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Covid, Costa “campagna vaccinale in Sicilia fatta bene”

ROMA (ITALPRESS) – “Non c’è l’idea che la campagna vaccinale in Sicilia sia stata fatta in modo clientelare. E’ stata fatta bene. Abbiamo vaccinato un grosso numero di persone, assolutamente nei target che ci erano stati assegnati”. Lo ha detto Renato Costa, commissario straordinario per l’emergenza Covid a Palermo, intervenendo al seminario “Gestione della pandemia e campagna vaccinale contro il Covid-19”, promosso dalla Cgil.
Per Costa, “qualche discrepanza, se c’è stata, va imputata a singoli comportamenti” di “singole persone ma che sicuramente non hanno una dimensione tale da poter avere inficiato la campagna vaccinale che continua nel target. Vaccineremo tutti e, secondo me, con assoluta facilità e tranquillità, senza nessun problema”, ha aggiunto.
“Noi – ha spiegato Costa – siamo stati investiti più volte da questa crisi pandemica. Se è vero che la prima volta è andata abbastanza bene per la Sicilia, nella seconda parte non è stato così. Dopo la pausa estiva abbiamo gestito sicuramente un virus di importazione. Abbiamo avuto una prima ondata vera. Poi abbiamo avuto una pausa, il sistema ha reagito. La gente – ha continuato – a un cento punto interpreta i miglioramenti come se ci fosse la possibilità di un ‘liberi tuttì. Sotto il periodo delle feste di Natale abbiamo assistito a una recrudescenza dell’epidemia”. Secondo il commissario “questa volta” è circolato “un virus autoctono” ma “adesso sembra che la situazione stia andando un pò meglio. Il nostro 118 – ha aggiunto – ha ridotto alla metà gli interventi”.
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Recovery, Salutequità: 19,7 miliardi insufficienti per svolta Ssn

ROMA (ITALPRESS) – Recovery Plan: la salute con l’8,8% rispetto alle risorse totali resta l’ultima ruota del carro, circa 8 miliardi in meno rispetto alla missione “inclusione e coesione” (penultima per finanziamenti). E’ quanto denuncia Salutequità, Associazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute nel secondo Report dedicato al PNRR.
Inoltre “Piani di azione” per i diversi progetti da definire entro due-tre anni rispetto all’utilizzo delle risorse articolato su sei anni, rischiano di ridurre le potenzialità e gli effetti delle misure in campo: i piani di azione si devono tradurre in qualcosa di subito attuabile, non diluito nel tempo.
Ancora assente il modello di governance istituzionale per il monitoraggio e l’attuazione del PNRR, come pure quello della governance della spesa sanitaria tra Stato, Regioni e ASL, con effetti su tempi di realizzazione.
“Il PNRR riserva alla missione Salute una cifra insufficiente a garantire la vera “svolta” che servirebbe per il nostro SSN, per il suo rilancio, soprattutto in vista di eventuali altri episodi pandemici che potranno verificarsi nei prossimi anni e che non dovranno più mettere in “pausa” le altre patologie com’è accaduto con il Covid. Le risorse destinate alla sanità passano da 15 MLD, cifra certificata dal Governo come già disponibile nella prima versione di Recovery Plan, a 19,7 mld. Nessun raddoppio quindi, ma lo spostamento da una parte all’altra di risorse già presenti nella precedente versione del Recovery Plan e un’aggiunta di 4,7 MLD – dichiara Tonino Aceti Presidente di Salutequità, Associazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute, nel secondo Report dell’Associazione, dedicato al PNRR e appena pubblicato – I 19,7 miliardi restituiscono al Servizio Sanitario Pubblico solo la metà dei circa 40 miliardi di euro di mancati incrementi subiti dal fondo sanitario negli ultimi dieci anni per garantire il famoso equilibrio di finanza pubblica richiesto dalle diverse manovre che si sono succedute negli anni. Un rifinanziamento, in parte, di alcune voci fino a oggi sottostimate e lasciate alla spesa privata, non un investimento per un nuovo modello”. L’ultima occasione di finanziamento di un programma straordinario di investimenti in edilizia e tecnologie sanitarie risale a più di 30 anni fa, con uno stanziamento iniziale, solo da parte dello Stato, pari a ben 15,5 miliardi di euro (i 30mila miliardi di lire), gli attuali 34,4 miliardi a parità di potere di acquisto, praticamente quasi il doppio rispetto ai 19,7 miliardi destinati anche ad altre esigenze che potrebbero arrivare dall’Europa e che rappresentano il 57% delle risorse decise 33 anni fa per i soli ospedali (quest’ultime allocate su arco temporale più lungo rispetto a quello del PNRR).
Il fabbisogno iniziale di risorse stimato dal Ministero della Salute per gli interventi di edilizia sanitaria in vista della prima stesura del recovery ammontava a 34,4miliardi, di cui 14 miliardi per adeguamenti sismici e antincendio. Invece il recovery plan poi approvato dal CDM assegna per la sicurezza degli ospedali 5,6 MLD per realizzare 675 interventi di antisismica entro il 2026. Inoltre, mentre il Recovery Plan parla di “675 interventi”, che potrebbe significare anche una molteplicità di interventi per una stessa struttura sanitaria, nel 2013 la relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Ssn segnalava come le strutture che necessitavano di una pluralità’ di interventi di messa in sicurezza non fossero meno di 500.
Il SSN “si è presentato alla sfida con la pandemia da Covid-19 impreparato, con i fondamentali non in ordine, con pazienti non-Covid costretti a diventare gli esodati del SSN e con numero di decessi di pazienti Covid purtroppo tra i più alti in assoluto”.
“Maggiori risorse per il SSN, orientate a garantire la sicurezza di tutte le strutture sanitarie, un maggiore accesso alle cure, il rafforzamento e l’innovazione dei servizi sociosanitari territoriali, l’ammodernamento tecnologico, il rafforzamento del personale sanitario e la riduzione delle disuguaglianze – conclude Aceti – per noi rappresentano “debito buono” e un investimento ad “alto rendimento” per il Paese in termini di salute, coesione sociale e crescita economica. Le future generazioni hanno diritto ad un SSN più forte, moderno, accessibile, equo, solidale e di prossimità, in grado di entrare nelle case delle persone. Non sprechiamo questa occasione che l’Europa ci mette a disposizione”.
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Vaccini, Carfi (Moderna) “In pochi mesi è possibile adeguarli alle varianti”

