PALERMO (ITALPRESS) – “Genitori e figli in tempi di covid”. L’emergenza pandemica ha cambiato i rapporti all’interno delle famiglie che hanno dovuto far fronte ad un grande cambiamento: quello delle abitudini. L’isolamento forzato, lo smart working, l’uso massiccio dei device, fino alla ricerca di un nuovo spazio nel contesto familiare che spesso ha acutizzato tensioni e stati d’animo negativi. Questi i temi trattati nel progetto Pilota, coordinato da Antonietta Passalacqua e Chiara Scauso, in partnership tra l’Ordine dei medici di Palermo, gli assessorati della Salute e della Formazione della Regione siciliana e l’Ufficio scolastico regionale.
“L’idea nasce da un’esigenza – ha sottolineato il presidente dell’Ordine dei medici, Toti Amato -. Chi gestisce la salute delle persone si è reso conto che ci sono tutta una serie di situazioni che può creare lo stress della comunicazione di una pandemia, di un evento catastrofico. Insieme alle altre istituzioni abbiamo pensato di fare questo esperimento. I report hanno certificato che è stato un successo. Era un’esigenza fare questa iniziativa per dare risposte e aiuto in un momento in cui c’è un evento così calamitoso se la Gent chiede aiuto le istituzioni devono darlo così come previsto dai loro statuti”.
Due i gruppi della scuola Nicolò Garzilli di Palermo che hanno partecipato agli incontri che si sono svolti dal 20 al 28 novembre. Prima solo i genitori, poi genitori e figli: “Questi appuntamenti hanno tirato fuori tantissime emozioni che hanno arricchito tutti i partecipanti – ha spiegato la dirigente scolastica dell’Istituto, Angela Mineo -. E’ fondamentale che questo rapporto riveli le esigenze sia da parte dei bambini ma anche dei genitori. I piccoli devono rapportarsi con una pandemia che non è facile da gestire: il rapporto con la morte, con la malattia ma anche il dover restare a casa. Sono delle preoccupazioni che i bambini hanno vissuto ciascun in un modo diverso. E’ importante che queste tematiche vengano fuori e che siano accompagnate da un supporto valido, quale quello della psicologa, per poterlo affrontare al meglio”
“Gli incontri si sono svolti in sicurezza, a distanza – ha aggiunto Tiziana Lo Nigro, psicologa che ha incontrato i gruppi che hanno preso parte all’iniziativa -. Abbiamo raccolto quanto in realtà questo problema della pandemia abbia colpito sia i bambini che i genitori. Il nostro lavoro è stato quello di legittimare le emozioni di paura, vulnerabilità e rabbia. I genitori hanno raccontato tutto ciò che accadeva in casa. Le attività ludiche erano sospese e loro sono stati costretti a reinventarsi. E’ emerso che come una squadra ci si è dovuti adattare facendo sia lavoro in smart working che giochi con in bambini. Credo che la categoria dei genitori sia stata una della più colpite dall’emergenza pandemica”.
Un’esperienza positiva e da ripetere, fanno sapere i genitori attraverso la loro rappresentante, l’avvocato Federica Prestidonato: “E’ stata un’iniziativa importantissima perchè in questi mesi molte famiglie non erano riuscite a cogliere quei segnali che i bambini avevano inviato ai genitori che la dottoressa Lo Nigro ci ha aiutati a carpire. Era un disagio da parte dei bambini che da soli non eravamo in grado di superare”.
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Genitori e figli in tempi di Covid, progetto pilota Omceo Palermo
Allarme Salutequità, Covid non ha mandato in lockdown altre malattie
ROMA (ITALPRESS) – “Il rapporto ‘Diritto alla salute e Covid-19, ripartiamo dall’equità’, presentato dalla neonata associazione Salutequità, rimarca, con la chiarezza e l’evidenza dei dati, quello che noi diciamo dall’inizio della pandemia: il Covid non ha mandato in lockdown le altre malattie. Al contrario, sottraendo risorse organizzative, finanziarie e umane alla loro cura, ha aumentato le disuguaglianze di salute. Per questo, oltre alle vittime dell’epidemia, dobbiamo cominciare a contare tutte le vite perse in maniera indiretta, per patologie non curate in tempo o nel modo più appropriato”. Così il presidente della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, commenta il Report, divulgato in occasione della presentazione della nuova associazione, presieduta da Tonino Aceti.
