ROMA (ITALPRESS) – Cresce l’impegno di Federfarma a fianco di AIRC per supportare la ricerca sul cancro. Il Presidente Nazionale Marco Cossolo e il Consigliere Delegato di Fondazione AIRC Daniele Finocchiaro hanno firmato oggi a Roma presso la sede di Federfarma Nazionale il Protocollo d’intesa di durata triennale. Questo documento conferma la collaborazione di Federfarma alla storica campagna Nastro Rosa AIRC per la sensibilizzazione sul tumore del seno nelle oltre 18.000 farmacie associate e rafforza l’impegno con il nuovo progetto “Insieme per la prevenzione” che vede i due Enti impegnati insieme.
Il progetto si concretizza nella realizzazione congiunta di materiali e contenuti informativi sull’adozione di abitudini e comportamenti salutari per ridurre il rischio di cancro, insieme all’adesione agli screening resi disponibili dal Servizio Sanitario Nazionale. Questi contenuti saranno messi a disposizione delle oltre 18.000 farmacie associate a Federfarma, che a loro volta potranno veicolarli ai pazienti direttamente in farmacia oppure attraverso i propri canali digitali. Un progetto con cui Federfarma e AIRC sottolineano il ruolo centrale della farmacia quale presidio sanitario vicino ai cittadini e interlocutore di prossimità privilegiato sui temi della prevenzione e dell’informazione.
Promuovere e sostenere la ricerca è una responsabilità sociale molto sentita da Federfarma e dalle farmacie italiane che, grazie alla loro presenza capillare sul territorio, possono sensibilizzare un gran numero di persone sull’importanza di adottare stili di vita sani ed effettuare screening al fine di prevenire il cancro – ha affermato Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale.
La responsabilità sociale fa naturalmente parte dell’attività che svolgiamo ogni giorno in farmacia accogliendo, ascoltando e orientando i cittadini che si rivolgono a noi con fiducia per ottenere risposte ai loro bisogni di salute – ha aggiunto Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma. Siamo onorati di collaborare con AIRC per diffondere questa cultura della prevenzione.
Valore della prevenzione e adozione di salutari stili di vita sono gli alleati della ricerca per ridurre il rischio di cancro – ha dichiarato Daniele Finocchiaro, Consigliere Delegato di Fondazione AIRC. Ringrazio il Presidente Cossolo, il Segretario Nazionale Tobia e Federfarma per aver rafforzato l’impegno al nostro fianco e per consentirci di veicolare a milioni di persone un’informazione corretta su temi così importanti.
La collaborazione tra Federfarma e Fondazione AIRC, iniziata nel 2018, è stata riconosciuta anche con il premio AIRC “Credere nella ricerca” assegnato a ottobre 2023 dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la Cerimonia di apertura dei Giorni della Ricerca.
-foto ufficio stampa Federfarma-
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Firmato il protocollo d’intesa tra Federfarma e Fondazione Airc
Tumore della cervice uterina, un nuovo farmaco migliora la sopravvivenza
RAHWAY (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Pembrolizumab più chemioradioterapia è il primo regime immunoterapico a poter cambiare la pratica clinica nel trattamento di prima linea nel tumore della cervice uterina localmente avanzato, come evidenziato dai dati di sopravvivenza dello studio KEYNOTE-A18, coordinato da una ricercatrice italiana, la Professoressa Domenica Lorusso. Nello studio di Fase 3 KEYNOTE-A18, noto anche come ENGOT-cx11/GOG-3047, pembrolizumab, terapia anti-PD-1 di MSD, in combinazione con chemioradioterapia (CRT [cisplatino e EBRT seguiti da brachiterapia]), ha soddisfatto l’endpoint primario di sopravvivenza globale (OS) nel trattamento delle pazienti con nuova diagnosi di tumore della cervice localmente avanzato ad alto rischio.