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ROMA (ITALPRESS) – Le varianti del virus? “Al momento il nostro vaccino resta efficace, ma se servisse, saremmo pronti a modificarlo in pochi mesi”. Così Andrea Carfi, responsabile della ricerca sui vaccini e le malattie infettive di Moderna, in un’intervista al Corriere della Sera. “Stiamo esaminando le varianti del virus più diffuse – spiega Carfi -La comunità scientifica ha già condotto esperimenti in vitro e ora cominciamo ad avere anche i dati degli studi clinici. I vaccini sono in grado di bloccare ugualmente bene la variante iniziata in Gran Bretagna. Nel caso della versione Sudafricana la risposta appare un po’ meno efficace”.
“La nostra tecnologia ci consente di cambiare rapidamente la sequenza genetica del vaccino – afferma il responsabile della ricerca sui vaccini e le malattie infettive di Moderna – Nel giro di pochi mesi saremmo pronti a offrire un prodotto adeguato a una nuova variante. Le aziende che usano, per esempio, tecnologie ricombinanti o proteine, dovrebbero iniziare daccapo. Però attenzione: non siamo in questa situazione. Per ora non c’è bisogno di cambiare i prodotti”.
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Coronavirus, 12.715 nuovi casi e 421 decessi

ROMA (ITALPRESS) – Sono 12.715 i nuovi casi di Coronavirus in Italia secondo i dati del Ministero della Salute – Istituto Superiore di Sanità, a fronte di 298.010 tamponi effettuati su un totale di 30.718.540 da inizio emergenza. Nelle ultime 24 ore sono stati 421 i decessi per un totale di 88.279 vittime. Con quelli di oggi diventano 2.541.783 i casi totali di Covid in Italia. Attualmente i positivi sono 463.352 (- 4.472 rispetto a ieri), 441.036 le persone in isolamento domiciliare. I ricoverati in ospedale con sintomi sono 20.098 di cui 2.218 in Terapia Intensiva. I dimessi/guariti sono 1.990.152 con un incremento di 16.764 unità nelle ultime 24 ore. La regione con il maggior numero di nuovi casi è Lombardia (1.832), seguita da Campania (1.366) e Emilia Romagna (1.314).
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Via libera Aifa a vaccino AstraZeneca, uso preferenziale 18-55 anni

