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Salute

A Bologna “Rhewind Arms 2024”, al centro temi e sfide della reumatologia

BOLOGNA (ITALPRESS) – Si svolge a Bologna il Rhewind ARMS – Annual Rheuma Major Suggestions 2024, una due giorni che vede riuniti a Palazzo Re Enzo più di 350 reumatologi provenienti da tutta Italia per confrontarsi sulle novità emerse nel settore nell’arco dell’ultimo anno.
In particolare, sulla base degli ultimi studi, nella prima giornata si è discusso dell’importanza di mettere il paziente reumatico al centro del processo decisionale per renderlo parte attiva del proprio processo di cura. Un percorso di cura a 360 gradi che prende in considerazione sia il trattamento farmacologico, sia lo stile di vita e richiede un approccio personalizzato sulla base delle esigenze dei singoli pazienti con attenzione alle differenze di genere e di sesso.
Le sfide dell’aderenza terapeutica, le nuove possibilità che offre la medicina di genere, e poi il ruolo chiave di microbiota e nutrizione nell’evoluzione delle patologie e nella risposta ai trattamenti delle malattie reumatiche, sono tra i temi principali su cui la comunità medica presente al Rhewind si è confrontata, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche.
Un approfondimento è dedicato anche alle maggiori novità sulla fisiopatologia, sui criteri e metodi di diagnosi e sui trattamenti tradizionali e innovativi per diverse patologie reumatologiche quali l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica, il lupus eritematoso sistemico (LES), la fibromialgia, le spondiloartriti, le arteriti, con approfondimenti dedicati alle malattie più rare come il morbo di Whipple, il morbo di Still, le gammopatie monoclonali e le malattie reumatologiche in età pediatrica.
Dal 30 all’80% dei pazienti non segue in modo ottimale il piano di trattamento proposto dal reumatologo. Questi i dati riportati da EULAR (European League Against Rheumatism) che ha stilato un elenco di punti da prendere in considerazione per prevenire, screenare, gestire e valutare la non aderenza al trattamento.
Tra le soluzioni proposte un ruolo primario ha la comunicazione medico-paziente che deve coinvolgere il paziente nel progetto terapeutico. Soltanto in questo modo, infatti, è possibile individuare le barriere specifiche delle singole persone che impediscono di raggiungere l’aderenza ottimale al trattamento, mettendo in pratica un intervento che sia effettivamente personalizzato su base individuale.
Un crescente interesse scientifico si è concentrato sul ruolo della nutrizione nelle malattie reumatiche. Lo stile di vita e in particolare la nutrizione si sono rivelati due aspetti che possono avere un forte impatto sull’evoluzione della patologia e la risposta alle cure. A rivelarlo lo studio Nutrition and Diet in Rheumatoid Arthritis del 2022 che sottolinea quanto la dieta possa modulare direttamente la risposta immunitaria fornendo anche un’ampia gamma di nutrienti che agiscono sia a livello gastrointestinale, in particolare sul microbiota intestinale, a cui è riconosciuto un ruolo importante sia nella prognosi sia nella patogenesi delle patologie immuno-mediate, sia a livello sistemico. Dunque, la dieta, secondo quanto riportato nello studio sopracitato, si rivelerebbe cruciale come forma di “gestione autonoma” che potrebbe avere un impatto sull’espressione, sul decorso e sull’esito della malattia.
Le malattie reumatologiche colpiscono le donne nell’80% dei casi. Questo dato è importante da tenere in considerazione perchè la risposta alle terapie può essere differente fra uomini e donne e nelle stesse donne in diverse fasi della vita. La medicina di genere, definito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona, è un tema emergente che è stato studiato soprattutto in relazione all’artrite reumatoide. Quest’ultima potrebbe essere causata da una complessa interazione tra fattori genetici, ormonali, ambientali e comportamentali, legati al sesso. Le donne con artrite reumatoide mostrano, infatti, un’attività della malattia più elevata rispetto agli uomini e rispondono diversamente alle terapie. Oggi sappiamo dalla letteratura che la differenza di genere riguarda anche le comorbilità: nel genere maschile si è osservata infatti una maggiore frequenza di diabete mellito, ulcera peptica e malattie cardiovascolari e respiratorie, mentre depressione e osteoporosi sono più frequenti nelle donne. Alla luce di queste informazioni, tenere conto dei fattori legati a sesso e genere diventa una sfida importante per migliorare la cura, l’aderenza alle terapie e per aprire nuove prospettive di ricerca in campo scientifico.
L’appuntamento annuale del Rhewind, giunto alla nona edizione, è possibile anche grazie al sostegno non condizionante di Alfasigma, azienda farmaceutica italiana la cui mission è offrire a pazienti, caregiver e personale sanitario soluzioni all’avanguardia secondo i più elevati standard di qualità e sicurezza.
L’innovazione è nel DNA di Alfasigma e, grazie a politiche di acquisizione mirate, l’azienda continua ad ampliare il proprio portafoglio prodotti nella Specialty Care arricchendo anche la pipeline, con l’obiettivo di offrire più soluzioni terapeutiche ai pazienti, in particolare nelle aree della gastroenterologia e reumatologia.