All’analisi ad interim predefinita condotta da un Comitato indipendente per il Monitoraggio dei Dati, pembrolizumab in combinazione con CRT concomitante ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza globale rispetto alla sola CRT concomitante. Il profilo di sicurezza di pembrolizumab in questo studio è risultato coerente con quello osservato negli studi precedentemente riportati; non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza. I risultati saranno presentati ad un prossimo convegno medico e verranno condivisi con le autorità regolatorie a livello mondiale.
KEYNOTE-A18 nel 2023 ha soddisfatto l’altro endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione (PFS). Questi dati di PFS sono stati presentati al Congresso 2023 della European Society for Medical Oncology (ESMO) e sono stati di supporto all’approvazione a gennaio 2024 da parte della Food and Drug Administration americana di pembrolizumab in combinazione con CRT per il trattamento del tumore della cervice uterina con malattia Stadio III-IVA FIGO2014 (International Federation of Gynecology and Obstetrics).
“Questo è il primo studio di Fase 3 in cui un regime a base di immunoterapia ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante in termini di sopravvivenza globale rispetto alla sola chemioradioterapia -dichiara Gursel Aktan, Vicepresidente, global clinical development, Merck Research Laboratories -. Oltre ai dati positivi di sopravvivenza libera da progressione di questo studio, questi risultati sottolineano il nostro impegno ad esplorare il ruolo di pembrolizumab in diversi tipi di neoplasie negli stadi iniziali di malattia, in cui è maggiore il potenziale per ottenere risultati migliori”.
“Questi risultati sono importanti sia per i pazienti che per la comunità medica e rafforzano i dati precedenti dello studio KEYNOTE-A18, mostrando ora che questo regime prolunga la vita delle pazienti con tumore della cervice localmente avanzato ad alto rischio”, afferma Domenica Lorusso, Principal Investigator dello studio KEYNOTE-A18, lead investigator per ENGOT e professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia alla Humanitas University.
Ogni anno, in Italia, si stimano circa 2500 nuove diagnosi di tumore della cervice uterina. “Lo studio KEYNOTE-A18 – continua Lorusso – mostra per la prima volta che aggiungere l’immunoterapia alla chemioradioterapia nel tumore della cervice uterina localmente avanzato ad alto rischio aumenta la sopravvivenza globale e riduce il rischio di progressione. Per la prima volta dopo 25 anni, riusciamo a cambiare lo standard di cura, migliorando la sopravvivenza delle pazienti con tumore della cervice uterina, che è una delle neoplasie più sintomatiche e dolorose che possano colpire una donna. Contro questa neoplasia, quasi sempre causata dall’HPV, il Papillomavirus umano, la più frequente infezione sessualmente trasmessa, abbiamo a disposizione diversi strumenti anche di prevenzione, dalla vaccinazione contro l’HPV, agli screening, fino a nuovi trattamenti efficaci. Questo studio è ancora più importante perchè la chemioradioterapia che in questo studio è stata somministrata è lo standard attuale che già di per sè è curativa nel 60% delle pazienti, per cui su questa base già molto alta aggiungere pembrolizumab ci aiuta ulteriormente a guarire una quota maggiore di pazienti”.
Negli Stati Uniti, pembrolizumab è approvato per altre due indicazioni nel tumore della cervice: in combinazione con chemioterapia, con o senza bevacizumab, per il trattamento delle pazienti con tumore della cervice persistente, ricorrente o metastatico con espressione di PD-L1 [Punteggio Positivo Combinato (CPS) =1] determinato da un test approvato da FDA; e come agente singolo, per il trattamento delle pazienti con tumore della cervice ricorrente o metastatico con progressione di malattia durante o dopo la chemioterapia, con espressione di PD-L1 (CPS =1) determinata da un test approvato da FDA.
In Europa, EMA ha approvato pembrolizumab in associazione a chemioterapia con o senza bevacizumab nel trattamento del carcinoma della cervice persistente, ricorrente o metastatico negli adulti il cui tumore esprime PD-L1 con CPS =1.
