ROMA (ITALPRESS) – I nuovi casi di coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore salgono 14.242, rispetto ai 12.532 di ieri. In aumento/calo anche i tamponi, a quota 141.641 (ieri erano stati 91.656). Crescono le vittime, a 616, rispetto alle 448 delle 24 ore precedenti.
Un segno meno per le terapie intensive (-6), mentre salgono i ricoveri in area non critica (+109). Questo il bollettino Covid odierno diffuso dal ministero della Salute.
La regione con il maggior numero di nuovi casi è il Veneto, con 2.134, seguita dai 1.913 della Sicilia e dai 1.563 dell’Emilia-Romagna.
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Coronavirus, 14.242 nuovi casi e 616 decessi in 24 ore
La maternità dopo un tumore, inaugurato percorso clinico al Gemelli
ROMA (ITALPRESS) – Diventare madre dopo un tumore è possibile. Il Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, ha inaugurato, nel corso di un webinar, un Percorso clinico assistenziale dedicato alle giovani pazienti oncologiche che intendono perseguire un progetto di maternità. Ad aprire l’incontro, Antonio Giulio de Belvis, direttore UOC Percorsi e Valutazione Outcome Clinici della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS che ha presentato il “modello di gestione per Percorsi Clinico Assistenziali” della Fondazione, focalizzandosi sugli aspetti organizzativi del PCA dedicato alla donna con patologia oncologica che intenda preservare la propria fertilità.
Dall’attivazione nel 2018 dell’Ambulatorio di Oncofertilità sono 150 le donne visitate di cui 60 inviate alla BTO della Regione Lazio presso IFO – IRCCS, di cui 35 hanno crioconservato il proprio tessuto. Alla tavola rotonda sono intervenuti anche gli specialisti della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS come il coordinatore del percorso Giacomo Corrado, PhD, MD UOC Ginecologia Oncologica; Lorenzo Nanni, direttore UOC Chirurgia Pediatrica; Antonio Ruggiero, direttore UOC Oncologia Pediatrica; Anna Fagotti, direttore UOC Carcinoma Ovarico; Paola Villa, UOC Ginecologia Oncologica, Enrico Vizza, responsabile Banca Tessuto Ovarico Regione Lazio, Andrea Cambieri, direttore sanitario Fondazione Policlinico Gemelli, e Giovanni Scambia, direttore scientifico e della UOC di Ginecologia Oncologica della Fondazione.
Scambia ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, volta a sensibilizzare la comunità medica sull’esistenza di questi percorsi e a favorire un approccio multidisciplinare nella gestione di queste giovani pazienti oncologiche.
Intervenuta ance una paziente che ha sottolineato la rapidità dei tempi e ha spiegato che “l’operazione non è stata traumatica, in pochi giorni mi sono rimessa subito in piedi, come nuova”.
“Questi soggetti hanno una lunga prospettiva di vita e quindi è chiaro che la qualità della cura ha il suo impatto, perchè dobbiamo guarire queste ragazze ma dobbiamo anche assicurargli un futuro”, ha spiegato Antonio Ruggiero, Direttore UOC Oncologia Pediatrica.
Ogni giorno 30 giovani donne italiane si ammalano di tumore; si tratta per lo più di tumori della mammella, della tiroide, di carcinomi del colon retto della cervice uterina, di melanomi. Patologie molto diverse tra loro, che hanno però un tratto comune: il loro trattamento, spesso salva-vita, può precludere per sempre la possibilità di una maternità. Preservare la capacità di riprodursi diventa dunque un obiettivo prioritario per la qualità di vita di queste giovani pazienti. Anche l’American Society of Clinical Oncology (ASCO) nelle sue raccomandazioni si è occupata di questo argomento, sottolineando l’importanza di discutere con le pazienti in età fertile il rischio di infertilità secondaria indotto da alcune terapie oncologiche e di indirizzarle ad uno specialista per valutare le possibilità di preservare la loro fertilità.
E’ questo il campo di cui si occupa l’Oncofertilità, una nuova branca della medicina che si muove a cavallo tra oncologia e fisiopatologia della riproduzione. La Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ha deciso di organizzare un percorso dedicato alle giovani pazienti oncologiche che intendano
perseguire un progetto di maternità dopo il completamento delle cure oncologiche, grazie alla crioconservazione del tessuto ovarico. A partire dall’accesso attraverso lo Sportello Gemelli Oncofertilità, le donne vengono accompagnate attraverso una valutazione multidisciplinare (realizzata da un team di ginecologi, psicologi, oncologi, senologi, ematologi, radioterapisti e pediatri) che fornisce un counselling ad hoc e individua le possibili candidate.