– foto col/Italpress –
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Innovazione e sostenibilità alla Winter School di Motore Sanità

CERNOBBIO (ITALPRESS) – “E’ necessario rivedere l’organizzazione sanitaria allineandola alle evoluzioni tecnologiche, ma anche innovare le professioni, a partire da quella infermieristica, in ambito formativo, di esercizio professionale e di autonomia”. Queste le parole di Barbara Mangiacavalli, Presidente Presidente FNOPI – Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche alla Winter School 2024 di Motore Sanità di Cernobbio, evento che riunisce oltre 200 relatori, conta decine di sessioni plenarie e laboratori per mettere attorno a uno stesso tavolo le istituzioni che governano la Salute, i Ministeri, le Regioni, i manager, amministratori di Sanità pubblica e privata, medici, infermieri e tecnici, operatori, Società scientifiche, Ordini professionali, Associazioni di categoria, opinon leaders, sindacati e pazienti, e promosso in media partnership con Mondosanità, La Provincia, Eurocomunicazione, Askanews, Espansione Tv e Italpress.
La principale sfida che la sanità deve affrontare oggi, secondo la presidente Mangiacavalli, è come garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale coniugando l’innovazione. “Spesso si tende a considerare l’innovazione come un costo o come qualcosa di futuribile, che attiene soltanto alle nuove tecnologie, ma se vogliamo assicurare l’universalità del Ssn e al tempo stesso rispondere nel migliore dei modi ai bisogni di cura delle persone, dobbiamo introdurre metodi e modelli che sappiano garantire scelte di innovazione sostenibile – continua Barbara Mangiacavalli -. Inoltre lo sviluppo delle competenze relazionali digitali deve diventare parte dei percorsi formativi delle professioni di cura e in questo ambito la partecipazione della persona assistita del caregiver al processo di cura è un elemento centrale”.
“La sostenibilità del nostro Servizio sanitario universale è messa in crisi dalle dinamiche demografiche che vedono sempre più anziani con patologie croniche e sempre meno giovani in grado di sostenere la produttività del Paese, in uno scenario in cui le innovazioni farmacologiche e tecnologiche hanno raggiunto livelli di accelerazione senza precedenti” dichiara Andrea Mandelli, Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI). “Il rafforzamento della sanità di prossimità è una strada obbligata per rispondere alla sfida della cronicità, ma anche per costruire un efficace sistema di prevenzione, oggi divenuto un passaggio ineludibile. I farmacisti sono stati e continueranno ad essere un motore pulsante della trasformazione del SSN, per la loro capacità di svolgere un ruolo proattivo nella promozione della salute e nella presa in carico dei pazienti, e di saper cogliere le opportunità della digitalizzazione a beneficio dei cittadini”.
L’appello del Segretario Nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio è forte e chiaro: “Oggi il diritto alla salute dei cittadini è strettamente intrecciato al destino professionale di tutti gli operatori sanitari del SSN, perciò la battaglia in difesa della sanità pubblica è la battaglia di tutti. Solo se saremo uniti potremo vincerla”. E ancora: “Il sistema sanitario italiano vive anni cruciali per la sua sopravvivenza, è malato, necessita di interventi tanto radicali, strutturali e trasversali quanto urgenti anche per scongiurare il rischio di una metamorfosi verso un sistema privatistico. Sono necessari interventi volti a far recuperare l’appeal al nostro sistema ospedaliero: valorizzazione economica (un medico italiano guadagna il 70% in meno di un collega tedesco e il 40% in meno di un inglese) e possibilità di far carriera sono i primi passi necessari a fermare la fuga dal pubblico. Inoltre è necessario ottenere la depenalizzazione dell’atto medico, percorso mai completato e un nuovo modello di lavoro più flessibile, meno intricato e legato da burocrazie e vincoli. Una ricetta semplice, ma con tanti ingredienti, ingredienti che solo attraverso una vera presa di coscienza politica ed etica dei legislatori potranno essere miscelati”.
“Il nostro Ssn deve essere considerato non una spesa ma un investimento per il futuro, ridando centralità alle professioni sanitarie anche a livello decisionale” così Gianluigi Spata, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Como. “La nostra spesa pubblica, come percentuale del PIL, si colloca agli ultimi posti in Europa. E’ quindi necessario ottimizzare le risorse disponibili, cercando di trovare rapidamente soluzioni alle note problematiche del nostro Ssn”. Ovvero, come spiega Spata, “risolvere la carenza di medici con una seria programmazione basata sui reali bisogni della medicina del territorio e della specialistica, non certo attraverso l’abolizione del numero chiuso per l’accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Portare a una maggiore attrattività della professione medica anche attraverso una revisione dei percorsi formativi. Bisogna puntare a meccanismi sinergici e non di concorrenza tra pubblico e privato a beneficio dei cittadini”.
Cambiare rotta è la parola d’ordine, secondo il Vicepresidente vicario di Fiaso Paolo Petralia: “A 45 anni esatti dalla nascita del nostro Servizio sanitario nazionale, di fronte a un progressivo invecchiamento della popolazione, a una contrazione delle risorse umane ed economiche disponibili e a un aumento dei bisogni di salute dei cittadini, i manager delle aziende sanitarie condividono la necessità urgente di cambiare rotta. Occorre lasciarsi alle spalle il modello fondato sulle prestazioni in favore di un altro basato sui percorsi di cura e sul valore degli esiti, nel quale erogatori pubblici e privati concorrano alla formulazione di risposte appropriate, eque e di qualità ai bisogni di salute dei cittadini, favorendo al contempo la sostenibilità del sistema e l’applicabilità del Pnrr”.
Secondo Fiorenzo Corti, Vice Segretario Nazionale FIMMG “parlare di sostenibilità del SSN reclamando un aumento di risorse, o intristirsi sottolineando l’esigua percentuale di PIL investita in sanità, rischia di riproporre un esercizio retorico con ricadute prive di percorsi praticabili, in un evidente stato di crisi di tutti i sistemi sanitari finanziati dalla fiscalità generale, soprattutto in una realtà come la nostra che vede il sistema di welfare profondamente squilibrato sul versante previdenziale. Si deve fare quel che si può nel contesto in cui ci troviamo ad operare, e le cure primarie, se non ostacolate da provvedimenti volti a una sostanziale impiegatizzazione dei professionisti, la loro parte la possono fare, partendo da un forte rapporto fiduciario con il cittadino coniugato con un livello di organizzazione dello studio medico che permetta di sviluppare appieno percorsi di prevenzione, di presa in carico di pazienti cronici e di cure domiciliari disegnate soprattutto sulle persone fragili. In questi giorni verrà probabilmente firmato l’accordo collettivo nazionale: sarà un punto di partenza per rendere praticabile e sostenere una riforma della sanità territoriale. Ma ricordiamoci: “It takes two to tango”!”.
-foto ufficio stampa Motore Sanità-
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Iraq, Ghribi “Risultato storico, noi apripista per aziende italiane”

