ROMA (ITALPRESS) – Lo scorso 24 agosto è iniziata la sperimentazione in fase 1 del vaccino su cui la Regione Lazio e lo Stato hanno deciso di scommettere per raggiungere l’indipendenza di produzione. Oggi, all’Istituto Spallanzani di Roma, che si sta occupando insieme alla società farmaceutica Reithera dello sviluppo del vaccino italiano, sono stati presentati i risultati che fanno ben sperare per le successive fasi di sperimentazioni. Su 100 persone arruolate, 45 sono state vaccinate e la produzione di anticorpi si è riscontrata nel 92,5% dei casi, con in più una produzione di cellule T, quelle che si occupano di distruggere le cellule dell’organismo già infettate. Per arrivare a una produzione bisognerà aspettare la conclusione delle sue successive fasi di sperimentazione, con il protocollo di Fase 2 già pronto ad essere sottoposto agli organi di controllo, ma la buona notizia è che entro l’estate si dovrebbe arrivare a sottoporlo al giudizio dell’Ema.
Soddisfatto per questi primi dati il commissario straordinario all’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, che si è augurato di raggiungere una indipendenza di produzione del vaccino così come già avvenuto per la produzione di dispositivi di sicurezza e ventilatori: “A marzo non producevano ne Dpi nè ventilatori, imporravamo tutto. Oggi siamo in grado di produrre tutto ciò che ci serve. In queste settimane dipendiamo per la produzione di vaccini da altri Paesi, ogni giorno combattiamo con noi stessi per avere il massimo di dosi possibili di vaccino prodotti da altri, per questo oggi cerchiamo di raggiungere una certa indipendenza, lasciando a chi verrà dopo una capacità di ricerca e sviluppo che prima avevamo”.
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Segnali incoraggianti dal vaccino italiano
Coronavirus, somministrate oltre 122 mila dosi di vaccino
ROMA (ITALPRESS) – Sono 122.528 le dosi di vaccino somministrate a oggi in Italia, secondi i dati del Rapporto aggiornati alle 18.04 sul portale dedicato del Ministero della Salute. Il dato di genere vede le donne davanti agli uomini a quota 73.523 vaccinazioni contro le 49.005. Se si guarda l’età dei vaccinati, guida la classifica quella che va dai 50 ai 59 anni, seguita a breve distanza da quella 40-49. I primi hanno ricevuto 34.898 dosi, mentre i secondi 28.361. Attualmente sulle categorie vaccinate, a farla da padrone sono gli operatori sanitari e sociosanitari come da piano governativo. Hanno ricevuto 109.463 somministrazioni mentre decisamente più in fondo sono gli operatori non sanitari e gli ospiti delle strutture residenziali che non raggiungono le 7 mila vaccinazioni. Il Lazio si conferma in cima alle somministrazione con 22.914 dosi pari al 50%, mentre al secondo posto c’è il Veneto con 16.027 vaccini effettuati.
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Covid, nelle scuole il 2% dei focolai italiani
ROMA (ITALPRESS) – Nel periodo tra il 31 agosto e il 27 dicembre 2020 sono stati rilevati 3.173 focolai di Covid-19 in ambito scolastico, il 2% del totale dei focolai segnalati a livello nazionale. E’ quanto emerge dal rapporto su “Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di SARS-CoV-2: la situazione in Italia”, online sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il documento analizza l’andamento epidemiologico nazionale e regionale dei casi di COVID-19 in età scolare (3-18 anni) nel periodo compreso tra il 24 agosto e il 27 dicembre 2020 e descrive le evidenze attualmente disponibili sull’impatto della chiusura/riapertura della scuola sulla trasmissione di COVID-19 a livello di comunità, anche con una rassegna dei principali studi in merito condotti nel mondo.