– Foto Msd –
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Aiop Lombardia, Michele Nicchio nuovo presidente
MILANO (ITALPRESS) – Riaffermazione della sanità privata accreditata come parte integrante del Sistema sanitario nazionale, tempi di attesa da ottimizzare, carenza di posti letto convenzionati nelle strutture socio-sanitarie, diventato ormai un problema cronico, e carenza del personale. Sono queste le priorità indicate da Michele Nicchio, 42 anni, amministratore e direttore operativo del Gruppo Mantova Salus, eletto come nuovo presidente di Aiop Lombardia, l’associazione che rappresenta 106 strutture della sanità privata accreditata operanti in Lombardia, parte integrante del Sistema sanitario regionale. Sono state indicate, novità di quest’anno, anche due vice presidenti di diritto che si occuperanno rispettivamente delle tematiche legate alla sfera ospedaliera e socio-assistenziale, si tratta di Dario Beretta e Alessandro Bariani.
“I dati confermano che siamo ancora primi nei ranking nazionali e internazionali – afferma Nicchio – Abbiamo il compito di mantenere questo primato, continuando a comunicarlo nel migliore dei modi. In Lombardia il comparto accreditato privato continua a dare un contributo imprescindibile in termini di quantità, qualità, efficienza e capillarità sul territorio, curando esattamente come fanno le strutture del comparto pubblico: gratuitamente o al massimo con il pagamento del ticket. La presenza del privato ha contribuito a raggiungere e mantenere l’equilibrio economico finanziario del bilancio regionale, perciò credo che sarà fondamentale continuare a investire nella compresenza dei due erogatori, favorendo e valorizzando pregi e rispettivi punti di forza”.
Ci sono delle criticità da affrontare rappresentate dalla carenza di personale. “Su questo problema – continua Nicchio – dobbiamo lavorare non solo con un orizzonte di lungo termine ma anche nell’immediatezza, velocizzando e semplificando i processi di riconoscimento dei titoli per il personale proveniente dall’estero”.
Per le liste d’attesa, invece, secondo Nicchio “l’introduzione del nuovo tariffario nazionale ha complicato le cose, ma la Lombardia, grazie all’autonomia gestionale, è riuscita a limitare e calmierare gli effetti negativi. Sul tema va poi smentita una fake news relativa al Cup unico e alla mancanza di volontà di aderirvi. Da anni tutte le strutture private convenzionate – ricorda il neoeletto presidente – si sono integrate con il sistema di prenotazione unico. Vero è che Regione Lombardia ha ritenuto fosse arrivato il momento di implementarlo e, come avvenuto nel passato, quando il nuovo sistema di prenotazione sarà pronto, le nostre strutture si integreranno con esso”.
“Non è vero poi nemmeno che le strutture private scelgono le prestazioni più remunerative. Da anni Regione Lombardia ha introdotto una percentuale via via crescente di prestazioni che i privati sono obbligati a fornire e che vengono decise dalle Ats dei singoli territori in base alle necessità epidemiologiche riscontrate. Il servizio di pronto soccorso, che rivendichiamo con orgoglio, è un esempio chiaro di collaborazione”.
Altro aspetto importante riguarda il ruolo delle strutture socio-assistenziali. “Con il nostro apporto dal punto di vista socio-sanitario rappresentiamo un’importante valvola di sfogo per le strutture ospedaliere. Siamo capaci infatti di prendere in carico pazienti caratterizzati da un carico assistenziale sanitario maggiore rispetto ai tempi precedenti”.