“Fa impressione constatare come, nel primo semestre del 2020, siano calate del 40%, rispetto allo stesso periodo del 2019, le ospedalizzazioni per i malati non Covid; come sia crollato del 58% il numero di ricette per prestazioni di specialistica ambulatoriale, e si siano più che dimezzati gli screening oncologici. Questo Rapporto – osserva – evidenzia una preoccupazione che anche noi condividiamo, e abbiamo espresso nelle sedi opportune, sulla tenuta del Servizio Sanitario Nazionale, e sulla salute dei 26 milioni di malati cronici e di tutti gli altri italiani colpiti da patologie non Covid. Riteniamo che le misure restrittive volte a raffreddare la curva dei contagi non debbano essere commisurate solo agli indicatori direttamente legati al Covid, ma alla capacità dei sistemi sanitari di assicurare cure appropriate ed equità di accesso ai pazienti di tutte le patologie. Un calo dei contagi – conclude – ha infatti come effetto benefico anche quello di liberare risorse per la cura di tutte le altre malattie, croniche e acute”.
“L’allarme lanciato da Salutequità sui pazienti non Covid è fondamentale – afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) – e gli infermieri lo condividono pienamente perchè tutti i giorni si scontrano con questa evidenza che non può non essere al centro delle scelte di politica sanitaria nazionale. La legge di Bilancio 2021 sarà il primo banco di prova e ci aspettiamo risposte concrete ed efficaci dal Governo a partire dal rafforzamento e dalla valorizzazione delle nostre professioni. Al di là dell’evidenza e dell’importanza dei dati emersi dal report – afferma – sostenere le politiche sanitarie con dati e proposte concrete che vadano a favore dell’assistenza è un obiettivo fondamentale per un Servizio sanitario nazionale che, con la pandemia, sta superando una delle prove più difficili cui si poteva immaginare potesse essere mai sottoposto. Di questa azione Salutequità è braccio e mente: braccio perchè propone dati, analisi e situazioni che mettono in evidenza problemi reali per la salute delle persone. Mente perchè elabora proposte che vanno sempre solo a vantaggio dei cittadini con idee concrete e fattibili e con percorsi non utopistici, ma che dovrebbero essere seguiti da subito”, conclude.
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Coronavirus, dalla dermatologia nuova chiave per la diagnosi
MILANO (ITALPRESS) – “Per molti non dermatologi, la Dermatologia è un pò un mistero, quasi un’arte magica di divinazione più che una scienza. In realtà non è così: ci sono regole e step da seguire per arrivare alla diagnosi”. Dell’importanza di una diagnosi dermatologica corretta e precoce è convinto il professor Marcello Monti, dermatologo e Infettivologo, professore emerito presso l’Università degli Studi di Milano, per oltre 20 anni responsabile di Dermatologia all’Humanitas e oggi eccellenza di UPMC Italy, la divisione italiana della University of Pittsburgh Medical Center. Ma non sempre, soprattutto in tempi di pandemia, è possibile contattare il proprio dermatologo curante o l’ambulatorio specialistico, e ci si rivolge a figure meno specializzate.
“Con la pandemia – spiega infatti Monti all’Italpress – la gente si rivolge spesso al medico di base o al farmacista ed è importante che queste figure non dermatologiche riescano a interpretare le lesioni cutanee, almeno nella grande forma”. A questo scopo, UPMC Academy ha organizzato per il prossimo 16 dicembre, il webinar ‘La Dermatologia in ambulatorio non dermatologico: le chiavi per la diagnosi e il razionale della terapia topicà, un incontro gratuito e valido per il rilascio di 4,5 crediti ECM, in cui il professor Monti sarà relatore. “Il webinar serve per dare le chiavi di lettura ai non dermatologi sull’interpretazione delle lesioni cutanee, come vederle e classificarle, come arrivare a diagnosi, ma soprattutto quale terapia impostare e se impostarla. Perchè se la diagnosi è errata, si rischiano danni ulteriori con le terapie. Oggi per esempio quasi tutto sembra curabile con il cortisone, che in realtà è il prodotto che dà più danni alla pelle stessa”.
Una corretta diagnosi, inoltre, potrebbe permettere anche l’individuazione di infezione da Covid: “Quasi il 20% dei pazienti che hanno avuto l’infezione da Covid – sottolinea Monti – hanno manifestato lesioni cutanee molto specifiche che non si erano mai viste in precedenza. Quindi nella Dermatologia c’è addirittura il nuovo capitolo delle lesioni cutanee da Covid. Questo è importante, perchè se riconosciamo queste lesioni, che spesso vengono a soggetti asintomatici, riusciamo a identificare l’infezione Covid senza nessun test, semplicemente osservando la lesione cutanea”.