L’ambulatorio di Oncofertilità, afferente alla UOC di Ginecologia Oncologica del Dipartimento di Scienze della salute della donna, del bambino e di sanità pubblica, è attivo da marzo 2018 e ha finora preso in carico circa 150 pazienti. Sessanta di loro, grazie alla convenzione tra Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Istituti Fisioterapici Ospitalieri (IFO), sono state inviate alla Banca del Tessuto Ovarico (BTO) della Regione Lazio presso IFO – IRCCS di Roma per la valutazione della crioconservazione del tessuto ovarico e 35 hanno crioconservato il proprio tessuto. Le finalità di questa collaborazione rispondono ai requisiti indicati dal documento del Ministero della Salute approvato il 21 febbraio 2019 dalla Conferenza Stato Regioni e riguardante la “Tutela della fertilità nei pazienti oncologici per la definizione di un percorso diagnostico assistenziale (PDTA) per pazienti oncologici che desiderano preservare la fertilità”.
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Cimo-Fesmed “Rischio collo di bottiglia sui richiami del vaccino”
ROMA (ITALPRESS) – “La fornitura delle dosi di vaccini Covid fissata a livello europeo per ogni Paese, per l’Italia vede un attuale limite di circa 67.000 vaccini al giorno, limite oltre il quale – almeno fino alla fornitura del basso quantitativo di Moderna – non c’è alcuna possibilità di incrementare i soggetti da sottoporre a vaccino. Che alcune Regioni facciano polemica sui criteri di ripartizione dei vaccini fissati su base proporzionale perchè si ritengono svantaggiate, è a dir poco sconfortante perchè la vera sfida è nel saper gestire con equità e programmazione le forniture delle dosi”. Lo afferma in una nota la Federazione CIMO-FESMED, che su questo punto vede un problema e lo ha rappresentato in questi giorni al ministro della Salute Roberto Speranza, il quale “ha condiviso il nostro segnale d’allarme: abbiamo evidenziato che, a parità di rifornimento settimanale di vaccini e con un aumento esponenziale dei nuovi soggetti da vaccinare (prime vaccinazioni e richiami), deve essere scongiurato il rischio che si crei un vero e proprio “collo di bottiglia”, pena il fallimento di tutta la campagna di vaccinazione”, prosegue la nota.
“Il vero allarme – commenta Guido Quici, presidente della Federazione CIMO-FESMED – è che solo una seria ed equilibrata programmazione permetterà di evitare che la necessaria somministrazione delle seconde dosi a 21 giorni dalla prima non si sovrapponga alle nuove vaccinazioni, creando il caos nelle strutture e sui territori. Ci vuole equilibrio, criteri omogenei e responsabilità. Le dosi non sono aumentabili a piacimento, dato che la produzione è determinata, nè distribuibili a chi corre prima ad esaurirle”.
CIMO-FESMED dunque non ritiene “condivisibili le dichiarazioni del Sottosegretario Zampa nel sostenere che il richiamo con le seconde dosi, anzichè dopo tre settimane, si possa fare anche a 25 giorni”. “Al di là della fonte scientifica – aggiunge Quici – il problema resta quello organizzativo ovvero del doppio imbuto che si creerà a parità di approvvigionamento e certamente spostare la seconda dose di pochi giorni vuol dire solo spostare il problema. Sembra che non si abbia alcuna cognizione di come siano le dinamiche organizzative interne alle strutture sanitarie e la cosa ci preoccupa non poco”.
“Per il momento l’unica certezza è il personale medico e sanitario che continua, senza sosta, a lavorare con impegno ed equilibrio nonostante l’elevato tasso di esposizione, tasso che oramai ha superato i 100.000 contagi tra il personale sanitario. Grande senso di responsabilità riscontrato proprio nella corsa a voler vaccinarsi e, certamente, un plauso speciale va ai colleghi napoletani che hanno affrontato, sotto la pioggia, lunghe file di oltre un chilometro per sottoporsi a vaccinazione volontaria”, aggiunge la federazione. “In questo – conclude il presidente CIMO-FESMED – è davvero visibile la vera Italia, fatta da persone che in silenzio lavorano, vivono in prima linea e in modo responsabile danno il proprio contributo alla sicurezza delle cure dei cittadini”.