La percentuale dei casi in bambini e adolescenti è aumentata dal 21 settembre al 26 ottobre (con un picco del 16% nella settimana dal 12 al 18 ottobre) per poi tornare ai livelli precedenti. Le percentuali di casi in età scolare rispetto al numero dei casi in età non scolare oscillano tra l’8,6% della Valle d’Aosta e il 15,0% della Provincia Autonoma di Bolzano. La maggior parte dei casi in età scolare (40%) si è verificata negli adolescenti di età compresa tra 14 e 18 anni, seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (27%), dai ragazzi delle scuole medie di 11-13 anni (23%) e dai bambini delle scuole per l’infanzia di 3-5 anni (10%). La percentuale dei focolai in ambito scolastico, sottolinea il rapporto, si è mantenuta sempre bassa e le scuole non rappresentano i primi tre contesti di trasmissione in Italia, che sono nell’ordine il contesto familiare/domiciliare, sanitario assistenziale e lavorativo.
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Manovra, Cimo-Fesmed “Temiamo per il futuro della sanità”
ROMA (ITALPRESS) – “Il varo della legge di bilancio 2021 e la prossima discussione sulle risorse da destinare alla sanità attraverso il PNRR del Governo, fanno scoccare il momento della verità su futuro del nostro SSN. non possiamo perdere altro tempo per una vera riforma della sanità pubblica, tassello fondamentale di stabilità sociale e dei diritti nella nostra democrazia”. Lo afferma in una nota la Federazione CIMO-FESMED, che già l’anno scorso aveva giudicato del tutto insufficiente l’incremento di 2 miliardi per la sanità nella legge di bilancio 2020 (da 114,4 a 116,6 miliardi) destinato ai rinnovi contrattuali del personale sanitario, all’aumento del 2% il tetto per acquisto di prestazioni dal privato, al premio alle regioni “virtuose” e all’abolizione del superticket.
“La pandemia ha forzato, con la necessità e tre decreti urgenti, la destinazione di ulteriori 4,2 miliardi per aumentare il fondo sanitario nazionale per supportare le strutture sanitarie territoriali ed ospedaliere sotto emergenza, soprattutto per il potenziamento delle terapie intensive e subintensive (n. 7.725 posti letto) anche se senza i necessari medici specialisti.
Da una parte sono dunque corrette le dichiarazioni del Ministro della Salute Speranza circa l’incremento, in pochi mesi, di 6 miliardi di euro del FSN, stanziati per affrontare specifici problemi emergenti e straordinari; dall’altra, questi fondi certamente non risolvono la vera sostenibilità del nostro servizio sanitario in termini di LEA, di offerta sanitaria e di accessibilità alle cure”, prosegue la nota.
“Dobbiamo riconoscere il lavoro costante del Ministro ed apprezziamo le sue dichiarazioni secondo cui “la risorsa più importante sono le persone: i nostri medici, i nostri infermieri e i nostri professionisti sanitari”. In questa ottica l’incremento di 1 miliardi di euro del FSN, destinato alle indennità del personale sanitario, l’aumento delle borse di studio per gli specializzandi e l’assunzione di 60.000 persone, testimonia la consapevolezza di dover ripartire proprio dalle risorse umane – sottolinea la CIMO-FESMED -. A questo punto non è più possibile procrastinare, occorre lavorare sull’impianto strutturale del nostro SSN e decidere quale sarà il vero futuro della sanità italiana. Non ci sembra però che si stia partendo con il piede giusto: la Legge di Bilancio 2021 appare perseguire la politica degli ultimi anni e, con i suoi 144 commi in tema di sanità che sono in gran parte di ordinaria amministrazione, non incide sostanzialmente sul miglioramento del SSN”.
“Ciò che veramente interessa è la volontà o meno di affrontare una seria riforma del SSN ed in quest’ottica la posizione della Federazione CIMO-FESMED è piuttosto chiara, coerente e nota da tempo: chiediamo di modificare la governance del nostro Servizio Sanitario Nazionale partendo da una profonda rivisitazione del processo di aziendalizzazione delle strutture sanitarie, dalla revisione dei LEA per garantire una maggiore offerta sanitaria, dal cambiamento delle modalità di costituzione e ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale, dall’introduzione di modelli di assistenza distrettuale innovativi e, non ultimo, dalle garanzie di maggiore sicurezza ed efficacia delle cure – prosegue la nota -. Probabilmente – il dubbio è a questo punto lecito – se non ci fosse stata la pandemia sarebbe cambiato poco. Al limite, i provvedimenti adottati possono rappresentare un utile tassello all’interno di un mosaico molto più complesso che deve riguardare anche il Recovery Plan e il MES”.