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Foto: Aiop Lombardia
Tumori al cervello, grandi passi avanti nella neurochirurgia
ROMA (ITALPRESS) – I tumori al cervello sono tra i più temuti e difficili da trattare. L’incidenza è in lieve ma costante crescita, anche a causa dell’aumento dell’età media. In base agli ultimi dati dell’AIRTUM, le nuove diagnosi di tumori cerebrali sono circa 6.000 all’anno. La diffusione è maggiore tra le donne, anche se è negli uomini che si riscontrano le forme più aggressive della malattia. Contrariamente agli altri tipi di tumori, anche quelli benigni, proprio a causa della loro localizzazione, possono compromettere funzioni importanti per l’organismo, per questo la cura tempestiva e la chirurgia sono così importanti. Sono questi alcuni dei temi trattati da Francesco Signorelli, professore ordinario di neurochirurgia dell’università Aldo Moro di Bari e direttore dell’unità operativa complessa di neurochirurgia dell’azienda ospedaliera universitaria consorziale Policlinico di Bari, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“La neurochirurgia è nata da sveglio, durante la seconda guerra mondiale non avevamo le capacità anestesiologiche di adesso e si procedeva con gli interventi da sveglio – ha esordito – Si è tornati a operare molto da sveglio, ora c’è la possibilità di preservare gran parte delle funzioni cognitive del nostro cervello come linguaggio, orientamento, sensibilità, memoria: tutte queste funzioni hanno localizzazioni ben precise nel cervello, che noi dobbiamo immaginare come un mosaico”.
Il professore si è soffermato su un focus legato agli interventi al cervello: “Il cervello non è innervato, se lo tocchi non hai alcun tipo di sensazione. Sono innervati tutti gli involucri che circondano il cervello, lo sono la meninge e l’osso, l’anestesista sa come fare per renderli insensibili – ha spiegato Signorelli – Il dolore è praticamente pari a zero, ai pazienti dà invece fastidio il fatto di essere immobili a lungo”.
“Sono interventi lunghi, da quando entra a quando esce il paziente, però la parte clou dell’intervento deve durare poco, perchè il paziente non può essere cooperante al 100% per più di un’ora o un’ora e mezzo – racconta -. Il paziente parla costantemente con noi, ha un microfono, noi siamo in contatto con lui durante l’intervento. C’è una collaborazione all’interno del team che si perfeziona nel tempo ed è indispensabile – ha aggiunto spiegando come gli interventi chirurgici al cervello non possano prescindere da un lavoro di gruppo – Io devo conoscere qualcosa di neuropsicologia, il neuropsicologo deve conoscere i tempi chirurgici. E’ necessario avere un team, o non si può procedere”.
“La neurochirurgia ha fatto grandi passi in avanti. A Bari, per quanto riguarda la mia esperienza, 200-250 interventi all’anno riguardano i tumori cerebrali – ha sottolineato – Tanti possono essere guariti, altri in attesa di nuovi progressi che si fanno ogni giorno vengono tenuti sotto controllo”.
Sulla credenza che riguarda la presunta pericolosità dei cellulari: “Dal punto di vista scientifico non ci sono assolutamente dati in favore del fatto che i cellulari possano avere una qualche associazione con lo sviluppo di tumori cerebrali, assolutamente no – ha assicurato Signorelli – Invece le esposizioni agli idrocarburi sì: una malattia polmonare può indirettamente colpire il cervello”.
E sui sintomi che dovrebbero indurre il paziente a rivolgersi a uno specialista: “Il mal di testa è aspecifico, ma uno strano e non abituale, che ti sveglia la notte e si associa a sonnolenza o vomito, o se c’è una crisi epilettica, allora sì che può portare a rivolgersi allo specialista, oppure una sensazione di disorientamento, blocco del linguaggio, disturbi della vista”. Infine, sui possibili sviluppi della neurochirurgia: “L’intelligenza artificiale può dare la possibilità di trattare una mole di dati enorme per incanalarli e cercare di curare in maniera sempre più personalizzata – ha concluso – E’ questione di poco tempo”.