ROMA (ITALPRESS) – Sottoscritto da parte del Policlinico San Donato un contratto biennale da 81 milioni di dollari per la gestione di un ospedale universitario ad alta specialità di 492 posti letto nella citta di Najaf, Iraq.
La firma è avvenuta alla presenza del ministro della Sanità, Saleh Al-Hasnawi, dell’ambasciatore italiano Maurizio Greganti, di un nutrito gruppo di viceministri e alti funzionari del Ministero della Salute Iracheno, del presidente di GKSD e vicepresidente del Gruppo San Donato, Kamel Ghribi, accompagnato dall’amministratrice delegata del Politecnico San Donato, Sara Mariani, che ha sottoscritto l’accordo, nonchè da una delegazione del Gruppo San Donato.
“Si tratta di una novità straordinaria, direi pionieristica, nel panorama della Sanità italiana – ha affermato dopo la firma il presidente Kamel Ghribi -. Il nostro know how manageriale, la grande competenza dei nostri medici, viene messa al servizio di un paese come l’Iraq che sta compiendo grandi sforzi sul capacity and institutional building di cui la sanità è componente essenziale. E l’Iraq lo fa sperimentando la strada più moderna ed efficace, cioè l’accordo tra pubblico e privato per realizzare la migliore assistenza al minor prezzo per i contribuenti.
La firma di questo contratto ha anche un valore più ampio, ossia la possibilità che la presenza in Iraq di GSD-GKSD possa fare da apripista alla presenza in Iraq di molti altri gruppi imprenditoriali italiani. L’Iraq è un grande paese in fase di ricostruzione che suscita l’attenzione di tanti imprenditori provenienti da tutto il mondo. Sarebbe un vero peccato se l’Italia restasse estranea a questa fase davvero avvincente.
Anche per questo crediamo di avere svolto un servizio utile all’Italia”.