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All’Istituto Superiore di Sanità prime 47 mila dosi del vaccino Moderna
ROMA (ITALPRESS) – Sono arrivate nella sede dell’Istituto Superiore di Sanità le prime 47 mila dosi del vaccino contro il Sars-Cov-2 prodotto dall’azienda Moderna destinate all’Italia. I vaccini sono stati stoccati presso l’Istituto e nei prossimi giorni verranno distribuiti alle Regioni, con i mezzi messi a disposizione da Poste Italiane – dando priorità a quelle con un maggior numero di abitanti sopra gli 80 anni.
“Appena un anno fa questo virus era sostanzialmente sconosciuto, e ora abbiamo già due vaccini approvati, con la prospettiva a breve che se ne aggiungano altri, un traguardo impensabile frutto di uno sforzo senza precedenti nella storia. – sottolinea il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro -. Ora le istituzioni, in Italia come nel resto del mondo, sono chiamate ad un’altra sfida epocale, quella di portare il vaccino a tutti i cittadini. Le vaccinazioni rappresentano un’arma decisiva per sconfiggere la pandemia, ma nel frattempo dobbiamo continuare a usare quelle misure che abbiamo imparato a conoscere in questo anno difficile, il distanziamento, l’uso delle mascherine e l’igiene”.
“Dopo quasi un anno di buio – afferma il commissario straordinario Domenico Arcuri – cominciamo finalmente a intravedere un pò di luce in fondo al tunnel. L’arrivo del vaccino di Moderna dopo quello di Pfizer è un’altra bella notizia che ci consente di proseguire la campagna di vaccinazione, per la quale l’Italia è al primo posto in Europa. Ci auguriamo tutti che entro la fine di gennaio l’Ema autorizzi anche il vaccino di AstraZeneca, ma la strada per arrivare all’immunità di gregge è ancora lunga e impone a tutti di non abbassare la guardia sulle misure di contenimento del virus”.
Nei prossimi giorni verrà consegnata nella sede dell’Istituto una seconda tranche del vaccino Moderna, mentre in seguito lo stoccaggio avverrà direttamente all’aeroporto militare di Pratica di Mare.
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Coronavirus, 12.532 nuovi casi e 448 decessi in Italia
ROMA (ITALPRESS) – I nuovi casi di coronavirus in Italia scendono a 12.532 nelle ultime 24 ore, ma sono in calo anche i tamponi, che rispetto a ieri sono 91.656. Crescono invece le vittime, 448 rispetto alle 24 ore precedenti, e anche il tasso di positività che ora è al 13,6% ovvero +0,3% rispetto a ieri. Un segno più anche per le terapie intensive e i ricoveri in area non critica rispettivamente a +27 e +176. Questo il bollettino Covid odierno diffuso dal ministero della Salute.
Con 1.942 casi in Emilia Romagna e 1.715 in Veneto, le due regioni sono al vertice dell’incremento casi Covid nelle ultime 24 ore rispetto al resto d’Italia.
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Covid, in Italia 654.362 vaccinati
ROMA (ITALPRESS) – Sono 654.362 i vaccini anti-Covid somministrati in Italia. Il dato aggiornato alle 16 arriva dal ministero della Salute. E c’è anche un record regionale, quello della Campagna che ha somministrato tutte le dosi a disposizione con un rapporto del 101,7% che calcola anche le dosi extra ricavate dalle nuove siringhe ad ago bloccato. A guidare la classifica di genere sono sempre le donne, sono state 403 mila 954 le vaccinate con gli uomini fermi a quota 250 mila e 408. Sulle fasce d’età le più coperte sono quelle che vanno dai 50 ai 59 anni con 182 mila 680 dosi, mentre subito sotto quelle dai 40 ai 49 con 139 mila 674 dosi somministrate.
La classifica delle categorie è ancora guidata dagli operatori sanitari e sociosanitari con ben 524 mila e 716 dosi. Cresce però anche il personale non sanitario a quota 86 mila 863. Sono 293 i punti somministrazione con la Lombardia che guida a quota 65 sedi. Sulle iniezioni si avvicinano al 100% anche l’Umbria al 90,7%), il Veneto all’87,9% la Toscana all’85,5%. In coda alla classifica Lombardia, Calabria e la provincia di Bolzano.
