la ulteriore evidenza di come la ‘Politicà possa realizzare obiettivi complessi e mai raggiunti finora, per l’interesse delle future generazioni e della sanità pubblica, a medio-lungo termine; peraltro risponde pienamente alle esigenze rappresentate in Commissione Consiliare Sanità il 9 ottobre scorso attraverso l’approvazione di un apposito ordine del giorno bipartisan”.
“La pubblicazione del bando dedicato ai cittadini sammarinesi per l’accesso al Corso di Laurea in Medicine and Surgery dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è l’ultimo tassello di un percorso destinato nei prossimi anni ad esercitare effetti positivi, concreti e duraturi sul funzionamento del nostro sistema sanitario e socio-sanitario, assicurandone la crescita e la graduale autonomia tecnico-specialistica – dichiara il Direttore Generale dell’Istituto per la Sicurezza Sociale Francesco Bevere -. Un risultato tangibile di un lavoro particolarmente complesso, in grado di generare opportunità formative di eccellenza per i giovani sammarinesi e nel contempo garantire prospettive di un solido futuro all’Istituto per la Sicurezza Sociale e, in particolare al nuovo Ospedale di Stato. Colgo l’occasione per ringraziare le dottoresse Greta Cola e Licia Mariani per aver composto e condiviso i termini legali di stipula dei diversi carteggi con gli esperti di settore dell’Università Cattolica. La avvenuta pubblicazione del bando – conclude il Direttore Bevere – è il segnale evidente di come e quanto le capacità dell’Ente e le relazioni ottimali con le strutture Ministeriali e Politiche italiane, grazie al ruolo fondamentale svolto dal Segretario di Stato Mariella Mularoni, che ringrazio per ogni supporto che mi ha garantito nelle diverse fasi del percorso tecnico-amministrativo, abbiano giocato un ruolo fondamentale per portare a casa questo importante risultato, di cui sono particolarmente soddisfatto”.
-foto ufficio stampa Iss San Marino –
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Ricerca, a Firenze il contributo delle professioni sanitarie
FIRENZE (ITALPRESS) – Avviare un censimento delle attività di ricerca condotte dalle professioni sanitarie tecniche, riabilitative e della prevenzione. Questo l’obiettivo del primo “Spring colloquium”, una due giorni organizzata a Firenze, presso Villa la Quiete, dal centro studi SAPIS della Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (FNO TSRM e PSTRP).
Alessandro Beux, Presidente del centro studi SAPIS, nel suo intervento di apertura ha sottolineato che “lo Spring colloquium di SAPIS è la prima delle iniziative pubbliche del centro studi che SAPIS mette a disposizione della Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. All’interno delle professioni della FNO TRSM e PSTRP c’è un patrimonio professionale che stiamo cercando di censire e valorizzare”.
I saluti istituzionali si sono aperti con quelli di Alessandra Petrucci, Rettrice dell’Università di Firenze, che ha posto l’attenzione sull’importanza dell’interdisciplinarietà fra le professioni sanitarie, “che portano un contributo fattivo nel campo della ricerca. Questa occasione deve essere sfruttata da noi, in particolare, su come migliorare i percorsi formativi quali trampolini di lancio anche per la ricerca”. A seguire Massimo Braganti, Direttore generale Estar, che ha sottolineato che “Estar è l’ente per il supporto tecnico e amministrativo della sanità Toscana, e come tale è a servizio dell’innovazione del sistema sanitario. Siamo onorati di accogliere un momento così alto di confronto, che persegue la stessa missione del nostro ente: offrire supporto ai professionisti e garantire la salute delle persone. Sottoscriveremo un protocollo d’intesa tra Estar e SAPIS”.
Francesco Annunziato, Direttore del Dipartimento di medicina sperimentale e clinica dell’Università degli studi di Firenze, nel suo intervento ha ribadito la volontà di investire sulle professioni sanitarie da parte del Dipartimento dando loro spazio anche nell’accademia. In rappresentanza delle professioni sanitarie hanno portato i loro saluti Teresa Calandra, Presidente dalla FNO TRSM e PSTRP, e Leonardo Capaccioli, Presidente dell’Ordine TSRM e PSTRP di Firenze, Arezzo, Lucca, Prato, Pistoia e Massa Carrara.
