ROMA (ITALPRESS) – Non si ferma la crescita dei nuovi casi di coronavirus in Italia. Nelle ultime 24 ore i nuovi contagiati sono 26.824, contro i 25.673 registrati ieri a fronte di 369.636 tamponi effettuati, facendo schizzare l’indice di positività al 7,2%. I morti sono 380, in crescita rispetto ai 332 di ieri.
Secondo i dati del Ministero della Salute i guariti sono 14.443 mentre gli attuali positivi sono 11.967, e che determina un numero complessivo pari a 509.317. Aumentano i ricoveri nei reparti ordinari, 23.656 (+409); nelle terapie intensive vi sono 2.914 degenti (+55) con 226 nuovi ingressi. In isolamento domiciliare vi sono 482.747 persone. La regione con il maggior numero di casi è la Lombardia (6.262), seguita da Emilia-Romagna (3.477), Piemonte (2.929).
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Coronavirus, 26.824 nuovi casi e 380 decessi in 24 ore
AstraZeneca “Non emerse prove di aumento rischio embolia o trombosi”
ROMA (ITALPRESS) – A seguito della recente segnalazione di alcuni eventi avversi gravi segnalati in concomitanza temporale con la somministrazione del vaccino AstraZeneca contro Covid-19, l’Azienda sta collaborando con le Autorità sanitarie e regolatorie che stanno procedendo agli accertamenti necessari.
“Da un’analisi dei nostri dati di sicurezza su oltre 10 milioni di somministrazioni non è emersa alcuna prova di un aumento del rischio di embolia polmonare o trombosi venosa profonda in qualsiasi gruppo di età, sesso, lotto o in qualsiasi paese in cui è stato utilizzato il vaccino AstraZeneca contro COVID-19 – si legge in una nota -. Il numero di questi eventi è significativamente inferiore nei soggetti vaccinati rispetto al numero osservato nella popolazione generale. AstraZeneca intende inoltre precisare che dagli accertamenti di qualità internamente effettuati, non si sono evidenziati aspetti che possano avere avuto un impatto sulla qualità, sicurezza, efficacia del lotto in questione e di questo sono state prontamente informate le Autorità competenti”.
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Vaccini, Rezza “Giusto fare accertamenti su AstraZeneca”
ROMA (ITALPRESS) – “L’Ema continua a rassicurare sull’uso di questo vaccino. Sono state usate più di 8 milioni di di dosi nel Regno Unito e non c’è stata nessuna reazione avversa grave, però naturalmente il caso a cui stiamo facendo riferimento è certamente preoccupante ed è giusto disporre da parte dell’Aifa il blocco del lotto incriminato, il ministero della Salute invierà degli ispettori subito”. Lo ha detto Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute, al Tg1, in merito alla morte di un militare in Sicilia che era stato sottoposto al vaccino AstraZeneca contro il Covid-19.
“Non è mai facile stabilire un nesso di causalità, ma è necessario farlo, dobbiamo dare la certezza ai cittadini che i vaccini sono efficaci e sicuri. L’Istituto Superiore di Sanità farà gli accertamenti, serviranno alcuni giorni, presumo una settimana”, ha aggiunto.
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Coronavirus, 25.673 nuovi casi e 373 decessi in 24 ore
ROMA (ITALPRESS) – Sono 25.673 i nuovi casi di Coronavirus in Italia (ieri 22.409) a fronte di 372.217 tamponi effettuati, determinando un tasso di positività del 6,90%. E’ quanto riporta il bollettino del ministero della Salute. I decessi sono stati 373 nelle ultime 24 ore, in aumento rispetto ai 332 registrati ieri.
I guariti sono 15.000 e gli attuali positivi salgono a 497.350 (10.276 in più rispetto a ieri). I ricoverati nei reparti ordinari sono 23.247, 365 in più rispetto a ieri. Le terapie intensive sono a 2.859 ricoverati (+32 unità) con 266 nuovi ingressi. In isolamento domiciliare sono 471.244 persone. La regione con il maggior numero di casi è la Lombardia (5.849), seguita da Campania (2.981) ed Emilia-Romagna (2.845).