– foto tratta da video Medicina Top –
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Libri, Eliana Liotta lancia “La vita non è una corsa”. Elogio alla pausa
MILANO (ITALPRESS) – “E’ una sorta di racconto saggio che ho scritto in collaborazione con gli specialisti dell’Università San Raffaele e dell’Ospedale San Raffaele: neuroscienziati, gastroenterologi, psicologi, fisiatri. E’ un viaggio attraverso il nostro corpo, la nostra mente, la nostra storia per parlare non solo dei suoni della nostra vita, ma anche dei silenzi e delle pause che sono altrettanto importanti”. Lo ha spiegato Eliana Liotta parlando del suo libro “La vita non è una corsa”, in un’intervista all’Agenzia Stampa Italpress. Insieme agli specialisti ha individuato “un percorso fatto di quattro diversi tipi di soste” da concedersi nel quotidiano. “Le prime sono le pause secondo natura, ovvero quelle che riguardano i cicli della luce e del buio e che obbligatoriamente il nostro corpo dovrebbe seguire – ha proseguito -. Le seconde sono quelle che definisco dei pensieri lenti. Noi tutti siamo abituati a ragionare velocemente, va bene prendere delle decisioni di pancia, ma siamo fatti per fare delle riflessioni e questo ci serve per essere padroni della nostra esistenza. Poi ci sono le pause sentimentali, da passare con le persone che amiamo perchè siamo animali sociali e la solitudine ci può far stare molto male. Infine, ognuno ha le sue pause personali, non negoziabili. C’è chi sorseggia la tisana alla sera, chi vuole andare a sciare nei weekend”. (ITALPRESS).
Foto: Italpress
Prostata, passi avanti su diagnosi, terapie e chirurgia
ROMA (ITALPRESS) – Nuovi strumenti diagnostici, terapeutici e chirurgici sono pronti a rivoluzionare gli interventi sul tumore alla prostata. Non solo: un cambiamento radicale è previsto per l’ipertrofia del collo vescicale, una patologia che colpisce spesso una popolazione in età giovane, tra il 20 e i 50 anni. Gli approcci terapeutici fin qui disponibili mettevano a rischio l’eiaculazione del paziente, con riflessi anche psicologici; una nuova tecnica, invece, permetterà di conservare anche la capacità eiaculatoria durante l’orgasmo. Questi temi sono stati affrontati nel convegno “Prostate Master 1”, che si è tenuto presso la Clinica “Villa Pia” di Roma, con la presidenza di Alessandro Calarco, Membro del comitato Patients della Società Italiana di Urologia – SIU e del Direttivo della Società Scientifica UROP, e Responsabile Urologia presso la Clinica “Villa Pia”.
Il tumore alla prostata è il più frequente negli uomini: l’80% della popolazione maschile con più di 80 anni ne è affetto. Considerando la stretta interrelazione con l’età e l’aumento della sopravvivenza, cresce anche il numero di pazienti. Secondo i dati AIOM, in Italia il tumore della prostata nel 2023 ha colpito 41.100 uomini, con un incremento nell’ultimo triennio del 14%, visti i 36mila casi del 2020. I dati americani contano invece ogni anno 288mila nuovi casi e 34.700 decessi. Tuttavia, non è il primo tumore per mortalità: oltre il 60% dei pazienti riesce a sconfiggerlo definitivamente. Serve però una diagnosi precoce e l’identificazione delle forme più gravi. “In caso di sospetto di neoplasia l’urologo deve intervenire con le analisi ematiche e strumentali atte a capire se quel paziente sia a rischio tumore – spiega Calarco -. Queste analisi consistono nel PSA, l’antigene prostatico specifico; l’esplorazione rettale; laddove richiesto la risonanza magnetica multiparametrica, che fa parte delle nuove tecnologie a disposizione dell’urologo che servono ad affinare la tecnica di biopsia che si utilizza poi per fare la diagnosi del tumore. Questa tecnica indica le lesioni sospette e permette una diagnosi precisa”.