“E proprio partendo dai punti di debolezza del sistema evidenziati nel corso della pandemia, gli obiettivi del Governo attraverso il PNRR con i suoi 9 o 15 miliardi di euro stanziati dimostrano, come già da noi affermato, la mancanza di una visione ma, soprattutto, gli stessi sono ben distanti da un vero processo di ristrutturazione del SSN – prosegue la federazione -. Ecco perchè riteniamo urgente una profonda rivisitazione degli obiettivi del PNRR, altrimenti diventerà indifferibile ricorrere al finanziamento dei 36 miliardi del MES, sempre che ci sia la volontà di affrontare, finalmente, la questione sanità”.
“Le dichiarazioni del Presidente Conte purtroppo non ci rassicurano perchè non vediamo la volontà politica di modificare gli obiettivi previsti dal Recovery Plan e lo stesso Presidente del Consiglio ritiene che l’ipotesi MES porti ad un accumulo del deficit proprio perchè non si intravede nessun concreto progetto di riforma che guardi alla sanità pubblica e i suoi medici come un fattore produttivo e non un mero costo – conclude CIMO-FESMED -. In altre parole, nei piani del governo non c’è ancora una vera idea di sanità del futuro: non tanto in termini ristrutturazione edilizia o di innovazione tecnologica o informatica, quanto di vera riorganizzazione strutturale che assicuri sostenibilità, equità, prevenzione ed accesso alle cure, sicurezza, efficienza clinica ed efficacia delle cure. In quest’ottica, lo ribadiamo ancora una volta, il ruolo del Ministro della Salute diventa fondamentale per sostenere una riforma del SSN o attraverso una radicale revisione del PNRR in tema di sanità o tramite risorse aggiuntive dal MES, dato che le misure contenute nella legge di bilancio sono sostanzialmente ininfluenti per un vero cambiamento”.
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Vaccino, in Sicilia somministrate 11 mila dosi
PALERMO (ITALPRESS) – Dall’inzio della campagna vaccinale anticovid, sono oltre 11 mila in Sicilia le persone che hanno già ricevuto il vaccino. Lo rende noto l’Assessorato regionale alla Salute.
In particolare, si legge in una nota, nella sola giornata di ieri, nell’Isola sono state complessivamente somministrate 4.691 dosi di farmaco su altrettanti cittadini rientranti nel target previsto dal piano nazionale.
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Angelini Pharma acquisisce Arvelle Therapeutics
MILANO (ITALPRESS) – Angelini Pharma – azienda farmaceutica internazionale di proprietà di Angelini Holding – e Arvelle Therapeutics – società biofarmaceutica con sede in Svizzera, focalizzata sullo sviluppo di trattamenti innovativi destinati a pazienti affetti da disturbi del SNC – hanno annunciato oggi di aver concluso un accordo in base al quale Angelini Pharma acquisirà Arvelle Therapeutics nell’ambito di una transazione basata su una valutazione complessiva aggregata fino ad un massimo di 960 milioni di dollari Usa. Subito dopo l’approvazione regolatoria verranno versati 610 milioni; successivamente – e al raggiungimento di specifici obiettivi di fatturato – verranno pagati altri 350 milioni.
In seguito all’acquisizione di Arvelle Therapeutics da parte di Angelini Pharma, quest’ultima diventerà la licenziataria esclusiva della commercializzazione di cenobamato nell’Unione Europea e in altri Paesi dello Spazio Economico Europeo (Svizzera e Regno Unito). Angelini prevede di lanciare cenobamato dopo aver ricevuto l’approvazione dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA, European Medicines Agency), prevista per il 2021.
Dalla fondazione dell’azienda, nel 2019, il team di Arvelle si è impegnato al massimo al fine di rendere disponibile cenobamato alle persone affette da epilessia in Europa, creando al tempo stesso un valore significativo per i suoi azionisti. Il team ha collaborato a stretto contatto con gli enti regolatori europei per depositare la domanda di Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) e ha preparato il lancio con un’organizzazione pan-europea e in tutte le aree chiave dell’azienda.