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Cittadini (Aiop) “Serve una riforma strutturale del Ssn”
ROMA (ITALPRESS) – “L’utilizzo dei fondi del Recovery Fund deve avvenire contestualmente al superamento dei limiti imposti dal DL 95/2012, cosiddetto ‘spending review’, e dei vincoli introdotti dal DM 70, che ha mostrato tutte le sue criticità con la crisi pandemica. Occorre una riforma strutturale del SSN e una rete ospedaliera che garantisca un offerta sanitaria coerente la reale domanda di salute da parte dei cittadini”. Lo ha detto Barbara Cittadini, presidente di AIOP, l’Associazione Italiana Ospedalità Privata, intervenuta in audizione alla Commissione Igiene e Sanità del Senato in merito al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Tra le proposte illustrate dall’AIOP, “la definizione degli standard di eccellenza per classificare “l’ospedale sicuro”; l’introduzione di criteri premianti legati alle performance cliniche; il trasferimento del know how sul territorio per omogeneizzare i servizi; la riduzione della mobilità passiva non fisiologica e delle liste di attesa; la creazione di reti della salute e di banche dati per la condivisione delle informazioni; la revisione dei tetti di spesa; la promozione dell’internazionalizzazione del sistema sanitario italiano”.
“Non è più accettabile ma, soprattutto è controproducente, un approccio che prevede solo tagli lineari, spesa a silos e blocco delle risorse – ha chiarito Cittadini – ed è improcrastinabile la revisione dell’attuale sistema tariffario. Scelte indispensabili per avere una reale offerta pluralistica e la piena realizzazione del principio di libera scelta del cittadino. La componente di diritto pubblico e quella di diritto privato possono lavorare in sinergia per garantire una sanità efficiente, che veda la salute non come costo per il bilancio pubblico, bensì come investimento per il benessere sociale ed economico del Paese, una filiera organizzata sulla base delle esigenze delle persone, per ricercare il massimo valore dell’assistenza ospedaliera”. “Con le sue oltre 550 strutture presenti sul territorio italiano – ha precisato – l’AIOP, che rappresenta il 49% del numero totale degli istituti di cura, lavora per migliorare l’accessibilità alle prestazioni sanitarie e la continuità assistenziale.
In questa direzione, sarebbe utile un coinvolgimento della componente di diritto privato con regole di ingaggio tali da razionalizzare la spesa e ridurre il costo sociale per la collettività, prevedendo, ad esempio, la creazione di un network tra MMG e ospedali con assistenza post ricovero”.
Secondo la presidente Cittadini è “necessario poi aumentare il livello di digitalizzazione dell’intero sistema sanitario e investire in innovazione tecnologica, inserendo nelle prestazioni a carico del SSN quelle svolte a distanza o a domicilio. Prioritario, anche, realizzare un sistema informativo per la continuità assistenziale; creare uno standard di cartella clinica elettronica unico in Italia; ampliare i LEA a servizi sanitari ad alto valore aggiunto, come la telemedicina”.
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Federmanager “Disponibili al piano vaccini in azienda”
ROMA (ITALPRESS) – Con la riformulazione del piano con cui il governo Draghi promette di accelerare la somministrazione vaccinale su scala nazionale, Federmanager esprime la disponibilità del management a supportarne l’esecuzione.
«I manager d’azienda sono convinti dell’opportunità di offrire il proprio contributo alla diffusione capillare della campagna di vaccinazione, consentendo ai luoghi di lavoro di diventare spazi sicuri per eseguire la somministrazione ai lavoratori e alle loro famiglie che ne facciano richiesta», dichiara il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla.
«Abbiamo le responsabilità e le capacità, sia organizzative sia logistiche, per gestire efficacemente l’estensione della vaccinazione sui posti di lavoro», chiarisce Cuzzilla, rispondendo positivamente alla proposta di immunizzazione in azienda contenuta nel nuovo piano.