“La novità principale nel trattamento medico del tumore prostatico è rappresentato da associazioni di farmaci: doppiette e triplette – sottolinea Antonella Mecozzi, UOC Oncologia Centro di eccellenza Oncologia Radioterapica e Medica Fatebenefratelli Isola Tiberina Gemelli Isola -. Le cellule tumorali del tumore prostatico sono sensibili al testosterone, ormone maschile, la cui soppressione, attraverso la terapia ormonale si rivela fondamentale. Tuttavia, negli stadi più avanzati della malattia, le cellule tumorali possono diventare resistenti alla terapia ormonale che blocca la produzione di testosterone, per cui diventa necessario ricorrere a nuovi farmaci che superano questa resistenza”. “Negli ultimi anni – aggiunge – l’uso di farmaci ormonosoppressivi di nuova generazione per via orale (ARSI) associati alla terapia antiandrogena classica, “doppietta”, hanno modificato lo scenario, aumentando la sopravvivenza di questi pazienti in maniera significativa. Recentemente si è visto che la “tripletta”, cioè il trattamento combinato con antiandrogeni classici, ARSI e chemioterapia, nei pazienti con malattia estesa ad alto rischio ha un impatto positivo sulla sopravvivenza. Tra le novità dell’ultimo anno non dobbiamo dimenticare l’introduzione nella pratica clinica di farmaci che agiscono nei pazienti portatori di mutazione dei geni BRCA1 e 2. In ultimo vi è un farmaco, già approvato da EMA di cui in Italia si attende la rimborsabilità, un radioligando che permetterà di effettuare una terapia mirata alla sede delle metastasi che sono state diagnosticate con la PSMA-PET”.
“In caso di intervento chirurgico, le novità più significative riguardano la capacità di intervenire con tecniche mini- invasive, laparoscopiche o robot assistite – evidenzia Calarco – Finora gli interventi chirurgici per l’asportazione di una neoplasia prostatica con il taglio dell’addome hanno comportato il rischio di conseguenze sulla funzione erettile e sulla continenza urinaria. I nuovi strumenti chirurgici, che si limitano a effettuare piccoli fori di 5 millimetri ed adottano l’ausilio di ultratelecamere, permettono di operare i pazienti con un impatto minore e con tempi rapidi di convalescenza. L’evoluzione robotica è stato un grande passo avanti e ha ulteriori prospettive, con nuove macchine che riducono il tasso di mini-invasività con un unico foro dove si inserisce un singolo strumento che, una volta all’interno dell’addome del paziente, si apre esponendo cosi gli strumenti robotici contenuti al suo interno”.
L’ipertrofia del collo vescicale è una patologia molto simile all’ipertrofia prostatica benigna dal punto di vista sintomatologico che provoca un’ostruzione nella prostata che condiziona la minzione. “L’ipertrofia del collo vescicale può richiedere un intervento chirurgico che comporta il rischio di perdere l’eiaculazione e di conseguenza la capacità riproduttiva – continua Calarco – Il fatto che colpisca una popolazione giovane, tra i 20 e i 50 anni, rende particolarmente delicato questo approccio terapeutico. Una nuova tecnica di recentissima sperimentazione riesce a preservare l’eiaculazione nel 100% dei pazienti operati. Nel prossimo futuro rappresenterà un cambiamento radicale”.
Il convegno “Prostate Master 1. La prostata dalla diagnosi al trattamento” si è tenuto presso la Clinica “Villa Pia”. Presieduto dal dottor Calarco, l’evento è stato patrocinato dagli Urologi dell’Ospedalità Privata (UrOP) e dalla SIU, ed è stato organizzato con il contributo non condizionante di Recordati. Presenti oltre 50 tra oncologi, urologi, chirurghi, medici di medicina generale. “Siamo stati lieti di ospitare un’iniziativa con specialisti di varie discipline per analizzare i dettagli dell’avanzamento tecnologico in urologia, che consente progressi diagnostici, terapeutici, chirurgici – commenta Daniela Bottari, Amministratore Unico Clinica “Villa Pia” – Tra le nostre attività, questi percorsi di formazione rivestono una funzione fondamentale, in vista anche dell’ampliamento della nostra struttura con quattro nuove sale operatorie che apriranno per favorire la prevenzione e la cura del paziente, offrendo una significativa risorsa alla sanità romana in convenzione. Siamo infatti impegnati a garantire servizi efficienti e aggiornati al massimo”.