La pandemia ha inoltre impattato negativamente sul rapporto medico-paziente, ma proprio per sopperire a questo problema, UPMC ha sfruttato le nuove tecnologie per favorire la teledermatologia: “A Chianciano Terme, in provincia di Siena, esiste un centro diretto da UPMC, che rappresenta un progetto importante per il centro Italia, per le cure e per la prevenzione. Questa è un’area dove la dermatologia non è molto disponibile e UPMC ha voluto colmare questo vuoto, offrendo visite di tele-dermatologia, ossia visite virtuali. E presto speriamo di sviluppare altri programmi specifici di dermatologia”.
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In Sicilia 1294 nuovi casi di coronavirus e 34 decessi
ROMA (ITALPRESS) – Calano i nuovi positivi in Sicilia. Secondo il bollettino del Ministero della Salute sull’evoluzione della pandemia da coronavirus, i nuovi contagi registrati in 24 ore sono 1.294 (ieri erano stati 1.483). In leggero calo i tamponi processati (10.581). Tornano a crescere i deceduti, che sono 34, determinando un numero totale dei morti da inizio pandemia pari a 1.650. E tornano a crescere gli attualmente positivi a 39.780 (+49), 38.094 dei quali in isolamento domiciliare. Gli unici dati positivi giungono dal fronte ospedaliero con una nuova flessione dei ricoverati con sintomi, 1.465 (-49), lieve incremento invece (+1) delle terapie intensive con 221 ricoverati.
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Coronavirus, record di decessi, 993 in 24 ore
ROMA (ITALPRESS) – Continuano a crescere i casi di coronavirus in Italia. Sono infatti 23.225 i nuovi positivi, in aumento rispetto ai 20.709 registrati ieri. Ma il dato più grave riguarda il numero dei decessi che oggi tocca un nuovo record: 993 morti. Continua comunque a decrescere il numero degli attualmente positivi, con una flessione di 1.248 persone e che porta il numero totale a 759.982. Sono invece 23.474 i guariti. E’ quanto si apprende dalla lettura del consueto bollettino del Ministero della Salute.
L’aumento dei casi è anche attribuibile all’aumento dei tamponi, 226.779 quelli processati. Il rapporto tamponi/positivi è al 10,2%. Sul fronte ospedaliero prosegue il calo dei ricoverati con sintomi (-682) determinando un totale di 32.454. Più contenuto il calo nelle terapie intensive (-19) e che porta il totale a 3.597. Sul dato assoluto dei nuovi ingressi nelle rianimazioni si registra un dato pari a 217 pazienti. La Lombardia continua ad essere la regione con il maggiore numero di nuovi contagiati (3.751), seguita da Veneto (3.581) e Piemonte (2.230). La regione dove si registrano meno contagi è la Valle D’Aosta (42). (ITALPRESS).
Coronavirus, Arcuri “Dall’estate potremo vaccinare l’intera popolazione”
ROMA (ITALPRESS) – “A cavallo tra il secondo e terzo trimestre, cioè a partire dall’estate del prossimo anno saremo potenzialmente in condizioni di vaccinare la totalità della nostra popolazione”. Lo ha detto Domenico Arcuri, commissario per l’emergenza Covid-19, in audizione alle commissioni riunite Trasporti e Affari sociali della Camera, in merito ai vaccini.
“In Italia – ha spiegato – arriveranno 202 milioni 573 mila dosi che serviranno per 101 milioni di cittadini”.
“Questi 202 milioni, allo stato delle previsioni condivise con l’Ue e considerando la quota spettante all’Italia, sono stati divisi – ha continuato – nei quattro trimestri del 2021 e nel primo trimestre del 2022. Potremmo ottenere fino a 28 milioni di dosi nel primo trimestre del 2021, fino a 57 milioni di dosi nel secondo trimestre del 2021, fino a 74 milioni nel terzo trimestre e fino a 35 milioni nel quarto trimestre, per poi ricevere gli ultimi 8 milioni nel primo trimestre del 2022”.
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Cimo-Fesmed “Non limitare l’autonomia prescrittiva dei medici”
ROMA (ITALPRESS) – “Mentre le strutture ospedaliere sono in affanno ed i medici cercano di assicurare la migliore assistenza ospedaliera possibile ai pazienti ricoverati, si continua a ricorrere al solito strumento della Legge di Bilancio per iniziative che riguardano le professioni sanitarie e che nulla hanno a che vedere con il Bilancio dello Stato. Di fatto, attraverso l’emendamento n. 83031 al D.L. della Camera dei Deputati (Legge di Bilancio 2021), si ipotizza l’istituzione di una nuova tipologia di unità operativa complessa, quella di farmacologia ospedaliera, da allocare all’interno dei dipartimenti dei servizi o delle direzioni sanitarie degli ospedali”. Lo afferma in una nota la federazione CIMO-FESMED.