«Non basta che la campagna vaccinazioni sia ben pianificata e programmata. Bisognerà essere bravi anche nella sua attuazione – precisa Cuzzilla -. Per questo, è importante aprire le fabbriche. Ed è importante far perno sulle competenze manageriali di cui l’Italia dispone, che sono tecniche e gestionali e che potranno fare la differenza se messe al servizio del Paese».
«Ci troviamo in totale sinergia con l’iniziativa di Confindustria e Confapi che ieri hanno sottoscritto un primo protocollo in Lombardia che coinvolge le imprese della regione», continua il presidente. «E’ una risposta concreta, in queste zone particolarmente colpite dal virus, che mi auguro sia possibile promuovere a livello nazionale. Su questa linea – sottolinea – il mondo del management intende inviare un segnale di massima collaborazione, ribadendo il principio che diritto alla salute e diritto al lavoro sono inscindibili».
«Ci auguriamo che ciascun manager, in piena libertà di coscienza, riscopra il proprio ruolo in questo momento delicato, compiendo scelte conseguenti per assicurare ai lavoratori l’opportunità di accedere velocemente e in sicurezza alla protezione vaccinale. Nelle prossime settimane, quando la fornitura di dosi sarà più consistente, dovremo avere tutti gli strumenti a nostro vantaggio e gestire al meglio possibile la variabile tempo», dice ancora Cuzzilla.
«L’industria deve imprimere una propulsione anche sul fronte della produzione vaccinale. Tutto il settore del pharma è da sempre tra le eccellenze italiane. Ora si tratta di concentrare gli investimenti su ricerca&sviluppo e sulla filiera, riportando a casa parte della produzione», afferma.
«Dalla vaccinazione di massa dipendono anche le speranze di ripartenza della nostra economia. Se c’è qualcosa che abbiamo imparato da questa pandemia – conclude il presidente dei manager – è che continueremo a farci i conti, anche quando usciremo dall’emergenza. Ecco perchè dobbiamo investire nel settore biomedicale e farmaceutico, valorizzando il grande know how che già vantiamo, per non farci trovare impreparati in futuro».
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Sanità, Cimo-Fesmed “Vincolare contrattazione decentrata a tempi certi”
ROMA (ITALPRESS) – “Sono certamente positive le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Draghi e del Ministro della PA Brunetta che hanno prospettato il rinnovo dei CCNL del pubblico impiego 2019-21, auspicabilmente entro la fine dell’anno”. Lo sottolinea la Federazione dei medici CIMO-FESMED, che si dice però preoccupata per quelle relative alla volontà di “valorizzare la contrattazione integrativa” che “per quanto riguarda la sanità, ha visto finora pesanti ritardi e disapplicazioni, danneggiando proprio quei medici e sanitari che nella lunga emergenza hanno dato il massimo per il Paese. Se nuova stagione di coesione sociale deve essere, bisogna obbligare le aziende all’applicazione dei contratti in tempi certi, altrimenti non cambierà nulla”.
CIMO-FESMED denuncia infatti che “il 98% delle aziende sanitarie territoriali e ospedaliere è ancora “ferma al palo” nella reale applicazione del contratto chiuso lo scorso anno e che, spesso, applica ancora ai medici le condizioni di 15 anni fa, quelle del contratto 2006-09. Nella maggior parte dei casi, l’accordo di rinnovo del contratto di lavoro 2016-18 resta del tutto inattuato negli ospedali e nelle strutture sanitarie territoriali italiane”.
“Dunque, ancor maggiore preoccupazione viene espressa dal sindacato se questa nuova fase contrattuale inaugurata dal Governo pare impostata proprio sulla “valorizzazione della contrattazione integrativa”, che ha già lasciato ampi margini di disapplicazione alle singole aziende sanitarie, sempre alla ricerca di risparmi sulle spalle dei medici – si legge in una nota -. L’indagine conoscitiva di CIMO-FESMED, che ha interessato 142 aziende sanitarie territoriali e ospedaliere, pari al 76% del totale in Italia, è stata mirata a verificare se fosse stata davvero avviata la contrattazione integrativa e se i principali regolamenti fossero stati adottati proprio nell’ottica di attivare, in periferia, il contratto di lavoro della dirigenza medica e sanitaria. Dall’indagine emerge con chiarezza che la contrattazione integrativa aziendale nell’87,4% dei casi risulta in una fase di “iniziale” o “di stallo”, nel 10,2% in una “fase avanzata” e per un misero 1,4% delle aziende sanitarie risulta “conclusa”. Meno della metà delle aziende hanno provveduto alla costituzione dei nuovi fondi aziendali seguendo le indicazioni del nuovo contratto”.