– foto ufficio stampa Diessecom –
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Tecnologia e ricerca per la sanità, ecco le priorità
ROMA (ITALPRESS) – “Tecnologia e ricerca per la sanità del domani” è il titolo dell’evento che si è svolto oggi (18 marzo) presso la Sala del Refettorio della Camera e aperto dai saluti istituzionali del Vicepresidente della Camera dei Deputati Giorgio Mulè, del Ministro della Salute Orazio Schillaci e di Annarita Patriarca, Segreteria d’Aula. Il convegno, articolato in due tavole rotonde, si è concentrato sull’importanza dei test NGS per la diagnosi oncologica precoce e della tecnologia per dispositivi medici per migliorare la qualità di vita dei pazienti.
“Il nostro obiettivo primario deve essere quello di guardare ai bisogni dei pazienti – dice il Vicepresidente della Camera Mulè – investendo in ricerca e tecnologia. Con questo convegno, insieme ai clinici e alle associazioni pazienti, oggi lanciamo due messaggi: abbiamo bisogno di investire maggiori risorse per i test NGS, incentivando la diagnosi precoce, e per lo sviluppo di nuove tecnologie per i dispositivi medici perchè possano migliorare la qualità di vita dei pazienti. Sono tutte necessità che abbiamo chiare e su cui lavoreremo nei prossimi mesi”.
“E’ necessario, per un maggiore e più efficiente utilizzo di test NGS, una collaborazione importante tra Istituzioni e politica – dichiara Paolo Marchetti, Professore ordinario di oncologia medica all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” – per andare incontro alle esigenze dei pazienti. Non è sufficiente effettuare un test genomico per pensare di trattare i pazienti al di fuori di un percorso controllato e condiviso. Evitare trattamenti improvvisati e promuovere la conoscenza in questo settore della oncologia mutazionale rappresenta la sfida che stiamo conducendo insieme alle Istituzioni”.
L’evento, organizzato con il patrocinio non condizionante di Servier Italia e Roche, ha visto la partecipazione dell’Associazione Pazienti Italia Colangiocarcinoma e di Diabete Italia Onlus.
“I dispositivi medici hanno un ruolo strategico – dichiara Riccardo Candido, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi – Abbiamo oggi delle opportunità tecnologiche che permettono un miglioramento del controllo glicemico, nel prevenire le complicanze e migliorare la qualità di vita delle persone. Ormai le evidenze scientifiche sono solide nel dimostrare che questi strumenti danno una grande efficacia. A noi il compito di far sì che vengano utilizzati in modo appropriato formando i professionisti e i pazienti”.
-foto ufficio stampa Esperia Advocacy –
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Cattani “Sanofi punta alla leadership nell’immunologia”
ROMA (ITALPRESS) – “Sanofi Italia rappresenta una delle principali aziende biofarmaceutiche presenti nel nostro paese, con oltre 1.800 collaboratori. Contribuiamo in maniera diretta a 278 milioni di export di farmaci verso il mondo. Investiamo circa 40 milioni ogni anno nei nostri stabilimenti e circa 35 milioni in ricerca clinica. Abbiamo eccellenze in ogni nostro stabilimento , da Scoppito (AQ) dove industrializzeremo una serie di molecole frutto della nostra R&D, ad Anagni, dove produciamo sterili e vaccini e dove produrremo anche terapie enzimatiche sostitutive per alcune malattie rare e Origgio, centro globale per la produzione di prodotti di automedicazione e soprattutto probiotici. Una grande eccellenza che ci rende orgogliosi di rappresentare Sanofi Italia nel mondo, anche dal punto di vista industriale. Lo ha detto in un’intervista all’Italpress Marcello Cattani, presidente e amministratore delegato di Italia e Malta del gruppo farmaceutico Sanofi. “Sanofi ha deciso di rifocalizzare la propria strategia di ricerca e sviluppo puntando sull’immunologia, l’intenzione è di essere entro il 2030 l’azienda farmaceutica leader in quest’area – ha spiegato – Un arco di innovazione che ha una base forte sul trovare quei meccanismi che possono scatenare risposte del sistema immunitario a 360 gradi, per esempio abbiamo in pipeline un anticorpo monoclonale che ritarda l’insorgenza del diabete di tipo 1. Uno sforzo davvero notevole, con un investimento di 6 miliardi e mezzo di dollari ogni anno e una maggiore focalizzazione sullo sviluppo di terapie che una volta sul mercato possano cambiare l’approccio clinico ad alcune patologie per cui ancora non vi è risposta”.