– Foto: ufficio stampa GKSD –

(ITALPRESS).

Iraq, al Policlinico San Donato la gestione di un ospedale a Najaf

ROMA (ITALPRESS) – E’ stato sottoscritto oggi da parte del Policlinico San Donato un contratto biennale da 81 milioni di dollari per la gestione di un ospedale universitario ad alta specialità di 492 posti letto nella citta di Najaf, Iraq.
Il Gruppo San Donato e GKSD, dando immediato seguito al protocollo firmato lo scorso mese di Gennaio, danno il via “a un accordo di portata innovativa e pioneristica, che realizza un partnernariato pubblico – privato con operatori internazionali per innalzare la qualità, l’accessibilità, e la sostenbilità delle cure della popolazione irachena”, si legge in una nota.
La firma è avvenuta alla presenza del ministro della Sanità, Saleh Al-Hasnawi, dell’ambasciatore italiano Maurizio Greganti, di un nutrito gruppo di viceministri e alti funzionari del Ministero della Salute Iracheno, del presidente di GKSD e vicepresidente del Gruppo San Donato, Kamel Ghribi, accompagnato dall’amministratrice delegata del Politecnico San Donato, Sara Mariani, che ha sottoscritto l’accordo, nonchè da una delegazione del Gruppo San Donato.
“Si tratta di una novità straordinaria, direi pionieristica, nel panorama della Sanità italiana – ha affermato dopo la firma il presidente Kamel Ghribi -. Il nostro know how manageriale, la grande competenza dei nostri medici, viene messa al servizio di un paese come l’Iraq che sta compiendo grandi sforzi sul capacity and institutional building di cui la sanità è componente essenziale. E l’Iraq lo fa sperimentando la strada più moderna ed efficace, cioè l’accordo tra pubblico e privato per realizzare la migliore assistenza al minor prezzo per i contribuenti.
La firma di questo contratto ha anche un valore più ampio, ossia la possibilità che la presenza in Iraq di GSD-GKSD possa fare da apripista alla presenza in Iraq di molti altri gruppi imprenditoriali italiani. L’Iraq è un grande paese in fase di ricostruzione che suscita l’attenzione di tanti imprenditori provenienti da tutto il mondo. Sarebbe un vero peccato se l’Italia restasse estranea a questa fase davvero avvincente.
Anche per questo crediamo di avere svolto un servizio utile all’Italia”.
Dal canto suo il ministro della Sanità iracheno ha affermato che la firma di questo contratto rientra nel quadro dei rapporti di cooperazione tra Iraq e Italia, nell’ottica di un lavoro congiunto tra i due Paesi. La partnership con il Gruppo San Donato rafforza questa cooperazione e, per la prima volta, porta l’eccellenza sanitaria italiana al servizio del Paese e della popolazione irachena.
GSD-GKSD è stato assistito dallo studio legale BonelliErede, con il partner Riccardo Bordi, per la redazione e negoziazione della documentazione contrattuale.

– Foto ufficio stampa GKSD –

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Aiop, accesso alle cure. Cittadini “Non c’è solo divario Nord-Sud”