Cenobamato è stato definito Promising Innovative Medicine (“medicinale promettente e innovativo”) dall’MHRA del Regno Unito per il trattamento delle convulsioni a esordio focale resistenti ai farmaci nell’adulto. Cenobamato è una small molecule dotata di un duplice meccanismo d’azione unico. Esso agisce modulando positivamente il canale ionico dell’acido ?-amminobutirrico (GABAA) e inibendo le correnti di sodio voltaggio-dipendenti. I principali risultati clinici hanno documentato l’efficacia di cenobamato, mostrando una riduzione significativa della frequenza delle crisi (mediana del numero di episodi), con un maggior numero di pazienti che hanno ottenuto una riduzione del 50% o più della frequenza delle crisi rispetto al braccio placebo1. Cenobamato è approvato dalla US Food and Drug Administration (FDA) come farmaco antiepilettico (ASM, anti-seizure medication) per il trattamento delle convulsioni a esordio focale nell’adulto ed è disponibile in compresse con il marchio XCOPRI.
“E’ l’investimento più significativo nella storia del nostro Gruppo – hanno commentato Thea Paola Angelini e Sergio Marullo di Condojanni, rispettivamente vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Angelini Holding – ed è la conferma del nostro impegno come azionisti nei confronti del business farmaceutico, che rimane il più grande del nostro Gruppo. Questa acquisizione rappresenta una svolta importante nel nostro percorso di crescita, poichè ci proietta definitivamente verso una dimensione multinazionale, a cui per altro guardano tutte le società del Gruppo Angelini. Siamo orgogliosi di aver conquistato, per la seconda volta in un anno un asset ambito e significativo, che ci rafforza e ci posiziona tra i più importanti protagonisti del mercato”.
“In Angelini Pharma siamo entusiasti di questo promettente accordo, nonchè dell’impegno e del lavoro che i nostri colleghi di Arvelle hanno investito nella loro azienda nel corso degli ultimi anni. Condividiamo la stessa cultura incentrata sul paziente e la stessa ambizione a essere agili”, ha affermato Pierluigi Antonelli, CEO di Angelini Pharma. “Questo accordo ci spingerà a diventare uno dei principali attori a livello europeo: saremo infatti in grado di soddisfare le esigenze dei pazienti con diversi disturbi del sistema nervoso centrale (SNC), grazie a un portfolio innovativo, a eccellenti capacità mediche e a un’ampia presenza commerciale, e all’apertura di affiliate dirette in Francia, Regno Unito, Paesi nordici e Svizzera entro il 2022”, ha aggiunto.
“Sono molto orgoglioso del team che abbiamo costruito ad Arvelle e dei progressi che abbiamo compiuto negli ultimi due anni per rendere disponibile cenobamate alle persone che soffrono di epilessia in Europa”, ha dichiarato Mark Altmeyer, Presidente e CEO di Arvelle Therapeutics. “Riteniamo che con Angelini Pharma esista un’ottima affinità strategica, e crediamo che l’acquisizione di Arvelle e il lancio di cenobamate possano contribuire ad accelerare il loro obiettivo, quello cioè di diventare protagonisti nel settore delle malattie del SNC”, ha proseguito.
SK Biopharmaceuticals – un’innovativa azienda farmaceutica globale quotata nella Borsa coreana – ha annunciato di aver accettato di cedere ad Angelini Pharma la sua partecipazione del 12% in Arvelle Therapeutics. SK Biopharmaceuticals riceverà tutti i pagamenti ereditati dall’accordo di licenza stipulato tra Arvelle Therapeutics e SK Biopharmaceuticals nel febbraio 2019. Inoltre, Angelini Pharma si assumerà l’onere delle quote di compartecipazione alle entrate dovute ad alcuni azionisti di Arvelle.
“Siamo lieti di poter iniziare con Angelini Pharma una nuova relazione professionale, che consentirà a tutti noi di compiere un passo avanti nel lancio di cenobamato in Europa, come abbiamo promesso alla comunità dell’epilessia”, ha dichiarato Jeong Woo Cho, CEO di SK Biopharmaceuticals. “Questo segna non solo l’inizio di un nuovo rapporto con Angelini, ma anche il nostro ingresso in Europa. SK Biopharmaceuticals continuerà a compiere ogni sforzo insieme ai suoi partner per fornire una nuova opzione di trattamento ai pazienti di tutto il mondo”.