“E’ evidente poi che l’applicazione concreta di nuovo contratto di lavoro necessita di una profonda rivisitazione di alcuni regolamenti aziendali che, di fatto, rendono operativo e trasparente un contratto decentrato aziendale – sottolinea CIMO-Fesmed -. La ricognizione del sindacato rivela che quasi il 65% delle aziende NON ha adottato un regolamento per le relazioni sindacali; che il 67% NON lo ha fatto per l’Organismo Paritetico; che il 77% NON ha adeguato il regolamento sull’orario di lavoro; che oltre il 70% NON ha attribuito i nuovi incarichi dirigenziali; che il 70% ha aggiornato la graduazione delle funzioni e che sempre un 70% NON ha rivisto il regolamento sul conferimento, valutazione e revoca degli incarichi e che il 72% NON ha attribuito il valore economico ai singoli incarichi. Alcuni di questi regolamenti sono fondamentali per la valorizzazione dei professionisti la cui componente economica è, come è noto, legata alla confluenza dei fondi tra la dirigenza medica e sanitaria”.
“Ciò che emerge è l’incuria amministrativa nell’assicurare i diritti del contratto ai propri dirigenti medici e sanitari; la scarsa sensibilità delle amministrazioni a valorizzare i professionisti proprio in questa drammatica fase pandemica che li vede particolarmente esposti a condizioni di stress psico-fisico e la volontà di applicare parzialmente, e a macchia di leopardo, solo alcune norme del contratto, magari quelle meno impegnative. Forse perchè il procrastinare le applicazioni permette certi margini di risparmio e di dislocazione alternativa delle risorse. E non può essere una scusante la situazione di pandemia, dato che le strutture amministrative hanno potuto riorganizzarsi e funzionare in tutto il Paese attraverso lo smart working, con buoni risultati in generale – prosegue la nota -. Se dunque la strada del Governo è quella di valorizzare la contrattazione integrativa, CIMO-FESMED ritiene che sia giunta piuttosto l’ora di responsabilizzare chi deve applicare in periferia i contratti di lavoro e non lo fa. L’unica strada è obbligare le aziende all’applicazione in tempi certi e forma integrale anche dei contratti decentrati, e penalizzare le amministrazioni che non concludono la trattativa. Altrimenti, il Patto per l’innovazione del lavoro e la coesione sociale tra Governo e Confederazioni risulterà una “foglia di fico”. Che al momento non incanta un sindacato autonomo come CIMO-FESMED”.
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Via libera dall’Ema al vaccino Johnson & Johnson
BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Via libera dall’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) al vaccino Janssen (gruppo Johnson & Johnson) contro il Covid-19 per i maggiori di 18 anni.
“I dati sono solidi e soddisfano i criteri di efficacia, sicurezza e qualità”, spiega l’Ema. Si tratta del quarto vaccino anti Covid-19 approvato in Europa, dopo Pfizer-Biontech, Moderna e AstraZeneca.
“Con questo via libera, le autorità di tutta l’Unione europea avranno un’altra opzione per combattere la pandemia e proteggere la vita e la salute dei loro cittadini”, ha affermato Emer Cooke, direttore esecutivo dell’EMA, aggiungendo che “questo è il primo vaccino monodose” contro il Covid-19.
“Ora abbiamo uno strumento in più per combattere il Covid-19. Uno strumento particolarmente utile perchè si tratta del primo vaccino monodose – commenta il ministro della Salute Roberto Speranza -. Manteniamo alta l’attenzione di tutte le istituzioni sanitarie, italiane e internazionali, sulla sicurezza e sulla sorveglianza. Sono i vaccini la chiave più importante per vincere la sfida contro la pandemia”.
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