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L’Agenzia italiana del farmaco Aifa autorizza il vaccino AstraZeneca per la prevenzione della malattia Covid-19 nei soggetti al di sopra dei 18 anni, come da indicazione Ema. “L’arrivo di un terzo vaccino rappresenta un importante contributo alla campagna vaccinale in corso”, commenta il Dg di Aifa Nicola Magrini e “Aifa ha fornito indicazioni per ottimizzare l’utilizzo dei vaccini esistenti sfruttandone al meglio le diverse caratteristiche”. La Commissione tecnico-scientifica (Cts) dell’Agenzia, riunitasi oggi, 30 gennaio 2021, ha confermato la valutazione dell’Ema sull’efficacia (59,5% nella riduzione delle infezioni sintomatiche da Covid-19) e sul rapporto beneficio/rischio favorevole del vaccino. Abbiamo quindi – sottolinea Aifa in una nota – una valida opzione aggiuntiva nel contrasto della pandemia, anche in considerazione della maggiore maneggevolezza d’uso di questo vaccino.
Si tratta di uno strumento che rafforza la campagna vaccinale in Italia e, seppure i dati a disposizione indichino una efficacia inferiore a quella degli altri due vaccini disponibili, la comparazione tra i tre vaccini è difficile, tenuto conto delle diversità delle popolazioni studiate e della necessità di completare gli studi. In particolare, i dati degli studi registrativi del vaccino AstraZeneca mostrano un livello di incertezza nella stima di efficacia nei soggetti sopra i 55 anni, in quanto tale popolazione (nella quale tuttavia si è osservata una buona risposta anticorpale) era scarsamente rappresentata. Nel tentativo di contestualizzare le migliori condizioni di utilizzo di questo vaccino rispetto agli altri vaccini disponibili (BioNTech/Pfizer e Moderna) e sottolineando che una valutazione conclusiva potrà avvenire solo al termine degli studi clinici in corso, la Cts ha suggerito: 1. Un utilizzo preferenziale dei vaccini a Rna messaggero nei soggetti più anziani e/o più fragili. Per la definizione di specifiche categorie di rischio si rimanda a quanto previsto dal piano strategico per la vaccinazione anti Sars-CoV2/Covid-19 del Ministero della Salute. 2. Un utilizzo preferenziale del vaccino AstraZeneca, in attesa di acquisire ulteriori dati, in soggetti tra i 18 e i 55 anni, per i quali sono disponibili evidenze maggiormente solide. La Commissione si è riservata infine di fornire indicazioni puntuali su aspetti più specifici, quali l’intervallo tra la somministrazione delle due dosi, a seguito di ulteriori approfondimenti. “Abbiamo una ulteriore arma contro la pandemia – osserva in conclusione il Presidente Giorgio Palù – Altre presto se ne aggiungeranno. È auspicabile un approccio integrato tra vaccini e terapie anti Covid-19 attualmente in uso e in sperimentazione”.
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Covid, vaccino Johnson & Johnson efficace al 66%

ROMA (ITALPRESS) – Il vaccino anti-covid sviluppato dalla Johnson & Johnson è efficace al 66%. Ad annunciarlo è la stessa casa farmaceutica, che ha reso pubblici i dati della fase 3 della sperimentazione. Secondo la società il vaccino è anche efficace sulla variante sudafricana. I dati di sicurezza ed efficacia si basano sulla sperimentazione effettuata su 43.783 partecipanti. Il vaccino sarebbe efficace in media al 66% e in grado di prevenire il Covid 28 giorni dopo la vaccinazione, anche se l’inizio della protezione è stata osservata già al 14esimo giorno. Il livello di protezione ha toccato percentuali di efficacia del 72% negli Stati Uniti, del 66% in America Latina e del 57% in Sud Africa.
“Johnson & Johnson ha intrapreso uno sforzo globale per combattere la pandemia da COVID-19 un anno fa, e ha portato tutta la forza delle nostre capacità, oltre che straordinari partenariati pubblico-privato, per consentire lo sviluppo di un vaccino a iniezione singola. Nostro obiettivo è sempre stato quello di creare una soluzione semplice ed efficace per il maggior numero di persone possibili e per avere il massimo impatto per aiutare a porre fine alla pandemia”, ha detto Alex Gorsky, presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato della Johnson & Johnson.
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Coronavirus, 13.574 e 477 decessi in 24 ore

ROMA (ITALPRESS) – Scendono ancora i casi di coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore. Sono 13.574 i nuovi positivi, in calo rispetto ai 14.372 di ieri, anche per via di un calo dei tamponi processati, pari a 268.750 e che determina un indice di positività che si riduce al 5%. E’ quanto riporta il bollettino del ministero della Salute. I decessi sono stati 477, in leggero calo rispetto a ieri.
I guariti sono 19.879 e gli attuali positivi calano di 6.793 unità portando il numero complessivo a 467.824. Continua anche oggi ad allentarsi la pressione sugli ospedali, con i ricoverati nei reparti ordinari che si riducono a 20.397 (-381); più contenuto in calo delle terapie intensive con 2.270 ricoverati (-18) ma con 148 nuovi ingressi. In isolamento domiciliare vi sono 445.157 persone. La regione con il maggiore numero di positivi si conferma la Lombardia (1.900), seguita da Emilia-Romagna (1.320) e Campania (1.175).
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Dall’Ema via libera al vaccino AstraZeneca

BRUXELLES (ITALPRESS) – L’Agenzia europea per il farmaco (Ema) ha approvato il vaccino anti-Covid dell’AstraZeneca. Si tratta del terzo vaccino che ha avuto il via libera da parte dell’Ema, dopo quelli della Pfizer e di Moderna.
“E’ una notizia incoraggiante. La battaglia contro il virus è ancora complessa, ma avere a disposizione un altro vaccino efficace e sicuro ci da più forza nella campagna di vaccinazione”, commenta su Facebook il ministro della Salute Roberto Speranza.
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