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Moderna avvia la distribuzione del vaccino in Europa
ROMA (ITALPRESS) – Iniziano oggi le consegne del vaccino di Moderna contro il COVID-19 agli Stati membri dell’Unione Europea. Saranno gestite dalla società Kuehne+Nagel e partiranno dai suoi hub centralizzati in Europa.
“Si tratta di un traguardo davvero emozionante, e siamo orgogliosi del ruolo che il vaccino di Moderna svolgerà nell’affrontare questa pandemia in Europa. La distribuzione nell’Unione Europea è una delle più grandi imprese logistiche che Moderna abbia affrontato da quando è nata dieci anni fa. Provo grande ammirazione per il team dedicato che ci ha portato qui, e sono grato a tutti i partner, i fornitori e la Commissione Europea per il loro aiuto e il loro supporto lungo il percorso”, afferma Dan Staner, vice Presidente e direttore della regione EMEA per Moderna.
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Nuovo paziente zero in Italia, è una donna contagiata a novembre 2019
MILANO (ITALPRESS) – Uno studio internazionale coordinato da Raffaele Gianotti dell’Università Statale di Milano ha indagato le biopsie cutanee dell’autunno 2019 riscontrando il virus Sars-CoV-2 in una giovane paziente milanese affetta solo da una dermatosi. Risalirebbe quindi a novembre 2019 il primo caso documentato di presenza del virus in un essere umano.
Le patologie cutanee sono presenti in circa il 5-10% dei pazienti affetti da infezione da Covid-19. Un gruppo di patologi coordinato da Gianotti ricercatore dell’Università Statale di Milano, con il supporto dei laboratori dell’Istituto Europeo di Oncologia e Centro Diagnostico Italiano, ha riesaminato le biopsie cutanee di dermatosi atipiche osservate in autunno 2019 con risultati sorprendenti.
“Dopo aver studiato le manifestazioni cutanee in pazienti affetti da COVID-19 dell’area milanese, ho riesaminato al microscopio le biopsie di malattie cutanee atipiche eseguite alla fine del 2019 in cui non era stato possibile effettuare una diagnosi ben precisa – dice Gianotti -. Abbiamo cercato nel passato perchè nei nostri lavori già pubblicati su riviste internazionali, abbiamo dimostrato che esistono, in questa pandemia, casi in cui l’unico segno di infezione da COVID-19 è quello di una patologia cutanea. Mi sono domandato se avessimo potuto trovare indizi della presenza della SARS-CoV-2 nella cute di pazienti con solo malattie della pelle prima dell’inizio della fase epidemica ufficialmente riconosciuta”.
La biopsia di una giovane donna, risalente a novembre 2019, ha mostrato la presenza di sequenze geniche dell’RNA del virus SARS-CoV-2, identificato tramite due tecniche differenti su tessuto cutaneo: immunoistochimica ed RNA-FISH. Metaforicamente abbiamo trovato “le impronte digitali” del COVID-19 nel tessuto cutaneo.
Giovanni Fellegara, responsabile del Laboratorio di Anatomia Patologica del Centro Diagnostico Italiano commenta: “Nel caso della giovane donna è stato possibile dimostrare mediante indagini immunoistochimiche effettuate presso il nostro laboratorio la presenza di antigeni virali nelle ghiandole sudoripare”.
Tale dato è stato poi confermato dal riscontro nelle stesse strutture di sequenze geniche dell’RNA virale identificato con la tecnica RNA-FISH effettuata presso l’Istituto Europeo di Oncologia.
“Abbiamo dimostrato la presenza di sequenze virali SARS-CoV-2, anche quantitativamente scarse, sul preparato istologico del 2019 ed anche in sei pazienti del 2020 affetti solo da dermatosi ma senza sintomi sistemici da infezione COVID-19”, aggiunge Massimo Barberis, direttore dell’Unità Clinica di Diagnostica Istopatologica e Molecolare dell’Istituto Europeo di Oncologia.
La paziente, contattata a posteriori, ha riferito assenza di sintomi sistemici da infezione da COVID-19, la scomparsa delle lesioni cutanee dopo cinque mesi e la positività degli anticorpi anti SARS-CoV-2 nel sangue periferico a giugno 2020.
Sulla base dei dati presenti in letteratura mondiale questo è il più antico riscontro della presenza del virus SARS-CoV-2 in un essere umano.
Lo studio è stato pubblicato sul British Journal of Dermatology, la rivista più rinomata nel campo dermatologico.
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