Sull’impegno nella cura alle malattie rare: “Abbiamo 13 entità farmacologiche in corso di sviluppo in questa area, in cui Sanofi ha una legacy forte, essendo stata la prima azienda ad aver sviluppato e portato ai pazienti affetti da malattie rare da accumulo lisosomiale terapie enzimatiche sostitutive – ha ricordato Cattani – Negli ultimi mesi abbiamo lanciato una nuova terapia enzimatica sostitutiva, per esempio in una malattia ultra-rara e con conseguenze devastanti come la ASMD. Abbiamo compiuto passi enormi negli ultimi 40 anni, ma tanto resta da fare non solo per chiarire i meccanismi eziologici e fisiopatologici di alcune malattie rare, ma portare farmaci e terapie nuove per i cittadini”.
Nel 2023 l’Italia nel settore farmaceutico ha superato per la prima volta i 50 miliardi di produzione, a livello globale però a fronte di 250 miliardi di dollari di investimenti, il Bel Paese ne intercetta poco meno dell’1%.
Passando poi al settore e allo scenario farmaceutico in senso più ampio, Cattani ha dichiarato: “A valle della pandemia c’è stata una nuova intensificazione degli investimenti, si stanno riversando finanziamenti sui mercati globali e sui centri di ricerca delle aziende farmaceutiche – ha sottolineato il presidente di Sanofi – Dobbiamo essere bravi, come credo stiamo facendo, insieme al Governo, a cambiare le policy europee. Oggi in Europa si sta cercando di attaccare e comprimere la proprietà intellettuale, questo è sbagliato, perchè così non si possono attrarre talenti e investimenti in ricerca e innovazione legati alla parte industriale. Dobbiamo rendere più aperte e flessibili le innovazioni, non è solo ricerca scientifica ma anche tecnologica e industriale – ha precisato – Il Governo sta dimostrando una grande sensibilità, collaborando con noi per cambiare il modo di lavorare su tutta la filiera. I costi ora sono del 30% superiori rispetto al 2021, in maniera strutturale. L’Europa è ancora dipendente in tante filiere dalle importazioni, in un momento di grande instabilità geopolitica ed economica dobbiamo avere una strategia forte sull’attrattività e la valorizzazione dei farmaci e delle competenze”.
“Un passaggio che ancora ci manca è la possibilità di avere un dato sanitario unico e centralizzato, su cui poter fare lavorare dall’intelligenza artificiale questa mole di dati per aiutare gli operatori – ha aggiunto – Serve un salto coraggioso dove oggi il blocco è nel garante della privacy, per utilizzare per la finalità della ricerca il dato sanitario, sempre proteggendo la privacy del singolo cittadino”.
Infine, sulle discrepanze a livello regionale in Italia nel campo della sanità: “Purtroppo c’è una situazione quasi impietosa di grande differenza riguardo farmaci, cure e prevenzione – ha riconosciuto Cattani – Ci servono riforme rapide, come l’abolizione dei prontuari ospedalieri regionali, che hanno strati di burocrazia completamente inutili che rallentano l’accesso ai farmaci e stimolano solo la migrazione sanitaria dei cittadini da una regione all’altra. Dobbiamo collaborare con il Governo affinchè riesca ad aiutare quelle regioni più indietro nel modernizzarsi e fare opere e investimenti previsti dal PNRR, che partono dalle infrastrutture di base – ha concluso – Abbiamo ospedali vecchi di oltre cent’anni, questo non è più sostenibile”.
– foto Italpress –
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