ROMA (ITALPRESS) – “Dal Report Svimez sui divari tra Nord e Sud nella tutela del diritto alla salute emerge un quadro preoccupante, con un Paese diviso almeno in due parti. Occorre compiere scelte coraggiose verso un percorso di efficientamento complessivo che, proprio a partire dagli esempi di eccellenza presenti, anche, nel Meridione, promuova il miglioramento delle cure e ne favorisca l’accesso. In tal senso, la componente di diritto pubblico e la componente di diritto privato del SSN devono essere valorizzate singolarmente ed accompagnate congiuntamente nel garantire, in sinergia, una risposta efficace all’aumentata e diversificata domanda di salute della popolazione”. Così Barbara Cittadini, Presidente nazionale di Aiop, l’Associazione Italiana delle aziende sanitarie e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato, in merito al Report Svimez “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute” realizzato in collaborazione con Save the Children. “Se è vero, da una parte, che i dati del Rapporto Svimez – prosegue Cittadini – indicano come nel Mezzogiorno siano carenti i servizi di prevenzione e cura e crescano le diseguaglianze territoriali nell’assistenza, con una spesa sanitaria pubblica ridotta e una mobilità sanitaria sempre più presente, non possiamo dimenticare, dall’altra, che l’eterogeneità nella qualità delle cure offerte nel SSN riguarda le singole strutture erogatrici, a prescindere dalla loro natura giuridica e dalla Regione di riferimento. Come dimostrano i dati del Rapporto Agenas-Aiop sulla Qualità degli Outcome clinici negli Ospedali italiani, ad esempio, ci sono delle aree, come quella della chirurgia oncologica, nelle quali Sud e Isole riportano livelli di qualità superiori o analoghi alle strutture del Nord. Non esiste, quindi, solo un “fenomeno Nord-Sud”, ma occorre guardare cosa succede nel contesto territoriale specifico e valutare quali siano i determinanti, anche organizzativi, degli esiti e le leve di miglioramento nei contesti più svantaggiati”. Secondo Barbara Cittadini “appropriatezza, esiti, equità, innovazione, sostenibilità e integrazione con il territorio” sono le “dimensioni da tutelare per salvaguardare l’unitarietà e l’omogeneità del SSN”, nella consapevolezza che “l’accesso alle cure non può essere drammaticamente condizionato dalla casualità di risiedere in una determinata area geografica”.(ITALPRESS).

Foto: Ufficio stampa Aiop

A Palermo un summit contro le mutilazioni genitali femminili

PALERMO (ITALPRESS) – Mutilazioni genitali femminili, informare, sensibilizzare e ricostruire. Questo il tema del “Summit Itinerante sulle Mutilazioni Genitali Femminili” che si è svolto a Palazzo Steri, sede dell’Università degli Studi di Palermo. Un’iniziativa che coincide con la Giornata Mondiale della Tolleranza Zero contro le Mutilazioni Genitali Femminili, istituita dalle Nazioni Unite per diffondere una sempre maggiore consapevolezza su questa pratica lesiva dei diritti umani, che coinvolge milioni di bambine, ragazze e donne, in tutto il mondo. “Ho accolto subito con grande entusiasmo l’invito a partecipare a questa manifestazione che intende essere proprio una testimonianza dell’impegno dell’azienda Policlinico Universitario nei confronti di questa campagna che va contro questo atto di violenza sulla donna che inizia addirittura in età neonatale talvolta”, ha spiegato la neo direttrice del Policlinico, Maria Grazia Furnari alla prima uscita pubblica dal suo insediamento. “L’obiettivo principale – prosegue Furnari parlando del suo nuovo incarico – è di portare avanti questo Policlinico in alto e di farlo arrivare a livelli nazionali e internazionali ancora più luminosi rispetto a quelli in cui già comunque si trova”.
All’incontro tanti professionisti ed esperti sul tema. In Italia, secondo una ricerca dell’Università Bicocca di Milano, le donne che hanno subito queste mutilazioni sono quasi 88.000. Nonostante i grandi numeri, nel nostro Paese sono ancora poche le donne che denunciano la propria esperienza di mutilazione e che mettono in discussione questa pratica. Sono ancora meno le donne che, in un processo di conoscenza e cambiamento chiedono di ripristinare, in forma e funzione, i loro genitali esterni. “L’evento ha lo scopo di informare e sensibilizzare su questa pratica che costituisce nel diritto internazionale una grave violazione dei diritti umani a danno di milioni di bambine, ragazze e donne” – ha affermato Adriana Cordova, direttrice dell’Unità operativa di Chirurgia Plastica del Policlinico -. Alla tavola rotonda hanno partecipato ginecologi, sociologi, psicoterapeuti e antropologi, oltre che ovviamente chirurghi plastici e associazioni del territorio, al fine di creare una sinergia tra le categorie professionali coinvolte nel tema e assicurare la migliore assistenza alle donne. Contemporaneamente al nostro summit, allo stesso orario, parte in Africa una identica manifestazione, con le donne che dicono no alle mutilazioni genitali che devono essere abolite o sostituite con riti simbolici di iniziazione”. Tra gli obiettivi della manifestazione e della SICPRE, infatti, c’è la creazione delle MGF Unit, unità ospedaliere multidisciplinari composte da ginecologi, psicologi, urologi e ovviamente chirurghi plastici, per dare a queste pazienti accoglienza e il miglior trattamento possibile. “Le culture che portano avanti questa tradizione – ha spiegato Manola Albanese Psicologa-psicoterapeuta, presidente di MàMa Srl – sono culture che per identità sono molto riservate e quindi è difficile far emergere questa realtà, che è una realtà che obiettivamente dà delle lesioni fisiche e psichiche di identità a molte donne. Questo fa sì che noi, da occidentali, dobbiamo avere prudenza e arrivare a contaminare le culture solo dove questa contaminazione è richiesta, solo quando c’è un bisogno di salute richiesto”.
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(ITALPRESS).