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Covid, Artom “In due settimane rovinato il lavoro di due mesi”
Si ricomincia: due giorni di rosso, uno di giallo, arancione nella settimana. Non si può andare avanti così: sempre a rincorrere il virus senza mai cercare di anticiparlo. Il solo risultato sarà di causare il crollo definitivo di interi comparti economici senza riuscire a contenere le curve. “Cornuti e mazziati”. Bisogna superare questi lunghi mesi invernali anticipando il virus: l’unico modo è studiare il passato per migliorare il futuro. Il sistema di classificazione delle zone secondo il colore è stato introdotto il 6 novembre: oggi risulta quindi indispensabile analizzare l’evoluzione degli ultimi due mesi per comprenderne l’efficacia e tarare al meglio le misure invernali. L’analisi dei dati (fonte www.robertobattiston.it) conduce ad un’osservazione semplice e chiara: occorre evitare tutte le “movide”.
Due infatti sono gli elementi inequivocabili che emergono dallo studio dell’andamento dei contagi e dell’indice Rt. Il primo riguarda la rapida discesa dell’Rt a partire dal 23 ottobre scorso, a dieci giorni dall’introduzione del primo DPCM autunnale, che, in sintesi, prevedeva l’obbligo della mascherina all’aperto e la chiusura dei ristoranti a mezzanotte, bloccando conseguentemente la movida notturna. Poi il 6 Novembre viene introdotto il sistema delle zone: diventa più difficile analizzare le variazioni regione per regione e delineare una tendenza evidente; tuttavia un elemento emerge in maniera chiara: nella prima metà di dicembre l’Rt smette dappertutto di scendere e inizia gradualmente a salire. In particolare risulta molto interessante analizzare il caso del Lazio, Regione che è sempre rimasta di colore “giallo”, che quindi non ha visto l’introduzione di misure differenti che possano avere influenzato l’andamento dei contagi. Qui vediamo una discesa, lenta ma costante dell’Rt fino al 17 dicembre, quando l’indice ricomincia a risalire. Che cosa ha determinato il cambio di direzione della curva e la ripresa dei contagi? E’ molto probabile che sia successo quello che abbiamo visto in tutti i media dall’ultimo weekend di Novembre: assembramenti nelle vie e nelle piazze del centro delle principali città, con i negozi presi d’assalto per lo shopping di Natale.
Sostanzialmente un altro tipo di movida: in questo caso non notturna dei giovani, ma diurna delle famiglie nelle vie dello shopping. Diversa, ma sempre movida. Con tutte queste informazioni possiamo ipotizzare un sistema diverso, più semplice ed efficace, a due sole zone: una zona nazionale con libertà di movimento come le attuali zone gialle e strutturata in modo da far ripartire quelle attività che, grazie all’adozione di rigidi protocolli, si possono svolgere in modo controllato riducendo il rischio di contagi, in particolare penso ai settori che hanno maggiormente sofferto, come il comparto del turismo, alberghi e ristoranti. Nel contempo con controlli anti assembramenti molto più rigidi e regole per lo shopping più vicine alle attuali zone arancioni per scongiurare altri effetti movida. Poi le Zone Rosse che conosciamo che hanno funzionato bene nelle quali far entrare le Regioni quando sforano i parametri.
Con questa proposta ritengo importante aprire un dibattito sull’attuale classificazione a zone: due mesi fa quando sono state impostate non si poteva avere la sfera di cristallo, possibile che si siano azzeccate tutte le scelte? Non risulta non solo necessaria ma doverosa un’analisi scientifica dei dati di questi mesi per ritararle? Gli assembramenti nelle città tornate in giallo a Dicembre, che stanno portando ad un ulteriore aumento dei contagi, dovrebbero farci fortemente riflettere: in due settimane si è rovinato il lavoro di due mesi.
Arturo Artom
(articolo pubblicato su LaStampa.it)
Vaccino, 109454 dosi somministrate in Italia
ROMA (ITALPRESS) – Sono 109.454 le persone vaccinate fino ad oggi in Italia contro il Coronavirus: 65.515 donne e 43.939 uomini. Lo rendono noto fonti del ministero della Salute.
(ITALPRESS).