“Il centro studi SAPIS – afferma Teresa Calandra – è un progetto che parte da lontano e nasce su una proposta del Comitato centrale della Federazione nazionale che ha creduto fortemente sull’opportunità che potesse avere un luogo all’interno del quale i nostri professionisti e le nostre professioniste potessero crescere nel mondo della ricerca e non solo. La nostra è una comunità particolare, fatta da 19 profili sanitari, e noi abbiamo voluto investire in questo contesto riconoscendone l’importanza, sempre col pieno supporto del Consiglio nazionale. Il centro studi contribuirà in modo significativo alla crescita della nostra comunità professionale, così contribuendo a quella del nostro sistema sanitario nazionale”.
Sebbene sia il primo evento organizzato dal neocostituito centro studi, i suoi dati testimoniano un notevole interesse generale nei confronti dell’iniziativa e, soprattutto, una buona vitalità delle professioni sanitarie nel contesto della ricerca.
L’obiettivo di questo momento di incontro e condivisione è stato offrire un’occasione per favorire la creazione di gruppi multi e interprofessionali, oltre che multi e interdisciplinari, che facciano ricerca insieme e insieme propongano una nuova visione unitaria del sistema salute italiano.
Niccolò Persiani, Segretario generale del centro studi SAPIS sottolinea che “già da oggi è possibile contare su un numero altissimo di ricercatori. Sono 293 i professionisti sanitari coinvolti negli studi presentati, attraverso la collaborazione di 29 aziende sanitarie e 25 università di 17 Regioni differenti. Si sono messi a disposizione con la loro attività di ricerca e le loro strutture, e questa è una ricchezza di cui faremo sicuramente tesoro. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di spiegare loro che non sono solo professionisti che fanno ricerca, ma possono essere ricercatori che si occupano di professioni sanitarie, e questo sarà un salto di qualità di cui il sistema ha veramente bisogno”.
Per il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani “questa giornata è importante perchè evidenzia la centralità delle professioni tecniche, della riabilitazione e della prevenzione nel contribuire al benessere dei cittadini, attraverso un sistema sanitario pubblico come quello che in Italia garantisce universalità e pari condizioni”.
Dopo i saluti istituzionali hanno preso il via le sessioni parallele, anch’esse estremamente partecipate. Durante la giornata sono stati presentati 73 lavori in 12 sessioni differenti. L’interesse suscitato dall’iniziativa e dai lavori presentati dai vari relatori fa presumere il riconoscimento del fermento culturale all’interno delle professioni sanitarie della FNO TSRM e PSTRP e il loro reale impegno nella ricerca, di oggi e di domani. Lo Spring colloquium terminerà domani, 10 maggio, in cui interverranno esponenti del Ministero della salute e delle professioni sanitarie, del mondo della ricerca, tra cui AgeNaS, ISS e la già citata Università degli studi di Firenze. A questi si assoceranno le voci autorevoli di una parte del nostro Servizio sanitario nazionale, tra cui ESTAR e IRCCS Policlinico AOU Sant’Orsola di Bologna, per confrontarsi sul contributo valoriale, professionale, scientifico e gestionale che i professionisti appartenenti alla FNO TSRM e PSTRP possono dare nell’attuazione della riforma epocale del SSN italiano in corso.
L’iniziativa si concluderà con un dibattito dal titolo “La ricerca quale possibilità di crescita professionale dei professionisti della FNO TSRM e PSTRP”, durante il quale verranno presentate le direttrici di maggiore interesse e gli approcci più efficaci della ricerca delle professioni sanitarie in Italia.
-foto ufficio stampa FNO TSRM e PSTRP –
(ITALPRESS).