“Tale emendamento, oltre a creare un inutile doppione rispetto alle attività istituzionali già garantite della farmacia ospedaliera, rischia di ingenerare conflitti di competenza tra professionisti proprio in una fase emergenziale che, certamente, non giova al nostro SSN – prosegue la nota -. Al tempo stesso l’istituzione di una nuova unità complessa determina, per vincoli di legge, la contestuale rimozione di altra unità complessa magari riguardante l’area clinica o chirurgica, magari dotata di ambulatori e posti letto e magari diretta erogatrice di offerta sanitaria rispetto ad un ruolo gestionale di appropriatezza e sicurezza, ruolo peraltro già assicurato da strutture presenti in ospedale”.
La federazione CIMO-FESMED non condivide tale iniziativa parlamentare “soprattutto perchè verrebbe gravemente limitata l’autonomia prescrittiva del medico spostando, ancora una volta, l’indirizzo delle strutture sanitarie, verso aspetti gestionali ed economicistici e non certamente clinici nella cura dei pazienti”.
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Trapianti, Ustica primo comune per ‘Indice del dono’ ma Sicilia ultima
PALERMO (ITALPRESS) – La Sicilia ultima in Italia nelle dichiarazioni di volontà sulla donazione degli organi registrate negli Uffici Anagrafe, ma con un comune, Ustica, risultato il più virtuoso d’Italia tra le comunità con meno di 5 mila abitanti. Il dato emerge dall’ “Indice del Dono 2020”, il rapporto elaborato dal Centro Nazionale Trapianti per valutare i risultati della raccolta delle dichiarazioni di volontà sulla donazione di organi e tessuti attraverso il rilascio o il rinnovo della carta d’identità elettronica.
L’Indice del dono fornisce una fotografia dell’impegno profuso dai Comuni italiani nella gestione complessiva del servizio di registrazione della dichiarazione di volontà prendendo in considerazione i flussi di dati provenienti dal Sistema Carta Identità Elettronica (CIE) e registrati nel Sistema Informativo Trapianti (SIT) tra il 30 novembre 2019 e il 31 ottobre 2020.
L’Indice del dono è espresso in centesimi; è stato
elaborato tenendo in considerazione 3 parametri, a cui è stato applicato un peso specifico: percentuale delle dichiarazioni su carte d’identità elettroniche (CIE) emesse per popolazione maggiorenne (punteggio, 20); percentuale dei consensi su CIE emesse per popolazione maggiorenne (punteggio, 20); percentuale dei consensi sul totale delle dichiarazioni (punteggio 60).
A Ustica più di 8 cittadini su 10 hanno scelto di registrare la propria volontà alla donazione e più di 7 su 10 hanno detto di sì, un risultato che fa del piccolo comune siciliano di 1.318 abitanti il migliore in assoluto in Italia.
Tra i Comuni siciliani con più di 100 mila abitanti, Catania ha un indice del dono del 40,36 %, Palermo del 43,89%, Siracusa 47, 33%, Messina 49,35. Dai dati relativi alle province emerge che Enna è 80° in Italia con un indice del dono del 48,58, seguono Messina (47,78), Palermo (45,96), Trapani (45,45), Siracusa (44,86), Ragusa (44,76), Agrigento (43,34), Caltanissetta (43,11), Catania (42,88).
Tra le regioni, la Sicilia è all’ultimo posto con un indice del 44,92 per cento.
Tra i segnali di allerta registrati dall’analisi dei dati nazionali, c’è la crescita del tasso di opposizione alla donazione: più di 3 cittadini su 10 si dichiarano contrari alla donazione (34% i “no” censiti nel 2020 contro i 32.8% dell’anno precedente).
“Questi dati – commenta Giorgio Battaglia, Coordinatore regionale del CRT – ci inducono a ritenere che bisogna impegnarsi con maggior vigore nelle champagne di sensibilizzazione coinvolgendo le amministrazioni locali. Le campagne di comunicazione devono essere rinnovate periodicamente per mantenere viva l’attenzione dei cittadini e al contempo è necessario offrire una formazione più capillare agli operatori degli uffici anagrafici, in modo che, così come prevede la normativa, possano offrire questa possibilità a tutti i cittadini in modo chiaro e informato”.
(ITALPRESS).