Farmindustria, Cattani “Ricerca oncologica, passi avanti grazie ad Ai”

MILANO (ITALPRESS) – “Oggi in Italia 1 milione di persone in più sopravvive dopo una diagnosi di tumore rispetto a 10 anni fa. Un risultato che si deve anche agli enormi passi in avanti della ricerca farmaceutica. Nel Paese, secondo l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), il 40% degli studi clinici riguarda neoplasie. A livello globale negli ultimi 20 anni sono stati lanciati 237 nuovi medicinali per il trattamento dei tumori, di cui quasi la metà (115) negli ultimi cinque anni. E la pipeline di molecole in sviluppo nel mondo è di 8.000 sulle 21.000 totali e oltre 2000 prodotti già in fase clinica (fonte IQVIA global trend 2023 e Citeline 2023). La ricerca oncologica offre opportunità fino a poco tempo fa impensabili. Grazie anche all’Intelligenza Artificiale sempre più integrata nei processi di ricerca e sviluppo di nuove molecole, di sintesi chimica o biotech, terapie cellulari e geniche, vaccini”. Lo afferma Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria, in occasione del World Cancer Day del 4 febbraio. “Passi in avanti che hanno permesso di aumentare l’aspettativa di vita dei pazienti e ridurre le ospedalizzazioni. Si può fare ancora di più con la Ricerca, con il più rapido accesso alle cure e con la prevenzione, a partire dagli stili di vita. Ci potrebbero essere infatti fino al 40% di casi in meno eliminando o modificando fattori di rischio come fumo, obesità, alcol e inattività fisica (fonte Aiom). Un’azione culturale che si deve accompagnare al rafforzamento degli screening e all’omogeneità territoriale nell’accesso alle cure oncologiche. Un divario che deve essere colmato, come sottolineato dal titolo della Giornata di quest’anno, anche a livello internazionale. Perchè in un’epoca di innovazione galoppante è dovere di tutti, con un’azione collaborativa e sinergica, assicurare i servizi sanitari essenziali – dalla prevenzione al trattamento – ai cittadini del mondo” aggiunge.(ITALPRESS).

Foto: Agenzia Fotogramma

Nuovi casi Covid e decessi in calo, Vaia “Ormai è endemizzato”

ROMA (ITALPRESS) – Nella settimana compresa tra il 25 e il 31 gennaio, secondo i dati del bollettino del ministero della Salute, si registrano 3.859 nuovi casi positivi al Covid-19, con una variazione di -33,6% rispetto alla settimana precedente (5.810). Sono 115 le persone decedute, con una variazione di
-43,3% rispetto alla settimana precedente (203), mentre 151.116 i tamponi effettuati con una variazione di -5,7% rispetto alla settimana precedente (160.219). Il tasso di positività è del 2,6% con una variazione di -1,0% rispetto alla settimana precedente (3,6%). Il tasso di occupazione in area medica al 31 gennaio è pari al 3,5% (2.169 ricoverati) rispetto al 4,3% (2.691 ricoverati) del 24 gennaio. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 31 gennaio è pari all’1,2% (106 ricoverati) rispetto all’1,4% (121 ricoverati) del 24 gennaio.
“Gli ultimi mesi hanno definitivamente messo in evidenza ormai in maniera inequivocabile che siamo di fronte alla endemizzazione del Sars-CoV-2. Questi risultati sono il frutto dell’immunità ibrida, degli strumenti terapeutici e di prevenzione messi in campo”, sottolinea il direttore generale della Prevenzione Sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia.
(ITALPRESS).
– Foto: Agenzia Fotogramma –